93. La collaborazione armoniosa è fondamentale nel dovere
Nell’estate del 2020, io e sorella Aurora eravamo addette alla produzione video nella chiesa. All’epoca ero responsabile della distribuzione dei compiti. Assegnavo a Aurora i compiti più semplici, mentre io producevo i video importanti. Pensavo di poterli gestire da me, perché in passato avevo sempre ultimato da sola incarichi di una certa portata. Avevo più pratica di Aurora, quindi non ritenevo necessario coinvolgerla in quei compiti. Inoltre, se l’avessi fatto da sola, il merito sarebbe stato mio, e questo avrebbe messo in risalto le mie capacità e indotto i miei fratelli ad ammirarmi. In seguito, il mio carico di lavoro è significativamente aumentato, quindi ogni giorno dovevo fare gli straordinari. A volte Aurora andava a letto presto, mentre io stavo alzata fino a tardi; la mattina mi svegliavo prima di lei, e mi sentivo molto stanca. Ma non volevo lasciare che Aurora condividesse il fardello con me. Avevo sempre portato a termine da sola i miei incarichi; se mi fossi fatta aiutare da lei, i fratelli e le sorelle avrebbero sicuramente pensato che le mie capacità lavorative fossero scarse, e sarebbe stato imbarazzante. A volte mi dicevo che, con l’aiuto di Aurora, il lavoro sarebbe stato più spedito, io meno indaffarata, e i risultati migliori che facendo da sola. Tuttavia, il pensiero di dividere il merito con lei mi rendeva scontenta. E così non ho mai permesso a Aurora di aiutarmi nei miei compiti. Allora non riflettevo su me stessa, finché un giorno una sorella mi ha riferito che Aurora non portava un fardello nel suo dovere e mi ha chiesto di condividere con lei. Allora ho pensato: “Cos’ha a che fare con me questo problema di Aurora? Ho tanto da fare ogni giorno, e so che lei ha tempo, ma non le assegno nuovi incarichi, e così non ha nulla da fare”. Capivo vagamente che non era giusto comportarmi così e che, occupandomi del lavoro da sola, avrei finito col ritardare il lavoro della chiesa. Ma poi ho pensato di potercela fare con un po’ più di impegno, e ho lasciato le cose come stavano. Per quanto capissi che la mia intenzione era sbagliata, non riuscivo comunque a rinunciarci; questo mi addolorava, così ho pregato Dio, chiedendoGli di guidarmi ad abbandonare le mie intenzioni sbagliate.
Durante i miei devozionali, ho letto questo passo della parola di Dio: “Sebbene i leader e i lavoratori abbiano dei collaboratori, così come chiunque svolga un qualsiasi dovere ne ha uno, gli anticristi si ritengono dotati di buona levatura e migliori delle persone comuni, per cui le persone comuni non sarebbero degne di collaborare con loro e sarebbero tutte inferiori a loro. Questo è il motivo per cui agli anticristi piace comandare e non amano discutere le cose con nessun altro. Pensano che farlo li faccia apparire stupidi e incompetenti. Che tipo di punto di vista è questo? Di che tipo di indole si tratta? È un’indole arrogante? Pensano che collaborare e discutere con gli altri, porre loro domande e cercare da loro risposte, sia svilente e poco dignitoso, un affronto al loro amor proprio. E così, per proteggere questo amor proprio, non si concedono trasparenza in nulla di ciò che fanno, non ne parlano agli altri, e tanto meno ne discutono con loro. Pensano che farlo equivalga a mostrarsi incompetenti; che chiedere sempre le opinioni degli altri significhi essere stupidi e incapaci di pensare da soli; che lavorare con gli altri per portare a termine un compito o per risolvere un problema li faccia apparire inutili. Non è forse questa la loro mentalità arrogante e assurda? Non è forse questa la loro indole corrotta? Possiedono un’arroganza e una presunzione fin troppo evidenti; hanno perso la normale ragionevolezza umana e non hanno la testa del tutto a posto. Pensano sempre di possedere delle capacità, di poter fare le cose da soli e di non aver bisogno di coordinarsi con gli altri. Avendo un’indole così corrotta, non sono in grado di collaborare armoniosamente. Credono che lavorare con gli altri voglia dire affievolire e frammentare il loro potere, che quando il lavoro è condiviso con gli altri il loro potere si indebolisca e non possano decidere autonomamente, e che ciò equivalga a una mancanza di potere reale, cosa