33. Essere riassegnata nel dovere mi ha rivelata
Ero addetta alla produzione video nella chiesa ma, poiché per qualche tempo non c’era molto lavoro, la leader mi ha riassegnata a irrigare i nuovi arrivati. Più avanti, per le esigenze del lavoro video, sono stata inviata nuovamente alla produzione di video e quando il lavoro è calato sono tornata a irrigare i nuovi arrivati. Sono stata riassegnata da una cosa all’altra in questo modo per due volte. Poi una sorella mi ha detto: “Vai semplicemente dove c’è bisogno di te!” Non ci ho dato molto peso al momento. Meno di un mese dopo, però, il lavoro video è diminuito di nuovo e non ho potuto fare a meno di iniziare a temere che presto non avremmo più avuto bisogno di tante persone e che sarei stata di nuovo assegnata a irrigare i neofiti. A quel pensiero, mi si è formato un nodo in gola. Perché ero così inutile? Non appena c’era un po’ meno lavoro e meno bisogno di personale, ero io a essere trasferita. Ero inutile per il gruppo! Se fossi stata davvero riassegnata a di nuovo, cosa avrebbero pensato di me i fratelli? Si sarebbero chiesti perché io venissi sempre riassegnata e gli altri no? Avrebbero pensato che accadeva perché non ero brava e non avevo un ruolo importante nel team. Questi pensieri mi turbavano molto e non volevo affrontare quella situazione.
Una volta, stavamo discutendo di alcuni problemi di un video e tutti intervenivano con le loro opinioni: la discussione era vivace. Ma io non avevo nessuna buona idea né nulla da dire, neanche dopo aver riflettuto a lungo. Così, sono rimasta in silenzio. Tutti intervenivano, mentre io non contribuivo affatto. Mi sembrava di non esistere. Ho pensato: “Così non va. Devo dire qualcosa. Devo condividere una qualche conoscenza, così non mi ignoreranno”. Mi sono arrovellata il cervello e alla fine sono riuscita a esprimere un’idea, ma nessuno era d’accordo con me. Ero mortificata. Ho pensato: “È così imbarazzante: cosa penseranno di me?” Erano passati otto mesi dall’ultima volta che avevo realizzato un video, quindi le mie capacità professionali e la mia padronanza dei princìpi erano peggiorate rispetto a quando avevo lasciato il gruppo. Ero rimasta molto indietro in confronto agli altri. Le abilità nella produzione di video si possono migliorare solo con uno studio costante. Gli altri avevano lavorato ai video per tutto il tempo e la loro padronanza delle competenze e dei princìpi era migliorata, mentre io avevo passato un po’ di tempo qui e un po’ là. Non avevo praticato a lungo nello stesso posto, quindi non ero particolarmente esperta in nessun ambito. Appena il lavoro diminuiva, ero la prima a essere trasferita. Lavoravano bene anche senza di me. In base al carico di lavoro, ritenevo che il supervisore avrebbe potuto rimandarmi in qualsiasi momento a irrigare i nuovi arrivati. Quest’idea mi turbava molto e non riuscivo a trattenere le lacrime. Mi chiedevo: “Perché succede sempre a me?” Alcuni membri del gruppo avevano capacità professionali, alcuni erano competenti, altri avevano esperienza e svolgevano quel lavoro da tempo, altri ancora erano davvero efficienti… Tutti si distinguevano in un modo o nell’altro, mentre io non avevo la loro stessa levatura, non ero altrettanto abile e rimanevo sempre un passo indietro rispetto a loro. Così, quando il carico di lavoro si alleggeriva e c’era bisogno di meno persone, naturalmente ero la prima a venire riassegnata. Se avessi avuto ottime capacità professionali e levatura come loro, non sarei stata riassegnata di continuo, ma purtroppo non era così. Perché non ero abile come gli altri? Più ci pensavo, più mi sentivo triste, e ho cominciato a fraintendere Dio.
