Terzo excursus: Come Noè e Abramo obbedirono alle parole di Dio e Gli si sottomisero (Parte seconda) Sezione uno

Durante l’ultima riunione, abbiamo condiviso sul decimo tema delle varie manifestazioni degli anticristi, “Disprezzano la verità, contravvengono sfacciatamente ai principi e ignorano le disposizioni della casa di Dio”. Su quali dettagli abbiamo condiviso nello specifico? (Dio ha condiviso soprattutto su come trattare la parola di Dio.) È collegato al tema dieci? (Sì. Perché, nel tema “Disprezzano la verità, contravvengono sfacciatamente ai principi e ignorano le disposizioni della casa di Dio”, uno dei comportamenti degli anticristi è che si limitano ad ascoltare ciò che Cristo dice, ma non obbediscono né si sottomettono a esso. Non obbediscono alle parole di Dio e nemmeno praticano secondo le parole di Dio. Nell’ultima riunione, Dio ha condiviso su come trattare la parola di Dio, su come obbedire alla parola di Dio e poi su come attuare ed eseguire la parola di Dio.) Tutto questo è stato capito, giusto? Durante la nostra precedente riunione vi ho narrato due storie: quella di Noè e quella di Abramo. Sono due narrazioni classiche della Bibbia. Molti conoscono e capiscono tali storie, ma dopo averle capite pochissimi sanno come trattare le parole e le richieste di Dio. Allora qual era l’obiettivo principale della nostra condivisione su queste due storie? Era far capire alle persone come, in quanto persone ed esseri creati, dovrebbero trattare le Sue parole e richieste, nonché conoscere la posizione che dovrebbe rivestire un essere creato e l’atteggiamento che dovrebbe assumere di fronte alle Sue richieste e nell’ascoltare le Sue parole. Ecco gli aspetti principali. Questa è la verità che le persone dovevano arrivare a conoscere e comprendere quando la volta scorsa abbiamo condiviso su queste due storie. Allora, dopo che abbiamo condiviso su queste due storie, vi è chiaro adesso come sottomettervi a Cristo e obbedire alle Sue parole, quale atteggiamento le persone dovrebbero avere, quale punto di vista e posizione dovrebbero adottare nei confronti di Cristo e delle parole da Lui pronunciate, nonché come dovrebbero trattare le parole e le richieste che provengono da Dio e quali verità dovrebbero capire in questo? (La prima cosa è essere sinceri con Cristo, la seconda è imparare a rispettare Cristo, la terza è obbedire alle Sue parole, ascoltare le parole di Dio con il nostro cuore.) Rammentate le regole. Se Io non avessi parlato di queste regole, sareste stati in grado di ricavarle dalle due storie che ho raccontato? (L’unica cosa che sappiamo concludere è che dobbiamo obbedire a qualsiasi cosa Dio dice.) Tutto ciò che potete ricavarne sono modi di agire semplici, dogmatici e teorici; ancora siete incapaci di capire o di conoscere le verità che le persone dovrebbero ricercare e capire all’interno di questo. Allora condividiamo in dettaglio sulle storie di Noè e di Abramo.

I. L’atteggiamento di Noè nei confronti delle parole di Dio

Parliamo prima della storia di Noè. Nella scorsa riunione abbiamo trattato ampiamente le cause e gli esiti della storia di Noè. Perché non siamo stati più specifici? Perché la maggior parte delle persone conosce già le cause, gli esiti e i dettagli specifici di questa storia. Se vi sono dettagli che non vi sono molto chiari, potete trovarli nella Bibbia. L’argomento della condivisione di oggi non sono i particolari di questa storia ma il modo in cui Noè, il protagonista, trattò le parole di Dio, quali aspetti della verità le persone dovrebbero capire da questo e quale fu l’atteggiamento di Dio, che cosa pensò e quale fu la Sua valutazione di Noè quando vide tutto ciò che Noè aveva fatto. Questi sono i dettagli su cui dovremmo condividere. L’atteggiamento di Dio nei confronti di Noè e la Sua valutazione di ciò che Noè fece sono sufficienti a dirci quali standard Dio ponga all’umanità, a coloro che Lo seguono, a coloro che Egli salva. Vi è una verità da ricercare in questo? Dove vi è una verità da ricercare, vale la pena analizzare, riflettere e condividere in dettaglio. Non entreremo nei dettagli specifici della storia di Noè. Oggi condivideremo sulla verità da ricercare nei vari atteggiamenti di Noè nei confronti di Dio, nonché sulle richieste e sulla volontà di Dio che le persone dovrebbero capire dalla valutazione di Noè da parte di Dio.

