88. Nel bel mezzo della tortura e del tormento, ho visto…
In un giorno di settembre del 2017 sono andata a casa di sorella Fang Ming per una riunione. Appena ho bussato, la porta si è aperta e una mano mi ha improvvisamente tirata dentro. Ero terrorizzata e, quando mi sono ripresa, ho capito che erano poliziotti in borghese e che Fang Ming era già stata arrestata. Poi, mi hanno portata alla “Base di Addestramento Legale”, un centro di lavaggio del cervello per cristiani. Lì, ho trovato diversi fratelli e sorelle che erano stati arrestati. Una sorella mi ha detto che la polizia aveva sequestrato a lei e ad altre due sorelle più di 30.000 yuan di denaro della chiesa, 4 computer portatili e 210.000 yuan di loro proprietà personale. Mi sono arrabbiata molto quando l’ho saputo, perché il gran dragone rosso stava arrestando selvaggiamente i cristiani e sequestrando il denaro della chiesa. Era davvero malvagio! Ho giurato in silenzio a me stessa che mi sarei affidata a Dio per rimanere salda nella mia testimonianza, e che non sarei mai scesa a compromessi con Satana!
Nel centro di lavaggio del cervello, la polizia ci ha messi in stanze separate e a ciascuno di noi è stata assegnata una guardia che ci sorvegliava 24 ore su 24. Tutto ciò che mangiavamo, quando dormivamo e persino quando andavamo in bagno era sotto il loro controllo. Hanno inoltre assunto del personale che rimanesse di guardia fuori dalle stanze. Ogni giorno, dalle sette del mattino, trasmettevano drammi a volume altissimo fino alle undici di sera o mezzanotte, e poi accendevano la radio per trasmettere radiodrammi e cose di questo tipo fino alle tre o alle quattro del mattino. Durante quel periodo, la polizia veniva di tanto in tanto a interrogarmi in merito alla mia fede in Dio. Quando vedevano che non dicevo nulla, ricorrevano a minacce e intimidazioni. Addirittura ci raccoglievano tutti insieme e predicavano ideologie atee con lo scopo di indurci a rinnegare e tradire Dio. Ascoltare quelle parole mi disgustava.
Ci hanno fatto il lavaggio del cervello forzato per più di 20 giorni. Ogni giorno, non riuscivo a mangiare né a dormire bene ed ero sempre nervosa. In seguito, la polizia ha rintracciato i miei dati anagrafici, ha recuperato i tabulati delle chiamate del mio cellulare e ha iniziato a interrogarmi. Una mattina, hanno estratto le foto di alcune sorelle e mi hanno chiesto: “Le conosci?” Ho visto che erano tutte sorelle incaricate di occuparsi dei soldi della chiesa. Non le avrei mai tradite, così ho risposto: “Non le riconosco”. Un agente di polizia si è precipitato su di me e mi ha assestato due violenti schiaffi, poi mi ha colpita più di dieci volte in un unico punto del braccio destro. Mi faceva male come se fosse rotto. Mentre mi colpiva, digrignava i denti e chiedeva: “Non le conosci? Sei stata in contatto con loro sei mesi fa. Pensavi che non lo sapessimo? Se non ci dici quello che sai, ti spezzo il braccio”. Poi mi ha fatta accovacciare e mi hanno costretta a raddrizzare le braccia; il destro mi faceva così male che non riuscivo a sollevarlo. Lui con una racchetta da badminton mi ha colpito le braccia e le gambe, e anche intorno alla bocca, fino a farmi perdere ogni sensazione nelle labbra e nel mento. Dopo che ero accovacciata da oltre dieci minuti, mi hanno chiesto se conoscessi un certo fratello. Sono rimasta sconvolta. Dovevano aver trovato il suo nome nei miei tabulati telefonici. Se non glielo avessi detto, non potevo immaginare quale tortura sarebbe seguita, ma non potevo diventare un giuda e tradire il fratello. Ho risposto, calma: “Non lo conosco”. Allora tre agenti mi hanno circondata, mi hanno afferrata per il colletto e mi hanno spinta avanti e indietro tra di loro fino a provocarmi le vertigini e farmi vacillare. Ero un po’ spaventata e pensavo: “Con la mia corporatura esile, se questa tortura continua, sarò in grado di sopportarla?” Ho pregato più e più volte nel mio cuore, chiedendo a Dio di proteggermi. Ho pensato a Daniele. Quando è stato gettato nella fossa dei leoni, ha pregato Dio e Dio ha sigillato le bocche dei leoni, che così non lo hanno morso. Ho visto che tutto è nelle mani di Dio, e che quindi la polizia non poteva farmi nulla senza il Suo permesso. Questo pensiero mi ha fatta sentire meno nervosa e spaventata. Mi hanno spinta e trascinata per oltre 20 minuti, dopodiché il capitano della polizia ha detto improvvisamente: “Ho altre cose da fare. Mi occuperò di te domani!” E se n’è andato in fretta. Ho pensato a come la polizia mi avrebbe torturata l’indomani se non avessi parlato. Sarei stata in grado di sopportarlo? La cosa mi rendeva molto nervosa e spaventata, così ho continuato a pregare Dio. Questi pensieri mi hanno tenuta sveglia fino all’alba. Mi girava la testa, mi sentivo un peso sul petto e facevo fatica a respirare. La persona che mi sorvegliava era così spaventata che ha chiamato il capo istruttore e il medico del centro di lavaggio del cervello. Quando hanno controllato la mia pressione sanguigna, la minima era di 110 mmHg e la massima di 180 mmHg. Il capo istruttore temeva che sarei morta nel centro e che la responsabilità sarebbe ricaduta su di lui, così mi ha portata di corsa all’ospedale. Il medico ha detto che avevo una malattia coronarica e che avevo bisogno di cure, quindi mi ha fatto una flebo e mi ha somministrato dell’ossigeno. Dopo aver ascoltato le parole del medico, gli agenti hanno capito che non ero in pericolo di vita nell’immediato, quindi hanno chiesto subito all’infermiera di togliermi l’ossigeno e di rimuovere la flebo e poi mi hanno riportata al centro di lavaggio del cervello.