In seguito, sebbene compissi il mio dovere, non mi sentivo motivata. In ogni cosa mi attenevo alla routine stabilita e mi accontentavo di qualsiasi risultato. Non pensavo a come lavorare in modo più efficiente per ottenere di più. Non facevo del mio meglio per risolvere i problemi che affrontavo. Non sapendo quanto sarei rimasta nel gruppo, lasciavo correre e basta. In quel periodo, mi agitavo molto ogni volta che il capogruppo veniva a parlarmi, pensando che potesse annunciarmi una riassegnazione del mio dovere. Il cuore mi batteva forte, finché non appuravo che si trattava di una normale conversazione di lavoro. Questo succedeva in continuazione, ripetutamente, e rendeva ogni giorno estenuante. Dormivo abbastanza, eppure continuavo ad appisolarmi durante le mie devozioni e non ottenevo illuminazione dalle parole di Dio. Ero consapevole di trovarmi in uno stato sbagliato, così sono accorsa al cospetto di Dio per pregare, ricercare e riflettere sul mio problema. In seguito, ho letto un passo delle parole di Dio che mi ha aiutata a capire me stessa. Dio Onnipotente dice: “Quali sono i vostri principi di comportamento? Dovete comportarvi secondo la vostra collocazione, trovare il posto giusto per voi e svolgere il dovere che vi spetta; solo chi si comporta così è ragionevole. Per fare un esempio, alcuni sono esperti in determinate competenze professionali e hanno una comprensione dei principi, e allora dovrebbero assumersi la responsabilità e compiere le verifiche finali in tale area; altri sanno offrire idee e intuizioni, ispirando gli altri e aiutandoli a svolgere al meglio i loro doveri, e allora dovrebbero fornire idee. Se sai trovare il posto giusto per te e collabori in armonia con fratelli e sorelle, compirai il tuo dovere; è questo che significa comportarti secondo la tua collocazione. All’inizio potresti solo essere in grado di fornire alcune idee, ma se provi a offrire qualcos’altro, però provando e riprovando vedi di non esserne ancora capace; e se poi, quando altri forniscono queste cose, ti senti a disagio e non vuoi ascoltare, hai il cuore addolorato e vincolato, e ti lamenti di Dio e dici che Lui è ingiusto, allora questa è ambizione. Quale indole genera ambizione in una persona? Un’indole arrogante. Stati del genere possono certo sorgere in voi in qualsiasi momento e se non ricercate la verità per risolverli, non avete accesso alla vita e non sapete cambiare a questo proposito, allora il livello di qualificazione e di purezza con cui assolvete il vostro dovere sarà basso, e anche i risultati non saranno molto buoni. Ciò significa che non svolgete in modo soddisfacente il vostro dovere e che Dio non ha ottenuto gloria da voi. Dio ha dato a ciascuno talenti e doni diversi. Alcuni hanno talento in due o tre settori, altri in un settore solo, altri ancora non hanno affatto talento; se saprete affrontare correttamente tali questioni, allora avete ragionevolezza. Una persona che ha ragionevolezza saprà trovare il suo posto, comportarsi secondo tale collocazione e svolgere bene il suo dovere. Una persona che non riesce mai a trovare il suo posto è una persona che ha sempre ambizione. Persegue costantemente il prestigio e il guadagno. Non è mai soddisfatta di ciò che ha. Per ottenere maggiore guadagno, cerca di prendere il più possibile; spera sempre di soddisfare i propri desideri smodati. È convinta che, se possiede doni ed è di buona levatura, allora dovrebbe godere di una maggiore grazia da parte di Dio e che non sia un errore avere desideri smodati. Una persona di questo genere possiede forse ragionevolezza? Non