7. Le parole di Dio sono l’unica lente attraverso cui guardare gli altri

Conosco Silvia da molto tempo e piuttosto bene. Ogni volta che ci incontravamo, mi parlava sempre del suo stato attuale. Diceva di essere sempre sospettosa degli altri, di avere molto a cuore l’opinione che avevano di lei e che sapeva essere molto meschina e analizzava sempre le intenzioni delle persone. Era capace di irritarsi per la minima espressione sul viso di qualcuno, per il suo tono o anche per un’osservazione fatta con leggerezza. Non voleva essere così, ma non poteva farne a meno. Ripeteva spesso di essere profondamente corrotta, infida e priva di umanità, di odiare quanto tenesse alla reputazione e al prestigio, e mentre parlava piangeva. Di fronte al suo rimorso e al suo disgusto per sé stessa, ho pensato che volesse davvero cambiare. Forse aveva un’indole gravemente corrotta. Era il suo tallone d’Achille e cambiare le sarebbe risultato difficile, avrebbe richiesto tempo. Così, ho ritenuto di dover essere comprensiva con lei. Per quanto fossi impegnata con il mio dovere, se voleva chiacchierare mettevo da parte il mio lavoro e l’ascoltavo mentre apriva il suo cuore, e spesso la incoraggiavo, la consolavo e condividevo con lei. Ma quello che non riuscivo a capire era perché, sebbene Silvia sembrasse ragionevole nelle sue condivisioni e conoscesse bene sé stessa, quando gli altri le facevano notare i suoi problemi pensava che la disprezzassero e diventava negativa. Questo accadeva di continuo, non cambiava mai. Inoltre, lei aveva parlato con molte persone di questo problema, si era aperta molte volte e in tanti avevano fatto comunione con lei. Eppure, dopo diversi anni, ancora non mostrava il minimo segno di miglioramento.

Ricordo che una volta un supervisore stava parlando di un problema che avevamo avuto con l’irrigazione dei neofiti, dicendo che non eravamo stati abbastanza premurosi e pazienti con loro e che non avevamo condiviso subito per sostenerli quando non partecipavano agli incontri, una cosa da irresponsabili. Il supervisore lo stava dicendo a tutti gli addetti all’irrigazione, non si rivolgeva a nessuno in particolare. Ma Silvia ha detto che la stava smascherando e le stava facendo perdere la faccia, e così durante la riunione non ha voluto parlare. In un’altra occasione, un fratello stava condividendo in merito al suo stato attuale e ha detto che a volte, quando aveva a che fare con persone di scarsa levaura, non le trattava in modo equo. Ha poi condiviso sulla sua esperienza e su come è migliorato e ha ottenuto accesso. Tuttavia, nel sentirlo, Silvia ha creduto che lui stesse parlando di lei, denigrando la sua levatura e guardandola dall’alto in basso. Da quel momento, è rimasta negativa per molti giorni, ha sviluppato un pregiudizio nei confronti di quel fratello e lo ha evitato e ignorato. Un’altra volta, mentre si parlava di lavoro, il supervisore ha fatto notare a Silvia un piccolo problema relativo al modo in cui irrigava i neofiti, e lei di colpo è scoppiata a piangere ed è corsa via. È tornata solo dopo un bel po’ di tempo e si è seduta in silenzio in disparte, ancora in lacrime, come se avesse subito un grave torto. Quando ho visto l’espressione sul suo volto, non sono riuscita ad acquietare il mio cuore e la riunione ne è stata disturbata. Alla fine, il supervisore non ha avuto altra scelta che confortarla e incoraggiarla, e lei si è finalmente calmata. In seguito, la leader ha condiviso con lei, facendole notare che teneva troppo alla reputazione e al prestigio e che non svolgeva il suo dovere se non era al centro delle attenzioni di tutti. Lei non ha mostrato la minima accettazione: da un lato ha detto che le critiche del supervisore erano parziali e ingiuste, mentre dall’altro ha dichiarato di avere una natura difficile e che voleva cambiare ma non era in grado di farlo. Ha poi aggiunto: “Non potrò mai essere salvata. Perché ho questo tipo di natura? Perché tutti gli altri sono migliori di me e hanno pensieri meno intricati? Perché Dio non mi ha donato una buona natura?” Quando l’ho sentita dire tutto questo, ho pensato: “Che cosa odiosa e irragionevole. Come può dare la colpa a Dio?” Ma poi ho pensato che forse di recente si trovava in cattivo stato e si era espressa così solo perché aveva visto a rischio la sua reputazione e il suo prestigio. Magari, quando il suo stato fosse migliorato, avrebbe smesso di comportarsi in quel modo.

