3. Risvegliarsi dal perseguimento delle benedizioni

di Anjing, Cina

Nel 1994, mia madre credeva nel Signore Gesù. Nel giro di tre mesi, la sua malattia coronarica si è risolta, e questo mi ha dimostrato l’onnipotenza di Dio e la Sua benedizione. Ho pensato che, fintanto che avessi creduto in Dio con serietà, Egli avrebbe protetto la nostra famiglia e ci avrebbe risparmiato malattie e calamità. E così ho seguito mia madre nel credere nel Signore. Da allora ho partecipato attivamente alle riunioni, e ho visto le benedizioni del Signore anche nelle mie attività commerciali; ero estremamente grata.

Il 1° giugno 2002, ho sentito il Vangelo dell’arrivo del Signore Gesù e ho appreso che Dio era tornato nella carne per compiere un’ultima volta l’opera di salvezza delle persone. Ho pensato che ero davvero benedetta e che dovevo cogliere quell’ultima opportunità e fare diligentemente il mio dovere. Quel novembre, ho abbandonato la mia attività nel campo del legname e dedicato tutto il tempo a svolgere il mio dovere. Pensavo tra me e me: “Fintanto che crederò sinceramente in Dio e che mi darò da fare e mi spenderò per Lui, Egli mi benedirà e garantirà che tutto vada bene”. Pertanto, mi adoperavo nella chiesa dall’alba al tramonto, mi piaceva sempre e non mi stancavo mai. Nel 2012, ho portato mio figlio nella casa di Dio. In seguito, ha iniziato a svolgere il suo dovere insieme a me nella chiesa. Mi dicevo che, poiché in quegli anni io e mio figlio abbiamo rinunciato a tutto e dedicato tutto il nostro tempo a spenderci per Dio, avremmo certamente ottenuto la protezione e le benedizioni di Dio. Ma, proprio quando mi stavo spendendo con fervore per ricevere maggiori benedizioni, un episodio improvviso ha infranto il mio sogno di riceverle.

Poco dopo le 18 del 17 ottobre 2020, mio figlio mi ha telefonato e mi ha detto con voce grave: “Mamma, sono malato, vieni subito!” In quel momento non ci ho creduto e gli ho detto: “Quando ti ho visto a mezzogiorno sembravi stare bene; sono trascorse solo poche ore, come hai potuto ammalarti all’improvviso?” Lui ha risposto con impazienza: “Mamma, è una malattia molto grave! Vieni subito!” Ho subito preso un taxi per andare da lui. Appena sono entrata nella stanza, mio figlio mi ha detto: “Mamma, non riesco a stare in piedi. Non ho sensibilità nella parte inferiore del corpo”. Vedere che non riusciva a muoversi mi ha completamente annebbiato la mente. Suo fratello minore, che era accanto a lui, ha detto concitato: “Dobbiamo portarlo subito all’ospedale!” Allora sono tornata in me e con suo fratello lo abbiamo sorretto e ci siamo avviati alle scale, ma mio figlio aveva le gambe molli come gelatina e non riusciva a muovere un passo. Non potevamo fare nulla, così abbiamo chiamato il 118 e lo abbiamo fatto portare in ospedale. Il medico ha detto: “Sono i sintomi della sindrome di Guillain-Barré, non è una malattia facile da curare. Non molto tempo fa è stata diagnosticata a un’infermiera del nostro ospedale. Ha speso 60 o 70 mila yuan ma non è guarita; è morta comunque”. È stato uno shock totale, e di colpo ho sentito le gambe cedere. Ero estremamente nervosa e pensavo: “Come ha potuto mio figlio contrarre improvvisamente una malattia così terribile? Ce ne siamo andati di casa e siamo venuti qui per svolgere i nostri doveri; come è potuta accadere una cosa del genere? Perché Dio non ci ha protetti?” Non osavo crederci. Il medico ci ha detto di andare subito in un ospedale di provincia, perché lì ci sarebbero state maggiori possibilità di curare la malattia. Un raggio di speranza mi ha illuminato il cuore. Ma, quando sono tornata nella stanza d’ospedale di mio figlio e l’ho visto steso lì, mi si è stretto il cuore. Ora, tutto ciò che avevo erano 20 mila yuan; non bastavano per curarlo! Non ho potuto fare a meno di incolpare Dio: svolgevo il mio dovere lontano da casa da così tanti anni. Non