Solo con la vera sottomissione si può avere una fede autentica (Parte 2)
Condividiamo su una questione che è profondamente in contrasto con le nozioni umane. Mosè visse nel deserto per quarant’anni. Quarant’anni rappresentano la maggior parte della vita di una persona. Se uno vive fino a ottant’anni, quarant’anni sono la metà della sua vita. Che tipo di ambiente di vita è il deserto? Non solo si trattava di un ambiente estremamente sfavorevole che pose Mosè di fronte a molte difficoltà, ma il problema più significativo è che nel corso di quei quarant’anni egli non ebbe alcun contatto con gli israeliti, né gli apparve Dio. Dio predispose questo ambiente al fine di raffinare Mosè. Questo concorda forse con le nozioni umane? Se le persone mancano di fede autentica, come si manifesterà ciò in generale? Per i primi due anni, avranno ancora un po’ di forza nel cuore e penseranno: “Dio mi sta mettendo alla prova, ma non ho paura. Ho Dio! A patto che Lui non mi lasci morire, riuscirò a vivere fino al mio ultimo respiro. Vivo secondo Dio. Ho fede. Devo soddisfare Dio!” Possiedono questo poco di determinazione perché hanno ancora delle pecore come compagne. Tuttavia, dopo qualche anno, le pecore diminuiscono e un vento ululante soffia tutto il giorno. Nel silenzio della notte, le persone si sentono sole. Non hanno nessuno con cui condividere ciò che hanno nel cuore. Alzando gli occhi al cielo, vedono solo la luna e le stelle. La solitudine si fa ancor più sentire nelle notti di pioggia e nuvole, quando persino la luna è nascosta alla vista. Senza che se ne accorgano, la loro fede si affievolisce. Quando ciò accade, appare un cuore pieno di lamentele e di incomprensioni. Subito dopo, il loro stato interiore diventa sempre più depresso e la vita perde gradualmente di significato. Hanno la sensazione costante che Dio non presti loro attenzione e che li abbia abbandonati. Pongono dubbi sull’esistenza di Dio e la loro fede si riduce sempre di più. Se manchi di una fede autentica, non resisterai alla prova del tempo né a quella dell’ambiente. Se non sei in grado di superare la prova che Dio ti assegna, Egli non ti parlerà e non ti apparirà. Dio vuole verificare se credi nella Sua esistenza, se la riconosci e se serbi nel cuore una fede autentica. È così che Dio sottopone a scrutinio l’intimo del cuore delle persone. Coloro che vivono tra cielo e terra sono nelle mani di Dio? Sono tutti nelle mani di Dio. È proprio così. Non importa se sei nel deserto o sulla luna, sei nelle mani di Dio. È così che stanno le cose. Se Dio non ti è apparso, come puoi vedere la Sua esistenza e la Sua sovranità? Come puoi permettere alla verità secondo cui “Dio esiste ed è sovrano su tutte le cose” di radicarsi nel tuo cuore senza mai svanire? Come puoi fare di questa affermazione la tua vita, la forza trainante della tua vita, nonché la fede e la forza che ti consentono di continuare a vivere? (Con la preghiera.) Questa è concretezza. Questo è il cammino della pratica. Quando ti trovi nel tuo momento peggiore, quando la tua capacità di percepire Dio è al minimo, quando provi grande sofferenza e solitudine, quando ti senti lontano da Dio, cosa dovresti fare più di qualsiasi altra cosa? InvocarLo. Invocare Dio ti darà forza. Invocare Dio ti consentirà di percepire la Sua esistenza e la Sua sovranità. Invocando Dio, pregandoLo e mettendo la tua vita nelle Sue mani, sentirai che Egli è al tuo fianco e che non ti ha abbandonato. La tua fede crescerà, quando sentirai che Dio non ti ha abbandonato e che è davvero al tuo fianco? Se hai una fede autentica, si consumerà e si affievolirà con il passare del tempo? Assolutamente no. Il problema della fede è risolto, a quel punto? Per avere una fede autentica è sufficiente portarsi appresso la Bibbia