93. Perché sono così arrogante e altezzoso?
Attualmente sono responsabile della produzione video della chiesa. Quando ero agli inizi, dopo un periodo di pratica sono giunto ad afferrare alcuni principi e ho fatto progressi con le mie capacità. Ben presto, riuscivo molte volte a scoprire i problemi del nostro lavoro, e nelle discussioni di lavoro gli altri accettavano spesso i miei suggerimenti. Col tempo, mi sono inorgoglito un po’. Ero sempre più presuntuoso, convinto di avere una certa levatura, una alquanto pura comprensione dei principi e una prospettiva completa sui problemi. Anche se non ero un leader della chiesa e non ero responsabile di alcun lavoro importante, mi pareva che saper gestire i progetti del nostro gruppo non era male.
Ho notato che il mio collaboratore, fratello Giulio, da un po’ era passivo nel suo dovere. Io ero sempre propositivo nelle discussioni di lavoro e nella formazione del gruppo, e lo disprezzavo perché non si assumeva un fardello. Quando discutevamo di lavoro, spesso non prendevo in considerazione i suoi suggerimenti e respingevo le sue idee. Pensavo: “Lavoro con te, ma finiamo comunque per seguire le mie idee la maggior parte delle volte, quindi tanto vale fare da me”. Col tempo, mi sono assunto io tutte le sue responsabilità. Nelle discussioni di lavoro, quando gli altri non accettavano i miei suggerimenti, sottolineavo ripetutamente che il mio punto di vista era corretto, e a volte presentavo regole o dottrine come prova per convincerli ad ascoltarmi. A posteriori mi sentivo un po’ a disagio, come se stessi sempre obbligando gli altri ad ascoltarmi. Non manifestavo forse un’indole arrogante? A volte cercavo di accettare i suggerimenti degli altri, ma alla fine si dimostravano comunque giuste le mie idee, così credevo in me stesso sempre di più. Anche se in certe occasioni mi rendevo conto di mostrare un’indole arrogante, non ci davo peso, pensando “Sarò anche un po’ arrogante, ma ho ragione! Il mio unico intento è di portare a termine bene il nostro lavoro, quindi un po’ di arroganza non può essere un problema così grave, giusto?” In quel periodo, non mi andava bene nulla di ciò che facevano gli altri. Mi sembravano incompetenti, incapaci di vedere il quadro completo nelle loro considerazioni. Se le loro idee non erano in linea con le mie, le bocciavo senza pensarci due volte e guardavo loro dall’alto in basso. Una volta, un video prodotto da una sorella è passato attraverso diverse fasi di revisione e ancora non andava bene. Invece di chiederle se aveva avuto delle difficoltà, ho solo iniziato a rimproverarla: “Sei stata minimamente attenta nel lavorarci? Non puoi guardare quello che hanno fatto gli altri e imparare da loro?” A volte, quando i fratelli e le sorelle condividevano un’idea per realizzare un video, la scartavo in modo sommario, prima ancora di capire di cosa stavano parlando. Di conseguenza, avevano tutti paura di lavorare con me e non osavano nemmeno mandarmi i loro video finiti da guardare. Un’altra volta, una sorella ha reperito dei materiali e pianificato una sessione di studio di gruppo. Li ho scorsi velocemente e, senza discuterne con nessun altro, ho screditato completamente i materiali che aveva trovato, dicendo che non valeva la pena studiarli. In realtà, anche se i materiali didattici che aveva trovato non erano perfetti, sarebbero stati comunque utili per lo sviluppo delle competenze. Una sorella ha poi sottolineato che il mio agire senza discutere con gli altri manifestava un’indole arrogante. All’epoca non mi conoscevo affatto e pensavo di aver solo omesso di chiedere un contributo, e che in futuro sarebbe bastato prestare maggiore attenzione. Ho persino pensato: “Sono io a gestire e risolvere la maggior parte dei problemi del nostro lavoro. Ho io l’ultima parola sulla maggior parte delle questioni, grandi e piccole, quindi, senza la mia supervisione, il lavoro del gruppo sarebbe un disastro. Anche se tecnicamente sono abbinato ad altri, in effetti sono più simile al supervisore del gruppo”. Questo pensiero mi ha fatto sentire diverso dagli altri, di essere al timone. Mi ha fatto diventare ancora più arrogante. Una volta, io e due sorelle abbiamo fissato un appuntamento con un altro gruppo per discutere di lavoro, ma all’ultimo momento c’è stato un imprevisto e non ho potuto partecipare, così ho mandato loro. Sorprendentemente, appena hanno saputo che non potevo andare, sono andate nel panico, dicendo che non potevano assumersi quella responsabilità da sole e che avrebbero aspettato che io avessi tempo.