è spudorato avere sempre desideri smodati? Chi possiede coscienza e ragionevolezza riesce ad avvertire questa spudoratezza. Chi comprende la verità non commetterà simili sciocchezze. Se tu speri di svolgere bene e lealmente il tuo dovere per ripagare l’amore di Dio, il tuo non è un desiderio smodato. Questo è in linea con la coscienza e la ragionevolezza della normale umanità, e rende felice Dio. Se davvero desideri svolgere bene il tuo dovere, devi prima trovare la giusta collocazione per te e poi fare ciò che puoi con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le tue forze, dando del tuo meglio. Questo è soddisfacente, e un tale svolgimento del dovere ha una certa dose di purezza. Ecco che cosa dovrebbe fare una vera creatura di Dio” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “I principi che devono guidare il proprio comportamento”). Le parole di Dio mi hanno mostrato che ero abbattuta perché le mie ambizioni e i miei desideri non erano stati soddisfatti. Gli altri non mi ammiravano e non mi apprezzavano e non potevo cambiare le circostanze, così ho frainteso e incolpato Dio, ritenendo che ciò che mi dava non fosse abbastanza. Nel mio dovere mi avevano riassegnata due volte perché il lavoro era rallentato, e forse avrei dovuto affrontare una terza riassegnazione a meno di un mese dal precedente. In quella situazione, mi sentivo la peggiore del gruppo, quella di cui si poteva fare a meno, la mia esistenza mi appariva priva di valore. Non riuscivo ad accettare quella realtà ed ero infelice. Nelle discussioni di lavoro, non volevo sembrare troppo inadeguata, quindi mi sono scervellata, cercando di esprimere alcune opinioni valide e intelligenti, ma i miei suggerimenti sono stati respinti e mi sono sentita completamente umiliata. E vedere quanto le mie capacità fossero inferiori a quelle degli altri mi faceva sentire abbattuta e scontenta. Pensavo di non essere molto abile in nulla perché nel mio dovere venivo continuamente riassegnata; ovunque andassi, pensavo di occupare il gradino più basso e di poter essere riassegnata in qualsiasi momento. Dentro di me, mi paragonavo agli altri. Mi pareva che tutti avessero dei punti di forza ed eccellessero in un determinato ambito, mentre io non ero all’altezza sotto tutti i punti di vista e avevo anche un difetto disastroso: ero lenta in tutto. Riluttante ad affrontare quella realtà, incolpavo Dio di non avermi dato una buona levatura. Mi sentivo abbattuta e trattata ingiustamente, non ero motivata nel mio dovere. In realtà, è Dio che dà a ciascuno doni, forze e levature differenti. Per ognuno è decretato un dovere diverso: dipende tutto dalla sovranità e dalle disposizioni di Dio. Una persona ragionevole ha un cuore che si sottomette. Occupa la sua posizione e ci mette l’impegno. Io invece non mi sottomettevo affatto: non volevo essere l’ultima tra tutti. Perseguivo un posto nel cuore degli altri, il loro rispetto e la loro ammirazione, quando non li ottenevo, diventavo negativa e battevo la fiacca. Ero davvero priva di ragione! Dio non mi ha dotata di grande levatura, ma nemmeno pretendeva molto da me. Voleva solo che trovassi il posto giusto e mettessi tutta me stessa nel mio dovere. Sarebbe bastato che facessi quello che potevo. E invece ero così arrogante e priva di ragione. Non ero brava in nulla e non volevo affrontare la realtà. Nutrivo la sfrenata ambizione ad avere successo da un giorno all’altro e conquistare la stima degli altri. Di conseguenza, senza riuscirci, consumavo molte energie e mi sentivo negativa. Stavo tormentando me stessa.
