Su cosa, esattamente, le persone fanno affidamento per vivere? (Parte 2)

Ho appena parlato principalmente di talenti e doni. Questi talenti e questi doni includono la conoscenza? C’è qualche differenza tra conoscenza e talenti? Un talento si riferisce a un’abilità. Potrebbe trattarsi di un ambito in cui qualcuno si distingue più degli altri, di un aspetto di spicco della sua levatura, di ciò in cui è il migliore o di un’abilità in cui è relativamente competente ed esperto. Tutte queste cose vengono definite talenti e doni. Che cos’è la conoscenza? A cosa si riferisce esattamente la conoscenza? Se un intellettuale ha studiato per molti anni, ha letto molti classici, ha studiato molto a fondo una certa professione o un certo ambito di conoscenza, ha ottenuto dei risultati e possiede una padronanza specifica e approfondita, questo ha a che fare con talenti e doni? La conoscenza può essere annoverata nella categoria dei talenti? (No.) Se una persona usa i talenti per eseguire il suo lavoro è possibile che sia una persona rozza e campagnola, che non possieda un’istruzione avanzata, che non abbia letto libri famosi o non riesca nemmeno a capire la Bibbia, ma potrebbe comunque possedere un po’ di levatura ed essere in grado di esprimersi con eloquenza. Questo è un talento? (Sì.) Costui ha questo talento. Significa che possiede conoscenza? (No.) Allora cosa significa conoscenza? Qual è la sua definizione? Mettiamola così: se un individuo ha studiato pedagogia, per esempio, ha conoscenza di questa professione? Di cose come il modo di istruire le persone, il modo di trasmettere le conoscenze agli altri, quali conoscenze trasmettere e così via? Possiede conoscenze in questo ambito, quindi è un intellettuale in questo ambito? Lo si può definire un individuo di talento che possiede conoscenza in quest’ambito? (Sì.) Usiamo questo esempio: se qualcuno è un intellettuale impegnato nell’istruzione, come si comporta di solito un individuo di questo tipo quando lavora o guida la chiesa? Quali sono le sue pratiche abituali? Parla a tutti come un insegnante parla a uno studente? Non importa che tono di voce usa; ciò che importa è quello che inculca e insegna agli altri. Ha vissuto secondo questa conoscenza per molti anni e questa conoscenza è essenzialmente diventata una parte della sua vita, al punto che in ogni aspetto del suo comportamento o della sua vita si può vedere che possiede questa conoscenza e vive la conoscenza che ha acquisito. È piuttosto normale vedere qualcosa di simile. Quindi, su cosa si basano di solito tali individui per svolgere il loro lavoro? Sulla conoscenza che hanno acquisito. Supponiamo, per esempio, che sentano qualcuno dire: “Non so come leggere le parole di Dio. Le tengo lì, ma non so proprio come leggerle. Come saprò cos’è la verità se non so come leggere le parole di Dio? Come capirò le Sue intenzioni se non so come leggere le Sue parole?” Costoro gli rispondono: “Lo so io, io possiedo conoscenza, quindi posso aiutarti. Questo capitolo è diviso in quattro paragrafi. Di solito, se l’articolo è di tipo narrativo, contiene sei elementi: tempo, luogo, personaggi, la causa dell’evento, il suo sviluppo e la sua conclusione. La data in cui questo capitolo della parola di Dio è stato pubblicato si trova alla fine: ottobre 2011. Questo è il primo elemento. Per quanto riguarda i personaggi, questo capitolo della parola di Dio dice ‘Io’, quindi la prima persona è Dio, e poi Dio dice ‘voi’, pronome che si riferisce a noi. Dopodiché il testo analizza gli stati di alcune persone; alcuni stati sono ribelli e arroganti, il che si riferisce a coloro che sono arroganti e ribelli, a coloro che non svolgono un lavoro reale, a coloro che compiono cattive azioni, alle persone cattive e malevole. Il corso delle cose è che le persone compiono cattive azioni. Ci sono anche alcune altre cose che riguardano diversi aspetti”. Cosa pensi di questo metodo di lavoro? È una buona cosa che costoro aiutino le persone con tanto amore, ma qual è la base delle loro azioni? (La conoscenza.) Perché cito questo esempio? Per aiutare le persone a capire più chiaramente cos’è la conoscenza. C’è chi non sa come leggere la parola di Dio ma ha ricevuto un’istruzione e magari a scuola avevano buoni voti nelle materie umanistiche, quindi potrebbe aprire una pagina della parola di Dio, leggerla e dire: “Questo capitolo della parola di Dio è espresso così bene! Nella prima sezione Dio parla in modo diretto; poi, nella seconda, il tono mostra un po’ di maestà e ira. Nella terza, tutto viene esposto in maniera specifica e chiara. È così che dovrebbe essere la parola di Dio. La quarta sezione, il riepilogo generale, fornisce alle persone il percorso di pratica. La parola di Dio è perfetta!” La loro conclusione e il loro riepilogo della parola di Dio derivano dalla conoscenza? (Sì.) Anche se questo esempio potrebbe non essere il più adeguato, nel farvelo, cosa voglio che capiate? Voglio che vediate chiaramente quanto è spregevole utilizzare la conoscenza per approcciarsi alla parola di Dio. È disgustoso. Tali persone fanno affidamento sulla conoscenza per leggere la parola di Dio, quindi possono forse fare affidamento sulla verità per agire? (No.) Assolutamente no.

