Come perseguire la verità (16) Parte 2
Abbiamo appena condiviso su come la famiglia faccia spesso sentire le persone in conflitto e a disagio. Vorrebbero abbandonarla completamente, ma rimorde loro la coscienza e non ne hanno il cuore. Se non abbandonano la loro famiglia, e invece vi si dedicano con tutto il cuore e si integrano con essa, spesso si sentono combattute su cosa fare, poiché alcuni dei loro punti di vista sono in contrasto con quelli dei familiari. Per questo motivo, le persone trovano particolarmente difficile interagire con la propria famiglia: non riescono a raggiungere una totale compatibilità con essa ma nemmeno a escluderla completamente. Oggi, quindi, condividiamo su come si dovrebbe gestire il rapporto con la propria famiglia. Questo argomento riguarda alcuni fardelli provenienti da essa, ossia il terzo ambito inerente al tema dell’abbandonare la famiglia: abbandonare i fardelli che provengono dalla propria famiglia. Si tratta di un argomento importante. Quali sono alcune delle cose che siete in grado di capire riguardo ai fardelli che provengono dalla famiglia? Hanno a che fare con le responsabilità, gli obblighi, la pietà filiale e così via? (Sì.) I fardelli che provengono dalla famiglia riguardano le responsabilità, gli obblighi e la pietà filiale a cui una persona deve adempiere nei confronti dei familiari. Da un lato sono responsabilità e obblighi che è tenuta a adempiere, ma dall’altro, in certe circostanze e con determinati individui, diventano disturbi nella vita di una persona, e questi disturbi sono ciò che definiamo fardelli. Quando si tratta dei fardelli che provengono dalla famiglia, possiamo parlarne sotto due aspetti. Uno è quello delle aspettative nutrite dai genitori. Tutti i genitori e gli anziani nutrono nei confronti dei figli diverse aspettative, sia grandi che piccole. Sperano che i figli studino con impegno, si comportino bene, eccellano a scuola, siano studenti modello e non battano la fiacca. Vogliono che i figli siano rispettati dagli insegnanti e dai compagni di classe e che i loro voti siano regolarmente superiori all’8. Se il figlio prende 6, viene picchiato, e se prende ancora meno deve mettersi faccia al muro e riflettere sui propri errori, oppure per punizione lo costringono a restare fermo. Non potrà mangiare, dormire, guardare la TV né giocare al computer, e non gli verranno comprati i bei vestiti e i giocattoli che gli sono stati promessi in precedenza. Ogni genitore nutre varie aspettative nei confronti dei figli e ripone in loro grandi speranze. Spera che i figli abbiano successo nella vita, che facciano rapidi progressi nella loro carriera e che rechino onore e gloria alla famiglia e agli antenati. Nessun genitore vuole che i figli diventino mendicanti, contadini o addirittura ladri e malviventi. I genitori non vogliono nemmeno che i figli, una volta entrati nella società, diventino cittadini di seconda categoria, che rovistino tra i rifiuti, che vendano merce sui marciapiedi, che facciano gli ambulanti o che gli altri li guardino dall’alto in basso. A prescindere dal fatto che i figli possano o meno realizzarle, in ogni caso i genitori hanno aspettative di ogni tipo nei loro confronti. Le loro aspettative sono una proiezione sui figli di ciò che essi ritengono essere cose o perseguimenti positivi e nobili, ed essi investono nei figli le loro speranze, auspicando che possano realizzare ciò che desiderano per loro. Che cosa creano inavvertitamente questi desideri che i genitori nutrono nei confronti dei figli? (Pressioni.) Creano pressioni; e cos’altro? (Fardelli.) Diventano pressioni e anche catene. Poiché nutrono delle aspettative nei confronti dei figli, i genitori li istruiranno, li guideranno e li educheranno in base a esse; investiranno persino su di loro al fine di soddisfare le proprie aspettative, o pagheranno per loro qualsiasi prezzo. Per esempio, dei genitori sperano che i figli eccellano a scuola, che siano i primi della classe, che prendano più di 9 in ogni compito, che siano sempre i primi o, nel peggiore dei casi, che non scendano mai sotto i migliori cinque. Dopo aver espresso queste aspettative, i genitori non fanno forse anche alcuni sacrifici per aiutare i figli a raggiungere questi obiettivi? (Sì.) Affinché i figli raggiungano questi obiettivi, li fanno svegliare presto al mattino perché ripassino le lezioni e memorizzino i testi, e anche loro si alzano presto per accompagnarli. Nelle giornate calde li sventolano, preparano loro bevande fresche o