In seguito, mi sono chiesta: “Perché invidio sempre i doni e i punti di forza degli altri? Perché cerco sempre di conquistare un posto nel cuore delle persone e non voglio essere da meno? Qual è la causa principale di tutto questo?” Ricercando, ho trovato queste parole di Dio: “Per gli anticristi, la reputazione e il prestigio sono la vita, nonché l’obiettivo dell’intera esistenza. In tutto ciò che fanno, la priorità è: ‘Cosa ne sarà del mio prestigio? E della mia reputazione? Fare questa cosa mi darà una buona reputazione? Eleverà il mio prestigio nella mente delle persone?’ Questa è la prima cosa a cui pensano, il che dimostra ampiamente che hanno l’indole e l’essenza degli anticristi; ecco perché considerano le cose in questo modo. Si può dire che, per gli anticristi, la reputazione e il prestigio non sono un requisito aggiuntivo, né tantomeno qualcosa di estraneo a cui potrebbero rinunciare. Fanno parte della natura degli anticristi, sono nelle loro ossa, nel loro sangue, sono innati in loro. Gli anticristi non sono indifferenti al possesso della reputazione e del prestigio; non è questo il loro atteggiamento. Allora qual è? La reputazione e il prestigio sono intimamente legati alla loro vita di tutti i giorni, alla loro condizione quotidiana, a ciò che perseguono ogni giorno. E così, per gli anticristi, la reputazione e il prestigio sono la vita. A prescindere dal modo e dall’ambiente in cui vivono, dal lavoro che fanno, da cosa perseguano, da quali siano i loro fini o la direzione della loro vita, tutto ruota attorno all’avere una buona reputazione e un elevato prestigio. E questo obiettivo non cambia; non riescono mai a mettere da parte tali cose. È questo il vero volto degli anticristi, è questa la loro essenza. […] Se sentono di non possedere reputazione, guadagni o prestigio, se sentono che nessuno li ammira, o li stima, o li segue, allora ne sono molto delusi, ritengono che credere in Dio non abbia senso, nessun valore, e si dicono: ‘Una simile fede in dio non è un fallimento? Non è forse vana?’ Spesso ponderano queste cose nei loro cuori, riflettono su come poter ritagliarsi un posto nella casa di Dio, su come poter acquisire un’elevata reputazione all’interno della chiesa, in modo che gli altri li ascoltino quando parlano, li sostengano quando agiscono e li seguano ovunque essi vadano; in modo da avere l’ultima parola nella chiesa e godere di fama, guadagno e prestigio: si concentrano davvero su queste cose in cuor loro. È questo che simili persone perseguono” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte terza”). Dio rivela che gli anticristi tengono davvero alla fama e al prestigio. In tutto ciò che fanno, pensano al posto che occupano tra gli altri. Fanno della fama e del prestigio la loro vita e l’oggetto della loro ricerca. Se non hanno fama o non godono dell’ammirazione degli altri, si abbattono al punto di perdere ogni interesse per le cose. E io non mi comportavo forse così? Quando nel mio dovere venivo continuamente riassegnata, mi sentivo un accessorio, qualcuno di cui si potesse fare a meno, priva di prestigio, apparentemente senza importanza, e questo mi turbava molto. Quando si discuteva di una questione, non avevo idee valide da apportare e nessuno accettava le opinioni che esprimevo. Sentivo di essere la peggiore del gruppo, di non essere apprezzata o ammirata da nessuno, e la mia presenza sembrava non avere alcun valore. Sono diventata debole e negativa e ho frainteso e incolpato Dio. Ho fatto della fama e del prestigio la mia vita, mi sentivo negativa ed ero svogliata