Quali sono le caratteristiche del modo in cui agiscono coloro che vivono in base alla conoscenza? Innanzitutto, quali vantaggi pensano di possedere? La loro conoscenza e la loro erudizione, il fatto che sono degli intellettuali e il fatto che hanno lavorato in settori basati sulla conoscenza. Gli intellettuali agiscono secondo lo stile, le caratteristiche e i modelli degli intellettuali, quindi non possono fare a meno di assumere una sorta di aria intellettuale nell’agire, cosa che induce gli altri ad ammirarli. È così che agiscono gli intellettuali; si concentrano sempre su quell’aria intellettuale. A prescindere da quanto appaiano deboli e gentili esteriormente, hanno dentro di sé cose che non sono certamente né deboli né gentili, e hanno sempre delle opinioni su tutto. Vogliono sempre mettersi in mostra in ogni cosa, usare i loro espedienti meschini e analizzare e gestire le cose in base ai punti di vista, agli atteggiamenti e ai modelli di pensiero della conoscenza. La verità è per loro qualcosa di estraneo e di molto difficile da accettare. Quindi, il primo atteggiamento di un individuo di questo tipo nei confronti della verità è analizzarla. Su cosa si basano per analizzarla? Sulla conoscenza. Vi faccio un esempio. Coloro che hanno studiato regia possiedono conoscenza della regia? Che tu abbia studiato sistematicamente regia nei libri o che l’abbia studiata in maniera pratica e l’abbia fatto come lavoro, in breve, padroneggerai le conoscenze in quest’ambito. Che tu abbia studiato regia approfonditamente o solo superficialmente, se ti trovassi a svolgere il lavoro di regista nel mondo dei non credenti, la conoscenza che hai acquisito in questo campo o la tua esperienza da regista sarebbero molto utili e preziose. Ma possedere questo tipo di conoscenza significa forse che sarai senza dubbio in grado di svolgere bene il lavoro relativo ai film della casa di Dio? La conoscenza che hai acquisito può davvero aiutarti a testimoniare Dio attraverso i film? Non necessariamente. Se continui a mettere l’accento su ciò che hai appreso dai libri di testo e sulle regole e sui requisiti della conoscenza del settore, puoi forse svolgere bene il tuo dovere? (No.) Qui non vi è forse un punto di contrasto o di conflitto? Quando le verità principi si scontrano con questo aspetto della conoscenza, come risolvi la questione? Accetti come guida la tua conoscenza oppure le verità principi? Potete forse garantire che ogni inquadratura, ogni scena e ogni sequenza che girerete non saranno adulterate o che conterranno molto poco dell’adulterazione apportata dalla vostra conoscenza e che siano completamente in conformità agli standard e ai principi richiesti dalla casa di Dio? Se questo non è possibile, allora nessuna delle conoscenze che hai acquisito è di una qualche utilità nella casa di Dio. Pensaci: a cosa serve la conoscenza? Quale tipo di conoscenza è utile? Quale tipo di conoscenza contraddice la verità? Che cosa ottengono le persone dalla conoscenza? Quando le persone acquisiscono più conoscenza, diventano più pie e più in possesso di un cuore che teme Dio oppure diventano più arroganti e presuntuose? Dopo aver acquisito molta conoscenza le persone diventano complicate, dogmatiche e arroganti. C’è qualcos’altro di fatale di cui potrebbero non essersi rese conto: quando padroneggiano molta conoscenza diventano interiormente caotiche e prive di principi e più conoscenza padroneggiano, più questo caos aumenta. Nella conoscenza si possono forse trovare risposte a domande come perché le persone vivano e sul valore e sul significato dell’esistenza umana? Si possono trovare conclusioni in merito al luogo da cui le persone provengono e a quello in cui andranno? La conoscenza è forse in grado di dirti che provieni da Dio e che sei stato creato da Dio? (No.) Allora, cos’è esattamente ciò che è trattato negli studi sulla conoscenza o inculcato nelle persone dalla conoscenza? Cose materiali, cose atee, cose che le persone possono vedere e cose della mente che possono riconoscere, molte delle quali derivano dalle loro fantasie e semplicemente non sono concrete. La conoscenza inculca inoltre in loro filosofie, ideologie, teorie, leggi naturali e così via, eppure ci sono molte cose che non è capace di spiegare chiaramente. Come si formano il tuono e il fulmine, per esempio, o perché le stagioni cambiano. La conoscenza può forse fornirti le vere risposte a queste domande? Perché in questo periodo il clima sta cambiando e sta diventando anormale? La conoscenza può forse spiegarlo chiaramente? Può risolvere questo problema? (No.) Essa non sa spiegarti le questioni relative alla fonte di tutte le cose, quindi non può risolvere questi problemi. Ci sono anche quelli che chiedono: “Perché alcune persone tornano in vita dopo essere morte?” La conoscenza ti ha per caso fornito la risposta a questa domanda? (No.) Che cosa ti dice allora la conoscenza? Parla alle persone di molte usanze e regole. Per esempio, l’idea che le persone debbano allevare figli e mostrare pietà filiale nei confronti dei loro genitori è un tipo di conoscenza sulla vita umana. Da dove proviene questa conoscenza? Viene insegnata dalla cultura tradizionale. Ebbene, cosa ottengono le persone da tutta questa conoscenza? Qual è l’essenza della conoscenza? In questo mondo ci sono molte persone che hanno letto i classici, che hanno ricevuto un alto livello di istruzione, che sono colte o che padroneggiano un ambito specialistico della conoscenza. Quindi, sul cammino della vita, tali persone hanno la direzione e gli obiettivi giusti? Hanno una linea di base e dei principi di comportamento? Inoltre, sanno adorare Dio? (No.) Facendo ancora un ulteriore passo avanti, comprendono forse un qualsiasi elemento della verità? (No.) Quindi, che cos’è la conoscenza? Cosa ottengono le persone dalla conoscenza? Le persone probabilmente hanno un po’ di esperienza in merito. In passato, quando non possedevano conoscenza, i rapporti tra loro erano semplici; lo sono ancora, adesso che le persone hanno acquisito conoscenza? La conoscenza rende le persone più complicate e non più pure. La conoscenza priva maggiormente le persone della normale umanità e di obiettivi di vita. Più conoscenza le persone acquisiscono, più si allontanano da Dio. Più acquisiscono conoscenza, più rinnegano la verità e la parola di Dio. Più conoscenza possiedono, più diventano estreme, ostinate e irragionevoli. E qual è il risultato? Il mondo diventa via via più oscuro e sempre più malvagio.