avevo mai detto “no” a nessun dovere che la chiesa mi assegnasse. Mi ero spesa in quel modo; come aveva potuto Dio permettere che a mio figlio accadesse ciò? Mi rigiravo nel letto senza riuscire a dormire. Nella mia mente, pensavo senza sosta: “Dio non lascerà morire mio figlio, vero? Forse questa è una prova da parte Sua ed Egli sta testando la nostra fede? O magari mio figlio starà bene quando sorgerà il sole?” Sono rimasta sveglia tutta la notte con la mente che correva in questo modo, fino al giorno dopo, quando ho subito lasciato il mio dovere e portato mio figlio all’ospedale provinciale. Dopo aver esaminato le sue condizioni, il medico di turno mi ha detto: “In apparenza i sintomi sembrano quelli della sindrome di Guillain-Barré, ma dobbiamo aspettare il giorno successivo alla diagnosi per iniziare la terapia farmacologica. Deve prestare molta attenzione stanotte; è facile che muoia, se gli si blocca il respiro”. Ero attonita. Davvero mio figlio non sarebbe riuscito a sfuggire alla morte? Avevo davvero paura che non avrebbe superato la notte. Più pensavo, più ero spaventata, e ho subito pregato Dio in silenzio: “Dio, Ti prego, salva mio figlio. Tu sei onnipotente, e basta un Tuo gesto per risparmiargli di morire. Dio, non Ti chiedo nient’altro se non di proteggere mio figlio e di lasciarlo vivere…” Dopo aver pregato, avevo il cuore leggermente più calmo. Quella notte ho pregato Dio senza sosta e non ho staccato gli occhi da mio figlio. Ogni volta che lo sentivo ansimare pesantemente, subito lo svegliavo. Temevo che soffocasse. Al mattino del terzo giorno, gli è stata diagnosticata una mielite trasversa acuta. Il primario ha detto: “Se non muore, è facile che diventi paraplegico o che entri in uno stato vegetativo”. Queste parole mi hanno portata sull’orlo di una crisi. Ho pensato tra me e me: “Se diventasse paraplegico o un vegetale, il resto della sua vita non sarebbe praticamente finito?” Poi, il medico incaricato mi ha detto che la terapia ormonale sarebbe stata molto rischiosa e mi ha fatto firmare un modulo di consenso informato. In quel momento, ho sentito la mano come tremare. Se lo avessi firmato, temevo che il farmaco avrebbe provocato effetti collaterali e che il resto della vita di mio figlio sarebbe stato finito. Se però non avessi firmato, sarebbe stato come rinunciare a curare la malattia e aspettare che lui morisse. In quel momento ero un po’ titubante, e pensavo: “Dio è onnipotente ed è tutto nelle Sue mani, anche la malattia di mio figlio. Dovrei calmarmi e affidare tutto questo a Dio”. E così ho firmato il modulo. A mio figlio è stata somministrata la terapia ormonale e il secondo giorno ha riacquistato un po’ di sensibilità alle gambe e ai piedi, mentre il terzo è anche riuscito a muoversi un po’. Sopraffatta dall’emozione, ho ringraziato ripetutamente Dio nel mio cuore. Ma è accaduto qualcosa che non mi aspettavo: la mattina del quarto giorno, stavo passando il mio telefono a mio figlio, quando di colpo lui ha perso tutta la forza alla mano e il telefono è caduto sul letto con un tonfo. Al vederlo, mi sono bloccata: cosa stava succedendo? Perché la situazione si era improvvisamente aggravata? Ho subito chiamato il medico, che ha detto: “Questo virus paralizza qualsiasi parte del corpo invada. Ora ha invaso gli arti superiori e, se si sposta un po’ più in alto, invaderà il cervello. Se va avanti così, suo figlio potrebbe benissimo entrare in uno stato vegetativo. Deve essere preparata all’eventualità”. A queste parole, è stato come se mi fosse esplosa una bomba nella testa. Mi sono detta: “Se diventasse un vegetale, non sarebbe come se fosse morto?” Terrorizzata, ho subito pregato Dio in silenzio: “Dio, mio figlio è ancora così giovane. In questi ultimi anni ha sempre fatto il suo dovere nella chiesa. Ti prego di proteggerlo. Lo metto nelle Tue mani; decidi Tu se vivrà o morirà”.