e demotivata quando non li ottenevo. Avevo troppo a cuore queste cose. Le inseguivo sempre perché ero caduta in preda all’influenza di veleni satanici quali “Arriva al successo”, “L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli” e “Gli uomini dovrebbero sempre sforzarsi di essere migliori dei loro contemporanei”. Pensavo che questi fossero gli obiettivi più legittimi della vita e che perseguirli significasse avere un’aspirazione. A scuola mi davo molto da fare. Ero spesso la migliore della classe nei test alla scuola media e al liceo. Ero molto popolare e venivo spesso elogiata da compagni e insegnanti. Ero molto soddisfatta. Dopo essere entrata nella chiesa e aver assunto un dovere, ho continuato a vivere secondo quei veleni satanici e tenevo molto al posto che occupavo nel cuore degli altri, tentavo sempre di guadagnare l’ammirazione della gente. Anche se non ero una capogruppo o un supervisore, dovevo essere qualcuno di importante, che gli altri avrebbero approvato. Quando non ottenevo fama e prestigio e le mie ambizioni non erano soddisfatte, mi lamentavo e provavo malcontento verso la sovranità e le disposizioni Dio. Non osavo dire nulla, ma nel cuore mi opponevo a Dio, diventavo negativa e nel dovere battevo la fiacca. Mi procuravo solo disperazione e tormento vivendo secondo quei veleni satanici, mi schieravo contro Dio, ragionando e contrattando con Lui, persino dubitando della Sua giustizia e opponendomi a Lui inconsciamente. Di quel passo, avrei offeso la Sua indole ed Egli mi avrebbe eliminata. Ho pensato alle parole di Dio: “Le persone devono assicurarsi di non avere ambizioni e di non nutrire sogni inutili, di non cercare fama, guadagno e prestigio e di distinguersi dalla massa. Ancor di più, non devono tentare di essere grandi persone o superuomini, individui superiori agli altri e che si fanno adorare da loro. Questo è il desiderio dell’umanità corrotta, ed è il cammino di Satana; Dio non salva simili persone. Se le persone perseguono ininterrottamente la fama, il guadagno e il prestigio senza pentirsi, allora non c’è cura per loro, e un solo esito: essere eliminate” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Adempiere bene il proprio dovere richiede un’armoniosa cooperazione”). Prima non mi ero mai resa conto di quanto fossero gravi le conseguenze del perseguimento di reputazione e prestigio. Pensavo di non compiere tanto male quanto un anticristo né di intralciare il lavoro della chiesa, pensavo che al massimo mi sarei sentita negativa, debole e turbata, quando non avessi ottenuto l’ammirazione degli altri. Ma poi ho capito che non era affatto così. In superficie, pareva non avessi fatto un gran male, ma ero scontenta della situazione disposta da Dio e mi lamentavo di continuo. Nel mio cuore, stavo osteggiando Dio. Opponevo resistenza a Lui! Ho pensato a una sorella con cui avevo lavorato in passato. All’inizio era entusiasta del suo dovere ed è stata nominata leader, ma poi è stata rimossa e riassegnata e ha perso il prestigio. Era costantemente negativa perché non riusciva a ottenere l’ammirazione degli altri, e alla fine ha tradito Dio e se n’è andata. Chiaramente, è assai pericoloso quando le persone rincorrono sempre fama e prestigio, e una volta che le ambizioni non vengono soddisfatte, diventano negative, fraintendono e incolpano Dio. Oppongono resistenza a Dio o addirittura Lo tradiscono. A quel punto ho capito di essere in uno stato pericoloso. Non volevo continuare a ribellarmi e opporre resistenza a Dio, volevo liberarmi dai vincoli della fama e del prestigio.