In seguito, una sorella mi ha detto: “Ora decidi tu nel gruppo su ogni questione, grande o piccola. Quando qualcuno ha un problema, non ricerca la verità, si limita ad affidarsi a te. Loro sentono di non poter fare a meno di te. Non credi che dovresti riflettere su te stesso? Non si può andare avanti così!” Dopo le sue parole, mi è servito molto tempo per riuscire a calmarmi. Pensavo: “I fratelli e le sorelle sentono di non poter fare a meno di me; tutto deve essere approvato da me. Non è esercitare un controllo sul gruppo? È un comportamento da anticristo! Ma le mie intenzioni in tutto ciò che ho fatto erano solo di eseguire bene il lavoro. Come è potuto accadere questo? Come faccio a comprenderlo meglio?” Mi sentivo confuso e negativo, così ho condiviso il mio stato con Dio, chiedendo la Sua illuminazione e la Sua guida. Allora gli altri mi hanno inviato un passo delle parole di Dio che esponeva l’indole degli anticristi ed era molto pertinente al mio stato. Dio dice: “Il fenomeno più comune del controllo esercitato dall’anticristo è che, nella propria sfera di autorità, lui e solo lui ha sempre l’ultima parola. Se non è presente, nessuno osa prendere decisioni o risolvere un problema. Senza di lui, gli altri diventano bambini sperduti; non sanno più come pregare, cercare o consultarsi a vicenda; si comportano, quindi, come marionette o come persone senza vita. […] La strategia degli anticristi è quella di apparire sempre originali e unici e di fare affermazioni grandiose. Indipendentemente dalla correttezza delle affermazioni altrui, gli anticristi le respingeranno. Anche se i suggerimenti degli altri sono in linea con le loro idee, se non sono stati loro a proporle per primi, non le riconosceranno mai e non le adotteranno mai. Al contrario, faranno di tutto per sminuirle, poi le negheranno, le condanneranno e le criticheranno continuamente, fino a quando la persona che ha proposto l’idea la considererà sbagliata e ammetterà il proprio errore. Solo a questo punto l’anticristo mollerà la presa. Gli anticristi traggono piacere dall’affermare sé stessi e sminuire gli altri, per far sì che gli altri li adorino e li pongano al centro dell’attenzione. Permettono solo a sé stessi di brillare, mentre gli altri possono solo rimanere in disparte. Qualunque cosa essi dicano o facciano è giusta, mentre ciò che dicono o fanno gli altri è sbagliato. Spesso propongono punti di vista originali per negare i punti di vista e le azioni altrui, trovando difetti nei suggerimenti degli altri e intralciandone e rifiutandone le proposte. In questo modo, gli altri devono ascoltarli e agire secondo i loro piani. Usano questi metodi e queste strategie per negarti, attaccarti e farti sentire incompetente costantemente, rendendoti così sempre più sottomesso, per farti provare maggiore ammirazione e stima nei loro confronti. In questo modo, sei completamente controllato da loro. Ecco qual è il processo con cui gli anticristi sottomettono e controllano gli altri” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 5: Fuorviano, adescano, minacciano e controllano gli altri”). Dopo averlo letto, mi sono valutato in base alle parole di Dio. Ero responsabile del lavoro del gruppo da molto tempo, ma gli altri non riuscivano ancora a svolgere i loro doveri secondo i principi, rivolgendosi invece a me per tutto ciò che facevano. Senza di me, non osavano prendere decisioni definitive o comunicare con gli altri gruppi. Erano tutti condizionati da me. Non li stavo forse danneggiando? Cosa avevo fatto e detto per portare a quell’esito? Che discutessimo di lavoro o avanzassimo idee, se qualcuno aveva una prospettiva diversa dalla mia, trovavo molti motivi per stroncarlo, senza mai condividere sulle verità principi. Non esaltavo e non testimoniavo Dio, facevo