7. Liberata dall’ansia per le mie malattie
Mia madre si è ammalata di cancro ed è morta prima che io mi sposassi e mio padre a 57 anni ha sviluppato un’ipertensione che lo ha portato alla rottura di un vaso sanguigno; questo lo ha lasciato semi-paralizzato e costretto a letto per 15 anni. Alla fine è morto agonizzando. Vedere mio padre che giaceva dolorante mi ha gettato un’ombra scura sul cuore. Soffrivo di pressione alta e angina. A volte mi si intorpidiva metà della testa e mi sentivo come se mi stessero punzecchiando con degli aghi. Avevo anche altri problemi di salute di ogni tipo e assumevo farmaci a lungo termine. Mi sono resa conto di avere gli stessi sintomi di mio padre ed ero costantemente preoccupata: “Ora sto invecchiando. E se rimanessi paralizzata come lui? Come potrei conviverci? Come potrei svolgere il mio dovere e perseguire la verità? Senza poter compiere un dovere, come potrei essere salvata?” Così, ogni volta che emergevano dei sintomi, ero tormentata da sentimenti di ansia. Una volta, una chiesa aveva urgentemente bisogno dell’aiuto di qualcuno. Un leader superiore mi ha detto di andarci, ma io pensavo: “Ci sono molti problemi in quella chiesa. Se ci vado, sarà un grande impegno e dovrò darmi molto da fare. Godo già di pessima salute, quindi mi stancherò ancora di più. Le mie condizioni continueranno a peggiorare? Cosa farò se mi ammalo davvero?” Così ho rifiutato. Qualche mese dopo, quella chiesa aveva davvero bisogno di aiuto, e il leader superiore è tornato a parlarmene. Mi sentivo davvero in colpa. La volta prima non avevo tenuto conto della volontà di Dio e ne ero molto turbata. Non potevo rifiutare di nuovo quel dovere, così ho accettato di andare.
Ma, appena arrivata in quella chiesa, ho visto che non stavano ottenendo alcun risultato nel loro lavoro e mi sono sentita molto sotto pressione. C’erano molte questioni da affrontare se volevo migliorare i risultati del lavoro, e sarebbe stato davvero difficile. Avevo la mente in continuo fermento. Ho ricominciato a sentire la testa intorpidita e provavo un fastidio, come degli insetti che mi strisciavano nel cervello. Non riuscivo a dormire e durante il giorno non avevo energia. Provavo una debolezza diffusa e non avevo alcuna forza. Ero un po’ preoccupata. Le mie condizioni avrebbero continuato a peggiorare? Se mi si fossero ostruiti i vasi sanguigni come a mio padre, sarei semplicemente crollata? Se fossi diventata un vegetale, o mi fossi paralizzata, o addirittura fossi morta, come avrei potuto compiere un dovere e ottenere la salvezza? Ero tormentata dalle preoccupazioni per la mia malattia e, sebbene fossi responsabile dell’evangelizzazione, non volevo occuparmi dei dettagli dei problemi. Raramente supervisionavo il lavoro in dettaglio, temevo di ritrovarmi debilitata se mi fossi affaticata. Ero davvero impaziente e volevo affidare quel frenetico lavoro del Vangelo a un leader appena eletto. Quella chiesa stava già ottenendo scarsi risultati nell’evangelizzazione e io non ho affrontato il problema in dettaglio; di conseguenza il lavoro non ha minimamente iniziato a ingranare. Allora ero preoccupata che la mia condizione potesse peggiorare, e che se si fosse acutizzata avrei perso la vita. Se fossi morta, non sarei stata in grado di compiere il mio dovere ed essere salvata. Ma ho pensato che stavo compiendo un dovere; quindi Dio avrebbe dovuto proteggermi e probabilmente non mi sarei ammalata gravemente. Questo mi ha dato un po’ di serenità. Ma le mie preoccupazioni tornavano a perseguitarmi di tanto in tanto. Soprattutto quando vedevo il fratello settantenne che lavorava con me e non aveva problemi di salute, mentre io che ero più giovane di lui ero piena di malattie, non potevo fare a meno di sentirmi triste: “Il fratello gode di buona salute e di certo svolge il suo dovere con facilità. Perché io non sto bene?” Mi sentivo davvero impotente e sono diventata un po’ negativa nel mio dovere. Alla fine di dicembre del 2022, la pandemia si è riacutizzata. Avevo già molte patologie di base e poi ho contratto il Covid. Avevo la febbre, provavo una debolezza generalizzata e tossivo sangue. Non avevo appetito e non sono riuscita a mangiare per due settimane. In quel periodo mi sentivo malissimo. Ho pensato: “Sono spacciata, la mia salute è davvero rovinata. Se muoio, come potrò continuare a compiere il mio dovere? Alcuni hanno preso il Covid, hanno avuto la tosse per qualche giorno e poi sono guariti. Io invece non ho mai abbandonato il mio dovere, e da diversi giorni ho la febbre alta e non riesco a mangiare nulla. Come mai nel mio caso è così grave?” Più ci pensavo e più mi demoralizzavo, ero così infelice. Dopo un po’ la febbre è scesa, ma le due persone con cui lavoravo sono state contagiate e non c’era nessuno a svolgere il lavoro della chiesa. Non avendo altra scelta, mi sono stancamente trascinata alle riunioni. Mi sono data da fare per due o tre giorni pur essendo malata, ed era difficile coordinare molti compiti a causa della pandemia. Ho iniziato a perdere