Abbiamo appena parlato di come risolvere i conflitti o i contrasti tra l’applicazione della conoscenza e le verità principi quando questi si presentano. Cosa fate quando vi trovate in una situazione del genere? Alcuni di voi offrirebbero della dottrina: “Cosa c’è di difficile nel praticare in base alle verità principi? Cosa non può essere abbandonato?” Ma quando vi succede qualcosa continuate come prima, seguendo la vostra volontà e le vostre nozioni e fantasie, e anche se magari a volte vorreste praticare la verità e agire in base ai principi, non riuscite proprio a farlo, a prescindere. Tutti sanno che è giusto, per una questione di dottrina, agire in base alle verità principi; sanno che la conoscenza non è certo in linea con le verità principi e che, in casi di conflitto o contrasto tra le due cose, devono iniziare a praticare secondo le verità principi e abbandonare la conoscenza. Ma è così semplice, in termini fattuali? (No.) No, non è così semplice. Allora, quali sono le difficoltà che si incontrano nella pratica? In che modo si dovrebbe praticare per agire in base alle verità principi? Questi sono problemi concreti, non è così? Come andrebbero risolti? Prima di tutto, ci si dovrebbe sottomettere. Ma le persone hanno un’indole corrotta e a volte non riescono a farlo. Dicono: “‘Puoi condurre un cavallo all’acqua, ma non puoi obbligarlo a bere’; tentare di farmi sottomettere non è molto diverso, giusto? Cosa c’è di male se agisco in virtù della mia conoscenza? Se insistete perché io agisca in base alle verità principi, non mi sottometterò”. Che cosa fai in questi momenti, quando un’indole ribelle è volta a causare problemi? (Prego.) A volte la preghiera non può risolvere il problema. Dopo aver pregato, potresti avere un atteggiamento e una mentalità leggermente migliori e magari cambiare in parte il tuo stato ma, se non comprendi o non hai chiare le verità principi pertinenti, la tua sottomissione potrebbe infine rivelarsi niente più che una mera formalità. In queste occasioni, devi comprendere la verità, ricercare le verità pertinenti e sforzarti di riuscire a capire in che modo ciò che stai facendo giova al lavoro della casa di Dio, al testimoniarLo e alla diffusione delle Sue parole. Devi avere le idee chiare su queste cose. Qualunque sia il tuo dovere, qualunque cosa tu stia facendo, devi iniziare col pensare al lavoro e agli interessi della casa di Dio, alla diffusione delle parole di Dio, o a ciò che lo svolgimento del tuo dovere è volto a raggiungere. Questo viene prima di tutto. Non c’è mai spazio per l’ambiguità né per il compromesso su questo punto. Se in momenti come questi scendi a compromessi, non stai svolgendo il tuo dovere con sincerità e non stai praticando la verità; e ancora peggio, è legittimo dirlo, ti stai occupando delle tue faccende personali. Stai facendo le cose per te stesso invece di svolgere il dovere di un essere creato. Se qualcuno vuole portare a termine l’incarico ricevuto da Dio e svolgere bene il dovere dell’uomo, la verità che dovrebbe capire e praticare per prima è che deve soddisfare le intenzioni di Dio. Devi avere questa visione. Svolgere un dovere non consiste nel fare cose per te stesso o occuparti delle tue faccende personali, e tanto meno nel testimoniare e promuovere te stesso, né riguarda la tua fama, il tuo guadagno e il tuo prestigio. Non è questo il tuo obiettivo. Si tratta invece di svolgere bene il tuo dovere e di testimoniare Dio; si tratta di assumerti le tue responsabilità e di soddisfare Dio; si tratta di vivere secondo la coscienza e la ragione dell’umanità normale, di vivere la sembianza di un essere umano, di vivere davanti a Dio. Con questo tipo di mentalità corretta, si può facilmente scavalcare l’ostacolo di vivere secondo la propria conoscenza. Alcune sfide permarranno, ma durante questo processo passeranno gradualmente e le circostanze cambieranno in meglio. Allora, come procede la vostra esperienza attuale? Sta migliorando o è ferma lì? Se agite sempre in base alla conoscenza e all’intelligenza e non ricercate mai le verità principi, riuscirete a crescere nella vita? Siete giunti a una conclusione in merito? A quanto pare siete ancora tutti piuttosto confusi sulla questione dell’ingresso nella vita e non ne possedete i principi specifici, il che significa che siete sprovvisti di un’esperienza più profonda o più autentica dei principi e del cammino di pratica della verità. Alcuni, qualunque cosa accada loro, agiscono sempre secondo la loro conoscenza. Si limitano a sostenere in modo generale alcune verità principi in questioni semplici, lasciandosi sempre guidare dalla loro conoscenza e relegando le verità principi subordinate. Praticano secondo questa sorta di mediazione e compromesso; non esigono rigorosamente da sé stessi la piena sottomissione o un modo di agire che sia in assoluta conformità con le verità principi. È giusto comportarsi così o no? Qual è il pericolo di questo tipo di pratica? Non rende forse inclini a smarrirsi? A opporsi a Dio e a offendere la Sua indole? È soprattutto questo che le persone dovrebbero capire. Vi è chiara ora la differenza tra svolgere un dovere nella casa di Dio e trovare un lavoro e tirare a campare nella vita del mondo? Ne avete una chiara consapevolezza nel cuore? Dovreste riflettere e ponderare spesso al riguardo. Qual è la differenza più grande tra le due cose? Lo sapete? (Svolgere un dovere nella casa di Dio ha a che fare con l’acquisizione della verità e il cambiamento della nostra indole corrotta; trovare un lavoro nel mondo riguarda la vita della carne.) Ci sei molto vicino, ma c’è una cosa che non hai menzionato: svolgere un dovere nella casa di Dio significa vivere in base alla verità. Qual è il significato di vivere in base alla verità? Per le persone, è che la loro indole può cambiare e che alla fine possono essere salvate; per Dio, è che può guadagnare te, un essere creato, e riconoscere che sei una Sua creatura. In base a che cosa vivono dunque le persone quando trovano un lavoro nel mondo? (Alle filosofie di Satana.) Alle filosofie di Satana, le quali, prese complessivamente, equivalgono a vivere in base all’indole corrotta di Satana. È la stessa cosa, sia che insegui la fama, il guadagno e il prestigio, sia che punti alla ricchezza, sia che miri a cavartela e a sopravvivere: stai vivendo in base a un’indole corrotta. Quando trovi un lavoro nel mondo, ti devi arrovellare il cervello per guadagnare soldi. Per ascendere la scala della fama, del guadagno e del prestigio, devi fare interamente affidamento su cose come la competizione, la contesa, la lotta, la spietatezza, la malignità e l’omicidio; è questo l’unico modo per farcela. Per svolgere un dovere nella casa di Dio, devi vivere secondo le parole di Dio e comprendere la verità. Le cose negative di Satana non solo sono inutili, ma ci si deve anche liberare di esse. Nessuna cosa satanica è sostenibile. Se qualcuno vive secondo cose sataniche, deve essere giudicato e castigato; se qualcuno vive di cose sataniche ed è fermamente restio a pentirsi, va eliminato e abbandonato. Questa è la differenza più grande tra svolgere un dovere nella casa di Dio e trovare un lavoro nel mondo.

