L’opera di Dio, l’indole di Dio e Dio Stesso III

Le nostre ultime condivisioni hanno avuto un notevole impatto su ognuno di voi. D’ora in poi gli uomini potranno finalmente sentire realmente la vera esistenza di Dio e la Sua effettiva vicinanza all’uomo. Può darsi che le persone credono in Lui da molti anni, ma non hanno mai compreso davvero i Suoi pensieri e le Sue idee come fanno adesso, né hanno sperimentato veramente le Sue azioni pratiche come in questo momento. Che si tratti di conoscenza o di pratica effettiva, quasi tutti hanno imparato qualcosa di nuovo e raggiunto una comprensione superiore, e si sono resi conto dell’errore nelle proprie ricerche passate, della superficialità della propria esperienza, del fatto che troppe cose della loro esperienza non sono in armonia con la volontà di Dio e che ciò che più manca all’uomo è la conoscenza della Sua indole. Questa conoscenza da parte dell’uomo è semplicemente basata sulla percezione; per raggiungere il livello di conoscenza razionale sono necessari un approfondimento e un rafforzamento graduali attraverso le proprie esperienze. Prima che gli uomini comprendano davvero Dio, soggettivamente si potrebbe dire che in cuor loro credano nella Sua esistenza, ma non hanno una reale comprensione di questioni specifiche, quali che tipo di Dio Egli sia in realtà, quale sia la Sua volontà, quale sia la Sua indole, e quale sia il Suo vero atteggiamento nei confronti dell’umanità. Ciò compromette notevolmente la fede delle persone in Lui, impedendo alla loro fede di raggiungere mai la purezza o la perfezione. Anche se sei faccia a faccia con la parola di Dio, o se ritieni di averLo incontrato attraverso le tue esperienze, non si può ancora dire che tu Lo capisca completamente. Poiché non conosci i Suoi pensieri, né ciò che Egli ama e odia, ciò che Lo fa adirare e ciò che Gli dà gioia, non hai di conseguenza una vera comprensione di Lui. La tua fede è costruita su un fondamento di vaghezza e di immaginazione, basata sui tuoi desideri soggettivi. È ancora lungi dall’essere una fede autentica, e tu sei ancora lontano dall’essere un vero seguace. Le spiegazioni degli esempi tratti da queste storie bibliche hanno permesso agli uomini di conoscere il cuore di Dio, di capire a cosa Egli stesse pensando in ogni fase della Sua opera e per quale motivo l’abbia svolta, quali fossero la Sua intenzione e il suo piano originali quando l’ha compiuta, come sia arrivato alle Sue idee, e come si sia preparato per il Suo piano e l’abbia sviluppato. Tramite queste storie possiamo ottenere una comprensione dettagliata e precisa di ogni specifica intenzione e di ogni reale pensiero di Dio durante i seimila anni della Sua opera di gestione, nonché del Suo atteggiamento verso gli uomini in periodi diversi e in ere diverse. Se le persone riescono a comprendere cosa Egli stesse pensando, quali fossero il Suo atteggiamento e l’indole che rivelò mentre affrontava ogni situazione, questo può aiutare ogni persona a rendersi conto più profondamente della vera esistenza di Dio, e a sentire più profondamente la Sua praticità e autenticità. Il Mio obiettivo nel raccontare queste storie non è far sì che le persone comprendano la storia biblica, né è quello di aiutarle a prendere dimestichezza con i versetti della Bibbia o con i loro personaggi, né tantomeno permettere loro di comprendere il contesto delle azioni di Dio nell’Età della Legge. Piuttosto è aiutarle a capire la volontà di Dio, la Sua indole e ogni Sua piccola parte, e a ottenere una comprensione e una conoscenza più autentiche e più accurate di Lui. In questo modo, a poco a poco, il cuore degli uomini riesce ad aprirsi e ad avvicinarsi a Dio, ed essi sono in grado di comprendere meglio Lui, la Sua indole e la Sua essenza e di conoscere meglio il vero Dio Stesso.

La conoscenza della Sua indole, di ciò che Egli ha ed è, può avere un effetto positivo sulle persone. Può aiutarle ad avere più fiducia in Dio e a raggiungere la vera obbedienza e il vero timore nei Suoi confronti. Allora non Lo seguiranno o adoreranno più ciecamente. Dio non vuole persone che siano stupide o che seguano passivamente la massa, ma piuttosto un gruppo di individui che in cuor loro abbiano una comprensione e una conoscenza chiare della Sua indole e possano fungere da Suoi testimoni, persone che, per via della Sua amorevolezza, di ciò che Egli ha ed è e della Sua indole giusta, non abbandonerebbero mai Dio. Come Suo seguace, se nel tuo cuore c’è ancora poca chiarezza, oppure c’è ambiguità o confusione riguardo alla vera esistenza di Dio, alla Sua indole, a ciò che Egli ha ed è e al Suo piano per salvare l’umanità, la tua fede non può ottenere la lode di Dio. Egli non vuole che persone di questo tipo Lo seguano, e non gradisce che vengano dinanzi a Lui. Poiché gli individui di questo genere non capiscono Dio, sono incapaci di darGli il loro cuore; esso è chiuso a Dio, dunque la loro fede in Lui è piena di impurità. Il loro seguire Dio può soltanto essere definito cieco. Gli uomini possono raggiungere la vera fede ed essere veri seguaci solo se hanno una reale comprensione e conoscenza di Dio, che genera dentro di loro vera obbedienza e vero timore verso Dio. Solo così possono darGli e aprirGli il proprio cuore. Questo è ciò che Dio vuole, perché soltanto in questo modo tutto ciò che gli uomini fanno e pensano può resistere alla Sua prova e renderGli testimonianza. Qualunque cosa io vi comunichi riguardo all’indole di Dio, a ciò che Egli ha ed è, oppure alla Sua volontà e ai Suoi pensieri in ogni cosa che fa, e da qualunque prospettiva, da qualunque angolazione ve ne parli, vuole aiutarvi a essere più sicuri della Sua vera esistenza, a comprendere e ad apprezzare più sinceramente il Suo amore per l’umanità e il Suo interessamento per le persone, il Suo desiderio sincero di gestire e salvare l’umanità.

Una rassegna dei pensieri, delle idee e delle azioni di Dio a partire dalla Sua creazione del mondo

Oggi riassumeremo anzitutto i pensieri, le idee di Dio e ciascuna Sua mossa da quando ha creato l’umanità. Daremo un’occhiata all’opera che ha svolto dalla creazione del mondo all’inizio ufficiale dell’Età della Grazia. Potremo allora scoprire quali pensieri e idee di Dio siano ignoti all’uomo, e da qui chiarire l’ordine del Suo piano di gestione e capire bene il contesto in cui Egli ha creato la Propria opera, la relativa fonte e il relativo processo di sviluppo, nonché i risultati che vuole ricavarne, ossia il nocciolo e lo scopo della Sua opera di gestione. Per comprendere queste cose dobbiamo tornare indietro a un periodo lontano, tranquillo e silenzioso, quando ancora gli esseri umani non esistevano…

Dio crea personalmente il primo essere umano vivente

Quando Dio Si alzò dal Suo letto, il primo pensiero che ebbe fu questo: creare una persona viva, un uomo reale, qualcuno con cui vivere e che fosse il Suo compagno costante; costui avrebbe potuto ascoltarLo, ed Egli avrebbe potuto confidarSi con lui e parlargli. Poi, per la prima volta, Dio raccolse una manciata di polvere e la usò per creare la prima persona vivente secondo l’immagine che aveva concepito nella Sua mente, e poi Egli diede un nome a questa creatura: Adamo. Una volta ottenuta questa persona capace di vivere e di respirare, come Si sentì Dio? Per la prima volta provò la gioia di avere una persona cara, un compagno, e sentì anche la responsabilità di essere padre e la relativa preoccupazione. Questa persona capace di vivere e di respirare Gli portò felicità e gioia; Dio si sentì confortato per la prima volta. Questa fu la prima cosa che realizzò, non con i pensieri o addirittura con le parole, ma con le Sue stesse mani. Quando questo tipo di essere – una persona capace di vivere e di respirare – si trovò dinanzi a Dio, fatta di carne e di sangue, con un corpo e una forma, e in grado di parlare con Lui, Egli fu sopraffatto da una gioia che non aveva mai provato prima. Dio sentì davvero la Propria responsabilità, e questo essere vivente non solo Gli fece tenerezza, ma scaldò e mosse il Suo cuore con ogni piccolo gesto che compiva. Quando questo essere vivente si trovò davanti a Dio, quella fu la prima volta che Egli ebbe l’idea di ottenere altre persone simili. Questa fu la serie di eventi innescata dal primo pensiero avuto da Dio. Per Lui, tutti questi eventi si stavano verificando per la prima volta, ma in quegli istanti, qualunque cosa abbia provato all’epoca – gioia, responsabilità, preoccupazione –, non aveva nessuno con cui condividerla. Da quel momento, Dio provò davvero una solitudine e una tristezza che non aveva mai sperimentato prima. Sentì che l’uomo non era in grado di accettare o comprendere il Suo amore e la Sua sollecitudine, o le Sue intenzioni per l’uomo, perciò in cuor Suo continuò a provare sofferenza e dolore. Sebbene avesse fatto queste cose per l’uomo, costui non ne era consapevole e non capiva. Oltre alla felicità, ben presto la gioia e il conforto che l’uomo Gli aveva donato portarono con sé i Suoi primi sentimenti di dolore e di solitudine. Questi erano i pensieri e i sentimenti di Dio all’epoca. Mentre faceva tutte queste cose, in cuor Suo passò dalla gioia alla sofferenza e dalla sofferenza al dolore, e questi sentimenti si mescolarono con l’ansia. Voleva soltanto far presto a comunicare a questa persona, a questo genere umano, cosa albergava nel Suo cuore perché capisse prima quali erano le Sue intenzioni. Allora gli uomini sarebbero potuti diventare Suoi seguaci, avrebbero condiviso i Suoi pensieri e si sarebbero adeguati alla Sua volontà. Non si sarebbero più limitati ad ascoltarLo parlare senza dire una parola; non sarebbero più stati all’oscuro di come unirsi a Dio nella Sua opera; soprattutto non sarebbero più rimasti indifferenti ai Suoi requisiti. Queste prime cose che Dio fece sono molto significative e hanno un grande valore per il Suo piano di gestione e per gli esseri umani oggi.

Dopo aver creato tutte le cose e il genere umano, Dio non Si riposò. Era impaziente e desideroso di svolgere la Sua gestione e di guadagnare le persone che amava così tanto tra l’umanità.

Dio compie una serie di opere senza precedenti prima e dopo dell’Età della Legge

Dalla Bibbia apprendiamo che in seguito, non molto tempo dopo la creazione degli esseri umani da parte di Dio, un grande diluvio si abbatté sul mondo intero. Noè viene menzionato nel racconto del diluvio, e si può dire che fu la prima persona a ricevere la chiamata di Dio affinché lavorasse con Lui per portare a termine un compito divino. Naturalmente, quella fu anche la prima volta che Dio chiese a una persona sulla terra di fare qualcosa secondo il Suo ordine. Non appena Noè ebbe finito di costruire l’arca, Dio allagò la terra per la prima volta. Quando la distrusse con il diluvio fu la prima volta, da quando aveva creato gli esseri umani, che fu sopraffatto dal disgusto nei loro confronti; fu questo a costringerLo a prendere la dolorosa decisione di sterminare la razza umana con un diluvio. Dopo che quest’ultimo ebbe distrutto la terra, Dio fece il Suo primo patto con gli uomini, un patto per confermare che non avrebbe mai più distrutto il mondo con un diluvio. Il segno di questo patto fu l’arcobaleno. Questo fu il primo patto di Dio con l’umanità, perciò l’arcobaleno fu il primo segno di un patto concesso da Dio; l’arcobaleno è una cosa reale, fisica, che esiste davvero. È proprio l’esistenza dell’arcobaleno a far sì che spesso Dio provi tristezza per la precedente razza umana perduta, e Gli serva anche da costante promemoria di ciò che le accadde… Dio non avrebbe rallentato il Proprio ritmo; era impaziente e desideroso di intraprendere la fase successiva della Sua gestione. In seguito, la Sua prima scelta per la Sua opera in Israele ricadde su Abramo. Quella fu anche la prima volta che scelse un simile candidato. Dio decise di iniziare la Sua opera di salvezza dell’umanità attraverso questa persona e di proseguirla tra i suoi discendenti. Nella Bibbia possiamo vedere che questo è ciò che Dio fece con Abramo. Poi Dio fece di Israele la prima terra eletta e cominciò l’opera dell’Età della Legge attraverso il Suo popolo eletto, gli israeliti. Sempre per la prima volta, diede loro regole e leggi precise che l’umanità avrebbe dovuto seguire e le spiegò nel dettaglio. Fu la prima volta che Dio diede agli esseri umani queste regole di base accurate e standardizzate su come offrire sacrifici, su come vivere, su cosa fare e non fare, su quali feste e giorni osservare, e su quali principi rispettare in tutto ciò che facevano. Fu la prima volta che Egli diede agli uomini regole e principi di base così dettagliati e standardizzati su come vivere la loro vita.

Ogni volta che dico “la prima volta”, si riferisce a un tipo di opera che Dio non aveva mai intrapreso in precedenza. Si riferisce a un’opera che prima non esisteva e, anche se Dio aveva creato l’umanità e ogni sorta di creature e di cose viventi, questo è un tipo di opera che Egli non aveva mai compiuto prima. Ogni aspetto di quest’opera implicava la gestione del genere umano da parte di Dio; tutto aveva a che fare con le persone e con la loro salvezza e gestione da parte Sua. Dopo Abramo, Dio fece di nuovo una prima volta: scelse Giobbe perché fosse colui che viveva sotto la legge e fosse in grado di resistere alle tentazioni di Satana mentre continuava a temere Dio, a fuggire il male e a rendere testimonianza a Dio. Fu anche la prima volta che Dio consentì a Satana di tentare una persona e che fece una scommessa con lui. Alla fine, per la prima volta, Egli guadagnò qualcuno che fosse capace di rimanere saldo nella propria testimonianza e di renderla a Lui mentre affrontava Satana, qualcuno che sapesse svergognare completamente il demonio. Da quando Dio aveva creato l’umanità, Giobbe fu la prima persona in grado di renderGli testimonianza che Egli guadagnò. Una volta guadagnato quest’uomo, Dio fu ancora più impaziente di continuare la Sua gestione e di svolgere la fase successiva della Sua opera, preparando il luogo e le persone che Egli avrebbe scelto per il passo successivo della Sua opera.

Dopo aver condiviso tutte queste cose, avete una vera comprensione della volontà di Dio? Egli considera questo esempio della Sua gestione dell’umanità, della Sua salvezza del genere umano, più importante di qualunque altra cosa. Fa queste cose non solo con la Sua mente, non solo con le Sue parole, e di certo non con un atteggiamento noncurante, bensì secondo un piano, con un obiettivo, con criteri ben precisi e secondo la Sua volontà. È chiaro che quest’opera volta a salvare l’umanità ha un enorme significato per Dio e per l’uomo. Per quanto sia ardua, per quanto grandi siano gli ostacoli, per quanto deboli siano gli esseri umani o per quanto profonda sia la loro ribellione, niente di tutto ciò è difficile per Dio. Egli Si mantiene impegnato, prodigando i Suoi sforzi scrupolosi e gestendo l’opera che Lui Stesso vuole svolgere. Sta anche predisponendo ogni cosa ed esercitando la Sua sovranità su tutte quelle persone sulle quali opererà e su tutta l’opera che vuole completare. In precedenza non è mai stato fatto nulla di tutto ciò. Questa è la prima volta che Dio usa questi metodi e che paga un prezzo così alto per questo importante piano di gestione e di salvezza dell’umanità. Mentre Dio compie la Sua opera, a poco a poco Egli esprime e dispensa all’umanità, senza riserve, il Suo sforzo minuzioso, ciò che ha ed è, la Sua saggezza e onnipotenza, e ogni aspetto della Sua indole. Egli dispensa ed esprime tutto ciò all’umanità come non ha mai fatto prima. Dunque, nell’intero universo, a eccezione delle persone che Dio intende gestire e salvare, non ci sono mai state creature così vicine a Lui, che abbiano avuto una relazione tanto intima con Lui. Nel Suo cuore, l’umanità che Egli vuole gestire e salvare è la cosa più importante; Dio la antepone a tutto il resto. Anche se per l’umanità ha pagato un prezzo alto, e anche se l’umanità Lo ferisce e Gli disubbidisce continuamente, Egli non la abbandona mai e continua instancabilmente la Sua opera, senza lamentele né rimpianti. Questo, perché sa che prima o poi le persone apriranno gli occhi alla Sua chiamata e saranno mosse dalle Sue parole, riconosceranno che Egli è il Signore del creato e torneranno al Suo fianco…

Oggi, dopo aver sentito queste cose, forse crederete che tutto ciò che Dio fa sia molto normale. Sembra che gli uomini abbiano sempre intuito dalle parole e dall’opera di Dio alcune delle Sue intenzioni per loro, ma c’è sempre una certa distanza tra i loro sentimenti o la loro conoscenza e i Suoi pensieri. Ecco perché ritengo necessario condividere con tutte le persone riguardo al motivo per cui Dio ha creato l’umanità e al contesto dietro il Suo desiderio di guadagnare l’umanità che sperava di guadagnare. È essenziale condividere questo argomento con tutti, cosicché ognuno possa acquisirne chiarezza e comprensione nel proprio cuore. Poiché ogni pensiero e ogni idea di Dio, e ogni fase e ogni periodo della Sua opera, si intrecciano con la Sua intera opera di gestione e sono strettamente collegati a essa, quando comprendi i pensieri, le idee e la volontà di Dio in ogni fase dell’opera, è come se capissi come è avvenuta l’opera del Suo piano di gestione. È su queste basi che la tua comprensione di Dio diventa più profonda. Anche se tutte le cose che Dio fece quando creò il mondo per la prima volta, a cui ho accennato in precedenza, per ora sembrino semplici “informazioni”, irrilevanti per la ricerca della verità, nel corso della tua esperienza verrà comunque un giorno in cui non le considererai banali quanto un paio di informazioni, né come fossero semplicemente una sorta di mistero. Man mano che la tua vita procederà, una volta che Dio avrà un posto nel tuo cuore, una volta che avrai compreso la Sua volontà in modo più accurato e profondo, allora capirai davvero l’importanza e la necessità di ciò di cui sto parlando oggi. A prescindere dalla misura in cui le accettiate adesso, è comunque necessario che comprendiate e conosciate queste cose. Quando Dio fa qualcosa, quando svolge la Sua opera, a prescindere che lo faccia con le Sue idee o con le Sue mani e che sia la prima volta o l’ultima, in definitiva Egli ha un piano, e i Suoi scopi e pensieri sono in tutto ciò che fa. Essi rappresentano la Sua indole ed esprimono ciò che Egli ha ed è. Queste due cose – l’indole di Dio, e ciò che Egli ha ed è – devono essere comprese da ogni singola persona. Una volta che le ha capite, essa può comprendere gradualmente perché Dio fa ciò che fa e dice ciò che dice. Allora sarà in grado di avere più fede per seguire Dio, per cercare la verità e un cambiamento nella sua indole. Vale a dire che la comprensione di Dio da parte dell’uomo e la sua fede in Lui sono inseparabili.

Se ciò di cui le persone acquisiscono conoscenza e che arrivano a capire è l’indole di Dio e ciò che Egli ha ed è, allora quel che ottengono sarà la vita che proviene da Dio. Una volta che questa vita sarà stata instillata dentro di te, il tuo timore di Dio diventerà sempre più grande. Questa è un’acquisizione che avviene in modo molto naturale. Se non vuoi capire o conoscere l’indole di Dio o la Sua essenza, se non vuoi nemmeno riflettere o concentrarti su queste cose, ti posso dire con certezza che il modo in cui attualmente cerchi la fede in Dio non potrà mai permetterti di conformarti alla Sua volontà o di ottenere la Sua lode. Soprattutto, non potrai mai ottenere davvero la salvezza. Queste sono le conseguenze finali. Quando le persone non comprendono Dio e non Ne conoscono l’indole, il loro cuore non è mai in grado di aprirsi veramente a Lui. Una volta compreso Dio, inizieranno ad apprezzare e ad assaporare con interesse e con fede ciò che alberga nel Suo cuore. Quando lo apprezzerai e assaporerai ciò che alberga nel cuore di Dio, il tuo cuore si aprirà a Lui gradualmente, a poco a poco. Quando accadrà, ti renderai conto di quanto fossero vergognosi e disprezzabili i tuoi scontri con Dio, le tue pretese verso di Lui e i tuoi desideri eccessivi. Quando il tuo cuore si aprirà veramente a Dio, vedrai che il Suo cuore è un mondo infinito ed entrerai in una dimensione che non hai mai sperimentato prima. Lì non esistono tradimento, inganno, oscurità e malvagità. Ci sono soltanto sincerità e fedeltà, luce e rettitudine, giustizia e gentilezza. È una dimensione piena d’amore e di sollecitudine, di compassione e di tolleranza e, per suo tramite, sentirai la felicità e la gioia di essere vivo. Queste sono le cose che Dio ti rivelerà quando Gli aprirai il tuo cuore. Questo mondo infinito è pieno della Sua saggezza e onnipotenza, e anche del Suo amore e della Sua autorità. Qui puoi vedere ogni aspetto di ciò che Egli ha ed è, ciò che Gli dà gioia, i motivi per cui Si preoccupa, Si intristisce, Si adira… Questo è ciò che può vedere chiunque apra il proprio cuore e permetta a Dio di entrarvi. Egli può entrare nel tuo cuore soltanto se lo apri a Lui. Puoi vedere ciò che Egli ha ed è, e le Sue intenzioni per te, soltanto se è entrato nel tuo cuore. In quel momento scoprirai che tutto ciò che riguarda Dio è davvero prezioso, che ciò che Egli ha ed è merita veramente che se ne faccia tesoro. In confronto, le persone che ti circondano, gli oggetti e gli eventi della tua vita, e persino i tuoi cari, il partner e le cose che ami sono a malapena degni di essere menzionati. Sono molto piccoli e di scarsissima importanza; avrai la sensazione che gli oggetti materiali non riescano più ad attrarti, o che nessun oggetto materiale ti indurrà mai più a pagare qualsiasi prezzo per averlo. Nell’umiltà di Dio vedrai la Sua grandezza e la Sua supremazia. Inoltre, in qualche atto di Dio che prima ritenevi molto piccolo, vedrai la Sua saggezza infinita e la Sua tolleranza, la Sua pazienza, sopportazione e comprensione verso di te. Ciò susciterà in te un’adorazione per Lui. Quel giorno capirai che l’umanità vive in un mondo davvero disgustoso e che le persone al tuo fianco, gli eventi della tua vita e persino coloro che ami, il loro amore per te e la loro cosiddetta protezione o sollecitudine nei tuoi confronti non sono nemmeno degni di essere menzionati: ami soltanto Dio, ed Egli è Colui cui tieni maggiormente. Credo che, quando arriverà quel giorno, alcuni diranno: “L’amore di Dio è davvero grande, e la Sua essenza è veramente santa”. In Lui non esistono inganno, malvagità, invidia e discordia, ma soltanto giustizia e autenticità, e tutto ciò che Egli ha ed è dovrebbe essere bramato dagli uomini. Costoro dovrebbero adoperarsi per ottenerlo e aspirarvi. Su quale base è costruita la loro capacità di raggiungerlo? Su quella della loro comprensione dell’indole e dell’essenza di Dio. Perciò capire la Sua indole, ciò che Egli ha ed è, è un insegnamento permanente per ogni persona; questo è un obiettivo perseguito per tutta la vita da chiunque lotti per cambiare la propria indole e per conoscere Dio.