motivazione nel cuore e il lavoro mi sembrava troppo duro. La mia salute peggiorava sempre di più e non riuscivo a svolgere bene il lavoro, così ho pensato che tanto valeva andare a casa e ristabilirmi. Forse sarei stata un po’ meglio. A casa del mio ospite, la mia angina si è improvvisamente riacutizzata e sentivo che non ce la facevo più. Pensavo: “Se continuo a svolgere il mio dovere di leader, la mia salute non reggerà più. Meglio che non compia questo dovere”. Sono precipitata nella depressione e sono rimasta a letto per due o tre giorni. Sentivo che, se volevo ristabilirmi, dovevo farlo da sola e prendermi cura della mia salute, questo mi sembrava realistico. Ho scritto una lettera al leader per spiegare la mia idea e non appena l’ho spedita sono tornata a casa. Mentre tornavo a casa, non ho potuto fare a meno di pensare: “Sono una credente da tutto questo tempo, ma mi trovo in questo stato di salute e non posso svolgere bene il mio dovere. Suppongo di essere stata del tutto smascherata stavolta; posso ancora essere salvata?” Arrivata a casa, mi sono messa a letto; mi sentivo vuota dentro e non riuscivo a dormire. Ero piena di sensi di colpa. Ho pensato anche a tutti i dettagli dell’evangelizzazione di cui ero responsabile e che andavano gestiti. Se fossi rimasta a casa, il lavoro della chiesa sarebbe certamente rallentato. Farlo non era in linea con la volontà di Dio. Non stavo forse gettando la spugna e tradendo Dio? Così L’ho pregato: “Dio! Perché di fronte a questa situazione mi sento così debole e restia a compiere il mio dovere? So che questo non è in linea con la Tua volontà, ma non ce la faccio. Non ho più un briciolo di forza. O Dio, mi sento così persa e sto soffrendo davvero molto. Ti prego, illuminami e guidami; Ti prego, dammi fede e forza”.
Nella mia ricerca, ho letto un passo delle parole di Dio: “Che tu soffra o sia malato, finché ti resta anche un solo respiro, fintanto che sei vivo e riesci ancora a parlare e a camminare, allora hai l’energia per compiere il tuo dovere, e dovresti farlo diligentemente e con i piedi ben piantati a terra. Non devi abbandonare il dovere di un essere creato o la responsabilità che il Creatore ti ha affidato. Fintanto che sei ancora in vita, dovresti svolgere il tuo dovere e farlo bene” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Come perseguire la verità (3)”). Ho anche ascoltato un inno delle parole di Dio “È così difficile salvare l’uomo”: “Nessuno ha intenzione di percorrere la via del seguire Dio per tutta la vita, di perseguire la verità per ottenere la vita, di acquisire la conoscenza di Dio, e in definitiva di vivere una vita piena di significato come Pietro. Così le persone si smarriscono lungo il cammino, desiderando i piaceri della carne. Quando incorrono in un dolore, è probabile che diventino negative e deboli e che non abbiano un posto per Dio nei loro cuori. Lo Spirito Santo non opererà in loro, e alcune persone vorranno persino tornare sui loro passi. Tutto l’impegno che hanno messo nei loro anni di fede in Dio è andato sprecato, e questa è una cosa davvero pericolosa! Che peccato che tutta la loro sofferenza, gli innumerevoli sermoni che hanno ascoltato e gli anni che hanno trascorso seguendo Dio siano stati tutti invano! Per le persone è facile prendere una brutta china, ed è davvero difficile percorrere la retta via e scegliere il cammino di Pietro. Molte persone non hanno chiarezza di pensiero. Non riescono a vedere distintamente quale strada sia quella giusta e quale una deviazione da essa. Per quanti sermoni ascoltino, per quante parole di Dio possano leggere, anche se sanno che Egli è Dio, ancora non credono pienamente in Lui. Sanno che questa è la vera via, ma non riescono a intraprenderla. Com’è difficile salvare le persone!” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Nel credere in Dio, è fondamentale scegliere la retta via”). Ascoltare quest’inno mi ha portata alle lacrime. Le parole di Dio mi hanno davvero commossa e mi hanno indicato un percorso di pratica. Ero malata ma, finché avevo anche un solo respiro e potevo parlare e camminare, non potevo rinunciare al mio dovere di essere creato. Riflettendo meglio sulla mia malattia, mi sono resa conto che non era così grave da impedirmi di muovermi. Ero solo un po’ debole e dovevo soffrire un po’ per compiere il mio dovere. Ma l’ho accantonato e sono tornata a casa. Avevo fede da anni e avevo ascoltato tante parole di Dio. Volevo davvero abbandonare il mio dovere? Ero priva di coscienza! Mi sono resa conto che non potevo continuare a essere così negativa. Non sarebbe stato un marchio di vergogna agli occhi di Dio rinunciare al mio dovere in quel modo? Non importava quando sarei guarita: fintanto che respiravo, per quanto fosse difficile il mio dovere, dovevo fare tutto il possibile per collaborare. Le parole di Dio mi hanno motivata a compiere il mio dovere, e improvvisamente mi sono sentita molto più libera. Ho percepito il mio stato cambiare e sono tornata alla chiesa per riprendere il mio dovere.