e memorizzarne rigorosamente i versetti parola per parola? Per risolvere questo problema bisogna comunque pregare Dio e affidarsi a Lui. Come fece Mosè a sopravvivere a quei quarant’anni nel deserto? A quel tempo, non c’era la Bibbia e aveva poche persone intorno. Aveva con sé solo le pecore. Sicuramente Mosè era guidato da Dio. Anche se la Bibbia non riporta in che modo Dio lo abbia guidato, se gli sia apparso, se gli abbia parlato o se gli abbia fatto capire perché lo facesse vivere nel deserto per quarant’anni, il fatto che Mosè sia sopravvissuto così a lungo nel deserto è innegabile. Nessuno può smentirlo. Senza nessuno accanto con cui condividere ciò che aveva nel cuore, come riuscì a sopravvivere da solo nel deserto per quarant’anni? In mancanza di una fede autentica, chiunque troverebbe ciò impossibile. Si tratterebbe di un miracolo! Per quanto riflettano su questa vicenda, le persone ritengono che ciò non potrebbe mai accadere. È troppo in disaccordo con le nozioni e le fantasie umane! Ma non si tratta di una leggenda, né di un racconto fantastico: è un evento reale, immutabile e innegabile. Cosa dimostra alle persone l’esistenza di questo evento? Se hai una fede autentica in Dio, fintanto che ti resterà anche un solo respiro, Dio non ti abbandonerà. Questo è uno dei punti fermi dell’esistenza di Dio. Se hai una fede e una comprensione di Dio così reali, allora la tua fede è sufficiente. A prescindere dall’ambiente in cui ti troverai e da quanto tempo ci rimarrai, la tua fede non si consumerà.
Mosè rimase nel deserto per quarant’anni. Dio non gli apparve mai, né gli fornì la verità. Mosè non aveva a disposizione libri contenenti le parole di Dio e non aveva al proprio fianco nessuno dei Suoi eletti, né qualcuno con cui condividere ciò che aveva nel cuore. Trovandosi da solo nel deserto, riuscì a vivere soltanto tramite la preghiera a Dio. In definitiva, questo portò a compimento la vera fede di Mosè. Perché Dio agì in questo modo? Dio aveva intenzione di affidare a Mosè un incarico, servendoSi di lui al meglio, e doveva lavorare su di lui: per questo motivo lo temprò. Che cosa temprò Dio in Mosè? (La sua fede.) Dio intendeva perfezionare la sua fede, non temprarla. Ciò che Dio tempra sono le buone intenzioni dell’uomo, la sua risolutezza, le sue capacità e abilità, e la sua irruenza. Perché Mosè lasciò l’Egitto in quel periodo? (Perché a causa della sua irruenza aveva ucciso un egiziano.) Dio avrebbe potuto servirSi di lui in quel periodo? (No.) Cosa sarebbe successo se lo avesse fatto? Mosè odiava gli egiziani e aveva sempre la tendenza ad agire d’impulso. Se avesse ucciso un’altra persona, questo non avrebbe creato dei problemi? Se Dio gli avesse chiesto di guidare gli israeliti fuori dall’Egitto e Mosè avesse agito d’impulso di fronte al rifiuto del faraone, questo non avrebbe creato problemi? Dio avrebbe detto: “Puoi forse rappresentare Dio se ti comporti in questo modo?” Dio non poté quindi servirSi di Mosè a causa della sua irruenza. L’irruenza è un tabù enorme per gli esseri umani. Se sei irruento, se vuoi sempre agire per naturalezza e impulso e se vuoi sempre risolvere i problemi utilizzando metodi umani, se non hai una fede autentica in Dio, se non ti affidi a Lui e non credi nella Sua sovranità a partire da questa fede autentica, Egli non potrà servirSi di te. Se Dio tentasse di farlo, non solo non porteresti a termine nulla, ma faresti addirittura dei danni. Pertanto, dopo aver ucciso l’egiziano, Mosè si rifugiò nel deserto. Dio utilizzò l’ambiente del deserto per temperarne la volontà, l’irruenza, le buone intenzioni, lo zelo e l’impeto, nonché l’eroismo che lo spronavano a difendere gli interessi del proprio popolo e a lottare contro l’ingiustizia. Questi sono tutti elementi