19. Vedere il mio disprezzo nei confronti della verità

di Alice, Stati Uniti

Un giorno, ho scoperto che una neofita da poco entrata nella chiesa aveva già saltato due riunioni; ho chiesto alla capogruppo il perché, ma lei non mi ha risposto. Tempo dopo, vedendo che la neofita aveva ripreso a venire alle riunioni, non ho più insistito per avere una risposta dalla capogruppo. Ho pensato: “Se la neofita partecipa regolarmente alle riunioni, va bene così. In questo momento sono piena di impegni e ci vorrebbe molto tempo e fatica per approfondire nel dettaglio. Ci tornerò su quando avrò tempo”. È finita che me ne sono dimenticata. Passato un altro po’ di tempo, ho visto la neofita andarsene nel bel mezzo di un’altra riunione. Ho chiesto alla capogruppo come mai, ma di nuovo non mi ha risposto e ho lasciato perdere. Non sono neppure andata a chiedere alla neofita se si trovasse in uno stato particolare o in difficoltà. Dopo un po’ mi sono accorta che quella neofita aveva ripreso a saltare le riunioni. A quel punto ho cominciato a preoccuparmi. L’ho contattata subito, ma non ha risposto. Temendo che abbandonasse la chiesa ho chiamato subito la capogruppo per vedere se avesse modo di mettersi in contatto con lei, ma mi ha risposto: “Non ha mai approvato la mia richiesta di amicizia, non so come fare per raggiungerla”. A quel punto sono stata presa dai rimorsi. Se non avessi aspettato tanto ad approfondire mi sarebbero venuti in mente dei modi per rimediare, ma era troppo tardi. Era tutta colpa mia, non avevo dato seguito alla cosa. Sperando di capirci di più ho riguardato lo scambio di messaggi che avevo avuto con la neofita sulla chat, e mi sono accorta che dopo i saluti preliminari non le avevo mai mandato altri messaggi. Non sapevo niente di lei. Ho capito che le speranze di riaverla con noi erano scarse, e tutto per via della mia negligenza. Tuttavia, in quel frangente non ho riflettuto seriamente su me stessa: mi ci sono soffermata per poco, riconoscendo di essere stata leggermente superficiale, e ho archiviato la questione.

Non molto tempo dopo, il supervisore mi ha chiesto come mai quella neofita avesse abbandonato la chiesa. La cosa mi ha messa in agitazione. Ho pensato: “Ahi, sto per essere smascherata. Quando il supervisore scoprirà cos’è successo dirà di sicuro che sono stata negligente nel mio dovere e inaffidabile. Cosa farei se fossi sollevata dall’incarico?” E infatti, una volta venuto a sapere come stavano le cose, il supervisore ha messo in rilievo il mio problema dicendo che mi ero limitata a fare il minimo indispensabile, non preoccupandomi di conoscere lo stato della neofita o di saperne di più. Allora ho subito cercato di discolparmi: “La neofita non ha risposto ai miei saluti e non ho potuto proseguire la conversazione”. Il supervisore mi ha trattata, dicendo: “Non è che tu non abbia potuto proseguire la conversazione, è che non ti interessava nulla della neofita”. Temendo che se avessi ammesso la mia negligenza mi sarei dovuta assumere le mie responsabilità, mi sono affrettata a spiegare: “La principale responsabile di quella neofita era la capogruppo. Non mi sono informata subito sulla sua situazione perché pensavo che loro due fossero in contatto. Ho chiesto alla capogruppo, ma non mi ha risposto per tempo”. Per dimostrare che avevo a cuore la neofita ho fatto vedere al supervisore i messaggi che avevo inviato alla capogruppo, e anche i messaggi che subito dopo avevo mandato alla neofita, a riprova del fatto che dopo avere scoperto che non partecipava regolarmente alle riunioni avevo cercato di contattarla tempestivamente senza che lei mi rispondesse. Ho anche trovato una ragione per il fatto di non averla potuta contattare telefonicamente, dicendo che l’evangelizzatore non mi aveva dato il suo numero. Ho fornito molte motivazioni oggettive, addossando invariabilmente la colpa a qualcun altro nella speranza di convincere il supervisore che c’era una spiegazione, che non era colpa mia, o comunque che erano responsabili anche altre persone e non soltanto io. Vedendo che non ammettevo i miei problemi e mi sottraevo alla responsabilità, il supervisore mi ha trattata, dicendo: “Il fatto che la neofita abbia partecipato a diverse riunioni dimostra chiaramente che anela alla verità, ma tu hai tardato a informarti sul suo stato e sulle sue difficoltà e ora ti sottrai alla responsabilità dicendo che non hai potuto contattarla perché non avevi il suo numero. È del tutto irragionevole!” Ho capito che il supervisore aveva colto con chiarezza i miei problemi e che non potevo sottrarmi alla mia responsabilità. Preoccupata, mi sono chiesta: “Cosa penserà il supervisore di me? Dirà che non svolgo lavoro concreto? Sarò sollevata dall’incarico?” Ero molto in ansia e non riuscivo a calmarmi. Poi ho ripercorso mentalmente tutte le cause