Noè era un membro comune dell’umanità e adorava e seguiva Dio. Quando gli giunsero le parole di Dio, il suo atteggiamento non fu di fare le cose lentamente, ritardare o prendere tempo. Ascoltò invece con grande serietà le parole di Dio, ascoltò con grande cura e attenzione ogni Sua affermazione, diligentemente ascoltando e cercando di memorizzare tutto ciò che Dio gli ordinava, senza osare essere minimamente negligente. Nel suo atteggiamento verso Dio e verso le Sue parole vi era un cuore che temeva Dio, segno che Noè aveva un posto per Dio nel cuore ed era sottomesso nei Suoi confronti. Noè ascoltò attentamente ciò che disse Dio, il contenuto delle Sue parole, ciò che Dio gli chiedeva di fare. Ascoltò attentamente, non analizzando ma accettando. Nel cuore non nutriva rifiuto, avversione o impazienza; invece prese nota con calma, cura e attenzione, nel cuore, di ogni parola e di ogni cosa concernente le richieste di Dio. Quando Dio gli trasmetteva ogni istruzione, Noè registrava in dettaglio e con i propri mezzi tutto ciò che Dio gli diceva e gli affidava. Quindi accantonò il suo lavoro, interruppe le consuetudini e i progetti della sua vecchia vita e si mise a predisporre tutto ciò che Dio lo aveva incaricato di fare e tutte le forniture necessarie per l’arca che Dio gli aveva chiesto di costruire. Non osò trascurare nessuna delle parole di Dio né alcunché di ciò che Dio chiedeva, né alcun dettaglio di ciò che gli indicavano le parole di Dio. Con i suoi mezzi registrò i punti principali e i particolari di tutto ciò che Dio gli chiedeva e gli affidava, quindi meditò e rifletté ripetutamente su queste cose. Poi andò alla ricerca di tutti i materiali che Dio gli aveva chiesto di preparare. Naturalmente, dopo ogni istruzione impartita da Dio, Noè a suo modo elaborava progetti e disposizioni dettagliati per tutto ciò che Dio gli aveva affidato e indicato di fare; e poi, passo dopo passo, realizzò ed eseguì i suoi progetti e le sue disposizioni nonché ogni dettaglio e ogni singola operazione di ciò che Dio chiedeva. In tutto il procedimento, ogni cosa che faceva Noè, grande o piccola, degna di nota oppure no agli occhi umani, era ciò che Dio gli aveva indicato di fare e ciò che era stato pronunciato e richiesto da Dio. Da tutto ciò che si manifestò in Noè quando ebbe accettato l’incarico da parte di Dio risulta evidente come il suo atteggiamento verso le parole di Dio non fosse soltanto di ascolto e basta; tanto meno Noè, nell’udire quelle parole, attese di essere di buon umore, di avere l’ambiente giusto o il momento favorevole per realizzare il progetto. Invece accantonò il suo lavoro, interruppe le consuetudini della sua vita e fece della costruzione dell’arca ordinata da Dio la massima priorità della sua vita e della sua esistenza da allora in poi e la attuò di conseguenza. Il suo atteggiamento verso l’incarico da parte di Dio e le parole di Dio non era indifferente, superficiale o capriccioso, tanto meno era un atteggiamento di rifiuto; invece Noè ascoltò attentamente le parole di Dio e con tutto il cuore le memorizzò e ci rifletté. Il suo atteggiamento nei confronti delle parole di Dio era di accettazione e sottomissione. Agli occhi di Dio, solo questo è l’atteggiamento che Egli desidera che un vero essere creato abbia nei confronti delle Sue parole. Non vi erano alcun rifiuto, alcuna superficialità, alcuna ostinazione in tale atteggiamento, che non fu alterato da intenti umani; era in tutto e per tutto l’atteggiamento che dovrebbe avere un essere umano creato.