In seguito ho letto un altro passo delle parole di Dio: “Poi ci sono quelli che non godono di buona salute, che hanno una costituzione debole e scarse energie, che sono spesso affetti da malattie più o meno gravi, che non riescono a far fronte nemmeno alle necessità più basilari della vita quotidiana, che non sono in grado di vivere né di spostarsi come le persone normali. Costoro spesso si sentono a disagio e cagionevoli mentre svolgono i loro doveri; alcuni sono fisicamente deboli, altri hanno vere e proprie malattie, e naturalmente ve ne sono alcuni che hanno malattie conclamate e potenziali di qualche tipo. A causa di queste difficoltà fisiche concrete, sprofondano spesso in emozioni negative e provano angoscia, ansia e preoccupazione. Per cosa si sentono angosciati, ansiosi e preoccupati? Hanno varie preoccupazioni. Se continuano a svolgere il loro dovere in questo modo, a spendersi e a darsi da fare per Dio in questo modo, e a sentirsi sempre così stanchi, la loro salute peggiorerà sempre di più? Quando avranno 40 o 50 anni, si ritroveranno costretti a letto? Queste preoccupazioni sono motivate? Qualcuno fornirà un modo concreto per affrontare tutto ciò? Chi se ne assumerà la responsabilità? Chi ne risponderà? Le persone in cattiva salute e fisicamente non in forma si sentono angosciate, ansiose e preoccupate per queste cose. Chi è malato pensa spesso: ‘Sono determinato a compiere bene il mio dovere, ma ho questa malattia. Chiedo a Dio di preservarmi dal male e con la Sua protezione non ho nulla da temere. Tuttavia, se prosciugo le mie energie svolgendo i miei doveri, la mia malattia si aggraverà? Cosa farò se si aggraverà davvero? Se dovrò essere ricoverato in ospedale per sottopormi a un’operazione, non avrò i soldi per pagarla; quindi, a meno che non prenda un prestito per pagare le cure, la mia malattia non peggiorerà ulteriormente? In caso si aggravasse davvero molto, morirò? Una morte del genere può essere considerata normale? Se muoio veramente, Dio commemorerà i doveri che ho svolto? Sarò considerato come qualcuno che ha compiuto buone azioni? Otterrò la salvezza?’ Vi sono anche persone che sanno di essere malate, ossia che sanno di avere qualche patologia reale o altro, per esempio malattie dello stomaco, dolori alla schiena e alle gambe, artrite, reumatismi, malattie della pelle, ginecologiche, epatiche, ipertensione, patologie cardiache e così via. Pensano: ‘Se continuo a svolgere il mio dovere, la casa di Dio mi pagherà le cure? Se la mia malattia peggiora e compromette l’adempimento del mio dovere, Dio mi guarirà? Altri sono stati guariti dopo aver acquisito fede in Dio, quindi lo stesso accadrà a me? Dio mi guarirà concedendomi la stessa grazia degli altri? Se compio lealmente il mio dovere, Dio dovrebbe guarirmi, ma se ho solo il desiderio che Dio mi guarisca e Lui non lo fa, allora cosa farò?’ Ogni volta che pensano a queste cose, una profonda sensazione di angoscia invade loro il cuore. Anche se non smettono mai di compiere il loro dovere e fanno sempre quello che devono, pensano costantemente alla loro malattia, alla loro salute, al loro futuro, alla loro vita e alla loro morte. Infine, la conclusione a cui arrivano è una pia illusione: ‘Dio mi guarirà, Dio mi proteggerà. Dio non mi abbandonerà e non resterà a guardare senza fare nulla se vedrà che mi ammalo’. Questi pensieri non hanno alcun fondamento, e si potrebbero addirittura definire come una sorta di nozione. Le persone non saranno mai in grado di risolvere le loro difficoltà pratiche con nozioni e fantasie di questo genere, e nel loro intimo si sentono vagamente angosciate, ansiose e preoccupate per la loro salute e le loro malattie; non hanno idea di chi si assumerà la responsabilità di queste cose, né se qualcuno lo farà” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Come perseguire la verità (3)”). Senza le parole di Dio, tuttora non avrei capito che preoccuparmi sempre per le mie malattie è un’emozione negativa e l’avrei ritenuto giustificabile. Ora ho finalmente capito che ero profondamente schiava di questa emozione negativa. Per via delle mie patologie di base, l’ipertensione e l’angina, i sintomi si manifestavano piuttosto frequentemente. Quando soffrivo di più nel mio dovere e mi affaticavo un po’ di più, avevo paura che le mie condizioni continuassero ad aggravarsi. Se avessi perso la vita, come avrei potuto svolgere il mio dovere? Pertanto, temevo di perdere la mia possibilità di salvezza. Quando godevo di migliore salute, riuscivo a continuare a compiere il mio dovere. Sentivo che stavo pagando un prezzo e che Dio mi avrebbe protetta; ma non appena i miei sintomi emergevano mi sentivo invasa da tutte queste emozioni di angoscia. Mi preoccupavo costantemente del mio futuro e non riuscivo a compiere il mio dovere liberamente. Più pensavo alla carne, più temevo la morte e le difficoltà e i dolori causati dalla cattiva salute. E quando ripensavo a mio padre che giaceva a letto, tormentato ogni giorno da dolori atroci e a fissare impotente la parete bianca, senza alcuna speranza nella vita, avevo il terrore di ritrovarmi come lui. Ecco perché pensavo sempre alla mia carne mentre svolgevo il mio dovere. Mi tiravo indietro, avevo paura di dare il massimo. Non volevo lavorare sodo per imparare i dettagli del lavoro del Vangelo, che di conseguenza non progrediva mai bene. E dopo che ho contratto il Covid e le mie condizioni sono peggiorate, le mie preoccupazioni sono aumentate. Non volevo più compiere il mio dovere, l’ho abbandonato e sono corsa a casa. Mi sono resa conto di quanto quell’emozione negativa mi avesse influenzata. In preda a quell’ansia, mi ribellavo a Dio sempre di più e la vita mi appariva via via più deprimente e dolorosa. In realtà, sapevo che la nascita, l’invecchiamento, la malattia e la morte sono nelle mani di Dio e fuori dal mio controllo, e che non posso evitare di ammalarmi. Dovrei affrontarlo adeguatamente e sottomettermi alle disposizioni di Dio. Per quanto mi preoccupi, non posso cambiare nulla. Tuttavia, poiché pensavo sempre alle mie prospettive e a una via d’uscita, non potevo fare a meno di vivere in uno stato di ansia. Mi stavo procurando molte tensioni e dolori inutili. Ero così sciocca! Quando me ne sono resa conto, non volevo più vivere in quello stato negativo.
