28. Non farti sopraffare dall’invidia
Nell’estate del 2017 prestavo servizio come leader della chiesa. Date le esigenze del lavoro, la leader superiore ha disposto che la sorella Yang Guang e la sorella Cheng Xin lavorassero al mio fianco come responsabili del lavoro della chiesa e mi ha chiesto di aiutarle. Dopo un po’ di tempo, ho notato che le due sorelle portavano un fardello nello svolgimento del loro dovere e stavano progredendo rapidamente. C’erano cose di cui non dovevo preoccuparmi: le sorelle erano in grado di discuterne e di gestirle adeguatamente da sole. All’inizio ne ero molto felice, ma col tempo la cosa ha cominciato a lasciarmi l’amaro in bocca. Mi sono detta: “Sono la leader, quindi è logico che le questioni della chiesa, grandi o piccole che siano, debbano essere discusse prima con me. Ma ora quelle due sorelle stanno organizzando delle cose senza consultarmi. Non mi stanno prendendo sul serio! Se continua così, non sarò una leader solo a parole?”
Durante una riunione, il diacono dell’irrigazione ha menzionato Yang Guang e Cheng Xin. Ha affermato: “Portano davvero un fardello nel loro dovere. Prima eravamo sempre a corto di irrigatori, ma da quando sono arrivate loro, non solo i trasferimenti avvengono in modo veloce, ma anche il lavoro di irrigazione è molto efficace…” Dopo aver sentito queste parole, ho ringraziato Dio esteriormente, ma in cuore non ero molto contenta e mi sentivo bruciare il viso. Ho pensato tra me e me: “A quanto pare gli altri hanno più stima delle due sorelle che di me. Io sono una leader da diversi anni, mentre le sorelle fanno questo lavoro solo da pochi giorni. Sono forse migliori di me?” Non volevo accettarlo e non ho più sentito nulla di ciò che il diacono irrigatore ha aggiunto dopo. Dopo la riunione mi sono trascinata stancamente a casa. Quella notte ho continuato a rigirarmi nel letto, senza riuscire a dormire. Mi sentivo profondamente turbata ogni volta che ripensavo a quanto aveva detto il diacono irrigatore. Ero una leader da anni, ma non ero nemmeno all’altezza di due sorelle che avevano appena iniziato la formazione. Cosa avrebbe pensato di me la leader superiore se se ne fosse accorta? Avrebbe detto che ero incompetente e inadatta al ruolo di leader? Gli altri mi guardavano con ammirazione: avrebbero pensato che le sorelle erano migliori di me, adesso? In futuro avrebbero sostenuto loro invece di me? Mi sentivo come se Yang Guang e Cheng Xin mi avessero rubato la scena ed ero piena di invidia e risentimento nei loro confronti. In quel periodo la mia immaginazione era impazzita, poiché temevo che la mia posizione non fosse sicura. Mi incoraggiavo tacitamente a fare un buon lavoro, a sforzarmi per migliorare in tutti i nostri progetti e a dimostrare agli altri che non ero affatto inferiore alle due sorelle. Da allora, mi sono alzata presto e sono rimasta sveglia fino a tardi tutti i giorni; mi sono portata avanti con tutti i progetti importanti e ho risolto rapidamente qualsiasi problema si presentasse, temendo che le sorelle ci arrivassero prima di me. A volte speravo addirittura che facessero dei pasticci e si mettessero in imbarazzo. Un giorno, durante il controllo dei libri della chiesa, abbiamo riscontrato delle incongruenze tra quelli spediti e quelli ricevuti. Le sorelle si erano occupate della distribuzione e della ricezione dei libri e, mentre cercavano ansiosamente la ragione della discrepanza, non solo non le ho aiutate, ma mi sono rallegrata per la loro sventura, pensando: “Credevo che voi due foste così capaci: adesso cosa farete?” Con tono di rimprovero, le ho avvisate che avere un problema con i libri della chiesa era una cosa seria. Questo le ha stressate ancora di più e ha influito sul loro stato. Ero segretamente molto contenta: “Vediamo se la leader superiore vi ritiene ancora migliori di me, ora che avete commesso un errore così grave! Se rimarrete in quello stato negativo, non dovrò più preoccuparmi del fatto che possiate minacciare la mia posizione”. In quel momento mi sono sentita un po’ in colpa e ho capito che stavo oltrepassando un limite, ma non ci ho riflettuto più di tanto.