La prima volta che Dio Si è fatto carne per operare

Abbiamo appena parlato di tutta l’opera che Dio ha svolto, della serie di opere senza precedenti che Egli ha portato a termine. Ciascuna di loro attiene al Suo piano di gestione e alla Sua volontà, e anche all’indole di Dio Stesso e alla Sua essenza. Se vogliamo comprendere maggiormente ciò che Egli ha ed è, non possiamo fermarci all’Antico Testamento o all’Età della Legge – dobbiamo proseguire, seguendo le fasi che Egli ha intrapreso nella Sua opera. Così, quando Dio mise fine all’Età della Legge e diede inizio a quella della Grazia, lasciammo che i nostri passi seguissero dappresso, entrando nell’Età della Grazia, un’era piena di grazia e di redenzione, in cui Dio fece di nuovo qualcosa di molto importante che non era mai stato compiuto in precedenza. L’opera di questa nuova età fu un nuovo punto di partenza sia per Dio sia per l’umanità – un punto di partenza costituito da un’altra nuova opera svolta da Dio e che non era mai stata eseguita prima. Questa nuova opera fu senza precedenti, qualcosa che andava oltre la capacità di immaginazione degli esseri umani e di tutte le creature. È una cosa che ora è nota a tutti – per la prima volta, Dio diventò un essere umano, e per la prima volta iniziò una nuova opera con le sembianze e l’identità di un uomo. Questa nuova opera indicava che Dio aveva completato quella dell’Età della Legge, e che non avrebbe più fatto o detto qualcosa sotto la legge. Né avrebbe detto o fatto qualcosa sotto forma di legge, oppure secondo i suoi principi o le sue regole. Vale a dire che tutta la Sua opera basata sulla legge si interruppe per sempre e non sarebbe proseguita, perché Dio voleva cominciare una nuova opera e fare nuove cose. Ancora una volta il Suo piano ebbe un nuovo punto di partenza, e così Dio dovette guidare l’umanità verso una nuova età.

Il fatto che per gli uomini questa fosse una notizia gioiosa o funesta dipendeva dall’essenza di ogni singola persona. Si potrebbe dire che per alcuni non fu gioiosa ma funesta, perché, quando Dio iniziò la nuova opera, coloro che si limitavano a seguire le leggi e le regole, che semplicemente osservavano le dottrine ma non temevano Dio, furono inclini a usare la Sua vecchia opera per condannare quella nuova. Per costoro fu una notizia funesta. Per chiunque fosse innocente e aperto, sincero verso Dio e disposto a ricevere la Sua redenzione, la Sua prima incarnazione fu invece una notizia molto gioiosa. Infatti, dalla prima volta che gli umani vennero in esistenza, questa fu anche la prima volta in cui Dio Si manifestava e viveva tra loro in una forma che non fosse quella dello Spirito; questa volta nacque da un essere umano, visse tra le persone come il Figlio dell’uomo e operò tra loro. Questa “prima volta” demolì le nozioni delle persone; fu al di là di ogni immaginazione. Inoltre, tutti i seguaci di Dio ottennero un vantaggio tangibile. Egli non solo mise fine alla vecchia età, ma anche ai Suoi vecchi metodi e modi operativi e al Suo vecchio approccio operativo. Non chiese più ai Suoi messaggeri di trasmettere la Sua volontà, non rimase più nascosto tra le nuvole e non Si manifestò più agli uomini né parlò imperiosamente con loro attraverso il tuono. Al contrario di ciò che era accaduto prima, attraverso un metodo inimmaginabile per gli uomini e difficile da comprendere o da accettare – l’incarnazione – Egli diventò il Figlio dell’uomo al fine di cominciare l’opera di quell’età. Questo atto di Dio colse gli esseri umani del tutto impreparati; li mise in imbarazzo, perché Dio aveva iniziato ancora una volta una nuova opera che non aveva mai svolto prima. Oggi daremo un’occhiata alla nuova opera compiuta da Dio nella nuova età e valuteremo cosa possiamo apprenderne in termini di indole di Dio e di ciò che Egli ha ed è.

Le seguenti parole sono riportate nel Nuovo Testamento della Bibbia.

1. Gesù coglie le spighe di grano per mangiarle di sabato

Matteo 12:1 In quel tempo Gesù attraversò di sabato dei campi di grano; e i Suoi discepoli ebbero fame e si misero a strappare delle spighe e a mangiare.

2. Il Figlio dell’uomo è il Signore del sabato

Matteo 12:6-8 Ora Io vi dico che c’è qui qualcosa di più grande del tempio. Se sapeste che cosa significa: “Voglio misericordia e non sacrificio”, non avreste condannato gli innocenti; perché il Figlio dell’uomo è Signore del sabato.

Anzitutto diamo un’occhiata a questo passo: “In quel tempo Gesù attraversò di sabato dei campi di grano; e i Suoi discepoli ebbero fame e si misero a strappare delle spighe e a mangiare”.

Perché ho scelto questo brano? Che cosa c’entra con l’indole di Dio? In questo testo, la prima cosa che scopriamo è che era sabato, ma il Signore Gesù uscì e portò i Suoi discepoli tra le messi. La cosa ancora più “sleale” è che addirittura “si misero a strappare delle spighe e a mangiare”. Nell’Età della Legge, la legge di Jahvè Dio stabiliva che le persone non potessero uscire liberamente o partecipare a qualunque attività di sabato. C’erano molte cose che non si potevano fare in quel giorno. Questa azione da parte del Signore Gesù fu sconcertante per coloro che avevano vissuto a lungo sotto la legge, e scatenò addirittura delle critiche. Per ora metteremo da parte la confusione di questi uomini e il modo in cui parlarono di ciò che Egli aveva fatto, e discuteremo anzitutto della ragione per cui il Signore Gesù scelse di compiere questa azione proprio di sabato, e di cosa volesse comunicare per suo tramite alle persone che vivevano sotto la legge. È questo il nesso di cui voglio parlare tra questo passo e l’indole di Dio.

Quando il Signore Gesù venne, usò le Sue azioni pratiche per dire alle persone che Dio aveva abbandonato l’Età della Legge e iniziato una nuova opera, e che tale nuova opera non imponeva l’osservanza del sabato. L’abbandono da parte di Dio delle limitazioni del sabato fu soltanto un’anticipazione della Sua nuova opera; la vera, grande opera era ancora da venire. Quando il Signore Gesù la intraprese, Si era già lasciato alle spalle gli “impedimenti” dell’Età della Legge e Si era aperto un varco tra le sue regole e i suoi principi. In Lui non c’era traccia di nulla che fosse legato alla legge; Se n’era sbarazzato completamente e non la osservava più, né pretendeva che lo facesse l’umanità. Così qui puoi vedere che il Signore Gesù andò tra le messi il sabato e che non Si riposò; Egli era fuori a operare, non stava riposando. Questa Sua azione fece vacillare le nozioni delle persone e comunicò loro che Egli non viveva più sotto la legge e che aveva abbandonato le restrizioni del sabato e Si era manifestato davanti e in mezzo a loro con una nuova immagine, con un nuovo modo di operare. Questa Sua azione disse alle persone che Egli aveva portato con Sé una nuova opera, un’opera che iniziava emergendo da sotto la legge e discostandosi dalle restrizioni del sabato. Quando Dio svolse la Sua nuova opera, non si aggrappò più al passato né si preoccupò delle regole in vigore nell’Età della Legge. Non fu influenzato neppure dalla Sua opera dell’età precedente, ma al contrario operò di sabato proprio come faceva in ogni altro giorno, e quando i Suoi discepoli ebbero fame di sabato, poterono cogliere le spighe e mangiarle. Tutto ciò era assolutamente normale agli occhi di Dio. Per Dio è ammissibile avere un nuovo inizio per gran parte della nuova opera che vuole compiere e delle nuove parole che vuole dire. Quando Egli inizia qualcosa di nuovo, non menziona più la Sua opera precedente né continua a svolgerla. Poiché Dio ha i Suoi principi per la Sua opera, il momento in cui vuole cominciare una nuova opera coincide con quello in cui vuole portare l’umanità in una nuova fase dell’opera e in cui quest’ultima entrerà in una fase superiore. Se le persone continuano ad agire secondo i vecchi detti o le vecchie regole, oppure continuano ad aggrapparvisi, Egli non ricorderà né approverà tale comportamento. Questo, perché ha già portato una nuova opera ed è entrato in una nuova fase. Quando Dio inizia una nuova opera, Si manifesta all’umanità con un’immagine, da una prospettiva e in un modo totalmente inediti, cosicché le persone possano vedere diversi aspetti della Sua indole e di ciò che Egli ha ed è. Questo è uno degli obiettivi della Sua nuova opera. Dio non resta aggrappato alle vecchie cose né percorre il sentiero già noto; quando Egli opera e parla, non è così proibitivo come le persone immaginano. In Lui, tutto è libero ed emancipato, e non esistono proibizioni né restrizioni – ciò che Egli porta all’umanità è libertà ed emancipazione. È un Dio vivo, un Dio che esiste autenticamente e realmente. Non è un fantoccio o una statua d’argilla, ed è completamente diverso dagli idoli che le persone mettono nei reliquiari e adorano. È vivo e vibrante, e ciò che le Sue parole e la Sua opera portano all’umanità è vita e luce, libertà ed emancipazione, perché Egli detiene la verità, la vita e la via. Non è limitato da nulla in nessuna delle Sue opere. Qualunque cosa dicano le persone e comunque vedano o valutino la Sua nuova opera, Egli la compirà senza farsi scrupoli. Non si preoccuperà delle nozioni di nessuno o delle accuse riguardo alla Sua opera e alle Sue parole, e nemmeno di una forte opposizione e resistenza alla Sua nuova opera. Nessuno, nel creato, può usare la ragione umana o l’immaginazione, la conoscenza o la moralità umane per misurare o definire ciò che Dio fa, per screditare, disturbare o sabotare la Sua opera. Non c’è nulla di proibitivo nella Sua opera e in ciò che Egli fa; non sarà limitata da alcun uomo, evento o cosa, né sarà disturbata da alcuna forza ostile. Per quanto riguarda la Sua nuova opera, Dio è un Re sempre vittorioso, e le eventuali forze ostili e tutte le eresie e le false credenze dell’umanità vengono schiacciate sotto il Suo sgabello. Qualunque nuova fase dell’opera Egli stia svolgendo, verrà sicuramente sviluppata ed estesa tra gli uomini, e verrà sicuramente eseguita senza intralci in tutto l’universo finché la Sua grande opera non sia stata completata. Questa è l’onnipotenza e la saggezza di Dio, la Sua autorità e il Suo potere. Così il Signore Gesù poté uscire tranquillamente e operare di sabato, perché nel Suo cuore non c’erano regole, né conoscenze o dottrine che provenissero dall’umanità. Ciò che Egli aveva era la nuova opera di Dio e la via di Dio, e la Sua opera era la via per liberare l’umanità, per emancipare le persone e per permettere loro di esistere nella luce e di vivere. Nel frattempo, coloro che adorano idoli o falsi dei sono ogni giorno schiavi di Satana, limitati da ogni tipo di regole e di tabù – oggi è proibita una cosa, domani un’altra –, e non c’è libertà nella loro vita. Sono come prigionieri in catene, vivendo la vita senza alcuna gioia degna di menzione. Che cosa rappresenta la “proibizione”? Le restrizioni, i vincoli e il male. Non appena una persona adora un idolo, adora un falso dio, uno spirito maligno. La proibizione arriva quando vengono intraprese attività del genere. Non puoi mangiare questo o quello, oggi non puoi uscire, domani non puoi cucinare, il giorno successivo non puoi trasferirti in una nuova casa; ci sono giorni ben precisi per celebrare matrimoni e funerali, e persino per dare alla luce un bambino. Come si chiama tutto questo? Proibizione. Essa è la schiavitù degli uomini, le catene di Satana e degli spiriti maligni che controllano le persone e impongono restrizioni al loro cuore e al loro corpo. Queste proibizioni esistono con Dio? Quando parli della Sua santità, dovresti anzitutto pensare a questo: con Lui non ci sono proibizioni. Egli ha dei principi nelle Sue parole e nella Sua opera, ma non ci sono proibizioni, perché Dio Stesso è la verità, la via e la vita.

Ora diamo un’occhiata al seguente passo delle scritture: “Ora Io vi dico che c’è qui qualcosa di più grande del tempio. Se sapeste che cosa significa: ‘Voglio misericordia e non sacrificio’, non avreste condannato gli innocenti; perché il Figlio dell’uomo è Signore del sabato” (Matteo 12:6-8). A cosa si riferisce qui la parola “tempio”? Per dirla in modo semplice, indica un edificio alto e imponente, e nell’Età della Legge il tempio era il luogo in cui i sacerdoti adoravano Dio. Quando il Signore Gesù disse: “C’è qui qualcosa di più grande del tempio”, a chi si riferiva “qualcosa”? Chiaramente, “qualcosa” è il Signore Gesù incarnato, perché solo Lui era più grande del tempio. Che cosa dissero queste parole alle persone? Di uscire dal tempio. Dio aveva già lasciato il tempio e non operava più al suo interno, pertanto gli uomini avrebbero dovuto cercarNe le orme fuori dal tempio e seguirNe i passi nella nuova opera. Quando il Signore Gesù disse questo, c’era una premessa dietro alle Sue parole e cioè che, sotto la legge, le persone erano arrivate a considerare il tempio qualcosa di più grande di Dio Stesso. Vale a dire che adoravano il tempio invece di Dio, perciò il Signore Gesù le ammonì di non adorare gli idoli ma, invece, di adorare Dio perché Egli è supremo. Così disse: “Voglio misericordia e non sacrificio”. È evidente che ai Suoi occhi la maggior parte delle persone che viveva sotto la legge non adorava più Jahvè, bensì si limitava a compiere sacrifici per abitudine, e il Signore Gesù stabilì che questo costituiva un adorare idoli. Questi adoratori di idoli consideravano il tempio qualcosa di più grande e di più nobile di Dio. Nel loro cuore c’era solo il tempio, non Dio, e se avessero perso il tempio, avrebbero perso la loro dimora. Senza il tempio non avevano alcun luogo in cui adorare e offrire sacrifici. La loro cosiddetta “dimora” è dove usavano il falso pretesto di adorare Jahvè Dio al fine di restare nel tempio a concludere i loro affari. I loro cosiddetti “sacrifici” erano soltanto un modo per portare a termine le loro personali e vergognose trattative d’affari sotto la maschera dello svolgimento del servizio nel tempio. Questo era il motivo per cui, a quel tempo, le persone consideravano il tempio più grande di Dio. Il Signore Gesù pronunciò queste parole come monito per le persone, perché usavano il tempio come facciata, e i sacrifici come copertura per imbrogliare le persone e Dio. Se le applicate al presente, sono ancora ugualmente valide e pertinenti. Sebbene oggi gli esseri umani abbiano sperimentato un’opera di Dio diversa da quella sperimentata dagli uomini nell’Età della Legge, la loro natura essenza è la stessa. Nel contesto dell’opera odierna, le persone faranno ancora lo stesso tipo di cose come sono rappresentate dalle parole “il tempio è più grande di Dio”. Per esempio, fanno coincidere il proprio lavoro con lo svolgimento del loro dovere; considerano il fatto di rendere testimonianza a Dio e di combattere contro il gran dragone rosso alla stregua di un movimento politico in difesa dei diritti umani, della democrazia e della libertà; stravolgono il loro dovere per sfruttare le proprie competenze ai fini della carriera, ma ritengono che temere Dio e fuggire il male sia solo una dottrina religiosa da osservare; e così via. Questi comportamenti non equivalgono sostanzialmente a “il tempio è più grande di Dio”? La differenza è che duemila anni fa le persone conducevano i loro affari personali nel tempio fisico, mentre oggi lo fanno in templi intangibili. Coloro che tengono in gran conto le regole le considerano più grandi di Dio, coloro che amano lo status lo considerano più grande di Dio, coloro che amano la carriera la considerano più grande di Dio, e così via. Tutte le loro espressioni mi spingono a dire: “Con le parole, gli uomini lodano Dio come il più grande, ma ai loro occhi ogni cosa è più grande di Lui”. Questo perché appena incontrano, lungo la strada del seguire Dio, un’opportunità per mettere in mostra i loro talenti o per portare avanti i loro affari o la loro carriera, prendono le distanze da Lui e si buttano a capofitto nella loro adorata carriera. Quanto a ciò che Dio ha affidato loro e alla Sua volontà, queste cose sono state accantonate da tempo. Qual è la differenza tra la condizione di queste persone e coloro che conducevano i loro affari nel tempio duemila anni fa?

Ora diamo un’occhiata all’ultima frase di questo passo: “Perché il Figlio dell’uomo è Signore del sabato”. C’è un lato pratico in questa frase? Riuscite a vederlo? Ogni singola cosa che Dio dice viene dal Suo cuore, dunque perché ha pronunciato queste parole? Come le interpretate? Forse ora voi siete in grado di cogliere il significato di questa frase, ma all’epoca in cui fu pronunciata non molti ci riuscirono, perché l’umanità era appena uscita dall’Età della Legge. Per loro, non osservare il sabato era molto difficile, e ancor più lo era comprendere cosa fosse un vero sabato.

La frase “il Figlio dell’uomo è Signore del sabato” dice alle persone che ogni cosa riguardo a Dio non è di natura materiale, e sebbene Egli possa provvedere a tutti i tuoi bisogni materiali, una volta che essi siano stati soddisfatti può l’appagamento derivante da queste cose sostituire la ricerca della verità? Chiaramente no! L’indole di Dio e ciò che Egli ha ed è – argomenti che abbiamo condiviso – sono entrambi la verità. Il loro valore non si può misurare confrontandolo con oggetti materiali, per quanto preziosi, né si può quantificare in termini di denaro, perché non sono oggetti materiali e provvedono ai bisogni del cuore di ogni singola persona. Per ogni persona, il valore di queste verità intangibili dovrebbe essere superiore a quello di qualunque oggetto materiale che tu possa apprezzare, non è così? Dovete soffermarvi su questa affermazione. Il punto fondamentale di ciò che ho detto è questo: ciò che Dio ha ed è e tutto quel che riguarda Dio sono le cose più importanti per ogni singolo individuo e non possono essere sostituiti da alcun oggetto materiale. Ti faccio un esempio: quando hai fame, hai bisogno di cibo. Questo cibo può essere più o meno buono o più o meno deludente, ma se ne hai a sufficienza, la sgradevole sensazione della fame svanirà, se ne andrà. Potrai sederti tranquillamente, e il tuo corpo si riposerà. La fame degli uomini si può placare con il cibo, ma quando segui Dio e hai la sensazione di non comprenderLo, come puoi colmare il vuoto nel tuo cuore? Con il cibo, forse? Oppure quando segui Dio e non capisci la Sua volontà, che cosa puoi usare per porre rimedio alla fame nel tuo cuore? Durante la tua esperienza di salvezza attraverso Dio, mentre persegui un cambiamento nella tua indole, se non comprendi la Sua volontà o non sai cosa sia la verità, se non capisci l’indole di Dio, non ti sentirai molto a disagio? Non proverai una forte fame e sete nel tuo cuore? Queste sensazioni non ti impediranno di sentirti in pace nel tuo cuore? Dunque come puoi rimediare a questa fame? C’è un modo per placarla? Alcuni vanno a fare shopping, alcuni si confidano con gli amici, alcuni si concedono una lunga dormita, altri continuano a leggere le parole di Dio oppure lavorano più duramente e investono più energie nello svolgimento del loro dovere. Queste cose possono risolvere le tue attuali difficoltà? Tutti voi conoscete benissimo questi tipi di pratiche. Quando ti senti impotente, quando provi un forte desiderio di ricevere la rivelazione da Dio per conoscere la realtà della verità e della Sua volontà, di cosa hai più bisogno? Non necessiti di un pasto completo o di qualche parola gentile, e tantomeno del conforto e dell’appagamento transitori della carne, bensì che Dio ti dica direttamente e chiaramente cosa fare e come farlo, che ti spieghi esattamente cos’è la verità. Dopo averlo capito, anche se avrai raggiunto solo un briciolo di comprensione, in cuor tuo non ti senterai più soddisfatto di quanto lo saresti se avessi consumato un buon pasto? Quando il tuo cuore è soddisfatto, non ottiene la vera pace insieme al tuo intero essere? Attraverso questa analogia e analisi, ora comprendete perché ho voluto condividere con voi la frase “il Figlio dell’uomo è Signore del sabato”? Essa significa che ciò che viene da Dio, ciò che Egli ha ed è e tutto ciò che Lo riguarda sono più grandi di qualunque altra cosa, compresa la cosa o la persona cui una volta credevate di tenere maggiormente. Vale a dire che se una persona non è in grado di ottenere parole dalla bocca di Dio o non comprende la Sua volontà, non può ottenere la pace. Durante le vostre esperienze future capirete perché oggi ho voluto che vedeste questo passo. È molto importante. Tutto ciò che Dio fa è verità e vita. La verità è qualcosa di cui le persone non possono essere prive nella loro vita, e di cui non possono mai fare a meno; si potrebbe anche dire che è la cosa più grande. Sebbene tu non possa vederla né toccarla, la sua importanza per te non può essere ignorata; la verità è l’unica cosa che possa portare la pace nel tuo cuore.