Quando le persone vivono in base alla loro conoscenza, in che tipo di stato stanno vivendo? Che cosa sperimentano più profondamente? Non appena impari qualcosa in un certo ambito, ti senti competente, eccezionale, e di conseguenza vieni poi vincolato dalla conoscenza che possiedi. Hai assunto la conoscenza come tua vita, e quando ti succede qualcosa è questa tua conoscenza a emergere per ordinarti di fare questo o quello. Vorresti liberartene, ma non ci riesci, poiché si è impressa nel tuo cuore e nient’altro può sostituirla. Questo è il significato di “la prima impressione è quella che resta”, per così dire. Ci sono alcuni ambiti di conoscenza che sarebbe meglio non aver studiato affatto. Averli appresi è un peso e una seccatura. La conoscenza abbraccia molti campi: l’istruzione, la legge, la letteratura, la matematica, la medicina, la biologia e così via, tutti derivati dall’esperienza diretta delle persone. Si tratta di forme di conoscenza concreta; gli individui non possono vivere senza di esse e sono tenuti a studiarle. Ma ci sono alcune forme di conoscenza che sono velenose per l’umanità; sono veleni satanici, provengono da Satana. Prendiamo per esempio le scienze sociali, i cui insegnamenti includono cose come l’ateismo, il materialismo e l’evoluzionismo, nonché il confucianesimo, il comunismo e le superstizioni feudali: queste sono tutte forme negative di conoscenza che provengono da Satana e il cui scopo principale è quello di contaminare, corrodere e distorcere il pensiero umano, vincolando e controllando i pensieri delle persone con il fine ultimo di corromperle, danneggiarle e distruggerle. La perpetuazione del cognome della famiglia, per esempio, e la pietà filiale, e la glorificazione della propria famiglia, e la formula che recita: “Coltivare sé stessi, mettere in ordine la propria famiglia, governare la nazione e portare la pace a tutti”: sono tutti insegnamenti della cultura tradizionale. E oltre a questi ci sono le varie teorie teologiche, tuttora vigenti nella società, del buddismo, del taoismo e della religione moderna. Anche queste rientrano nell’ambito della conoscenza. Alcuni, per esempio, hanno prestato servizio come pastori o predicatori oppure hanno studiato teologia. Che cosa deriva dall’aver acquisito tali conoscenze? È una benedizione o una maledizione? (Una maledizione.) In che modo diventa una maledizione? Se queste persone non parlano, allora va bene, ma quando aprono la bocca ne esce fuori la dottrina religiosa. Non fanno che tentare di predicare dottrine spirituali; inculcano negli individui i modi ipocriti dei farisei anziché far loro capire la verità. La conoscenza teologica riguarda principalmente la teoria teologica. Qual è la caratteristica più prominente della teoria teologica? Essa instilla nelle persone cose che loro ritengono spirituali e, una volta che hanno assorbito queste cose pseudo-spirituali, esse costituiscono la loro prima e ultima impressione. Anche se hai ascoltato le parole che Dio esprime, in quel momento non sarai in grado di capirle, e verrai vincolato dalla conoscenza e dalle teorie dei farisei. Questa è una cosa molto pericolosa. Una persona del genere non avrà forse difficoltà ad accettare la verità? Riassumendo, se vivi secondo la dottrina e la conoscenza, se svolgi il tuo dovere e agisci in base ai tuoi doni, potresti anche essere capace di compiere alcune buone azioni, tali agli occhi degli altri. Ma quando vivi in uno stato del genere ne hai consapevolezza? Riesci a riconoscere che stai vivendo in base alla tua conoscenza? Riesci a percepire quali conseguenze può causare vivere in base alla conoscenza? Non ti ritrovi forse con una sensazione di vuoto nel cuore, con un senso di quanto una simile vita sia priva di significato? E perché ciò accade, esattamente? Le risposte a queste domande andrebbero chiarite. Ecco a che punto siamo in merito alla questione della conoscenza.

Abbiamo appena discusso i temi della conoscenza e dei doni. C’è un’altra questione: molte persone sono arrivate dalla loro fede iniziale in Dio fino al presente senza aver mai saputo cos’è la verità, né come dovrebbero praticarla e perseguirla. Hanno vissuto tutto questo tempo in base a una credenza, o a nozioni e fantasie umane. In parole povere, costoro vivono in base alle cose che ritengono giuste. Vanno in giro a sostenerle ossessivamente e le considerano addirittura come la verità. Pensano che, fintanto che persevereranno nella loro pratica fino alla fine, saranno vincitori e sopravviveranno. Credono in Dio in virtù di tale nozione. Sono capaci di soffrire, di rinunciare alla famiglia e alla carriera, di abbandonare le cose che amano, e poi riassumono le cose in poche regole, che mettono in pratica come se fossero la verità. Per esempio, quando vedono che qualcuno sta passando un momento difficile, o che la famiglia di qualcuno sta attraversando un brutto periodo, si fanno carico di contattarlo e aiutarlo. Chiedono di lui, si prendono cura di lui e si occupano di lui. Se c’è un lavoro sporco o impegnativo da svolgere, lo fanno in modo proattivo. Ciò che è sporco o impegnativo non li disturba. Non sono esigenti. Non discutono con gli altri nell’interagire con loro e fanno del loro meglio per raggiungere un accordo amichevole con tutti. Non bisticciano con gli altri e imparano a essere benevoli e tolleranti con tutti, tanto che chiunque passi del tempo con loro dirà che sono delle brave persone e dei veri credenti. Quando si tratta di Dio, fanno qualunque cosa Egli chieda loro di fare e vanno ovunque Lui li mandi. Non oppongono resistenza. In base a cosa stanno vivendo? (Allo zelo.) Non si tratta di una semplice forma di zelo: stanno vivendo secondo una credenza che ritengono giusta. Costoro non capiranno la verità nemmeno dopo anni di fede in Dio, né sapranno cosa significa praticare la verità, o sottomettersi a Dio, o soddisfarLo, o ricercare la verità, né cosa sono le verità principi. Non sapranno queste cose. Non sapranno nemmeno cos’è una persona onesta o come esserlo. La loro convinzione è: “Non devo far altro che vivere in questo modo e continuare a seguire. Qualunque sermone la casa di Dio predichi, io manterrò il mio modo di fare le cose; comunque Dio mi tratti, non rinuncerò a credere in Lui e non Lo abbandonerò. Posso svolgere qualsiasi dovere mi venga richiesto”. Hanno l’impressione di poter essere salvati praticando in questo modo. Purtroppo però, pur non manifestando gravi problemi nel loro atteggiamento, non comprendono alcuna verità, neanche dopo aver ascoltato sermoni per così tanti anni. Non comprendono la verità della sottomissione e non sanno come praticarla, non comprendono la verità dell’essere una persona onesta, né la verità