La Parola quotidiana di Dio: Conoscere Dio | Estratto 46

30 Maggio 2020

Diversi malintesi della gente a proposito di Giobbe

Il patimento sofferto da Giobbe non era opera di messaggeri inviati da Dio e non era stato provocato dalla mano di Dio. Invece, era stato causato personalmente da Satana, il nemico di Dio. Per questo, il livello di patimento sofferto da Giobbe fu profondo. Tuttavia, in quel momento Giobbe dimostrò, senza riserve, la sua quotidiana conoscenza intima di Dio, i principi sui quali erano basate le sue azioni giornaliere e la sua attitudine nei confronti di Dio, e questa è la verità. Se Giobbe non fosse stato tentato, se Dio non avesse inviato a Giobbe le prove, quando egli affermò: “Jahvè ha dato, Jahvè ha tolto; sia benedetto il nome di Jahvè”, si sarebbe potuto dire che Giobbe fosse un ipocrita; Dio gli aveva dato così tanti beni e quindi per forza benediceva il nome di Jahvè. Se, prima di essere assoggettato alle prove, Giobbe avesse detto: “Abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio, e rifiuteremmo d’accettare il male?”, si sarebbe potuto affermare che stesse esagerando e che non avrebbe rinnegato il nome di Dio, visto che spesso era benedetto dalla Sua mano. Se Dio gli avesse mandato delle disgrazie, sicuramente egli avrebbe rinnegato il Suo nome. Tuttavia, quando Giobbe si trovò in circostanze che nessuno avrebbe potuto desiderare, o voluto vedere o sperimentare, che tutti temerebbero di sperimentare, circostanze che anche Dio Stesso non potrebbe sopportare di vedere, Giobbe fu ancora capace di tenersi stretto alla sua integrità: “Jahvè ha dato, Jahvè ha tolto; sia benedetto il nome di Jahvè” e “Abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio, e rifiuteremmo d’accettare il male?” Di fronte alla condotta di Giobbe in queste circostanze, coloro che amano pronunciare parole altisonanti e disquisire su lettere e dottrine, rimangono ammutoliti. Coloro che esaltano il nome di Dio solo a parole, ma non hanno mai accettato le Sue prove, sono condannati dall’integrità con la quale Giobbe resistette, e coloro che non hanno mai creduto che l’uomo sia capace di resistere sulla via di Dio vengono giudicati dalla testimonianza di Giobbe. Di fronte alla sua condotta durante queste prove e alle parole che egli pronunciò, alcuni si sentiranno confusi, altri invidiosi, altri dubbiosi, e addirittura alcuni potranno apparire disinteressati, storcendo il naso davanti alla sua testimonianza, perché non solo vedono il tormento che toccò a Giobbe durante le prove, e leggono le parole da lui pronunciate, ma scorgono anche la “debolezza” umana rivelata da Giobbe, quando le prove si abbatterono su di lui. Ritengono che questa “debolezza” sia la presunta imperfezione nella “perfezione” di Giobbe, il difetto di un uomo che agli occhi di Dio era perfetto. In altre parole, si crede che coloro che sono perfetti siano irreprensibili, senza onta né macchia, che non manifestino nessuna debolezza, nessuna esperienza del dolore, che non si sentano mai infelici o demoralizzati, e che non dimostrino mai odio o nessun comportamento esteriore estremo; di conseguenza, la grande maggioranza delle persone non crede che Giobbe fosse veramente perfetto. La gente non approva gran parte del suo comportamento durante le prove. Ad esempio, quando Giobbe perse beni e figli, al contrario di quanto ci si sarebbe immaginato, non scoppiò in lacrime. La sua “condotta indecorosa” fa sì che si pensi che fosse freddo, perché non versò una lacrima e non mostrò amore per la sua famiglia. Questa è la prima impressione negativa che Giobbe dà alla gente. Si pensa che il suo comportamento successivo sia ancora più sconcertante: il gesto “si stracciò il mantello” è stato interpretato dall’uomo come mancanza di rispetto verso Dio, e “si rase il capo” viene interpretato in modo errato, con il significato di bestemmia di Giobbe e opposizione a Dio. Tranne le parole: “Jahvè ha dato, Jahvè ha tolto; sia benedetto il nome di Jahvè”, non si scorge niente della giustizia di Giobbe che fu lodata da Dio, e così il giudizio che la maggior parte delle persone formula su Giobbe non è niente di più che incomprensione, fraintendimento, dubbio, condanna e approvazione solo a livello teorico. Nessuno è capace di comprendere e apprezzare veramente le parole di Jahvè Dio, secondo le quali Giobbe era un uomo integro e retto, che temeva Dio e fuggiva il male.