Ma poi ho capito che, con chiunque interagisse, era sempre condizionata dalle espressioni dell’altro: se le pareva che qualcuno fosse freddo con lei o se non le piaceva il suo tono, concludeva che quella persona ce l’aveva con lei. Nell’interagire con lei facevo molta attenzione, temendo sempre di poterla offendere in qualche modo, di portarla a diventare negativa e a ritardare i suoi doveri. Era esasperante cercare di interagire con lei e spesso volevo evitarla. Ma poi mi ricordavo che anch’io ero corrotta e che non dovevo sempre guardare gli altri in modo critico. Dovevo essere premurosa e considerare le loro difficoltà, essere tollerante e compassionevole. Così, mi sono costretta a interagire con lei normalmente e ho fatto del mio meglio per non offenderla.

In seguito, poiché Silvia non accettava affatto la verità, si comportava in modo irragionevole e stava intralciando la chiesa, la leader l’ha rimossa e le ha chiesto di isolarsi e riflettere. Sono rimasta piuttosto sorpresa quando l’ho saputo perché, sebbene Silvia tenesse troppo alla reputazione e al prestigio e spesso sospettava degli altri, era comunque disposta ad aprirsi e a condividere e sembrava ricercare la verità. Quindi perché doveva essere isolata? Solo in un secondo momento, durante una riunione, quando i leader hanno letto le valutazioni su di lei e analizzato il suo comportamento attraverso le parole di Dio, ho acquisito un po’ di discernimento su Silvia. Dio Onnipotente dice: “Nell’agire, le persone irragionevoli e implacabilmente moleste pensano solo ai propri interessi. Fanno di testa propria e i loro discorsi sono pieni di eresie assurde. Sono sorde alla ragione e colme di un’indole maligna. Nessuno osa fraternizzare con loro e nessuno è disposto a condividere con loro sulla verità per paura di attirare su di sé dei disastri. Ci si sente nervosi a parlare con costoro, temendo che, se si dirà una sola parola che non sia di loro gradimento o non conforme ai loro desideri, ne approfitteranno per muovere accuse oltraggiose. Tali persone non sono forse malvagie? Non sono forse dei demoni viventi? Tutti coloro che hanno un’indole malvagia e che sono irragionevoli sono demoni viventi. E quando qualcuno interagisce con un demone vivente può attirare su di sé un disastro con un solo momento di disattenzione. Non sarebbe un problema se questi demoni viventi fossero presenti nella chiesa? (Sì.) Dopo che questi demoni viventi hanno espresso i loro capricci e dato sfogo alla loro rabbia, possono anche parlare per un po’ come esseri umani e scusarsi, ma poi non cambiano. È impossibile prevedere quando il loro umore si inasprirà e faranno di nuovo le bizze, declamando le loro assurde eresie. Il bersaglio della loro rabbia e dei loro sfoghi è diverso ogni volta, così come lo sono l’origine e il contesto dei loro accessi. Qualsiasi cosa può scatenarli. Qualsiasi cosa può farli sentire insoddisfatti e scatenare in loro reazioni scortesi e irragionevoli. Che paura e che fastidio! Queste persone malvagie si comportano come se fossero malate di mente. Possono perdere la testa in qualsiasi momento e nessuno sa di cosa sono capaci. Nutro il massimo odio per simili individui. Ognuno di loro deve essere epurato, devono essere tutti espulsi. Non voglio avere a che fare con loro. Sono confusi nel pensiero e brutali nel temperamento, sono pieni di sciocchezze ed eresie assurde e, quando accade loro qualcosa, si sfogano in modo irruento. […] Non ammettono di avere un problema, scaricando invece le responsabilità sugli altri. Incolpano persino altre persone del proprio