solo in modo che tutti mi ascoltassero. Quando pensavo che qualcosa fosse giusto, diventavo aggressivo e prepotente. Ero sdegnoso ogni volta che vedevo delle lacune nelle capacità degli altri, e altezzoso sia in modo palese che dentro di me. Volevo costringere tutti ad ascoltarmi e, se non lo facevano, sottolineavo che ero abile e capivo i principi. Dopo un certo periodo in cui ho sempre respinto e sminuito gli altri e innalzato me stesso, nessuno dei fratelli e delle sorelle si sentiva all’altezza, ritenevano la loro prospettiva incompleta rispetto alla mia, e così si rivolgevano a me in merito a ogni cosa. Pensandoci bene, molte volte i piani che suggerivano erano appropriati. Anche se non erano proprio perfetti, avrei comunque potuto contribuire a migliorarli. Invece, insistevo nel sottolineare che avevo ragione e respingevo le idee degli altri, pensando di farlo per il bene del nostro lavoro. Ero davvero arrogante e privo di consapevolezza di me stesso!
In seguito, ho letto un altro passo delle parole di Dio: “Una volta che le persone hanno sviluppato una natura e un’essenza arroganti, spesso possono ribellarsi e opporsi a Dio, non prestare attenzione alle Sue parole, generare nozioni riguardo a Lui, fare cose che Lo tradiscono e che esaltano e testimoniano le persone stesse. Tu dici di non essere arrogante, ma supponiamo che ti venga assegnata una chiesa e ti sia concesso di guidarla; supponiamo che Io non ti abbia potato e che nessuno della famiglia di Dio ti abbia criticato o aiutato: dopo averla guidata per un certo periodo, condurresti le persone ai tuoi piedi e le indurresti a obbedirti, persino ad ammirarti e riverirti. E perché faresti così? Sarebbe determinato dalla tua natura; non sarebbe altro che una rivelazione naturale. Non hai alcun bisogno di impararlo da altri, né c’è bisogno che siano altri a insegnartelo. Non hai bisogno che altri ti istruiscano o ti costringano a farlo; questo genere di situazione capita in modo naturale. Ogni cosa che fai è per indurre le persone a esaltarti, lodarti, venerarti, obbedirti, e ad ascoltarti in tutte le cose. Permetterti di essere un leader porta naturalmente a questa situazione, e non si può cambiare in alcun modo. E come si verifica questa situazione? È determinata dalla natura arrogante dell’uomo. La manifestazione dell’arroganza è la ribellione e l’opposizione a Dio. Quando gli uomini sono arroganti, presuntuosi e boriosi, tendono a fondare i loro regni indipendenti e a fare le cose in qualunque modo sia di loro gradimento. Inoltre conducono gli altri tra le proprie mani e nei propri abbracci. Il fatto che le persone siano capaci di fare cose così arroganti dimostra soltanto che l’essenza della loro natura arrogante è quella di Satana; è quella dell’arcangelo. Quando la loro arroganza e presunzione raggiungono un certo livello, non hanno più un posto per Dio nei loro cuori, e Dio viene messo da parte. Dopo di che desiderano essere Dio, far sì che le persone obbediscano loro, e diventano l’arcangelo. Se tu possiedi una simile natura satanica arrogante, Dio non avrà alcun posto nel tuo cuore. Anche se credi in Dio, Egli non ti riconoscerà più, ti vedrà come una persona malevola e ti eliminerà” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Una natura arrogante è alla radice dell’opposizione dell’uomo a Dio”). Dalla parola di Dio, ho imparato che la mia natura arrogante mi tratteneva dal coordinarmi con i fratelli e le sorelle. Mi sono reso conto che questa natura arrogante e presuntuosa si manifestava naturalmente, sicché non avvertivo il bisogno di fare o imparare nulla in particolare, e riuscivo comunque a indurre tutti a darmi ascolto. Pensando al periodo in cui svolgevo il mio dovere con gli altri fratelli e sorelle, che si trattasse di proposte per i