Dopo avere accettato l’incarico da parte di Dio, Noè iniziò a pianificare la creazione dell’arca affidatagli da Dio. Andò a cercare i vari materiali, le persone e gli attrezzi necessari per la costruzione dell’arca. Naturalmente questo comportava molte cose; non era facile e semplice come lascia intendere il testo. In quell’epoca preindustriale, un’epoca in cui tutto veniva fatto a mano, mediante manodopera fisica, non è difficile immaginare quanto fosse difficile costruire un manufatto colossale come un’arca, portare a termine un tale compito come affidato da Dio. Naturalmente, la pianificazione, la preparazione, il progetto e il reperimento di varie cose come materiali e strumenti non furono per Noè questioni semplici, e probabilmente egli non aveva mai visto una barca tanto smisurata. Dopo avere accettato l’incarico, leggendo fra le righe delle parole di Dio e giudicando da tutto ciò che Dio aveva detto, Noè sapeva che non era una questione semplice, che non era un compito facile. Non era un compito semplice né facile: quali erano le implicazioni di ciò? In primo luogo, voleva dire che, dopo avere accettato l’incarico, Noè avrebbe avuto sulle spalle un fardello pesante. Per di più, a giudicare da come Dio aveva personalmente chiamato a Noè fornendogli ordini su come costruire l’arca, non era qualcosa di ordinario, non era una questione di poco conto. A giudicare dai dettagli di tutto ciò che aveva detto Dio, era qualcosa che nessuna persona comune potesse sopportare. Il fatto che Dio avesse chiamato Noè assegnandogli questo incarico indica quanto fosse importante Noè nel cuore di Dio. A questo proposito, Noè naturalmente fu in grado di capire parte delle intenzioni di Dio; dopo di che, si rese conto del tipo di vita che avrebbe affrontato negli anni a venire ed era consapevole di alcune difficoltà che avrebbe incontrato. Pur cogliendo e capendo la grande difficoltà di ciò che Dio gli aveva affidato e l’entità delle traversie che avrebbe affrontato, Noè non aveva alcuna intenzione di rifiutare, anzi nel cuore era profondamente grato a Jahvè Dio. Perché era grato? Perché Dio inaspettatamente gli aveva affidato un compito tanto significativo e gli aveva detto e spiegato personalmente ogni dettaglio. Ancora più importante è che Dio aveva inoltre raccontato a Noè tutta la storia, dal principio alla fine, del perché si dovesse costruire l’arca. Questo faceva parte del piano di gestione di Dio, era una Sua personale impresa, ma Dio gli aveva parlato di tale questione, perciò Noè ne percepiva l’importanza. Insomma, a giudicare da questi vari segni, dal tono del discorso di Dio e dai vari aspetti di ciò che Dio gli aveva spiegato, Noè poteva percepire l’importanza dell’incarico di costruire l’arca affidatogli da Dio, poteva apprezzarlo col cuore, e non osò prenderlo alla leggera, né trascurare alcun dettaglio. Pertanto, quando Dio ebbe finito di dare le Sue istruzioni, Noè, dopo aver formulato il suo progetto, si mise all’opera dando tutte le disposizioni per la costruzione dell’arca, cercando manodopera, preparando tutti i materiali e, conformemente alle parole di Dio, radunando a poco a poco le varie creature viventi per l’arca.

L’intero procedimento fu irto di difficoltà. Per il momento tralasciamo come Noè sopportò il vento sferzante, il sole cocente, la pioggia battente, il caldo torrido e il freddo pungente, l’alternarsi delle quattro stagioni, anno dopo anno. Parliamo prima di quale impresa colossale fosse costruire l’arca, della preparazione dei vari materiali, della miriade di difficoltà da lui affrontate nel corso della costruzione dell’arca. Che cosa includevano tali difficoltà? Contrariamente alla percezione delle persone, alcuni compiti fisici non riuscirono subito bene la prima volta, e Noè dovette affrontare numerosi fallimenti. Portata a termine una cosa, se appariva sbagliata, egli la disfaceva e, dopo averla disfatta, doveva preparare altro materiale e rifarla da capo. Non era come l’era moderna, in cui tutti fanno tutto con attrezzature elettroniche e, una volta impostato, il lavoro si svolge secondo un programma prestabilito. Quando oggi si esegue un lavoro del genere, è automatizzato e, una volta acceso un macchinario, questo è in grado di portare a termine il lavoro. Ma Noè viveva nell’epoca di una società primitiva, e tutto il lavoro veniva fatto a mano e dovevi eseguirlo con le tue mani, usando occhi e cervello, diligenza e forza. Naturalmente, più di ogni altra cosa, le persone dovevano affidarsi a Dio; dovevano ricercare Dio ovunque e in ogni momento. Nell’incontrare difficoltà di ogni genere e nel corso di giornate e nottate trascorse a costruire l’arca, Noè dovette affrontare non solo le varie situazioni che si verificavano nel portare a termine questa impresa colossale, ma anche i vari ambienti circostanti, nonché lo scherno, la calunnia e gli insulti degli altri. Anche se noi non abbiamo sperimentato