Quando ero di nuovo al centro di lavaggio del cervello, la mia pressione sanguigna rimaneva molto alta e non scendeva. Avevo anche un forte giramento di testa e non riuscivo nemmeno a camminare senza dovermi appoggiare al muro. Ma la polizia non si preoccupava affatto della mia vita. Durante il giorno, mi costringevano a guardare la televisione. Trasmettevano in continuazione il 19° Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese e di notte accendevano la radio fino alle tre o alle quattro del mattino. Il tormento era tale che le mie condizioni fisiche peggioravano sempre di più. Spesso avevo fitte al petto e difficoltà a respirare. Ogni volta che avevo una ricaduta, mi facevano prendere sette o otto pillole d’emergenza per il cuore, per evitare che morissi sul colpo. Gli agenti venivano spesso a minacciarmi, chiedendomi di tradire i miei fratelli e sorelle e cercando di costringermi a rivelare dove si trovassero i soldi della chiesa. Quella tortura e quell’interrogatorio senza tregua mi rendevano estremamente nervosa e la mia salute peggiorava sempre di più. Tutta la parte superiore del mio corpo era gonfia e dolorante, e mi sembrava che gli organi interni fossero sul punto di spostarsi al minimo movimento. Dovevo tenere le braccia strette intorno al busto tutto il tempo e compiere ogni passo con cautela. Non riuscivo a dormire né in posizione sdraiata né da seduta. Provavo l’una, poi l’altra, alternandole in continuazione, finché rimanevo senza energie e perdevo i sensi per un po’. Con il passare del tempo, il mio cuore si è indebolito molto e sentivo che avrei potuto non farcela. Ho continuato a pregare, chiedendo a Dio di darmi fede.
Un giorno, ho rammentato un inno: “Seguire Cristo è decretato da Dio”. “Dio ha decretato che dobbiamo seguire Cristo e subire prove e tribolazioni. Se veramente amiamo Dio, dobbiamo sottometterci alla Sua sovranità e alle Sue disposizioni. Subire prove e tribolazioni significa essere benedetti da Dio, e Dio dice che più accidentato è il cammino che percorriamo e più possiamo dimostrare il nostro amore. Il cammino che percorriamo oggi è stato prestabilito da Dio. Seguire il Cristo degli ultimi giorni è la più grande benedizione” (Seguire l’Agnello e cantare dei canti nuovi). Mentre cantavo ripetutamente quest’inno nella testa, ho capito che il tipo di ambiente che ogni persona incontra nella sua vita di fede in Dio, la tempra che subisce e la sofferenza che sopporta sono stati prestabiliti da Dio molto tempo fa. Dovevo sottomettermi e affidarmi a Dio per farne esperienza. Cantando, ho riguadagnato un po’ di fede.
In seguito, il capo istruttore mi ha fatto leggere libri e guardare video che bestemmiavano Dio e calunniavano la Chiesa di Dio Onnipotente, e ha convocato delle persone che mi impartissero lezioni di lavaggio del cervello. In quel periodo mi facevano il lavaggio del cervello durante il giorno, mentre il suono della televisione e della radio mi martellava le orecchie di notte. Inoltre, temevo che la polizia potesse venire a interrogarmi in qualsiasi momento, quindi ero molto nervosa. Gli episodi di costrizione e dolore al petto diventavano sempre più frequenti. Qualche giorno dopo, il capo istruttore mi ha chiesto di scrivere una lettera in cui promettevo di non credere più in Dio. Mi sono rifiutata di scrivere qualsiasi cosa, e lui mi ha detto: “Continui a resistere anche se sei malata. Perché ti dai tanto disturbo? Scriverò una bozza per te, e tu potrai semplicemente copiarla. Il contenuto non sarà ciò che hai detto o che pensi veramente. Poi metterò una buona parola per te e ti farò rilasciare. Questo è imbrogliare il sistema, capisci? Ti aiuterò perché mi sembri una persona perbene. Ora, copiala e poi vai a casa a farti visitare da un medico”. Mi sono detta che le sue parole suonavano ragionevoli. Mi sarei limitata a farlo meccanicamente, senza tradire Dio nel mio cuore, così gli ho risposto: “Mi lasci un po’ di tempo per pensarci su”. Tornata nella mia stanza, continuavo a riflettere: “Ho sentito dire in passato che la polizia somministra ai fratelli e alle sorelle iniezioni e droghe che inducono alla schizofrenia. Questo è il tipo di metodo spregevole che usano per costringerci a tradire i nostri fratelli e sorelle e a consegnare i soldi della chiesa. La maggior parte delle persone con cui ho avuto contatti erano leader e lavoratori, oltre ad alcuni fratelli e sorelle che conservavano i soldi della chiesa. Se un giorno la polizia mi riempisse di farmaci che inducono la schizofrenia o mi drogasse, e io perdessi il senno e vendessi i miei fratelli, potrei danneggiare gravemente gli interessi della chiesa. Questo sarebbe commettere un grande male e verrei sicuramente punita in futuro. Se scrivessi la lettera, potrei andarmene prima ed evitare di tradire i miei fratelli e sorelle. Tuttavia, tradirei e rinnegherei Dio; quindi, che senso avrebbe vivere dopo? No, non posso permettermi di scrivere quella lettera”. Quando il giorno dopo ha visto che non l’avevo scritta, il capo istruttore si è infuriato e ha gridato: “Il governo ha ordinato che