La vostra comprensione della verità è integrata nelle vostre condizioni personali? Nella vita reale, devi chiederti anzitutto quali verità riguardino le persone, gli eventi e le cose in cui ti sei imbattuto; è tra queste verità che puoi trovare la volontà di Dio e legarla a ciò in cui sei incappato. Se non sai quali aspetti della verità riguardino le cose in cui ti sei imbattuto, e invece vai a cercare direttamente la volontà di Dio, questo è un approccio cieco che non può dare risultati. Se vuoi cercare la verità e comprendere la volontà di Dio, devi prima guardare al genere di cose che ti sono successe, agli aspetti della verità cui esse sono legate, e cercare la specifica verità nella parola di Dio che attiene alle tue esperienze. Poi, in quella verità, cerchi il cammino della pratica che è adatto a te; in questo modo puoi acquisire una comprensione indiretta della volontà di Dio. Cercare la verità e metterla in pratica non significa applicare meccanicamente una dottrina o seguire una formula. La verità non obbedisce a una formula e non è una legge. Non è morta; è essa stessa vita, è una cosa viva, ed è la regola che un essere creato deve seguire nella vita e la regola che un essere umano deve avere nella vita. Questo è un elemento che devi comprendere il più possibile attraverso l’esperienza. A qualunque fase tu sia arrivato nella tua esperienza, sei inseparabile dalla parola di Dio o dalla verità, e quello che comprendi dell’indole di Dio, e quello che sai di ciò che Egli ha ed è, sono tutti espressi nelle Sue parole; sono inestricabilmente legati alla verità. L’indole di Dio e ciò che Egli ha ed è sono di per sé la verità; essa è un’autentica manifestazione di queste cose. Rende concreto ciò che Egli ha ed è, e fa una chiara dichiarazione di ciò che egli ha ed è; ti dice in modo più immediato cosa Gli piace e cosa no, cosa vuole che tu faccia e cosa non ti permette di fare, quali persone disprezza e in quali Egli Si diletta. Dietro le verità che Dio esprime, le persone possono vedere il Suo piacere, la Sua ira, la Sua sofferenza, felicità ed essenza. Questo è il rivelarsi della Sua indole. Oltre a sapere cosa Dio ha ed è, e a comprendere la Sua indole tramite la Sua parola, la cosa più importante è la necessità di raggiungere questa comprensione attraverso l’esperienza pratica. Se una persona si allontana dalla vita reale per conoscere Dio, non sarà in grado di conseguire questo obiettivo. Benché esistano uomini capaci di acquisire una certa comprensione dalla parola di Dio, la loro comprensione si limita a teorie e parole, e ne deriva una disparità rispetto a come Dio Stesso è realmente.

Ciò su cui stiamo comunicando adesso rientra tutto nell’ambito delle storie riferite nella Bibbia. Attraverso queste storie, e attraverso l’analisi delle cose che sono accadute, le persone possono comprendere quel che Egli ha espresso riguardo alla Propria indole e riguardo a ciò che Egli ha ed è, permettendo loro di conoscere ogni Suo aspetto in modo più ampio, più profondo, più esauriente e più accurato. Queste storie sono dunque l’unico strumento attraverso cui si può conoscere ogni aspetto di Dio? No, non sono l’unico modo! Le parole che Dio pronuncia e l’opera che svolge nell’Età del Regno, infatti, possono aiutare meglio le persone a comprendere la Sua indole e a conoscerla in modo più completo. Tuttavia ritengo che sia un po’ più facile conoscere l’indole di Dio e capire ciò che Egli ha ed è attraverso alcuni esempi o storie, riportati nella Bibbia, con cui le persone hanno dimestichezza. Se prendessi le parole di giudizio e di castigo e le verità espresse oggi da Dio, parola per parola, per consentirti di conoscerLo in questo modo, penseresti che il mio approccio è troppo noioso e tedioso, e alcuni concluderebbero persino che le parole di Dio obbediscono a formule. Se invece prendo queste storie bibliche come esempi per aiutare le persone a conoscere l’indole di Dio, non lo giudicheranno un approccio noioso. Si potrebbe dire che, durante la spiegazione di questi esempi, i dettagli di ciò che albergava nel cuore di Dio in quel momento – il Suo stato d’animo o atteggiamento, oppure i Suoi pensieri e le Sue idee – siano stati descritti alle persone con il linguaggio umano, e l’obiettivo di tutto questo è permettere loro di capire, di percepire che ciò che Dio ha ed è non è stereotipato. Non è una leggenda né qualcosa che gli uomini non possano vedere o toccare. È qualcosa che esiste davvero, che gli uomini possono sentire e capire. È questo il fine ultimo. Si potrebbe dire che coloro che vivono in quest’età siano benedetti. Possono attingere dalle storie della Bibbia per acquisire una comprensione più ampia della precedente opera di Dio; possono vedere la Sua indole attraverso l’opera che Egli ha portato a termine; possono capire la Sua volontà per il genere umano attraverso queste indoli che Egli ha espresso, e comprendere le manifestazioni concrete della Sua santità e della Sua sollecitudine verso gli esseri umani, e in questo modo raggiungere una conoscenza più dettagliata e più profonda della Sua indole. Credo che ora tutti voi possiate sentirlo!

Nell’ambito dell’opera che il Signore Gesù completò nell’Età della Grazia, puoi vedere un altro aspetto di ciò che Dio ha ed è. Questo aspetto fu espresso attraverso la Sua carne, e le persone furono in grado di vederlo e apprezzarlo per via della Sua umanità. Nel Figlio dell’uomo, esse videro come Dio incarnato vivesse la Propria umanità, e videro la Sua divinità espressa attraverso la carne. Questi due tipi di espressione permisero loro di vedere un Dio molto reale e di farsi un’idea diversa di Lui. Tuttavia, durante il periodo di tempo tra la creazione del mondo e la fine dell’Età della Legge, cioè prima dell’Età della Grazia, gli unici aspetti di Dio che furono visti, uditi e sperimentati dalle persone furono la divinità di Dio, le cose che Dio diceva e faceva in una dimensione non materiale, e le cose espresse dalla Sua persona reale che non potevano essere viste o toccate. Spesso queste cose inducevano gli uomini a pensare che Dio fosse talmente elevato nella Sua grandezza da non potersi avvicinare a Lui. Di solito Egli dava loro l’impressione di presentarSi e di sfuggire alla loro capacità di percepirLo, e addirittura essi credevano che ogni Suo singolo pensiero e ogni Sua singola idea fossero così misteriosi e sfuggenti da non poter essere raggiunti in alcun modo, né tantomeno capiti e compresi. Per gli uomini, tutto ciò che riguardava Dio era molto lontano, al punto di non poter essere visto né toccato. Sembrava che Egli fosse in alto nel cielo e che non esistesse affatto. Per loro, dunque, comprendere il Suo cuore e la Sua mente o i Suoi pensieri era un’impresa ardua, e anche fuori dalla loro portata. Benché, nell’Età della Legge, Dio abbia svolto un’opera concreta, benché abbia anche pronunciato alcune parole specifiche ed espresso alcune indoli specifiche per consentire alle persone di apprezzare e percepire una certa conoscenza reale di Lui, alla fine queste espressioni di ciò che Dio ha ed è provenivano da una dimensione non materiale, e quello che gli uomini compresero e conobbero riguardava ancora l’aspetto divino di ciò che Egli ha ed è. L’umanità non riuscì a derivare un concetto concreto da questa espressione di ciò che Egli ha ed è, e la sua impressione di Dio era ancora confinata nell’ambito di “un corpo spirituale a cui è difficile avvicinarsi, uno Spirito che si percepisce a fasi alterne”. Poiché Dio non usò un oggetto specifico o un’immagine appartenente alla dimensione materiale per manifestarSi davanti alle persone, esse rimasero incapaci di definirLo utilizzando il linguaggio umano. Nei loro cuori e nelle loro menti volevano sempre adoperare il loro linguaggio per fissare un modello per Dio, allo scopo di renderLo tangibile e di umanizzarLo, per esempio stabilendoNe la statura, le dimensioni, l’aspetto, cosa esattamente Gli piaceva e quale era la Sua personalità. In realtà, in cuor Suo Dio sapeva che le persone stavano ragionando in questo modo. Aveva le idee molto chiare sulle esigenze degli uomini, e naturalmente sapeva anche cosa doveva fare, perciò nell’Età della Grazia svolse la Sua opera in un modo diverso. Questo nuovo modo fu insieme divino e umanizzato. Nel periodo in cui il Signore Gesù operò, le persone poterono vedere che Dio aveva molte espressioni umane. Per esempio, poteva ballare, partecipare a matrimoni, metterSi in comunione con gli uomini, parlare e discutere con loro. Inoltre, il Signore Gesù completò anche una notevole parte dell’opera che rappresentava la Sua divinità, e ovviamente tutto ciò fu un’espressione e una rivelazione dell’indole di Dio. Durante questo periodo, in cui la divinità di Dio si concretizzò in una carne normale in modo che le persone potessero vedere e toccare, gli uomini non ebbero più la sensazione che Egli Si presentasse e sfuggisse alla loro percezione o che fosse impossibile avvicinarsi a Lui. Al contrario, potevano provare a capire la Sua volontà o a comprendere la Sua divinità attraverso ogni movimento, attraverso le parole e l’opera del Figlio dell’uomo. Costui, fattoSi carne, espresse la divinità di Dio tramite la Sua umanità, e Ne comunicò la volontà agli uomini. E mediante la Sua espressione della volontà e dell’indole di Dio, Egli rivelò alle persone anche il Dio che non poteva essere visto né toccato che dimora nella dimensione spirituale. Ciò che esse videro era Dio Stesso, in forma tangibile, fatto di carne e ossa. Così il Figlio dell’uomo, fattoSi carne, rese concrete e umanizzate cose come l’identità di Dio Stesso, la condizione, l’immagine, l’indole di Dio e ciò che Egli ha ed è. Sebbene l’aspetto esteriore del Figlio dell’uomo avesse alcune limitazioni riguardanti l’immagine di Dio, la Sua essenza e ciò che Egli ha ed è erano assolutamente in grado di rappresentare l’identità e la condizione di Dio Stesso. C’erano semplicemente alcune differenze nella forma d’espressione. Non possiamo negare che il Figlio dell’uomo rappresentasse l’identità e la condizione di Dio Stesso, entrambe nella forma della Sua umanità e della Sua divinità. Durante questo periodo, tuttavia, Dio operò attraverso la carne, parlò dalla prospettiva della carne e si presentò davanti al genere umano con l’identità e la condizione del Figlio dell’uomo, e ciò diede alle persone l’opportunità di incontrare e di sperimentare le vere parole e la vera opera di Dio tra gli uomini. Permise loro anche di penetrare la Sua divinità e la Sua grandezza tra l’umiltà, e di acquisire una conoscenza e una definizione preliminari dell’autenticità e della realtà di Dio. Benché l’opera compiuta dal Signore Gesù, i Suoi modi di operare e la prospettiva da cui parlava differissero dalla persona reale di Dio nella dimensione spirituale, tutto ciò che Lo riguardava rappresentava davvero il Dio Stesso che l’umanità non aveva mai visto prima. Questo non si può negare! In altre parole, in qualunque forma Dio Si manifesti, da qualunque prospettiva parli o con qualunque immagine Si presenti all’umanità, Egli rappresenta soltanto Sé Stesso. Non può rappresentare alcun essere umano, né alcuna umanità corrotta. Dio è Dio Stesso, e questo non si può negare.

Ora daremo un’occhiata a una parabola raccontata dal Signore Gesù nell’Età della Grazia.

3. La parabola della pecorella smarrita

Matteo 18:12-14 Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e una di queste si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti per andare in cerca di quella smarrita? E se gli riesce di ritrovarla, in verità vi dico che Egli si rallegra più per questa che per le novantanove che non si erano smarrite. Allo stesso modo, il Padre vostro che è nei cieli non vuole che uno solo di questi piccoli perisca.

Questo passo è una parabola. Che tipo di sensazioni suscita negli uomini? La modalità di espressione qui utilizzata (la parabola) è una metafora nel linguaggio umano, e in quanto tale rientra nell’ambito delle conoscenze umane. Se Dio avesse detto qualcosa di analogo nell’Età della Legge, le persone avrebbero sentito che tali parole non erano realmente coerenti con l’identità di Dio, ma quando il Figlio dell’uomo pronunciò queste parole nell’Età della Grazia, esse suonarono confortanti, cordiali e intime. Quando Dio Si fece carne, quando Si manifestò in forma di uomo, usò una parabola molto appropriata, che proveniva dalla Sua umanità, per esprimere la voce del Suo cuore. Questa voce rappresentava la voce di Dio e l’opera che Egli voleva svolgere in quell’età, oltre a un atteggiamento che Dio aveva verso gli uomini nell’Età della Grazia. Dalla prospettiva di questo atteggiamento, Egli paragonava ogni persona a una pecora. Se una di loro si smarrisse, Dio farebbe qualunque cosa per ritrovarla. Ciò illustrò un principio dell’opera che Dio compì in quell’epoca tra gli uomini, mentre era nella carne. Egli usò questa parabola per descrivere la Sua determinazione e il Suo atteggiamento durante quell’opera. Questo era il vantaggio dell’incarnazione di Dio: Egli poté sfruttare le conoscenze degli uomini e usare il loro linguaggio per parlare con loro, e per esprimere la Sua volontà. Spiegava o “traduceva” il Suo profondo linguaggio divino per le persone, che si sforzavano di comprendere con il linguaggio umano, in modo umano. Ciò le aiutò a comprendere la Sua volontà e a capire cosa volesse fare. Egli poteva anche conversare con loro dalla prospettiva umana, adoperando il linguaggio umano e comunicando con le persone in maniera comprensibile. Poteva persino parlare e operare usando il linguaggio e le conoscenze umani, cosicché gli uomini potessero percepire la Sua gentilezza e vicinanza, e vedere il Suo cuore. Che cosa deducete da tutto questo? C’è qualche proibizione nelle parole e nelle azioni di Dio? Per come la vedono le persone, Dio non poteva affatto usare le conoscenze, il linguaggio o i modi di parlare umani per discutere di ciò che Egli Stesso voleva dire, dell’opera che voleva svolgere, o per esprimere la Sua volontà. Ma questo è un ragionamento errato. Dio usò questo tipo di parabola perché le persone potessero percepire la Sua realtà e sincerità, e vedere il Suo atteggiamento verso gli uomini in quel periodo. Questa parabola risvegliò da un sogno le persone che avevano vissuto a lungo sotto la legge e, generazione dopo generazione, ispirò anche coloro che vissero nell’Età della Grazia. Leggendo il passo di questa parabola, le persone intuiscono la sincerità di Dio nella salvezza dell’uomo e capiscono il peso e l’importanza concessi all’umanità nel cuore di Dio.

Diamo un’occhiata all’ultima frase di questo passo: “Allo stesso modo, il Padre vostro che è nei cieli non vuole che uno solo di questi piccoli perisca”. Queste furono le parole del Signore Gesù o quelle del Padre nei cieli? Apparentemente, sembra che a parlare sia il Signore Gesù, ma la Sua volontà rappresenta quella di Dio Stesso, ragione per cui Egli disse: “Allo stesso modo, il Padre vostro che è nei cieli non vuole che uno solo di questi piccoli perisca”. A quel tempo, gli uomini riconoscevano come Dio soltanto il Padre nei cieli, e credevano che questa persona davanti ai loro occhi fosse semplicemente stata mandata da Lui e che non potesse rappresentarLo. È per questo motivo che il Signore Gesù dovette aggiungere questa frase alla fine della parabola, in modo che le persone potessero percepire davvero la volontà di Dio per l’umanità, e sentire l’autenticità e l’accuratezza di ciò che Egli diceva. Pur essendo una cosa semplice da dire, questa frase fu pronunciata con cura e amore e rivelò l’umiltà e il nascondimento del Signore Gesù. Che Dio Si facesse carne o che operasse nella dimensione spirituale, Egli conosceva meglio di chiunque altro il cuore umano e comprendeva di cosa le persone avessero bisogno, per cosa si preoccupassero e cosa le confondesse, ed ecco perché aggiunse questa frase. Essa evidenziò un problema nascosto nell’umanità: le persone erano scettiche su ciò che diceva il Figlio dell’uomo, cioè, quando il Signore Gesù parlò, dovette aggiungere: “Allo stesso modo, il Padre vostro che è nei cieli non vuole che uno solo di questi piccoli perisca”, e solo con questo presupposto le Sue parole avrebbero potuto dare dei frutti, per indurre l’uomo a credere nella loro accuratezza e per aumentare la loro credibilità. Ciò dimostra che quando Dio divenne un normale Figlio dell’uomo, Lui e l’umanità ebbero un rapporto molto disagevole e che la situazione del Figlio dell’uomo era molto imbarazzante. Dimostra anche quanto fosse insignificante la condizione del Signore Gesù tra gli uomini di quel tempo. Quando Egli pronunciò queste parole, in realtà lo fece per dire alle persone: “Potete starne certe. Queste parole non rappresentano quello che alberga nel Mio cuore, ma sono la volontà del Dio che Si trova nel vostro”. Per gli uomini non era una cosa ironica? Anche se il Dio che operava nella carne aveva molti vantaggi di cui non godeva nella Sua persona, dovette resistere ai loro dubbi e al loro rifiuto, nonché al loro torpore e alla loro insensibilità. Si potrebbe dire che il processo dell’opera del Figlio dell’uomo consistette nello sperimentare il rifiuto dell’umanità e la sua rivalità nei Suoi confronti. Soprattutto, consistette nel processo di operare per guadagnarSi continuamente la fiducia dell’umanità e per conquistare gli uomini attraverso ciò che Egli ha ed è, attraverso la Sua essenza. Non fu tanto il Dio incarnato a ingaggiare una guerra sul campo contro Satana; piuttosto, Dio diventò un uomo comune e iniziò una battaglia contro coloro che Lo seguivano, e durante questa battaglia il Figlio dell’uomo portò a termine la Sua opera con la Sua umiltà, con ciò che Egli ha ed è, e con il Suo amore e con la Sua saggezza. Guadagnò le persone che voleva, acquisì l’identità e la condizione che meritava e tornò sul Suo trono.

Ora diamo un’occhiata ai seguenti due passi delle scritture.

4. Perdona fino a settanta volte sette

Matteo 18:21-22 Allora Pietro si avvicinò e Gli disse: “Signore, quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte?” E Gesù a lui: “Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette”.

5. L’amore del Signore

Matteo 22:37-39 Gesù gli disse: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: “Ama il tuo prossimo come te stesso”.

Di questi due passi, uno parla del perdono e l’altro dell’amore. Questi due argomenti sottolineano perfettamente l’opera che il Signore Gesù voleva svolgere nell’Età della Grazia.

Quando Dio Si fece carne, portò con Sé una fase della Sua opera, e cioè i compiti specifici dell’opera e l’indole che voleva esprimere in quest’età. In quel periodo, tutto ciò che il Figlio dell’uomo fece ruotò intorno all’opera che Dio voleva compiere in quest’epoca. Non avrebbe fatto niente di più e niente di meno. Ogni singola cosa che disse e ogni tipo di opera che svolse erano tutte legate a quest’età. A prescindere che lo esprimesse in modo umano attraverso il linguaggio umano o attraverso il linguaggio divino – e a prescindere in quale modo o da quale prospettiva lo facesse, il Suo obiettivo era aiutare le persone a capire cosa volesse fare, quale fosse la Sua volontà e quali fossero i Suoi requisiti per l’uomo. Poteva usare vari mezzi e diverse prospettive per aiutare le persone a capire e a conoscere la Sua volontà, e a comprendere la Sua opera di salvezza dell’umanità. Così, nell’Età della Grazia vediamo il Signore Gesù usare quasi sempre il linguaggio umano per esprimere ciò che voleva comunicare agli uomini. Ancora di più, Lo vediamo dalla prospettiva di una comune guida che parla con le persone, provvedendo alle loro necessità e aiutandole con ciò che avevano richiesto. Questo modo di operare non si era visto nell’Età della Legge, che aveva preceduto quella della Grazia. Egli divenne più intimo e più compassionevole con l’umanità, e più capace di conseguire risultati pratici sia nella forma sia nel modo. La metafora sul perdono degli altri “fino a settanta volte sette” chiarisce perfettamente questo punto. Lo scopo ottenuto dal numero contenuto in questa metafora è permettere agli uomini di comprendere l’intenzione del Signore Gesù nel momento in cui disse queste parole. Essa era che le persone perdonassero gli altri, non una volta o due, e nemmeno sette, bensì settanta volte sette. Che tipo di idea è racchiusa nel concetto di “settanta volte sette”? È per far sì che le persone considerino il perdono una responsabilità, qualcosa che devono imparare e una via che devono seguire. Anche se era solo una metafora, servì a sottolineare il punto cruciale. Aiutò gli uomini a capire a fondo le Sue intenzioni e a scoprire i modi adeguati della pratica, i suoi principi e modelli. Li aiutò a comprendere chiaramente e insegnò loro un concetto corretto: che dovevano imparare a perdonare e farlo anche mille volte senza condizioni ma con un atteggiamento di tolleranza e comprensione verso gli altri. Quando il Signore Gesù pronunciò queste parole, che cosa albergava nel Suo cuore? Stava davvero pensando al numero “settanta volte sette”? No. Esiste un numero preciso di volte in cui Dio perdonerà l’uomo? Ci sono molte persone che sono interessatissime al “numero di volte” qui menzionato, che vogliono davvero capirne l’origine e il significato. Vogliono comprendere il motivo per cui questo numero uscì dalla bocca del Signore Gesù; credono che abbia un’implicazione più profonda. Ma, in realtà, fu soltanto una figura retorica umana che Dio usò. L’eventuale implicazione o significato deve essere considerato insieme ai requisiti del Signore Gesù per l’umanità. Quando Dio non Si era ancora fatto carne, le persone non capivano molto di ciò che diceva perché le Sue parole provenivano dalla totale divinità. La prospettiva e il contesto di ciò che diceva erano invisibili e irraggiungibili per l’umanità; erano espressi da una dimensione spirituale che le persone non potevano vedere. Per gli uomini che vivevano nella carne, essi non potevano passare attraverso tale dimensione. Dopo esserSi fatto carne, tuttavia, Dio parlò all’umanità dalla prospettiva umana, uscendo dall’ambito della dimensione spirituale e oltrepassandolo. Poté esprimere la Sua indole, la Sua volontà e il Suo atteggiamento divini attraverso cose che gli uomini riuscivano a immaginare, che vedevano e incontravano nella vita, e usando metodi che essi potevano accettare, in un linguaggio che erano in grado di intendere, e con conoscenze che potevano comprendere, per permettere loro di capire e di conoscere Dio, di intuire la Sua intenzione, e i criteri da Lui imposti, nell’ambito della loro capacità e nei limiti delle loro possibilità. Questi furono il metodo e il principio della Sua opera nell’umanità. Sebbene i modi e i Suoi principi per operare nella carne siano stati perlopiù raggiunti per mezzo o grazie all’umanità, ottennero risultati che non si sarebbero potuti conseguire operando direttamente nella divinità. La Sua opera nell’umanità era più concreta, più autentica e più mirata, e i metodi erano molto più flessibili, e in una forma che superò l’opera portata a termine durante l’Età della Legge.