dell’accaduto, rendendomi conto che non mi stavo comportando in modo onesto e rifiutavo la potatura e il trattamento. Era chiaro che non avevo svolto il mio dovere come avrei dovuto, eppure non avevo fatto che accampare astuzie e pretesti per giustificarmi. Avevo persino cercato di incolpare l’evangelizzatore per non avermi dato il numero di telefono. Non avevo voluto ammettere di essere stata negligente nel mio dovere e non avevo riflettuto su me stessa. Mi sono sentita molto a disagio per il comportamento che avevo tenuto. Sebbene mi nutrissi quotidianamente della parola di Dio, quando si era presentata una situazione reale e quando ero stata trattata avevo continuato a vivere secondo la mia indole corrotta, senza accettare la verità. La mia corruzione mi è sembrata troppo profonda e ho concluso che per me cambiare sarebbe stato difficile, perciò mi sono sentita un po’ negativa.

Dopo, ho letto un passo della parola di Dio: “Il perseguimento della verità è volontario. Se ami la verità, allora lo Spirito Santo opererà in te. Quando ami la verità, quando preghi Dio e ti affidi a Lui, rifletti su te stesso e cerchi di conoscerti indipendentemente dalle persecuzioni o dalle tribolazioni che ti colpiscono, quando ricerchi attivamente la verità per risolvere i problemi che scopri di manifestare, è allora che sarai in grado di svolgere il tuo dovere adeguatamente. In questo modo, sarai capace di rimanere saldo nella tua testimonianza. Quando le persone amano la verità, tutte queste manifestazioni risultano loro naturali. Vengono palesate volontariamente, di buon grado e senza coercizione, senza alcuna condizione ulteriore. Se le persone sono capaci di seguire Dio in questo modo, alla fine acquisiranno la verità e la vita, entreranno nella verità realtà e vivranno una sembianza umana. […] Qualunque sia il motivo per cui credi in Dio, Dio determinerà in ultima analisi il tuo esito in base al fatto che tu abbia o meno acquisito la verità. Se non avrai acquisito la verità, nessuna delle tue giustificazioni o scuse sarà valida. Prova pure ad argomentare quanto vuoi, scalpita quanto ti pare: a Dio interesserà? Dio converserà con te? Discuterà e conferirà con te? Ti consulterà? Qual è la risposta? No, non lo farà assolutamente. Per quanto saldo sia, il tuo ragionamento non reggerà. Non devi fraintendere le intenzioni di Dio e pensare che, se accampi ragioni e pretesti di ogni sorta, allora non hai bisogno di perseguire la verità. Dio vuole che tu sappia ricercare la verità in tutti gli ambienti e in tutte le questioni che ti trovi ad affrontare, e che tu finalmente acceda alla verità realtà e acquisisca la verità. Indipendentemente dalle circostanze che Dio ha predisposto per te, dalle persone e dagli eventi che incontri e dall’ambiente in cui ti trovi, devi pregare Dio e ricercare la verità per affrontarli. Sono proprio queste le lezioni che dovresti imparare nel perseguire la verità. Se cerchi sempre delle scuse per evitare, eludere, rifiutare o contrastare queste circostanze, allora Dio ti abbandonerà. Non ha senso discutere, essere intrattabile o fare il difficile: se Dio ti trascura, perderai la possibilità di essere salvato(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Cosa significa perseguire la verità (1)”). Nella parola di Dio ho visto che non è difficile eliminare un’indole corrotta e fare ingresso nella verità realtà. La chiave sta in ciò che si sceglie, e se si cerchi e pratichi la verità. Non importa quale sia la situazione, se si tratti di potatura e trattamento o di fallimenti e battute d’arresto: si deve avere la capacità di riflettere per conoscere sé stessi e cercare attivamente la verità. Una volta capito qualcosa, mettilo in pratica e agisci secondo le verità principio. Se agisci in questo modo vedrai una crescita e il cambiamento. Ma se continuerai sempre a sottrarti, rifiutarti e addurre scuse dopo essere stato potato e trattato, non solo non riuscirai a guadagnare la verità, ma sarai anche disprezzato e ripudiato da Dio. Ripensando a me stessa, quando sono stata potata e trattata non avevo accettato, obbedito, confessato in modo sincero, non avevo riflettuto sul mio problema, né avevo ricercato attivamente la verità per eliminare la mia indole corrotta, e mi ero invece delimitata, diventando negativa e resistente. Non era forse un comportamento irragionevole da parte mia? Quello non era un atteggiamento di accettazione nei confronti della verità! Nel momento in cui me ne sono resa conto ho deciso che non volevo più vivere in uno stato negativo e delimitarmi. Volevo cercare la verità per risolvere i miei problemi. Ho iniziato a riflettere sul perché mi esprimessi sempre in modo così gradevole ma poi, nel momento in cui venivo potata e trattata, non l’accettassi e diventassi negativa e resistente. Che indole rivelavo?