riconducibili alla volontà umana, all’irruenza e alla spontaneità. Perché Dio non fece in modo che Mosè fosse accompagnato da qualche israelita? Se avesse avuto con sé una persona in più, forse non avrebbe dovuto affidarsi a Lui, ma a qualcun altro. In che tipo di persona era stato raffinato Mosè in un ambiente del genere? Sapeva sottomettersi a Dio e aveva una fede reale. Questo dimostra che la sua naturale irruenza era stata dissipata. Quando uscì dal deserto, possedeva ancora irruenza ed eroismo? (No.) Cosa lo dimostra? (Mosè disse che non era più un buon oratore.) Non sapeva più parlare, ma era ancora in possesso di intenzioni e impulsi? (No.) Se considerato da questo punto di vista, quando Dio desidera perfezionare una persona e la sua fede in Lui, a prescindere dal fatto che intenda servirSi di tale persona, Egli ne perfezionerà la comprensione della verità e delle Sue intenzioni, consentendole di sottometterGlisi realmente e completamente senza alcuna sofisticazione, senza il cosiddetto eroismo umano, l’impeto, l’ambizione e le passioni elevate, l’irruenza, le buone intenzioni e gli entusiasmi umani: senza nessuna di queste cosiddette credenze. Tutti ammirano e perseguono questi aspetti derivanti dalla volontà umana, aspetti che, relativamente parlando, sono considerati positivi, buoni e giusti dal cuore delle persone. Questi sono gli aspetti secondo i quali tutti sono disposti a vivere. Sono le credenze delle persone. Quando tutto questo è assente, le persone saranno veramente in grado di sottomettersi a Dio e non agiranno né parleranno in base alle fantasie umane e a ciò che gli uomini considerano bontà umana. Quando ritorneranno davanti a Dio, saranno in possesso di maggiori elementi di un’autentica fede in Lui. Quali sono tali elementi? Consiglieranno forse ancora Dio dicendo: “Dio, le cose che fai non sono in accordo con le nozioni umane, e le persone hanno difficoltà ad accettare le Tue azioni. Dovresti proprio fare in questo modo”; e ancora: “Dio, quello che hai detto non sembra giusto. Il tono e l’approccio sono sbagliati e le parole che usi non sono corrette”? Tutto questo non esiste più in loro e non daranno più consigli a Dio. Saranno in grado di sottometterGlisi realmente, di possedere ragionevolezza e timore nei Suoi confronti. Essendo stato temprato per quarant’anni nel deserto, Mosè percepì davvero l’esistenza di Dio. In un ambiente in cui la mera sopravvivenza era impossibile per un essere umano, egli si è affidato a Dio per resistere giorno dopo giorno e per mantenere viva la speranza anno dopo anno, e riuscì a reggere fino alla fine. Vide davvero Dio. Non si trattò di un caso fortuito né di una leggenda. Non vi fu nulla di accidentale o di improvviso. Fu tutto vero. Vide l’esistenza reale di Dio e capì che la sovranità di Dio su tutte le cose è reale. Quando l’opera di Dio nelle persone sortisce un simile effetto, il loro cuore subisce un cambiamento. Le loro nozioni e fantasie svaniranno ed esse sentiranno di non essere nulla e di non poter fare nulla senza Dio. Di conseguenza, non vorranno insistere nel fare le cose a modo loro. A quel punto, diranno cose come “Signore, questo non Ti avverrà mai”? (No.) Possiamo affermare che, a quel punto, le persone non si esprimeranno sulla base di nozioni umane per ostacolare Dio, né agiranno secondo la volontà umana o insisteranno nel fare cose come loro stessi ritengono opportuno. A questo punto, in base a cosa vivono? Che cosa vivono? Soggettivamente, sanno sottomettersi alla sovranità e alle disposizioni di Dio. Oggettivamente, sono in grado di lasciare che la natura faccia il suo corso, di aspettare e cercare le intenzioni di Dio e di sottomettersi a Lui in tutto ciò che Egli chiede loro di fare, senza compiere scelte individuali.