Ora parliamo di come amare il Signore e di come amare il tuo prossimo come te stesso. Si tratta di qualcosa che viene espresso direttamente nella divinità? No, chiaramente no! Queste furono tutte cose di cui il Figlio dell’uomo parlò nell’umanità; soltanto gli esseri umani direbbero frasi come: “Ama il prossimo tuo come te stesso” e “Ama gli altri come ami la tua vita”. Questo modo di parlare è esclusivamente umano. Dio non ha mai parlato in questo modo. Quantomeno, Dio non ha questo tipo di linguaggio nella Sua divinità perché non ha alcun bisogno di questo genere di principi – “Ama il prossimo tuo come te stesso” – al fine di regolamentare il Suo amore per l’umanità, perché quest’ultimo è una rivelazione naturale di ciò che Egli ha ed è. Quando mai avete sentito Dio dire una frase come: “Io amo l’umanità come Me Stesso”? Non avete mai sentito nulla del genere, perché l’amore è nella Sua essenza e in ciò che Egli ha ed è. L’amore di Dio per l’umanità, il Suo atteggiamento e il modo in cui Egli tratta le persone sono un’espressione e una rivelazione naturali della Sua indole. Egli non ha bisogno di farlo deliberatamente in un certo modo, né di seguire volutamente un certo metodo o codice morale per riuscire ad amare il Suo prossimo come Sé Stesso. Possiede già questo tipo di essenza. Che cosa vedi in tutto questo? Quando Egli operò nell’umanità, molti dei Suoi metodi, delle Sue parole e delle Sue verità furono espressi in modo umano. Allo stesso tempo, tuttavia, la Sua indole, ciò che Egli ha ed è e la Sua volontà furono espressi affinché le persone conoscessero e comprendessero. Ciò che gli uomini arrivarono a conoscere e comprendere fu esattamente la Sua essenza e ciò che Egli ha ed è, cose che rappresentano l’identità intrinseca e la condizione di Dio Stesso. Vale a dire che il Figlio dell’uomo fattoSi carne espresse l’indole intrinseca e l’essenza di Dio Stesso nel modo più ampio e più accurato possibile. Non solo, l’umanità del Figlio dell’uomo non fu un ostacolo o una barriera alla comunicazione e all’interazione dell’essere umano con il Dio nei cieli, ma in realtà fu l’unico canale e ponte che collegò gli esseri umani e il Signore del creato. Ora, a questo punto, non credete che ci siano molte somiglianze tra la natura e i metodi dell’opera svolta dal Signore Gesù nell’Età della Grazia e l’attuale fase dell’opera? Anche quest’ultima usa molti elementi del linguaggio umano per esprimere l’indole di Dio, e molto del linguaggio e dei metodi della vita quotidiana e della conoscenza degli uomini per esprimere la volontà di Dio Stesso. Una volta che Dio Si fa carne, a prescindere che parli da una prospettiva umana o divina, buona parte del Suo linguaggio e dei Suoi metodi d’espressione vengono per mezzo del linguaggio e dei metodi umani. In altre parole, quando Dio Si fa carne, questa è la tua migliore opportunità per vedere la Sua onnipotenza e saggezza e per conoscere ogni Suo aspetto reale. Quando Egli Si fece carne, mentre cresceva, arrivò a comprendere, a imparare e a capire una parte della conoscenza, del buonsenso, del linguaggio e dei metodi d’espressione nell’umanità. Dio incarnato possedeva queste cose, provenienti dagli esseri umani che Egli aveva creato. Esse divennero strumenti di Dio incarnato per esprimere la Propria indole e divinità, e Gli consentirono di rendere la Sua opera più pertinente, più autentica e più accurata quando operava tra gli uomini, da una prospettiva e con un linguaggio umani. Questo rese la Sua opera più accessibile e più facilmente comprensibile per le persone, ottenendo così i risultati che Dio voleva. Non è più pratico per Lui operare nella carne in questo modo? Non è questa la Sua saggezza? Il momento in cui Dio Si incarnò, in cui la Sua carne riuscì a intraprendere l’opera che Egli voleva compiere, coincide con quello in cui espresse praticamente la Sua indole e la Sua opera, e anche con quello in cui poté iniziare ufficialmente il Suo ministero come Figlio dell’uomo. Ciò significava che non c’era più un “vuoto generazionale” tra Dio e l’uomo, che Egli avrebbe ben presto interrotto la Sua opera di comunicazione attraverso messaggeri, e che Dio Stesso poteva esprimere personalmente tutte le parole e tutta l’opera che voleva nella carne. Significava anche che le persone salvate da Dio erano più vicine a Lui, che la Sua opera di gestione era entrata in un nuovo territorio e che tutta l’umanità stava per affrontare una nuova era.

Chiunque abbia letto la Bibbia sa che quando nacque il Signore Gesù accaddero molti eventi. Il più grande fra questi fu che il re dei diavoli Gli diede la caccia, e fu un evento talmente estremo che tutti i bambini della città dai due anni in giù vennero trucidati. È evidente che, facendoSi carne tra gli uomini, Dio corse un grosso rischio; è evidente anche l’alto prezzo che pagò per completare la Sua gestione della salvezza dell’umanità. Altrettanto evidenti sono le grandi speranze che ripose nella Sua opera tra gli uomini quando Si incarnò. Quando la Sua carne fu in grado di intraprenderla, come Si sentì Dio? Le persone dovrebbero essere in grado di capirlo fino a un certo punto, non è così? Come minimo, Dio era felice perché poté iniziare a svolgere la Sua nuova opera tra l’umanità. Quando il Signore Gesù fu battezzato e cominciò ufficialmente l’opera per adempiere al Suo ministero, il cuore di Dio fu pervaso dalla gioia perché, dopo così tanti anni di attesa e di preparazione, poté finalmente vestirsi della carne di un uomo normale e iniziare la Sua nuova opera sotto forma di un essere umano in carne e ossa che le persone potevano vedere e toccare. Finalmente poté parlare faccia a faccia e cuore a cuore con le persone attraverso l’identità di un uomo. Poteva finalmente relazionarsi direttamente con l’umanità per mezzo dei modi e del linguaggio umani; poteva provvedere agli uomini, illuminarli e aiutarli usando il linguaggio umano; poteva mangiare alla loro stessa tavola e vivere nel loro stesso spazio. Poteva anche vedere gli esseri umani e ogni cosa nel modo in cui li vedevano gli uomini, persino attraverso i loro occhi. Per il Dio incarnato, questa fu già la prima vittoria della Sua opera. Si potrebbe anche dire che fu l’esito di una grande opera. Naturalmente, questa fu la cosa che Lo rese più felice. A cominciare da allora, Dio provò per la prima volta una sorta di conforto nella Sua opera tra l’umanità. Tutti gli eventi che accadevano erano molto pratici e naturali, e il conforto provato da Dio era davvero reale. Per gli uomini, ogni volta che si compie una nuova fase dell’opera di Dio, e ogni volta che Egli Si sente gratificato, è il momento in cui l’umanità può avvicinarsi a Lui e alla salvezza. Per Dio, questo è anche l’avvio della Sua nuova opera, andando avanti nel Suo piano di gestione e, inoltre, questi sono i momenti in cui le Sue intenzioni si avvicinano alla realizzazione completa. Per gli uomini, l’arrivo di una simile opportunità è propizio e molto positivo; per tutti coloro che aspettano la salvezza di Dio, è una notizia lieta e importante. Quando Dio svolge una nuova fase dell’opera, ha a disposizione un nuovo inizio, e il momento in cui questa nuova opera e questo nuovo inizio vengono avviati e introdotti tra gli uomini coincide con quello in cui l’esito è stato già determinato e conseguito, e gli effetti e i frutti finali sono stati già visti da Dio. Coincide anche con il momento in cui questi effetti Lo fanno sentire soddisfatto e, naturalmente, in cui il Suo cuore è felice. Dio Si sente rassicurato perché, ai Suoi occhi, Egli ha già visto e selezionato gli individui che sta cercando, e ha già guadagnato questo gruppo di persone – un gruppo capace di rendere efficace la Sua opera e di darGli soddisfazione. Perciò, mette da parte le preoccupazioni ed è felice. In altre parole, quando Dio incarnato è in grado di intraprendere una nuova opera tra gli uomini e comincia, senza impedimenti, a svolgere l’opera che deve compiere, e quando ritiene che ogni cosa sia stata portata a termine, per Lui la fine è già in vista. Per questo è soddisfatto e il Suo cuore è felice. Come si esprime la felicità di Dio? Riuscite a immaginare quale potrebbe essere la risposta? Dio potrebbe mai piangere? Può piangere? Può battere le mani? Oppure ballare o cantare? In tal caso, cosa intonerebbe? Naturalmente potrebbe cantare una canzone bellissima e toccante, capace di esprimere la gioia e la felicità nel Suo cuore. Potrebbe cantarla per gli uomini, per Sé Stesso e per tutte le cose. La Sua felicità si può esprimere in qualunque modo; tutto ciò è normale perché Dio prova gioie e dolori, e i Suoi sentimenti si possono esprimere in diversi modi. Questo è un Suo diritto e niente potrebbe essere più normale e appropriato. Gli uomini non dovrebbero pensare nient’altro al riguardo. Non dovreste cercare di sortire in Dio l’“incantesimo del cerchio che si stringe”[a], dicendoGli che non deve fare questa o quella cosa, che non deve agire in questo o in quel modo, e così limitando la Sua felicità o qualunque sentimento che Egli possa provare. Nel cuore delle persone, Dio non può essere felice, non può versare lacrime, non può piangere; non può esprimere alcuna emozione. Attraverso ciò che abbiamo condiviso durante questi due incontri, credo che non vedrete più Dio in questo modo, bensì Gli consentirete di avere un po’ di libertà e di sollievo. Questa è una cosa molto buona. In futuro, se sarete in grado di percepire davvero la tristezza di Dio quando sentirete dire che Lui è triste, e la Sua felicità quando sentirete dire che è felice – allora, come minimo, riuscirete a sapere e a capire chiaramente cosa Lo renda felice e cosa triste. Quando ti sentirai triste perché Dio è triste, e felice perché Lui è felice, Egli avrà pienamente guadagnato il tuo cuore e non ci saranno più barriere tra te e Lui. Non proverai più a confinare Dio entro i limiti delle fantasie, delle nozioni e delle conoscenze umane. In quel momento, Egli sarà vivo e vivido nel tuo cuore. Sarà il Dio della tua vita e il Padrone di tutto ciò che ti riguarda. Avete questo tipo di aspirazione? Siete fiduciosi di poter realizzare tutto questo?

Leggiamo ora i seguenti passi dalle scritture:

6. Il discorso della montagna

Le beatitudini (Matteo 5:3-12)

Il sale e la luce (Matteo 5:13-16)

La legge (Matteo 5:17-20)

L’ira (Matteo 5:21-26)

L’adulterio (Matteo 5:27-30)

Il divorzio (Matteo 5:31-32)

I giuramenti (Matteo 5:33-37)

Occhio per occhio (Matteo 5:38-42)

Amerai i tuoi nemici (Matteo 5:43-48)

Istruzioni sull’elemosina (Matteo 6:1-4)

La preghiera (Matteo 6:5-8)

7. Le parabole del Signore Gesù

La parabola del seminatore (Matteo 13:1-9)

La parabola della zizzania (Matteo 13:24-30)

La parabola del granello di senape (Matteo 13:31-32)

La parabola del lievito (Matteo 13:33)

Spiegazione della parabola della zizzania (Matteo 13:36-43)

La parabola del tesoro (Matteo 13:44)

La parabola della perla (Matteo 13:45-46)

La parabola della rete (Matteo 13:47-50)

8. I comandamenti

Matteo 22:37-39 Gesù gli disse: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: “Ama il tuo prossimo come te stesso”.

Anzitutto diamo un’occhiata a ciascuna delle varie parti del “discorso della Montagna”. Cosa trattano queste parti differenti? Si può dire con certezza che i contenuti di queste varie parti sono tutti più nobili, più concreti e più vicini alla vita delle persone rispetto alle regole dell’Età della Legge. Per usare termini moderni, queste cose sono più attinenti alla pratica effettiva degli uomini.

Leggiamo il seguente contenuto specifico: come devi interpretare le beatitudini? Che cosa devi sapere della legge? Come deve essere definita l’ira? Come devono essere trattati gli adulteri? Come si deve parlare del divorzio e che tipo di regole vi sono al riguardo? Chi può divorziare e chi no? Che cosa si dice dei giuramenti, dell’“occhio per occhio”, dell’amare i tuoi nemici e dell’essere caritatevole? E così via. Tutte queste cose hanno attinenza con ogni aspetto della pratica della fede in Dio da parte degli uomini e del loro seguire Dio. Alcune di queste pratiche sono valide ancora oggi, sebbene siano più superficiali di quanto sia attualmente richiesto alle persone – sono verità abbastanza elementari che le persone incontrano nella loro fede in Dio. Dal momento in cui il Signore Gesù iniziò la Sua opera, Egli stava già cominciando a svolgere l’opera sull’indole della vita degli esseri umani, ma questi aspetti della Sua opera si basavano sul fondamento della legge. Le regole e i modi di discutere su questi argomenti avevano qualcosa a che fare con la verità? Naturalmente sì! Tutte le regole precedenti e i principi, così come questi sermoni nell’Età della Grazia, si riferivano tutti all’indole di Dio, a ciò che Egli ha ed è, e ovviamente alla verità. Qualunque cosa Dio esprima, qualunque modalità di espressione o di linguaggio Egli usi, le cose che esprime hanno tutte il loro fondamento, l’origine e il punto di partenza nei principi della Sua indole e in ciò che Egli ha ed è. Ciò è assolutamente vero. Così, benché le cose che ha detto sembrino ora un po’ superficiali, non si può comunque dire che non siano la verità, perché nell’Età della Grazia furono indispensabili affinché le persone potessero soddisfare la volontà di Dio e produrre un cambiamento nell’indole della loro vita. Puoi dire che uno qualsiasi di questi sermoni non sia in armonia con la verità? No, non puoi! Ognuno di essi è la verità perché erano tutte prescrizioni di Dio per l’umanità; erano tutti principi e un campo d’azione forniti da Dio per indicare come ci si dovrebbe comportare, e rappresentano la Sua indole. Tuttavia, in base al livello della loro crescita nella vita a quel tempo, queste furono le uniche cose che le persone erano in grado di accettare e di comprendere. Siccome il peccato dell’umanità non era ancora stato cancellato, queste erano le uniche parole che il Signore Gesù poté pronunciare, e poté utilizzare soltanto i semplici insegnamenti contenuti all’interno di questo ambito per dire alle persone di quell’epoca come agire, cosa fare, entro quali principi e limiti fare le cose, e come credere in Dio e soddisfare le Sue prescrizioni. Tutto ciò veniva determinato in base alla levatura dell’umanità di quel tempo. Per le persone che vivevano sotto la legge non fu facile accettare questi insegnamenti, dunque ciò che il Signore Gesù insegnò dovette rimanere confinato entro questo ambito.

Ora diamo un’occhiata ai vari contenuti delle “Parabole del Signore Gesù”.

La prima è quella del seminatore. È una parabola molto interessante; la semina è un evento frequente nella vita delle persone. La seconda è quella della zizzania. Chiunque abbia seminato delle colture, e di certo tutti gli adulti, sa bene cosa sia la “zizzania”. La terza parabola è quella del granello di senape. Tutti voi sapete cos’è la senape, vero? In caso contrario potete dare un’occhiata alla Bibbia. La quarta parabola è quella del lievito. Ora, la maggior parte delle persone sa che si usa per la fermentazione, e che è qualcosa che si adopera nella vita quotidiana. Le altre parabole, comprese la sesta, quella del tesoro; la settima, quella della perla, e l’ottava, quella della rete, furono tutte tratte e ispirate dalla vita reale delle persone. Che tipo di immagine dipingono queste parabole? È un’immagine di Dio che diventa una persona normale e vive tra gli uomini, usando il linguaggio della vita, il linguaggio umano, per comunicare con gli uomini e fornire loro ciò di cui hanno bisogno. Quando Dio Si fece carne e visse a lungo tra le persone, dopo aver sperimentato e osservato i loro diversi stili di vita, queste esperienze diventarono il Suo materiale didattico tramite il quale trasformò il Suo linguaggio divino in umano. Naturalmente, le cose che vide e udì nella vita arricchirono anche l’esperienza umana del Figlio dell’uomo. Quando Egli voleva che le persone capissero alcune verità e una parte della volontà di Dio, poté usare parabole simili a quelle citate sopra per parlare con gli uomini della volontà di Dio e dei Suoi requisiti per l’umanità. Queste parabole erano tutte legate alla vita degli esseri umani; non ce n’era nemmeno una che se ne discostasse. Quando il Signore Gesù visse con l’umanità, vide i contadini lavorare i campi e scoprì cosa fossero la zizzania e il lievito; capì che gli uomini amano gli oggetti preziosi, perciò usò le metafore del tesoro e della perla. Nella vita, vide spesso i pescatori lanciare le reti; il Signore Gesù osservò queste e altre attività connesse alla vita degli uomini, e sperimentò anche quel tipo di esistenza. Proprio come ogni altro normale essere umano, Egli sperimentò le abitudini quotidiane umane e mangiò tre volte al giorno. Sperimentò personalmente la vita di una persona media e osservò l’esistenza degli altri. Quando Egli osservò e sperimentò personalmente tutto questo, non pensò a come avere una bella vita o a come vivere in modo più libero e confortevole. Invece, dalle Sue esperienze di un’autentica esistenza umana, notò la sofferenza nella vita degli uomini, la fatica, la miseria e la tristezza delle persone che vivevano sotto il potere di Satana e conducevano una vita di peccato sotto la corruzione del diavolo. Mentre sperimentava personalmente la vita umana, notò anche quanto fossero inermi gli individui che vivevano nella corruzione, e vide e sperimentò le condizioni di infelicità degli esseri umani che vivevano nel peccato, che si smarrivano completamente nella tortura che Satana e il male infliggevano loro. Quando il Signore Gesù vide queste cose, le guardò con la Sua divinità o con la Sua umanità? Quest’ultima esisteva davvero ed era molto viva; Egli poté sperimentare e vedere ogni cosa. Ma, naturalmente, vide anche queste cose nella Sua essenza, che è la Sua divinità. Vale a dire che Cristo Stesso, il Signore Gesù che era un uomo, vide questo, e tutto ciò che osservò Gli fece percepire l’importanza e la necessità dell’opera che aveva intrapreso durante quel periodo che Egli visse nella carne. Pur sapendo Egli Stesso che la responsabilità di cui avrebbe dovuto farSi carico nella carne sarebbe stata davvero immensa, e pur essendo consapevole dell’atrocità del dolore che avrebbe affrontato, quando vide gli uomini inermi nel peccato, la miseria della loro vita e le loro fiacche lotte sotto la legge, Si sentì sempre più afflitto e diventò sempre più impaziente di salvarli dal peccato. A prescindere dal tipo di difficoltà che avrebbe affrontato o dal genere di dolore che avrebbe patito, diventò sempre più determinato nel redimere l’umanità che stava vivendo nel peccato. Durante questo processo si potrebbe dire che il Signore Gesù iniziò a capire sempre più chiaramente l’opera che doveva svolgere e il compito che Gli era stato affidato. Diventò anche sempre più ansioso di completare l’opera che doveva intraprendere, di addossarSi tutti i peccati dell’umanità, di espiarli al suo posto cosicché essa non vivesse più nella corruzione e, allo stesso tempo, Dio sarebbe riuscito a perdonare le colpe dell’uomo grazie a questo sacrificio per il peccato, consentendoGli di proseguire la Sua opera di salvezza dell’umanità. Si potrebbe dire che, in cuor Suo, il Signore Gesù fosse disposto a offrire Sé Stesso per l’umanità, a sacrificare Sé Stesso. Era disposto anche a fungere da sacrificio per il peccato, a farSi crocifiggere, ed era davvero ansioso di portare a termine la Sua opera. Quando vide le condizioni sventurate della vita umana, volle ancora di più compiere la Sua missione il prima possibile, senza tardare di un solo minuto o addirittura di un secondo. Avvertendo questa urgenza, non pensò minimamente a quanto sarebbe stato grande il Suo dolore né nutrì ulteriore apprensione per tutte le umiliazioni che avrebbe dovuto sopportare. Nel Suo cuore aveva soltanto una convinzione: purché Si fosse sacrificato, purché fosse stato crocifisso come sacrificio per il peccato, la volontà di Dio si sarebbe realizzata e Dio sarebbe stato in grado di cominciare la Sua nuova opera. La vita degli uomini e la loro condizione di esistenza nel peccato sarebbero state completamente trasformate. La convinzione del Signore Gesù e ciò che Egli intendeva fare erano legati alla salvezza dell’umanità, e il Signore Gesù aveva un solo obiettivo che era fare la volontà di Dio, in modo che Dio potesse iniziare efficacemente la fase successiva della Sua opera. Questo era ciò che il Signore Gesù aveva in mente a quel tempo.