Ricercando, ho letto due passi della parola di Dio: “Alcuni riescono ad ammettere di essere dei diavoli, dei Satana e dei discendenti del gran dragone rosso, e si riempiono la bocca della conoscenza che hanno di sé stessi. Ma quando rivelano un’indole corrotta e qualcuno li smaschera, li tratta e li pota, cercano con tutte le loro forze di discolparsi e non accettano minimamente la verità. Qual è il problema qui? In questo caso, costoro vengono smascherati completamente. Sono degli oratori eccellenti quando parlano della conoscenza che hanno di sé stessi; ma allora perché quando si trovano a essere potati e trattati non sono capaci di accettare la verità? C’è un problema qui. Questo genere di cose non è forse piuttosto comune? È facile da discernere? In effetti lo è. Ci sono molte persone che ammettono di essere dei diavoli e dei Satana quando parlano della conoscenza che hanno di sé, ma poi non si pentono e non cambiano. Allora, la conoscenza di sé di cui parlano è vera o falsa? Hanno una conoscenza sincera di sé stesse o è solo un espediente per ingannare gli altri? La risposta è più che evidente. Perciò, per capire se una persona ha autentica conoscenza di sé, non bisogna limitarsi ad ascoltarla mentre ne parla: bisogna osservare l’atteggiamento che ha nei confronti della potatura e del trattamento, e se è in grado di accettare la verità. Questa è la cosa più importante. Chi non accetta di essere potato e trattato ha un’essenza di mancata accettazione e di rifiuto della verità, e un’indole di disgusto nei confronti della verità. Questo è indubbio. Alcune persone, a prescindere da quanta corruzione abbiano rivelato, non permettono agli altri di trattarle: nessuno può permettersi di potarle o trattarle. Possono anche parlare della propria conoscenza di sé, in qualsiasi modo vogliano, ma se qualcun altro le smaschera, le critica o le tratta, per quanto ciò possa essere oggettivo o conforme ai fatti, non lo accettano. Non importa quale tipo di indole corrotta un’altra persona metta in luce in loro: vi si opporranno strenuamente e non faranno che discolparsi fornendo giustificazioni pretestuose, senza un briciolo di autentica sottomissione. Se queste persone non perseguono la verità, saranno nei guai(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Cosa significa perseguire la verità (1)”). “La manifestazione principale del provare disgusto per la verità non è solo l’avversione che si prova quando si ascolta la verità. È anche la riluttanza a praticare la verità, il ritrarsi quando arriva il momento di praticarla, come se la verità non avesse nulla a che fare con sé stessi. Alcune persone, quando fanno comunione durante le riunioni, sembrano molto animate, godono nel ripetere parole e dottrine e fare dichiarazioni altisonanti per depistare e conquistare gli altri. Sembra che siano di buon umore e piene di energia mentre lo fanno, e vanno avanti all’infinito. Altre invece passano tutto il giorno, dalla mattina alla sera, a occuparsi di questioni di fede, leggendo le parole di Dio, pregando, ascoltando gli inni e prendendo appunti come se non potessero separarsi da Dio neanche per un momento. Dall’alba al tramonto, sono impegnate a compiere il loro dovere. Queste persone amano davvero la verità? Non hanno l’indole del provare disgusto per la verità? Quando si riesce a vedere il loro vero stato? (Quando arriva il momento di praticare la verità, fuggono, e non sono disposte ad accettare di essere potate e trattate.) Questo potrebbe essere perché non capiscono ciò che ascoltano, o è perché non comprendono la verità che non sono disposte ad accettare? La risposta non è nessuna delle due. Queste persone sono governate dalla loro natura. Il loro è un problema di indole. In cuor loro, sanno benissimo che le parole di Dio sono la verità, che sono positive, e che la pratica della verità può portare a cambiamenti dell’indole e rendere l’individuo capace di soddisfare la volontà di Dio, ma non le accettano o non le mettono in pratica. Questo è provare disgusto per la verità(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo la conoscenza dei sei tipi di indole corrotta è vera conoscenza di sé”). Dalla parola di Dio ho capito che gli esseri umani hanno un’indole di disprezzo verso la verità che li porta a manifestare un rifiuto verso la potatura, il trattamento e la pratica della verità. Ho riflettuto su me stessa, rendendomi conto che, sebbene mi nutrissi delle parole di Dio, compissi il mio dovere ogni giorno e durante le riunioni riuscissi ad ammettere di avere un’indole corrotta in linea con le parole di Dio, appartenevo a Satana, ero una figlia del gran dragone rosso e così via. Esteriormente sembrava che accettassi la verità, ma quando venivo potata e trattata per la mia negligenza nell’assolvere il dovere cercavo di giustificarmi e dare la colpa a qualcun altro, senza ammettere la mia corruzione. Mi sono resa conto di essere una persona che non accetta minimamente né pratica la verità, e di manifestare in ogni cosa l’indole satanica del disprezzo verso la verità. Sapevo che, nel mio ruolo di addetta all’irrigazione, il requisito minimo era di essere responsabile e paziente. I neofiti non sono ancora radicati sulla vera via e sono come neonati, sono molto fragili nella vita. Se non vengono alle riunioni bisogna approfondire il loro stato e trovare un modo per irrigarli e sostenerli tempestivamente. Sebbene avessi compreso questi principi, quando era il momento di praticare, soffrire e pagare un prezzo non volevo farlo. Conoscevo chiaramente la verità, ma non la praticavo. A parte inviare occasionali saluti, a quella neofita non avevo offerto irrigazione né sostegno. Quando avevo scoperto che non partecipava regolarmente agli incontri ero rimasta indifferente, senza pensare a contattarla tempestivamente o a capire i suoi problemi e difficoltà. La mia negligenza e la mia irresponsabilità l’avevano indotta ad abbandonare la chiesa. Ma neppure di fronte a una cosa del genere avevo riflettuto su me stessa. Quando il supervisore mi aveva fatto notare i miei problemi avevo cercato in tutti i modi di giustificare la mia negligenza, sperando di scaricare la responsabilità sulla capogruppo e sull’evangelizzatore. Questo era forse un atteggiamento di accettazione e obbedienza verso la verità? Non avevo manifestato altro che un’indole di insofferenza verso la verità!