che per loro costituisce una perdita enorme. E così, qualsiasi cosa accada loro, se sono convinti di comprenderla e di sapere come gestirla, allora non ne discuteranno con nessun altro, intenzionati a mantenerne il controllo. Preferiscono sbagliare piuttosto che informare altre persone, preferiscono cadere in errore piuttosto che condividere il potere con qualcun altro, e preferiscono essere rimossi dall’incarico piuttosto che consentire ad altri di interferire nel loro lavoro. Ecco chi sono gli anticristi. Preferiscono danneggiare gli interessi della casa di Dio e metterli a rischio piuttosto che condividere il loro potere con qualcun altro. Pensano che, quando svolgono un lavoro o si occupano di qualche questione, non si tratti dell’adempimento di un dovere, ma piuttosto di un’opportunità per mettersi in mostra, per distinguersi dagli altri e per esercitare il proprio potere. Per questo motivo, sebbene dichiarino di voler cooperare armoniosamente con gli altri e di voler discutere con loro quando si presentano delle questioni, la verità è che, nel profondo del cuore, non sono disposti a rinunciare al proprio potere o prestigio. Ritengono che fintanto che comprendono alcune dottrine e sono capaci di sbrigarsela da soli, allora non hanno bisogno di collaborare con nessun altro; pensano che il lavoro debba essere eseguito e portato a termine autonomamente, e che solo questo li renda competenti. Questo punto di vista è corretto? Non sanno che, se violano i princìpi, allora non stanno adempiendo ai loro doveri, quindi non sono in grado di portare a termine l’incarico di Dio e si limitano a prestare servizio. Invece di cercare le verità princìpi nell’adempimento del loro dovere, esercitano potere secondo i loro pensieri e le loro intenzioni, si mettono in mostra e si pavoneggiano. Non importa chi sia il loro collaboratore o cosa facciano: non vogliono mai discutere le cose, vogliono sempre agire da soli e avere l’ultima parola. Chiaramente, giocano con il potere e se ne servono per i loro scopi. Tutti gli anticristi amano il potere e, quando godono di prestigio, vogliono ancora più potere. Quando possiedono il potere, gli anticristi sono inclini a usare il loro prestigio per mettersi in mostra e pavoneggiarsi, per indurre gli altri ad ammirarli e per raggiungere l’obiettivo di distinguersi dalla massa. È in questo modo che gli anticristi sono ossessionati dal potere e dal prestigio, e non vi rinuncerebbero mai e poi mai” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 8 – Vogliono che gli altri obbediscano solo a loro, non alla verità o a Dio (Parte prima)”). Dalla parola di Dio, ho visto che gli anticristi hanno un’indole molto arrogante e non collaborano con nessuno. Sono convinti che, se condividono il lavoro con gli altri, sembreranno incompetenti, perderanno del potere e non saranno ammirati dagli altri. Così preferiscono che il lavoro della chiesa ne risenta, piuttosto che condividere il lavoro con gli altri. Ho riflettuto e mi sono resa conto di fare lo stesso. Non volevo che Aurora collaborasse ai miei incarichi perché temevo che la sua partecipazione mi avrebbe fatta sembrare incompetente, danneggiando la mia immagine. Così facevo tutto da sola, col risultato che ero esausta e il lavoro subiva ritardi. Ero davvero troppo arrogante e irragionevole! Qualunque lavoro si svolga nella chiesa, nessuno può farlo da solo. Tutti hanno bisogno di collaboratori e di aiuto, e i fratelli e le sorelle devono lavorare insieme in armonia per portarlo a termine, perché nessuno è perfetto. A prescindere da levatura, doni e talenti, tutti abbiamo difetti e carenze, e dobbiamo saper rinunciare a noi stessi e collaborare con gli altri per svolgere bene i nostri doveri. Ma io avevo un’indole arrogante. Ero troppo ambiziosa nel mio dovere, volevo tutto il merito e anche l’ammirazione altrui. Preferivo ritardare il lavoro della chiesa piuttosto che permettere agli altri di partecipare o interferire nel mio lavoro. Svolgendo il mio dovere in quel modo, non accumulavo buone azioni: compivo il male! Rendermene conto mi ha rattristata, così ho pregato dinanzi a Dio: “Dio, sono troppo arrogante e priva di umanità e ragione. Desidero pentirmi. Ti prego, guidami a conoscere me stessa”.