i credenti in Dio Onnipotente come te devono scrivere e firmare la lettera per poter essere rilasciati. Non importa quanto tu sia malata, devi seguire le regole del governo, quindi sbrigati a scriverla!” Ha chiamato tre guardie perché lo aiutassero a persuadermi e ha detto: “Non potrai uscire se non firmi la lettera. Il governo ha speso un sacco di soldi per rieducare quelli come voi e ha persino creato dei corsi appositi. Il governo ci ha dato dei soldi e noi dobbiamo fare ciò per cui siamo pagati; quindi, se non firmi, ti tortureremo ogni giorno finché non lo farai”. Le loro intimidazioni e il loro accanimento mi rendevano molto ansiosa e non riuscivo a sopportare il dolore che mi stringeva il petto. Sebbene pregassi in cuor mio, lo facevo meccanicamente, non ero sincera. In realtà, volevo smettere di soffrire e non avevo fede in Dio. Ero costantemente preoccupata che la polizia mettesse della droga nei miei pasti. Cosa sarebbe successo se avessi perso il controllo della mia mente e avessi tradito i miei fratelli e sorelle? La mia punizione sarebbe stata ancora più severa in futuro, quindi tanto valeva scrivere e firmare la lettera. Alla luce di questo, sono subito scesa a compromessi e ho firmato la lettera. All’improvviso, ho sentito il mio cuore come svuotarsi e nella mia mente è calata l’oscurità. Mi sentivo molto a disagio ed ero terrorizzata. Mi sono resa conto che, firmando le “Tre lettere”, avevo impresso su di me il marchio della bestia. Ero un giuda che aveva tradito Dio e offeso la Sua indole. Provavo un profondo senso di rimorso e odiavo me stessa, sentendo di non meritare di vivere. Mentre la mia guardia dormiva, ho ingoiato le quindici o sedici pillole antipertensive rimaste. Qualche ora dopo, mi sentivo stordita; così, sdraiata sul letto, ho pregato Dio con le lacrime agli occhi: “Dio! Ho firmato le ‘Tre lettere’. Ti ho tradito e ho umiliato il Tuo nome. Non merito di vivere. Dio! Se avrò un’altra vita, voglio ancora credere in Te e seguirTi…”. Senza rendermene conto, mi sono addormentata. La mattina dopo, d’un tratto, ho sentito il fischio della sveglia. Ho aperto gli occhi e mi sono data un paio di pizzicotti. A quanto pareva, non ero morta. Mi sono odiata. Perché ero ancora viva? È stato allora che mi è tornato in mente un inno della parola di Dio intitolato “Ciò che Dio rende perfetto è la fede”: “Durante l’opera degli ultimi giorni, ci viene richiesto il massimo grado di fede e amore. Una minima disattenzione può indurci a inciampare, perché questa fase dell’opera è diversa da tutte le precedenti: ciò che Dio sta perfezionando è la fede del genere umano, la quale è, al tempo stesso, invisibile e intangibile. Ciò che Dio compie è trasformare le parole in fede, amore e vita. Le persone devono raggiungere un punto in cui, dopo aver subito centinaia di affinamenti, possiedono una fede superiore a quella di Giobbe. Devono sopportare incredibili sofferenze e ogni genere di tortura senza mai abbandonare Dio. Quando si saranno mostrate obbedienti fino alla morte e avranno grande fede in Dio, allora la fase attuale dell’opera di Dio sarà pienamente compiuta” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Il cammino… (8)”). La parola di Dio ha provocato in me un’ondata di sentimenti contrastanti e le lacrime hanno cominciato a scorrere. Ho pianto e pregato Dio: “Dio, mi hai protetta. So che questa è la Tua misericordia per me; fintanto che potrò ancora prestare servizio per Te, sono pronta a continuare a vivere. Anche se dopo il mio servizio dovessi morire, non mi lamenterò”.
Pur non volendo più morire, ero ancora in uno stato di forte depressione. In quei giorni, mi appoggiavo debolmente alla testiera del letto, chiudevo gli occhi e restavo seduta immobile, stordita. Mi sentivo completamente staccata dal mondo intero. Un giorno, mentre andavo in bagno, Fang Ming, anche lei arrestata, mi ha lanciato una palla fatta con la carta igienica. L’ho aperto mentre la mia guardia non c’era. Sopra c’era scritto: “Sorella, non demoralizzarti e non fraintendere Dio. Ti ho scritto qui un inno della parola di Dio”. L’ho letto piangendo:
A Dio piacciono le persone risolute
1 Per seguire il Dio concreto, dobbiamo avere questa determinazione: non importa quanto siano grandiosi gli ambienti in cui ci imbattiamo, né quali difficoltà ci troviamo ad affrontare, o quanto siamo deboli o negativi, non possiamo perdere la fede nel nostro cambiamento di indole e nelle parole che Dio ha pronunciato. Egli ha fatto una promessa all’umanità e ciò richiede che le persone abbiano la determinazione, la fede e la perseveranza necessarie a portarla avanti. A Dio non piacciono i codardi; Gli piacciono le persone determinate. Anche se hai manifestato molta corruzione, hai imboccato molte volte la strada sbagliata, hai commesso parecchie trasgressioni, ti sei lamentato di Dio, ti sei opposto a Lui da una posizione interna alla religione, o hai nutrito blasfemia contro di Lui in cuor tuo, e così via, Dio non bada a tutto questo. Dio tiene conto solo se una persona persegue la verità e se un giorno potrà cambiare.