Ho continuato a ricercare la verità e ho letto un altro passo della parola di Dio: “Indipendentemente dalle circostanze che provocano la potatura e il trattamento, qual è l’atteggiamento cruciale da tenere verso questa situazione? In primo luogo bisogna accettarla. Chiunque sia a effettuare il trattamento, per qualunque ragione, per quanto risulti severo, quali che siano il tono e l’espressione, bisogna accettarla. E poi bisogna riconoscere ciò che si è fatto di sbagliato, che genere di indole corrotta si sia rivelata, e se si sia agito o meno secondo le verità principi. Quando si viene sottoposti a potatura e trattamento, prima di tutto è questo l’atteggiamento che bisogna avere. E gli anticristi possiedono questo atteggiamento? No; per tutto il tempo, l’atteggiamento che assumono è di resistenza e di avversione. Con un atteggiamento del genere, possono forse essere quieti dinanzi a Dio e accettare con modestia di essere potati e trattati? Impossibile. Che cosa faranno, allora? Prima di tutto, argomenteranno con forza e forniranno giustificazioni, difendendosi e discolpandosi contro i torti che hanno commesso e l’indole corrotta che hanno rivelato, nella speranza di conquistare la comprensione e il perdono degli altri, in modo da non doversi assumere alcuna responsabilità né accettare alcuna parola di trattamento e potatura. Qual è l’atteggiamento che manifestano di fronte al trattamento e alla potatura? ‘Non ho peccato. Non ho fatto nulla di male. Se ho commesso un errore, c’era una ragione; se ho commesso un errore, non l’ho fatto di proposito, non devo assumermene la responsabilità. Chi non commette qualche errore?’ Si aggrappano a queste affermazioni e frasi, ancorandosi strettamente a esse e non lasciandole andare, ma non ricercano la verità, né riconoscono l’errore che hanno commesso o l’indole corrotta che hanno manifestato, e certamente non ammettono quale fosse il loro intento e il loro scopo nel compiere il male. […] Per quanto i fatti portino alla luce la loro indole corrotta, non la riconoscono né l’accettano, e portano invece avanti la loro sfida e ribellione. Qualsiasi cosa gli altri dicano, non la accettano e non la ammettono, pensando invece: ‘Vediamo chi è il più bravo a parlare, vediamo chi è il più veloce a farlo’. Questo è un tipo di atteggiamento con cui gli anticristi reagiscono al trattamento e alla potatura(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9 – Parte ottava”). Da ciò che rivelavano le parole di Dio ho capito che le persone normali, quando vengono potate e trattate, sono in grado di accogliere ciò da Dio, di accettarlo e obbedire, di riflettere su sé stesse, di maturare un autentico pentimento e cambiare. Anche se in un primo momento non riescono ad accettarlo, in seguito, attraverso una ricerca e una riflessione costanti, apprendono delle lezioni dalla potatura e dal trattamento ricevuti. Invece gli anticristi provano per natura disprezzo nei confronti della verità e la odiano. Quando vengono potati e trattati non riflettono mai su sé stessi. Mostrano solo un atteggiamento di resistenza, rifiuto e odio. Riflettendo sul mio comportamento, ho capito chiaramente di essere stata negligente e di avere tardato a sostenere la neofita, e ciò ha fatto sì che abbandonasse la chiesa. Questo in sé era già una trasgressione. Chiunque sia dotato di coscienza e ragione si sentirebbe infelice e in colpa, rifletterebbe sui propri problemi e non ne parlerebbe più. Ma io non solo non mi ero sentita in debito: non avevo neppure ammesso i miei problemi. Pur trovandomi di fronte a un fatto così palese, avevo comunque cercato di sottrarmi alla responsabilità, prima affermando che la neofita non mi aveva risposto, poi dicendo che la capogruppo era un’irresponsabile e infine incolpando l’evangelizzatore, nella speranza di scaricare ogni responsabilità e di ottenere comprensione da parte del supervisore. Messa di fronte a quanto rivelato da Dio e dopo la potatura e il trattamento, non avevo minimamente riflettuto su me stessa; anzi, ero stata ribelle e ostile, avevo accampato diverse scuse per giustificarmi e discolparmi non volendo assumermi le mie responsabilità. Ero forse dotata di umanità o ragione? Ho visto che quella che manifestavo era un’indole di ostinazione e di disprezzo nei confronti della verità. Non avevo un cuore che temeva Dio. Ho visto che, dopo tanti anni di fede in Dio, la mia indole non era affatto cambiata, e mi sono sentita molto infelice.