comportamento, sostenendo di essere stati maltrattati, come se tutti i loro capricci e i loro problemi irragionevoli fossero causati da qualcun altro e loro non avessero altra scelta che comportarsi in quel modo. Vogliono dare l’idea di agire per autodifesa, come se fosse tutta colpa degli altri. Non appena provano del malcontento, iniziano a sfogare la loro rabbia, a vomitare sciocchezze e a declamare le loro assurde eresie. Si comportano come se la colpa fosse di qualcun altro, come se solo loro fossero buoni e tutti gli altri cattivi. E, a prescindere da quanti capricci facciano e da quante eresie assurde sciorinino, vogliono comunque che gli altri parlino bene di loro. Quando hanno fatto qualcosa di male, non permettono a nessuno di rivelarlo o di incolparli. Se parli male di loro, ti tormenteranno all’infinito e non lasceranno mai cadere la questione. Chi sono costoro? Sono persone irragionevoli, implacabilmente moleste e tutte malvagie(La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori). Non appena qualcuno dice qualcosa che minaccia i loro interessi, costoro parlano in modo irragionevole e fanno scenate. La loro indole è così maligna che gli altri hanno paura di offenderli e di affrontarli. Disturbano gravemente i fratelli e le sorelle e la vita della chiesa. Silvia era sempre stata così. Quando gli altri le facevano notare i suoi problemi, non considerava se quello che dicevano fosse vero o no e non rifletteva, concentrandosi invece sul loro tono e atteggiamento. Se non erano di suo gradimento, perdeva la calma, e o si risentiva e si faceva un’opinione negativa di loro, pensando che ce l’avessero con lei e la sdegnassero, oppure sfogava il suo malcontento piangendo. Questo condizionava gli altri, che dovevano sempre evitarla o accontentarla. Il nostro supervisore metteva in luce i problemi del nostro lavoro di irrigazione per aiutarci a migliorare e a svolgere meglio il nostro dovere, ma Silvia pensava che la prendesse di mira e tirasse fuori i suoi errori passati, così si è fatta un’opinione negativa del supervisore e non faceva che piangere come se le avessero fatto un torto, cosa che ha intralciato l’intera riunione e ha turbato tutti quanti. Quando quel fratello ha condiviso sul proprio stato, dicendo che non sapeva trattare le persone in modo equo, lei ha creduto che la stesse denigrando e disprezzando, così lo ha ignorato e ha persino iniziato a sfogare a gran voce le sue rimostranze. Quindi le persone non osavano affrontarla né offenderla, e potevano parlarle solo in modo delicato, rabbonendola e assecondandola. Solo così avrebbe compiuto il suo dovere. Silvia si comportava così da anni. Si faceva un’opinione negativa di chiunque danneggiasse la sua reputazione e il suo prestigio o minacciasse i suoi interessi. Diceva persino che il motivo per cui era negativa era l’atteggiamento degli altri nei suoi confronti, una distorsione del tutto assurda della verità. Non era forse una di quelle persone irragionevoli che Dio ha smascherato? Solo dopo essermene resa conto ho capito che la diffidenza verso gli altri e l’eccessiva preoccupazione per la reputazione non erano gli unici problemi di Silvia: non accettava affatto la verità ed era una persona molesta e irragionevole. Ho riflettuto: quando ho visto che Silvia discuteva spesso del suo stato, si analizzava durante le riunioni, si apriva sulla sua corruzione e addirittura nel farlo scoppiava in lacrime in preda al rimorso, ho pensato che dovesse avere autentica conoscenza di sé stessa e ricercare la verità. Cosa c’era di sbagliato nella mia comprensione?