personalmente quelle scene quando ebbero luogo, non è forse possibile immaginare alcune delle varie difficoltà che Noè attraversò e sperimentò e le varie sfide che affrontò? Nel corso della costruzione dell’arca, la prima cosa che Noè dovette affrontare fu la mancata comprensione da parte dei suoi familiari, i loro brontolii, le loro lamentele e perfino la denigrazione da parte loro. In secondo luogo vi erano le calunnie, lo scherno e il giudizio da parte di quanti lo circondavano: parenti, amici, persone di ogni genere. Ma Noè aveva un unico atteggiamento, quello di obbedire alle parole di Dio, di attuarle sino alla fine, e in questo non vacillò mai. Che cosa aveva deciso Noè? “Finché vivrò, finché sarò in grado di muovermi, non abbandonerò l’incarico affidatomi da Dio”. Questa era la sua motivazione nel mettere in atto la grande impresa di costruire l’arca, nonché il suo atteggiamento di fronte agli ordini di Dio e dopo aver ascoltato le parole di Dio. Di fronte a problemi, situazioni difficili e sfide di ogni genere, Noè non si tirò indietro. Quando di frequente alcuni dei suoi compiti ingegneristici più difficili fallivano e subivano danni, anche se nel cuore Noè si sentiva scontento e ansioso, quando pensava alle parole di Dio, quando rammentava ogni parola dell’ordine impartitogli da Dio e rifletteva su come Dio l’avesse elevato, spesso si sentiva estremamente motivato: “Non posso arrendermi, non posso trascurare ciò che Dio mi ha ordinato e affidato; questo è l’incarico da parte di Dio e, poiché l’ho accettato, poiché ho ascoltato le parole pronunciate da Dio e la Sua voce, e poiché ho accettato tutto questo da Lui, devo assolutamente sottomettermi, cosa che ogni essere umano dovrebbe ottenere”. Così, malgrado le difficoltà da affrontare, malgrado la derisione e la calunnia a cui andava incontro, malgrado lo sfinimento del suo corpo, la sua stanchezza, Noè non rinunciò a ciò che Dio gli aveva affidato e tenne continuamente presente ogni parola che Dio aveva detto e ordinato. Per quanto il suo ambiente si modificasse, per quanto grandi fossero le difficoltà da affrontare, Noè confidava nel fatto che niente di tutto questo sarebbe andato avanti per sempre, che solo le parole di Dio non sarebbero mai mutate e solo quanto Dio aveva ordinato di fare sarebbe di certo stato realizzato. Noè possedeva in sé una vera fede in Dio e la sottomissione che doveva avere, e continuò a costruire l’arca che Dio gli aveva chiesto di costruire. Giorno dopo giorno, anno dopo anno, Noè invecchiava, ma la sua fede non diminuiva, non vi era alcuna variazione nel suo atteggiamento e nella sua determinazione di portare a termine l’incarico da parte di Dio. Anche se vi furono momenti in cui nel corpo si sentiva debole ed esausto e si ammalava, e nel cuore provava debolezza, la sua determinazione e la sua perseveranza nel portare a termine l’incarico da parte di Dio e nel sottomettersi alle parole di Dio non diminuirono. Durante gli anni in cui costruì l’arca, Noè mise in pratica l’ascolto e la sottomissione alle parole di Dio, nonché un’importante verità di un essere creato e una persona comune che deve portare a termine un incarico ricevuto da Dio. Secondo tutte le apparenze, l’intero processo era in realtà una cosa sola: costruire l’arca, attuare bene ciò che Dio gli aveva detto di fare e portarlo a termine. Ma che cosa era necessario per fare bene questa cosa e portarla a termine con successo? Non servivano lo zelo e gli slogan delle persone, tanto meno qualche giuramento derivato da un capriccio temporaneo, né la cosiddetta ammirazione delle persone verso il Creatore. Non servivano queste cose. Di fronte alla costruzione dell’arca da parte di Noè, la cosiddetta ammirazione delle persone, i loro giuramenti, il loro zelo e la loro fede in Dio nel loro mondo spirituale, tutte queste cose non servivano a nulla; di fronte alla vera fede e alla vera sottomissione a Dio di Noè, le persone appaiono davvero scarse e miserevoli, e le poche dottrine che capiscono appaiono così vuote, smorte, flebili e deboli, per non dire vergognose, spregevoli e immorali.

Per costruire l’arca, Noè impiegò 120 anni. Non si trattava di 120 giorni, né di 10 o 20 anni, ma di decenni in più rispetto all’attuale vita media di una persona normale. Con questa durata e con la difficoltà di portare a termine tale compito, e data l’entità dell’ingegneria necessaria, se Noè non avesse posseduto vera fede, se la sua fede fosse stata soltanto un pensiero, qualcosa in cui riporre speranze, uno zelo o una sorta di credenza vaga e astratta, l’arca sarebbe mai stata portata a termine? Se la sua sottomissione a Dio fosse stata soltanto una promessa verbale, se fosse stata solo un’annotazione scritta, un appunto, come quelli che state prendendo oggi, l’arca sarebbe mai stata costruita? (No.) Se la sua sottomissione verso l’accettare l’incarico da parte di Dio non fosse stata altro che volontà