In seguito ho letto un passo della parola di Dio che mi ha fatto conoscere meglio il mio problema di rifiutare il trattamento e la potatura. Dio Onnipotente dice: “L’atteggiamento archetipico degli anticristi verso il trattamento e la potatura consiste nel rifiutarsi con veemenza di accettarli o di ammetterli. Per quanto male compiano o per quanto danneggino il lavoro della casa di Dio e l’ingresso nella vita del popolo eletto di Dio, non provano il minimo rimorso né pensano di essere in debito. Da questo punto di vista, gli anticristi hanno umanità? Assolutamente no. Causano danni di ogni tipo ai prescelti di Dio e compromettono gravemente il lavoro della chiesa: questo è chiaro come il sole agli occhi dei prescelti di Dio, che riescono a vedere il susseguirsi delle azioni malvagie degli anticristi. Eppure gli anticristi non accettano né riconoscono tale fatto; si ostinano a rifiutarsi di ammettere di essere in errore o di essere responsabili. Questo non è forse un segno del fatto che sono disgustati della verità? Tale è il grado di avversione degli anticristi per la verità. A prescindere da quanta malvagità commettano, si rifiutano di riconoscerlo, e rimangono irremovibili fino alla fine. Questo dimostra che gli anticristi non prendono mai sul serio il lavoro della casa di Dio né accettano la verità. Non hanno sviluppato fede in Dio; sono servi di Satana, venuti a intralciare e disturbare il lavoro della casa di Dio. Nei cuori degli anticristi c’è posto solamente per la reputazione e il prestigio. Credono che, se dovessero riconoscere il loro errore, allora dovrebbero assumersi la responsabilità, e a quel punto il loro prestigio e la loro reputazione sarebbero gravemente compromessi. Di conseguenza, resistono con un atteggiamento di ‘negazione fino alla morte’. A prescindere da quali rivelazioni o analisi gli altri offrano, fanno di tutto per negarle. A prescindere dal fatto che il loro rifiuto sia intenzionale oppure no, in breve, da un certo punto di vista questi comportamenti rivelano la loro natura essenza di repulsione e avversione per la verità. Da un altro punto di vista, questo dimostra quanto gli anticristi abbiano a cuore il proprio prestigio, la propria reputazione e i propri interessi. A tale proposito, qual è il loro atteggiamento nei confronti del lavoro e degli interessi della chiesa? Un atteggiamento di disprezzo e di rifiuto della responsabilità. Sono del tutto privi di coscienza e ragionevolezza. Il loro sottrarsi alla responsabilità non dimostra questi punti? Da una parte, il sottrarsi alla responsabilità dimostra la loro natura essenza di disgusto e di odio nei confronti della verità; mentre, dall’altra, dimostra la loro mancanza di coscienza, ragionevolezza e umanità. A prescindere da quanto l’ingresso nella vita dei fratelli e delle sorelle venga danneggiato a causa del loro disturbo e delle loro malefatte, non provano alcun senso di colpa e non potrebbero esserne mai turbati. Che razza di creature sono queste? Anche una parziale ammissione di errore da parte loro basterebbe a considerarli dotati di un briciolo di coscienza e ragionevolezza, ma gli anticristi non hanno neppure quella modesta quantità di umanità. Dunque come li definireste? L’essenza degli anticristi è il diavolo. Qualunque sia il danno che arrecano agli interessi della casa di Dio, non se ne rendono conto. In cuor loro non ne sono neanche lontanamente turbati, né rimproverano se stessi, e tantomeno si sentono in debito. Questo non è assolutamente ciò che si dovrebbe