comprano loro dei gelati. Si alzano di prima mattina per preparare loro latte di soia, bastoncini di pasta fritta e uova. Soprattutto durante gli esami, fanno mangiare loro un bastoncino di pasta fritta e due uova, sperando che questo li aiuti a prendere il massimo dei voti. Se il bambino dice loro: “Non riesco a mangiare tutto quanto, mi basta un uovo”, i genitori gli rispondono: “Non dire sciocchezze, prenderai un pessimo voto se mangi un uovo solo. Mangiane un altro, fallo per la mamma. Fai del tuo meglio; se riesci a mangiarne un altro prenderai il massimo dei voti”. Il bambino risponde: “Mi sono appena alzato, non ho ancora fame”. “No, devi mangiare! Fai il bravo e ascolta tua madre. Lo faccio per il tuo bene, quindi adesso mangia e fallo per me”. Il bambino riflette: “La mamma ci tiene tanto. Tutto ciò che fa è per il mio bene, quindi lo mangerò”. Quello che mangia è un uovo, ma cosa sta effettivamente mandando giù? Pressione, riluttanza e mancanza di volontà. Il cibo è buono e le aspettative della madre sono elevate, e dal punto di vista dell’umanità e della coscienza andrebbero accettate; tuttavia, in base alla ragione ci si dovrebbe opporre a un amore del genere e non accettare questo modo di fare. Ma purtroppo non ci si può fare nulla. Se il bambino non mangia, la madre si arrabbierà e lo picchierà, lo sgriderà o addirittura lo prenderà a male parole. Alcuni genitori dicono ai figli: “Guardati, sei così inutile che persino mangiare un uovo ti costa tanta fatica. Non è vero che un bastoncino di pasta fritta e due uova ti faranno prendere il massimo dei voti? Tutto questo non è forse per il tuo bene? Eppure tu non riesci a mangiarli: se non li mangi, in futuro ti ritroverai a elemosinare i pasti. Fai come ti pare!” Ci sono anche bambini che proprio non riescono a mangiare, ma i genitori li costringono e poi loro vomitano tutto. Vomitare in sé non è un grave problema, ma i genitori si arrabbiano ancora di più e i bambini non solo non ricevono empatia né comprensione, ma vengono anche rimproverati. Oltre a questo, la loro sensazione di aver deluso i genitori si acuisce e si sentono ancora più in colpa. La vita non è facile per questi bambini, vero? (È vero.) Dopo aver vomitato, piangono di nascosto in bagno, fingendo di stare ancora vomitando. Quando escono dal bagno, si asciugano subito le lacrime, assicurandosi che la madre non li veda. Perché? Se li vedesse, verrebbero rimproverati e persino presi a male parole: “Guardati, sei davvero inutile; perché piangi? Buono a nulla, non riesci nemmeno a mangiare un pasto così buono. Cosa vuoi mangiare? Se saltassi il prossimo pasto, allora riusciresti a mangiare questo, non è così? Sei nato per soffrire! Se non studierai duramente, se non andrai bene agli esami, un giorno finirai a elemosinare i pasti!” In apparenza, ogni parola pronunciata dalla madre è a scopo educativo, eppure suona anche come un rimprovero; ma cosa percepisce il bambino? Percepisce le aspettative e l’amore dei suoi genitori. Quindi, in questa situazione, per quanto dure siano le parole della madre, lui le deve accettare e mandar giù con le lacrime agli occhi. Sebbene non riesca a mangiare, deve sopportare di farlo, anche se ha la nausea. È facile tollerare una vita di questo tipo? (No.) Perché no? Che tipo di educazione ricevi dalle aspettative nutrite dai tuoi genitori? (La necessità di ottenere buoni risultati agli esami e di avere successo in futuro.) Devi dimostrare di essere promettente, essere all’altezza dell’amore di tua madre, del suo duro impegno e dei suoi sacrifici, e devi soddisfare le aspettative dei tuoi genitori e non deluderli. Ti amano così tanto, hanno dato tutto per te e stanno dedicando a te tutta la loro vita. Ebbene, cosa sono diventati tutti i loro sacrifici, la loro educazione e persino il loro amore? Sono diventati qualcosa che tu devi ripagare e, allo stesso tempo, si sono trasformati nel tuo fardello. È così che nascono i fardelli. Indipendentemente dal fatto che i tuoi genitori facciano queste cose per istinto, per amore o per imposizioni derivanti dalla società, alla fine il fatto che ti educhino e ti trattino impiegando questi metodi, e che addirittura ti inculchino idee di ogni tipo, non arreca alla tua anima libertà, né affrancamento, conforto o gioia. Che cosa ti causa? Pressioni, paura, e rimorsi e disagi di coscienza. Che cos’altro? (Catene e vincoli.) Catene e vincoli. Inoltre, sotto queste aspettative nutrite dai tuoi genitori, non puoi fare a meno di vivere in funzione delle