Quando Dio inviò Mosè a guidare gli israeliti fuori dall’Egitto, quale fu la reazione di Mosè al fatto che Dio gli avesse affidato un tale incarico? (Disse di non essere eloquente, bensì lento di parola e di lingua.) Aveva quell’unico, piccolo scrupolo: che non era eloquente, bensì lento di parola e di lingua. Ma oppose forse resistenza all’incarico di Dio? Come vi reagì? Si prostrò. Cosa significa prostrarsi? Significa sottomettersi e accettare. Mosè si prostrò interamente davanti a Dio, incurante delle proprie preferenze personali, e non menzionò alcun problema che potesse avere avuto. Qualunque incarico Dio intendesse affidargli, lo avrebbe eseguito immediatamente. Perché era in grado di accettare l’incarico di Dio anche quando sentiva di non poter fare nulla? Perché dentro di sé nutriva una fede reale. Aveva sperimentato la sovranità di Dio su tutte le cose e tutte le questioni e nei quarant’anni di esperienza nel deserto aveva capito che la sovranità di Dio è onnipotente. Perciò, accettò con alacrità l’incarico di Dio e si mise all’opera per eseguire ciò che Dio gli aveva commissionato senza dire una parola. Cosa significa che si mise all’opera? Significa che nutriva una vera fede in Dio, faceva veramente affidamento su di Lui e veramente Gli si sottometteva. Non fu vile, non scelse di testa sua né tentò di rifiutarsi. Ebbe invece fede totale e, colmo di fiducia, si mise all’opera per eseguire l’incarico che Dio gli aveva affidato. Egli credeva ciò: “Se questo è un incarico assegnato da Dio, allora sarà eseguito interamente come Egli dice. Dio mi ha detto di portare gli israeliti fuori dall’Egitto, quindi andrò. Poiché questo è ciò che Dio ha incaricato, Egli opererà e mi darà la forza. Io devo solo collaborare”. Questa è la comprensione di Mosè. Le persone che mancano di comprensione spirituale pensano di poter compiere da sole ciò che Dio affida loro. Hanno davvero tali capacità? Assolutamente no. Se sono vili, non avranno neppure il coraggio di incontrare il faraone egiziano. In cuor loro penseranno: “Il faraone egiziano è un re diavolo. Ha un esercito al suo comando e potrebbe uccidermi con una sola parola. Come posso condurre via così tanti israeliti? Il faraone egiziano mi ascolterebbe?” Queste parole rappresentano un rifiuto, una resistenza e una ribellione. Non dimostrano nessuna fede in Dio, e questa non è vera fede. All’epoca, le circostanze non erano favorevoli né per gli israeliti né per Mosè. Condurre gli israeliti fuori dall’Egitto era, da un punto di vista umano, un compito semplicemente impossibile, poiché il Mar Rosso delimitava l’Egitto, e attraversarlo sarebbe stata una sfida enorme. Possibile che Mosè non sapesse quanto sarebbe stato difficile adempiere a questo incarico? In cuor suo lo sapeva, eppure disse solo di essere lento di parola e di lingua e che nessuno avrebbe ascoltato i suoi discorsi. In cuor suo, non rifiutò l’incarico di Dio. Quando Dio gli disse di condurre gli israeliti fuori dall’Egitto, Mosè si prostrò e lo accettò. Perché non menzionò le difficoltà? Forse perché, dopo quarant’anni nel deserto, non conosceva i pericoli del mondo degli uomini, o l’evoluzione della situazione in Egitto, o in quali