2 Dio comprende ogni persona nello stesso modo in cui una madre comprende il proprio figlio. Egli capisce le difficoltà, le debolezze e i bisogni di ognuno. Anzi, ancora meglio: capisce quali difficoltà, debolezze e fallimenti le persone dovranno affrontare lungo il cammino del cambiamento della propria indole. Queste sono le cose che Dio capisce meglio. Ciò significa che Egli esamina a fondo il cuore delle persone. Indipendentemente da quanto tu sia debole, fin tanto che non rinneghi il nome di Dio o non abbandoni Lui e questa via, avrai sempre la possibilità di cambiare indole e, di conseguenza, hai speranza di sopravvivere e di essere salvato da Dio.
La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Il cammino di pratica verso il cambiamento della propria indole”
Le parole di Dio erano così rassicuranti: mi hanno scaldato e confortato il cuore. Ho pianto lacrime amare e ho cantato più volte l’inno mentalmente. Il mio comportamento aveva ferito Dio e Lui non solo non mi aveva punita, ma aveva ispirato quella sorella a trascrivere la parola di Dio per sostenermi nel mio momento di maggior dolore e disperazione. Mi sono diretta verso l’angolo della balconata e mi sono prostrata a terra, piangendo e pregando Dio: “Dio! Ho firmato le ‘Tre lettere’ e Ti ho tradito. Sono indegna della misericordia che mi hai concesso. Non ho parole per descrivere l’amore e la salvezza che mi doni. Dio! Desidero pentirmi davanti a Te. Ti prego, guidami”.
In seguito, la polizia mi ha rilasciata perché non riusciva a ottenere nulla dagli interrogatori. Al momento del rilascio, mi hanno intimato di non credere più in Dio e hanno ordinato a mio marito di sorvegliarmi 24 ore su 24. Una volta tornata a casa, il governo cittadino ha chiesto al comitato del villaggio di informare tutti gli abitanti che ero stata una prigioniera politica a causa della mia fede in Dio e di chiedere all’intero villaggio di tenermi d’occhio. Ovunque andassi, la gente mi fissava e dovevo sopportare dita puntate, sguardi storti, sarcasmo, scherno, molestie e fastidi di ogni sorta. In passato mio marito sosteneva la mia fede in Dio, ma dopo il mio rilascio mi perseguitava e spesso mi rimproverava senza motivo. Mio figlio non sopportava le prese in giro e gli insulti da parte degli abitanti del villaggio, quindi mi trattava come un nemico e mi ignorava. Tutto questo mi faceva infuriare. Soprattutto quando ripensavo al fatto di aver firmato le “Tre lettere” sotto la persecuzione del gran dragone rosso, commettendo così un grave peccato davanti a Dio, sentivo che Dio non mi avrebbe di certo salvata e che i miei fratelli e le mie sorelle mi avrebbero disprezzata. Mi sembrava di essere precipitata in un pozzo senza fondo e trascorrevo ogni giorno come un cadavere ambulante. Vivevo in uno stato di estremo dolore e tormento e sentivo i miei occhi colmarsi di lacrime ogni giorno. In quel periodo, non riuscivo a leggere le parole di Dio e non osavo contattare i miei fratelli e sorelle; così, mi presentavo spesso davanti a Dio in preghiera, chiedendoGli di guidarmi a comprendere la Sua volontà.