Poi ho letto un passo delle parole di Dio: “Quando si presenta una malattia, quale strada si dovrebbe seguire? Cosa si dovrebbe scegliere? Non si dovrebbe sprofondare nell’angoscia, nell’ansia e nella preoccupazione, né considerare le proprie prospettive e i propri percorsi futuri. Al contrario, più uno si trova in periodi di questo tipo, in tali situazioni e contesti particolari, e in queste difficoltà incombenti, più dovrebbe ricercare e perseguire la verità. Solo così i sermoni che hai ascoltato in passato e le verità che hai compreso non saranno vani e produrranno degli effetti. Quanto più ti trovi in difficoltà come queste, tanto più dovresti rinunciare ai tuoi desideri personali e sottometterti alle orchestrazioni di Dio. Lo scopo di Dio nel disporre per te questo tipo di situazioni e di condizioni non è farti sprofondare nelle emozioni dell’angoscia, dell’ansia e della preoccupazione, né che tu Lo metta alla prova per verificare se ti guarirà quando sarai affetto da una malattia, né che tu sondi la verità della questione; Dio crea per te queste situazioni e queste condizioni speciali affinché, attraverso di esse, tu possa apprendere delle lezioni pratiche, entrare più a fondo nella verità e nella sottomissione a Dio, e conoscere più chiaramente e accuratamente il modo in cui Egli orchestra tutti gli eventi, le persone e le cose. Il destino degli uomini è nelle mani di Dio e, che essi lo percepiscano o meno, che ne siano veramente consapevoli o meno, dovrebbero obbedire e non opporsi, non rifiutare, e certamente non mettere alla prova Dio. Potresti morire in ogni caso, e se opponi resistenza, se rifiuti e metti alla prova Dio, va da sé quale fine ti aspetta. Al contrario, se, nelle stesse situazioni e condizioni, sei in grado di ricercare in che modo un essere creato dovrebbe sottomettersi alle orchestrazioni del Creatore, di ricercare quali insegnamenti devi trarre e quali tipi di indole corrotta devi conoscere nelle situazioni che Dio crea per te, e di comprendere la volontà di Dio in tali situazioni, e di rendere una buona testimonianza per soddisfare le richieste di Dio, ebbene, questo è ciò che dovresti fare. Quando Dio dispone che qualcuno contragga una malattia, che sia più o meno grave, il Suo scopo nel disporla non è che tu ti renda conto della malattia in ogni suo aspetto, dei danni che ti provoca, delle avversità e delle difficoltà che ti arreca e di tutta la miriade di sentimenti che ti fa provare – lo scopo di Dio non è che tu riconosca il valore della malattia sperimentandola. Il Suo scopo è invece che tu impari delle lezioni dalla malattia, che impari a indirizzarti verso la Sua volontà, che conosca l’indole corrotta che riveli e gli atteggiamenti sbagliati che adotti nei Suoi confronti quando sei malato, e che impari a sottometterti alla Sua sovranità e alle Sue disposizioni, in modo da conseguire autentica obbedienza nei Suoi confronti e da riuscire a rimanere saldo nella tua testimonianza: questo è assolutamente fondamentale. Attraverso la malattia, Dio intende salvarti e purificarti. Che cosa desidera purificare di te? Desidera purificare tutti i desideri smodati e le richieste eccessive che hai nei Suoi confronti, nonché i vari piani, giudizi e strategie che sviluppi a tutti i costi per sopravvivere e condurre la tua vita. Dio non ti chiede di fare piani o di emettere giudizi, e non ti permette di avere desideri smodati nei Suoi confronti; ti richiede solamente di sottometterti a Lui e, nella tua pratica di sperimentazione e di sottomissione, di arrivare a conoscere il tuo atteggiamento nei confronti della malattia, il tuo atteggiamento nei confronti di queste condizioni fisiche che Dio ha disposto per te, nonché i tuoi desideri personali. Quando acquisirai conoscenza di queste cose, potrai apprezzare quanto ti giovi il fatto che Dio abbia disposto per te le circostanze della malattia o queste condizioni fisiche; e potrai apprezzare quanto esse ti aiutino a cambiare la tua indole, a ottenere la salvezza e ad accedere alla vita. Per questo motivo, quando la malattia si presenta, non devi sempre chiederti come sfuggirle, eluderla o rifiutarla” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Come perseguire la verità (3)”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho compreso la Sua volontà. Quando contraggo una malattia, non dovrei lasciarmi bloccare dall’emozione negativa dell’ansia né verificare se Dio mi guarirà. Dovrei invece imparare a sottomettermi alle disposizioni di Dio nell’ambiente da Lui stabilito. Una malattia non significa che Dio mi stia intenzionalmente rendendo le cose difficili. Egli vuole che io ricerchi la verità e capisca quali lezioni dovrei imparare. Ripensando a quando mi sono ammalata e ho sperimentato