In seguito, dopo aver condiviso sulle parole di Dio con i miei fratelli e sorelle, finalmente ho acquisito un po’ di discernimento sulla sua cosiddetta “conoscenza di sé”. “La prima cosa che alcune persone dicono quando condividono la loro conoscenza di sé è: ‘Sono un diavolo, un Satana vivente, una persona che resiste a Dio. Gli disobbedisco e Lo tradisco; sono una vipera, una persona malvagia che dovrebbe essere maledetta’. Questa è forse vera conoscenza di sé? Parlano solo in maniera generica. Perché non forniscono esempi? Perché non sono in grado di portare alla luce del sole le cose vergognose che hanno fatto perché vengano analizzate? Alcuni, privi di discernimento, ascoltano costoro e pensano: ‘Questa sì che è vera conoscenza di sé! Si riconoscono in quanto diavoli, Satana, e arrivano persino a maledire sé stessi: che livello altissimo hanno raggiunto!’ Molte persone, in particolare i nuovi credenti, sono inclini a farsi illudere da questi discorsi. Pensano che chi parla in questo modo sia puro e comprenda le questioni spirituali, che sia qualcuno che ama la verità e che sia qualificato per diventare leader. Tuttavia, dopo aver interagito con costui per un po’, scoprono che non è così, che la persona non è come l’avevano immaginata, anzi, che è estremamente falsa e ingannevole, abile nel travestimento e nel camuffamento, e questo costituisce una grande delusione. Su quali basi possiamo dire che una persona conosce realmente sé stessa? Non si può prendere in considerazione solo quello che dice: la chiave sta nello stabilire se è capace di accettare e mettere in pratica la verità. Coloro che comprendono realmente la verità non solo hanno un’autentica conoscenza di sé stessi ma, cosa più importante, sono in grado di mettere in pratica la verità. Non si limitano a parlare della loro vera comprensione: sono anche capaci di fare davvero ciò che dicono; vale a dire che le loro parole e le loro azioni sono completamente allineate. Se ciò che dicono sembra coerente e condivisibile, ma non lo fanno, non lo vivono, allora queste persone sono diventate farisei, ipocriti e di certo non conoscono realmente sé stesse. Numerose persone sembrano molto coerenti quando condividono sulla verità, ma non si rendono conto di quando manifestano un’indole corrotta. Queste sono forse persone che conoscono sé stesse? Se le persone non conoscono sé stesse, sono forse persone che comprendono la verità? Tutti coloro che non conoscono sé stessi sono persone che non comprendono la verità, e tutti coloro che pronunciano vuote parole di conoscenza di sé stessi hanno una falsa spiritualità, sono dei bugiardi. Alcune persone sembrano molto coerenti quando pronunciano parole di dottrina, ma lo stato del loro spirito è di insensibilità e ottusità, non sono recettive e non rispondono ad alcuna questione. Si può dire che sono insensibili ma a volte, quando le si ascolta parlare, i loro spiriti sembrano piuttosto acuti. Per esempio, subito dopo un avvenimento, sono in grado di manifestare immediatamente conoscenza di sé: ‘Poco fa si è manifestata in me un’idea. Ci ho riflettuto su e ho capito che era un’astuzia, che stavo ingannando Dio’. Alcuni, privi di discernimento, provano invidia quando sentono queste parole e dicono: ‘Questa persona si rende subito conto di quando manifesta corruzione, ed è anche in grado di aprirsi e di parlarne in comunione. È così veloce a reagire, ha uno spirito acuto, è molto migliore di noi. Si tratta davvero di una persona che persegue la verità’. Questo è forse un modo accurato di valutare le persone? (No.) Su cosa dunque si dovrebbe basare la