In seguito, mio figlio è scampato al rischio di morire, e hanno impedito al virus di invadergli il cervello. Ho visto una speranza e piangendo ho offerto la mia gratitudine a Dio in preghiera. Dopo che è andata avanti così per due setimane, il medico ci ha suggerito di trasferirci in un centro di riabilitazione perché mio figlio recuperasse la funzionalità fisica. Quando siamo arrivati al centro di riabilitazione, il medico ha detto: “La finestra di tempo migliore per riprendersi da questa malattia è entro i primi tre mesi. Data la gravità della malattia di suo figlio, le probabilità che torni a reggersi in piedi sono scarse. Se non sarà in grado di alzarsi in piedi entro i prossimi tre mesi, non lo farà mai più”. Un giorno ho accompagnato mio figlio alla sua seduta di riabilitazione e, quando l’ho visto giacere paralizzato sul letto con l’ansia sul volto, dentro di me mi sono sentita ancora peggio. Mi sono detta: “Ho creduto in Dio con così tanta gioia e la mia unica speranza è stata che Lui potesse proteggere me e mio figlio. Non avrei mai pensato che mio figlio sarebbe improvvisamente crollato e non sarebbe stato in grado di muoversi, e ora non si sa nemmeno se riuscirà mai a rialzarsi in piedi. Quando finirà tutto questo?” Mi è tornato in mente qualcosa dettomi da una sorella: “Non è un caso che tuo figlio abbia contratto all’improvviso una malattia così grave. A volte, Dio usa una certa circostanza per purificare l’indole corrotta che abbiamo dentro”. Ho pensato a quale potesse essere l’intenzione esatta di Dio, poi ho preso il mio telefono e ho letto un passo delle parole di Dio: “In così tanti credono in Me solo perché li guarisca. In così tanti credono in Me solo perché usi i Miei poteri per scacciare gli spiriti impuri dai loro corpi, e in così tanti credono in Me semplicemente per ricevere da Me pace e gioia. In così tanti credono in Me soltanto per chiederMi più ricchezze materiali. In così tanti credono in Me soltanto per trascorrere questa vita in pace e per essere sani e salvi nel mondo che verrà. In così tanti credono in Me per evitare le sofferenze dell’inferno e per ricevere le benedizioni del cielo. In così tanti credono in Me solamente per un conforto temporaneo e non cercano di guadagnare alcunché nel mondo che verrà. Quando riversai la Mia furia sull’uomo e gli sottrassi tutta la gioia e la pace che un tempo egli possedeva, l’uomo divenne dubbioso. Quando diedi all’uomo la sofferenza dell’inferno e rivendicai le benedizioni del cielo, la vergogna dell’uomo si mutò in rabbia. Quando l’uomo Mi chiese di guarirlo, Io non gli diedi retta e provai avversione nei suoi confronti; l’uomo si allontanò da Me per cercare invece la via della medicina malvagia e della stregoneria. Quando portai via tutto quello che l’uomo Mi aveva richiesto, tutti sparirono senza lasciare traccia. Di conseguenza, dico che l’uomo ha fede in Me perché Io dono troppa grazia e c’è fin troppo da guadagnare(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Che cosa sai della fede?”). Ogni parola di Dio mi ha riecheggiato nel cuore. Egli ha esposto che gli individui hanno opinioni errate nella loro fede in Dio, che tutti nutrono intenzioni e scopi personali. Avanzano richieste e pretese a Dio per ottenere da Lui grazia e benefici. Io ero proprio quel tipo di persona. All’inizio ho visto che, dopo che