video o di organizzazione del lavoro, ritenevo sempre di avere le idee migliori. Quando ho notato che Giulio era passivo nel suo dovere, non l’ho aiutato tramite la comunione. Al contrario, in cuor mio lo guardavo dall’alto in basso perché aveva scarsa levatura e nessun fardello, e mi sono assunto la completa responsabilità di ogni cosa, come se fossi l’unico tra tutti in grado di portare a termine il lavoro. Quando vedevo ambiti in cui le capacità degli altri erano carenti, li disprezzavo perché non avevano levatura e non capivano, come se la mia comprensione fosse la più accurata e io conoscessi i principi meglio di tutti. Non facevo che mettermi su un piedistallo e sminuire gli altri, presentando loro i miei pensieri e le mie opinioni come se fossero la verità. Col tempo, gli altri sentivano di essere incapaci di fare alcunché da soli, al punto che per ogni cosa venivano da me, affidandosi completamente a me. Se non c’ero io, non osavano andare avanti. Ho letto nelle parole di Dio: “Quando la loro arroganza e presunzione raggiungono un certo livello, non hanno più un posto per Dio nei loro cuori, e Dio viene messo da parte. Dopo di che desiderano essere Dio, far sì che le persone obbediscano loro, e diventano l’arcangelo” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Una natura arrogante è alla radice dell’opposizione dell’uomo a Dio”). La rivelazione delle parole di Dio mi ha provocato vergogna e senso di colpa. Mi sono reso conto di avere un problema molto serio. Mi mettevo su un piedistallo, pensando sempre di avere doti e levatura, di essere una persona fuori dal comune. Pensavo di avere per natura la stoffa per comandare, per capitanare la nave, e che gli altri mancassero di levatura e dovessero darmi ascolto. Questi miei pensieri e queste mie idee mi spaventavano e nauseavano. Ero davvero spudorato! Stavamo lavorando insieme per svolgere i nostri doveri e tutti accettavano la guida di Dio e si sottomettevano alle verità principi, mentre io volevo che mi seguissero e si sottomettessero a me. Non ero forse nel torto, qui? Ero diventato così arrogante da perdere la ragione. Nei “I dieci decreti amministrativi cui gli eletti di Dio devono obbedire nell’Età del Regno”, Dio dice: “L’uomo non dovrebbe magnificare né esaltare sé stesso. Dovrebbe invece adorare ed esaltare Dio” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio). Nel mio cuore, mi sono sempre sentito superiore rispetto al resto del gruppo, ponendomi sempre al di sopra degli altri fratelli e sorelle. Ero in errore: mi stavo mettendo su un piedistallo. Questo pensiero mi ha davvero allarmato e spaventato. Ho subito pregato: “Dio, sono troppo arrogante e presuntuoso. Ho offeso la Tua indole senza neanche rendermene conto. Vorrei pentirmi, restare al mio posto e fare bene il mio dovere”. Poi, il mio supervisore ha tenuto condivisione con me. Ha detto che alcuni fratelli e sorelle avevano riferito di sentirsi molto limitati nel lavorare con me. Dicevano che ero sprezzante, che guardavo gli altri dall’alto in basso e che respingevo sempre le loro idee; alcuni di loro hanno persino affermato: “Ho visto in passato persone arroganti, ma mai nessuno così”. Queste parole mi hanno colpito dritto al cuore. Non avrei mai immaginato che i fratelli e le sorelle mi vedessero come quel tipo di persona, che li avessi limitati e feriti così tanto. Per alcuni giorni mi sono sentito un coltello piantato nel cuore. Soprattutto durante le discussioni di lavoro, quando nessuno osava parlare chiaro e l’atmosfera era alquanto fredda, mi sentivo ancora più in colpa. Sapevo che dipendeva solamente dal fatto che li limitavo. Addolorato e infelice, ho pregato davanti a Dio, chiedendoGli di guidarmi e di condurmi a un’autentica riflessione su me stesso e a un autentico accesso.