Un giorno, stavo cercando brani della parola di Dio pertinenti al mio stato, e ho trovato questo passo: “Cosa bisogna fare per compiere bene il proprio dovere? Bisogna arrivare a compierlo con tutto il cuore e con tutta l’energia. Usare tutto il cuore e tutta l’energia significa dedicare ogni pensiero all’adempimento del proprio dovere e non lasciarsi distrarre da nient’altro, e poi utilizzare l’energia che si ha, esercitare la totalità del proprio potere e portare la propria levatura, i propri doni, le proprie forze e ciò che si è compreso a influire sull’incarico. Se hai la capacità di comprendere e capire, e hai una buona idea, devi comunicarla agli altri. Questo è ciò che significa collaborare in armonia. È così che svolgerai bene il tuo dovere, che otterrai un rendimento soddisfacente nel compierlo. Se vuoi sempre occuparti di tutto, se vuoi sempre compiere grandi cose da solo, se vuoi sempre essere tu al centro dell’attenzione e non altri, stai forse compiendo il tuo dovere? Il tuo comportamento si definisce autocrazia; è mettere in scena una farsa. È un comportamento satanico, non è l’adempimento del tuo dovere. Nessuno, indipendentemente dalle sue forze, dai suoi doni o dai suoi talenti speciali, può farsi carico di tutto il lavoro da solo; se si vuole svolgere adeguatamente il lavoro della chiesa, bisogna imparare a collaborare in armonia. Ecco perché la collaborazione armoniosa è un principio di pratica riguardante lo svolgimento del dovere. Fintanto che ci metti tutto il tuo cuore, la tua energia e la tua lealtà, e offri tutto ciò di cui sei capace, stai compiendo bene il tuo dovere. Se hai un pensiero o un’idea, condividili con gli altri; non tenerteli per te e non nasconderli – se hai dei suggerimenti, offrili; di chiunque sia un’idea, se è conforme alla verità va accettata e seguita. Comportati così, e avrai ottenuto una collaborazione armoniosa. Questo è ciò che significa compiere lealmente il proprio dovere. Nell’adempimento del tuo dovere, non devi farti carico di ogni cosa da solo, né lavorare fino allo sfinimento, e nemmeno essere ‘l’unico fiore sbocciato’ o un cane sciolto; piuttosto, devi imparare a collaborare con gli altri in armonia, e a fare tutto ciò che puoi, ad adempiere le tue responsabilità e a utilizzare tutta la tua energia. Questo è ciò che significa compiere il tuo dovere. Compiere il tuo dovere significa impiegare tutto il potere e la luce di cui disponi per ottenere un risultato. È sufficiente questo. Non cercare di metterti sempre in mostra o di dire sempre cose altisonanti, di fare le cose da solo. Dovresti imparare come si lavora con gli altri, concentrarti di più sull’ascoltare i loro suggerimenti e sullo scoprire i loro punti di forza. In questo modo, collaborare in armonia diventa facile. Se cerchi costantemente di metterti in mostra e di avere l’ultima parola, non stai collaborando in armonia. Che cosa stai facendo? Stai creando disturbo e indebolisci gli altri. Creare disturbo e sminuire gli altri significa interpretare il ruolo di Satana; non è compiere il proprio dovere. Se ti comporti sempre in modo da creare disturbo e indebolire gli altri, allora, per quanti sforzi tu compia o quanta premura tu abbia, Dio non Se ne ricorderà” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Il corretto adempimento del proprio dovere richiede un’armoniosa cooperazione”). Riflettendo sulla parola di Dio, ho provato vergogna. La parola di Dio rivelava il mio stato. Per mettermi in mostra, affermarmi ed essere ammirata, ho voluto occuparmi della produzione video da sola, senza far partecipare Aurora. Sentivo che coinvolgere Aurora mi avrebbe tolto dei meriti. In quel modo, non avrei avuto il capitale per mettermi in mostra, né un modo per ottenere l’ammirazione altrui. Ero convinta di rimetterci. Sapevo che il carico di lavoro era molto pesante, che facendo da sola avrei causato dei ritardi, che coinvolgendo Aurora il lavoro sarebbe stato svolto più velocemente e con risultati migliori. Sapevo anche che la maggior parte del lavoro del gruppo era nelle mie mani, che lei era spesso inattiva, non aveva lavoro e il suo stato ne risentiva, ma non ho comunque condiviso il fardello con lei. Volevo occuparmi del lavoro da sola, sia per prendermi tutti i meriti, sia per dimostrare che avevo buone capacità tecniche e professionali. Per tutto il tempo non facevo che pensare al mio prestigio e alla mia immagine. Non tenevo affatto conto del lavoro della chiesa né dei sentimenti della mia sorella. Ero davvero priva di coscienza e umanità! Esteriormente, mi svegliavo presto e lavoravo sodo ogni giorno, come se sapessi portare un fardello, soffrire e pagare un prezzo; ma, in realtà, mi impegnavo in imprese personali e soddisfacevo le mie ambizioni e i miei desideri. Non stavo affatto compiendo il mio dovere di essere creato. Intralciavo il lavoro della chiesa con il pretesto di svolgere il mio dovere, e commettevo il male. E stavo percorrendo il cammino di un anticristo.