Vivendo nella carne, Dio incarnato possedeva un’umanità normale; aveva le emozioni e la razionalità di una persona normale. Sapeva cos’erano la felicità e il dolore e, quando vide l’umanità vivere questo genere di vita, capì profondamente che darle degli ammaestramenti, fornirle o insegnarle qualcosa non sarebbe bastato per guidarla fuori dal peccato. Nemmeno costringerla a osservare i comandamenti sarebbe bastato per redimerla dal peccato. Solo quando il Signore Gesù Si addossò i peccati dell’umanità e prese le sembianze della carne peccaminosa poté ottenere in cambio la libertà e il perdono di Dio per gli esseri umani. Così, dopo che ebbe sperimentato e osservato la vita delle persone nel peccato, nel Suo cuore Si manifestò un intenso desiderio: permettere loro di affrancarsi da una vita passata a lottare nel peccato. Questo desiderio Gli fece avvertire sempre di più la necessità di andare alla croce e di addossarSi i peccati dell’umanità il più presto e il più velocemente possibile. Questi furono i pensieri del Signore Gesù a quel tempo, dopo che aveva vissuto con le persone e visto, udito e sentito l’infelicità della loro vita nel peccato. Il fatto che il Dio incarnato potesse avere questo tipo di volontà per l’umanità, che potesse esprimere e rivelare questo tipo di indole, è qualcosa che l’individuo medio potrebbe capire? Che cosa vedrebbe se vivesse in questo tipo di ambiente? A cosa penserebbe? Se affrontasse tutto ciò, analizzerebbe i problemi da una prospettiva elevata? Assolutamente no! Sebbene l’aspetto esteriore di Dio incarnato sia identico a quello di un uomo, e sebbene Egli apprenda la conoscenza umana e parli il linguaggio umano, e talvolta esprima persino le Sue idee con i metodi o i modi di parlare dell’umanità, nondimeno il modo in cui vede gli uomini e la sostanza delle cose non è assolutamente uguale a quello in cui li vedono le persone corrotte. La Sua prospettiva e l’elevatezza a cui Si trova sono irraggiungibili per loro. Questo perché Dio è verità, perché la carne di cui Si veste possiede anche l’essenza di Dio, e perché i Suoi pensieri e ciò che è espresso dalla Sua umanità sono anch’essi la verità. Per le persone corrotte, ciò che Egli esprime nella carne è una serie di disposizioni di verità e di vita, non destinate a una persona sola, ma a tutta l’umanità. Nel cuore di ogni persona corrotta ci sono soltanto quelle poche persone che frequenta. Si cura e si preoccupa solo di questa manciata di persone. Quando si profila un disastro all’orizzonte, tale persona pensa anzitutto ai figli, al coniuge o ai genitori. Tutt’al più, una persona più compassionevole penserebbe a qualche parente o a un buon amico ma, pur essendo così compassionevole, si preoccuperebbe mai di altro? No, mai! Perché, alla fin fine, gli esseri umani sono esseri umani e possono guardare ogni cosa soltanto dall’elevatezza e dalla prospettiva di un essere umano. Tuttavia, Dio incarnato è completamente diverso da un uomo corrotto. Per quanto comune, normale e umile possa essere, o per quanto sia il disprezzo con cui le persone Lo guardano, i Suoi pensieri e il Suo atteggiamento verso l’umanità sono cose che nessun uomo potrebbe possedere, che nessum uomo potrebbe imitare. Egli osserverà sempre l’umanità dalla prospettiva della divinità, dall’elevatezza della Sua posizione di Creatore. La vedrà sempre attraverso l’essenza e la mentalità di Dio. Non può assolutamente osservarla dall’infima elevatezza di un individuo medio o dalla prospettiva di una persona corrotta. Quando gli uomini osservano l’umanità, lo fanno con la vista umana e usano cose come la conoscenza, le regole e le teorie umane come metro di misura. Ciò è nell’ambito di quello che possono vedere con gli occhi e di quello raggiungibile dagli individui corrotti. Quando Dio guarda l’umanità, lo fa con la vista divina e usa a mo’ di parametro la Sua essenza e ciò che Egli ha ed è. Questo ambito include cose che le persone non possono vedere, ed è qui che Dio incarnato e gli esseri umani corrotti sono totalmente diversi. Questa differenza è determinata dalle diverse essenze degli uomini e di Dio – sono proprio queste a determinare le loro identità e posizioni, nonché la prospettiva e l’elevatezza da cui vedono le cose. Vedete l’espressione e la rivelazione di Dio Stesso nel Signore Gesù? Potreste dire che le azioni e le parole del Signore Gesù erano legate al Suo ministero e all’opera di gestione di Dio, che erano l’espressione e la rivelazione dell’essenza di Dio. Sebbene Egli avesse una manifestazione umana, la Sua essenza divina e la rivelazione della Sua divinità non si possono negare. Questa manifestazione umana era davvero una manifestazione dell’umanità? La Sua manifestazione umana era, per sua stessa natura, totalmente diversa da quella delle persone corrotte. Il Signore Gesù era Dio incarnato. Se fosse stato davvero una delle normali persone corrotte, avrebbe forse potuto vedere la vita dell’umanità nel peccato da una prospettiva divina? Assolutamente no! È questa la differenza tra il Figlio dell’uomo e le persone normali. Gli uomini corrotti vivono tutti nel peccato e, quando qualcuno vede il peccato, non prova alcuna sensazione particolare; essi sono tutti uguali, proprio come un maiale che vive nel fango e non si sente affatto sporco o a disagio: anzi, mangia bene e dorme profondamente. Se qualcuno pulisce il porcile, in realtà il maiale si sentirà a disagio e non rimarrà pulito. Di lì a poco si rotolerà ancora una volta nel fango, completamente a suo agio, perché è una creatura sudicia. Gli uomini considerano i maiali sudici, ma se pulisci lo stabbio, il maiale non si sente meglio. È per questo motivo che nessuno ne tiene uno in casa. Il modo in cui gli uomini vedono i maiali sarà sempre diverso da quello in cui i maiali percepiscono sé stessi, perché gli esseri umani e i maiali non appartengono alla stessa specie. Poiché il Figlio dell’uomo fattoSi carne non appartiene alla stessa specie degli uomini corrotti, soltanto Dio incarnato può ergerSi da una prospettiva divina e dall’elevatezza di Dio da dove guarda l’umanità e ogni cosa.

Qual è la sofferenza che Dio sperimenta quando Si fa carne e vive tra gli uomini? Qual è questa sofferenza? Qualcuno lo capisce davvero? Alcuni dicono che soffra enormemente, che sebbene sia Dio Stesso, le persone non capiscono la Sua essenza ma tendono sempre a trattarLo come una persona, facendoLo sentire addolorato e offeso. Sostengono che, per queste ragioni, la Sua sofferenza sia veramente grande. Altri dicono che Dio sia innocente e senza peccato, ma che soffra allo stesso modo degli uomini, che subisca la persecuzione, la calunnia e le umiliazioni insieme a loro; affermano che Egli sopporta anche i malintesi e la disobbedienza dei Suoi seguaci. Pertanto, dicono che la Sua sofferenza non si può misurare davvero. Sembra quasi che voi non comprendiate veramente Dio. In effetti, la sofferenza di cui parlate non conta come vera sofferenza per Lui, perché ce ne sono di ben peggiori. Allora che cos’è la vera sofferenza per Dio Stesso? Che cos’è la vera sofferenza per Dio incarnato? Per Lui, il fatto che l’umanità non Lo comprenda non conta come sofferenza, e nemmeno il fatto che le persone abbiano delle idee errate su di Lui e non Lo vedano come Dio. Spesso, tuttavia, gli uomini ritengono che Egli debba aver subito una grande ingiustizia, che durante il periodo che Egli trascorre nella carne non possa mostrare la Sua persona all’umanità e consentire alle persone di vedere la Sua grandezza, e che Dio Si nasconda umilmente in una carne insignificante, e che questo deve essere per Lui un grande tormento. Le persone si prendono a cuore ciò che possono capire e vedere della sofferenza di Dio, proiettano su di Lui ogni sorta di compassione e spesso Gli rivolgono persino una piccola lode per la Sua sofferenza. In realtà c’è una differenza, un divario, tra quello che esse capiscono della sofferenza di Dio e quello che Egli sente davvero. Vi sto dicendo la verità: per Dio, a prescindere che si tratti dello Spirito di Dio o del Dio incarnato, la sofferenza descritta sopra non è vera sofferenza. Che cosa patisce veramente, allora? Parliamo della Sua sofferenza soltanto dalla prospettiva di Dio incarnato.

Quando Dio Si fa carne, trasformandosi in un individuo medio e normale, vivendo tra la gente, fianco a fianco con gli uomini, non riesce a vedere e a percepire i loro metodi, le loro leggi e le loro filosofie di vita? Questi metodi e queste leggi di vita come Lo fanno sentire? Prova disgusto in cuor Suo? Perché dovrebbe provarlo? Quali sono i metodi e le leggi di vita dell’umanità? In quali principi sono radicati? Su cosa si basano? I metodi, le leggi del genere umano e così via, per quel che attengono al modo di vivere, sono tutti creati sulla base della logica, della conoscenza e della filosofia di Satana. Gli esseri umani che vivono osservando leggi di questo tipo non hanno alcuna umanità e alcuna verità; sfidano tutti la verità e sono ostili a Dio. Se diamo un’occhiata alla essenza di Dio, vediamo che è l’esatto contrario della logica, della conoscenza e della filosofia di Satana. È piena di giustizia, di verità e di santità, e di altre realtà di tutte le cose positive. Cosa prova Dio, che possiede questa essenza e vive tra uomini simili? Cosa prova nel Suo cuore? Quest’ultimo non è colmo di dolore? Il Suo cuore soffre, una sofferenza che nessuno può comprendere o sperimentare. Questo perché tutto ciò che Egli affronta, incontra, sente, vede e sperimenta è la corruzione e la malvagità degli uomini, la loro ribellione e resistenza alla verità. Tutto ciò che viene dagli esseri umani è la fonte della Sua sofferenza. In altre parole, poiché la Sua essenza non è uguale a quella degli uomini corrotti, la loro corruzione diventa la fonte della Sua sofferenza più grande. Quando Dio Si fa carne, è in grado di trovare qualcuno che condivida con Lui un linguaggio comune? Una persona così non si può trovare tra gli uomini. Non si riesce a trovare nessuno che sia capace di comunicare o di avere questo scambio di opinioni con Lui. Secondo te, che tipo di sentimento prova Dio al riguardo? Le cose che le persone discutono, amano, cercano e desiderano hanno tutte a che fare con il peccato e con le inclinazioni maligne. Quando Dio assiste a tutto questo, non è come se ricevesse una coltellata al cuore? Di fronte a queste cose, potrebbe provare gioia nel Proprio cuore? Potrebbe trovare consolazione? Coloro che vivono con Lui sono esseri umani pieni di ribellione e di malvagità. Come potrebbe il Suo cuore non soffrire? Quanto è davvero grande questa sofferenza, e chi se ne preoccupa? Chi ci fa caso? Chi è in grado di comprenderla? Le persone non hanno modo di comprendere il cuore di Dio. La Sua sofferenza è qualcosa che esse sono particolarmente incapaci di comprendere, e la loro freddezza e insensibilità la rendono ancora più profonda.

Ci sono persone che spesso provano compassione per la difficile situazione di Cristo, perché c’è un versetto della Bibbia che recita: “Le volpi hanno delle tane e gli uccelli hanno dei nidi, ma il Figliuol dell’uomo non ha dove posare il capo”. Quando gli uomini sentono queste parole, le prendono a cuore e credono che questa sia la più grande sofferenza sopportata da Dio e da Cristo. Orbene, esaminando la questione dalla prospettiva dei fatti, è veramente così? No: Dio non crede che queste privazioni siano sofferenza. Non ha mai protestato contro l’ingiustizia per via delle Sue difficoltà della carne, e non ha mai costretto gli esseri umani a ripagarLo o a ricompensarLo con qualcosa. Tuttavia, quando osserva ogni cosa riguardo all’umanità, la vita corrotta e la malvagità degli uomini corrotti, quando vede che l’umanità è nelle grinfie di Satana, che è sua prigioniera e non riesce a fuggire, che le persone che vivono nel peccato non sanno cosa sia la verità, Egli non può tollerare tutti questi peccati. Il Suo disgusto verso gli uomini aumenta ogni giorno, ma Egli deve sopportare tutto questo. È questa la Sua grande sofferenza. Egli non può nemmeno esprimere completamente la voce del Suo cuore o le Sue emozioni tra i seguaci, e nessuno di loro riesce davvero a capire la Sua sofferenza. Nessuno prova neppure a comprendere o a confortare il Suo cuore, che patisce questa sofferenza giorno dopo giorno, anno dopo anno, e più e più volte. Che cosa deducete da tutto questo? Dio non richiede nulla agli uomini in cambio di ciò che ha dato, ma a causa della Propria essenza non può assolutamente tollerare la loro malvagità, la loro corruzione e il loro peccato, e invece prova un profondo odio e disgusto, e questo fa sì che il Suo cuore e la Sua carne patiscano una sofferenza infinita. L’avete capito? Molto probabilmente no, perché nessuno di voi è in grado di comprendere veramente Dio. Pian piano, nel tempo, dovete farne esperienza da soli.

Ora diamo un’occhiata ai seguenti passi delle Scritture.

9. I miracoli di Gesù

a. Gesù sfama i Cinquemila

Giovanni 6:8-13 Uno dei Suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro, Gli disse: “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cosa sono per così tanta gente?” Gesù disse: “Fateli sedere”. C’era molta erba in quel luogo. La gente dunque si sedette, ed erano circa cinquemila uomini. Gesù quindi prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì alla gente seduta; lo stesso fece dei pesci, quanti ne vollero. Quando furono saziati, disse ai Suoi discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché niente si perda”. Essi quindi li raccolsero, e riempirono dodici ceste con i pezzi dei cinque pani d’orzo che erano avanzati a quelli che avevano mangiato.

b. La Resurrezione di Lazzaro glorifica Dio

Giovanni 11:43-44 Detto questo, gridò ad alta voce: “Lazzaro, vieni fuori!” Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti da fasce, e il viso coperto da un sudario. Gesù disse loro: “Scioglietelo e lasciatelo andare”.

Tra i miracoli compiuti dal Signore Gesù, abbiamo selezionato solo questi due perché sono sufficienti per dimostrare ciò di cui voglio parlare qui. Sono davvero sorprendenti e altamente rappresentativi dei miracoli da Lui compiuti durante l’Età della Grazia.

Anzitutto diamo un’occhiata al primo passo: Gesù sfama i cinquemila.

Qual è l’idea dei “cinque pani e due pesci”? Normalmente, quante persone potrebbero mangiare a sufficienza con cinque pani e due pesci? Se basate i vostri calcoli sull’appetito di un individuo medio, basterebbero soltanto per due persone. Questa è l’idea più elementare di questa espressione. Secondo questo passo, tuttavia, quante persone si sfamarono con cinque pani e due pesci? Le Scritture riportano quanto segue: “C’era molta erba in quel luogo. La gente dunque si sedette, ed erano circa cinquemila uomini”. In confronto, cinquemila non è un grosso numero? Cosa dimostra il fatto che questo numero sia così grande? Da una prospettiva umana, dividere cinque pani e due pesci tra cinquemila persone sarebbe impossibile, perché la differenza tra il numero di persone e la quantità di cibo è eccessiva. Anche se ciascuno mangiasse solo un minuscolo boccone, sarebbe comunque insufficiente per cinquemila persone. In questo caso, tuttavia, il Signore Gesù compì un miracolo: non solo garantì che cinquemila persone potessero mangiare a sazietà, ma avanzò persino del cibo. Le Scritture raccontano: “Quando furono saziati, disse ai Suoi discepoli: ‘Raccogliete i pezzi avanzati, perché niente si perda’. Essi quindi li raccolsero, e riempirono dodici ceste con i pezzi dei cinque pani d’orzo che erano avanzati a quelli che avevano mangiato”. Questo miracolo consentì alle persone di vedere l’identità e la condizione del Signore Gesù, e di capire che per Dio niente è impossibile. In questo modo, videro la verità della Sua onnipotenza. Cinque pani e due pesci furono sufficienti per sfamare cinquemila persone ma, se non ci fosse stato alcun cibo, Dio sarebbe stato in grado di fare la stessa cosa? Certo che sì! Fu un miracolo, quindi inevitabilmente le persone lo ritennero incomprensibile, incredibile e misterioso, ma per Dio fare una cosa simile fu un gioco da ragazzi. Siccome per Lui era una cosa banale, perché ora si dovrebbe scegliere di interpretare questo episodio? Perché ciò che sta dietro questo miracolo è la volontà del Signore Gesù, che prima non era mai stata percepita dall’umanità.

Anzitutto cerchiamo di capire che tipo di persone fossero questi cinquemila. Erano seguaci del Signore Gesù? Dalle Scritture apprendiamo di no. Sapevano chi fosse il Signore Gesù? Certamente no! Quantomeno ignoravano che la persona davanti a loro fosse Cristo, o forse alcuni conoscevano soltanto il Suo nome e sapevano o avevano sentito qualcosa delle cose che aveva fatto. La loro curiosità riguardo al Signore Gesù era stata semplicemente suscitata dalle storie che avevano sentito su di Lui, ma sicuramente non potreste dire che Lo seguissero, né tantomeno che Lo comprendessero. Quando Egli vide queste cinquemila persone, esse avevano fame e pensavano solo a come riempirsi lo stomaco, dunque fu in questo contesto che il Signore Gesù soddisfece il loro desiderio. Che cosa c’era nel Suo cuore in quel momento? Qual era il Suo atteggiamento verso queste persone, che volevano soltanto saziarsi? A quel tempo, i Suoi pensieri e il Suo atteggiamento erano in relazione con l’indole e con l’essenza di Dio. Davanti a questi cinquemila affamati che volevano solo consumare un pasto completo, davanti a queste persone piene di curiosità e di speranza nei Suoi confronti, il Signore Gesù pensò soltanto a utilizzare questo miracolo per concedere loro la Sua grazia. Tuttavia non alimentò la Propria speranza che sarebbero diventate Suoi seguaci, perché sapeva che volevano solo partecipare alla baldoria e mangiare a sazietà, perciò sfruttò al meglio ciò che aveva a disposizione e usò cinque pani e due pesci per sfamare cinquemila persone. Aprì gli occhi di questi uomini che amavano vedere cose eccitanti, che volevano assistere a dei miracoli, ed essi videro con i loro occhi le cose che Dio incarnato riusciva a compiere. Sebbene il Signore Gesù abbia usato qualcosa di tangibile per soddisfare la loro curiosità, in cuor Suo sapeva già che queste cinquemila persone volevano solo gustare un buon pasto, così non predicò loro né disse altro, bensì lasciò semplicemente che assistessero al miracolo mentre si svolgeva. Non poteva assolutamente trattarle nello stesso modo in cui trattava i discepoli che Lo seguivano sinceramente, ma nel cuore di Dio tutte le creature sono sotto il Suo governo, ed Egli avrebbe permesso a tutte le creature sotto i Suoi occhi di ricevere la grazia di Dio quando necessario. Anche se questi uomini non sapevano chi Egli fosse e non Lo comprendevano o non avevano alcuna particolare impressione di Lui, né provarono alcuna gratitudine nei Suoi confronti nemmeno dopo aver mangiato i pani e i pesci, Dio non fu contrariato: offrì loro la meravigliosa opportunità di ricevere la Sua grazia. Secondo alcuni, Egli segue dei principi in ciò che fa, non sorveglia né protegge i non credenti e, in particolar modo, non permette loro di ricevere la Sua grazia. È davvero così? Agli occhi di Dio, purché siano creature viventi che Egli Stesso ha creato, le gestirà e Si prenderà cura di loro, e le tratterà, le governerà e pianificherà per loro nei modi più svariati. Questi sono i pensieri e l’atteggiamento di Dio verso tutte le cose.

Sebbene i cinquemila uomini che mangiarono i pani e i pesci non intendessero seguire il Signore Gesù, Egli non fece loro richieste esigenti; una volta che furono sazi, sapete cosa fece? Predicò loro? Dove andò dopo aver compiuto il miracolo? Le scritture non riportano che il Signore Gesù disse loro qualcosa, solo che andò via in silenzio dopo aver compiuto il Suo miracolo. Dunque rivolse loro qualche requisito? C’era odio da parte Sua? No, qui non vi è nulla di tutto ciò. Semplicemente Egli non volle più prestare attenzione a questi uomini che non erano in grado di seguirLo, e in quel momento il Suo cuore soffrì. Poiché aveva visto la depravazione degli uomini e sentito il loro rifiuto, quando vide queste persone e Si fermò con loro fu rattristato dall’ottusità e dall’ignoranza umane e il Suo cuore soffriva, volle solo lasciarle il più velocemente possibile. Il Signore non pretendeva nulla da loro nel Suo cuore, non voleva prestare loro alcuna attenzione e, ancor di più, non intendeva sprecare le Sue energie per loro. Sapeva che non erano in grado di seguirLo, ma nonostante ciò, il Suo atteggiamento verso di loro fu molto chiaro. Voleva solo trattarle gentilmente, concedere loro la Sua grazia, e di fatto questo era l’atteggiamento di Dio verso ogni creatura sotto il Suo governo: trattarla gentilmente, provvedere alle sue necessità, nutrirla. Proprio perché il Signore Gesù era Dio incarnato, Egli rivelò in modo molto naturale l’essenza di Dio e trattò gentilmente queste persone. Le trattò con un cuore pieno di benevolenza e di tolleranza, e con un cuore siffatto mostrò loro gentilezza. A prescindere da come esse vedessero il Signore Gesù e dal tipo di esito che ne sarebbe derivato, Egli trattò ogni creatura in base alla Propria identità di Signore di tutto il creato. Tutto ciò che rivelò fu, senza eccezioni, l’indole di Dio e ciò che Egli ha ed è. Il Signore Gesù fece questo in silenzio, e poi se ne andò altrettanto silenziosamente. Quale aspetto dell’indole di Dio è questo? Potreste dire che si tratta della Sua benevolenza? Potreste dire che si tratta del Suo altruismo? È qualcosa che una persona normale sarebbe in grado di fare? Assolutamente no! In sostanza, chi erano queste cinquemila persone che il Signore Gesù sfamò con cinque pani e due pesci? Potreste dire che erano uomini compatibili con Lui? O che erano tutti ostili a Dio? Si può affermare con certezza che non erano affatto compatibili con il Signore e che la loro essenza era assolutamente ostile a Dio. Ma Dio come li trattò? Usò un metodo per attenuare la loro ostilità nei Suoi confronti, un metodo che si chiama “gentilezza”. Vale a dire che, sebbene il Signore Gesù li vedesse come peccatori, agli occhi di Dio erano nondimeno Sue creature, perciò li trattò gentilmente. Questa è la tolleranza di Dio, ed essa è determinata dalla Sua identità ed essenza. Perciò è qualcosa che nessun essere umano creato da Dio è capace di fare. Soltanto Dio può riuscirci.