dello svolgere lealmente il proprio dovere, né cosa significa essere superficiali. Non sanno se mentono o se sono delle persone propense all’inganno. Costoro non sono forse da compatire? (Sì.) In base a cosa vivono? Si potrebbe dire che vivono del loro cuore puro come quello di un bambino? Perché si potrebbe dire questo? Perché, come loro credono, “quello che ho nel cuore è alla luce del sole perché l’universo possa vederlo. Non è chiaro alle persone, loro non riescono a vederlo, ma il Cielo lo sa”. Ecco quanto è “sincero” il loro cuore: nessuno può capirlo ed è fuori dalla portata di tutti. Perché definirlo un cuore puro come quello di un bambino? Perché hanno una sorta di stato d’animo, un sentimento, e usano questo loro sentimento personale o questa loro illusione per interpretare ciò che un credente in Dio dovrebbe fare e cosa sia un dovere. Usano inoltre questo sentimento per codificare i requisiti posti da Dio. La loro convinzione è: “Dio non richiede realmente alle persone di fare alcunché, né di possedere grandi capacità o di comprendere molta verità. È sufficiente che una persona abbia un cuore puro come quello di un bambino. È così semplice credere in Dio: ti basta continuare ad agire in virtù della forza di un cuore puro come quello di un bambino”. Eppure non smettono di mentire, né di opporre resistenza, di ribellarsi, di nutrire nozioni o di tradire. Qualunque cosa facciano, non la ritengono importante, e pensano invece: “Ho un cuore di amore per Dio. Nessuno può incrinare il mio rapporto con Dio, nessuno può smorzare il mio amore per Lui e nessuno può intaccare la mia lealtà nei Suoi confronti”. Che tipo di mentalità è questa? Una mentalità assurda, non è così? È assurda e va compatita. Lo spirito di una persona del genere si trova in uno stato inaridito, carente e miserevole. Perché “inaridito”? Perché quando costui si trova di fronte a una cosa semplice, per esempio quando ha detto una bugia, non lo sa e non se ne rende conto. Non prova alcuna riprovazione, né alcun tipo di sentimento. Ha seguito Dio fino a oggi senza criteri rigorosi di valutazione in nulla di quello che fa. Non sa che tipo di persona è, né se è una persona propensa all’inganno, e neppure se è stato davvero capace di essere onesto o se è in grado di sottomettersi ai requisiti posti da Dio. Non sa nulla di tutto ciò. Ecco quanto è miserevole e inaridito nello spirito. Perché dire che è inaridito nello spirito? Perché non sa cosa gli viene richiesto da Dio, né perché crede in Dio, e nemmeno che tipo di persona dovrebbe perseguire di essere. Non sa quali azioni sono irragionevoli o quali violano le verità principi. Non sa quale atteggiamento adottare con le persone malevole e quale con le persone buone; non sa con chi dovrebbe interagire o a chi avvicinarsi. Quando diventa negativo, non sa nemmeno in quali stati è precipitato. Ecco cosa significa essere inariditi nello spirito. Voi siete così? (Sì.) Non Mi piace sentirvelo dire, ma è questo il tipo di stato in cui vi trovate. Siete costantemente emotivi e nessuno sa quando questo cambierà.

Cosa significa essere emotivi? Facciamo un esempio. Alcuni sentono di amare molto Dio. In particolare, si sentono molto onorati e doppiamente benedetti per essere nati negli ultimi giorni, per aver accettato questa fase dell’opera di Dio e per aver potuto ascoltare le Sue parole con le proprie orecchie e sperimentare la Sua opera di persona. Di conseguenza, pensano di dover trovare un modo per esprimere il loro cuore puro come quello di un bambino. E come lo fanno? Le loro emozioni emergono in superficie, il loro ardore è pronto a scoppiare, diventano un po’ irragionevoli e le loro emozioni si fanno anormali. E da questo emerge la spregevolezza. Nella Cina continentale, i credenti si trovavano in un ambiente ostile per via della loro fede in Dio e vivevano nell’oppressione. Allora possedevano ardore e desideravano gridare: “Dio Onnipotente, provo amore per Te!” Ma non c’era un posto in cui farlo; non potevano, per paura di essere arrestati. Ora vivono all’estero e sono liberi di credere; hanno finalmente un posto in cui dare sfogo al loro cuore puro come quello di un bambino. Hanno bisogno di esprimere quanto amano Dio. E così escono in strada e trovano un luogo senza molta gente intorno dove poter gridare quanto vogliono. Prima di riuscirci, però, si sentono privi della sicurezza necessaria per farlo. Si guardano intorno e il loro grido non vuole venir fuori. Cosa passa loro per la testa? “Non ci siamo. Non basta avere un cuore puro come quello di un bambino. Non ho ancora un cuore di amore per Dio. Non c’è da stupirsi se non ho nulla da gridare”. E così, rattristati e addolorati, tornano a casa e pregano Dio in lacrime: “Oh, Dio, non avevo il coraggio di gridare ‘Provo amore per Te’ quando mi trovavo in un ambiente che non lo permetteva. Ora sono in un ambiente che lo permetterebbe, eppure ancora non mi sento sicuro abbastanza. Il mio grido non vuole venir fuori. A quanto pare la mia statura e la mia fiducia sono troppo scarse. Non possiedo la vita”. Da quel momento in poi, pregano riguardo a tale questione, si preparano e vi si applicano. Spesso leggono le parole di Dio e ne sono commossi fino alle lacrime, e queste emozioni e questo entusiasmo crescono e si accumulano nel loro cuore. La cosa va avanti fino a quando un giorno si sentono abbastanza pieni di emozione da poter recarsi in una pubblica piazza capace di contenere diverse migliaia di persone e gridare “Dio Onnipotente, provo amore per Te” davanti alla folla; tuttavia, quando raggiungono la piazza e vedono tutte le persone presenti, il loro grido non viene fuori. Forse non l’hanno ancora gridato, nemmeno adesso. Ma, che lo abbiano fatto o meno, cosa significherebbe? Gridare in quel modo equivale forse a praticare la verità? Equivale a testimoniare Dio? (No.) Allora perché si ostinano a volerlo gridare? Sono convinti che quel loro grido sarebbe più forte ed efficace di qualsiasi altro metodo per diffondere le parole di Dio e testimoniarLo. Ecco cosa significa essere una persona con un cuore puro come quello di un bambino. È una cosa positiva o negativa avere tali emozioni? È normale o anormale? Può essere classificato all’interno dell’ambito della normale umanità? (No.) Perché no? Qual è l’obiettivo di Dio nel far svolgere dei doveri alle persone e nel far loro comprendere e praticare la verità? Si tratta di accrescere l’emozione dell’amore che nutrono per Lui o l’emozione dello svolgimento del loro dovere? (No.) Provate queste emozioni a volte, o magari spesso? (Sì.) Quando le provate, avete la sensazione che si manifestino in modo improvviso e anomalo, o che siano difficili da reprimere? Dovete tenerle a