In seguito, per diverse ragioni il dovere di Cheng Xin è stato modificato, lasciando me e Yang Guang a lavorare insieme. Un giorno, durante una discussione di lavoro, ho notato che la leader superiore chiedeva sempre l’opinione di Yang Guang, mentre io ero seduta in disparte e mi sentivo snobbata. Non ho potuto fare a meno di domandarmi se la leader non si stesse concentrando sulla formazione di Yang Guang perché era più giovane e possedeva una migliore levatura. Ero così delusa. Prima la leader aveva sempre discusso le cose con me, ma ora stimava così tanto Yang Guang. Questo non dimostrava forse che Yang Guang era migliore di me? La mia invidia stava di nuovo emergendo. In quel periodo, rimproveravo Yang Guang ogni volta che notavo delle carenze nel suo lavoro, e a volte mi limitavo a trattarla con freddezza. Mi affrettavo a presiedere tutte le riunioni e a risolvere i problemi degli altri, senza darle la possibilità di condividere. Il suo stato peggiorava sempre di più e lei non portava più il fardello del lavoro della chiesa; non ha gestito in modo puntuale alcuni compiti e questo ha fatto sì che la chiesa subisse delle perdite. Allora mi sono sentita vagamente in colpa. Ho sentito di avere contribuito molto al suo stato negativo, ma non ho riflettuto su me stessa. Non ho avuto alcuna consapevolezza del mio stato fino a quando non sono stata disciplinata da Dio.
Un giorno mi sono sentita male all’improvviso: avevo la febbre e poi mi è venuta la tosse. Pensavo che si trattasse di nuovo della mia asma, ma la tosse in seguito ha continuato a peggiorare e non c’era alcun farmaco che funzionasse. Per quanto lo volessi, non ero in grado di condividere alle riunioni. Sono andata dal medico per un controllo e ho scoperto di avere una bronchiectasia grave e la tubercolosi. Il medico ha detto che si trattava di una malattia molto grave e che per poterla tenere sotto controllo bisognava prendere farmaci per più di un anno. Nel sentire questa cosa, sono rimasta seduta in stato di shock, sentendomi davvero triste. Avevo già avuto la tubercolosi in passato ed era stato molto difficile curarla. Come aveva fatto a ritornare e perché questa volta era così grave? Essendo la tubercolosi contagiosa, non potevo avere alcun contatto con i fratelli e le sorelle. Ciò significava che non avrei potuto compiere il mio dovere. In tutti i miei anni di fede, ho sempre compiuto un dovere. Avevo persino abbandonato la mia famiglia e il mio lavoro per spendermi. Il lavoro della chiesa era molto intenso soprattutto in quel periodo e io mi trovavo in prima linea. Perché mi era venuta una malattia così grave? Qual era l’intenzione di Dio? Più ci pensavo e peggio stavo e spesso mi nascondevo sotto il piumino a piangere. Una volta ho pregato Dio, in lacrime: “Dio, sto soffrendo così tanto. Non so come superare questa situazione. Ti prego, illuminami in modo che possa comprendere la Tua intenzione e apprendere una lezione attraverso questa malattia”.