Nella mia giornata di devozione, ho letto due passi delle parole di Dio: “Quando Dio richiede alle persone di svolgere bene il loro dovere, non sta chiedendo loro di portare a termine un certo numero di compiti o di realizzare grandi progetti, e nemmeno ha bisogno che compiano grandi imprese. Ciò che Dio vuole è che le persone sappiano fare tutto ciò che possono in maniera concreta e vivano secondo le Sue parole. Dio non ha bisogno che tu sia grande o nobile, né che tu compia miracoli, e nemmeno vuole vedere in te piacevoli sorprese. Non Gli serve nulla di tutto questo. Dio ha solamente bisogno che tu pratichi seriamente secondo le Sue parole. Quando ascolti le parole di Dio, fa’ ciò che hai capito, esegui ciò che hai compreso, ricorda bene ciò che hai sentito e poi, quando arriva il momento di praticare, fallo in conformità alle parole di Dio. Lascia che diventino la tua vita, le tue realtà, ciò che vivi. In tal modo Dio sarà soddisfatto” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Adempiere bene il proprio dovere richiede un’armoniosa cooperazione”). “Se Dio ti ha creato stolto, allora la tua stoltezza ha un significato; se ti ha creato intelligente, allora la tua intelligenza ha un significato. Qualunque talento Dio ti abbia dato, qualsiasi siano i tuoi punti di forza, qualunque sia il tuo quoziente intellettivo, tutto ciò ha per Dio uno scopo. Tutte queste cose sono state predeterminate da Dio. Il ruolo che hai nella tua vita e il dovere che svolgi sono stati stabiliti da Dio molto tempo fa. Alcune persone vedono che gli altri possiedono pregi che loro non hanno e ne sono scontente. Vogliono cambiare le cose imparando di più, vedendo di più ed essendo più scrupolose. Ma c’è un limite a ciò che la loro scrupolosità può ottenere, e non possono superare coloro che hanno doni e competenze. Per quanto tu ti sforzi, è inutile. Dio ha stabilito ciò che sarai e nessuno può fare nulla per cambiarlo. Qualunque cosa tu sia bravo a fare, è in quella che devi impegnarti. Qualunque sia il dovere per il quale sei portato, è quello che dovresti svolgere. Non cercare di forzarti a entrare in ambiti che non rientrano nelle tue competenze e non invidiare gli altri. Ognuno ha la sua funzione. Non pensare di poter fare tutto bene o di essere più perfetto o migliore degli altri, desiderando sempre di sostituirti agli altri e di metterti in mostra. Questa è un’indole corrotta. Ci sono persone che pensano di non saper far bene nulla e di non avere alcuna capacità. Se è il tuo caso, dovresti limitarti a essere una persona che ascolta e si sottomette in modo concreto. Fai quello che puoi e fallo bene, con tutte le tue forze. È sufficiente questo. Dio ne sarà soddisfatto” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “I principi che devono guidare il proprio comportamento”). Dalle parole di Dio, ho capito che la Sua intenzione non è che diventiamo grandi personalità. Egli spera che ci comportiamo e svolgiamo i nostri doveri in base alle nostre posizioni e con i piedi per terra, che ci concentriamo sul praticare le Sue parole, che siamo esseri creati obbedienti. La nostra levatura e le nostre capacità professionali sono tutte stabilite dalla sovranità e dalle disposizioni di Dio. Dovevo imparare ad accettarlo e a sottomettermi, mettendo a frutto tutto ciò che Dio mi aveva dato, in base ai miei punti di forza, facendo del mio meglio. Le mie abilità non erano all’altezza di quelle degli altri, ma non ero incapace di svolgere il lavoro. Poiché la chiesa mi aveva assegnato quel dovere, dovevo dare il massimo con risolutezza e fare tutto ciò che potevo. Nelle discussioni di lavoro, dovevo parlare solo di cose che capivo. Se non avevo comprensione o non conoscevo i princìpi, dovevo ricercare dagli altri e condividere con gli altri, ascoltare le loro idee e imparare dai loro punti di forza per compensare le mie debolezze. A questo pensiero, il mio cuore si è illuminato e avevo un cammino e una direzione di pratica. Ero solita pensare che una riassegnazione fosse qualcosa di cui vergognarmi. Quando succedeva, mi pareva la prova che fossi la peggiore, quindi non riuscivo ad affrontarlo in modo adeguato. Ripensandoci ora, c’era un problema nelle mie prospettive. Dio dà a ciascuno doni, forze e levature differenti, e ha richieste differenti per ognuno. Era vero che le mie capacità non erano così elevate; quindi, quando il gruppo non aveva molto lavoro, la chiesa mi riassegnava nel mio dovere in base ai miei punti di forza. Questo era in linea con i princìpi e giovava al lavoro della chiesa. Avrei dovuto avere un approccio corretto. Inoltre, quando Dio valuta le persone, non Si basa solo sulla loro capacità di svolgere bene un lavoro, ma sul fatto che perseguano la verità, si sottomettano davvero a Lui e siano leali nel loro dovere. Questo pensiero mi ha illuminato il cuore e non mi sono più sentita limitata. Sapevo anche esattamente cosa avrei dovuto perseguire. Ho pregato Dio: “O Dio, grazie per avermi illuminata e aiutata a capire la Tua intenzione. Non so quando sarò riassegnata, ma sono pronta a sottomettermi alla Tua sovranità e alle Tue disposizioni. Ovunque svolgerò il mio dovere, voglio solo dare il massimo e soddisfarTi”.