e determinazione, un desiderio, l’arca sarebbe mai stata costruita? Se la sottomissione di Noè nei confronti di Dio fosse stata soltanto uno sbrigare le formalità di fare rinunce, di spendersi e di pagare un prezzo, oppure un semplice eseguire un maggior lavoro, pagare un prezzo più elevato ed essere leale a Dio a livello teorico o in termini di slogan, l’arca sarebbe stata costruita? (No.) Sarebbe stato troppo difficile! Se l’atteggiamento di Noè nell’accettare l’incarico da parte di Dio fosse stato una sorta di transazione, se Noè lo avesse accettato solamente allo scopo di ricevere benedizioni e ricompense, l’arca sarebbe stata costruita? Certamente no! Lo zelo può perdurare per 10 o 20 anni, oppure 50 o 60, ma quando ci si approssima alla morte e si vede che non si è guadagnato nulla, si perderà la fede in Dio. Lo zelo che perdura per 20, 50 o 80 anni non diventa sottomissione né vera fede. Questo è alquanto tragico. La vera fede e la vera sottomissione riscontrate in Noè, invece, sono proprio le cose che mancano agli esseri umani di oggi, che essi non riescono a vedere e che sdegnano, disdegnano e persino guardano con disprezzo. Raccontare la storia di Noè che costruisce l’arca suscita sempre innumerevoli discussioni. Tutti sanno parlarne, tutti hanno qualcosa da dire. Ma nessuno pensa mai né cerca di capire che cosa si riscontrasse in Noè, che percorso di pratica avesse, che atteggiamento desiderato da Dio e che opinione degli ordini di Dio possedesse, che carattere avesse quando si trattava di ascoltare e mettere in pratica le parole di Dio. Pertanto, affermo che gli esseri umani di oggi sono inadatti a raccontare la storia di Noè, perché quando qualcuno narra questa storia essi considerano Noè nulla più che un personaggio leggendario, perfino un qualsiasi vecchio dalla barba bianca. Nella loro mente si chiedono se questa persona sia realmente esistita, come fosse davvero, e non cercano di apprezzare come Noè arrivò a esternare quelle manifestazioni dopo aver accettato l’incarico da parte di Dio. Oggi, quando ripercorriamo la storia della costruzione dell’arca da parte di Noè, vi sembra un evento importante o secondario? È forse soltanto una comune storia di un vecchio che nei tempi antichi costruì un’arca? (No.) Fra tutti gli uomini, Noè era un esempio sommamente degno di emulazione di timore di Dio, di sottomissione a Dio e di compimento dell’incarico affidato da Dio; fu approvato da Dio e dovrebbe essere un modello per quanti oggi seguono Dio. E che cosa c’era in lui di particolarmente prezioso? Aveva un unico atteggiamento nei confronti delle parole di Dio: ascoltare e accettare, accettare e sottomettersi, e sottomettersi fino alla morte. Fu questo atteggiamento, il più prezioso di tutti, a fargli guadagnare l’approvazione da parte di Dio. Quando si trattava delle parole di Dio, Noè non fu superficiale, non se la sbrigò, e non le esaminò, non le analizzò, non vi si oppose e non le respinse relegandole poi in un angolo della mente; invece, le ascoltò con serietà, le accettò a poco a poco nel proprio cuore e poi rifletté su come metterle in pratica, come attuarle, eseguirle nel modo originariamente inteso senza distorcerle. E, riflettendo sulle parole di Dio, disse in privato fra sé: “Queste sono le parole di Dio, sono le Sue istruzioni, l’incarico da parte Sua, io ho un obbligo morale, devo sottomettermi, non posso trascurare alcun dettaglio, non posso andare contro alcun desiderio di Dio, né posso tralasciare alcun particolare di ciò che ha detto, altrimenti non potrei essere definito umano, sarei indegno dell’incarico da parte di Dio, sarei indegno dell’esaltazione che mi offre. Se in questa vita non riesco a realizzare tutto ciò che Dio mi ha detto e affidato, avrò molti rimpianti. Per di più, sarò indegno dell’incarico da parte di Dio e dell’esaltazione da parte Sua e non avrò più la faccia di ripresentarmi davanti al Creatore”. Tutto ciò che Noè aveva pensato e valutato nel proprio cuore, ogni suo punto di vista e atteggiamento, tutte queste cose fecero sì che egli fu infine in grado di mettere in pratica le parole di Dio, di trasformarle in realtà, portarle a compimento, fare in modo che tramite il suo duro lavoro si adempissero e si realizzassero e che attraverso di lui si trasformassero in una realtà, e che l’incarico ricevuto da Dio non finisse nel nulla. A giudicare da tutto quanto Noè pensò, da ogni idea che gli nacque nel cuore e dal suo atteggiamento nei confronti di Dio, Noè fu degno dell’incarico da parte di Dio, fu un uomo fidato e prediletto da Lui. Dio osserva ogni parola e ogni atto delle persone, ne osserva i pensieri e le idee. Agli occhi di Dio, dato che Noè era capace di pensare in quel modo, allora Egli non aveva scelto male; Noè era capace di assumere l’incarico da parte di Dio e la Sua fiducia, e riuscì a portare a termine l’incarico da parte di Dio: era l’unico prescelto fra l’intera umanità.