valutazione del fatto che le persone conoscano veramente sé stesse? Non soltanto su quello che esce dalle loro bocche. Bisogna anche guardare a ciò che si manifesta realmente in loro, e il metodo più semplice è vedere se siano o meno in grado di mettere in pratica la verità: questo è l’aspetto cruciale. La loro capacità di mettere in pratica la verità dimostra che conoscono veramente sé stesse, perché chi conosce veramente sé stesso manifesta pentimento, e solo quando le persone manifestano pentimento conoscono veramente sé stesse(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo la conoscenza di sé è di aiuto nel perseguire la verità”). Attraverso la lettura delle parole di Dio, ho imparato che chi conosce veramente sé stesso sa accettare la verità, provare vergogna dopo aver manifestato corruzione e poi pentirsi e trasformarsi veramente. Altri, al contrario, dicono tutte le parole giuste, definendo sé stessi demoni o Satana, come se avessero una profonda conoscenza di sé, ma quando vengono potati non lo accettano affatto e non riflettono, e addirittura si discolpano ripetutamente con argomentazioni pretestuose. Per quanta conoscenza di sé queste persone sembrino possedere, è solamente un trucco. Ho pensato a come Silvia parlasse sempre con gli altri del suo stato, dicendo che teneva troppo alla reputazione ed era condizionata dagli atteggiamenti delle persone. Ammetteva anche di essere infida e sospettosa degli altri. In apparenza, dava l’idea di essere alquanto diretta e schietta, capace di individuare la propria corruzione e di riflettere su sé stessa, e a volte addirittura piangeva mentre parlava. Il suo pentimento e il suo disprezzo di sé sembravano autentici. Così, mi sono convinta che ricercasse la verità. Ma, nonostante parlasse di quei comportamenti da anni, non sembrava mai cambiare. Solo attraverso la rivelazione delle parole di Dio ho visto che la sua cosiddetta conoscenza di sé era solo finzione; non accettava realmente la verità e non rifletteva sulla propria corruzione. Spesso applicava a sé stessa varie affermazioni profonde, ma vuote, dicendo che aveva una scarsa umanità, era infida, maligna, un anticristo, e che avrebbe dovuto finire all’inferno. Sembrava che avesse una profonda conoscenza di sé ma, quando gli altri le facevano notare i suoi problemi o la potavano e la trattvano, non lo accettava minimamente; anzi, si dimostrava addirittura ostile, risentita, molesta e irragionevole. Scoppiava in lacrime e controbatteva su ciò che era giusto e cosa no, disturbando gli altri tanto da impedire loro di riunirsi e compiere il loro dovere normalmente. Perturbava gravemente la vita e il lavoro della chiesa. In passato, non capivo la verità ed ero priva di discernimento, così mi sono lasciata ingannare dal suo comportamento esteriore e ho persino creduto che ricercasse la verità. Quanto ero confusa e sciocca! Solo dopo mi sono resa conto che Silvia non parlava del suo stato con gli altri perché ricercasse la verità al fine di risolvere i suoi problemi e correggere il suo stato, ma solo perché voleva qualcuno con cui sfogare le sue lamentele, qualcuno che la confortasse e alleviasse le sue sofferenze. Per quante fossero le persone con cui si apriva, comunque non faceva che creare disturbo. Se non fosse stata rimossa e il suo stato non fosse stato analizzato, non avrei acquisito discernimento su di lei. L’avrei trattata come una sorella, con tolleranza e pazienza, e forse sarei stata anche ingannata da lei senza rendermene conto. È stato allora che mi sono accorta di quanto sia importante valutare le persone in base alle parole di Dio!