Sulla base delle impressioni di Giobbe riportate sopra, si avanzano altri dubbi sulla sua giustizia, perché le azioni di Giobbe e la sua condotta registrata nelle Scritture non furono così strepitosamente toccanti come ci si sarebbe potuto immaginare. Non solo egli non compì nessuna grande prodezza, ma prese anche un coccio per grattarsi, mentre era seduto in mezzo alla cenere. Anche questo gesto stupisce le persone e fa loro mettere in dubbio, e anche negare, la giustizia di Giobbe, perché, mentre si grattava non pregava Dio, né Gli faceva promesse; inoltre, non lo si vedeva nemmeno piangere lacrime amare. In questo momento, si vede solo la debolezza di Giobbe e nient’altro, e così, anche quando si ascolta Giobbe dire “Abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio, e rifiuteremmo d’accettare il male?” si rimane completamente impassibili, o anche indecisi, e ancora incapaci di discernere la giustizia nelle parole di Giobbe. L’impressione di fondo provocata da Giobbe sulle persone durante il suo tormento è che egli non fosse né servile né arrogante. Dietro al suo comportamento, le persone non scorgono la storia che si svolgeva nelle profondità del suo cuore, né vedono il suo intimo timore di Dio o l’aderenza al principio della via della fuga dal male. La sua serenità fa in modo che le persone pensino che la sua perfezione e la sua rettitudine fossero solo parole vuote, che il suo timore di Dio fosse solo una leggenda; nel frattempo, la “debolezza” che egli rivelava all’esterno lascia su di esse una profonda impressione, fornendo loro una “nuova prospettiva”, e addirittura una “nuova comprensione” dell’uomo che Dio definisce come integro e retto. Questa “nuova prospettiva” e questa “nuova comprensione” vengono dimostrate nel momento in cui Giobbe aprì la bocca e maledisse il giorno in cui era nato.

Sebbene il livello del tormento che patì sia inimmaginabile e incomprensibile per chiunque, egli non pronunciò nessuna parola eretica, ma solo alleviò il dolore del corpo con i suoi propri mezzi. Come è testimoniato dalle Scritture, affermò: “Perisca il giorno ch’io nacqui e la notte che disse: ‘È concepito un maschio!’” (Giobbe 3:3). Forse, nessuno ha mai considerato importanti queste parole, o forse qualcuno ci può aver fatto caso. Secondo voi, significano che Giobbe si opponeva a Dio? Si tratta di una lamentela contro Dio? So che molti di voi hanno determinate idee su queste parole pronunciate da Giobbe e credono che se egli fosse stato perfetto e retto, non avrebbe dovuto manifestare nessuna debolezza o afflizione e invece avrebbe dovuto far fronte positivamente a qualsiasi attacco di Satana, e addirittura sorridere di fronte alle sue tentazioni. Non avrebbe dovuto manifestare la benché minima reazione ad alcuno dei tormenti scagliati sulla sua carne da Satana, e non avrebbe dovuto far trapelare alcuna delle sue emozioni interiori. Avrebbe addirittura dovuto chiedere a Dio che rendesse queste prove più dure. Ecco l’atteggiamento che dovrebbe essere manifestato e praticato da qualcuno che è incrollabile e che veramente teme Dio e fugge il male. In mezzo a questi estremi tormenti, Giobbe maledisse solo il giorno della sua nascita. Egli non si lamentò di Dio, né tantomeno ebbe la benché minima intenzione di opporsi a Lui. È più facile a dirsi che a farsi, perché, dagli albori dei tempi fino a oggi, nessuno ha mai sperimentato tentazioni o sofferto nella misura di Giobbe. E perché nessuno è mai stato assoggettato allo stesso tipo di tentazioni di Giobbe? Perché, dal punto di vista di Dio, nessuno è in grado di assumersi tale responsabilità o incarico, nessuno potrebbe agire come Giobbe e inoltre, a eccezione della maledizione del giorno della nascita, nessuno potrebbe, non rinnegare il nome di Dio e continuare a benedire il nome di Jahvè Dio, come fece Giobbe quando sperimentò il tormento. Qualcuno sarebbe in grado di farlo? Dicendo questo di Giobbe, stiamo lodando il suo comportamento? Era un giusto in grado di rendere tale testimonianza a Dio, e capace di far fuggire Satana totalmente sconvolto, tanto da non tornare mai più di fronte a Dio per accusarlo, e allora cosa c’è di sbagliato nel lodarlo? Avete forse principi più elevati di quelli di Dio? Agireste addirittura meglio di Giobbe nell’affrontare le vostre prove? Giobbe fu lodato da Dio, cosa potreste obiettare?

La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “L’opera di Dio, l’indole di Dio e Dio Stesso II”

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