freno, per quanto difficili siano da reprimere. Al di là di tutto, sono semplicemente delle emozioni, non i risultati che si conseguono dopo aver compreso e praticato la verità o dopo aver seguito la via di Dio. Costituiscono uno stato anormale. Questo stato anormale può quindi essere classificato come ostinazione radicale? Ciò varia a seconda dei casi. Ci sono diversi gradi; alcuni possono essere classificati come ostinazione radicale, altri si spingono al livello dell’assurdità. È normale che occasionalmente una persona manifesti in minima parte questo stato d’animo. Quali sono dunque le manifestazioni anormali che lo caratterizzano? Fare qualcosa sotto la spinta di un’emozione irreprimibile. Quando un individuo vive ogni giorno e si affanna per questa cosa, anche leggendo le parole di Dio, diffondendo il Vangelo e svolgendo qualsiasi dovere in virtù di essa, quando tutto ruota intorno a questa cosa, la quale diventa il valore e il significato dell’esistenza e della vita di costui, allora è un problema. L’obiettivo e la direzione di questa persona vengono deviati. C’è una spregevolezza in coloro che vivono secondo il loro cuore puro come quello di un bambino. C’è qualcosa di ostinato in loro, e nutrono emozioni anormali. Se un individuo vive secondo queste cose e si trova spesso in questo stato, può capire la verità? (No.) Se non può capire la verità, in che assetto mentale si trova quando ascolta i sermoni? Che intenzione nutre mentre legge le parole di Dio? Chi crede sempre in Dio con un cuore puro come quello di un bambino e con cerimonie religiose può comprendere e acquisire la verità? (No.) Perché no? Tutto ciò che fa si basa non sulla verità, ma sulla teoria religiosa e su nozioni e fantasie. Non ha nemmeno a che fare con il perseguimento e con la pratica della verità. Un individuo di questo tipo non ha affatto interesse per cosa sia realmente la verità o per cosa dicano le parole di Dio. Non si interessa di questo, come se per credere in Dio bastasse un cuore puro come quello di un bambino, come se bastasse gestire le cose e adoperarsi per la chiesa. Per costui è così semplice. Non capisce cosa significhi comprendere e praticare la verità, né cosa si debba perseguire per essere salvati. A volte magari pensa a queste cose, ma non riesce a capirle. Per tutto il tempo non fa che pensare: “Fintanto che avrò zelo, raggiungerò un livello elevato di emozioni e riuscirò a perseverare fino alla fine, potrò essere salvato”, e di conseguenza, trascinato dalle sue emozioni elevate, non compie altro che azioni sciocche, che vanno contro le verità principi. Alla fine, viene rivelato ed eliminato. A quanto pare, dopo tutto le emozioni forti non sono questa gran cosa.

C’è un altro stato alquanto grave che si manifesta nel vivere con un cuore puro come quello di un bambino: alcuni credono in Dio facendo continuamente affidamento sull’entusiasmo. Il fuoco nei loro cuori non si spegne mai; sono convinti che tutto ciò di cui hanno bisogno per credere in Dio sia un cuore puro come quello di un bambino. Pensano: “Non ho bisogno di comprendere la verità, non ho bisogno di esaminare me stesso, non ho bisogno di presentarmi davanti a Dio per confessare i miei peccati e pentirmi, e di certo non ho bisogno di accettare alcun giudizio, castigo o potatura, né censure e critiche da parte di nessuno. Non ho bisogno di queste cose. Tutto ciò di cui ho bisogno è un cuore puro come quello di un bambino”. Questo è il principio della loro fede in Dio. Pensano: “Non devo accettare il giudizio e il castigo. Mi basta sentirmi a posto con me stesso. Non ho dubbi che Dio sia contento di questo mio comportamento. Se io sono felice, Dio è felice; tutto qui. Se credo in Dio in questo modo, sarò salvato”. Non è un modo di pensare terribilmente ingenuo? Una volta vi trovavate in uno stato del genere, non è vero? (Sì.) Se vivete fino alla fine in uno stato del genere, incapaci di qualsiasi cambiamento, allora è lecito affermare che non comprendete neanche un briciolo di verità. La verità non ha alcuna rilevanza per voi. Non conoscete l’obiettivo né il significato della salvezza dell’uomo da parte di Dio e non capite cosa la fede in Dio comporti. Qual è la differenza tra avere fede in Dio e credere nella religione? Tutti concepiscono il credere nella religione come qualcosa dovuto al fatto che la persona è priva di sostentamento o può avere difficoltà in famiglia. Oppure significa voler trovare qualcosa su cui fare affidamento, procurarsi un sostegno spirituale. Credere nella religione spesso non consiste in nient’altro che nell’indurre le persone a essere buone e benevole, ad aiutare gli altri, a essere gentili, a svolgere più buone azioni per accumulare virtù, a non commettere omicidi né incendi dolosi, a non infrangere la legge né commettere crimini, a non fare cose brutte, a non picchiare gli altri né inveire contro di loro, a non rubare né rapinare, a non ingannare né imbrogliare. Questo è il concetto del “credere nella religione” che tutti hanno in testa. Nel vostro cuore, oggi, quanto è presente del concetto di credere nella religione? Le cose che vengono associate al credere nella religione sono in linea con la verità? Da dove provengono esattamente? Lo sapete? Se avete fede in Dio con un cuore che crede nella religione, quale sarà il risultato? È questo il modo giusto di avere fede in Dio? Vi è una differenza tra lo stato del credere nella religione e lo stato dell’avere fede in Dio? Qual è la differenza tra credere nella religione e avere fede in Dio? Quando hai cominciato ad avere fede in Dio, forse ritenevi che credere nella religione e avere fede in Dio fossero la stessa cosa. Ma oggi, dopo aver avuto fede in Dio per diversi anni, che cosa ritieni significhi realmente credere? Esiste qualche differenza rispetto al credere nella religione? Credere nella religione significa seguire certi riti religiosi per apportare felicità e conforto al proprio spirito. Non è legato a questioni riguardanti il cammino che si percorre o il modo in cui si vive la propria vita. Non vi è alcun cambiamento nel tuo mondo interiore; tu sei sempre tu, e la tua natura essenza rimane la stessa. Non hai accettato le verità che provengono da Dio e non ne hai fatto la tua vita; hai soltanto compiuto alcune buone azioni o seguito cerimonie e regole. Ti sei soltanto dedicato ad alcune attività legate al credere nella religione, tutto qui. Allora, che cosa indica la fede in Dio? Indica un cambiamento del modo in cui vivi, significa che vi è già stato un mutamento di valore della tua esistenza e dei tuoi scopi nella vita. In origine vivevi per cose come onorare gli antenati, distinguerti dalla massa, avere una bella vita, impegnarsi per ottenere