Agli occhi di Dio, Noè era la Sua sola e unica scelta per realizzare questa grande impresa di costruire un’arca. Allora che cosa si riscontrava in Noè? Due cose: vera fede e vera sottomissione. Nel cuore di Dio, questi sono gli standard da Lui richiesti per le persone. Semplice, vero? (Sì.) La Sua “sola e unica scelta” possedeva queste due cose, cose tanto semplici; però a parte Noè non si riscontrano in nessun altro. Qualcuno dice: “Come può essere? Noi abbiamo abbandonato la famiglia e la carriera, abbiamo rinunciato al lavoro, alle prospettive e all’istruzione, abbiamo abbandonato i nostri beni e i nostri figli. Guarda com’è grande la nostra fede, quanto amiamo Dio! In che modo siamo inferiori a Noè? Se Dio ci chiedesse di costruire un’arca, beh, l’industria moderna è altamente sviluppata, non abbiamo forse a disposizione legno e attrezzi in abbondanza? Anche noi possiamo lavorare sotto il sole che scotta se adoperiamo dei macchinari; anche noi sappiamo lavorare dall’alba al tramonto. Che c’è di tanto rilevante nel portare a termine un piccolo lavoro come questo? Noè impiegò 100 anni, ma noi ci metteremmo meno, così che Dio non proverebbe tanta ansia: a noi basterebbero appena 10 anni. Hai detto che Noè era la sola e unica scelta, ma oggi ci sono molti candidati perfetti; individui come noi che hanno rinunciato alla famiglia e alla carriera, che hanno vera fede in Dio, che veramente si spendono, sono tutti candidati perfetti. Come puoi dire che Noè fosse la sola e unica scelta? Hai un’opinione troppo scarsa di noi, no?” C’è un problema in queste parole? (Sì.) Qualcuno dice: “All’epoca di Noè, la scienza e la tecnologia erano ancora molto poco sviluppate; egli non aveva elettricità, né macchinari moderni, nemmeno i più semplici trapani elettrici e motoseghe e neppure chiodi. Come è potuto mai riuscire a costruire l’arca? Oggi abbiamo tutte queste cose. Per noi non sarebbe forse facilissimo portare a termine questo incarico? Se Dio ci parlasse dal cielo e ci dicesse di costruire un’arca, allora ne potremmo costruire facilmente non soltanto una ma dieci. Sarebbe una cosa da nulla, un gioco da ragazzi. Dio, ordinaci quello che vuoi. Qualunque richiesta Tu abbia, diccela. Non sarebbe affatto difficile per così tanti di noi costruire un’arca! Potremmo costruirne 10, 20, anche 100. Quante ne vuoi”. Le cose sono così semplici? (No.) Non appena dico che Noè era la sola e unica scelta, alcuni vogliono contrapporsi a Me, non sono convinti: “Tu pensi bene degli antichi perché non sono qui. Le persone di oggi sono sotto il Tuo naso, ma Tu non riesci a vedere cos’hanno di buono. Sei cieco verso tutte le cose buone che hanno fatto le persone di oggi, verso tutte le loro buone azioni. Noè fece soltanto una piccola cosa; non è forse perché all’epoca non vi era un’industria, e ogni lavoro fisico di manodopera era duro, che ritieni degno di commemorazione ciò che fece lui, lo consideri un esempio, un modello, e sei cieco verso la sofferenza delle persone di oggi e verso il prezzo che paghiamo per Te, e verso la nostra fede oggi?” È così? (No.) In qualsiasi epoca o periodo, quali che siano le condizioni dell’ambiente in cui le persone vivono, questi oggetti materiali e l’ambiente generale non contano nulla, non sono importanti. Che cosa è importante? Ciò che più importa non è l’epoca in cui vivi, né se hai padronanza di una certa tecnologia, e neppure quante parole di Dio tu abbia letto o ascoltato. Ciò che più importa è se le persone possiedano o no la vera fede, se abbiano o no la vera sottomissione. Queste due cose sono della massima importanza, e nessuna delle due deve mancare. Se veniste collocati all’epoca di Noè, chi di voi saprebbe portare a termine questo incarico? Oserei dire che nemmeno se lavoraste tutti insieme riuscireste a realizzarlo. Non sapreste farne neanche la metà. Prima ancora di predisporre tutte le forniture, molti di voi scapperebbero via, lamentandosi di Dio e dubitando di Lui. Pochi fra voi riuscirebbero a perseverare con grande difficoltà, grazie alla tenacia, allo zelo e ai pensieri. Ma per quanto tempo riuscireste a perseverare? Che tipo di motivazione vi serve per andare avanti? Quanti anni resistereste senza vera fede e vera sottomissione? Dipende dal carattere. Chi ha un carattere migliore e un po’ di coscienza potrebbe resistere 8 o 10 anni, 20 o 30, forse perfino 50. Ma dopo 50 anni penserebbe: “Quando viene Dio? Quando arriva il diluvio? Quando comparirà il segno mandato da Dio? Ho trascorso l’intera vita facendo una cosa sola. E se il diluvio non arriva? In tutta la vita ho sofferto molto, ho perseverato per 50 anni: basta così, Dio non lo ricorderà e non mi condannerà se mi arrendo adesso. Perciò vado a vivere la mia vita. Dio non parla né reagisce. Passo tutto il giorno a guardare il cielo azzurro e le nubi bianche e non vedo niente. Dov’è Dio? Colui che un tempo tuonò e parlò: era Dio? Era un’illusione? Quando finirà