del dolore fisico, ero stata preoccupata per la strada che mi aspettava e per il mio futuro, temevo di morire e di non poter ottenere la salvezza. Mi sembrava che Dio avesse creato quella situazione per scacciarmi. Questo è stato il mio più grande fraintendimento nei Suoi confronti. Ma in realtà non era affatto quella la volontà di Dio. Egli ha creato quella situazione per farmi fare un’esperienza pratica della malattia, per mettere a nudo la mia corruzione interiore e le mie carenze, e per mostrarmi che, sebbene dichiarassi di avere fede in Lui, nel mio cuore non credevo che Egli governasse tutto. Ciò mi ha inoltre permesso di vedere che durante la malattia mi ero preoccupata solo della mia carne. Sapevo che c’era urgente bisogno di qualcuno per il lavoro della chiesa, ma ho lo stesso rifiutato il mio dovere. Anche se in seguito l’ho accettato con riluttanza, non ne pagavo il prezzo con tutto il cuore. Quando ho contratto il Covid e le mie condizioni sono peggiorate, ho discusso con Dio e Gli ho opposto resistenza. Alla fine ho abbandonato il mio dovere e ho tradito Dio, causando delle perdite al lavoro della chiesa. Ho realizzato che, dopo tutti quegli anni di fede, non avevo mostrato un briciolo di timore di Dio, e che prendevo il mio dovere con estrema leggerezza. Alla fine mi sono resa conto che, anche se fossi stata in buona salute, a meno di eliminare ogni tipo di indole corrotta che avevo dentro, avrei continuato a oppormi a Dio e a tradirLo, e non avrei ottenuto la Sua approvazione. Dio ha permesso che mi ammalassi per purificare le adulterazioni della mia fede e trasformare la mia indole satanica. Ma io non ho mai avuto considerazione delle sincere intenzioni di Dio. Ero sempre in preda all’ansia e alla preoccupazione per le mie malattie, ed ero ostile verso quella situazione creata da Dio, pensando sempre ai miei piani e alle mie disposizioni. Ho addirittura creduto che Dio volesse scacciarmi. Ero davvero ribelle e priva di umanità e di ragione. Non potevo continuare ad affrontare le mie malattie con quell’atteggiamento. Dovevo correggerlo, riflettere sulla mia indole corrotta e riconoscerla, e perseguire la verità mentre ero ammalata. Ecco cosa avrei dovuto fare.
In seguito, ho riflettuto su me stessa. Qual era la radice della mia costante ansia dopo che mi sono ammalata? Ho letto queste parole di Dio: “In così tanti credono in Me solo perché li guarisca. In così tanti credono in Me solo perché usi i Miei poteri per scacciare gli spiriti impuri dai loro corpi, e in così tanti credono in Me semplicemente per ricevere da Me pace e gioia. […] Quando diedi all’uomo la sofferenza dell’inferno e rivendicai le benedizioni del cielo, la vergogna dell’uomo si mutò in rabbia. Quando l’uomo Mi chiese di guarirlo, Io non gli diedi retta e provai avversione nei suoi confronti; l’uomo si allontanò da Me per cercare invece la via della cattiva medicina e della stregoneria. Quando portai via tutto quello che l’uomo Mi aveva richiesto, tutti sparirono senza lasciare traccia. Di conseguenza, dico che l’uomo ha fede in Me perché Io dono troppa grazia e c’è fin troppo da guadagnare” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Che cosa sai della fede?”). Dio rivelava il mio stato. La mia visione della fede non era esattamente quella da Lui descritta? Credevo solo per le benedizioni e tentavo di stringere un accordo con Dio. Quando non avevo grossi problemi di salute nei miei doveri, pensavo di aver ottenuto la cura e la protezione di Dio e di avere una possibilità di salvezza, e quindi ero disposta a soffrire e a pagare un prezzo per il mio dovere. Quando mi sono ammalata e i miei sintomi non miglioravano, non riuscivo a dedicarmi al mio dovere con tutta me stessa, e non mettevo neppure il mio cuore nel lavoro del Vangelo. Pensavo solo al mio futuro e al mio destino. Mi preoccupavo di poter morire e di essere benedetta oppure no. Quando mi sono ammalata gravemente di Covid per due settimane, mi lamentavo del fatto che Dio non mi stava proteggendo, e addirittura volevo abbandonare il mio dovere. Quando ho visto deluse le mie speranze di essere benedetta, la mia vera natura è stata messa a nudo. Ho voltato le spalle a Dio e L’ho tradito abbandonando il mio dovere. L’ho osteggiato su tutta la linea, ribellandomi a Lui e opponendoGli resistenza. Discutevo con Dio, ero negativa, opponevo resistenza: dov’era il mio senso di umanità e di ragione? Pensandoci, ero davvero grata a Dio per aver creato per me quella situazione. Sebbene abbia sofferto un po’ nella carne, ho acquisito un po’ di comprensione delle adulterazioni della mia fede e della mia indole satanica di opposizione a Dio. Ho percepito nel mio cuore che tutto ciò che Dio fa in me è amore e ha lo scopo di salvarmi.