loro speranze. Al fine di soddisfare e non deludere le loro aspettative e di non far loro perdere le speranze in te, studi ogni giorno diligentemente e coscienziosamente tutte le materie e fai tutto ciò che ti chiedono di fare. Non ti permettono di guardare la televisione, e tu ti astieni obbedientemente dal farlo anche se ti andrebbe tanto. Perché riesci ad astenerti? (Per paura di deludere i miei genitori.) Hai paura che, se non ascolti i tuoi genitori, il tuo rendimento scolastico subisca un calo e tu non possa entrare in un’università prestigiosa. Provi incertezza sul tuo futuro. È come se senza il controllo, il rimprovero e l’oppressione dei tuoi genitori non sapessi cosa ti riserverà il tuo cammino. Non hai il coraggio di liberarti dai loro vincoli né dalle loro catene. Puoi solo lasciare che ti impongano regole di ogni tipo e che ti manipolino, e non osi sfidarli. Da un lato, non hai alcuna certezza sul tuo futuro; dall’altro, per coscienza e umanità, non sei disposto a sfidarli e non vuoi ferirli. In quanto figlio, ti senti in dovere di prestare loro ascolto perché tutto ciò che fanno è per il tuo bene, per il tuo futuro e per le tue prospettive. Così, quando ti impongono regole di ogni sorta, ti limiti a obbedire in silenzio. Anche se non c’è una sola volta in cui vorresti farlo, non puoi fare a meno di lasciarti comandare da loro. Non ti permettono di guardare la televisione né di dedicarti a letture di svago, e tu non fai nessuna delle due cose. Non ti permettono di fare amicizia con questo o quel compagno di classe, e tu esegui. Ti dicono a che ora alzarti, e tu ti alzi a quell’ora. Ti dicono a che ora andare a dormire, e tu vai a dormire a quell’ora. Ti dicono quanto tempo studiare, e tu obbedisci. Ti dicono quanti libri leggere, quanti corsi extrascolastici dovresti frequentare e, fintanto che finanziano la tua istruzione, ti lasci comandare e controllare da loro. In particolare, alcuni genitori ripongono delle aspettative peculiari nei confronti dei propri figli, sperando che essi riescano a far meglio di loro e ancor più che possano portare a compimento un desiderio che loro non sono riusciti a realizzare. Per esempio, alcuni genitori avrebbero voluto fare i ballerini ma per varie ragioni, come l’epoca in cui sono cresciuti o le circostanze familiari, alla fine non sono riusciti a realizzare questo desiderio. Quindi lo proiettano su di te. Oltre a esigere che tu sia tra i migliori studenti e che entri in un’università prestigiosa, ti iscrivono anche a corsi di danza. Ti obbligano ad apprendere vari stili di danza al di fuori delle ore scolastiche, a mettere più a frutto le lezioni di danza, a esercitarti di più a casa e a essere il migliore in assoluto della tua classe. Alla fine, non solo pretendono che tu venga ammesso in una prestigiosa università, ma anche che diventi un ballerino. Le tue scelte sono diventare un ballerino oppure iscriverti a un’università prestigiosa, seguita da una scuola di specializzazione e poi da un dottorato di ricerca. Puoi scegliere solo tra queste due strade. Secondo le aspettative che nutrono, da un lato i tuoi genitori sperano che a scuola ti impegni nello studio, che entri in un’università prestigiosa, che ti distingua tra i tuoi compagni e che abbia un futuro prospero e glorioso. Dall’altro proiettano su di te i desideri che loro non hanno realizzato, sperando che lo faccia tu al posto loro. In questo modo, per quanto riguarda i tuoi studi o la tua futura carriera, porti due fardelli allo stesso tempo. Da un lato, devi essere all’altezza delle loro aspettative e ripagarli per tutto ciò che hanno fatto per te, cercando di distinguerti tra i tuoi compagni in modo che i tuoi possano godere di una bella vita. Dall’altro, devi realizzare i sogni che i tuoi genitori non hanno potuto realizzare in gioventù e aiutarli a far avverare i loro desideri. È estenuante, vero? (Sì.) Sopportare uno solo di questi due fardelli è già più che sufficiente; già uno ti peserebbe e ti farebbe mancare l’aria. Soprattutto nell’ambito della competitività estremamente agguerrita dell’epoca moderna, la gamma di pretese che i genitori pongono ai loro figli è semplicemente insopportabile e disumana; essi sono del tutto irragionevoli. Come lo definiscono i non credenti? Ricatto emotivo. Comunque lo definiscano, i non credenti non sanno risolvere questo problema né spiegarne chiaramente l’essenza. Loro lo chiamano ricatto emotivo, mentre noi? (Catene e fardelli.) Noi definiamo queste cose come fardelli. I fardelli sono forse qualcosa di cui una persona dovrebbe farsi carico? (No.) Sono qualcosa di aggiuntivo, qualcosa di extra che tu ti assumi. Non ti appartengono. Non sono qualcosa che il tuo corpo, il tuo cuore e la tua anima possiedono o di cui hanno bisogno, bensì qualcosa di aggiuntivo. Provengono dall’esterno, non da dentro di te.