difficili condizioni versassero attualmente gli israeliti? Non sapeva discernere chiaramente queste cose? È questo il punto? Certamente no. Mosè era intelligente e saggio. Conosceva tutte queste cose, avendole subite e sperimentate di persona nel mondo degli uomini, e non le avrebbe mai dimenticate. Le conosceva fin troppo bene. Sapeva quindi quanto fosse difficile l’incarico che Dio gli aveva affidato? (Sì.) Se lo sapeva, come mai fu in grado di accettarlo? Aveva fiducia in Dio. Grazie all’esperienza di una vita intera, credeva nell’onnipotenza di Dio e dunque accettò quell’incarico affidatogli da Dio con il cuore colmo di fede e senza nutrire alcun dubbio. Quali esperienze aveva vissuto? RaccontateMi. (In base alla sua esperienza, ogni volta che chiamava Dio e Gli si avvicinava, Egli lo guidava e lo conduceva. Mosè vedeva che Dio non era mai venuto meno alla Sua parola e possedeva dunque una vera fede in Lui.) Questo è uno degli aspetti. Cos’altro? (Durante i quarant’anni trascorsi nel deserto, Mosè aveva effettivamente constatato la sovranità di Dio invocandoLo e pregandoLo. Fu in grado di cavarsela e di sopravvivere, e possedeva un’autentica fede nella sovranità di Dio.) Cos’altro? (Dio aveva già operato molto su Mosè. Mosè aveva una discreta conoscenza di come Dio avesse creato i cieli, la terra e tutte le cose, di come fosse ricorso a un diluvio per distruggere il mondo al tempo di Noè, sapeva di Abramo e via dicendo. Scrisse queste cose nel Pentateuco, il che dimostra che era riuscito a comprendere tutte queste azioni di Dio e Lo riconosceva come onnipotente e onnisciente. Perciò credeva che, sotto la Sua guida, l’impresa sarebbe andata sicuramente a buon fine. Voleva osservare le azioni di Dio, vedere cosa Egli avrebbe compiuto per suo tramite, e come Dio lo avrebbe aiutato e guidato. Questa era la sua fede.) Così è stato. DiteMi: nei suoi quarant’anni nel deserto, Mosè poté sperimentare che con Dio nulla è difficile e che l’uomo è nelle mani di Dio? Assolutamente sì, questa fu la sua esperienza più vera. Nei suoi quarant’anni nel deserto, moltissime cose misero a rischio la sua vita, e Mosè non sapeva se sarebbe sopravvissuto. Ogni giorno lottava per la sua vita e pregava Dio di proteggerlo. Questo era il suo unico desiderio. In quei quarant’anni, ciò che sperimentò più profondamente furono la sovranità e la protezione di Dio. In seguito, quindi, quando accettò l’incarico di Dio, la sua prima sensazione dev’essere stata: “Nulla è difficile con Dio. Se Dio dice che è possibile, allora certamente è così. Dal momento che Dio mi ha affidato un tale incarico, di sicuro Se ne occuperà, e sarà Lui a occuparSene, non un uomo”. Prima di agire, le persone devono pianificare e prepararsi in anticipo. Devono prima occuparsi dei preliminari. Dio deve forse fare queste cose prima di agire? Non ne ha bisogno. Ogni essere creato, per quanto influente, per quanto abile o potente, per quanto sfrenato sia, è nelle mani di Dio. Mosè aveva fede, conoscenza ed esperienza di ciò, e pertanto non nutriva nel cuore alcun dubbio né paura. Di conseguenza, la sua fede in Dio era estremamente autentica e pura. Si può affermare che Mosè fosse colmo di fede.