Poi, ho trovato altri due passi delle parole di Dio: “Quando Dio richiede alle persone di svolgere adeguatamente il loro dovere, non sta chiedendo loro di portare a termine un certo numero di compiti o di realizzare grandi progetti, e nemmeno ha bisogno che compiano grandi imprese. Ciò che Dio vuole è che le persone sappiano fare tutto ciò che possono in maniera concreta e vivano secondo le Sue parole. Dio non ha bisogno che tu sia grande o nobile, né che tu compia miracoli, e nemmeno vuole vedere in te piacevoli sorprese. Non Gli serve nulla di tutto questo. Dio ha solamente bisogno che tu pratichi seriamente secondo le Sue parole. Quando ascolti le parole di Dio, fa’ ciò che hai capito, esegui ciò che hai compreso, ricorda bene ciò che hai sentito e poi, quando arriva il momento di praticare, fallo in conformità alle parole di Dio. Lascia che diventino la tua vita, le tue realtà, ciò che vivi. In tal modo Dio sarà soddisfatto. Tu ricerchi sempre la grandezza, la nobiltà e il prestigio; cerchi sempre l’esaltazione. Che cosa pensa Dio quando vede queste cose? Le aborrisce e prenderà le distanze da te. Più tu persegui cose come la grandezza, la nobiltà e il fatto di essere superiore agli altri, di distinguerti, di essere eminente e degno di nota, più Dio ti trova disgustoso. Se non rifletti su te stesso e non ti penti, allora Dio ti disprezzerà e ti abbandonerà. Evita di diventare qualcuno che Dio trova disgustoso; sii una persona che Dio ama. Quindi, come si può ottenere l’amore di Dio? Accettando la verità con obbedienza, rimanendo nella posizione di un essere creato, agendo in conformità alla parola di Dio con i piedi per terra, compiendo adeguatamente i propri doveri, essendo una persona onesta e vivendo una sembianza umana. È sufficiente questo, Dio ne sarà soddisfatto. Le persone devono assicurarsi di non avere ambizioni e di non nutrire sogni inutili, di non cercare fama, guadagni e prestigio e di distinguersi dalla massa. Ancor di più, non devono tentare di essere grandi persone o superuomini, individui superiori agli altri e che si fanno adorare da loro. Questo è il desiderio dell’umanità corrotta, ed è il cammino di Satana; Dio non salva simili persone. Se le persone perseguono ininterrottamente la fama, i guadagni e il prestigio senza pentirsi, allora non c’è cura per loro, e un solo esito: essere scacciate” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Il corretto adempimento del proprio dovere richiede un’armoniosa cooperazione”). “Qual è il parametro in base al quale le azioni e il comportamento di una persona vengono giudicate buone o cattive? È il fatto che una persona, nei suoi pensieri, nelle sue espressioni e nelle sue azioni, possieda oppure no la testimonianza di aver messo in pratica la verità e di vivere la verità realtà. Se non hai questa realtà o non la vivi, sei senza dubbio un malfattore. Dio come ritiene i malfattori? Per Dio, i tuoi pensieri e i tuoi atti esteriori non Gli rendono testimonianza, né umiliano e sconfiggono Satana; invece gettano vergogna su di Lui, e sono cosparsi di segni del disonore che Gli hai recato. Non stai testimoniando Dio, non ti adoperi per Lui, né adempi alle tue responsabilità e ai tuoi obblighi verso Dio; invece, agisci nel tuo interesse. Cosa significa ‘nel tuo interesse’? Se vogliamo essere precisi, significa nell’interesse di Satana. Pertanto, alla fine, Dio dirà: ‘Allontanatevi da Me, malfattori!’ Agli occhi di Dio, le tue non saranno considerate buone azioni, ma cattive azioni. Non solo non otterranno l’approvazione di Dio, ma verranno anche condannate. Cosa spera di ottenere qualcuno con una simile fede in Dio? In definitiva, una fede di questo tipo non risulterebbe inutile?” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo eliminando la propria indole corrotta”). Dalle parole di Dio, ho capito la Sua volontà. In effetti, le richieste di Dio per l’uomo sono semplici. Dio non ha bisogno di persone che facciano cose eclatanti o che compiano gesta clamorose, né ci chiede di essere uomini eccezionali o grandi. Dio vuole solo che occupiamo la posizione di esseri creati, perseguiamo la verità con concretezza, compiamo i doveri al meglio delle nostre capacità e viviamo secondo la Sua parola. Dio valuta se siamo qualificati per svolgere i nostri compiti non in base a quanto otteniamo o all’entità del nostro contributo, ma al fatto che le nostre motivazioni nell’agire tengano conto della Sua volontà, e che facciamo del nostro meglio. Solo quando abbiamo le giuste motivazioni e prendiamo la via giusta possiamo rendere testimonianza nel nostro dovere. Se si compie un dovere solo per soddisfare le proprie ambizioni e i propri desideri, per quanti sforzi si facciano o per quale contributo si apporti, alla fine si verrà disprezzati e cacciati da Dio. Mi sono resa conto che volevo sempre avere tutto il merito nel mio dovere. La mia indole arrogante mi ha portato a voler fare tutto da sola e a escludere la mia collaboratrice. Lavoravo duramente, fino allo sfinimento, perché gli altri avessero un’alta opinione di me. Nessuno dei miei sforzi era volto a soddisfare Dio, ma solo a soddisfare i miei desideri e ambizioni personali. Anche se ottenevo risultati e suscitavo l’ammirazione e l’approvazione degli altri, che senso aveva? Nulla di tutto ciò era compiere il mio dovere in modo degno. Al contrario, ho agito secondo la mia indole satanica, mi sono occupata del lavoro da sola, ho ritardato il progresso della produzione video e ho disturbato il lavoro della chiesa. Alla fine sarei stata respinta e scacciata da Dio. In realtà, collaborare con Aurora avrebbe compensato le mie mancanze nel dovere. Lei si concentrava sull’apprendimento, era disposta a studiare e aveva fatto rapidi progressi; io, invece, non mi concentravo sulle abilità di studio e mi affidavo soprattutto alla mia esperienza. Anche se svolgevo quel compito da molto tempo, le mie capacità non erano migliorate di molto. In aggiunta, le idee di una persona sono sempre parziali. Chi ha consapevolezza di sé sa mettersi da parte nel dovere, ed è pronto a collaborare con gli altri per svolgere bene i propri compiti. Questa è la ragionevolezza che dovremmo possedere e il modo in cui dovremmo praticare. Ma io, arrogante e presuntuosa, bramavo il prestigio. Non volevo rinunciare ai miei interessi e collaborare con quella sorella. Questo ha influito sul progresso e sui risultati del lavoro. Se avessi collaborato con lei prima e ci fossimo aiutate a vicenda, i risultati del lavoro sarebbero stati molto migliori di quelli ottenuti. Più riflettevo, più vedevo che ero troppo arrogante e priva di umanità, mi odiavo e provavo rammarico per le mie azioni. Non volevo compiere il mio dovere con quelle intenzioni. Ho pregato dinanzi a Dio: “Dio, sono sempre ambiziosa nel mio dovere, agisco per la fama e il prestigio. Non voglio più continuare così. Desidero pentirmi, rinunciare alle mie intenzioni sbagliate e lavorare con la sorella per compiere bene il mio dovere”.