mia madre ha iniziato a credere nel Signore, la sua grave malattia coronarica si è risolta. Solo dopo aver visto con i miei occhi le benedizioni di Dio, ho iniziato a credere in Lui e a fare rinunce e a spendermi per Lui. Volevo inoltre che Dio mi proteggesse, mi tenesse al sicuro e garantisse che tutto andasse bene. Che si trattasse di una malattia, di una calamità o di qualsiasi difficoltà io incontrassi, invocavo sempre il Suo aiuto. Avevo trattato Dio come un rifugio. Dopo aver accettato l’opera di Dio degli ultimi giorni, ero ancora più disposta a darmi da fare e a spendermi per Lui, convinta che perseguendo in quel modo avrei certamente ricevuto da Lui maggiori benedizioni. Ma quando mio figlio ha contratto quella grave malattia e ha rischiato la paralisi, se non addirittura la morte, non ho saputo accettarlo e mi sono lamentata di Dio, ho ragionato con Lui e ho tenuto i conti con Lui. Ho calcolato quanto mi ero spesa in passato e me ne sono servita come capitale per chiedere a Dio di guarire mio figlio dalla malattia, dando per scontato che l’avrebbe fatto. Ero proprio come quelle persone religiose che si considerano dei bambini nelle mani di Dio; consideravo Dio come un Dio che rispondeva a ogni supplica della gente e che concedeva solo grazia e benedizioni. Fintanto che Gli chiedevo qualcosa, Lui doveva soddisfarmi. Anche se seguivo Dio Onnipotente, il mio modo di credere non era forse lo stesso di quelle persone religiose? Come nell’Età della Grazia, quando il Signore Gesù sfamò quelle cinquemila persone con cinque pani e due pesci. Quelle persone volevano solo ricevere benefici da Dio. Non conoscevano Dio e non furono mai interessate alle verità che Egli esprimeva o all’opera che compiva. Dio non Si curò di loro, soddisfacendo solo i loro bisogni della carne e non compiendo in loro alcuna opera di salvezza. L’opera che Dio compie negli ultimi giorni non è quella di guarire i malati e di scacciare i demoni, bensì di esprimere le verità per giudicare e purificare le persone, portandole a liberarsi della loro corruzione e a ricevere la salvezza da Dio. Io, invece, per tutti quegli anni avevo creduto in Dio solo per ottenere benedizioni e benefici. Quel tipo di perseguimento era in contrasto con l’opera di Dio, quindi come potevo essere salvata? In quel momento ho capito che la malattia di mio figlio era stata permessa da Dio e che era volta ad aiutarmi a cercare la verità e a entrarvi. Ma io non capivo l’opera di Dio e non ricercavo le Sue intenzioni per acquisire la verità; volevo solo che Lui proteggesse e benedicesse mio figlio per guarirlo dalla malattia il prima possibile. Ero come quelle persone religiose che cercano il pane per soddisfare la fame; la mia essenza era quella di una miscredente! Non potevo più avanzare a Dio pretese irragionevoli. Comunque fosse evoluta la situazione di mio figlio, ero disposta a sottomettermi e a sperimentare l’opera di Dio.

Nel periodo seguente, mio figlio doveva fare ogni giorno sei tipi di esercizi di riabilitazione. Ogni volta, alla fine di ognuno sudava copiosamente. Dopo circa due settimane, ha riacquistato la sensibilità alle braccia e alle gambe. Vedevo la luce alla fine del tunnel e ogni giorno speravo che avvenisse un miracolo, che un giorno mio figlio potesse tornare a stare in piedi. Ma le cose non sono andate come immaginavo.