Nei miei devozionali, ho letto un passo delle parole di Dio che mi ha permesso di capire meglio me stesso. La parola di Dio dice: “Alcuni leader non lavorano mai secondo i principi, fanno di testa propria e sono arbitrari e avventati. I fratelli e le sorelle a volte glielo fanno notare, dicendo: ‘Raramente ti consulti con gli altri prima di agire. Non sappiamo quali siano i tuoi giudizi e le tue decisioni se non dopo che li hai maturati. Perché non ne discuti con gli altri? Perché, quando prendi una decisione, prima non lo comunichi a noi? Anche se quello che stai facendo è giusto e possiedi una levatura superiore alla nostra, dovresti comunque informarci prima. Come minimo, abbiamo il diritto di sapere cosa sta succedendo. Facendo sempre di testa tua, stai percorrendo il cammino di un anticristo!’ E cosa risponderà il leader? ‘A casa mia comando io. Decido di tutte le questioni, grandi e piccole. Sono abituato così. Chiunque nella mia numerosa famiglia abbia un problema, viene da me e mi chiede di decidere cosa fare. Sanno tutti che sono bravo a risolvere i problemi. È per questo che sono sempre io a gestire gli affari della mia famiglia. Quando sono entrato nella chiesa, pensavo di non dovermi più preoccupare di nulla, ma alla fine sono stato scelto come leader. Non posso farci niente: sono nato con questo destino. Dio mi ha donato questa capacità. Sono nato per comandare e per prendere le decisioni per gli altri’. L’implicazione è che lui è destinato a essere un funzionario, e che tutti gli altri sono nati per essere soldati semplici e schiavi. Pensa di dover avere l’ultima parola e che gli altri debbano ascoltarlo. Anche quando i fratelli e le sorelle vedono il problema di questo leader e glielo fanno notare, lui non lo accetta, così come non accetta di essere potato. Si ribellerà e opporrà finché i fratelli e le sorelle non chiederanno a gran voce la sua rimozione. Per tutto il tempo, penserà: ‘Con una levatura come la mia, sono destinato a comandare ovunque vada. Mentre voi, con la vostra, sarete sempre schiavi e servi. Essere comandati da altre persone è il vostro destino’. Che tipo di indole rivela dicendo spesso cose di questo tipo? È chiaro che si tratta di un’indole corrotta, di arroganza, di presunzione e di estremo egocentrismo, eppure ne fa sfoggio e ostentazione spudoratamente come se fosse un punto di forza e una risorsa. Quando una persona rivela un’indole corrotta, dovrebbe riflettere su sé stessa, conoscere la propria indole corrotta, pentirsi e ribellarsi a essa, e dovrebbe perseguire la verità finché non è in grado di agire secondo i principi. Ma un simile leader non pratica in questo modo. Al contrario, rimane incorreggibile, aggrappato alle proprie opinioni e ai propri metodi. Da questi comportamenti, si capisce che non accetta affatto la verità e che non è assolutamente una persona che la persegue. Non ascolta chi lo smaschera e lo pota; anzi, non