I tuoi genitori nutrono aspettative di ogni tipo nei confronti delle tue scelte di studio e di carriera. Nel frattempo, hanno compiuto diversi sacrifici e investito grandi quantità di tempo ed energia per metterti in condizione di soddisfare le loro aspettative. Il loro scopo è, da un lato, aiutarti a realizzare i loro desideri, dall’altro soddisfare le loro aspettative. Indipendentemente dal fatto che le aspettative dei genitori siano ragionevoli o meno, in breve, questi loro comportamenti, insieme ai loro punti di vista, atteggiamenti e metodi, diventano come catene invisibili per ogni individuo. Se anche il loro pretesto fosse che lo fanno perché ti amano, per le tue prospettive future o perché in futuro tu possa avere una bella vita, qualsiasi siano i loro pretesti, in sintesi, gli obiettivi e i metodi di queste loro pretese e il punto di partenza dei loro pensieri costituiscono una sorta di fardello per ogni individuo. Non sono un bisogno dell’umanità. Per questa ragione, tali fardelli non possono portare ad altra conseguenza che a quella di distorcere, traviare e frammentare l’umanità di una persona; perseguitano, danneggiano e opprimono la sua umanità. Queste conseguenze non sono benefiche, ma maligne, e arrivano persino a influenzare la vita delle persone. Nel loro ruolo, i genitori ti impongono di fare varie cose in contrasto con i bisogni dell’umanità, o alcune che vanno contro o trascendono gli istinti dell’umanità. Per esempio, sono capaci di permettere ai figli di dormire solo cinque o sei ore a notte durante il periodo della crescita. Non li mandano a dormire prima delle 23 e li fanno alzare alle 5. Non permettono loro di dedicarsi ad attività ricreative, né di riposare la domenica. I bambini sono obbligati a finire una certa quantità di compiti a casa e a completare una certa quantità di letture extrascolastiche, e alcuni genitori insistono addirittura perché i figli imparino una lingua straniera. In breve, oltre alle materie insegnate a scuola, i bambini devono studiare una serie di competenze e conoscenze aggiuntive. Se non studi, non sei un bambino bravo, obbediente, diligente o ragionevole; sei invece inutile, un buono a nulla e uno sciocco. Con la premessa di sperare il meglio per te, i tuoi genitori ti privano della libertà di dormire, di vivere la tua infanzia e anche di goderne i momenti felici, e allo stesso tempo ti privano di tutti i diritti di cui dovresti godere in quanto minorenne. Come minimo, quando il tuo corpo ha bisogno di riposo, per esempio nel caso in cui a te servano sette o otto ore di sonno per recuperare, te ne lasciano dormire solo cinque o sei, o magari qualche volta arrivi a sette o otto ma accade una certa cosa per te insopportabile, ossia i tuoi genitori ti assillano incessantemente, o ti dicono cose come: “D’ora in poi non devi più andare a scuola. Rimani a casa a dormire! Visto che ti piace tanto, puoi restare tutta la vita a casa a dormire. Dato che non vuoi andare a scuola, in futuro ti ritroverai a elemosinare i pasti!” È capitato solo una volta che non ti sei alzato presto ed ecco come ti trattano; non è forse un trattamento disumano? (Sì.) Quindi, per evitare una situazione così disagevole, non ti resta altro che scendere a compromessi e trattenerti; ti assicuri di svegliarti alle 5 del mattino e vai a letto solo dopo le 23. Ti poni questi limiti di buon grado? Sei contento di farlo? No. Non hai altra scelta. Se non fai quello che ti dicono, i tuoi genitori potrebbero guardarti male o rimproverarti. Non ti picchieranno, si limiteranno a dirti: “Abbiamo buttato il tuo zaino nella spazzatura. Non devi più andare a scuola. Rimani così. Quando compirai 18 anni, potrai andare a rovistare tra i rifiuti!” Non ti picchiano né ti sgridano, ma ti provocano con questo profluvio di critiche, e tu lo trovi insopportabile. Cos’è che non sopporti? Non sopporti che i tuoi genitori ti dicano: “Se dormi un’ora o due in più, in futuro sarai un barbone e dovrai elemosinare i pasti”. Nel profondo, provi particolare disagio e tristezza per aver dormito quelle due ore in più. Ti senti in debito verso i tuoi genitori per quelle due ore di sonno in più, hai l’impressione di