Un giorno ero con lui durante la ribilitazione e lui si è defecato nei pantaloni. In quel momento, vedere una scena del genere mi ha estremamente turbata. Mio figlio non era più in pericolo di vita, ma portava ancora tutti i giorni il sacchetto urinario e il pannolone. Vivere così era troppo doloroso! Aveva appena passato i 30 anni, era ancora così giovane; come avrebbe potuto in futuro continuare in quel modo? Ho sentito un po’ di sconforto nel cuore, così mi sono presentata davanti a Dio e L’ho pregato in silenzio: “Dio! Se mio figlio non è in grado di badare a sé stesso, come potrà cavarsela in futuro? Dio, io credo nel Tuo potere. Se mio figlio potrà di nuovo alzarsi in piedi, assolutamente lavorerò di più e farò il mio dovere con diligenza”. Mi sono resa conto che tale preghiera non era conforme alla volontà di Dio, così ho riflettuto su me stessa. Avevo detto che ero disposta a sottomettermi alle orchestrazioni e alle disposizioni di Dio; allora perché Gli avevo posto ancora una volta una richiesta? In quel momento, ho rammentato le parole di Dio: “Desiderate fortemente che Dio Si compiaccia di voi, eppure siete molto lontani da Lui. Qual è il problema, qui? Voi accettate soltanto le Sue parole, ma non la Sua potatura; ancor meno siete in grado di accettare ogni Sua disposizione, di avere fede totale in Lui. Allora, qual è il problema qui? In ultima analisi, la vostra fede è un guscio d’uovo vuoto da cui non potrà mai nascere un pulcino. Perché la vostra fede non vi ha portato la verità o dato la vita, ma vi ha procurato invece una illusoria sensazione di conforto e speranza. Voi credete in Dio per questa speranza e sensazione di conforto, non per la verità e la vita. Pertanto, Io dico che il percorso della vostra fede in Dio non è stato altro che il tentativo di accattivarsi il favore di Dio mediante il servilismo e l’impudenza, e che essa non può in alcun modo ritenersi una vera fede. Come può nascere un pulcino da una fede simile? In altre parole, quale frutto può dare una fede simile? Lo scopo della vostra fede in Dio è servirvi di Lui per realizzare le vostre aspirazioni. Non è anche questa un’offesa nei confronti dell’indole di Dio?(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Come conoscere il Dio sulla terra”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho sentito le guance bruciarmi. Queste parole mi hanno fatto sentire come se Dio mi stesse giudicando faccia a faccia. Quando il medico mi ha detto che la malattia di mio figlio non poteva essere curata, avevo riposto tutta la mia speranza in Dio, pronunciando parole piacevoli per guadagnarmi il Suo favore e adularLo. Quando Dio ha protetto mio figlio e l’ha salvato sull’orlo della morte, L’ho ringraziato con gioia. Mio figlio è rimasto in vita, ma poi ha rischiato la paralisi o di entrare in uno stato vegetativo, e di nuovo ho chiesto a Dio di evitare che mio figlio diventasse un vegetale, persino proponendo avidamente a Dio che, se avesse messo mio figlio in condizione di badare a sé stesso, avrei fatto il mio dovere con diligenza e ripagato il Suo amore. Ho capito che cercavo spudoratamente di guadagnarmi il favore di Dio solo per raggiungere i miei scopi. Ero davvero così spregevole! Vedevo Dio allo stesso modo in cui vedevo l’umanità corrotta, pensando che Gli piacessero le parole di adulazione. Credevo che, se avessi pronunciato delle belle parole, ne sarebbe stato contento e mi avrebbe concesso dei benefici, e che mio figlio sarebbe guarito. Dio è santo e leale, e vuole che le persone usino il loro cuore e la loro onestà per adorarLo, che Lo considerino con cuore sincero, e invece io Lo avevo adulato e avevo tentato di guadagnarmi il Suo favore per i miei obiettivi personali. Questo è qualcosa che Dio detesta. Quella volta ho sperimentato in prima persona la premura di Dio. Se Egli non avesse disposto quelle circostanze, non avrei mai capito che per tutti quegli anni avevo avuto fede solo per ottenere protezione e benedizioni. Se anche avessi creduto in Dio in quel modo per tutta la vita, non avrei mai acquisito la verità e la vita. Quelle circostanze sono state per me un’enorme salvezza e una dimostrazione di misericordia. Resamene conto, ho pianto, sentendomi in debito e in colpa. Provavo rimorso per essermi ribellata a Dio in modo così feroce, per aver tentato di guadagnarmi il Suo favore e per averLo usato; non Lo avevo trattato come Dio. Tuttavia, Egli non mi ha trattata in base a ciò che ho fatto, e ha usato le Sue parole per guidarmi a comprendere la Sua intenzione. In quel momento, mi sono vergognata ancora di più di aver ricevuto l’amore e la salvezza di Dio. L’ho pregato in silenzio: “Dio, non importa se mio figlio sarà in grado di badare a sé stesso in futuro: sono disposta a sottomettermi, a cercare la verità e a sperimentare le Tue parole e la Tua opera, e a trarre una lezione da queste circostanze”.