fa che trovare giustificazioni: ‘Sono fatto così e basta! Si chiama competenza e talento: qualcuno di voi ne ha? Sono destinato a comandare. Ovunque vada, sono un leader. Sono abituato ad avere l’ultima parola e a prendere decisioni su tutto senza consultare altre persone. Sono semplicemente fatto così, è il mio fascino personale’. Questa non è forse pura sfacciataggine? Non ammette di avere un’indole corrotta e chiaramente non riconosce le parole di Dio che giudicano e smascherano l’uomo. Al contrario, considera le proprie eresie e falsità come verità e cerca di farle accettare e rispettare da tutti gli altri. Nel profondo, crede che spetti a lui, e non alla verità, governare nella casa di Dio, che sia lui a dover comandare. Questa non è forse spudoratezza estrema?” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Cosa significa perseguire la verità (1)”). Questa rivelazione della parola di Dio mi ha fatto vergognare. Non era proprio così che mi comportavo? Avevo delle capacità e dimostravo un po’ di intelligenza e di levatura, quindi pensavo di dover avere l’ultima parola. Per come la vedevo io, gli altri fratelli e sorelle non sapevano fare nulla di buono, e non li prendevo sul serio nemmeno quando mi facevano notare i miei problemi. Pensavo di essere arrogante solo perché avevo levatura e i miei suggerimenti erano giusti. Non mi conoscevo affatto. Infatti, molte volte non vedevo il problema con precisione o non consideravo il quadro completo, come quando ho liquidato in quanto inutili i materiali didattici che la sorella aveva raccolto, mentre gli altri li reputavano di un certo valore e hanno dato buoni suggerimenti. Inoltre, anche se in alcune cose avevo le idee giuste, non avrei dovuto costringere gli altri ad accettarle per arroganza. Avrei dovuto condividere sui principi, sulla mia comprensione personale e sulle mie opinioni. Poi, se lo avessero ritenuto appropriato, gli altri avrebbero accettato in modo naturale ciò che avevo detto. Invece, ero arrogante e presuntuoso, non vedevo i punti di forza degli altri e non riflettevo su me stesso. Spesso facevo calcoli dentro di me sulle volte in cui avevo preso le decisioni giuste e su quali problemi avevo scoperto e risolto nel nostro lavoro. Più calcolavo questi risultati, più mi sentivo migliore degli altri. La mia arroganza è aumentata e ho guardato sempre più gli altri dall’alto in basso. Pensavo addirittura di essere tagliato per il ruolo di supervisore, quindi ero altezzoso e prepotente, e volevo avere l’ultima parola su tutto. Ero così arrogante e irragionevole e non avevo cambiato di una virgola la mia indole satanica. Non riuscivo nemmeno ad andare d’accordo con gli altri normalmente. In merito a cosa dovevo essere arrogante? Sentirmi così compiaciuto di me stesso era davvero patetico! Ripensando a tutto questo, ho visto quanto ero stato aggressivo e prepotente e sono caduto preda del rimorso.