Un giorno ho letto queste parole di Dio nei miei devozionali. Dio dice: “Normalmente, quando affronti una malattia grave o rara che ti fa soffrire molto, non accade per caso. A prescindere che tu sia malato o in buona salute, in questo c’è l’intenzione di Dio” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Nella fede in Dio, acquisire la verità è fondamentale”). Riflettendoci sopra, ho capito che il fatto che Dio avesse permesso che mi ammalassi gravemente non era un caso, ma che era stato sicuramente dettato dalla Sua intenzione. Ho dovuto analizzarmi seriamente. Ho pregato e cercato Dio in continuazione. Durante la mia riflessione, ho compreso di colpo che la mia invidia costante nei confronti di Yang Guang in quel periodo e la mia lotta incessante per la fama e il guadagno personali l’avevano fatta sentire vincolata e questo aveva influito sul lavoro della chiesa. Quando me ne sono resa conto, mi sono sentita in colpa e piena di rimorso. Ho letto questo nelle parole di Dio: “Umanità crudele! La cospirazione e l’intrigo, la contesa con l’altro, la corsa alla reputazione e alla ricchezza, l’eccidio reciproco, quando avranno mai fine? Dio ha detto centinaia di migliaia di parole, ma nessuno è diventato ragionevole. Gli uomini agiscono per il bene delle loro famiglie, dei figli e delle figlie, per la carriera, per le prospettive, per la posizione, per la vanità e per il denaro, per amore dei vestiti, per il cibo e per le cose della carne. Ma quali azioni sono davvero per amore di Dio? Anche tra coloro che agiscono per amore di Dio, ci sono solo pochi che Lo conoscono. Quanti non agiscono per il bene dei loro interessi? Quanti non opprimono e ostracizzano gli altri per mantenere la propria posizione?” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “I malevoli saranno di certo puniti”). “Alcuni hanno sempre paura che gli altri siano migliori o al di sopra di loro, che gli altri siano riconosciuti mentre loro vengono trascurati, e ciò li induce ad attaccare e a escludere gli altri. Questo non è un esempio di invidia nei confronti delle persone con talento? Non è egoista e spregevole? Che razza di indole è questa? È malignità! Coloro che pensano solo ai propri interessi, che soddisfano soltanto i propri desideri egoistici senza pensare agli altri né considerare gli interessi della casa di Dio hanno una cattiva indole e Dio non prova alcun amore per loro” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo liberandosi della propria indole corrotta”). Ciò che Dio ha rivelato corrispondeva esattamente al mio stato. Da quando avevo visto che le due sorelle svolgevano abilmente il loro dovere, progredivano rapidamente e gestivano alcune questioni senza consultarmi, mi ero sentita a disagio e avevo pensato che mi stessero mancando di rispetto. Quando il diacono irrigatore le aveva elogiate per l’efficienza con cui svolgevano il loro dovere, mi era parso ancora di più che fossero una minaccia per la mia posizione e che mi avessero rubato la scena. Per dimostrare che ero migliore di loro e proteggere la mia posizione, mi sono imposta nella condivisione e nella risoluzione dei problemi altrui nelle riunioni, senza dare loro alcuna possibilità di condividere. Quando il numero di libri della chiesa non quadrava, invece di aiutarle a scoprirne il motivo, godevo della loro tristezza e facevo commenti beffardi, con il risultato di farle vivere nella negatività. Ero così malvagia. A questo pensiero mi sono sentita colpevole e dispiaciuta e ho pregato Dio in lacrime: “O Dio! È in virtù della Tua grazia che sono in grado di supervisionare il lavoro della chiesa, ma sono stata così ribelle. Non solo non ho svolto bene il mio dovere e non ho ripagato il Tuo amore, ma sono stata invidiosa di chi aveva maggiore abilità e ho lottato per la fama e il guadagno personali. Il mio comportamento è stato disgustoso e ripugnante per Te. Dio, voglio pentirmi e cambiare”.