In seguito, ho letto un passo delle parole di Dio che mi ha permesso di discernere le intenzioni di Silvia e le tattiche che usava per ingannare. Dio Onnipotente dice: “Come si può distinguere se una persona ami o meno la verità? Da un lato, si deve guardare se questa persona sia capace di arrivare a conoscere sé stessa in base alla parola di Dio, se sa riflettere su di sé e provare autentico rimorso; dall’altro, si deve guardare se sia in grado di accettare e praticare la verità. Se la accetta e la mette in pratica, allora è una persona capace di amare la verità e obbedire all’opera di Dio. Se si limita a riconoscere la verità, ma non la accetta né la pratica mai, come dicono alcuni: ‘Comprendo tutta la verità, ma non so metterla in pratica’, questo dimostra che non è una persona che ama la verità. Alcuni ammettono che la parola di Dio è la verità e di possedere un’indole corrotta, e dichiarano anche di essere intenzionati a pentirsi e a cambiare completamente, ma a queste affermazioni non fa seguito alcun cambiamento. Le loro parole e azioni restano immutate. Quando parlano di conoscere sé stessi, è come se raccontassero una barzelletta o gridassero uno slogan. Non riflettono né arrivano a conoscere sé stessi nel profondo del loro cuore e, cosa più importante, non hanno alcun atteggiamento di rimorso. Men che meno si stanno aprendo sulla loro corruzione in modo semplice allo scopo di riflettere veramente su sé stessi, ma piuttosto stanno fingendo di conoscere sé stessi sbrigandosela senza convinzione. Non sono persone che conoscono davvero sé stesse, né che accettano la verità. Quando parlano di conoscere sé stesse, se la stanno solo sbrigando; si stanno impegnando in finzioni, frodi e falsa spiritualità. Alcune persone sono ingannevoli e, quando vedono che gli altri condividono sulla propria conoscenza di sé, pensano: ‘Tutti gli altri si aprono e analizzano la loro falsità. Se io non dico nulla, penseranno che non conosca me stesso, quindi dovrò attenermi meccanicamente a ciò che va fatto’. Dopo di che, descrivono la loro falsità come estremamente grave, illustrandola in modo teatrale, e danno l’impressione di possedere una profondissima conoscenza di sé. Tutti quelli che le ascoltano si convincono che esse conoscono veramente sé stesse e, quindi, le guardano con invidia, facendole, di conseguenza, sentire glorificate, come se si fossero appena adornate di un’aureola. Questa maniera di conoscere sé stesse, ottenuta facendo le cose meccanicamente, insieme alla loro simulazione e al loro imbroglio, inganna completamente gli altri. Può la loro coscienza essere tranquilla quando si comportano così? Non è solamente un inganno sfacciato? Se le persone non dicono altro che parole vuote in merito alla conoscenza di sé, allora non importa quanto possa sembrare buona o nobile tale conoscenza: esse continueranno comunque a rivelare un’indole corrotta, proprio come facevano prima, senza cambiare affatto. Questa non è vera conoscenza di sé. Se le persone sanno deliberatamente fingere e ingannare in questo modo, ciò dimostra che non accettano affatto la verità e che sono identiche ai miscredenti. Il loro parlare in questo modo della conoscenza che hanno di sé non è altro che seguire la tendenza e dire tutto ciò che gli altri si aspettano. La loro conoscenza e analisi di sé non è forse ingannevole? Si tratta forse di autentica conoscenza di sé? Assolutamente no. Questo perché non si stanno aprendo e non stanno analizzando sé stesse con il cuore, ma si limitano a parlare un po’ della conoscenza di sé in maniera falsa e ingannevole al solo scopo di sbrigarsela. Cosa ancor più grave, per indurre gli altri ad ammirarle e invidiarle, quando parlano della conoscenza di sé, esagerano deliberatamente per far apparire i loro problemi più gravi, a riprova del fatto che la loro apertura è contaminata da secondi fini e obiettivi personali. Quando persone del genere si comportano così, non si sentono in colpa, la coscienza non le rimorde dopo che hanno usato finzioni e imbrogli, non provano nulla dopo essersi ribellate a Dio e averLo ingannato, e non pregano Dio per ammettere i propri errori. Persone simili non sono forse insensibili? Se non si sentono in colpa, possono mai provare rimorso? Una persona che non prova autentico rimorso può rinunciare alla carne e praticare la verità? Può mai pentirsi? Certamente no. Senza nemmeno il desiderio di pentirsi, non è assurdo parlare di conoscenza di sé? Non è solo finzione e imbroglio?