Un giorno, mentre ero con mio figlio durante la sua riabilitazione, senza rendermene conto ho iniziato a ripensare a tutti i ricordi della mia fede in Dio: quando la grave malattia coronarica di mia madre si è risolta, ho chiesto al Signore di benedirmi. Anche nelle mie attività commerciali speravo che il Signore facesse andare tutto bene. Dopo aver accettato questa fase dell’opera di Dio, ho fatto delle rinunce e mi sono spesa un po’, ma sempre per chiedere a Dio grazia e benedizioni. Allora ho ricordato un passo delle parole di Dio: “L’indole dell’uomo è diventata estremamente malevola e la sua ragione si è appannata enormemente; la sua coscienza è stata del tutto compromessa dal maligno e ha smesso da molto tempo di essere la coscienza originale dell’uomo. Egli non solo non è grato al Dio incarnato per aver concesso così tanta vita e grazia al genere umano, ma è addirittura pieno di risentimento verso di Lui per avergli dato la verità; poiché non ha il benché minimo interesse per la verità, l’uomo ha sviluppato del risentimento nei confronti di Dio. Non solo non sa sacrificarsi per il Dio incarnato, ma cerca addirittura di estorcerGli favori ed esige un interesse che è decine di volte più grande di quanto egli abbia dato a Dio. Le persone con una coscienza e una ragione di tal tipo pensano che questa sia una questione di poco conto e continuano a credere di essersi spese tantissimo per Dio e che Egli le abbia ricambiate assai poco. Ci sono persone che, dopo averMi dato una ciotola d’acqua, tendono le mani e pretendono che le paghi per due ciotole di latte, oppure, dopo averMi dato una stanza per una notte, pretendono che paghi l’affitto per più di una. Se tali sono la vostra umanità e la vostra coscienza, come potete continuare a desiderare di ottenere la vita? Che spregevoli disgraziati siete! È a causa di una simile umanità e coscienza negli esseri umani che il Dio incarnato vaga per la terra senza trovare riparo in nessun luogo. Chi possiede veramente coscienza e umanità dovrebbe adorare il Dio incarnato e servirLo incondizionatamente, non solo perché ha fatto tanto, ma anche se non compisse alcuna opera. Questo dovrebbe fare chi ha una ragione sana e tale è il dovere dell’uomo. La maggior parte delle persone dettano addirittura condizioni quando servono Dio: non importa loro se Egli sia Dio o uomo, essi parlano solo delle loro condizioni e cercano solo la soddisfazione dei loro desideri. Quando fate da mangiare per Me, pretendete il pagamento di questo servizio; quando correte per Me, chiedete di essere pagati per correre; quando lavorate per Me chiedete una paga per il vostro lavoro; quando Mi lavate i panni, richiedete degli oneri di lavanderia; quando provvedete alla chiesa, domandate un rimborso spese; quando parlate, volete essere pagati come oratori; quando distribuite libri, esigete una tariffa di distribuzione, e quando scrivete, volete essere pagati per scrivere. Quelli che ho potato Mi chiedono addirittura una ricompensa, mentre quelli che sono stati mandati a casa domandano un risarcimento per il danno recato al loro nome; chi non è sposato vuole una dote o un indennizzo per la gioventù perduta; quanti uccidono un pollo pretendono di essere pagati come macellai; quanti friggono cibo vogliono essere pagati per friggere e anche chi prepara minestre vuole essere pagato per farlo… Questa è la vostra nobile e possente umanità e queste sono le azioni dettate dalla vostra calorosa coscienza! Dov’è la vostra ragione? Dov’è la vostra umanità? LasciateMelo dire: se continuerete così, smetterò di operare tra voi! Non continuerò a operare in mezzo a un branco di bestie travestite da esseri umani, non continuerò a soffrire per un simile gruppo di persone dietro ai cui bei volti si celano cuori feroci, non persevererò per un branco di animali come voi, privi della minima possibilità di salvezza. Il giorno in cui vi volgerò le spalle sarà il giorno della vostra morte, il giorno in cui le tenebre scenderanno su di voi e in cui sarete abbandonati dalla luce. Lasciate che ve lo dica! Non sarò mai benevolo verso un gruppo come il vostro, inferiore addirittura agli animali! Le Mie parole e le Mie azioni hanno un limite, e con un’umanità e una coscienza