In seguito, ho trovato l’occasione di andare a trovare mia madre. Lei ha condiviso con me dicendomi di non fraintendere Dio e che dovevo trarre insegnamento da situazioni come quella. Mi ha anche dato di nascosto una copia della parola di Dio da portarmi a casa. Un giorno, ho letto queste parole di Dio: “Molti hanno trasgredito e si sono macchiati in diversi modi. Per esempio, alcuni si sono opposti a Dio e hanno detto cose blasfeme; alcuni hanno rifiutato l’incarico assegnato da Dio e non hanno svolto il loro dovere, e sono stati respinti da Dio; alcuni hanno tradito Dio quando si sono trovati di fronte alle tentazioni; altri hanno tradito Dio firmando le ‘Tre lettere’ quando erano in arresto; alcuni hanno rubato le offerte; altri le hanno sperperate; alcuni hanno disturbato spesso la vita della chiesa e recato danno al popolo eletto di Dio; alcuni hanno formato cosche e trattato gli altri con asprezza, portando il caos nella chiesa; alcuni hanno spesso diffuso nozioni e morte, danneggiando fratelli e sorelle; altri si sono abbandonati alla fornicazione e alla promiscuità, esercitando una pessima influenza. Basti dire che ognuno ha le sue trasgressioni e le sue colpe. Eppure alcuni sono in grado di accettare la verità e pentirsi, mentre altri non ci riescono e morirebbero prima di pentirsi. Quindi le persone andrebbero trattate secondo la loro natura essenza e il loro conseguente comportamento. Coloro che sanno pentirsi sono quelli che credono veramente in Dio; quanto ai veri impenitenti, coloro che andrebbero allontanati ed espulsi saranno allontanati ed espulsi” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). “Ogni persona che si sarà lasciata conquistare dalle parole di Dio avrà ampie opportunità di salvezza; l’aver salvato ciascuna di queste persone dimostrerà l’immensa clemenza di Dio; in pratica, esse saranno trattate con la massima tolleranza. A condizione che le persone si allontanino dalla strada sbagliata e che si pentano, Dio concederà loro l’opportunità di ottenere la Sua salvezza” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Dovreste mettere da parte i benefici della posizione e comprendere la volontà di Dio di dare la salvezza all’uomo”). Leggere la parola di Dio mi ha profondamente commossa. Mi sono inginocchiata a terra e ho pregato Dio con lacrime amare agli occhi. Ho visto che l’indole giusta di Dio non contiene solo maestà e ira, ma anche misericordia e tolleranza nei confronti delle persone. Dio è giusto e non stabilisce l’esito delle persone in base alle loro trasgressioni temporanee, quanto piuttosto alle motivazioni e al contesto delle loro azioni, alle conseguenze che queste provocano, al fatto che si pentano veramente e al loro atteggiamento verso la verità. Dio odia e disprezza il tradimento da parte delle persone, ma le salva anche il più possibile. Se qualcuno tradisce Dio soltanto in un momento di debolezza ma non Lo ha rinnegato e tradito con il cuore ed è disposto a pentirsi, allora Dio è misericordioso e gli concede un’altra possibilità. Quando me ne sono resa conto, mi sono sentita ancor più in debito con Dio e allo stesso tempo ancora più in colpa. Ho giurato a Dio che Lo avrei seguito, che Lui mi volesse o meno, e che avrei perseguito con costanza la verità e cercato di trasformare la mia indole. Anche se non ci fosse stata una buona fine per me in futuro, non avrei avuto rimpianti.
In seguito, ho continuato a chiedermi perché avessi firmato le “Tre lettere” e tradito Dio quando ero stata arrestata e perseguitata dal PCC. Ho pensato a come intendessi rimanere salda nella mia testimonianza quando all’inizio ero stata arrestata; ma poi, quando gli agenti mi hanno intimidita e minacciata sempre più duramente, e quando la mia malattia si è aggravata, ho perso la fede e mi sono completamente sottomessa alla codardia e alla paura. Ero terrorizzata dal fatto che, se la polizia mi avesse iniettato farmaci che inducono la schizofrenia o mi avesse somministrato delle sostanze psicotrope e poi avessi inconsapevolmente tradito i miei fratelli e sorelle, la mia punizione sarebbe stata ancora più severa in seguito, così ho pensato che fosse meglio firmare le “Tre lettere”. Credevo che, fintanto che gli interessi della chiesa non venivano danneggiati, la punizione che avrei ricevuto in futuro sarebbe stata più leggera. Così, per proteggere i miei interessi, ho firmato le lettere e ho tradito Dio. In realtà, Dio aveva permesso che il gran dragone rosso mi perseguitasse per perfezionare la mia fede, affinché fossi in grado di vivere secondo le parole di Dio e di sconfiggere Satana. Ma io non ho affatto ricercato la volontà di Dio, né ho considerato cosa avrei dovuto fare per rimanere salda e soddisfarLo. Pensavo solo alla mia fine e alla mia destinazione. Mi sono resa conto di essere così egoista e spregevole! Inoltre, ero sempre stata convinta che, indipendentemente dalle circostanze, se qualcuno avesse tradito Dio, la sua fine sarebbe stata la stessa di Giuda, e che sarebbe stato sicuramente punito. Ma queste erano solo le mie nozioni e fantasie. Dio è giusto e scruta nell’intimo del cuore delle persone. Egli osserva ogni mia parola e azione. Se avessi tradito i miei fratelli e le mie sorelle per proteggere i miei interessi, diventando così complice e tirapiedi del gran dragone rosso, allora avrei sicuramente fatto la fine di Giuda e sarei stata punita; se invece fossi stata drogata forzatamente dalla polizia e avessi tradito Dio quando non possedevo il controllo di me stessa, in seguito, Dio mi avrebbe trattata in maniera diversa, vista la situazione e il contesto. Però io non conoscevo l’indole giusta di Dio, né i criteri secondo cui Egli determina la fine delle persone. Vivevo intrappolata nelle mie nozioni e nelle mie fantasie, ero caduta nel tranello di Satana e avevo commesso una grave trasgressione. Tuttavia, Dio mi ha comunque dato la possibilità di pentirmi. Era la Sua misericordia per me!