fama e fortuna. Oggi hai abbandonato queste cose. Non segui più Satana, anzi desideri rinunciarvi, abbandonare questa tendenza malvagia. Stai seguendo Dio, ciò che accetti è la verità, e il cammino che percorri è quello del perseguimento della verità. L’orientamento della tua vita è cambiato completamente. Dopo aver iniziato a credere in Dio, affronti la vita in modo diverso, hai un modo di vivere differente, segui il Creatore, Ne accetti la sovranità e le disposizioni e ti sottometti a esse, accetti la salvezza da parte Sua e, in definitiva, diventi un vero essere creato. Tutto questo non significa forse cambiare il tuo modo di vivere? È tutto il contrario del tuo perseguimento e del tuo modo di vivere precedenti e delle motivazioni e del significato che erano alla base di tutto ciò che facevi: sono del tutto in contrasto, sono su livelli completamente diversi. Concludiamo qui in merito alla differenza tra avere fede in Dio e credere nella religione. Riuscite a vedere in voi stessi lo stato di possedere un “cuore puro come quello di un bambino” di cui abbiamo parlato? (Sì.) Allora, state vivendo con un cuore puro come quello di un bambino per la maggior parte del tempo oppure vi trovate in questo stato solo occasionalmente? Se avviene occasionalmente, ciò dimostra che ti sei già liberato di questo stato e hai iniziato a perseguire la verità, che hai cominciato a emergere da questo stato di cose; se per la maggior parte del tempo stai ancora vivendo con un cuore puro come quello di un bambino e non sai come vivere secondo le parole di Dio, secondo la verità, né come liberarti dai vincoli di un cuore puro come quello di un bambino ed emergere da questo stato, ciò dimostra che non stai vivendo davanti a Dio, che ancora non sai cosa sia la verità né come ricercarla. È una differenza rilevante? (Sì.) Se continui a vivere in questo modo, senza capire minimamente la verità, sei in pericolo: prima o poi dovrai essere eliminato. Per quanto riguarda il modo in cui nasce questo cuore puro come quello di un bambino, dovrai ricercare la verità, analizzare questo stato e cambiarlo. Perché mai qualcuno possiederebbe questo cuore puro come quello di un bambino, quali sono le conseguenze del credere in Dio facendo affidamento sul fervore, se puoi o meno acquisire la verità credendo in Dio in questo modo, se ciò rafforzerà la tua fede in Dio oppure no: devi avere chiarezza nel cuore riguardo a tali domande. Questo ti richiede di operare confronti con te stesso, di riflettere e di ricercare la soluzione.

C’è una categoria di individui che nel cuore nutrono entusiasmo per la loro fede in Dio. Qualsiasi dovere è per loro accettabile, così come un po’ di avversità, ma hanno un temperamento instabile: sono emotivi, volubili e imprevedibili. Agiscono solo in base al loro umore. Quando sono felici, svolgono bene il lavoro che è stato affidato loro e vanno d’accordo con ogni collaboratore e con chiunque si trovi insieme a loro. Inoltre, sono disposti ad assumersi ulteriore carico di lavoro: qualsiasi dovere stiano svolgendo, provano un senso di responsabilità nei suoi confronti. È così che si comportano quando si trovano in uno stato positivo. Potrebbe esserci un motivo per cui questi individui si trovano in uno stato positivo: magari sono stati elogiati per aver fatto un buon lavoro nel loro dovere e si sono guadagnati la stima e l’approvazione da parte del gruppo. O magari il lavoro che hanno svolto è apprezzato da molte persone, quindi si gonfiano come un palloncino che si riempie a ogni lode. E così, continuano a svolgere lo stesso dovere ogni giorno, ma al tempo stesso non afferrano mai le intenzioni di Dio né ricercano le verità principi. Agiscono sempre in virtù della loro esperienza. L’esperienza è forse la verità? È affidabile agire in base all’esperienza? È in accordo con le verità principi? Agire in base all’esperienza non è in accordo con i principi; vi saranno inevitabilmente momenti in cui la cosa non funzionerà. Arriva quindi un giorno in cui costoro non svolgono bene il loro dovere. Molte cose vanno storte ed essi vengono potati. Il gruppo non è soddisfatto di loro. E allora diventano negativi: “Non voglio più svolgere questo dovere. Lo faccio male. Voi siete tutti più bravi di me. Sono io che non sono bravo. Chiunque sia disposto a svolgerlo, faccia pure!” Qualcuno condivide con loro sulla verità ma non riesce a far breccia, e loro, non capendo, dicono: “Cosa c’è da condividere al riguardo? Non mi interessa se è la verità o meno: svolgerò il mio dovere quando sono felice e non lo svolgerò quando non lo sono. Perché farla tanto complicata? Non ho intenzione di svolgerlo ora; aspetterò un giorno in cui sarò felice”. Questo è il loro modo di essere, sempre. Che sia nello svolgere il loro dovere, nel leggere le parole di Dio, nell’ascoltare i sermoni e nel partecipare alle riunioni o nell’interagire con gli altri, in tutto ciò che riguarda qualsiasi aspetto della loro vita, rivelano buonumore un momento e malumore il momento dopo, entusiasmo un momento e depressione il momento dopo, freddo un momento e calore il momento dopo, negatività un momento e positività il momento dopo. In breve, il loro stato, buono o cattivo che sia, è sempre alquanto marcato. Si può vederlo a colpo d’occhio. Sono imprevedibili in tutto ciò che fanno, semplicemente in balia del loro temperamento. Quando sono felici svolgono un lavoro migliore; quando non lo sono, il loro lavoro è scadente, e potrebbero persino smettere di svolgerlo e lasciar stare. Qualsiasi cosa stiano facendo, devono farla in base al loro stato d’animo, all’ambiente, alle loro esigenze. Non hanno alcuna volontà di affrontare delle avversità; sono viziati, isterici, refrattari alla ragione, e non fanno nulla per arginare questo stato di cose. A nessuno è permesso offenderli; chiunque lo faccia diventa bersaglio della loro ira, che si scatena come una tempesta, e appena gli è passata sono negativi ed emotivamente abbattuti. Inoltre, fanno tutto in base alle loro preferenze. “Se questo lavoro mi piace, lo faccio; se non mi piace, non lo faccio e non lo farò mai. Se qualcuno di voi è disposto a farlo, lo faccia pure. La cosa non mi riguarda”. Che tipo di individui sono questi? Quando sono felici e in uno stato positivo, hanno il cuore colmo di emozione e dicono di voler amare Dio. Sono così emozionati che piangono, con lacrime calde a scendergli sul viso e singhiozzando rumorosamente. Il loro è un cuore che ama veramente Dio? Avere nel cuore uno stato di amore per Dio è normale, ma a giudicare dalla loro indole, dai loro comportamenti e dalle loro rivelazioni, si direbbe che sono dei bambini sui dieci anni. Questa loro indole, questo loro modo di