In seguito, ho letto altre parole di Dio e ho compreso meglio la questione della morte. La parola di Dio dice: “Che si tratti di una malattia grave o di una insignificante, nel momento in cui si aggrava o ti trovi di fronte alla morte, ti basterà ricordare una cosa: non temere la morte. Anche se hai un cancro all’ultimo stadio, anche se la tua particolare malattia ha un tasso di mortalità molto alto, non temere la morte. Indipendentemente da quanto sia grande la tua sofferenza, se hai paura di morire non ti sottometterai. […] Se la tua malattia si aggrava talmente tanto che rischi di morire, e il suo tasso di mortalità è alto indipendentemente dall’età a cui la si contrae, e l’intervallo di tempo dal suo insorgere alla morte è molto breve, che cosa dovresti pensare nel tuo cuore? ‘Non devo temere la morte; tutti muoiono, alla fine. Sottomettersi a Dio, invece, è qualcosa che la maggior parte delle persone non riesce a fare, e posso approfittare di questa malattia per praticare la sottomissione a Dio. Dovrei avere una mentalità e un atteggiamento di sottomissione alle orchestrazioni e alle disposizioni di Dio, e non devo temere la morte’. Morire è facile, molto più facile che vivere. Puoi soffrire un dolore atroce e non accorgertene, e non appena i tuoi occhi si chiudono, smetti di respirare, l’anima lascia il tuo corpo e la tua vita finisce. È così che avviene la morte, è davvero semplice. Non temere la morte è uno degli atteggiamenti da adottare. Oltre a questo, non devi preoccuparti del fatto che la tua malattia peggiorerà o meno, che morirai se non potrai essere curato, o di quanto tempo passerà prima che tu muoia, o di quanto dolore proverai quando arriverà il momento. Non devi preoccuparti di queste cose; non è di questo che dovresti preoccuparti. Il motivo è che quel momento deve necessariamente giungere, e lo farà in un anno, in un mese e in un giorno particolari. Non puoi nasconderti e non puoi fuggire: è il tuo destino. Il tuo cosiddetto destino è stato prestabilito e già disposto da Dio. Egli ha già deciso quanti anni vivrai, l’età che raggiungerai e l’ora in cui morirai, quindi di cosa ti preoccupi? Puoi preoccuparti, ma questo non cambierà nulla; puoi preoccuparti, ma non puoi impedire che accada; puoi preoccuparti, ma non puoi evitare che quel giorno arrivi. Pertanto, la tua preoccupazione è superflua e non fa altro che rendere ancora più pesante il fardello della tua malattia” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Come perseguire la verità (3)”). Dopo aver letto le parole di Dio, mi è stato chiaro che la morte di ognuno è stabilita da Dio e che non serve a nulla preoccuparsi. Ogni volta che avvertivo dei sintomi o mi sentivo a disagio, temevo che, se i sintomi fossero peggiorati, avrei potuto morire. Non capivo che il momento della morte di ognuno è già stato stabilito da Dio molto tempo fa e non è determinato dallo sfinimento dovuto ai doveri che compiamo. Ho pensato a quando mia zia era giovane: era debole e piena di malattie e non faceva che entrare e uscire dall’ospedale. Pensavamo tutti che non sarebbe vissuta a lungo. Ma sorprendentemente, ora che è più anziana, la sua salute è andata via via migliorando. Ha più di 80 anni ed è ancora in grado di prendersi cura di sé. Invece suo marito, che era sempre stato in salute e non si ammalava quasi mai, ha inaspettatamente sviluppato un cancro al fegato ed è morto. Questi esempi di vita reale mi hanno mostrato che la nostra vita e la nostra morte ricadono sotto il dominio e le disposizioni di Dio. Avevo diverse malattie. Non era preoccupandomi che avrei influito sul peggiorare o no, sul morire o meno. Tutto dipende dal dominio di Dio. Il fatto di morire o meno non ha nulla a che fare con lo sfinimento dovuto ai nostri doveri. Alcune persone non svolgono un dovere e si prendono cura della loro salute, ma muoiono lo stesso. Ero una credente che non aveva fede nel dominio di Dio, e vivevo sempre nell’ansia e nella paura di morire. Non avevo autentica fede in Dio. La verità è che tutti muoiono. È una legge di natura. La morte non è qualcosa da temere. La nostra vita e la nostra morte sono prestabilite da Dio, e io dovrei sottomettermi a ciò che Egli dispone. In qualsiasi momento la mia morte arriverà, dovrei affrontarla con serenità. Devo essere devota al mio dovere e metterci tutta me stessa, e sforzarmi di non avere rimpianti al momento della mia morte; è questo l’unico modo per essere soddisfatti e in pace. Se vivo costantemente in preda all’emozione negativa dell’ansia, faccio sempre progetti per la mia carne e non metto veramente tutta me stessa nel mio dovere, avrò rimpianti e sensi di colpa e ostacolerò il lavoro della chiesa, e per quanto buona sia la mia salute, la mia vita non avrà significato, e alla fine Dio inevitabilmente mi punirà. Una volta capito tutto questo, mi sono sentita molto più libera.