(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo la conoscenza di sé è di aiuto nel perseguire la verità”). Le piaceva parlare del suo stato con gli altri e usava le parole di Dio per riflettere su sé stessa durante le riunioni. Si descriveva nei termini più solenni. In apparenza aveva una profonda conoscenza di sé e nutriva verso sé stessa un odio e un rimorso estremi, ma era tutta solamente una messa in scena per ingannare gli altri e far loro credere che accettasse la verità e conoscesse sé stessa. La sua cosiddetta conoscenza di sé era il suo modo di ingannare e raggirare gli altri, di persuaderli che si stesse mettendo coraggiosamente a nudo, in modo che non solo non acquisissero discernimento su di lei ma che la rispettassero molto. Inoltre, ogni volta che manifestava corruzione, Silvia si appellava alla rivelazione di Dio sugli anticristi per descrivere sé stessa, dicendo che perseguiva la reputazione e il prestigio, che stava percorrendo il cammino di un anticristo, che la brama di prestigio governava la sua vita e che, se non si fosse pentita, quella brama l’avrebbe uccisa. Ma, non appena una situazione minacciava la sua reputazione e il suo prestigio, tornava alle sue vecchie abitudini, e così, nonostante condividesse da anni sul suo stato, non era minimamene cambiata. I leader le avevano fatto notare i suoi problemi e avevano condiviso con lei molte volte, ma lei li ignorava e non cambiava affatto. Anzi, si opponeva, controbatteva senza sosta e avanzava argomentazioni pretestuose. Quando vedeva che gli altri erano in grado di mettere da parte il proprio ego e ricercare la verità, non imparava dai loro punti di forza, pensando invece che avessero semplicemente un’innata buona natura e che lei non sapesse praticare la verità e fosse sempre sospettosa delle persone perché Dio non l’aveva dotata di una buona natura. Non disprezzava la propria indole satanica e incolpava invece Dio, rimproverandoLo e sostenendo che fosse ingiusto. Questo dimostrava che Silvia aveva l’essenza di un demone ed era incredibilmente assurda e irragionevole. Se non fosse stato per la rivelazione delle parole di Dio, l’avrei considerata una persona che ricercava la verità.

In seguito, durante una riunione, mi sono imbattuta in questo passo delle parole di Dio. “Soltanto coloro che amano la verità appartengono alla casa di Dio; soltanto loro sono veri fratelli e sorelle. Pensi che tutti coloro che partecipano spesso alle assemblee siano fratelli e sorelle? Non necessariamente. Quali persone non sono fratelli e sorelle? (Coloro che provano disgusto nei confronti della verità, che non la accettano.) Tutti coloro che non accettano la verità e ne sono disgustati sono persone malvagie, prive di coscienza e ragione. Nessuno di loro è tra quelli che Dio salva. Sono persone prive di umanità, negligenti nel loro lavoro e sfrenate nella loro condotta. Vivono secondo filosofie sataniche, adottano manovre subdole e sfruttano, lusingano e ingannano gli altri. Non accettano minimamente la verità e si sono infiltrate nella casa di Dio al solo scopo di ottenere benedizioni. Perché le definiamo miscredenti? Perché provano disgusto per la verità e non l’accettano. Non appena qualcuno condivide la verità, perdono interesse, ne sono disgustate, non sopportano di sentirne parlare, la ritengono noiosa e non riescono a stare sedute. Sono chiaramente miscredenti e non credenti. E, qualunque