questa cosa? A Dio non interessa. Per quanto io invochi aiuto, sento solamente silenzio, Egli non mi illumina né mi guida quando prego. Basta così!” Avrebbe ancora vera fede? Col passare del tempo probabilmente nutrirebbe dei dubbi. Considererebbe un cambiamento, cercherebbe una via d’uscita, accantonerebbe l’incarico da parte di Dio e abbandonerebbe quello zelo effimero e quei giuramenti effimeri; desiderando dominare il proprio destino e condurre la propria vita, relegherebbe in un angolo della mente l’incarico ricevuto da Dio. E quando un giorno Dio venisse personalmente a sollecitarlo ad andare avanti, quando gli domandasse dei progressi nella costruzione dell’arca, costui risponderebbe: “Ah! Dio esiste davvero! Allora c’è veramente un Dio. Devo mettermi a costruire!” Se Dio non parlasse, se non lo incitasse, costui non la considererebbe una faccenda urgente; penserebbe che possa aspettare. Un tale modo di pensare volubile, questo atteggiamento di arrangiarsi a malincuore: è questo l’atteggiamento che dovrebbero manifestare le persone con una vera fede? (No.) È sbagliato avere un tale atteggiamento, significa non possedere vera fede, tanto meno vera sottomissione. Quando Dio ti parlasse di persona, il tuo zelo momentaneo indicherebbe la tua fede in Dio, ma quando Dio ti accantonasse e non ti sollecitasse né supervisionasse, né chiedesse più notizie, la tua fede svanirebbe. Il tempo passerebbe e, quando Dio non ti parlasse e non ti apparisse e non eseguisse ispezioni in merito al tuo lavoro, la tua fede scomparirebbe del tutto; vorresti vivere la tua vita e attuare la tua impresa personale, e l’incarico da parte di Dio rimarrebbe relegato in un angolo della tua mente; il tuo zelo, i tuoi giuramenti, la tua determinazione di quel momento non conterebbero nulla. Pensate che Dio oserebbe affidare una grande impresa a un individuo del genere? (No.) Perché no? (Costui è inaffidabile.) Giusto. Una parola sola: inaffidabile. Non possiedi vera fede. Sei inaffidabile. E così non sei adatto a ricevere alcun incarico da parte di Dio. Qualcuno dice: “Perché non sono adatto? Porterò a termine qualsiasi incarico Dio mi affidi; chissà, potrei essere in grado di portarlo a termine!” Nella vita di tutti i giorni puoi fare le cose in modo negligente, e non importa se i risultati sono un po’ carenti. Ma le cose affidate da Dio, quelle che Dio vuole vedere realizzate, quando mai sono semplici? Se venissero affidate a una testa di legno o a un impostore, a qualcuno che fa tutto in modo superficiale, che dopo aver accettato un incarico tende ad agire ovunque e in ogni momento in mala fede, in tal modo non si ritarderebbe forse una grande impresa? Se vi venisse chiesto di scegliere, se doveste affidare a qualcuno un’impresa importante, a che genere di persona la affidereste? Che genere di persona scegliereste? (A una persona affidabile.) Come minimo, questa persona deve essere fidata, avere carattere ed essere in grado, in qualunque momento e a prescindere dalla gravità delle difficoltà incontrate, di mettere tutto il cuore e tutta l’energia nel portare a termine ciò che gli hai affidato e fornirtene un resoconto. Se questo è il genere di individuo che le persone sceglierebbero per affidargli un compito, tanto più questo vale per Dio! Allora, per questo evento importante, la distruzione del mondo col diluvio, un evento che richiede la costruzione di un’arca e la permanenza di qualcuno degno di sopravvivere, Dio chi sceglierebbe? In primo luogo, a livello teorico, sceglierebbe qualcuno che fosse adatto a permanere, a vivere nell’epoca successiva. In realtà, prima di ogni altra cosa, questo individuo dovrà essere in grado di obbedire alle parole di Dio, dovrà possedere vera fede in Dio e considerare parola di Dio tutto ciò che Egli dice, qualunque cosa comporti, che si conformi o no alle sue nozioni, che sia o no di suo gradimento, che si accordi o no con la sua volontà. Qualunque cosa Dio gli chieda di fare, costui non dovrebbe mai negare l’identità di Dio, dovrà sempre ritenersi un essere creato e considerare sempre l’obbedienza alle parole di Dio come un dovere ineludibile; questo è il tipo di persona a cui Dio affida questa particolare impresa. Nel cuore di Dio, Noè era proprio una persona del genere. Non solo era degno di permanere nella nuova era, ma era anche in grado di sopportare una pesante responsabilità, di sottomettersi alle parole di Dio, senza compromessi, sino alla fine, e di dedicare l’intera sua vita a portare a termine ciò che Dio gli affidava. Ecco che cosa Dio riscontrò in Noè. Dal momento in cui Noè accettò l’incarico da parte di Dio al momento in cui portò a termine ogni compito a lui assegnato, in tutto questo periodo la fede di Noè e il suo atteggiamento di sottomissione nei confronti di Dio svolsero un ruolo assolutamente cruciale; senza queste due cose, il lavoro non sarebbe stato concluso e questo incarico non sarebbe portato a termine.