Dopodiché, ho letto queste parole di Dio: “Quando si trovano di fronte a un problema, alcune persone cercano una risposta da altri, ma quando l’altro parla secondo la verità, non la accettano, non sono in grado di obbedire e in cuor loro pensano: ‘Di solito sono migliore di lui. Se questa volta seguo il suo consiglio, non sembrerà che lui sia superiore a me? No, non posso dargli retta riguardo a tale questione. Farò a modo mio e basta’. Poi trovano una ragione o un pretesto per demolire il punto di vista dell’altra persona. Di che tipo di indole si tratta quando una persona vede qualcuno che è migliore di lei e cerca di opprimerlo diffondendo voci su di lui, o impiegando mezzi spregevoli per denigrarlo e minare la sua reputazione, persino calpestandolo, al fine di proteggere la propria immagine agli occhi degli altri? Questa non è solo arroganza e presunzione: è l’indole di Satana, un’indole maligna. Il fatto che questa persona possa attaccare ed escludere coloro che sono migliori e più forti di lei è subdolo e malvagio. E il fatto che non si fermi davanti a nulla per abbattere gli altri dimostra quanto il diavolo sia presente in lei! Vivendo secondo l’indole di Satana, una tale persona è incline a sminuire gli altri, a incastrarli, a rendere loro le cose difficili. Questo non è forse compiere il male? E, vivendo così, pensa comunque di non avere nulla che non vada, di essere una brava persona; eppure, quando vede qualcuno migliore di lei, ha la tendenza a metterlo in difficoltà, a calpestarlo. Qual è il problema qui? Le persone in grado di commettere tali azioni malvagie non sono forse arbitrarie e prive di scrupoli? Le persone di questo tipo pensano solamente ai propri interessi, considerano soltanto i propri sentimenti e vogliono soltanto realizzare i propri desideri, le proprie ambizioni e i propri obiettivi personali. Non si preoccupano del danno che arrecano al lavoro della chiesa, e preferirebbero sacrificare gli interessi della casa di Dio pur di proteggere il prestigio di cui godono agli occhi degli altri e la propria reputazione. Persone come queste non sono forse arroganti e presuntuose, egoiste e vili? Simili persone non sono solo arroganti e presuntuose, ma anche estremamente egoiste e vili. Non tengono minimamente in considerazione le intenzioni di Dio. Simili persone hanno forse un cuore che teme Dio? Non possiedono affatto un cuore che teme Dio. Questo è il motivo per cui agiscono in modo arbitrario e fanno tutto ciò che vogliono, senza alcun senso di colpa, senza alcuna trepidazione, apprensione o preoccupazione, e senza considerare le conseguenze. È ciò che fanno spesso, e il modo in cui si sono sempre comportate. Qual è la natura del comportamento di costoro? Per dirla con leggerezza, tali persone sono fin troppo invidiose e hanno un desiderio fin troppo forte di reputazione e prestigio personali; sono troppo ingannevoli e infide. Per porla più duramente, l’essenza del problema è che non hanno affatto un cuore che teme Dio. Non hanno paura di Lui, si ritengono persone della massima importanza e reputano ogni aspetto di sé stesse più elevato di Dio e della verità. Nei loro cuori, Egli non è degno di nota, è insignificante e non gode di alcun prestigio. Quanti non hanno posto per Dio nel proprio cuore e non possiedono un cuore che Lo teme sono forse in grado di mettere in pratica la verità? Assolutamente no. Perciò che cosa fanno quando, come al solito, vanno in giro allegramente tenendosi impegnati e mettendoci parecchia energia? Tali persone sostengono perfino di aver abbandonato tutto per spendersi per Dio e di aver sofferto molto, ma, a dire il vero, il loro prestigio e la loro fama, nonché proteggere i propri interessi, costituiscono la motivazione, il principio e l’obiettivo di tutte le loro azioni. Direste o no che persone di questo tipo sono terribili? Che tipo di individuo crede in Dio per molti anni eppure non ha un cuore che Lo teme? Non sono forse persone arroganti? Non sono Satana? E a che cosa manca maggiormente un cuore che teme Dio? A parte alle bestie, manca al diavolo, agli anticristi, alla stirpe dei diavoli e di Satana. Costoro non accettano