Quando sarai in grado di capire davvero i pensieri e l’atteggiamento di Dio verso l’umanità, e di comprendere veramente le Sue emozioni e la Sua sollecitudine per ogni essere del creato, riuscirai a capire la devozione e l’amore profusi per ciascuna delle persone create dal Creatore. Quando accadrà, userai due parole per descrivere l’amore di Dio. Quali sono queste due parole? Alcuni dicono “altruista”, altri “caritatevole”. Di queste due, “caritatevole” è la parola meno adatta per definirlo. È un termine che le persone usano per descrivere qualcuno che è magnanimo o di larghe vedute. Io detesto questa parola, perché si riferisce all’atto di fare beneficenza a casaccio, indiscriminatamente, senza alcuna considerazione per i principi. È un’inclinazione oltremodo sentimentale, condivisa da persone sciocche e confuse. Quando questa parola viene impiegata per descrivere l’amore di Dio, c’è inevitabilmente una connotazione blasfema. Ne ho qui due più adatte. Quali sono? La prima è “immenso”. Non è molto evocativa? La seconda è “sconfinato”. C’è un significato reale dietro queste parole che uso per descrivere l’amore di Dio. Letteralmente, “immenso” allude alla capacità o al volume di una cosa, ma indipendentemente da quanto essa sia grande. È qualcosa che le persone possono toccare e vedere. Questo perché essa esiste, non è un oggetto astratto, ma qualcosa che può fornire idee alle persone in modo relativamente accurato e pratico. Che tu la osservi da una prospettiva bi- o tridimensionale, non hai bisogno di immaginarne l’esistenza, perché è una cosa che esiste effettivamente. Benché usare il termine “immenso” per descrivere l’amore di Dio possa sembrare un tentativo di quantificare questo sentimento, trasmette anche la sensazione che il Suo amore non sia quantificabile. Dico che l’amore di Dio può essere quantificato perché non è vuoto, né è qualcosa di leggendario. Piuttosto, è qualcosa di condiviso da tutte le cose sotto il governo di Dio, qualcosa di cui godono tutte le creature in vario grado e da prospettive differenti. Benché le persone non possano vederlo né toccarlo, esso porta sostentamento e vita a tutte le cose man mano che si rivela a poco a poco nella loro esistenza, ed esse contano sull’amore di Dio di cui godono e lo testimoniano a ogni momento che passa. Dico che il Suo amore non è quantificabile perché il mistero di Dio che provvede a tutte le cose e le nutre è difficile da sondare per gli esseri umani, così come i Suoi pensieri per tutte le cose e in particolare per l’umanità. In altre parole, nessuno sa del sangue e delle lacrime che il Creatore ha versato per gli uomini. Nessuno può comprendere e capire la profondità o il peso dell’amore che il Creatore ha per il genere umano che Egli ha creato con le Sue Stesse mani. Definire immenso l’amore di Dio serve ad aiutare le persone a comprendere e a capire la sua portata e la verità della sua esistenza. Le aiuta anche a comprendere più a fondo l’effettivo significato della parola “Creatore” e ad acquisire una conoscenza più profonda del vero significato dell’appellativo “creato”. Di solito che cosa descrive la parola “sconfinato”? Generalmente si usa per descrivere l’oceano o l’universo, per esempio: “l’universo sconfinato” o “l’oceano sconfinato”. L’estensione e la profondità silenziosa dell’universo vanno oltre la comprensione umana; sono qualcosa che cattura l’immaginazione degli uomini, qualcosa per cui essi provano grande ammirazione. Il mistero e la profondità dell’universo sono visibili ma irraggiungibili. Quando pensi all’oceano, pensi alla sua estensione: sembra sconfinato, e ne avverti la misteriosità e la grande capacità di contenere cose. È per questa ragione che ho usato la parola “sconfinato” per descrivere l’amore di Dio, per aiutare le persone a capire quanto sia prezioso, a sentirne la profonda bellezza e a rendersi conto che il suo potere è infinito e di vasto respiro. Ho usato questo termine per aiutare le persone a percepirne la santità, nonché la dignità e l’inviolabilità di Dio, rivelate attraverso il Suo amore. Orbene, pensate che “sconfinato” sia una parola adeguata a descrivere l’amore di Dio? Può essere misurato con queste due parole, “immenso” e “sconfinato”? Assolutamente sì! Nel linguaggio umano, soltanto questi due termini sono relativamente idonei e vicini alla descrizione dell’amore di Dio. Non trovate? Se vi chiedessi di definire l’amore di Dio, le usereste? Molto probabilmente non lo fareste, perché la vostra comprensione e percezione del Suo amore si limitano all’ambito di una prospettiva bidimensionale e non hanno raggiunto l’altezza dello spazio tridimensionale. Così, se vi invitassi a descrivere l’amore di Dio, sentireste che vi mancano le parole o forse restereste addirittura muti. Forse i due aggettivi di cui ho parlato oggi sono difficili da capire per voi, o forse semplicemente non li approvate. Ciò dimostra soltanto che la vostra percezione e comprensione dell’amore di Dio è superficiale e limitata a un ambito ristretto. Prima ho detto che Dio è altruista; ricordate questa parola, “altruista”. Si potrebbe dire che l’amore di Dio possa descriversi solo come altruista? Non è un ambito troppo limitato? Dovreste riflettere di più su questa questione in modo da trarne qualche insegnamento.

Quanto esposto sopra è ciò che abbiamo dedotto dell’indole e dell’essenza di Dio dal Suo primo miracolo. Anche se questa è una storia che le persone leggono da migliaia di anni, ha una trama chiara e consente loro di osservare un fenomeno semplice, ma in questa trama chiara possiamo vedere qualcosa di più prezioso, cioè l’indole di Dio e ciò che Egli ha ed è. Queste cose che Egli ha ed è rappresentano Dio Stesso e sono un’espressione dei Suoi pensieri. Quando Dio esprime i Suoi pensieri, si tratta di un’espressione della voce del Suo cuore. Egli spera che ci saranno persone in grado di capirLo, di conoscerLo e di comprendere la Sua volontà, che sapranno ascoltare la voce del Suo cuore e saranno in grado di collaborare attivamente per soddisfare la Sua volontà. Queste cose che il Signore Gesù fece erano una tacita espressione di Dio.

Ora diamo un’occhiata al passo seguente: La resurrezione di Lazzaro glorifica Dio.

Quali impressioni avete dopo averlo letto? L’importanza di questo miracolo compiuto dal Signore Gesù fu molto più grande di quella del precedente, perché nessun miracolo è più sorprendente della resurrezione di un uomo morto. A quell’epoca, fu estremamente significativo che il Signore Gesù facesse una cosa del genere. Poiché Dio Si era fatto carne, le persone potevano vedere soltanto il Suo aspetto fisico, il Suo lato pratico e il Suo aspetto insignificante. Anche se alcune videro e compresero qualcosa del Suo carattere o alcune abilità speciali che Egli sembrava possedere, nessuno sapeva da dove venisse, chi Egli fosse davvero nella Sua vera essenza e quali altre cose Egli fosse effettivamente capace di fare. Tutto ciò era ignoto all’umanità. Tante persone volevano trovare una prova per rispondere a queste domande riguardo al Signore Gesù e per conoscere la verità. Dio poteva fare qualcosa per dimostrare la Sua identità? Per Lui, era una passeggiata, un gioco da ragazzi. Avrebbe potuto fare qualcosa ovunque, in qualunque momento, per dimostrare la Sua identità ed essenza, ma Dio aveva il Suo modo di fare le cose – secondo un piano, per gradi. Non le fece in maniera indiscriminata, ma piuttosto cercò il momento e l’opportunità giusti per fare qualcosa che Gli avrebbe permesso di mostrare all’uomo qualcosa che fosse realmente pervaso di significato. In questo modo, Egli dimostrò la Sua autorità e identità. La resurrezione di Lazzaro riuscì dunque a comprovare l’identità del Signore Gesù? Diamo un’occhiata al seguente passo delle Scritture: “Detto questo, gridò ad alta voce: ‘Lazzaro, vieni fuori!’ Il morto uscì, […]”. Quando il Signore Gesù fece questo, disse solo una cosa: “Lazzaro, vieni fuori!”. Quindi Lazzaro uscì dalla tomba. Ciò accadde grazie solo a poche parole pronunciate dal Signore. In quel momento, il Signore Gesù non allestì alcun altare e non compì altre azioni. Disse soltanto questa cosa. Si dovrebbe definire un miracolo o un ordine? Oppure fu una sorta di stregoneria? Apparentemente sembra che lo si possa definire un miracolo e, se lo osservate da una prospettiva moderna, naturalmente potete ancora considerarlo tale. Tuttavia, non lo si potrebbe certo considerare una magia intesa per richiamare un’anima dall’oltretomba e senz’altro non era una stregoneria, di nessun tipo. È corretto dire che questo miracolo fu la più piccola e più normale dimostrazione dell’autorità del Creatore. Questa è l’autorità e la potenza di Dio. Egli ha l’autorità di far morire una persona, di far sì che il suo spirito lasci il corpo e torni nell’Ade, o dovunque altro debba andare. Il momento della morte di una persona e il luogo in cui andrà dopo la dipartita sono determinati da Dio. Egli può prendere tali decisioni in qualunque momento e ovunque, senza alcuna costrizione da parte di esseri umani, eventi, oggetti, spazi o geografia. Se vuole farlo, può farlo, perché tutte le cose e gli esseri viventi sono sotto il Suo governo, e tutte le cose nascono, vivono e periscono secondo la Sua parola e la Sua autorità. Dio può resuscitare un uomo morto, e anche questa è una cosa che può fare in qualunque momento e ovunque. Questa è l’autorità che soltanto il Creatore possiede.

Quando il Signore Gesù fece cose come resuscitare Lazzaro, il Suo obiettivo era fornire una prova che gli esseri umani e Satana potessero vedere, e comunicare loro che tutto riguardo al genere umano, la sua vita e la sua morte, sono determinati da Dio e che, pur essendoSi fatto carne, Egli rimaneva al comando del mondo fisico, che è visibile, così come di quello spirituale, che gli esseri umani non possono vedere. Questo affinché il genere umano e Satana sapessero che ogni cosa riguardo all’umanità non è sotto il dominio del demonio. Questa fu una rivelazione e dimostrazione dell’autorità di Dio e, per Lui, fu anche un modo per comunicare a tutte le cose che la vita e la morte degli uomini sono nelle Sue mani. La resurrezione di Lazzaro da parte del Signore Gesù è stato uno dei modi in cui il Creatore istruisce e educa l’umanità. Fu un’azione concreta in cui Egli usò la Sua potenza e autorità per istruire il genere umano e provvedere ad esso Per il Creatore fu un modo tacito per consentire all’umanità di vedere la realtà, ovvero che Egli è al commando di tutte le cose. Per Dio, fu un modo per dire all’umanità, attraverso delle azioni pratiche, che Lui era l’unica strada per raggiungere la salvezza. Questo tacito strumento che Egli usò per istruire l’umanità è eterno, indelebile, e reca ai cuori umani una scossa un’illuminazione che non potranno mai affievolirsi. La resurrezione di Lazzaro glorificò Dio; ha un effetto profondo su ciascuno dei Suoi seguaci. In ogni persona che comprende profondamente questo evento, essa instilla saldamente la comprensione e la visione del fatto che soltanto Dio può controllare la vita e la morte degli uomini. Benché Dio abbia questo tipo di autorità e abbia inviato un messaggio riguardante la Propria sovranità sulla vita e sulla morte degli uomini attraverso la resurrezione di Lazzaro, questa non fu la Sua opera principale. Egli non fa mai niente che non abbia un significato. Ogni singola cosa che fa ha un grande valore ed è un gioiello ancora più prezioso in un magazzino di tesori. Egli non farebbe mai del far risorgere un uomo l’obiettivo o l’elemento principale o unico della Sua opera. Non fa mai nulla che non abbia un significato. La resurrezione di Lazzaro in quanto evento singolare è sufficiente a dimostrare l’autorità di Dio e a provare l’identità del Signore Gesù. È per questo motivo che il Signore Gesù non ripeté questo tipo di miracolo. Dio fa le cose secondo i Suoi principi. Nel linguaggio umano si potrebbe dire che Dio impegna la Sua mente solo in questioni serie. In altre parole, quando Dio fa le cose, non si allontana dallo scopo della Sua opera. Sa quale opera vuole compiere in questa fase, cosa vuole ottenere, e opererà rigorosamente secondo il Suo piano. Se un uomo corrotto avesse quel tipo di capacità, penserebbe soltanto a come ostentarla, cosicché gli altri sappiano quanto è stato formidabile, cosicché si inchinino davanti a lui ed egli possa controllarli e distruggerli. Questo è il male che viene da Satana, questa si chiama corruzione morale. Dio non ha un’indole di questo genere né una simile essenza. Il Suo scopo nel fare le cose non è metterSi in mostra, bensì fornire all’umanità altra rivelazione e altra guida; ecco perché nella Bibbia le persone trovano pochissimi esempi di questo tipo di avvenimenti. Questo non vuol dire che i poteri del Signore Gesù fossero limitati o che Egli fosse incapace di fare simili cose. Semplicemente Dio non volle farle, perché la resurrezione di Lazzaro da parte del Signore Gesù ebbe un’importanza molto pratica, e anche perché l’opera principale di Dio incarnato non era compiere miracoli né resuscitare le persone, bensì redimere l’umanità. Dunque gran parte dell’opera che il Signore Gesù completò consistette nell’impartire insegnamenti alle persone, nel provvedere alle loro necessità e nell’aiutarle, ed eventi come la resurrezione di Lazzaro furono soltanto una piccola parte del ministero che Egli svolse. Inoltre potreste dire che “mettersi in mostra” non fa parte della essenza di Dio, perciò il Signore Gesù non stava praticando un esercizio intenzionale di moderazione nel non manifestare altri miracoli, né questo dipese da limitazioni ambientali, e di certo non fu dovuto a una mancanza di potere.

Quando il Signore Gesù resuscitò Lazzaro, usò solo queste poche parole: “Lazzaro, vieni fuori!”. Non disse nient’altro. Dunque, cosa dimostrano queste parole? Dimostrano che Dio può fare qualunque cosa parlando, anche resuscitare un uomo morto. Quando creò tutte le cose e il mondo, lo fece con le parole – ordini orali, parole dotate di autorità, e in questo modo tutte le cose vennero create e di conseguenza tutto si realizzò. Queste poche parole pronunciate dal Signore Gesù furono proprio come le parole dette da Dio quando creò i cieli, la terra e tutte le cose; allo stesso modo, racchiudevano l’autorità di Dio e la potenza del Creatore. Tutte le cose si formarono e rimasero salde grazie alle parole uscite dalla bocca di Dio e, allo stesso modo, Lazzaro risorse dalla tomba grazie alle parole uscite dalla bocca del Signore Gesù. Questa era l’autorità di Dio, dimostrata e realizzata nella Sua carne incarnata. Questo tipo di autorità e di capacità apparteneva al Creatore, e al Figlio dell’uomo in cui il Creatore Si era incarnato. Questa è la comprensione instillata all’umanità dalla resurrezione di Lazzaro da parte di Dio. Concludiamo qui la nostra discussione su questo argomento. Ora leggiamo qualcos’altro dalle Scritture.

10. Il giudizio dei farisei su Gesù

Marco 3:21-22 I Suoi parenti, udito ciò, vennero per prenderLo, perché dicevano: “È fuori di Sé”. Gli scribi che erano scesi da Gerusalemme dicevano: “Egli ha Belzebù, e scaccia i demòni con l’aiuto del principe dei demòni”.

11. Gesù rimprovera i farisei

Matteo 12:31-32 Perciò Io vi dico: ogni peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini; ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parli contro il Figlio dell’uomo, sarà perdonato; ma a chiunque parli contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questo mondo né in quello futuro.

Matteo 23:13-15 Ma guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché serrate il Regno dei Cieli davanti alla gente; poiché non vi entrate voi, né lasciate entrare quelli che cercano di entrare. [Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché divorate le case delle vedove e fate lunghe preghiere per mettervi in mostra; perciò riceverete una maggiore condanna.] Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché viaggiate per mare e per terra per fare un proselito; e quando lo avete fatto, lo rendete figlio della geenna il doppio di voi.

Il contenuto dei due passi sopra riportati è differente. Anzitutto diamo un’occhiata al primo: il giudizio dei farisei su Gesù.

Nella Bibbia, la valutazione di Gesù Stesso e delle cose che fece da parte dei farisei è la seguente: “[…] dicevano: ‘È fuori di Sé’. […] ‘Egli ha Belzebù, e scaccia i demòni con l’aiuto del principe dei demòni’” (Marco 3:21-22). L’opinione che gli scribi e i farisei avevano del Signore Gesù non era una semplice ripetizione di parole altrui, né una congettura infondata, bensì la conclusione che essi avevano tratto sul Signore Gesù in base a ciò che avevano visto e sentito delle Sue azioni. Sebbene questa frase fosse stata apparentemente pronunciata in nome della giustizia e sembrasse fondata, l’arroganza con cui giudicarono il Signore Gesù fu difficile da contenere persino per loro. L’energia forsennata del loro odio verso di Lui mise a nudo le loro ambizioni sfrenate, il loro malvagio atteggiamento satanico, così come la loro natura malevola con cui opponevano resistenza a Dio. Le cose che dissero giudicando il Signore Gesù furono ispirate dalle loro ambizioni sfrenate, dall’invidia e dalla natura turpe e malvagia della loro ostilità verso Dio e la verità. Non indagarono la fonte delle azioni del Signore Gesù né la sostanza di ciò che Egli diceva o faceva. Piuttosto, attaccarono e screditarono le Sue azioni alla cieca, in uno stato di dissennata agitazione e con deliberata malvagità. Arrivarono persino a screditare ostinatamente il Suo Spirito, cioè lo Spirito Santo, che è lo Spirito di Dio. È questo che intendevano quando dissero “È fuori di Sé”, “Beelzebub”, e “il principe dei demòni”. In altre parole, affermarono che lo Spirito di Dio era Beelzebub e il principe dei demoni. Definirono pazzia l’opera dello Spirito di Dio incarnato, che Si era vestito di carne. Non solo bestemmiarono lo Spirito di Dio chiamandoLo Beelzebub e principe dei demoni, ma condannarono anche l’opera di Dio e condannarono e bestemmiarono il Signore Gesù Cristo. La sostanza della loro resistenza ed empietà contro Dio era assolutamente identica alla sostanza della resistenza ed empietà contro Dio espressa da Satana e dai demoni. Essi non rappresentarono soltanto degli uomini corrotti, ma più che altro la personificazione di Satana. Erano un canale di Satana tra gli uomini, i suoi complici e lacchè. La sostanza della loro empietà e denigrazione verso il Signore Gesù Cristo era la loro lotta contro Dio per la conquista dello status, la loro competizione con Lui, e il loro inesauribile desiderio di metterLo alla prova. La sostanza della loro resistenza a Dio e del loro atteggiamento di ostilità verso di Lui, le loro parole e i loro pensieri bestemmiarono direttamente lo Spirito di Dio e Ne suscitarono le ire. Così Dio emanò un giudizio ragionevole basato su ciò che dicevano e facevano, e stabilì che le loro azioni erano un peccato di empietà contro lo Spirito Santo. Questo peccato è imperdonabile sia in questo mondo sia nel mondo che verrà, come è confermato nel seguente passo delle Scritture: “La bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata” e “a chiunque parli contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questo mondo né in quello futuro”. Oggi parleremo del vero significato di queste parole pronunciate da Dio: “Non sarà perdonato né in questo mondo né in quello futuro”. Spieghiamo quindi come Dio mette in pratica le parole “non sarà perdonato né in questo mondo né in quello futuro”.