averli delusi dopo tutto l’impegno che ti hanno dedicato per tanti anni e le loro sincere preoccupazioni nei tuoi confronti. Ti odi, e pensi: “Perché sono così inutile? Cosa ci faccio con quelle due ore di sonno in più? Mi aiuteranno a prendere voti migliori o a entrare in un’università prestigiosa? Come posso essere così incurante? Quando suona la sveglia, dovrei alzarmi e basta. Perché ho continuato a poltrire?” E ti dici: “Sono davvero stanco. Ho proprio bisogno di riposare!” Poi ci rifletti ulteriormente: “Non posso pensare questo. Non equivale forse a sfidare i miei genitori? Se penso questo, in futuro non diventerò davvero un mendicante? Pensare in questo modo significa deludere i miei genitori. Dovrei ascoltarli e non essere così ostinato”. Sotto le varie punizioni e regole che i tuoi genitori ti impongono, così come le loro varie pretese, sia ragionevoli che irragionevoli, diventi sempre più accondiscendente, ma allo stesso tempo tutte le cose che loro fanno per te diventano catene e fardelli senza che tu te ne renda conto. Per quanto ti sforzi, non riesci a sfuggirvi né a liberartene; puoi solo portare questo fardello ovunque tu vada. Di quale fardello si tratta? “Tutto ciò che i miei genitori fanno è per il mio futuro. Sono giovane e ignorante, quindi devo prestare loro ascolto. Tutto ciò che fanno è giusto e positivo. Hanno sofferto e investito così tanto per me. Dovrei lavorare sodo per loro, studiare duramente, trovare un buon lavoro in futuro e guadagnare denaro per sostentarli, garantire loro una bella vita e ripagarli. Questo è ciò che dovrei fare e pensare”. Tuttavia, quando pensi al trattamento che i tuoi genitori ti hanno riservato, quando ricordi gli anni difficili che hai vissuto, l’infanzia felice che ti è stata tolta e soprattutto i ricatti emotivi a cui ti hanno sottoposto, nel profondo percepisci comunque che tutto ciò che hanno fatto non era volto ai bisogni della tua umanità, né a quelli della tua anima. Era un fardello. Nonostante pensi ciò, non hai mai osato odiare questo fatto, non hai mai avuto il coraggio di affrontarlo in maniera appropriata e diretta e non hai mai osato esaminare razionalmente, nel modo in cui Dio ti ha detto di fare, tutto ciò che i tuoi genitori hanno fatto o il loro atteggiamento nei tuoi confronti. Non hai mai avuto il coraggio di trattare i tuoi genitori nel modo più appropriato; non è così? (Sì.) Fino a ora, per quanto riguarda lo studio e la scelta della carriera, avete acquisito discernimento dello sforzo e del prezzo che i vostri genitori hanno pagato per voi, di quello che vi chiedono di fare e di ciò che dicono che dovreste perseguire? (Prima non avevo discernimento di queste cose e pensavo che ciò che i miei genitori facevano fosse per amore nei miei confronti e per garantirmi un futuro migliore. Ora, grazie alla condivisione di Dio, ho un po’ di discernimento, quindi non la vedo più così.) Ebbene, cosa si cela dietro questo amore? (Catene, limitazioni e fardelli.) In realtà, si tratta di privazione della libertà umana e della felicità infantile; è un’oppressione disumana. Se lo definissimo abuso, magari non riuscireste ad accettare questo termine dal punto di vista della vostra coscienza. Quindi può essere descritto solo come privazione della libertà umana e della felicità infantile, oltre che come una forma di oppressione nei confronti dei minori. Definirlo maltrattamento non sarebbe appropriato. Il punto è semplicemente che tu sei piccolo e ignorante e loro hanno l’ultima parola su tutto. Hanno il controllo completo sul tuo mondo e tu diventi inconsapevolmente il loro burattino. Ti dicono cosa fare e tu lo fai. Se vogliono che studi danza, tu devi studiarla. Se dici: “Non voglio studiare danza; non mi piace, non riesco a seguire il ritmo e ho un cattivo equilibrio”, loro ti rispondono: “Peccato. Devi studiarla perché piace a me. Devi farlo per me!” Devi studiare anche se sei in lacrime. A volte tua madre ti dice persino: “Studia danza per la mamma, ascolta quello che dice tua madre. Ora sei piccolo e non capisci, ma quando crescerai capirai. Lo faccio per il tuo bene; vedi, io da piccola non potevo, nessuno mi pagava le lezioni di danza. La mamma non ha avuto un’infanzia felice, mentre tu hai così tante possibilità. Tuo padre e io guadagniamo e risparmiamo per permetterti di studiare danza. Sei come una piccola principessa, sei come un principino. Sei così fortunato! Mamma e papà lo fanno perché ti vogliono bene”. Come reagisci quando ti senti dire queste parole? Rimani