Ho appena parlato di cosa sia la fede autentica. DiteMi, alla fine, Dio vuole le credenze delle persone o la loro fede autentica? (Vuole la fede autentica.) Ciò che Egli desidera è la fede autentica delle persone. Cosa si intende per fede autentica? Per dirla nel modo più semplice e diretto, si tratta di vera fede in Dio. Che aspetto ha la fede autentica in concreto? Che attinenza ha con tutte le attività nella vita reale delle persone? (Esse credono che Dio sia sovrano di tutte le cose e che le ordini. Credono nella sovranità di Dio su tutto ciò che affrontano e ritengono che nulla sia difficile per Lui.) (Le persone credono che ogni parola detta da Dio si realizzerà.) Riflettete ancora su questo punto. In quale altro modo si manifesterà la vera fede? (La fede di Mosè è diversa da quella dei credenti comuni. Quando scrisse la Genesi, credeva che Dio avesse creato i cieli e la terra e tutte le cose tramite le Sue parole; credeva che i cieli e la terra e tutte le cose si fossero realizzate per mezzo delle parole di Dio; credeva che tutto ciò che Dio dice che sia effettivamente è, e che ciò che Dio ordina si realizzerà, e credeva che le Sue parole sarebbero state compiute e soddisfatte. In questo senso, Mosè aveva vera fede in Dio. Non credeva solo nel fatto che Dio esista davvero. Credeva che i cieli, la terra e tutte le cose fossero state create da Dio. In cuor suo, credeva assolutamente che le parole di Dio realizzassero tutto e credeva nella Sua onnipotenza. Se non avesse avuto tale fede in Dio, non avrebbe mai potuto scrivere la Genesi. Quelle parole erano anche ispirate o rivelate dallo Spirito Santo, ed egli riusciva a vedere con chiarezza.) DiteMi, l’esistenza reale di Dio è un dato di fatto perché le persone ci credono? (No.) Che tipo di dato di fatto è l’esistenza reale di Dio? (Che ci si creda o meno, Dio esiste, ed è autoesistente ed eterno.) Come minimo, la fede in Dio deve basarsi su questo presupposto: Egli non esiste perché Lo riconosci a parole, né mancherebbe di esistere se non Lo riconoscessi. Piuttosto, Dio esiste indipendentemente dal fatto che tu creda in Lui o Lo riconosca. Dio è il Creatore ed è sovrano su tutte le cose per l’eternità. Perché è necessario che le persone giungano a questa consapevolezza? Questo cosa può cambiare nelle persone? Alcuni dicono: “Se crediamo in Te, Tu sei Dio, ma se non crediamo in Te, Tu non sei Dio”. Che parole sono mai queste? Sono parole ribelli e fallaci. Dio afferma: “Se non credi in Me, Io sono comunque Dio e sono comunque sovrano sul tuo destino. Questo non si può cambiare”. Nessuno può negare questo fatto. Per quanto un ateo possa negare Dio o opporGli resistenza, il suo destino è comunque sotto la sovranità di Dio ed egli non può sfuggire alla Sua punizione. Se accetti e ti sottometti pienamente all’orchestrazione e alle disposizioni di Dio e riesci ad accettare tutte le verità che Egli esprime, le Sue parole possono cambiare il tuo modo di vivere, gli obiettivi che hai nella vita e la direzione del tuo perseguimento; possono cambiare la strada che scegli e il significato della tua vita. Alcuni sostengono a parole di credere che Dio esista e che sia sovrano su tutte le cose e su tutto ciò che è, ma non sanno sottomettersi alle Sue orchestrazioni e disposizioni e non riescono a capire che Dio crea disposizioni diverse per ciascun individuo. Costoro vogliono sempre perseguire le loro ambizioni e i loro desideri e vogliono sempre fare grandi cose, ma incontrano ripetute battute d’arresto e alla fine vengono sconfitti e lasciati a pezzi e sanguinanti: solo allora si arrendono. Se davvero credessero nella sovranità di Dio, agirebbero forse in questo modo? Sarebbe impossibile per loro. Come dovrebbero procedere? Innanzitutto, dovrebbero comprendere l’intenzione di Dio. Nell’opera di Dio per la