Tutto ciò di cui abbiamo parlato è inerente all’indole di Dio e al Suo atteggiamento verso le persone, gli eventi e le cose. Naturalmente, i due brani menzionati sopra non fanno eccezione. Avete notato qualcosa in questi due passi delle Scritture? Alcuni sostengono di vederci l’ira di Dio. Altri, il lato dell’indole di Dio che non tollera le offese degli uomini e, di conseguenza, l’insegnamento secondo cui, se le persone fanno qualcosa di empio contro Dio, non riceveranno il Suo perdono. Pur vedendo e percependo in questi due passi l’ira di Dio e la Sua intolleranza verso le offese umane, le persone continuano a non comprendere davvero il Suo atteggiamento. Impliciti in questi due brani, si nascondono riferimenti al Suo vero atteggiamento e al Suo approccio verso coloro che Lo bestemmiano e Lo fanno adirare. Il Suo atteggiamento e approccio dimostrano il vero significato del passo seguente: “A chiunque parli contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questo mondo né in quello futuro”. Quando le persone bestemmiano Dio e quando Lo fanno adirare, Egli emette un verdetto, e quest’ultimo è un destino stabilito da Lui. La Bibbia lo descrive in questo modo: “Perciò Io vi dico: ogni peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini; ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata” (Matteo 12:31), e “Ma guai a voi, scribi e farisei ipocriti” (Matteo 23:13). Ma la Bibbia riferisce quale fu l’esito per gli scribi e i farisei, così come per le persone che definirono pazzo il Signore Gesù dopo che Egli ebbe detto queste cose? Riferisce se abbiano subito qualche punizione? No, non si può dare per certo. Dire “no” qui, non è come dire che non sia stato documentato, ma solo che in realtà non ci fu alcuna conseguenza visibile agli occhi umani. Affermare che “non fu documentato” chiarisce la questione dell’atteggiamento di Dio e dei Suoi principi nell’occuparsi di certe cose. Dio non finge di non vedere o non sentire le persone che Lo bestemmiano o che Gli resistono, o addirittura quelle che Lo calunniano – che Lo attaccano, Lo diffamano e Lo maledicono intenzionalmente – ma piuttosto ha un atteggiamento chiaro verso di loro. Le disprezza e le condanna nel Suo cuore. Addirittura dichiara apertamente quale sarà il loro esito, cosicché gli uomini sappiano che Egli ha un atteggiamento chiaro verso chi Lo bestemmia e capiscano come determinerà il loro destino. Tuttavia, dopo che Dio ebbe detto queste cose, le persone riuscirono raramente a comprendere la verità di come Dio avrebbe trattato quegli uomini, e non riuscirono a capire i principi alla base dell’esito e del verdetto che Dio emise per loro. Vale a dire che le persone non sono in grado di vedere l’approccio e i metodi particolari che Dio ha per occuparsi di loro. Ciò ha a che vedere con i principi da Lui adottati per fare le cose. Egli usa il verificarsi dei fatti per occuparsi del comportamento malvagio di alcune persone. In altre parole, non annuncia il loro peccato e non determina il loro destino, ma usa direttamente il verificarsi dei fatti per dispensare la loro punizione e giusta retribuzione. Quando si verificano questi fatti, è la carne degli uomini a subire la punizione, cioè la punizione può essere vista con gli occhi umani. Quando Dio Si occupa del comportamento malvagio di alcune persone, Si limita a maledirle con le parole e la Sua ira si abbatte su di loro, ma la punizione che ricevono non è visibile agli esseri umani. Nondimeno, questo tipo di conseguenza può essere ancora più grave degli esiti visibili da occhi umani, come l’essere puniti o uccisi. Questo perché, nei casi in cui Dio ha deciso di non salvare gli uomini di questo tipo, di non mostrare più misericordia o tolleranza nei loro confronti e di non dare loro altre opportunità, l’atteggiamento che assume verso di loro è quello di accantonarli. Che cosa vuol dire qui “accantonare”? Il significato basilare di questo termine è mettere qualcosa da parte, ignorarlo e non prestarvi più attenzione. Invece qui, quando Dio accantona qualcuno, ci sono due spiegazioni diverse del significato di questo verbo. La prima è che Egli ha ceduto la vita e il tutto di quella persona a Satana affinché sia lui a occuparsene, e Dio non ne sarà più responsabile e non la gestirà più. Che quella persona sia pazza, stupida, viva o morta, o che sia scesa all’inferno per la punizione, nulla di tutto ciò avrà a che fare con Dio. Ciò significherebbe che una creatura del genere non ha alcun rapporto con il Creatore. La seconda spiegazione è che Dio ha deciso di fare personalmente qualcosa per questa persona, con le Sue Stesse mani. È possibile che Egli utilizzerà il servizio di questa persona o che la userà come mezzo di contrasto. È possibile che abbia un modo speciale di trattare le persone di questo tipo e di occuparsi di loro, come nel caso di Paolo, per esempio. Nel cuore di Dio, questi sono il principio e l’atteggiamento con i quali Egli ha deciso di trattare gli uomini di questo tipo. Così, quando le persone resistono a Dio, Lo calunniano e Lo bestemmiano, se irritano la Sua indole o superano il limite della Sua tolleranza, le conseguenze sono inimmaginabili. La più grave è che Dio consegni definitivamente la loro vita e il loro tutto a Satana. Non saranno perdonate per tutta l’eternità. Ciò significa che questa persona è diventata cibo nella bocca di Satana, un giocattolo nelle sue mani, e da quel momento in poi Dio non avrà più nulla a che fare con lei. Riuscite a immaginare il tormento che si creò quando Satana tentò Giobbe? Anche se Satana non aveva il permesso di nuocere alla vita di Giobbe, costui soffrì moltissimo. Non è forse ancora più difficile immaginare le devastazioni che sarebbero inflitte da Satana a una persona totalmente ceduta a lui, che è interamente tra le sue grinfie, che ha perso completamente la sollecitudine e la misericordia di Dio, che non è più sotto il controllo del Creatore, che è stata privata del diritto di adorarLo e di essere una creatura sotto il Suo governo, e il cui rapporto con il Signore del creato è stato troncato del tutto? La persecuzione di Satana ai danni di Giobbe si poteva vedere con gli occhi umani, ma se Dio cede la vita di una persona a Satana, le conseguenze vanno oltre l’umana immaginazione. Per esempio, alcune persone possono rinascere sotto forma di mucca o di asino, mentre altre possono essere prese e possedute da spiriti impuri, malvagi eccetera. Tali sono gli esiti di alcune delle persone che vengono cedute da Dio a Satana. Dall’esterno sembra che coloro che hanno ridicolizzato, calunniato, condannato e bestemmiato il Signore Gesù non abbiano subito alcuna conseguenza. Invece la verità è che Dio ha un approccio per occuparSi di ogni cosa. Forse non usa un linguaggio chiaro per comunicare agli uomini il decreto in base al quale tratta ogni tipo di individuo. Talvolta non parla esplicitamente, ma piuttosto agisce in maniera diretta. Il fatto che non ne parli non significa che non ci sia alcuna conseguenza; in realtà, in tal caso è possibile che essa sia ancora più grave. Dall’esterno può sembrare che ci sia qualcuno a cui Dio non parla esplicitamente del Suo atteggiamento ma, in realtà, non ha voluto prestare loro alcuna attenzione da molto tempo. Non vuole più vederle. A causa delle azioni che hanno compiuto e del loro comportamento, della loro natura essenza, vuole soltanto che spariscano dalla Sua vista, vuole cederle direttamente a Satana e dargli il loro spirito, la loro anima e il loro corpo, per permettere al demonio di fare di loro qualunque cosa desideri. È chiaro fino a che punto Dio le odi e ne sia disgustato. Se un uomo fa adirare Dio al punto che Egli non vuole più rivederlo ed è pronto a rinunciarvi del tutto, al punto che non vuole più occuparSi di lui – se Dio arriva al punto di consegnarlo a Satana perché ne faccia ciò che desidera, per permettergli di controllarlo, di consumarlo e di trattarlo in qualunque modo gli piaccia – quest’uomo è completamente finito. Il suo diritto di essere uomo è stato revocato per sempre, e il suo diritto di essere una creatura del creato di Dio è giunto al termine. Non è forse questa la forma più grave di punizione?

Quel che è sopra menzionato è una spiegazione esauriente delle parole: “Non sarà perdonato né in questo mondo né in quello futuro”, e serve anche come semplice commento a questi passi delle Scritture. Credo che tutti voi ormai lo abbiate capito.

Ora leggiamo i seguenti passi delle Scritture.

12. Gesù parla ai discepoli dopo la resurrezione

Giovanni 20:26-29 Otto giorni dopo i Suoi discepoli erano di nuovo in casa, e Tommaso era con loro. Gesù venne a porte chiuse, e Si presentò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!” Poi disse a Tommaso: “Porgi qua il dito e guarda le Mie mani; porgi la mano e mettila nel Mio costato; e non essere incredulo, ma credente”. Tommaso Gli rispose: “Signore mio e Dio mio!” Gesù gli disse: “Perché Mi hai visto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”

Giovanni 21:16-17 Gli disse di nuovo, una seconda volta: “Simone di Giovanni, Mi ami?” Egli rispose: “Sì, Signore; Tu sai che Ti voglio bene”. Gesù gli disse: “Pastura le Mie pecore”. Gli disse la terza volta: “Simone di Giovanni, Mi vuoi bene?” Pietro fu rattristato che Egli avesse detto la terza volta: “Mi vuoi bene?” E Gli rispose: “Signore, Tu sai ogni cosa; Tu conosci che Ti voglio bene”. Gesù gli disse: “Pasci le Mie pecore”.

Questi passi riferiscono determinate cose che il Signore Gesù fece e disse ai Suoi discepoli dopo la resurrezione. Anzitutto, diamo un’occhiata alle differenze che potrebbero esserci nel Signore Gesù prima e dopo la resurrezione. Dopo essere risorto era ancora lo stesso dei giorni precedenti? Le Scritture contengono il seguente versetto, che Lo descrive dopo la resurrezione: “Gesù venne a porte chiuse, e Si presentò in mezzo a loro e disse: ‘Pace a voi!’”. È evidente che a quel tempo Egli non abitava più un corpo carnale, ma era in un corpo spirituale. Questo, perché aveva trasceso i limiti della carne; anche se la porta era chiusa, Egli poté ugualmente venire in mezzo agli uomini e permettere loro di vederLo. Questa è la differenza più grande tra il Signore Gesù dopo la resurrezione e il Signore Gesù che aveva vissuto nella carne prima della resurrezione. Sebbene non ci fosse alcuna differenza tra l’aspetto esteriore del corpo spirituale di quel momento e il precedente aspetto del Signore Gesù, in quell’istante Egli era divenuto un individuo che alle persone sembrava un estraneo, perché era diventato un corpo spirituale dopo essere resuscitato e, in confronto alla Sua carne precedente, questo corpo spirituale era più sconcertante e disorientante per gli uomini. Esso creò anche una maggiore distanza tra il Signore Gesù e le persone, che in cuor loro percepirono come, in quel momento, Egli fosse diventato più misterioso. Queste cognizioni e sensazioni riportarono improvvisamente gli uomini a un’epoca in cui avevano creduto in un Dio che non si poteva vedere né toccare. Così la prima cosa che il Signore Gesù fece dopo la resurrezione fu permettere a tutti di vederLo, di confermare la Sua esistenza e la realtà della Sua resurrezione. Inoltre, questa azione riportò il Suo rapporto con le persone al modo in cui era quando Egli stava operando nella carne, quando Egli era il Cristo che Si poteva vedere e toccare. Una conseguenza di questo è che le persone non ebbero alcun dubbio che il Signore Gesù fosse risorto da morte dopo la crocifissione, né dubitarono della Sua opera di redenzione dell’umanità. Un’altra conseguenza è che la Sua manifestazione agli uomini dopo la resurrezione e la possibilità di vederLo e di toccarLo ancorarono saldamente l’umanità all’Età della Grazia, garantendo che, da quel momento in poi, le persone non sarebbero tornate alla precedente Età della Legge sul presupposto che il Signore Gesù fosse “scomparso” o che fosse “andato via senza dire una parola”. Pertanto, Egli garantì che sarebbero andate avanti, seguendo i Suoi insegnamenti e l’opera che Egli aveva svolto. Così si aprì ufficialmente una nuova fase dell’opera nell’Età della Grazia e, da quel momento in poi, gli uomini che avevano vissuto sotto la legge ne uscirono formalmente ed entrarono in una nuova era, in un nuovo inizio. Questi sono i poliedrici significati della manifestazione del Signore Gesù agli uomini dopo la resurrezione.

Poiché il Signore Gesù abitava ora un corpo spirituale, come potevano le persone toccarLo e vederLo? Questa domanda accenna all’importanza della Sua manifestazione all’umanità. Avete notato qualcosa nei passi delle Scritture che abbiamo appena letto? Generalmente, i corpi spirituali non si possono vedere né toccare e, dopo la resurrezione, l’opera intrapresa dal Signore Gesù era già stata completata. Perciò, in teoria, Egli non aveva assolutamente alcuna necessità di tornare in mezzo alle persone con la Sua immagine originaria per incontrarle, ma la manifestazione del Suo corpo spirituale davanti a uomini come Tommaso rese l’importanza della Sua manifestazione più concreta, affinché penetrasse più a fondo nel cuore delle persone. Quando Egli andò dallo scettico Tommaso, gli permise di toccarGli la mano e disse: “Porgi la mano e mettila nel Mio costato; e non essere incredulo, ma credente”. Queste parole e azioni non erano cose che il Signore Gesù voleva dire e fare soltanto dopo essere risorto; in realtà, erano cose che voleva dire e fare prima di essere crocifisso, poiché i dubbi di Tommaso non erano sorti solo allora, bensì l’avevano accompagnato per tutto il periodo in cui aveva seguito il Signore Gesù. È evidente che, prima di essere inchiodato alla croce, il Signore Gesù conosceva già le persone come Tommaso. Dunque cosa possiamo dedurne? Dopo la resurrezione era ancora lo stesso Signore Gesù. La Sua essenza non era cambiata. Tuttavia, ecco il Signore Gesù che era risorto dai morti e tornato dal mondo spirituale con la Sua immagine originaria, con la Sua indole originaria e con la conoscenza degli uomini acquisita durante il Suo periodo nella carne, ecco che andò anzitutto da Tommaso e gli fece toccare il Suo costato, non solo per permettere a Tommaso di vedere il Suo corpo spirituale dopo la resurrezione, ma anche di toccare e sentire l’esistenza del Suo corpo spirituale e liberarsi completamente dai dubbi. Prima della crocifissione, Tommaso aveva sempre dubitato che il Signore Gesù fosse Cristo, ed era incapace di convincersene. La sua fede in Dio si basava soltanto su ciò che poteva vedere con i propri occhi e toccare con le proprie mani. Il Signore Gesù conosceva bene la fede delle persone di questo tipo. Esse credevano solo nel Dio dei cieli, non in Colui che era stato mandato da Dio, nel Cristo fattoSi carne, né Lo avrebbero accettato. Affinché Tommaso prendesse atto e credesse nell’esistenza del Signore Gesù e ammettesse che Egli era davvero il Dio incarnato, Gesù gli consentì di allungare la mano e di toccarGli il costato. C’è qualche differenza tra i dubbi di Tommaso prima e dopo la resurrezione del Signore Gesù? Tommaso era sempre stato scettico, e se non fosse stato per il Signore Gesù, che gli apparve personalmente con il Suo corpo spirituale e gli permise di toccare i segni dei chiodi, non c’era modo che qualcuno potesse fugare i suoi dubbi e indurlo a liberarsene. Così, dal momento in cui il Signore Gesù permise a Tommaso di toccarGli il costato e di sentire davvero l’esistenza dei segni lasciati dai chiodi, i dubbi di Tommaso svanirono, ed egli capì veramente che il Signore Gesù era risorto, e riconobbe e credette che era il vero Cristo e Dio incarnato. Anche se ormai Tommaso non dubitava più, aveva perso per sempre l’opportunità di incontrare Cristo, di stare con Lui, di seguirLo, di conoscerLo e di essere reso perfetto da Lui. La manifestazione del Signore Gesù e le Sue parole offrirono una conclusione, e un verdetto sulla fede di coloro che erano pieni di dubbi. Egli usò le Sue parole e azioni effettive per dire agli scettici, a coloro che credevano soltanto nel Dio dei cieli ma non in Cristo: “Dio non ha lodato la loro fede né li ha lodati per averLo seguito mentre dubitavano di Lui”. Il giorno in cui avessero creduto totalmente in Dio e in Cristo sarebbe stato quello in cui Dio avrebbe completato la Sua grande opera. Naturalmente, sarebbe stato anche il giorno in cui un verdetto sarebbe stato pronunciato sul loro scetticismo. Il loro atteggiamento verso Cristo determinò il loro destino; il loro scetticismo ostinato denotava che la loro fede non aveva portato loro alcun frutto, e la loro inflessibilità indicava che le loro speranze erano vane. Poiché la loro fede nel Dio dei cieli si alimentava di illusioni, e il loro scetticismo verso Cristo era il loro reale atteggiamento verso Dio, anche se avevano toccato i segni dei chiodi sul corpo del Signore Gesù, la loro fede era ancora inutile e il loro destino si poteva descrivere soltanto come il tentativo di riempire un secchio bucato: un’impresa vana. Ciò che il Signore Gesù disse a Tommaso fu chiaramente il Suo modo di comunicarlo a ogni persona: il Signore Gesù risorto è il Signore Gesù che ha trascorso trentatré anni e mezzo operando tra gli uomini. Anche se era stato crocifisso, se aveva camminato nella valle dell’ombra della morte, e anche se era risorto, Egli era rimasto immutato sotto ogni aspetto. Sebbene ora Egli avesse i segni dei chiodi sul corpo, e fosse risorto e uscito dal sepolcro, la Sua indole, la Sua comprensione degli uomini e le Sue intenzioni verso di loro non erano cambiate minimamente. Inoltre, stava dicendo alle persone che era sceso dalla croce e aveva trionfato sul peccato, aveva superato le sofferenze e vinto la morte. I segni dei chiodi erano soltanto la prova della Sua vittoria su Satana, la prova che Egli era un sacrificio per il peccato, finalizzato a redimere efficacemente l’umanità intera. Comunicò alle persone che Si era già fatto carico dei peccati dell’umanità e che aveva completato la Sua opera di redenzione. Quando tornò a vedere i discepoli, comunicò loro questo messaggio mediante la Sua manifestazione: “Sono ancora vivo, esisto ancora; oggi sono davvero dinanzi a voi cosicché possiate vederMi e toccarMi. Sarò sempre con voi”. Il Signore Gesù voleva anche usare l’esempio di Tommaso come avvertimento per le generazioni future: sebbene tu non possa vedere né toccare il Signore Gesù nella tua fede in Lui, sei benedetto a causa della tua fede sincera e puoi vederLo attraverso di essa; le persone di questo tipo sono benedette.

Queste parole riportate nella Bibbia che il Signore Gesù pronunciò quando Si manifestò a Tommaso, sono di grande aiuto per tutti gli uomini nell’Età della Grazia. La Sua manifestazione a Tommaso e le parole che gli rivolse hanno avuto un profondo effetto sulle generazioni successive, e hanno un’importanza eterna. Tommaso rappresenta un tipo di persona che crede in Dio ma Ne dubita. Questi individui hanno una natura sospettosa e un cuore sinistro, sono infidi e non credono nelle cose che Dio può realizzare. Non credono nella Sua onnipotenza e nella Sua sovranità, né credono nel Dio incarnato. Tuttavia, la resurrezione del Signore Gesù contraddisse questi tratti che loro avevano, e diede loro anche l’opportunità di scoprire e di riconoscere il proprio scetticismo e di ammettere la propria slealtà, arrivando così a credere davvero nell’esistenza e nella resurrezione del Signore Gesù. Ciò che successe a Tommaso fu un avvertimento e un monito per le generazioni future, in modo che altre persone potessero evitare di essere scettiche come lui e, qualora si fossero riempite di dubbi, sarebbero sprofondate nell’oscurità. Se segui Dio ma, come Tommaso, vuoi sempre toccare il costato del Signore e sentire i segni dei chiodi per confermare e verificare l’esistenza di Dio e per fare supposizioni al riguardo, allora Dio ti abbandonerà. Dunque il Signore Gesù chiede alle persone di non essere come Tommaso, capaci di credere soltanto a ciò che riescono a vedere con i propri occhi, bensì di essere pure e oneste, di non nutrire dubbi su Dio, ma di credere semplicemente in Lui e seguirLo. Le persone così sono benedette. Questo è un requisito molto piccolo che il Signore Gesù rivolge alle persone, ed è un avvertimento per i Suoi seguaci.

Quello sopra descritto è l’atteggiamento del Signore Gesù verso coloro che sono pieni di dubbi. Dunque cosa disse a quelli che sono in grado di credere sinceramente in Lui e di seguirLo, e cosa fece per loro? Ora esamineremo questo argomento attraverso un dialogo tra il Signore Gesù e Pietro.

Durante questa conversazione, Egli chiese ripetutamente a Pietro: “Simone di Giovanni, Mi ami?” Questo è uno standard più elevato che, dopo la resurrezione, il Signore Gesù richiese a persone come Pietro, persone che credono davvero in Cristo e si sforzano di amare il Signore. Questa domanda fu una sorta di indagine e di interrogazione, ma ancora di più fu un requisito e un’aspettativa riguardante le persone come Pietro. Il Signore Gesù usò questo metodo di indagine affinché le persone riflettessero su di sé e si guardassero dentro, domandandosi: quali sono i requisiti del Signore Gesù per gli esseri umani? Amo il Signore? Sono una persona che ama Dio? Come devo amarLo? Anche se il Signore Gesù fece questa domanda soltanto a Pietro, la verità è che, in cuor Suo, ponendo tali domande a Pietro, voleva sfruttare questa opportunità per porre lo stesso tipo di domanda ad altre persone che cercano di amare Dio. Fu soltanto che Pietro ricevette la benedizione di fungere da rappresentante di questo tipo di persone, di ricevere questa domanda dalla bocca del Signore Gesù.

In confronto alle seguenti parole, che il Signore Gesù disse a Tommaso dopo essere risorto: “Porgi la mano e mettila nel Mio costato; e non essere incredulo, ma credente”, la triplice ripetizione della domanda a Pietro: “Simone di Giovanni, Mi ami?” consente alle persone di percepire meglio la severità del Suo atteggiamento e il senso di urgenza che Egli provò in quel momento. Quanto allo scettico Tommaso con la sua natura ingannevole, il Signore Gesù gli permise di allungare la mano e di toccare i segni dei chiodi sul Suo corpo, il che indusse Tommaso a credere che il Signore Gesù fosse il Figlio dell’uomo risorto e a riconoscerNe l’identità come Cristo. Pur non rimproverando severamente Tommaso e non esprimendo verbalmente alcun preciso giudizio su di lui, Egli nondimeno Si avvalse di azioni pratiche per far sì che Tommaso comprendesse che Egli lo capiva, mostrando anche il Suo atteggiamento e la Sua risolutezza verso gli uomini di quel tipo. I Suoi requisiti e aspettative per loro non si possono dedurre da ciò che disse, perché le persone come Tommaso semplicemente non hanno un briciolo di vera fede. I requisiti del Signore Gesù per loro si fermano qui, ma l’atteggiamento che Egli mostrò verso le persone come Pietro è totalmente diverso. Non chiese a Pietro di allungare la mano e di toccare i segni dei chiodi, né disse: “Non essere incredulo, ma credente”. Invece gli fece ripetutamente la stessa domanda. Il quesito fu ricco di spunti di riflessione e di significato, un quesito che non può evitare di suscitare rimorso e paura in ogni seguace di Cristo, ma anche di fargli percepire lo stato d’animo angosciato e afflitto del Signore Gesù. Quando i seguaci attraversano un momento di grande dolore e sofferenza, sono più capaci di comprendere la preoccupazione e la sollecitudine del Signore Gesù Cristo; si rendono conto del Suo scrupoloso insegnamento e dei Suoi rigidi requisiti per le persone pure e oneste. La Sua domanda permette agli uomini di percepire che le Sue aspettative su di loro, rivelate da queste semplici parole, non impongono solo di credere in Lui e di seguirLo, ma anche di raggiungere l’amore, di amare il tuo Signore e tuo Dio. Questo tipo di amore è premuroso e obbediente. Spinge gli esseri umani a vivere per Dio, a morire per Lui, a dedicarGli ogni cosa, a spendersi e a dare tutto per Lui. Questo tipo di amore dà anche conforto a Dio, permettendoGli di ricevere testimonianze e di riposare. È lo strumento che gli uomini hanno per ripagarLo, è responsabilità, obbligo e dovere dell’uomo, ed è una via che le persone devono seguire per tutta la vita. Queste tre domande furono un requisito e un’esortazione che il Signore Gesù rivolse a Pietro e a tutte le persone che sarebbero state rese perfette. Furono questi tre interrogativi a spingere e a motivare Pietro a seguire il suo cammino nella vita fino alla fine, e furono queste domande poste dal Signore Gesù al momento del Suo commiato a indurlo a intraprendere il cammino verso la perfezione, a spingerlo, grazie all’amore per il Signore, a prendersi cura del Suo cuore, a obbedirGli, a offrirGli conforto e a consacrarGli tutta la propria vita e tutto il proprio essere.