vivere, sono volubili. Costoro sono imprevedibili, sleali, irresponsabili e incostanti in tutto ciò che fanno. Evitano sempre le avversità e non sono disposti ad assumersi responsabilità. Quando sono felici, va bene loro fare qualsiasi cosa; un po’ di avversità non è un problema, e va bene anche se vengono toccati i loro interessi. Se invece sono infelici, non fanno nulla. Che tipo di persone sono? Uno stato del genere è forse normale? (No.) Questo problema è qualcosa di più di uno stato anormale: è una manifestazione di estrema volubilità, di estrema stoltezza e ignoranza, di estrema infantilità. Qual è il problema della volubilità? Qualcuno potrebbe dire: “È un’instabilità di temperamento. Sono troppo giovani, hanno sperimentato troppo poche avversità e la loro personalità non è ancora definita, quindi spesso si comportano in modo volubile”. Il fatto è che la volubilità non c’entra con l’età: anche i quarantenni e i settantenni sono volubili a volte. Come si spiega questo? La volubilità in realtà è un problema di indole, e per di più molto grave! Se costoro stanno svolgendo un dovere importante, la loro volubilità potrebbe ritardare sia il dovere che il progresso del lavoro, causando perdite agli interessi della casa di Dio; e anche nei doveri ordinari, a volte, influisce sul loro svolgimento ed è d’ostacolo. Non c’è nulla della volubilità di costoro che giovi agli altri, a loro stessi o al lavoro della chiesa. Nonostante il minimo di compiti che svolgono e di prezzo che pagano, vi è comunque una perdita netta. Le persone particolarmente volubili non sono adatte a svolgere doveri nella casa di Dio, e ce ne sono molte di questo tipo. La volubilità è la manifestazione più comune tra i vari tipi di indole corrotta. Praticamente ogni persona possiede quest’indole. E di che indole si tratta? Naturalmente, ogni indole corrotta rientra tra i vari tipi di indole di Satana, e la volubilità è un’indole corrotta. In termini lievi, significa non amare o non accettare la verità; in termini più pesanti, significa provare avversione per la verità e odiarla. Gli individui volubili sono forse in grado di sottomettersi a Dio? Certamente no. Possono riuscirci momentaneamente, quando sono felici e ne traggono profitto, ma quando sono infelici e non ne traggono profitto vanno su tutte le furie e osano opporsi a Dio e tradirLo. Dicono a sé stessi: “Non mi interessa se è la verità o no: l’importante è che io sia felice, che sia contento. Se sono infelice, niente di ciò che dicono gli altri mi aiuterà! Cosa conta la verità? Cosa conta dio? Sono io il capo!” Che sorta di indole corrotta è questa? (Odio verso la verità.) È un’indole di odio e di avversione nei confronti della verità. Contiene un elemento di arroganza e di presunzione? Un elemento di intransigenza? (Sì.) Qui c’è un altro stato grave. Quando sono di buon umore, costoro sono gentili con tutti e responsabili nello svolgere il loro dovere; gli altri li ritengono persone buone, sottomesse, disposte a pagare un prezzo e che amano realmente la verità. Però, non appena si sentono negativi, gettano la spugna, si lamentano e sono persino refrattari alla ragione. Ecco che emerge il loro lato feroce. A nessuno è concesso rimproverarli. Addirittura dicono: “Capisco tutte le verità, solo che non le metto in pratica. Mi basta essere a posto con me stesso!” Di che indole si tratta? (Di ferocia.) Questi individui malevoli non solo sono pronti a reagire contro chiunque possa potarli, ma addirittura a ferirlo e a fargli del male, come farebbe un demone malvagio. Nessuno oserebbe mettersi contro di loro. Questo loro comportamento non è forse volubile e feroce? È un problema correlato alla giovane età? Costoro non sarebbero volubili se avessero qualche anno in più? Sarebbero forse più riflessivi e ragionevoli? No. Non è una questione di personalità o di età. Si cela in loro un’indole corrotta profondamente radicata. Sono governati da un’indole corrotta ed è in base a quest’indole che vivono. Vi è forse sottomissione in coloro che vivono secondo un’indole corrotta? Sanno ricercare la verità? C’è una parte di loro che ama la verità? (No.) No, non c’è nulla di tutto questo. Tutti voi vi siete trovati in uno stato di volubilità? (Sì.) Lo riterreste un problema se non condividessimo al riguardo? (No.) Ora, dopo avere condiviso su di esso, vi sembra si tratti di un problema piuttosto grave? (Sì.) Una volubilità occasionale deriva da cause oggettive. Non è un problema di indole. Tutti i problemi di indole e tutte le rivelazioni di un’indole corrotta nelle proprie azioni portano a conseguenze negative. Ecco un esempio di causa oggettiva: supponiamo che oggi qualcuno abbia un terribile mal di stomaco. Prova un dolore tale che a malapena ha la forza di parlare. Vuole solo sdraiarsi un po’. Proprio in quel momento, arriva qualcuno che gli rivolge qualche parola, e lui risponde in tono un po’ duro. Si tratta forse di un problema di indole? No. Si comporta così solo perché sta male e ha dolore. Se fosse una persona di questo genere e parlasse in questo modo in condizioni normali, allora si tratterebbe di un problema di indole. In questo caso, ha usato un tono sgarbato perché il dolore che prova ha superato una certa soglia. È una cosa normale. Se c’è una causa oggettiva e tutti riconoscono che parlare o agire in questo modo è perdonabile e ragionevole, date le circostanze, e che si tratta semplicemente di natura umana, allora questo comportamento e questa rivelazione appartengono alla normale umanità. Facciamo l’esempio di qualcuno che ha perso un parente e inizia a piangere per il dolore. È del tutto normale. Eppure ci sono persone che lo giudicano e dicono: “Costui è un sentimentale. Crede in Dio da tutti questi anni eppure non riesce a liberarsi dell’affetto per la sua famiglia. Addirittura piange quando gli muore un parente. Che sciocco!” Poi succede che, quando a chi ha espresso questo commento muore la madre, egli piange più di tutti. Come si dovrebbe valutare la cosa? Non si possono applicare ciecamente delle regole o fare delle generalizzazioni in merito: alcune cose hanno delle cause oggettive e sono comportamenti e rivelazioni della normale umanità. Quali siano i comportamenti e le rivelazioni della normale umanità e quali no, questo varia a seconda delle circostanze. Qualunque cosa si dica in merito a ciò in base a cui una persona vive, quel che si dice riguarda da un lato i suoi problemi di indole e dall’altro i problemi dei suoi punti di vista, dei suoi modi di perseguire e dei suoi cammini di perseguimento. Non si tratta affatto di una questione di temperamento o di personalità, né dei suoi modi di fare esteriori.

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