ammutolito, vero? (Sì.) Spesso i genitori sono convinti che i bambini non capiscano nulla e che qualsiasi cosa dicano gli adulti sia vera; pensano che i bambini non siano in grado di discernere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato né di valutare da soli ciò che è corretto. Così, prima che i figli diventino maggiorenni, i genitori spesso dicono cose di cui nemmeno loro sono troppo convinti per fuorviare i figli e intorpidire i loro giovani cuori, costringendoli a sottostare, volenti o nolenti, alle loro disposizioni senza possibilità di scelta. Molti altri genitori, quando si tratta di educazione, di inculcare idee e di imporre ai figli di fare determinate cose, spesso si giustificano dicendo tutto quello che vogliono. Inoltre, praticamente il 99,9 per cento dei genitori non impiega metodi corretti e positivi per guidare i figli in merito a come fare e come capire tutto. Al contrario, inculcano forzatamente ai figli le proprie preferenze personali e le cose che ritengono positive e li costringono ad accettarle. Naturalmente, per il 99,9 per cento, le cose che i figli accettano non solo non sono conformi alla verità, ma non sono nemmeno i pensieri e le opinioni che le persone dovrebbero avere. Allo stesso tempo, non sono neanche in linea con i bisogni umani dei bambini a quell’età. Per esempio, alcuni bambini di cinque o sei anni giocano con le bambole, saltano la corda o guardano i cartoni animati. Non è una cosa normale? Quali sono le uniche responsabilità dei genitori in questa situazione? Sorvegliare, regolare, fornire una guida positiva, aiutare i figli a non accettare le cose negative in quella fase e far loro accettare le cose positive che andrebbero accettate in quella fascia d’età. Per esempio, a quell’età i bambini dovrebbero imparare a relazionarsi con i loro coetanei, ad amare la famiglia e a voler bene ai genitori. I genitori dovrebbero educarli meglio, facendo capire loro che l’uomo proviene da Dio, che dovrebbero essere dei bravi bambini e imparare ad ascoltare le parole di Dio, a pregare quando sono turbati o restii a obbedire, e così via con altri aspetti positivi dell’educazione: per il resto si tratta di soddisfare i loro interessi infantili. Per esempio, non bisogna rimproverare i bambini se vogliono guardare i cartoni animati e giocare con le bambole. Alcuni genitori vedono i loro figli di cinque o sei anni guardare i cartoni animati e giocare con le bambole e li rimproverano dicendo: “Sei inutile! A quest’età non ti concentri sullo studio né sul darti da fare come si deve. A cosa serve guardare i cartoni animati? Sono solo topi e gatti, non puoi fare qualcosa di meglio? Quei cartoni animati sono tutti con gli animali, non puoi guardare qualcosa con delle persone? Quando crescerai? Butta via quella bambola! Sei troppo grande per giocare con le bambole. Sei davvero inutile!” Pensi che quando sentono queste parole i bambini riescano a capire cosa intendono gli adulti? Cosa dovrebbero fare i bambini a quell’età se non giocare con le bambole o nel fango? Costruire la bomba atomica? Programmare software? Ne sono forse capaci? A quell’età dovrebbero giocare con cose come le costruzioni, le macchinine e le bambole; è una cosa normale. Dopo che il gioco li stanca, dovrebbero riposare ed essere felici e in salute. Quando vogliono fare di testa loro o non vogliono sentire ragioni, o quando causano deliberatamente dei problemi, gli adulti dovrebbero educarli dicendo: “Ti stai comportando in modo sconsiderato. Non è così che un bravo bambino dovrebbe comportarsi. A Dio non piace, e non piace nemmeno a mamma e papà”. La responsabilità dei genitori è dare consigli ai figli, non impiegare i propri metodi e le proprie conoscenze da adulti, insieme ai propri desideri e alle proprie ambizioni da adulti, per inculcare o imporre loro qualcosa. A prescindere dall’età dei figli, le responsabilità che i genitori dovrebbero avere nei loro confronti sono semplicemente quelle di fornire una guida positiva, educazione, supervisione e poi di consigliarli. Quando i genitori vedono i propri figli manifestare pensieri, pratiche e comportamenti estremi, devono fornire loro indicazioni e consigli positivi per correggerli, facendo capire loro cosa è bene e cosa è male, cosa è positivo e cosa è negativo. Questa è la responsabilità che i genitori dovrebbero assumersi. In questo modo, attraverso appropriati metodi di educazione e di guida adottati dai genitori, i bambini impareranno senza rendersene conto numerose cose che