Dopo aver cambiato mentalità, è cambiato anche il mio stato mentre svolgevo il mio dovere. Ero abituata a pensare sempre di non essere come gli altri, di essere un membro temporaneo del gruppo che poteva essere trasferito in qualsiasi momento. Mi pareva di occupare il gradino più basso e mi sentivo sempre un pesce fuor d’acqua. Fraintendevo Dio, mi sentivo distante da Lui e non mettevo tutta me stessa nel mio dovere. Ma oggi non mi sento più così. Non importa dove o quanto a lungo svolga un dovere: dietro c’è l’intenzione buona di Dio, quindi devo imparare a sottomettermi. Anche se poi dovrò andarmene, in questo momento lavoro ai video e devo fare del mio meglio ogni giorno, mettere il mio cuore nel mio dovere e in ogni situazione che sperimento. Quando svolgevo ancora il mio dovere, spesso pregavo Dio, chiedendoGli di guidarmi a essere più efficiente. Pensavo anche a quali problemi c’erano nel mio lavoro, in modo da poterli riepilogare e correggere rapidamente. Quando non capivo i principi, ricercavo dagli altri e condividevo con gli altri. Svolgere il mio dovere in questo modo mi faceva sentire a mio agio e più vicina a Dio.
Più avanti, durante una riunione, ho letto un passo delle parole di Dio che mi ha davvero commossa. Dio Onnipotente dice: “Cosa si dovrebbe fare in risposta alle disposizioni e alla sovranità di Dio sul proprio destino? (Sottomettersi alle Sue disposizioni e alla Sua mercé.) Innanzitutto, dovresti capire perché il Creatore ha disposto per te questo genere di destino e di ambiente di vita, perché ti fa affrontare e sperimentare certe cose, e perché il tuo destino è quello che è. Su queste basi, dovresti comprendere ciò a cui il tuo cuore anela e ciò di cui ha bisogno, nonché le disposizioni e la sovranità di Dio. Una volta che avrai compreso e conosciuto tutto ciò, non dovresti opporti, né scegliere di testa tua, rifiutare, contraddire o evitare il tuo destino. Naturalmente, non dovresti nemmeno cercare di negoziare con Dio. Dovresti invece sottometterti. Perché? Essendo un essere creato, non puoi orchestrare da solo il tuo destino e non hai sovranità su di esso. Il tuo destino è determinato da Dio. Per quel che riguarda il tuo destino, sei passivo e non hai scelta. L’unica cosa che dovresti fare è sottometterti. Non dovresti scegliere di testa tua sul tuo destino, né evitarlo, né negoziare con Dio, e neppure andare contro il tuo destino o lamentarti. E soprattutto, ovviamente, non dovresti dire cose del tipo: ‘Il destino che Dio ha disposto per me è avverso, miserevole e peggiore di quello degli altri’ oppure ‘Ho un destino avverso e non riesco a godere nemmeno di un briciolo di felicità o prosperità. Dio ha disposto cose brutte per me’. Queste parole sono giudizi e, pronunciandole, stai oltrepassando i limiti della tua posizione. Non sono parole che dovrebbero essere pronunciate da un essere creato e non sono opinioni o atteggiamenti che un essere creato dovrebbe avere. Dovresti invece abbandonare questa serie di interpretazioni, definizioni, punti di vista e tipi di comprensione fallaci in merito al destino. Allo stesso tempo, dovresti saper adottare un atteggiamento e una posizione corretti in modo da sottometterti a tutto ciò che accadrà in quanto parte integrante del destino che Dio ha disposto per te. Non dovresti opporti e, certamente, non