per nulla la verità; sono totalmente privi di un cuore che teme Dio. Sono capaci di ogni tipo di male; sono i nemici di Dio e dei Suoi prescelti” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Le cinque condizioni da soddisfare per intraprendere la retta via della fede in Dio”). Era come se Dio fosse di fronte a me e mi giudicasse. Credevo che, essendo leader da molti anni, avrei dovuto essere superiore e migliore degli altri e per questo invidiavo e respingevo chiunque fosse più capace di me. Sapevo che le due sorelle possedevano una certa levatura, che portavano un fardello ed erano efficienti nel loro dovere: questo era un bene per il lavoro della chiesa e per l’ingresso nella vita dei fratelli e delle sorelle. Ma io non consideravo nulla di tutto ciò, tenevo solo alla mia reputazione e al mio prestigio. Lottavo contro di loro in segreto, cercando mancanze e sviste nel loro lavoro, per turbarle e metterle in imbarazzo. Questo le ha ridotte in un cattivo stato, non hanno più portato un fardello nel loro dovere, il che a sua volta ha danneggiato il lavoro della chiesa. Per preservare il mio prestigio, essendo invidiosa di chi aveva più talento di me, ho vincolato quelle due sorelle, che erano capaci di svolgere un lavoro effettivo, al punto da renderle negative. Così facendo, stavo disturbando il lavoro della chiesa e danneggiando i suoi interessi. Non avevo alcuna umanità. Tutto ciò che rivelavo era un’indole satanica. Satana non sopporta che le persone ottengano buoni risultati e vuole disperatamente che diventino negative, depravate e che tradiscano Dio. Disturbando il lavoro della chiesa, mi comportavo come un tirapiedi di Satana. In quanto leader della chiesa, avrei dovuto tenere conto delle intenzioni di Dio e coltivare le persone per la chiesa, in modo che i miei fratelli e sorelle potessero svolgere i loro doveri. Invece, non solo non coltivavo le persone di talento, ma le invidiavo e le opprimevo. Era forse quello il mio dovere? Stavo solo facendo del male e mi stavo opponendo a Dio.
Un giorno mi sono confidata a una sorella e ho condiviso sul mio stato di invidia. Lei ha ascoltato, dopodiché mi ha raccontato il caso dell’invidia di Saul nei confronti di Davide. Ha spiegato: “Quando ha capito che Dio stava usando Davide per vincere le guerre e che tutti gli israeliti lo sostenevano, Saul è diventato invidioso di Davide e ha cercato ripetutamente di ucciderlo. Alla fine Saul è stato sdegnato da Dio e punito”. Nel sentire queste parole sono rabbrividita. Ho pensato al mio recente comportamento. Quando le due sorelle hanno cominciato a ottenere dei risultati nel loro dovere, sono diventata invidiosa e le ho vincolate e soffocate di continuo. Non solo stavo mettendo loro in difficoltà, ma mi stavo anche trasformando in una nemica di Dio. Non ero forse proprio come Saul? Quel pensiero mi ha un po’ spaventata, e mi sono resa conto che il castigo e la disciplina tempestivi di Dio stavano bloccando le mie azioni malvagie. Se avessi continuato a comportarmi in quel modo, le conseguenze sarebbero state inimmaginabili. In seguito, ho riflettuto a lungo: “Perché, pur sapendo che a Dio non piace l’invidia, non sono riuscita a trattenermi dal compiere azioni che emarginavano gli altri?” Ho letto un brano delle parole di Dio in cui si dice: “Una delle caratteristiche più evidenti della essenza di un anticristo è di monopolizzare il potere e instaurare una propria dittatura: non ascolta nessuno, non rispetta nessuno e, a prescindere dai punti di forza delle persone, dai corretti punti di vista e dalle sagge opinioni che esse potrebbero esprimere, o dai metodi opportuni che potrebbero proporre, non presta loro attenzione; è come se nessuno fosse qualificato per collaborare con lui o per prendere parte a qualsiasi cosa egli faccia. Questa è l’indole che hanno gli anticristi. Alcuni dicono che questo equivale a essere di cattiva umanità, ma come può trattarsi di una comune cattiva umanità? Si tratta a tutti gli effetti di un’indole satanica, e un’indole simile è estremamente maligna. Perché dico che l’indole degli anticristi è estremamente maligna? Un anticristo si porta via