vedere nelle persone normali. Questo è il diavolo, e il diavolo è privo di ogni coscienza e ragionevolezza(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9 – Parte terza”). Leggendo la parola di Dio ho visto che gli anticristi non accettano di essere trattati o potati perché per natura provano disprezzo e avversione nei confronti della verità e hanno particolarmente a cuore i loro interessi personali. Se qualcosa tocca o danneggia la loro reputazione o il loro prestigio cercano in tutti i modi di discolparsi e trovare delle ragioni che scarichino la responsabilità su qualcun altro. Anche quando le loro azioni hanno un effetto dannoso sugli interessi della chiesa o sulla vita spirituale dei fratelli e sorelle, non provano alcun rimorso o senso di colpa. Se vengono scoperti, si rifiutano ostinatamente di ammettere le proprie responsabilità per paura che quell’ammissione possa compromettere la reputazione e il prestigio di cui godono. Ho visto che gli anticristi sono particolarmente egoisti e spregevoli, privi di umanità, che essenzialmente sono dei diavoli. Leggere la parola “diavoli” mi ha fatta stare malissimo, perché il mio comportamento e l’indole che rivelavo erano gli stessi di un anticristo. Pur avendo chiaramente commesso un errore e arrecato un danno al lavoro della chiesa, avevo insistito a non ammetterlo. Quando ero stata potata e trattata mi ero discolpata e avevo tentato di scaricare la responsabilità. Non è un processo così semplice per i nuovi credenti accettare il Vangelo: è necessario che un certo numero di persone paghi un prezzo e fornisca irrigazione e nutrimento per portarli davanti a Dio. Dio è particolarmente responsabile verso ognuno. Su cento pecorelle, se ne perde anche solo una lascia sole le altre novantanove per cercare quella smarrita, e ha profondamente a cuore la vita di ogni singola persona. Io invece, nel mio ruolo di responsabile dell’irrigazione dei neofiti, ero stata superficiale. Non mi ero preoccupata vedendo che la neofita non partecipava alle riunioni. Avevo chiesto spiegazioni in modo superficiale ed ero stata negligente e irresponsabile nel seguire il lavoro della capogruppo. Vedendo più volte che non mi rispondeva, non avevo subito chiesto una spiegazione e non avevo nemmeno verificato se avesse problemi o difficoltà. Avevo trattato la neofita con un atteggiamento disattento e irresponsabile senza prendere minimamente sul serio la sua vita. Ma neanche allora avevo provato rimorso o senso di colpa, e non avevo cercato di rimediare. Quando il supervisore mi aveva fatto notare la mia negligenza e irresponsabilità, avevo fatto di tutto per contestare, discolparmi, e sottrarmi alla responsabilità che temevo di dovermi assumere qualora avessi ammesso i miei problemi, facendo così una cattiva impressione sul supervisore e rischiando di essere sollevata dall’incarico. Per tutto quel tempo non avevo mai pensato al lavoro della chiesa, né mi ero mai domandata se la vita della neofita sarebbe stata compromessa. Mi ero chiesta solo se i miei interessi ne avrebbero risentito e se avrei mantenuto la mia immagine e il mio prestigio. Ero proprio egoista e spregevole, e proteggevo soltanto i miei interessi personali. Ero davvero priva di umanità, e Dio mi detestava. Allora mi sono messa al cospetto di Dio e ho pregato dicendo: “Dio, sono stata negligente nel mio dovere provocando gravi conseguenze, e non l’ho ammesso. Ho badato non all’ingresso nella vita dei prescelti di Dio ma alla mia reputazione e al mio prestigio. Sono veramente priva di umanità! Dio, voglio pentirmi”.