prima non sapevano. Pertanto, quando gli individui fin da piccoli accettano molte cose positive e imparano qualcosa su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, hanno un’anima e un’umanità normali e libere; la loro anima non subisce alcun danno né alcuna oppressione. A prescindere dalla loro salute fisica, per lo meno hanno la mente sana e non distorta, poiché sono cresciuti in un ambiente educativo positivo e non hanno subito l’oppressione di uno negativo. Quando i figli crescono, le responsabilità e gli obblighi che i genitori dovrebbero adempiere sono quelli di non esercitare pressioni su di loro, di non limitarli né interferire con le loro scelte, cose che li gravano di tutta una serie di fardelli. Al contrario, mentre crescono, indipendentemente dalla loro personalità e dalla loro levatura, la responsabilità dei genitori è quella di guidarli in una direzione buona e positiva. Quando i figli fanno ricorso a un linguaggio, a un comportamento o a pensieri particolari e inappropriati, i genitori dovrebbero immediatamente fornire consiglio spirituale insieme a guida e correzione comportamentali. Per quanto riguarda la volontà dei figli di studiare, i risultati che raggiungono nello studio, il loro interesse per l’apprendimento delle conoscenze e delle abilità e cosa potranno fare da adulti, tutto questo dovrebbe commisurarsi alle loro doti e preferenze naturali e all’orientamento dei loro interessi, consentendo loro di crescere in modo sano, libero e robusto durante il processo educativo: ecco qual è la responsabilità che i genitori dovrebbero assolvere. Inoltre, questo è l’atteggiamento che i genitori dovrebbero assumere nei confronti della crescita, degli studi e della carriera dei figli, anziché imporre loro i propri obiettivi, le proprie aspirazioni, le proprie preferenze e perfino i propri desideri affinché li realizzino. In questo modo, da un lato i genitori non devono fare ulteriori sacrifici e, dall’altro, i figli possono crescere liberamente e acquisire ciò che dovrebbero imparare grazie all’educazione corretta e appropriata ricevuta dai genitori. Il punto più importante è che i genitori trattino i figli correttamente in base ai loro talenti, ai loro interessi e alla loro umanità; se li trattano secondo il principio per cui “il destino delle persone è nelle mani di Dio”, il risultato finale sarà senza dubbio positivo. Dirti di trattarli in base al principio secondo cui “il destino delle persone è nelle mani di Dio” non significa impedirti di disciplinare i tuoi figli; dovresti disciplinarli quando occorre ed essere severo se necessario. Che tu sia severo o indulgente, il principio secondo cui trattare i figli consiste, come abbiamo appena detto, nel lasciare che seguano il loro corso naturale, nel fornire loro una guida e un aiuto positivi e poi, in base alle loro circostanze effettive, nel dare loro assistenza e sostegno in termini di competenze, conoscenze o risorse al meglio delle tue possibilità. È questa la responsabilità che i genitori dovrebbero assumersi, anziché costringere i figli a fare ciò che non vogliono oppure qualcosa in contrasto con l’umanità. In breve, le aspettative nutrite nei confronti dei figli non dovrebbero basarsi sulla competitività e sui bisogni della società attuale, sulle sue tendenze o sulle sue affermazioni, né sulle varie idee della società in merito a come le persone trattano i figli. Dovrebbero soprattutto basarsi sulle parole di Dio e sul principio secondo cui “tutto è nelle mani di Dio”. Questo è ciò che le persone dovrebbero fare maggiormente. Quanto al tipo di individui che i figli diventeranno in futuro, al tipo di lavoro che sceglieranno e alla vita materiale che avranno, in mano a chi stanno queste cose? (Sono nelle mani di Dio.) Sono nelle mani di Dio, non in quelle dei genitori né di chiunque altro. I genitori non possono controllare il proprio destino, quindi possono forse controllare quello dei figli? Se le persone non possono controllare il proprio destino, possono mai controllarlo i loro genitori? Pertanto, in quanto genitori, non dovrebbero fare sciocchezze quando si tratta di gestire gli studi e la carriera dei figli. Dovrebbero trattarli in modo ragionevole, senza trasformare le proprie aspettative in fardelli per loro, senza trasformare i propri sacrifici, il prezzo che hanno pagato e le proprie avversità in fardelli per i figli e senza rendergli la famiglia un purgatorio. Questo è un dato di fatto che i genitori dovrebbero capire. Qualcuno di voi potrebbe chiedere: “Dunque che tipo di rapporto dovrebbero avere i genitori con i figli? Dovrebbero trattarli come amici, come colleghi o mantenere un rapporto anziano-giovane?” Puoi gestirlo come meglio credi. Lascia che i figli scelgano ciò che preferiscono e tu fai ciò che ritieni la cosa migliore. Queste sono tutte questioni irrilevanti.