tutto dalla casa di Dio e dalla proprietà della chiesa e agisce come se tutto ciò gli appartenesse, e dovesse essere gestito solamente da lui, e non permette a nessun altro di intervenire in questo. Le uniche cose a cui pensa quando svolge il lavoro della chiesa sono i suoi interessi, il suo prestigio e il suo orgoglio. Non permette a nessuno di danneggiare i suoi interessi, e tanto meno consente a chiunque possieda levatura e sia in grado di parlare della propria testimonianza esperienziale di minacciare la sua reputazione e il suo prestigio. […] Quando qualcuno si distingue compiendo un po’ di lavoro, o quando qualcuno è in grado di parlare di una vera testimonianza esperienziale, e il popolo eletto di Dio ne riceve vantaggi, edificazione e sostegno e ciò suscita grandi lodi da parte di tutti, l’invidia e l’odio crescono nel cuore degli anticristi che cercano di escludere e reprimere quella persona. Essi non le permettono, per nessuna ragione al mondo, di assumere su di sé un qualsiasi lavoro, così da evitare che minacci il loro prestigio. […] gli anticristi pensano: ‘Non posso assolutamente sopportare questo. Tu vuoi avere un ruolo nel mio dominio, competere con me. È impossibile; non pensarci nemmeno. Tu sei più istruito di me, più eloquente di me, più popolare di me e persegui la verità con maggiore diligenza rispetto a me. Se collaborassi con te e tu mi rubassi la scena, cosa farei allora?’ Considerano forse gli interessi della casa di Dio? No. A cosa pensano? Pensano solo a come mantenere il proprio prestigio. Sebbene gli anticristi sappiano di essere incapaci di svolgere un lavoro reale, non coltivano né promuovono le persone di buona levatura che perseguono la verità; gli unici individui che promuovono sono quelli che li adulano, che sono inclini a adorare gli altri, che in cuor loro li approvano e li ammirano, che agiscono in modo viscido, che non hanno comprensione della verità e sono incapaci di discernimento” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 8: Vogliono che gli altri si sottomettano solo a loro, non alla verità o a Dio (Parte prima)”). Dio rivela che gli anticristi non hanno alcuna considerazione per il lavoro della chiesa e vogliono soltanto monopolizzare il potere. Essi pongono la chiesa sotto il loro controllo e non permettono a nessun altro di partecipare. Escludono e opprimono chiunque rappresenti una minaccia al loro prestigio e si adoperano con veemenza per nascondere i punti di forza e i meriti degli altri. Mi stavo comportando proprio come un anticristo. Per consolidare il mio prestigio, insistevo nel volere il monopolio del potere e nell’essere la sola a prendere le decisioni nella chiesa. Sostenevo idee come, “Ci può essere un solo maschio alfa” e “Nell’intero universo, solo io regno sovrano” e non permettevo a nessuno di superarmi. Quando quelle due sorelle si stavano occupando di alcune questioni e non ne discutevano con me, pensavo che non mi stessero prendendo sul serio e che, dopo tutto, ero una leader, e quindi le questioni della chiesa dovevano essere affrontate prima con me. Quando nei loro doveri emergevano dei problemi, le criticavo ingigantendo la questione e lasciando di proposito che si rendessero ridicole. Organizzavo io le riunioni, senza dare a quelle sorelle la possibilità di condividere. Addirittura le denigravo alle loro spalle per far credere al supervisore che non fossero propense alla condivisione e c’erano sempre silenzi imbarazzanti durante le riunioni, che ero sempre io a tenere, come se tutto il merito fosse solo mio. Avevo un’indole maligna e propensa all’inganno e stavo percorrendo il cammino di un anticristo. A quel punto mi sono resa conto che, senza il castigo e la disciplina di Dio e il giudizio e la rivelazione delle Sue parole, non avrei mai visto quanto fosse grave la natura delle mie azioni. Non solo avevo oppresso e danneggiato le sorelle con cui collaboravo, ma avevo anche commesso trasgressioni e azioni malvagie. In quel periodo ho provato senso di colpa e rimorso estremi. Mi odiavo per aver compiuto il male, mi rammaricavo di non aver fatto bene il mio dovere e mi sentivo molto in debito con Dio.