come le vostre non opererò oltre, poiché non avete abbastanza coscienza, Mi avete causato troppo dolore e il vostro spregevole comportamento Mi disgusta troppo. Persone così povere quanto a umanità e coscienza non avranno mai possibilità di salvezza; mai salverei esseri umani così insensibili e ingrati(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Avere un’indole immutata è essere ostili a Dio”). In passato, quando leggevo questo passo delle parole di Dio, non valutavo mai me stessa in base a tale metro e addirittura guardavo dall’alto in basso le persone di questo tipo. Pensavo che chi avanzava pretese a Dio e teneva i conti con Lui doveva avere un’umanità davvero scarsa! A rileggerlo quel giorno mi sono sentita bruciare in viso. Era come se mi avessero schiaffeggiata; è stato molto umiliante. Non ero forse esattamente quel tipo di persona? Dopo aver iniziato a credere in Dio, avevo creduto che Egli avrebbe tenuto la mia famiglia al sicuro e libera da disastri. Ho rinunciato a tutto per ottenere maggiori benedizioni; qualsiasi dovere facessi, lo facevo di buon grado, e credevo che, poiché mi spendevo, Dio mi avrebbe concesso grazia e benedizioni. Era come pagare un’assicurazione personale nel mondo secolare. Se usavo il mio capitale per essere assicurata, i miei interessi personali sarebbero stati salvaguardati e avrei dovuto ricevere i bonus che mi spettavano. Allo stesso modo, fintanto che mi spendevo per Dio, Egli doveva soddisfare tutte le mie richieste. Ho trasformato il mio dovere di essere creato in un capitale per porre richieste a Dio, e le benedizioni dovevano essere decine di volte superiori a quanto io mi spendevo. Quando mio figlio si è ammalato, ho calcolato quanto mi ero spesa in quegli anni, e credevo che Dio lo avrebbe certamente guarito dalla malattia. Ho anche preteso avidamente che Dio compisse un miracolo per far sì che mio figlio tornasse a camminare e a badare a sé stesso. Pensavo che, fintanto che avevo fede in Dio, Egli avrebbe dovuto prenderSi cura di me e soddisfare tutte le mie richieste. Se non lo avesse fatto, sarebbe stato ingiusto. È così che ho spudoratamente fatto pressioni a Dio e Gli ho posto richieste con spavalda tracotanza. Ero davvero del tutto priva di umanità e ragione. Ho pensato a Paolo, che durante l’Età della Grazia subì notevoli sofferenze mentre diffondeva il Vangelo ma non perseguì la verità e neppure il cambiamento d’indole. Egli trasformò la sofferenza, il prezzo pagato e il duro lavoro in una condizione e in una sorta di capitale per entrare nel Regno dei Cieli e pretendere da Dio una corona di giustizia. Egli disse: “Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia” (2 Timoteo 4:7-8). Paolo credeva che, se Dio non gli avesse concesso quella corona, allora Dio sarebbe stato ingiusto. Le sue erano pubbliche rimostranze contro Dio e, di conseguenza, offese l’indole di Dio e venne punito. Non stavo forse seguendo lo stesso cammino di Paolo? Era il cammino del non perseguire la verità né il cambiamento d’indole, bensì soltanto l’ottenimento di grazia e benedizioni da Dio. Ho capito che usavo i miei anni di rinunce, spese e lavoro duro, così come l’abbandono della giovinezza e la rinuncia a sposarsi da parte di mio figlio dopo aver iniziato a credere in Dio, come capitale per fare pressioni a Dio. Quando Dio non soddisfaceva i miei desideri, Lo mettevo in discussione, Gli ero ostile e Gli avanzavo rimostranze. Ero davvero troppo spudorata! Più riflettevo, più mi rendevo conto che il mio comportamento aveva offeso l’indole di Dio e scatenato la Sua collera. Avevo paura; se avessi continuato a non pentirmi, di certo Dio mi avrebbe punita come fece con Paolo. Ho subito pregato Dio, pentita: “Dio, in questi anni non Ti ho adorato in modo sincero. Ti ho sempre considerato un oggetto da usare e Ti ho chiesto di soddisfare il mio desiderio di benedizioni. Sono davvero così spregevole! Dio! Sono intenzionata a pentirmi davanti a Te. Che mio figlio viva o muoia, o se anche rimane paralizzato, non mi lamenterò più di Te, e sono disposta a sottomettermi a tutte le circostanze che Tu orchestri e ad agire da essere creato dotato di ragione e umanità per ripagare il Tuo amore e consolare il Tuo cuore!”