Il mattino seguente, durante i miei devozionali, ho letto queste parole di Dio: “Coloro che sono in grado di mettere in pratica la verità riescono ad accettare l’esame di Dio nelle cose che fanno. Quando accetti l’esame di Dio, il tuo cuore sarà sulla strada giusta. Se fai le cose sempre e solo perché gli altri le vedano, e vuoi sempre guadagnare lodi e ammirazione, e non accetti l’esame di Dio, allora hai ancora Dio nel tuo cuore? Le persone di questo tipo non hanno un cuore che teme Dio. Non fare sempre cose per il tuo tornaconto e non considerare costantemente i tuoi interessi; non preoccuparti degli interessi degli uomini e non pensare affatto al tuo orgoglio, alla tua reputazione e al tuo prestigio. Devi prima considerare gli interessi della casa di Dio e farne la tua priorità. Devi tenere in considerazione la volontà di Dio e cominciare col riflettere se ci siano state o meno impurità nello svolgimento del tuo dovere, se tu sia stato devoto, se tu abbia adempiuto le tue responsabilità e abbia dato tutto te stesso, e, allo stesso modo, se tu abbia o meno riflettuto con tutto il cuore sul tuo dovere e sul lavoro della chiesa. Devi considerare queste cose. Se ci pensi spesso e le comprendi, ti sarà più facile svolgere bene il tuo dovere. Se sei di scarsa levatura, se la tua esperienza è superficiale o se non sei competente nel tuo lavoro professionale, potrebbero esserci alcuni errori o manchevolezze nel tuo lavoro, e potresti non ottenere buoni risultati, ma tu avrai fatto del tuo meglio. Tu non soddisfi i tuoi desideri egoistici o le tue preferenze. Invece, dedichi costante considerazione al lavoro della chiesa e agli interessi della casa di Dio. Anche se non dovessi conseguire buoni risultati nel tuo dovere, il tuo cuore sarà stato messo sulla retta via; se, oltre a questo, sai ricercare la verità per risolvere i problemi nel tuo dovere, tu sarai all’altezza nello svolgimento del tuo dovere e al contempo sarai in grado di entrare nella verità realtà. Ecco cosa significa possedere testimonianza” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo eliminando la propria indole corrotta”). Dopo aver ponderato le parole di Dio, ho trovato una via di pratica. Per compiere un dovere, bisogna rinunciare ai propri interessi e considerare quelli della chiesa. Anche se la propria immagine o il proprio prestigio ne risentono, ciò che conta è proteggere il lavoro della chiesa e adempiere il proprio dovere. Dopo aver compreso la volontà di Dio, non mi sono più preoccupata di ciò che gli altri avrebbero pensato di me. Mi interessava solo compiere bene il mio dovere e soddisfare Dio. Così, ho condiviso con Aurora alcuni dei miei incarichi, e lei ha accettato subito. In breve tempo, il suo stato è mutato: non era più inattiva come prima, e siamo riuscite a smaltire il lavoro arretrato. Mi sentivo molto a mio agio. Mi sono anche resa conto di quanto sia bello praticare la verità e collaborare armoniosamente nel proprio dovere.
Poco tempo dopo, abbiamo ricevuto un nuovo incarico. Senza volerlo, ho pensato: “Se me ne occupo da sola, non dovrò dividere il merito. Con le mie capacità, posso farcela da me. Non ho bisogno di coinvolgere Aurora. Sembrerei un’incompetente se mi facessi aiutare da lei in questo incarico. Tutti i miei fratelli e sorelle riderebbero di me”. Alla luce di questo, volevo occuparmene da sola. In quel momento ho capito che le mie intenzioni erano sbagliate. Stavo di nuovo agendo per soddisfare i miei interessi personali. Ho ricordato le parole di Dio: “Se, in cuor tuo, sei ancora ossessionato dal prestigio e dalla fama, ancora concentrato nel metterti in mostra e nell’indurre gli altri ad ammirarti, allora non sei una persona che persegue la verità, e stai percorrendo la strada sbagliata. Ciò che persegui non è la verità, né la vita, ma le cose che ami, ossia la reputazione, il profitto e il prestigio; in tal caso, nulla di ciò che fai ha attinenza con la verità, è tutto un’azione malvagia e un prestare servizio” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Comportarsi bene non significa che la propria indole sia cambiata”). La parola di Dio mi ha aperto gli occhi. Mi comporto sempre involontariamente da egoista. Sono davvero meschina ed egocentrica. Mi detestavo per la mia estrema corruzione, e desideravo abbandonare le mie intenzioni sbagliate e praticare la verità. Così, ho chiesto a Aurora di collaborare con me al nuovo incarico. Da allora, quando è il momento di assegnare i compiti, mi consulto sempre con Aurora e chiedo la sua opinione, e quando voglio fare il lavoro da sola per prendermi tutto il merito, rinuncio consapevolmente a me stessa e, in base alle esigenze del dovere, assegno i compiti a Aurora. Praticando in questo modo, mi sento in pace e a mio agio.
Dopo aver vissuto questa esperienza, ho una certa comprensione della mia indole satanica. Mi sono anche resa conto che la collaborazione armoniosa è fondamentale per compiere bene il mio dovere. È semplicemente impossibile compiere bene il proprio dovere da soli. Solo collaborando armoniosamente possiamo ricevere la guida dello Spirito Santo.