In seguito, ho letto un passo delle parole di Dio che mi ha davvero colpita. Dio Onnipotente dice: “In cosa risiede il valore della vita di un individuo? Solo nel mero abbandonarsi ai piaceri della carne, come mangiare, bere e divertirsi? (No.) E in cosa risiede allora? Condividete pure i vostri pensieri. (Adempiere al dovere di un essere creato: è questo il minimo che una persona dovrebbe realizzare nella sua vita.) Corretto. […] Durante la tua vita, devi compiere la tua missione; questa è la cosa più importante. Non stiamo parlando di portare a termine una missione, un dovere o una responsabilità grandiosi, ma dovresti almeno realizzare qualcosa. Per esempio, all’interno della chiesa alcuni mettono tutto il loro impegno nel lavoro di diffusione del Vangelo, dedicandovi un’intera vita di energie, pagando un prezzo elevato e conquistando molte persone. Per questo motivo, sentono che la loro vita non è stata vissuta invano, ritengono di avere un valore e si sentono confortati. Quando affrontano la malattia o la morte, quando tirano le somme della loro vita e ripensano a tutto ciò che hanno fatto e al cammino che hanno percorso, provano conforto nel cuore. Non sperimentano alcun senso di colpa o rimpianto. Alcuni non risparmiano sforzi nell’adempiere al ruolo di leader della chiesa o di responsabili di un certo aspetto del lavoro. Mettono a frutto il loro massimo potenziale, dando tutta la loro forza, spendendo tutta la loro energia e pagando il prezzo per il lavoro che svolgono. Fornendo irrigazione, adempiendo al ruolo di leader e dando aiuto e sostegno, aiutano molte persone in preda a debolezze e negatività ad acquisire forza e a rimanere salde, a non tirarsi indietro, e a tornare invece alla presenza di Dio e persino a renderGli finalmente testimonianza. Inoltre, durante il periodo in cui svolgono il ruolo di leader, portano a termine molti compiti significativi, espellendo non pochi malvagi, proteggendo molti prescelti di Dio e recuperando alcune perdite significative. Conseguono tutti questi risultati durante il periodo in cui ricoprono il ruolo di leader. Guardando indietro al cammino percorso, ricordando il lavoro svolto e il prezzo pagato nel corso degli anni, non provano alcun rimpianto o senso di colpa. Credono di non aver fatto nulla per cui provare rimorso e vivono con un senso di valore, fermezza e conforto nel cuore. Che cosa meravigliosa! Non è forse questo il risultato? (Sì.) Questo senso di fermezza e di benessere e quest’assenza di rimpianti sono il risultato e la ricompensa per aver perseguito le cose positive e la verità. Evitiamo di porre alle persone standard elevati. Consideriamo una situazione in cui un individuo si trova di fronte a un compito che dovrebbe svolgere o che vuole eseguire nella sua vita. Dopo aver trovato il suo posto, egli rimane saldamente nella sua posizione, la mantiene, soffre molto, ne paga il prezzo e dedica tutte le sue energie a realizzare e portare a termine il lavoro che gli spetta compiere. Quando alla fine si presenta davanti a Dio per rendere conto, si sente relativamente soddisfatto, senza alcun senso di colpa o rimpianto nel cuore. Prova un senso di conforto e di ricompensa, sente di aver vissuto una vita di valore. Questo non è forse un obiettivo significativo? A prescindere dalla sua portata, diteMi, è concreto? (È concreto.) È specifico? È abbastanza specifico, concreto e realistico. Quindi, per vivere una vita di valore e ottenere alla fine questo tipo di ricompensa, non pensi che valga la pena subire un minimo di sofferenza fisica e pagare un minimo prezzo, anche se si sperimentano stanchezza e malattie? (Sì.) Non si viene al mondo semplicemente per il piacere della carne, né soltanto per mangiare, bere e divertirsi. Non si dovrebbe vivere solo per queste cose; questo non è il valore della vita umana e non è la retta via. Il valore della vita umana e la retta via da seguire prevedono la realizzazione di qualcosa di valore e il compimento di uno o più lavori di valore. Non si tratta di una carriera, ma della retta via e dell’incarico adeguato. DiteMi, vale la pena per una persona pagare il prezzo per portare a termine un lavoro di valore, vivere una vita significativa e di valore, e perseguire e acquisire la verità? Se veramente desideri perseguire e comprendere la verità, intraprendere la retta via nella vita, compiere bene il tuo dovere e vivere una vita ricca di valore e di significato, allora non dovresti esitare a dedicare tutta la tua energia, a pagare il prezzo e a investire tutto il tuo tempo e tutti i tuoi giorni. Se durante questo periodo ti capiterà di ammalarti un po’, non avrà importanza: non ti schiaccerà. Una vita di questo tipo non è forse di gran lunga superiore a una di agio e ozio, di cura del corpo fisico al fine di renderlo ben nutrito e sano e, infine, di raggiungimento della longevità? (Sì.) Quale di queste due opzioni può più facilmente portare a una vita di valore? Quale può arrecare conforto e assenza di rimpianto a coloro che si trovano alla fine ad affrontare la morte? (Vivere una vita significativa.) Vivere una vita