C’è un altro passo delle parole di Dio che ho letto in un secondo momento: “Direste che è difficile svolgere il proprio dovere in modo adeguato? In realtà, non lo è; bisogna solo saper assumere una posizione di umiltà, possedere un po’ di ragionevolezza e adottare una posizione appropriata. Non importa quanto tu sia istruito, quali premi tu abbia vinto o cosa tu abbia ottenuto; a prescindere da quanto elevati siano il tuo prestigio e il tuo rango, devi abbandonare tutte queste cose, devi scendere dal tuo piedistallo: tutte queste cose non contano nulla. Nella casa di Dio queste glorie, per quanto grandi esse siano, non possono essere più elevate della verità, perché queste cose superficiali non sono la verità e non ne possono prendere il posto. Questo deve esserti chiaro. Se dici: ‘Ho molte doti, ho una mente davvero acuta, ho i riflessi pronti, imparo in fretta e ho una memoria eccezionale, quindi sono qualificato per prendere la decisione finale’, se usi sempre queste cose come un capitale e le consideri preziose e positive, allora sei nei guai. Se il tuo cuore è occupato da queste cose, se si sono radicate nel tuo cuore, sarà difficile per te accettare la verità, e le conseguenze di ciò non sono neanche lontanamente immaginabili. Per questo motivo, devi prima di tutto accantonare e rinnegare le cose che ami, che ti sembrano belle, che sono preziose per te. Queste cose non sono la verità; al contrario, possono impedirti di entrare nella verità. La cosa più urgente che devi fare ora è ricercare la verità nello svolgimento del tuo dovere e praticare in linea con essa in modo da arrivare a svolgere il tuo dovere in modo adeguato, perché questo è solamente il primo passo sul cammino dell’ingresso nella vita. Che cosa significa in questo contesto ‘il primo passo’? Significa iniziare un viaggio. In tutte le cose c’è un punto da cui iniziare il viaggio, qualcosa di basilare, di fondamentale, e svolgere il dovere in modo adeguato è una via di ingresso nella vita. Se il modo in cui svolgi il tuo dovere è appropriato solo in apparenza ma non è in linea con le verità principi, allora non stai svolgendo il tuo dovere in modo adeguato. Come si deve dunque lavorare su questo punto? Bisogna ricercare le verità principi e lavorare su esse; è fondamentale munirsi delle verità principi. Se ti limiti a migliorare il tuo comportamento e il tuo carattere ma non sei munito delle verità realtà, è inutile. Puoi anche avere un dono o una specialità: sono cose positive, ma solo mettendole a frutto nello svolgimento del tuo dovere le userai correttamente. Compiere bene il tuo dovere non richiede un miglioramento della tua umanità o personalità, né che tu metta da parte il tuo dono o talento. Non è questo che ti viene richiesto. Ciò che è fondamentale è che tu comprenda la verità e impari a sottometterti a Dio. È quasi inevitabile che la tua indole corrotta si riveli mentre svolgi il tuo dovere. Cosa dovresti fare in questi casi? Devi ricercare la verità per risolvere il problema e arrivare ad agire in linea con le verità principi. Fallo, e per te non sarà un problema adempiere bene il tuo dovere. A qualunque ambito appartenga il tuo dono o la tua specialità, o ovunque tu possa avere una qualche conoscenza professionale, è estremamente opportuno sfruttare queste cose durante lo svolgimento di un dovere; è l’unico modo per svolgerlo bene. Un aspetto è fare affidamento sulla coscienza e sulla ragionevolezza per svolgere il tuo dovere, e l’altra è che devi ricercare la verità per eliminare la tua indole corrotta. Si ottiene l’ingresso nella vita svolgendo il proprio dovere in questo modo e si diventa capaci di svolgerlo adeguatamente” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Qual è l’adeguato assolvimento del proprio dovere?”). Riflettendo sulle parole di Dio, ho imparato che Dio valuta se una persona svolge il suo dovere all’altezza degli standard non in base a quanto la persona sembra aver fatto, o se lo ha fatto bene o no, ma in base a quale cammino la persona percorre nel suo dovere, e se cerca e pratica la verità o no. Ho anche imparato che, per eliminare l’indole arrogante e svolgere il mio dovere all’altezza degli standard, per prima cosa dovevo mettere da parte le doti e i punti di forza di cui ero orgoglioso, e presentarmi davanti a Dio per cercare la verità. Se avessi continuato a contare sulla mia levatura e sulle mie doti per fare le cose, senza cercare la verità né seguire i principi, Dio non avrebbe approvato, a prescindere da quanto facessi. In passato, disprezzavo gli altri perché privi di capacità e levatura. Quando li vedevo commettere un qualsiasi piccolo errore o fare qualcosa di imperfetto, ero pieno di sdegno e disprezzo per loro, sia apertamente che dentro di me. Invece, quando i video che producevo io tornavano indietro per diverse revisioni e gli altri mi davano dei suggerimenti, nessuno mi guardava dall’alto in basso, anzi mi dicevano con pazienza cosa andava migliorato. Inoltre, mentre io non accettavo quasi mai i suggerimenti delle persone a cui ero abbinato, alcuni fratelli e sorelle, pur non avendo doti o levatura eccezionali, nel loro dovere ricercavano i principi, ascoltavano umilmente i suggerimenti degli altri e sapevano collaborare in armonia. Confrontare il mio comportamento con il loro mi provocava molta vergogna. Ho visto quanto fossi carente nel mio ingresso nella verità. Da allora, nel mio dovere, quando non ero d’accordo con gli altri, ho praticato altrimenti, mettendo da parte me stesso e sforzandomi di ricercare le verità principi, poiché la consideravo un’opportunità per praticare la verità.