salvezza dell’umanità, Egli porta le persone a liberarsi della loro indole corrotta e a liberarsi dell’influenza di Satana, a percorrere il giusto cammino della vita e a vivere secondo le Sue parole. Se le persone capiranno veramente l’intenzione di Dio, allora seguiranno i Suoi requisiti nel loro perseguimento della verità e nella loro ricerca della Sua conoscenza, raggiungendo così la sottomissione alla Sua sovranità e alle Sue disposizioni. Solo in questo modo potranno conformarsi all’intenzione di Dio. Ci sono molti che credono in Dio, ma non sono in grado di sottometterGlisi. Vogliono sempre perseguire i propri desideri, ma alla fine falliscono tutti. Solo allora ammettono ciò che hanno nel cuore: “Questo è destino, e nessuno può cambiare ciò che Dio ha ordinato!” A quel punto, quando ripetono: “Credo nell’esistenza di Dio e credo che Egli tenga tutto nelle Proprie mani”, queste parole sono forse diverse da quelle che hanno pronunciato in precedenza? Sono molto più concrete delle dottrine di cui parlavano prima. Prima riconoscevano e credevano solo a parole che Dio era sovrano su tutte le cose, ma quando accadeva loro qualcosa, non riuscivano a sottomettersi a Lui né a praticare la verità basata sulle Sue parole. In cuor loro, pensavano di poter realizzare da soli i propri ideali. In tal modo, le parole di Dio in cui credevano nel cuore e le dottrine di cui parlavano non potevano diventare i principi delle loro azioni. Ovvero, non credevano che le parole di Dio fossero tutta la verità e che potessero compiere ogni cosa. Credevano di comprendere la verità, ma non riuscivano a sottomettersi alla sovranità e alle disposizioni di Dio, per cui ciò che comprendevano erano solo dottrine e parole, non la verità realtà. A parole affermavano di credere nella sovranità di Dio, ma nella vita reale non erano in grado di sottometterGlisi. Andavano sempre per la loro strada, volevano sempre perseguire i propri desideri e violavano i requisiti di Dio. Questa è forse vera sottomissione? Qui vi sono forse un vero credo e una vera fede? (No.) Non ve ne sono affatto, il che è davvero patetico! Quali sono le manifestazioni di una vera fede in Dio? Le persone con vera fede credono come minimo che le parole di Dio siano la verità e che si avvereranno e si realizzeranno, e che praticare secondo i requisiti di Dio rappresenti il giusto cammino nella vita. Nella loro vita, pregano Dio e si affidano a Lui, portano le Sue parole nella loro vita reale, praticano in base a esse in ogni cosa, cercano di essere persone sincere e vivono la realtà delle Sue parole. Non solo credono nell’esistenza e nella sovranità di Dio, ma cercano anche di sottomettersi alle Sue orchestrazioni e disposizioni nella loro vita reale. Se sono ribelli, sanno riflettere su sé stessi, accettare la verità e la disciplina di Dio e raggiungere la sottomissione a Lui. Se pratichi in questo modo, la verità in cui credi e che riconosci diventerà la tua vita realtà. Tale verità saprà guidare i tuoi pensieri, la tua vita e la direzione che tutta la tua vita intraprenderà. A quel punto, sarai in grado di generare una vera fede in Dio. Quando credi davvero in Dio e ti sottometti realmente a Lui, questo genera vera fede. Questa è la vera fede in Dio. Da dove viene questa fede autentica? La si ottiene praticando e sperimentando le parole di Dio e arrivando così a comprendere la verità. Più le persone comprendono la verità, più aumenta la loro fede in Dio, più sanno su Dio e più Gli si sottomettono veramente. È così che la gente giunge a possedere una fede autentica.
Le citazioni bibliche sono tratte da
La Sacra Bibbia – Nuova Riveduta 2006 – versione standard
Copyright © 2008 Società Biblica di Ginevra.
Testo usato con permesso. Tutti i diritti riservati.
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