In che modo i figli dovrebbero gestire le aspettative dei genitori? Se tu avessi dei genitori che ti ricattano emotivamente, se ti ritrovassi dei genitori così irragionevoli e demoniaci, cosa faresti? (Smetterei di ascoltare i loro insegnamenti; valuterei le cose in base alla parola di Dio.) Da un lato, devi vedere con chiarezza che i loro metodi educativi, in termini di principi, sono sbagliati, e che il modo in cui ti trattano è dannoso per la tua umanità e ti priva anche dei tuoi diritti umani. Dall’altro, dovresti avere fede nel fatto che il destino delle persone è nelle mani di Dio. Ciò che ti piace studiare, ciò in cui eccelli o ciò che la tua levatura umana è in grado di raggiungere: tutto questo viene predestinato da Dio e nessuno può cambiarlo. Anche se i tuoi genitori ti hanno messo al mondo, non possono cambiare nessuna di queste cose. Pertanto, qualunque cosa ti chiedano di fare, se si tratta di qualcosa che non sei capace di fare, che non puoi conseguire o che non vuoi fare, puoi rifiutarti. Puoi anche ragionare con loro e poi rimediare soddisfacendo altri aspetti, sedando le loro preoccupazioni nei tuoi confronti, e dire loro: “Rilassatevi; il destino delle persone è nelle mani di Dio. Non percorrerò affatto la strada sbagliata; percorrerò sicuramente quella giusta. Con la guida di Dio, sarò di certo una persona autentica, una brava persona. Non deluderò le vostre aspettative nei miei confronti, né dimenticherò l’amorevolezza con cui mi avete allevato”. Come reagirebbero i tuoi genitori dopo aver sentito queste parole? Se sono dei non credenti o appartengono ai diavoli, si infurieranno. Questo perché, quando dici: “Non dimenticherò l’amorevolezza con cui mi avete allevato e non vi deluderò”, si tratta solamente di parole vuote. Ci sei riuscito? Hai fatto quello che ti hanno chiesto? Sei in grado di distinguerti tra i tuoi pari? Sei capace di diventare un funzionario di alto livello o di fare fortuna, in modo che i tuoi possano vivere una bella vita? Puoi aiutarli a ottenere dei benefici tangibili? (No.) Non si sa, nulla di tutto ciò è una certezza. Indipendentemente dal fatto che siano arrabbiati, felici o che sopportino in silenzio, quale atteggiamento dovresti avere tu? Le persone vengono al mondo per compiere la missione che Dio ha affidato loro. Non dovrebbero vivere per soddisfare le aspettative dei genitori, per renderli felici, per recare loro gloria o per permettere loro di condurre una vita prestigiosa davanti agli altri. Questa non è una tua responsabilità. I tuoi genitori ti hanno allevato; a qualunque costo lo abbiano fatto, lo hanno fatto volontariamente. Allevarti è stato un loro obbligo e una loro responsabilità. Tutte le aspettative che hanno riposto in te, quanto hanno sofferto per via di queste aspettative, quanto denaro hanno speso, quante persone li hanno rifiutati e guardati dall’alto in basso e quanti sacrifici hanno compiuto: hanno fatto tutto questo volontariamente. Non sei stato tu a chiederlo, non sei stato tu a costringerli, e nemmeno Dio. Avevano i loro motivi per farlo. Dal loro punto di vista, lo hanno fatto solo per sé stessi. Esteriormente, il loro scopo era garantirti una bella vita e buone prospettive, ma in realtà volevano che recassi loro gloria e non li disonorassi. Pertanto, non sei obbligato a ripagarli, né a soddisfare i loro desideri e le loro aspettative nei tuoi confronti. Perché non hai tale obbligo? Perché questo non è ciò che Dio ti chiede di fare, non è un obbligo che Egli ti ha dato. La tua responsabilità nei loro confronti è quella di fare ciò che un figlio dovrebbe fare quando i genitori hanno bisogno di lui, adempiendo al meglio alle tue responsabilità di figlio. Anche se sono le persone che ti hanno messo al mondo e allevato, le tue responsabilità nei loro confronti sono solo quelle di fare il bucato, cucinare e pulire quando hanno bisogno di te e di restare loro accanto quando sono a letto malati. Nient’altro. Non sei obbligato ad agire in base a tutto ciò che dicono né a essere il loro schiavo. E neppure sei obbligato a concretizzare i loro desideri irrealizzati, giusto? (Giusto.)
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