Qualche tempo dopo, stavo discutendo di una questione con due sorelle, e avevamo idee diverse. Reputavo migliore la mia e pensavo a cosa dire per dimostrare di avere ragione, a come convincerle. All’improvviso, mi sono reso conto che stavo di nuovo manifestando un’indole arrogante, di voler usare la mia opinione per respingere le idee degli altri. Ho subito detto una preghiera, chiedendo a Dio di guidarmi nel mettere da parte me stesso e nell’ascoltare i suggerimenti degli altri. Ho pensato alla parola di Dio: “È possibile che, all’interno della chiesa, l’illuminazione e la guida dello Spirito Santo possono ricadere su chiunque capisca la verità e abbia la capacità di comprendere. Dovresti afferrare l’illuminazione dello Spirito Santo, seguendola con decisione e collaborando strettamente con essa. Così facendo, percorrerai il cammino più corretto, quello indicato dallo Spirito Santo. Presta particolare attenzione al modo in cui lo Spirito Santo interviene e guida coloro sui quali sta operando. Dovresti condividere spesso con gli altri, dando suggerimenti ed esprimendo le tue opinioni: questo è il tuo dovere e la tua libertà. Ma alla fine, quando si deve prendere una decisione, se sei solamente tu a emettere il verdetto finale, pretendendo che tutti facciano a modo tuo e assecondino la tua volontà, allora stai violando i principi. Dovresti fare la scelta giusta in base a ciò che pensa la maggioranza, e poi prendere la decisione. Se le proposte della maggioranza non concordassero con le verità principi, dovresti attenerti alla verità. Solo questo concorda con le verità principi” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Dalle parole di Dio, ho capito che il mio dovere è proporre idee e realizzare video, mentre decidere quale sia il piano migliore non spetta a una sola persona. I fratelli e le sorelle devono discutere e decidere in merito insieme, poi scegliere l’idea migliore. Mettere in pratica ciò che ho capito mi ha fatto sentire davvero in pace. Una volta realizzato il video, anche se gli altri alla fine hanno adottato la mia versione, non ho guardato con sdegno le due sorelle per questo. Ho capito che, così facendo, ho finalmente messo in pratica la verità senza vivere secondo la mia indole arrogante. Ho sperimentato il fatto che Dio non guarda solo cosa è giusto o sbagliato; è più importante l’indole secondo la quale vivono le persone. Se qualcuno ha ragione ma manifesta un’indole arrogante, Dio detesta questo atteggiamento.
In seguito, quando ho provato a considerare seriamente le idee altrui, mi sono reso conto che i suggerimenti dei fratelli e delle sorelle in effetti avevano molti aspetti utilizzabili; semplicemente, gli altri guardavano le cose da una prospettiva diversa dalla mia. In passato, avevo sempre pensato che loro non vedessero il quadro completo perché guardavo le cose solo dalla mia prospettiva, e non ascoltavo quasi mai veramente le loro idee. Poi ho capito che tutti hanno dei punti di forza e che ci sono cose che posso imparare da loro. Non voglio persistere nella mia altezzosa presunzione. Al contrario, sono pronto a lavorare bene con i fratelli e le sorelle, a ricercare la verità, ad ascoltare di più i loro suggerimenti e a collaborare nel nostro dovere per svolgerlo bene.