cosa tu faccia, non devi considerarle fratelli e sorelle. […] Se non sono interessate alla verità, come possono metterla in pratica? Secondo che cosa vivono? Senza dubbio vivono secondo le filosofie di Satana, sono sempre astuti e furbi, non conducono una vita da normali esseri umani. Non pregano mai Dio né cercano la verità, ma gestiscono tutto attraverso trucchi, tattiche e filosofie di vita umani, cosa che rende la loro esistenza dolorosa ed estenuante. […] Quelli che non amano la verità non credono realmente in Dio. Quelli che non riescono minimamente ad accettare la verità non possono essere definiti fratelli e sorelle. Soltanto coloro che amano la verità e sanno accettarla sono fratelli e sorelle. Ora, chi sono quelli che non amano la verità? Sono tutti non credenti. Quelli che non accettano affatto la verità ne sono disgustati e l’hanno abbandonata. Più precisamente, sono tutti non credenti che si sono infiltrati nella chiesa. Se sono capaci di ogni tipo di male e se perturbano e intralciano il lavoro della chiesa, allora sono i servitori di Satana. Dovrebbero essere rimossi e scacciati. Non possono essere trattati come fratelli e sorelle. Chi dimostra amore nei loro confronti è estremamente sciocco e ignorante(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Attraverso le parole di Dio, ho capito che i veri fratelli e sorelle sono quelli che amano la verità e sanno accettarla. Si spendono realmente per Dio e possiedono testimonianza di praticare la verità. Magari non possono parlare di una profonda conoscenza di sé, ma amano la verità e mettono in pratica tutte le parole di Dio che comprendono. A volte possono commettere trasgressioni, rivelare corruzione e diventare negativi ma, poiché ricercano la verità, quando vengono potati e trattati o quando affrontano un fallimento, sanno accettarlo da Dio, ricercare la verità e riflettere su sé stessi. Quando riconoscono i loro problemi, sanno lentamente correggerli e migliorare. Solo queste persone sono veri fratelli e sorelle. Per quanto riguarda coloro che non accettano e addirittura disprezzano la verità, non possono essere chiamati fratelli e sorelle. Se hanno scarsa umanità e compiono ogni tipo di male, intralciando il lavoro della chiesa, sono malfattori e anticristi e ancora meno degni di essere definiti fratelli o sorelle. Anche se rimangono nella chiesa, sono solo falsi credenti che si sono infiltrati nella casa di Dio. Non importa quanto a lungo credano: alla fine saranno smascherati e scacciati da Dio. In apparenza, Silvia non aveva commesso un grave male, ma tutto ciò che faceva perturbava i pensieri degli altri e li ostacolava nei loro doveri, e si comportava così da sempre. Per quanto gli altri condividessero con lei e la sostenessero, lei non cambiava mai minimamente, e addirittura discuteva, controbatteva e si comportava in modo irragionevole. Questo dimostrava che non accettava affatto la verità e ne era disgustata per natura. Silvia appartiene alla progenie del diavolo e non è una nostra sorella. In passato, non capivo questo aspetto della verità e mancavo di discernimento. Pensavo che, purché una persona credesse in Dio e Ne riconoscesse il nome, andasse trattata come un fratello o una sorella. E così le riservavo comprensione e tolleranza cieche, mostrando scioccamente gentilezza e sostegno senza alcun discernimento. Di conseguenza, molti dei miei sforzi sono stati vani. Quanto ero sciocca e confusa!

Ora che Silvia è stata isolata, ho visto quanto Dio sia giusto. Chi non ricerca la verità e agisce in modo irragionevole non può trovare posto nella chiesa, e alla fine Dio lo smaschererà. Ho anche capito le buone intenzioni di Dio: Dio predispone delle situazioni perché ne tragga un insegnamento. Devo iniziare a coglierle. In futuro, devo investire più tempo ed energia nella verità e valutare le cose e agire attraverso la lente delle parole di Dio.

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