Durante l’Età della Grazia, l’opera di Dio si rivolse principalmente a due tipi di persone. Al primo appartenevano coloro che credevano in Lui e Lo seguivano, che erano in grado di osservare i Suoi comandamenti, di portare la croce e di restare fedeli alla via dell’Età della Grazia. Costoro avrebbero ottenuto la benedizione di Dio e ricevuto la Sua grazia. Al secondo appartenevano gli uomini come Pietro, coloro che potevano essere resi perfetti. Così, dopo la resurrezione, il Signore Gesù fece anzitutto queste due cose importantissime. Una fu svolta con Tommaso, l’altra con Pietro. Che cosa rappresentano queste due cose? La vera intenzione di salvare l’umanità da parte di Dio? La Sua sincerità verso gli uomini? L’opera che Egli svolse con Tommaso fu avvertire le persone di non essere scettiche ma semplicemente di credere. Quella che svolse con Pietro fu rafforzare la fede degli uomini come lui e chiarire i Suoi requisiti per questo tipo di persone, mostrare quali obiettivi avrebbero dovuto perseguire.

Dopo la resurrezione, il Signore Gesù Si manifestò alle persone che riteneva necessarie, parlò con loro e rivolse loro dei requisiti, accantonando le Sue intenzioni e le Sue aspettative riguardo agli esseri umani. In altre parole, poiché era il Dio incarnato, la Sua preoccupazione per gli uomini e i Suoi requisiti per loro non cambiarono mai: rimasero gli stessi quando Egli fu nella carne e quando fu nel Suo corpo spirituale dopo essere stato crocifisso ed essere risorto. Si preoccupò per questi discepoli prima di essere crocifisso e, in cuor Suo, aveva le idee chiare sulla condizione di ogni singola persona e ne capiva le mancanze e, naturalmente, la Sua comprensione di ciascuna persona dopo che Egli morì, risorse e divenne un corpo spirituale, rimase la stessa di quando Egli era nella carne. Sapeva che le persone non erano totalmente certe della Sua identità come Cristo, ma durante il Suo tempo nella carne non ebbe aspettative severe su di loro. Dopo la resurrezione, tuttavia, Si manifestò agli uomini e diede loro la certezza assoluta che il Signore Gesù era venuto da Dio ed era Dio incarnato, e usò la realtà della Propria manifestazione e resurrezione come la più grande visione e motivazione per l’eterna ricerca dell’umanità. La Sua resurrezione dalla morte non solo rafforzò tutti coloro che Lo seguivano, ma attuò completamente la Sua opera dell’Età della Grazia tra gli uomini, e così il Vangelo della salvezza del Signore Gesù nell’Età della Grazia si diffuse gradualmente in ogni angolo del mondo. Diresti che la manifestazione del Signore Gesù dopo la resurrezione ebbe una certa importanza? Se fossi stato Tommaso o Pietro a quel tempo, e nella tua vita ti fossi imbattuto in quest’unica cosa così significativa, che tipo di effetto avrebbe avuto su di te? L’avresti considerata la visione migliore e più grande della tua vita di fede in Dio? L’avresti vista come una forza che ti guidava mentre seguivi Dio, mentre ti sforzavi di soddisfarLo e cercavi di amarLo nella tua intera esistenza? Avresti passato la vita a sforzarti di diffondere questa grandissima visione? Avresti accettato di diffondere la salvezza del Signore Gesù come incarico assegnato da Dio? Anche se non avete sperimentato tutto questo, i due esempi di Tommaso e di Pietro sono già sufficienti affinché le persone dell’epoca moderna acquisiscano una chiara comprensione di Dio e della Sua volontà. Si potrebbe dire che, dopo esserSi fatto carne, dopo aver sperimentato personalmente la vita tra le persone e la vita umana, e dopo aver visto la depravazione dell’umanità e la situazione della vita umana a quell’epoca, il Dio incarnato abbia percepito più profondamente come l’umanità sia impotente, deplorevole e meschina. Egli acquisì una maggiore empatia per la condizione umana grazie all’umanità che Egli possedeva vivendo nella carne e ai Suoi istinti carnali. Ciò Lo indusse a provare maggiore sollecitudine per i Suoi seguaci. Probabilmente queste sono cose che non potete capire, ma Io posso descrivere questa sollecitudine e premura di Dio incarnato per ciascuno dei Suoi seguaci usando solo due parole: “intensa preoccupazione”. Anche se questa espressione deriva dal linguaggio umano ed è molto umana, nondimeno esprime e descrive fedelmente i sentimenti di Dio verso i Suoi seguaci. Quanto all’intensa preoccupazione di Dio per gli esseri umani, la percepirete gradualmente e ne avrete un assaggio nel corso delle vostre esperienze. Questo obiettivo, tuttavia, si può raggiungere soltanto comprendendo a poco a poco l’indole di Dio tramite la ricerca di un cambiamento nella vostra indole. Quando il Signore Gesù realizzò questa manifestazione, ciò fece sì che la Sua intensa preoccupazione per i Suoi seguaci nella umanità si concretizzasse e passasse al Suo corpo spirituale, oppure si potrebbe dire alla Sua divinità. La Sua manifestazione consentì alle persone di sperimentare e di sentire ancora una volta l’interessamento e la sollecitudine di Dio, allo stesso tempo dimostrando vigorosamente che Egli è Colui che avvia un’età, che la dispiega e anche la conclude. Attraverso la Sua manifestazione, Dio rafforzò la fede di tutti gli uomini e dimostrò al mondo che Egli è Dio Stesso. Ciò diede ai Suoi seguaci una conferma eterna e, attraverso la Sua manifestazione, Egli avviò anche una fase della Sua opera nella nuova età.

13. Gesù mangia il pane e spiega le Scritture dopo la resurrezione

Luca 24:30-32 Quando fu a tavola con loro prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede loro. Allora i loro occhi furono aperti e Lo riconobbero, ma Egli scomparve alla loro vista. Ed essi dissero l’uno all’altro: “Non sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi mentre Egli ci parlava per la via e ci spiegava le Scritture?”

14. I discepoli offrono a Gesù del pesce arrostito

Luca 24:36-43 Ora, mentre essi parlavano di queste cose, Gesù Stesso comparve in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!” Ma essi, sconvolti e atterriti, pensavano di vedere uno spirito. Ed Egli disse loro: “Perché siete turbati? E perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le Mie mani e i Miei piedi, perché sono proprio Io! ToccateMi e guardate, perché uno spirito non ha carne e ossa, come vedete che ho Io”. E, detto questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma siccome per la gioia non credevano ancora e si stupivano, disse loro: “Avete qui qualcosa da mangiare?” Essi Gli porsero un pezzo di pesce arrostito; Egli lo prese, e mangiò in loro presenza.

Ora daremo un’occhiata ai passi delle Scritture sopra menzionati. Il primo racconta che dopo la resurrezione il Signore Gesù mangiò del pane e spiegò le Scritture, e il secondo riferisce che consumò un pesce arrostito. In che modo questi due brani vi aiutano a conoscere l’indole di Dio? Che idea vi fate da queste descrizioni del Signore Gesù che mangia il pane e poi un pesce arrostito? Riuscite a immaginare come vi sentireste se Egli mangiasse il pane davanti a voi? O se mangiasse allo stesso tavolo con voi, consumando pesce e pane con gli uomini, che tipo di sensazione provereste in quel momento? Se ti sentissi molto vicino al Signore, se sentissi che Egli è molto intimo con te, la tua supposizione è giusta. È esattamente questo l’esito che il Signore Gesù voleva sortire cibandosi di pani e pesci di fronte alla folla raccoltasi dopo la resurrezione. Se, dopo essere risorto, si fosse limitato a parlare con gli uomini, se essi non avessero potuto sentire la Sua carne e le Sue ossa, ma invece Lo avessero percepito come uno Spirito irraggiungibile, cosa avrebbero provato? Non sarebbero rimasti delusi? E, in tal caso, non si sarebbero sentiti abbandonati? Non avrebbero avvertito una distanza tra loro e il Signore Gesù Cristo? Che tipo di effetto negativo avrebbe creato questa distanza sul loro rapporto con Dio? Sicuramente le persone avrebbero avuto tanta paura da non osare avvicinarsi a Lui, e così Lo avrebbero tenuto a rispettosa distanza. Da quel momento in poi avrebbero troncato la loro relazione intima con il Signore Gesù Cristo e sarebbero tornate a un rapporto tra l’umanità e il Dio dei cieli, come quello precedente l’Età della Grazia. Il corpo spirituale che gli uomini non potevano toccare né sentire avrebbe provocato lo sradicamento della loro intimità con Dio e causato anche la fine dell’esistenza di quella relazione intima, instaurata durante il periodo del Signore Gesù Cristo nella carne, senza alcuna distanza tra Lui e gli esseri umani. Le uniche reazioni che il corpo spirituale avrebbe suscitato nelle persone sarebbero state sentimenti di paura, rifiuto, e uno sguardo muto. Non avrebbero osato avvicinarsi al Signore Gesù o avviare un dialogo con Lui, né tantomeno seguirLo, fidarsi di Lui o guardarLo con ammirazione. Dio non desiderava vedere questo tipo di sentimenti che gli esseri umani provavano nei Suoi confronti. Non voleva vedere le persone che Lo evitavano o che si allontanavano; voleva solo che Lo capissero, che si avvicinassero e fossero la Sua famiglia. Se la tua famiglia, i tuoi figli, ti vedessero ma non ti riconoscessero, e non osassero avvicinarsi a te ma ti evitassero sempre, se non riuscissi a far capire loro tutto ciò che hai fatto nel loro interesse, come ti sentiresti? Non sarebbe doloroso? Non ti si spezzerebbe il cuore? È così che Dio Si sente quando gli esseri umani Lo evitano. Così, dopo la resurrezione, il Signore Gesù Si manifestò ancora alle persone in carne e ossa, e mangiò e bevve ancora con loro. Dio considera gli uomini una famiglia e vuole che anche loro Lo vedano come Colui che è a loro più caro; soltanto così può guadagnarli davvero, e soltanto così essi possono amarLo e adorarLo sinceramente. Ora riuscite a capire la Mia intenzione nel selezionare questi due passi delle Scritture in cui il Signore Gesù mangia il pane e spiega le Scritture dopo la Sua resurrezione, e dove i discepoli Gli offrono un pesce arrostito?

Si può affermare che la serie di cose fatte e dette dal Signore Gesù dopo la resurrezione fossero il frutto di un’attenta riflessione. Erano cose piene della gentilezza e dell’affetto che Dio provava per l’umanità, e anche della considerazione e sollecitudine meticolosa che nutriva per la relazione intima instaurata con gli uomini durante il Suo tempo nella carne. Ancora di più, erano piene della nostalgia e del desiderio che Egli aveva per la vita trascorsa a mangiare e a vivere insieme ai Suoi seguaci durante il Suo tempo nella carne. Perciò Dio non voleva che le persone percepissero una distanza tra Lui e loro, né che si allontanassero da Lui. Ancor di più, non voleva pensassero che, dopo la resurrezione, il Signore Gesù non fosse più il Signore che era stato così intimo con gli uomini, che Egli non stesse più con loro perché era tornato nel mondo spirituale, dal Padre che esse non avrebbero mai potuto vedere né raggiungere. Non voleva avessero la sensazione che fosse sorta qualche differenza di posizione tra Lui e l’umanità. Quando Dio vede delle persone che vogliono seguirLo ma che Lo tengono a rispettosa distanza, il Suo cuore soffre perché ciò significa che i loro cuori sono molto lontani da Lui e che per Lui sarà molto difficile guadagnarli. Dunque, se Si fosse manifestato agli uomini in un corpo spirituale che essi non avrebbero potuto vedere né toccare, ciò li avrebbe allontanati ancora una volta da Dio e condotti a pensare erroneamente che, dopo la resurrezione, Cristo fosse diventato altezzoso, diverso dagli esseri umani e impossibilitato a sedersi ancora a tavola e a mangiare con loro, perché essi sono peccaminosi, sudici e non possono mai avvicinarsi a Dio. Per dissipare questi malintesi dell’umanità, il Signore Gesù fece diverse cose che era solito fare nella carne e che sono riferite nella Bibbia: “Prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede loro”. Inoltre spiegò loro le Scritture, come era stata Sua abitudine in passato. Tutte queste cose compiute dal Signore Gesù fecero sì che chiunque Lo vedesse capisse che il Signore non era cambiato, che era ancora lo stesso. Anche se era stato crocifisso e aveva sperimentato la morte, era risorto e non aveva abbandonato l’umanità. Era tornato tra gli uomini e nulla in Lui era cambiato. Il Figlio dell’uomo che Si trovava davanti alle persone era ancora lo stesso Signore Gesù. Il Suo comportamento e il Suo modo di conversare con gli uomini risultavano così familiari. Era ancora veramente pieno di benevolenza, di grazia e di tolleranza; era ancora lo stesso Signore Gesù che amava gli altri come Sé Stesso, che era in grado di perdonare l’umanità fino a settanta volte sette. Come aveva sempre fatto prima, Egli mangiava con gli uomini, discuteva delle Scritture con loro e, cosa ancora più importante, proprio come prima era fatto di carne e ossa, e poteva essere toccato e visto. Il Figlio dell’uomo quale Egli era, permise alle persone di percepire intimità, di sentirsi a loro agio e di provare la gioia di ritrovare qualcosa che era andato perduto. Con grande facilità, le persone cominciarono con coraggio e fiducia ad ammirare questo Figlio dell’uomo e a contare su di Lui, che era in grado di perdonare i peccati dell’umanità. Cominciarono anche a pregare nel nome del Signore Gesù senza esitazione, a pregare per ottenere la Sua grazia, la Sua benedizione, la Sua pace e gioia, la Sua sollecitudine e protezione, e iniziarono a guarire i malati e a scacciare i demoni nel nome del Signore Gesù.

Nel periodo in cui Egli operò nella carne, la maggior parte dei Suoi seguaci non poté verificare completamente la Sua identità e le cose che disse. Quando Si stava avvicinando alla croce, i Suoi seguaci si limitarono a osservare. Poi, dal momento in cui fu crocifisso fino a quando fu messo nel sepolcro, il loro atteggiamento fu di delusione. In quel periodo, in cuor loro gli uomini avevano già cominciato a passare dallo scetticismo circa le cose che il Signore Gesù aveva detto durante il Suo tempo nella carne al rifiuto più completo. Poi, quando Egli uscì dal sepolcro e Si manifestò alle persone a una a una, la maggior parte di coloro che Lo videro con i loro occhi o che appresero la notizia della Sua resurrezione passò gradualmente da un atteggiamento di negazione allo scetticismo. Solo quando il Signore Gesù consentì a Tommaso di toccarGli il costato, e quando spezzò il pane e lo mangiò davanti alla folla dopo la Sua resurrezione, e poi passò a consumare un pesce arrostito dinanzi a loro, costoro accettarono davvero il fatto che il Signore Gesù fosse Cristo incarnato. Si potrebbe dire che fu come se questo corpo spirituale fatto di carne e sangue stesse destando ciascuno di quegli individui da un sogno: il Figlio dell’uomo che Si trovava dinanzi a loro era Colui che esisteva da tempo immemorabile. Aveva una forma, una carne e delle ossa, e aveva già vissuto e mangiato insieme all’umanità per molto tempo… In quel momento, le persone sentirono che la Sua esistenza era davvero reale e meravigliosa. Allo stesso tempo, erano anche gioiose e felici, e piene di emozione. La Sua riapparizione consentì agli uomini di vedere davvero la Sua umiltà e di percepire la Sua vicinanza e il Suo attaccamento all’umanità, e di avvertire quanto Egli pensasse a loro. Questo breve ricongiungimento diede alle persone che videro il Signore Gesù la sensazione che fosse passata una vita intera. I loro cuori disorientati, confusi, spaventati, ansiosi, anelanti e intorpiditi trovarono conforto. Quegli individui non erano più scettici o delusi, perché sentivano che ora c’erano una speranza e qualcosa su cui fare affidamento. Il Figlio dell’uomo che Si trovava davanti a loro sarebbe stato per tutto il tempo la loro retroguardia, la loro torre salda, il loro rifugio per l’eternità.

Anche se il Signore Gesù era resuscitato, il Suo cuore e la Sua opera non avevano abbandonato l’umanità. ManifestandoSi alle persone, disse loro che, a prescindere dalla forma in cui Egli esisteva, le avrebbe accompagnate, avrebbe camminato con loro e sarebbe stato al loro fianco in ogni momento e in ogni luogo. Disse loro che in ogni momento e in ogni luogo avrebbe provveduto alle necessità degli uomini e li avrebbe pasciuti, consentendo loro di vederLo e di toccarLo, e Si sarebbe assicurato che non si sentissero mai più impotenti. Il Signore Gesù voleva anche che le persone sapessero che non sono sole a questo mondo. Godono della sollecitudine di Dio, ed Egli è con loro. Possono sempre appoggiarsi a Lui, ed Egli è famiglia per ciascuno dei Suoi seguaci. Così gli uomini non saranno più soli né indifesi, e coloro che accettano Dio come sacrificio per il peccato non saranno più schiavi del peccato. Agli occhi degli uomini, le parti dell’opera che il Signore Gesù svolse dopo la resurrezione erano cose molto piccole ma, per come la vedo Io, ogni singola cosa che fece fu davvero utile e preziosa, importante e fortemente carica di significato.

Anche se il tempo in cui il Signore Gesù operò nella carne fu pieno di difficoltà e di sofferenza, Egli completò totalmente e perfettamente l’opera di redenzione dell’umanità, stabilita per quel periodo, attraverso la Sua manifestazione nel corpo spirituale di carne e ossa. Iniziò il Suo ministero facendoSi carne e lo concluse manifestandoSi all’umanità nella Sua forma carnale. Annunciò l’Età della Grazia, inaugurando la nuova età tramite la Sua identità come Cristo, e con tale identità portò a compimento l’opera nell’Età della Grazia, e rafforzò e guidò tutti i Suoi seguaci in quest’epoca. Riguardo all’opera di Dio, si può dire che Egli finisce davvero ciò che comincia. Ci sono delle fasi e un piano, e l’opera è colma della Sua saggezza, della Sua onnipotenza e delle Sue meravigliose azioni, del Suo amore e della Sua misericordia. Naturalmente, il principale filo conduttore che la attraversa nella sua interezza è l’interessamento per l’umanità; la Sua opera è permeata da sentimenti di preoccupazione che Egli non riesce mai ad accantonare. In questi versetti della Bibbia, in ogni singola cosa che il Signore Gesù fece dopo la resurrezione furono rivelate le speranze e le preoccupazioni immutabili di Dio per l’umanità, oltre alla Sua attenzione e premura meticolose per gli uomini. Fino ai giorni nostri, nulla di tutto ciò è mai cambiato. Riuscite a vederlo? Quando ve ne rendete conto, il vostro cuore non si avvicina inconsapevolmente a Dio? Se viveste in quell’epoca e, dopo la resurrezione, il Signore Gesù Si manifestasse a voi in una forma tangibile e visibile, e se Si sedesse di fronte a voi, mangiasse con voi pane e pesce, vi spiegasse le Scritture e parlasse con voi, come vi sentireste? Felici? O pieni di rimorso? I malintesi precedenti, il desiderio di evitare Dio, i conflitti con Lui e i dubbi sul Suo conto non sparirebbero tutti? Il rapporto tra Dio e l’uomo non diventerebbe più normale e appropriato?

Interpretando questi pochi capitoli della Bibbia, trovate qualche difetto nell’indole di Dio? Qualche adulterazione del Suo amore? Notate qualche inganno o malvagità nella Sua onnipotenza o saggezza? Sicuramente no! Ora potete dire con certezza che Dio è santo? Che ognuna delle Sue emozioni sia una rivelazione della Sua essenza e indole? Spero che, dopo aver letto queste parole, la comprensione che traete da esse vi aiuti e vi favorisca nella ricerca di un cambiamento di indole e del timore di Dio, e che vi dia frutti, frutti che crescano giorno dopo giorno, in modo che nel corso di questa ricerca vi avvicinerete sempre più a Dio e allo standard che Egli prescrive. Non vi annoierete più nel perseguire la verità e non considererete più la ricerca della verità e di un cambiamento di indole una cosa seccante o superflua. Piuttosto, motivati dall’espressione della vera indole di Dio e dalla Sua santa essenza, desidererete la luce e la giustizia, aspirerete alla ricerca della verità e della soddisfazione della volontà di Dio, e diventerete una persona guadagnata da Lui, una persona reale.

Oggi abbiamo parlato di determinate cose che Dio compì nell’Età della Grazia quando Si fece carne per la prima volta. Da queste cose abbiamo dedotto l’indole che Egli espresse e rivelò nella carne, oltre a ogni aspetto di ciò che Egli ha ed è. Tutti questi aspetti di ciò che Egli ha ed è sembrano molto umanizzati, ma la realtà è che la sostanza di tutto ciò che Egli rivelò ed espresse è inscindibile dalla Sua indole. Ogni metodo e aspetto di Dio incarnato che esprime la Sua indole nell’umanità sono inestricabilmente legati alla Sua essenza. Dunque è molto importante che Dio sia venuto tra gli uomini usando il modo dell’incarnazione. È fondamentale anche l’opera che Egli svolse nella carne, ma ancor più importanti per ogni persona che vive nella carne, per ogni persona che vive nella corruzione, sono l’indole che Egli rivelò e la volontà che espresse. Riuscite a capirlo? Dopo aver compreso l’indole di Dio e ciò che Egli ha ed è, siete arrivati a qualche conclusione sul modo in cui dovreste trattarLo? Infine, in risposta a questa domanda, vorrei darvi tre moniti. Primo, non mettere Dio alla prova. A prescindere da quanto tu Lo capisca e conosca la Sua indole, assolutamente non metterlo alla prova. Secondo, non competere con Dio per lo status. Qualunque tipo di status Egli ti dia o qualunque genere di lavoro ti affidi, qualunque tipo di dovere ti chiami a svolgere, e per quanto tu ti sia adoperato e sacrificato per Lui, assolutamente non competere con Lui per lo status. Terzo, non metterti in competizione con Dio. A prescindere dal fatto che tu riesca a capire o a sottometterti a ciò che Egli fa di te, ciò che predispone per te e le cose che ti porta, assolutamente non metterti in competizione con Lui. Se osserverai questi tre moniti, sarai relativamente al sicuro e non sarai più incline a far adirare Dio. Qui è dove chiudiamo la nostra condivisione di oggi.

23 novembre 2013

Note a piè di pagina:

a. “L’incantesimo del cerchio che si stringe” è un incantesimo usato dal monaco Tang Sanzang nel romanzo cinese “Ricordo di un viaggio in Occidente”. Egli usa questo incantesimo per controllare Sun Wukong stringendo una fascia metallica attorno alla testa di quest’ultimo e procurandogli acute emicranie tramite le quali lo porrà sotto controllo. È diventato una metafora che si usa per descrivere qualcosa che lega una persona.

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