In seguito, ho letto un altro passo delle parole di Dio: “Per quanto ‘potente’ sia Satana, per quanto sia audace e ambizioso, per quanto grande sia la sua capacità di infliggere danni, per quanto di ampia portata siano le tecniche con cui corrompe e alletta l’uomo, per quanto astuti siano i trucchi e le macchinazioni con cui intimidisce l’uomo, per quanto mutevole sia la forma in cui esiste, non è mai stato in grado di creare un unico essere vivente, non è mai stato in grado di stabilire leggi o regole per l’esistenza di tutte le cose e non è mai stato in grado di governare e dominare qualsivoglia oggetto, animato o inanimato. Nel cosmo e nel firmamento non vi è una singola persona o un solo oggetto che sia nato da Satana o che esista per causa sua; non vi è una singola persona o un solo oggetto che sia governato o controllato da Satana. Al contrario, Satana non solo deve vivere sotto il dominio di Dio, ma deve anche obbedire a tutti i Suoi ordini e comandi. Senza il permesso di Dio, è difficile che Satana tocchi anche una goccia d’acqua o un granello di sabbia sulla terra; senza il permesso di Dio, Satana non è nemmeno libero di spostare le formiche qua e là sulla terra, e tanto meno l’umanità, che è stata creata da Dio” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico I”). Dalle parole di Dio, ho capito che Egli governa ogni cosa nell’universo. Per quanto subdolo o sfrenato possa essere il PCC, resta una pedina nelle mani di Dio. È un servitore che Dio usa come strumento per perfezionare il Suo popolo eletto. Ma io non conoscevo l’autorità di Dio e temevo sempre che la polizia mi somministrasse iniezioni e droghe che inducevano la schizofrenia e che, se avessi tradito i miei fratelli e sorelle quando non ero pienamente cosciente, gli interessi della chiesa ne potessero risentire gravemente. Tuttavia, l’eventualità che la polizia mi somministrasse simili farmaci e io perdessi il controllo cosciente di me stessa era interamente nelle mani di Dio. Senza il permesso di Dio, la polizia non poteva farmi nulla. Ho visto che, quando mi succedeva qualcosa, in realtà non avevo fede in Dio, non ero in grado di discernere i trucchi di Satana e la mia levatura era pietosamente scarsa. Quando me ne sono resa conto, il mio rimorso è diventato ancora più profondo. Credevo in Dio da molti anni e avevo goduto dell’irrigazione e del nutrimento di tantissime delle Sue parole, ma in realtà non sapevo molto di Lui. Avevo persino firmato le “Tre lettere” e Lo avevo tradito. A questo pensiero, mi sono sentita ancora più in debito con Dio, così ho pregato: “Dio! Se c’è ancora una possibilità, sono disposta a subire un altro arresto; voglio rinunciare al mio corpo, umiliare il gran dragone rosso ed espiare i miei peccati”.
Un giorno di ottobre nel 2018, sette agenti di polizia in borghese hanno fatto improvvisamente irruzione in casa mia e mi hanno arrestata. Sapevo che Dio mi stava dando la possibilità di pentirmi. Non importava se la polizia mi avrebbe picchiata a morte o mandata in prigione, questa volta dovevo affidarmi a Dio per rimanere salda. I poliziotti mi hanno portata in una stanza per gli interrogatori, mi hanno ammanettata a una sedia per le torture, mi hanno afferrata per i capelli e schiaffeggiata in viso una decina di volte. Il dolore bruciante dei colpi era atroce e il mio viso si è immediatamente gonfiato. Un agente mi ha chiesto se conoscessi questa e quest’altra persona. Ho risposto di no. Lui si è infuriato, si è precipitato su di me e ha preso a schiaffeggiarmi con forza. Poi, un altro mi ha chiesto di confermare il nome del leader, ma io non ho risposto. Mi ha afferrato l’orecchio con rabbia, mi ha pizzicato con le unghie un po’ alla volta lungo il bordo dell’orecchio e ha incalzato per ottenere delle risposte mentre insisteva a pizzicare. Io continuavo a scuotere la testa e non dicevo nulla. Era così arrabbiato che ha raccolto una manciata di fermagli metallici e mi ha detto con un sorriso sinistro: “Se non parli, soffrirai!” Mi ha applicato alcuni fermagli ai bordi delle orecchie. Ogni volta che i fermagli pizzicavano, il dolore sembrava trafiggermi il cuore, il mio viso era colto da spasmi e mi sentivo la testa in fiamme. Ho chiuso gli occhi e ho stretto i denti e, con il corpo scosso da tremori incontrollati, ho pregato ripetutamente nel mio cuore, chiedendo a Dio di darmi la determinazione necessaria a sopportare la sofferenza. Ho ricordato le parole di Dio: “La fede è come un ponte formato da un tronco di legno: coloro che si aggrappano alla vita in modo abietto avranno difficoltà ad attraversarlo, mentre coloro che sono pronti a sacrificare se stessi riusciranno ad attraversarlo con piede sicuro e senza preoccupazioni. Se l’uomo nutre pensieri timidi e timorosi è perché Satana l’ha ingannato nel timore che attraversassimo il ponte della fede per entrare in Dio” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 6”). Ho capito che la polizia mi torturava in quel modo perché voleva che tradissi Dio e vendessi i miei fratelli e sorelle. Non potevo deludere Dio. Dovevo affidarmi a Lui per rimanere salda. Dopo qualche minuto, gli agenti hanno rimosso i fermagli e mi hanno mostrato un’altra foto di una sorella da identificare. Ho dichiarato: “Non la conosco”. Un poliziotto mi ha strattonato con violenza la mano in avanti e tirato con forza le dita. Ho urlato di dolore e ho istintivamente stretto la mano, ma lui ha disteso ogni