significativa vuol dire percepire nel cuore di aver ottenuto dei risultati e sentirsi confortati. Che dire di quelli che sono ben nutriti e mantengono un colorito roseo fino alla morte? Non perseguono una vita significativa, quindi cosa sentono quando muoiono? (Di aver vissuto invano.) Queste due parole sono piuttosto incisive: vivere invano. Che cosa significa ‘vivere invano’? (Sprecare la propria vita.) Vivere invano, sprecare la propria vita: qual è il fondamento di queste due frasi? (Alla fine della loro vita ci si accorge di non aver acquisito nulla.) E cosa dovrebbe dunque acquisire un individuo? (Dovrebbe acquisire la verità o realizzare in questa vita cose ricche di valore e di significato. Dovrebbe compiere il suo dovere di essere creato. Se non è in grado di fare ciò e vive solo per il suo corpo fisico, sentirà di aver vissuto invano e di aver sprecato la sua vita.)” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Come perseguire la verità (6)”). Leggendo queste parole di Dio ho capito il significato della vita umana. Ho pensato a come adesso abbia la possibilità di compiere il dovere di essere creato, e che questa è la cosa più giusta da fare. I non credenti perseguono il cibo, il bere e i piaceri, e anche se godono dei piaceri della carne e non soffrono molto, quando arriva la morte non hanno idea del motivo per cui si vive la propria vita. Questa è una vita vissuta invano. Io durante la mia vita posso essere elevata da Dio e svolgere il dovere di leader, perciò dovrei metterci tutta me stessa e assumermi la responsabilità dei progetti della chiesa come richiesto dal Supremo, guidare i fratelli e le sorelle a perseguire la verità e a svolgere i loro doveri secondo i principi, e fare la mia parte per diffondere il Vangelo del Regno: è questa la cosa più significativa. Se invece le persone vivono la loro vita solo per la carne, sprecano i loro giorni e tutto è totalmente privo di significato. Proprio come in passato, quando ho abbandonato il mio dovere e sono andata a casa per non crollare: stando a casa, non stavo soffrendo fisicamente e non dovevo preoccuparmi troppo del lavoro della chiesa, ma non mi stavo assumendo le responsabilità che mi spettavano e mi sentivo vuota dentro. Ero inoltre piena di sensi di colpa e non provavo alcuna pace o gioia autentiche. Ho capito che una vita vissuta per la carne è totalmente priva di significato e vuota, per quanto mi prendessi cura della mia salute. Sì, mi stancavo e soffrivo un po’ nel compiere il mio dovere, ma potevo acquisire la verità e sentirmi serena e in pace. Questa è l’unica vita significativa. Grazie a ciò, ho anche sperimentato personalmente che compiere il dovere di un essere creato è l’unico modo per vivere una vita appagante e significativa e per avere nel cuore pace e gioia autentiche. Avere a cuore la carne porta solo a una vita vuota, e rovina la possibilità di perseguire la verità e di essere salvati. Una volta comprese queste cose, ho ritrovato la motivazione a compiere il mio dovere. Non stavo ottenendo nulla nel lavoro del Vangelo, quindi dovevo acquisire una comprensione concreta della situazione, ricercare i principi per risolvere i problemi e fare tutto il possibile al mio meglio, cercando di migliorare i risultati del lavoro. In questo modo non avrei provato vergogna né rimpianti per come avevo svolto il mio dovere. Quando ero impegnata nel lavoro del Vangelo e affrontavo delle difficoltà, a volte temevo di stancarmi o di compromettere la mia salute risolvendo i problemi, ma sentivo che non potevo continuare a vivere in uno stato di ansia. Così ho pregato Dio: “O Dio, che le mie malattie peggiorino o meno, non voglio continuare a ribellarmi a Te come prima. La mia vita e la mia morte sono interamente nelle Tue mani e voglio sottomettermi alle Tue orchestrazioni e disposizioni”. Dopo che ho pregato, la mia preoccupazione è diminuita. Ho condiviso con alcuni fratelli e sorelle per risolvere i problemi dell’evangelizzazione. Abbiamo ricercato insieme i principi, discusso le opzioni e trovato un percorso da seguire nei nostri doveri. Il lavoro del Vangelo è migliorato e abbiamo acquisito maggiore chiarezza su alcuni principi.
Nel marzo 2023, la chiesa ha tenuto le elezioni per i leader superiori e alla fine sono stata eletta. Sapevo che quel dovere avrebbe comportato un maggiore fardello e ho di nuovo considerato la mia salute, ma non intendevo più pensare alla carne. Volevo fare davvero tesoro dell’opportunità di quel dovere. In seguito, nel compiere il mio dovere, sapevo regolarmi a seconda delle necessità della mia salute, riposavo un po’ quando non mi sentivo bene e trovavo il tempo per fare dell’esercizio fisico. Solgendo il mio dovere in questo modo, non mi stancavo troppo e la malattia non mi limitava. Con il passare del tempo, non ho più provato tanto intorpidimento alla testa. Ora penso questo: devo fare tesoro del tempo che mi resta e la cosa più importante è svolgere bene il mio dovere. Sono grata a Dio per aver creato questa situazione in modo che potessi trarne un insegnamento. Non vivo più nel timore costante di ammalarmi.