Dopo di che, ho detto a mio figlio: “Cambiamo assetto mentale e prendiamo le cose come vengono. Non possiamo pretendere che Dio ti guarisca dalla malattia, quindi impariamo la lezione della sottomissione. Anche se dovessi rimanere paralizzato e non potessi più camminare, non dobbiamo lamentarci”. Lui mi ha risposto: “Hai ragione. È solo Dio a decidere quando le persone nascono e quando muoiono. Egli lo ha già stabilito; sono disposto a sottomettermi a Lui!” Da allora, io e mio figlio abbiamo sofferto meno, e io ho smesso di pretendere che Dio lo facesse guarire più velocemente. Sperimentavamo le cose come venivano. Inaspettatamente, di lì a poco, mio figlio ha cominciato a migliorare di giorno in giorno. Un giorno, stava andando avanti e indietro nel corridoio sulla sua sedia a rotelle, come di consueto. Io in quel momento ero leggermente assonnata e sono andata in stanza a riposare un po’. Mi ero appena coricata, quando ho sentito qualcuno gridare forte dal corridoio e dire: “Guardate, quell’uomo si è appena alzato in piedi!” Quando ho sentito quel grido, ho spalancato la porta e ho guardato: era mio figlio che si era alzato in piedi. Mi pareva di sognare; non potevo credere alla scena che avevo davanti agli occhi. Nel mio cuore ho ripetuto più volte: “Dio! Ti rendo grazie, Dio! Ti lodo! È per via del Tuo potere che mio figlio riesce a stare in piedi; sei stato Tu a farlo!” Gradualmente, mio figlio è tornato a controllare la minzione e la defecazione, e riusciva persino ad andare in bagno da solo sulla sedia a rotelle. Un giorno, un familiare di un paziente mi ha detto con invidia: “Mio figlio ha la stessa malattia del suo. Abbiamo speso più di un milione di yuan e ancora non è riuscito ad alzarsi in piedi!” Ho pensato tra me e me: “Che mio figlio oggi riesca a stare in piedi è opera di Dio, e solo Dio ha questo tipo di potere!” Un’altra persona mi ha detto: “Poter riprendersi a tal punto da questa malattia come è capitato a suo figlio accade davvero una volta su un milione. È veramente fortunata!” Ho sorriso, annuito e ringraziato ripetutamente Dio nel mio cuore! Alcuni giorni dopo, abbiamo lasciato l’ospedale e siamo tornati a casa.

Sono ventuno anni che seguo Dio Onnipotente. Ripensandoci, Dio mi ha condotta passo dopo passo in questo processo. È solo che io ero troppo ribelle e ponevo condizioni aggiuntive nella mia fede in Dio. Conducevo transazioni con Dio per ottenere grazia e benedizioni. Se Egli non Si fosse servito della malattia di mio figlio per espormi e infrangere il mio sogno di ottenere benedizioni, non avrei riconosciuto questa mia visione fallace nella fede in Dio. Ho capito che il mio scopo nel credere in Dio era così brutto, così spregevole! Sperimentare quest’opera di Dio mi ha fatto percepire che la malattia di mio figlio è stata un’enorme salvezza per noi. L’amore di Dio non sta solo nella grazia e nelle benedizioni; il Suo vero amore si trova piuttosto nella malattia e nel dolore, nel giudizio e nel castigo, nelle prove e nel raffinamento, tutte cose volte a purificarmi e a cambiarmi. La malattia di mio figlio mi ha inoltre permesso di sperimentare l’essenza giusta, meravigliosa e buona di Dio. Ora mio figlio sta piuttosto bene fisicamente. Penso a come il medico lo avesse condannato a morte, mentre ora non solo può badare a sé stesso, ma anche aiutarmi un po’ nel lavoro. È una cosa che non avevo osato sperare. Ho capito che Dio detiene la sovranità su tutte le cose e le dispone, che l’autorità sulla vita e sulla morte dell’uomo è nelle Sue mani, e che è Lui a stabilire tutto. Sia resa a Dio ogni gloria!

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