dovresti essere depresso e lamentarti del fatto che il Cielo è ingiusto, che Dio ha disposto cose brutte per te e non ti ha fornito il meglio. Gli esseri creati non hanno il diritto di scegliere il proprio destino. Dio non ti ha assegnato questo obbligo né ti ha concesso questo diritto. Pertanto non dovresti cercare di fare delle scelte, di ragionare con Dio o di porGli ulteriori richieste. Dovresti adattarti alle disposizioni di Dio e farvi fronte, qualsiasi esse siano. Dovresti affrontare ogni cosa che Dio ha disposto per te e cercare di sperimentarla e di rendertene conto. Dovresti sottometterti completamente a tutto ciò che Dio ha disposto che tu sperimenti. Dovresti attenerti al destino che Egli ha disposto per te. Anche se qualcosa non ti piace, o ti fa soffrire, anche se minaccia e soffoca la tua integrità e la tua dignità, fintanto che si tratta di qualcosa che dovresti sperimentare, qualcosa che Dio ha orchestrato e disposto per te, dovresti sottometterti, non hai scelta al riguardo. Il proprio destino non può essere negoziato con Dio, poiché è Lui a disporlo e ad avere sovranità su di esso. Pertanto, se le persone sono sagge e possiedono la ragione della normale umanità, non dovrebbero lamentarsi del fatto che il loro destino è avverso o che tal cosa o tal altra non è buona per loro. Non dovrebbero approcciarsi con atteggiamento di depressione al loro dovere, alla loro vita, alla strada che seguono nella loro fede, alle situazioni disposte da Dio o alle Sue richieste solo perché sentono di avere un destino avverso” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (2)”). Riflettere sulle parole di Dio mi ha mostrato più chiaramente come approcciare la Sua sovranità e le Sue disposizioni. Il destino di tutti noi è nelle mani di Dio. Il tipo di famiglia in cui una persona nasce, l’istruzione che riceve, i doni e i punti di forza, quando entrerà nella chiesa e assumerà un dovere, quale dovere svolgerà, tutto viene disposto da Dio e cela la Sua buona intenzione. Prima non avevo mai capito perché venissi sempre trasferita, ma dopo averci riflettuto attentamente ho visto che era proprio ciò di cui avevo bisogno. Senza queste esperienze, non avrei capito la gravità della mia brama di fama e prestigio. Sarei ancora convinta di essere leggermente cambiata, non avrei consapevolezza di quanto fossero radicate in me le filosofie di Satana, del fatto che mi avevano portata a perdere la ragione della normale umanità e a ragionare con Dio, opponendomi a Lui, e non avrei visto che, se avessi continuato a perseguirle, sarei stata eliminata. Sperimentando questo, ho acquisito un po’ di chiarezza sulle mie opinioni fallaci riguardo al perseguimento di fama e prestigio e ho capito che non è la retta via, bensì un modo in cui Satana corrompe e danneggia gli esseri umani. Ho anche imparato che dovrei approcciare adeguatamente la mia levatura, accettare e sottomettermi alla sovranità e alle disposizioni di Dio, saper restare al mio posto e comportarmi come un essere creato dotato di ragione. Non importa se in futuro sarò riassegnata, né quale dovere svolgerò: devo sottomettermi alla sovranità e alle disposizioni di Dio, ricercare la Sua intenzione, adattarmi, sperimentare e immergermi in ogni situazione che Egli predispone per me, sforzandomi di guadagnare qualcosa e di conoscermi meglio.