In seguito ho letto altre parole di Dio: “In quanto leader della chiesa, non devi limitarti a imparare a usare la verità per risolvere i problemi, devi anche imparare a scoprire e a coltivare le persone di talento, che non devi assolutamente invidiare né reprimere. Praticare in questo modo porta vantaggi al lavoro della chiesa. Se riesci a coltivare alcuni di coloro che perseguono la verità così che collaborino con te e svolgano bene tutto il lavoro e alla fine avete tutti delle testimonianze esperienziali, allora sei un leader o un lavoratore qualificato. Se sei capace di gestire tutte le cose secondo i principi, allora stai dando prova della tua fedeltà. […] Se sei davvero in grado di mostrare considerazione per le intenzioni di Dio, saprai trattare gli altri in modo giusto. Se raccomandi una persona valida e le permetti di ricevere addestramento e di svolgere un dovere, aggiungendo così una persona di talento nella casa di Dio, questo non renderà il tuo lavoro più facile? Allora non avrai mostrato fedeltà nel tuo dovere? Quella è una buona azione davanti a Dio; è il minimo di coscienza e di ragione che chi è al servizio come leader dovrebbe possedere” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo liberandosi della propria indole corrotta”). Dalle parole di Dio ho imparato che i leader e i lavoratori devono impegnarsi a scoprire e a coltivare le persone di talento. Soffocarle e invidiarle in nome dei propri interessi disgusta Dio. Ho pensato ai rimorsi che ho provato lavorando con le due sorelle e ho preso una decisione. A prescindere da con chi avessi lavorato in futuro, avrei messo al primo posto gli interessi della chiesa, avrei raccomandato immediatamente qualunque persona di talento avessi scoperto e avrei adempiuto alle mie responsabilità. In seguito, ho rivelato e sviscerato la mia corruzione agli altri durante una riunione e, mentre lavoravamo insieme, ho ricordato incessantemente a me stessa di collaborare con loro, di imparare dai loro punti di forza e di non fare nulla che disturbasse il lavoro della chiesa.
Dopo qualche tempo, mi sono un po’ ripresa dalla malattia e la chiesa mi ha affidato la produzione di video. Di lì a poco, mi ha chiesto di fornire un po’ di formazione tecnica a un’altra sorella, che possedeva una buona levatura e imparava velocemente. Ho pensato: “Prenderà il mio posto, se impara tutte queste tecniche? La leader mi guarderà dall’alto in basso se vedrà che la sorella impara più velocemente di me?” Dopo aver pensato questa cosa, mi è passata la voglia di formarla. Allora mi sono accorta di non essere nello stato corretto, così mi sono affrettata a recitare una preghiera, chiedendo a Dio di vegliare sul mio cuore. Mi sono ricordata di un passo delle parole di Dio: “Per prima cosa dovresti pensare agli interessi della casa di Dio, tenere in considerazione le Sue intenzioni e il lavoro della chiesa. Metti queste cose di fronte a tutto; soltanto in seguito puoi pensare alla stabilità del tuo prestigio o a come gli altri ti considerano” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo liberandosi della propria indole corrotta”). Le parole di Dio sono state per me un monito tempestivo: mi sono ribellata ai miei pensieri sbagliati e ho fatto del mio meglio per formare la sorella. Dopo qualche giorno, era in grado di realizzare i video da sola. Lavorando insieme, i nostri doveri sono diventati un po’ più produttivi. In seguito a questa esperienza, ho capito che collaborare in modo armonioso porta gioia e pace nei nostri cuori. Solo collaborando in modo armonioso abbiamo la possibilità di acquisire l’illuminazione e la guida dello Spirito Santo e di ottenere buoni risultati nei nostri doveri. Questo cambiamento in me è stato interamente conseguito grazie alle parole di Dio. Sia lode a Dio!