dito e lo ha tirato all’indietro. Mi sembrava che mi stesse spezzando le dita e il dolore era così intenso che stavo per cedere. Quando hanno visto che continuavo a tacere, i due poliziotti hanno aperto le manette, mi hanno girato le mani dietro la schiena, le hanno fatte passare attraverso l’apertura situata nella parte inferiore dello schienale della sedia per le torture, mi hanno ammanettata di nuovo e poi hanno premuto con forza sulle manette verso il basso. La sensazione era che mi stessero strappando le mani e le braccia, e ho urlato di dolore. Mi sentivo molto debole in cuor mio, così ho pregato Dio con le lacrime agli occhi, chiedendoGli di darmi la fede e la determinazione per sopportare quella sofferenza. In quel momento, mi è tornato alla mente un inno della parola di Dio: “Dio Onnipotente, Signore di tutte le cose, esercita il Suo potere regale dal Suo trono. Egli regna sull’universo e tutte le cose, e compie l’azione di guidarci su tutta la terra. Saremo in ogni momento vicini a Lui, e ci presenteremo al Suo cospetto in silenzio, senza mai mancare neppure un momento, e sempre con delle lezioni da apprendere” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 6”). La parola di Dio mi ha dato la luce di cui avevo bisogno e improvvisamente il mio cuore si è illuminato. Dio Onnipotente è il grande Re dell’universo e ha l’ultima parola su tutto ciò che l’universo contiene. Anche la mia vita e la mia morte erano nelle mani di Dio. A meno che non fosse Dio a permetterlo, la polizia non poteva farmi nulla. Quei diavoli avevano il permesso di Dio di torturarmi in quel modo, perché Dio voleva perfezionare la mia fede. Ho inoltre ricordato che in precedenza avevo firmato le “Tre lettere” e tradito Dio sotto la persecuzione del grande drago rosso, ma Dio non mi aveva scacciata a causa della mia trasgressione e aveva usato le Sue parole per sostenermi e confortarmi. Questa volta non potevo deluderLo di nuovo. Dovevo rimanere salda, umiliare Satana e confortare Dio. Gli agenti hanno premuto le manette per quattro volte di seguito; dopodiché ero stordita, tremavo e mi contorcevo tutta, e sentivo di star per morire. Poi mi hanno gettato acqua minerale sul viso, mi hanno aperto il colletto e versato acqua fredda nella camicia. Ero coperta di sudore, e il contrasto con l’acqua fredda era tale che avevo tutto il corpo scosso da tremori e brividi. Dopo un po’ hanno spento le luci, hanno acceso due torce, mi hanno puntato in viso i fasci di luce accecanti e mi hanno ordinato di tenere gli occhi aperti e restare immobile. Ho pregato Dio nel mio cuore, chiedendoGli di impedirmi di vendere i miei fratelli e le mie sorelle o di tradirLo.
In quel momento, ho rammentato un inno “Sono determinato ad amare Dio”:
1 O Dio! Ho visto che la Tua giustizia e la Tua santità sono così amabili. Sono deciso a perseguire la verità e determinato ad amarTi. Che Tu possa aprire i miei occhi spirituali e che il Tuo Spirito possa toccarmi il cuore. Fa’ sì che, nel venire al Tuo cospetto, io mi liberi di tutta la negatività, smetta di essere vincolato da persone, questioni o cose, e che metta a nudo tutto il mio cuore davanti a Te, e fa’ sì che io possa offrirTi tutto il mio essere. Comunque Tu mi metta alla prova, sono pronto. Ora non presto alcuna attenzione alle prospettive del futuro e non giaccio neppure sotto il giogo della morte. Con un cuore che Ti ama, desidero cercare la via della vita.
2 Ogni questione, ogni cosa: tutto è nelle Tue mani. Il mio destino è nelle Tue mani, e hai in mano la mia stessa vita. Ora cerco di amarTi, e che Tu mi permetta o meno di amarTi, che Satana mi disturbi o meno, sono deciso ad amarTi. Io, personalmente, sono disposto a cercare Dio e a seguirLo. Ora, anche se Dio vuole abbandonarmi, io Lo seguirò comunque. Che Egli mi voglia o meno, Lo amerò comunque e, alla fine, devo guadagnarLo. Offro il mio cuore a Dio e, qualunque cosa Egli faccia, io Lo seguirò per tutta la vita. A qualunque costo, devo amare e guadagnare Dio; non avrò riposo finché non Lo avrò guadagnato.
La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Riguardo alla pratica della preghiera”
Mentre canticchiavo mentalmente quest’inno ancora e ancora, ho ripensato al martirio dei santi di tutte le epoche passate. Stefano è stato lapidato, Giacobbe decapitato, Pietro crocifisso a testa in giù per Dio… Tutti loro hanno sacrificato la propria vita per testimoniare Dio, mentre io ero già sul punto di cedere alla minima sofferenza. Ho visto che la mia fede era troppo scarsa e ho fatto un giuramento silenzioso a me stessa: per quanto la polizia mi torturasse, non avrei mai tradito Dio o venduto i miei fratelli e le mie sorelle. Miracolosamente, i forti fasci di luce delle due torce rivolti verso di me non mi accecarono affatto: era come se stessi guardando la luce di due candele. In preda all’emozione, ho ringraziato Dio nel cuore. Sapevo che tutto questo era frutto dell’amorevolezza e della protezione di Dio. In seguito, un ufficiale di polizia mi ha detto: “Nel caso di persone come te che credono in Dio Onnipotente, i vostri figli e le vostre figlie non possono entrare nell’esercito né lavorare nella pubblica amministrazione”. Poi ha aggiunto che avrebbe pubblicato la mia foto su internet e diffuso la voce che avevo tradito la chiesa, in modo da indurre tutti i fratelli e le sorelle a ripudiarmi. Sapevo che questo era solo uno dei loro trucchi e non mi sono sottomessa.