In seguito ho letto altre parole di Dio e ho trovato un percorso di pratica. Dio Onnipotente dice: “Acquisire la verità non è difficile, né lo è entrare nella verità realtà; ma, se le persone provano costantemente disgusto per la verità, sono in grado di acquisirla? No. Perciò, devi sempre presentarti davanti a Dio, esaminare i tuoi stati interiori di disgusto per la verità, vedere quali esternazioni di disgusto per la verità manifesti, quali dei tuoi modi di agire denunciano disgusto per la verità e in quali cose hai un atteggiamento di disgusto per la verità: devi riflettere spesso su queste cose(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). “Se desideri seguire Dio e compiere bene il tuo dovere, per prima cosa devi evitare di essere impulsivo quando le cose non vanno come vuoi tu. Innanzitutto, calmati e acquietati davanti a Dio e, nel tuo cuore, pregaLo e ricercaLo. Non essere ostinato; per prima cosa sottomettiti. Solo con questa mentalità puoi risolvere meglio i problemi. Se sei capace di perseverare nel vivere davanti a Dio e, qualunque cosa ti accada, sei in grado di pregarLo e ricercarLo e di affrontare la questione con una mentalità di sottomissione, allora non importa quante siano le manifestazioni della tua indole corrotta, o quali trasgressioni abbia commesso in precedenza: fintanto che ricerchi la verità, queste cose possono essere risolte. Indipendentemente dalle prove che dovrai affrontare, riuscirai a rimanere saldo. Fintanto che hai la giusta mentalità, e sai accettare la verità e obbedire a Dio in conformità ai Suoi requisiti, allora sei perfettamente in grado di mettere in pratica la verità. Anche se a volte sei un po’ ribelle e resistente, e altre volte argomenti in tua difesa e non riesci a sottometterti, se sei in grado di pregare Dio e di cambiare il tuo stato di ribellione, allora sai accettare la verità. Dopo aver fatto ciò, rifletti sul motivo per cui hai manifestato tale ribellione e resistenza. Trovane la ragione, poi ricerca la verità per eliminarle, e quell’aspetto della tua indole corrotta potrà essere purificato. Dopo diversi recuperi da tali inciampi e cadute, fino al punto in cui riuscirai a mettere in pratica la verità, la tua indole corrotta verrà gradualmente eliminata. Allora, la verità regnerà in te e diventerà la tua vita, e non ci saranno più ostacoli alla tua pratica della verità. Imparerai a sottometterti veramente a Dio e vivrai la verità realtà(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Dalla parola di Dio ho capito che, per risolvere la mia indole di disprezzo verso la verità devo spesso riflettere su me stessa ed esaminare i miei atteggiamenti e le mie affermazioni, pratiche, intenzioni e opinioni per stabilire se denotino disprezzo nei confronti della verità. Quando accade qualcosa, che sia o meno in linea con ciò che voglio, per prima cosa devo calmarmi e non opporre resistenza. Se non riesco ad accettare ciò che dicono gli altri e mi trovo a voler cercare ragioni per giustificarmi, devo presentarmi al cospetto di Dio, pregare e cercare maggiormente la verità, guardare cosa dice la parola di Dio e riflettere su me stessa attraverso di essa, oppure cercare la comunione con fratelli e sorelle che comprendono la verità. In questo modo posso gradualmente accettare la verità ed entrare nelle sue realtà, e solo allora, un po’ alla volta, riuscirò a liberarmi della mia indole corrotta. Una volta compreso il percorso di pratica, ho deciso di cambiare.