Se, nell’accettare l’incarico da parte di Dio, Noè avesse avuto idee, progetti e nozioni personali, in che modo sarebbe cambiata l’intera impresa? In primo luogo, di fronte a ciascun dettaglio comunicatogli da Dio, ossia le specifiche e i tipi di materiali, i mezzi e i metodi per costruire l’intera arca, la scala e le dimensioni dell’intera arca, nell’udire tutto questo, Noè avrebbe forse pensato: “Quanti anni ci vorranno per costruire qualcosa di tanto grande? Quanta fatica e sofferenza ci vorranno per reperire tutti questi materiali? Mi sfinirei! E questo sfinimento mi accorcerebbe la vita, giusto? Guarda come sono vecchio, eppure Dio non mi dà sosta e mi chiede di fare una cosa tanto impegnativa: potrei sopportarlo? Beh, la farò, ma ho un asso nella manica: farò come dice Dio solo a grandi linee. Dio ha detto di reperire un certo tipo di pino impermeabile. Ho sentito di un luogo in cui posso trovarne, ma è piuttosto lontano e pericoloso. Trovarlo e ottenerlo richiederà molta fatica, perciò non è meglio trovare qui attorno un rimpiazzo, più o meno equivalente? Sarebbe meno rischioso e meno faticoso: andrebbe bene anche questo, no?”? Noè aveva forse simili progetti? In tal caso, sarebbe stata vera sottomissione? (No.) Per esempio: Dio disse che l’arca doveva essere alta cento metri. All’udirlo, Noè avrebbe forse pensato: “Cento metri è un’altezza eccessiva, nessuno potrebbe salirci. Non sarebbe un pericolo mortale salirci e lavorarci? Allora farò l’arca un po’ più bassa, diciamo cinquanta metri. Sarà meno pericoloso e sarà più facile per le persone salirci. Andrebbe bene, giusto?”? Noè avrebbe avuto simili pensieri? (No.) Se ne avesse avuti, secondo voi Dio avrebbe scelto la persona sbagliata? (Sì.) La vera fede e la vera sottomissione nei confronti di Dio consentirono a Noè di accantonare la propria volontà; anche se avesse avuto simili pensieri, non li avrebbe mai attuati. Su questo aspetto Dio sapeva che Noè era affidabile. In primo luogo, Noè non avrebbe apportato modifiche ai dettagli stabiliti da Dio, né avrebbe aggiunto idee sue, tanto meno avrebbe modificato a proprio beneficio personale i dettagli stabiliti da Dio; invece avrebbe messo in atto alla lettera tutto ciò che Dio gli chiedeva e, per quanto fosse difficile procurarsi i materiali per costruire l’arca, per quanto fosse duro o stancante il lavoro, avrebbe fatto del suo meglio e avrebbe impiegato tutte le proprie energie per portarlo a termine adeguatamente. Non è forse questo ciò che lo rendeva affidabile? E questa era una reale manifestazione della sua vera sottomissione a Dio? (Sì.) Era una sottomissione assoluta? (Sì.) E non era contaminata da nulla, non racchiudeva alcuna sua inclinazione, non era adulterata da progetti personali, tanto meno da nozioni o interessi personali; era invece una sottomissione pura, semplice, assoluta. Ed era facile da conseguire? (No.) Alcuni potrebbero essere in disaccordo: “Che cosa c’è di tanto difficile? Non implica forse il non pensare, essere come un robot, fare tutto ciò che dice Dio: non è forse facile?” Quando giunge il momento di agire, emergono le difficoltà; i pensieri delle persone cambiano continuamente, loro hanno sempre le proprie inclinazioni, perciò tendono a mettere in dubbio che le parole di Dio possano essere attuate; le parole di Dio sono per loro facili da accettare nel momento in cui le ascoltano, ma quando giunge il momento di agire è dura; non appena cominciano le sofferenze, le persone tendono a diventare negative, e non è facile per loro sottomettersi. È evidente, allora, che il carattere di Noè, la sua vera fede e la sua vera sottomissione sono davvero degni di emulazione. Allora, adesso vi è chiaro come reagì e si sottomise Noè di fronte alle parole, agli ordini e alle richieste di Dio? Questa sottomissione non era contaminata da idee personali. Noè si impose sottomissione assoluta, obbedienza ed esecuzione delle parole di Dio, senza deviare né ricorrere a piccoli trucchi astuti, né cercare di fare il furbo, senza avere un’opinione elevata di sé e pensare di poter dare suggerimenti a Dio, di poter aggiungere proprie idee agli ordini di Dio, e senza offrire le proprie buone intenzioni. Non è forse questo ciò che si dovrebbe praticare quando si cerca di raggiungere la sottomissione assoluta?

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