Verso le due del pomeriggio del giorno successivo, è entrato un agente e ha tentato di trarmi in inganno, dicendo: “Se non vuoi dirci nulla in questo momento, va bene. Basta che tu scriva una lettera in cui rinunci alla tua fede in Dio, e ti lasceremo andare a casa e non ti disturberemo più. Ho l’autorità per promettertelo”. Continuava a insistere perché la scrivessi, ma io mi rifiutavo. Mi ha aggredita e schiaffeggiata sette o otto volte in un impeto di rabbia, poi è arrivato anche un altro poliziotto che mi ha sferrato un violento calcio al polpaccio, provocandomi un dolore lancinante che mi ha attraversato l’intero corpo. Ero ammanettata dietro la schiena, e lui con una mano mi ha premuto la schiena così forte che la mia testa ha toccato la piastra metallica applicata alla parte anteriore della sedia per le torture, mentre con l’altra mano tirava le manette verso l’alto con tutta la forza che aveva. La carne dei miei polsi sembrava staccarsi dalle ossa. Ho urlato di dolore. In quel momento, anche l’agente di polizia che mi stava interrogando si è avvicinato, mi ha dato un calcio sul polpaccio e ha gridato: “Vuoi andare a casa o vuoi il tuo Dio? Puoi scegliere solo una delle due. Ora rispondimi!” Non ho detto nulla. Mi hanno spinto la schiena in avanti ai limiti del possibile e hanno di nuovo tirato verso l’alto le manette per quattro volte, fermandosi solo quando hanno visto che cominciavo ad avere degli spasmi. Mi girava la testa, avevo entrambe le mani intorpidite, sentivo il petto che cominciava a stringersi, ero assalita da spasmi in tutto il corpo e cominciavo a perdere conoscenza. Continuavo a pregare nel mio cuore, chiedendo a Dio di impedirmi di tradire Lui e i miei fratelli e sorelle. A prescindere da come la polizia mi torturasse, sarei rimasta salda e avrei umiliato il gran dragone rosso. Hanno continuato a farmi domande, chiedendomi se volessi tornare a casa o se invece scegliessi Dio. Ho risposto: “Non abbandonerò mai Dio!” Uno degli agenti era così arrabbiato che mi ha fulminata con lo sguardo e ha gridato: “Sei così testarda che hai perso la testa! Sei completamente senza speranza!” Alla fine, non sono riusciti a ottenere nulla da me, così mi hanno mandata al centro di detenzione e poi rilasciata dopo 15 giorni. Sapevo che stavolta erano state la protezione e la guida di Dio a permettermi di rimanere salda.
Dopo il mio ritorno a casa, la polizia mi ha tenuta sotto sorveglianza più stretta. La direttrice della Federazione Femminile del villaggio veniva spesso a casa mia per informarsi sulla mia situazione. Anche la mia famiglia e i miei vicini mi controllavano. La polizia si presentava a casa mia quasi ogni mese per vedere se ancora avessi fede in Dio. Ricordo che un mese mi hanno fatto visita quattro volte. Nell’ottobre del 2020, tre rappresentanti del governo cittadino sono venuti a dirmi: “Ti sorvegliamo da tre anni. Oggi siamo qui per chiederti di scrivere una lettera in cui garantisci di non credere in Dio, una lettera di critica e di denuncia e una lettera di dissociazione dalla chiesa. Se lo farai, rimuoveremo il tuo nome dalla lista nera. Non ti controlleremo più, potrai vivere liberamente, come una persona normale, e il futuro di tuo figlio non sarà compromesso”. Queste parole mi hanno fatta infuriare. Mi sono detta: “Siete davvero spregevoli! Cercate in tutti i modi di indurmi a tradire Dio, ma non mi ingannerete!” Ho rifiutato seduta stante. Il segretario del comitato distrettuale del partito mi ha detto: “Che ne dici se la scriviamo noi per te? Tu puoi limitarti a fingere di copiarla, e noi ti faremo una foto per riferire ai nostri superiori che hai eseguito. Non abbiamo intenzione di tornare ancora qui a disturbarti”. Le sue parole ipocrite mi davano la nausea. Ho ricordato che già in passato ero caduta nel tranello di Satana per proteggere i miei interessi personali e avevo firmato le “Tre lettere”, tradendo Dio. Il marchio di quell’umiliazione era profondamente impresso nel mio cuore. Mi sono detta: “Anche se mi sorvegliate per il resto della mia vita, anche se mi arrestate e mi condannate, non tradirò mai più Dio”. Alla fine, di fronte alla mia determinazione, se ne sono andati via, sconfitti.
Dopo aver subito due arresti, anche se sono stata torturata e ho sofferto molto, il mio guadagno è stato immenso. Ho capito che ero davvero egoista e spregevole e che non avevo vera fede in Dio. Ho inoltre compreso l’indole giusta di Dio, che non è fatta di sole maestà e ira, ma è anche colma di grande misericordia e salvezza per le persone. Durante questo cammino, ho sperimentato l’autentico amore che Dio ha per me. Per questo, sono riconoscente a Dio dal profondo del cuore. Per quanto difficile e ardua possa essere la strada da percorrere, seguirò Dio fino alla fine!