Sapendo che non avere approfondito tempestivamente la situazione di quella neofita costituiva in sé una trasgressione, mi sono affrettata a cambiare le cose. Ho fatto un controllo per capire se avessi mancato di irrigare adeguatamente qualcuno dei neofiti di cui ero responsabile. Chattando con una neofita ho scoperto che non aveva compreso bene la verità sul ritorno del Signore e sulle tre fasi dell’opera di Dio. Ho chiesto alla mia leader se fosse il caso che l’evangelizzatore tenesse una condivisione con lei, ma la leader ha incaricato me di farlo. Anche se sapevo che risolvere rapidamente i problemi dei neofiti era responsabilità mia, ero ancora molto resistente. Volevo replicare e disobbedire. Per me la causa era una scarsa chiarezza delle condivisioni dell’evangelizzatore, e allora perché era una mia responsabilità? Con tutti quei neofiti non avevo tempo a sufficienza, quindi era l’evangelizzatore che si sarebbe dovuto far carico della condivisione con lei. Poi mi sono resa conto che il mio stato non era giusto ed era opportuno fare come aveva detto la mia leader. Il suggerimento era corretto, e allora perché non avevo saputo accoglierlo? Perché avevo continuato a contestare in quel modo? Perché non ero riuscita a obbedire? Allora ho pregato Dio, chiedendoGli di guidarmi a sottomettermi, a non prendere in considerazione i miei interessi carnali e a essere responsabile verso la vita della neofita. Mi è venuto in mente che la capacità di comprendere è diversa in ogni essere umano. Alcuni ascoltano la comunione di un evangelizzatore e sul momento la capiscono, ma in seguito alcuni aspetti non risultano chiari. In tal caso, è compito degli addetti all’irrigazione fare comunione e colmare le lacune. È così che si porta avanti una collaborazione armoniosa. Nel mio ruolo di addetta all’irrigazione, quando rilevo dei problemi ho il compito di risolverli. Non devo essere selettiva, dedicarmi a ciò che è facile o lasciare i problemi difficili agli altri, e non devo limitarmi a cercare di evitare le complicazioni e starmene comoda. Non devo insistere sulle condizioni o accampare scuse nel mio dovere. Se mi viene assegnato un neofita, è mia responsabilità irrigarlo a dovere, assicurarmi che capisca la verità e ponga una solida base sulla vera via. Questo è il mio dovere. Questo è praticare in modo autentico la verità, ed è un vero cambiamento. A quel pensiero mi si è illuminato il cuore. Sono subito andata dalla neofita a condividere sul suo problema. Praticando in questo modo, non solo non ho provato sentimenti di ostilità, ma mi sono sentita molto felice. Ho capito che praticare la verità non è un’azione rivolta all’esterno. Significa invece accogliere le parole di Dio dal cuore, mettere in pratica le verità principi, e usare la parola di Dio come criterio per valutare le persone e le questioni, per agire e per stabilire come comportarmi. In questo modo, senza che ce ne rendiamo conto, le nostre intenzioni e idee errate e la nostra indole corrotta verranno sostituite dalla verità della parola di Dio.

Dopo quell’esperienza, ho compreso la mia indole satanica di ostinazione e di disgusto nei confronti della verità. Ho anche capito l’importanza che ha ricercare la verità e agire secondo i principi in ogni cosa. Questo è stato interamente frutto della lettura delle parole di Dio. Sia lodato Dio!

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