30. La sfida della prigione

di Li Xin, Cina

Fin da piccola, ho sempre avuto una costituzione debole e sono stata incline alle malattie. Da quando ho memoria, ho sofferto di mal di testa quotidiani e all’età di dodici anni ho sviluppato una malattia cardiaca. Successivamente, ho anche sofferto di disturbi gastrointestinali e bronchite. Poiché ero afflitta da molteplici patologie, trovavo la mia vita terribilmente infelice. All’età di 24 anni ho iniziato a credere nel Signore Gesù e spesso leggevo la Bibbia e Lo pregavo. Grazie alla fede ho iniziato a provare un senso di serenità e gioia, e le mie malattie sono migliorate notevolmente senza che nemmeno me ne accorgessi. Per ricambiare il Suo amore, ho iniziato a diffondere il Vangelo del Signore attendendo con ansia il giorno in cui Lui sarebbe tornato. Nel 1999, finalmente ho sentito la voce di Dio e ho accolto il ritorno del Signore Gesù. Vedendo come Dio Onnipotente era apparso per compiere l’opera ed esprimere molte verità per salvare l’umanità dalle catene del peccato, consentendole di sfuggire alle catastrofi e guidando gli uomini nel regno di Dio, mi sono sentita incredibilmente entusiasta e mi sono unita alle fila della diffusione del Vangelo, sperando di diffondere il Vangelo del Regno dei Cieli a un numero ancora maggiore di persone.

Un giorno di marzo del 2003, sono stata arrestata dalla polizia mentre diffondevo il Vangelo. Dopo avermi perquisita e aver trovato un cercapersone e un taccuino, un agente mi ha chiesto: “Da dove viene questo cercapersone?” Quando ho risposto che era il mio cercapersone personale, ha preso un tubo di plastica e l’ha usato per picchiarmi ferocemente più volte prima di prendermi e buttarmi nel retro di un’auto. Poi i poliziotti si sono alternati per schiaffeggiarmi selvaggiamente il viso, urlando: “Ecco cosa ottieni andando in giro a diffondere il Vangelo! Adesso ci pensiamo noi!” Ero estremamente spaventata e ho pregato in fretta Dio, chiedendoGli di proteggermi e di darmi fede e forza. Quando siamo arrivati all’ufficio di pubblica sicurezza della provincia, la polizia mi ha trascinata in una stanza vuota e mi ha gettata su una lamiera. A marzo faceva ancora molto freddo nel nord-est della Cina e avevo così freddo che rabbrividivo continuamente. Ho detto alla polizia: “Ho una malattia cardiaca faccio delle iniezioni e prendo dei farmaci. Non posso espormi al freddo”. I poliziotti mi hanno semplicemente ignorata. Tutto quello che potevo fare era rannicchiarmi a palla, stringendo forte il petto con le braccia; non molto tempo dopo, ho iniziato ad avere così freddo da contorcermi continuamente, e i miei denti non la smettevano di battere. Solo dopo che i poliziotti mi hanno punzecchiata con un ago le mani e il naso, mi sono finalmente ripresa e ho smesso di contorcermi. In seguito mi hanno portata in un’altra stanza, mi hanno buttata su una sedia e sono usciti a mangiare. Ero un po’ spaventata e preoccupata di come i poliziotti mi avrebbero torturata al ritorno. Pregavo continuamente Dio, chiedendo la Sua protezione. Nel mezzo della mia preghiera, mi è venuto in mente questo passaggio delle parole di Dio: “Devi patire difficoltà per la verità, devi sacrificarti per la verità, devi sopportare umiliazioni per la verità e, per ottenerne di più, devi subire ulteriori sofferenze. Questo è ciò che dovresti fare(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Le esperienze di Pietro: la sua conoscenza del castigo e del giudizio”). Ho pensato: “Sì, dovrei patire sofferenze e rendere testimonianza a Dio davanti a Satana, poiché Dio lo approva”. Ho pensato anche a come Satana aveva tentato Giobbe. Quando Giobbe aveva perso tutti i beni e i figli in una sola notte e il suo corpo si era riempito di ulcere, egli era ancora riuscito a lodare il nome di Dio nonostante una così grande sofferenza, e alla fine ciò ha portato all’umiliazione e al fallimento di Satana. Dio mi aveva permesso di incontrare questo ambiente per mettermi alla prova e perfezionare la mia fede. Non importa cosa mi facesse la polizia, sapevo di dover rimanere salda nella mia testimonianza a Dio.

Gli agenti sono tornati rapidamente e senza dire una sola parola, hanno iniziato a schiaffeggiarmi il volto. Non si sono accontentati di schiaffeggiarmi con le mani, ma hanno anche preso le loro scarpe e hanno cominciato a colpirmi il viso, la testa e il corpo con le suole. All’inizio è stato molto doloroso e ho sentito un certo malessere al cuore. Ho stretto i denti e ho cercato di resistere al dolore mentre le lacrime mi rigavano il viso. Dopo un po’ di tempo, il mio volto si è intorpidito a causa dei colpi ripetuti e non ho più sentito dolore. Uno di loro ha preso un tubo di plastica lungo più di un metro e ha cominciato a picchiarmi sul corpo mentre mi torchiava di domande: “Quanti membri ha la tua chiesa? Chi è il leader della tua chiesa? Parla ora!” Non ho detto una parola e lui si è arrabbiato ancora di più e mi ha dato un forte colpo in testa che mi ha fatto subito fischiare le orecchie. Dopo mi hanno portata in un’altra stanza, dove ho visto due sorelle del mio gruppo rannicchiate su una panca in un angolo. Il capitano della Brigata per la sicurezza nazionale ha indicato le due sorelle e mi ha chiesto: “Le conosci?” Ho risposto: “No”. Questo lo ha fatto arrabbiare così tanto che ha preso un tubo di plastica e mi ha colpita forte in testa prima di scaricare una pioggia di pugni e calci su di me, senza lasciare indenne nessuna parte del mio corpo. Sono diventata stordita e confusa. Poi un altro poliziotto mi ha chiesto: “Da dove vengono questo cercapersone e questo taccuino? A cosa servono?” Mentre diceva questo, ha preso il tubo di plastica e si è preparato a colpirmi di nuovo. Avevo molta paura di non riuscire a sopportare una tortura del genere e di fare il nome dei fratelli e delle sorelle, perciò in cuor mio pregavo Dio in continuazione. Mi sono ricordata delle parole di Dio che affermano: “Dovete dare tutto ciò che possedete per proteggere la Mia testimonianza. Questo sarà l’obiettivo delle vostre azioni, non dimenticatelo(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 41”). Ho dovuto mettere a rischio la mia vita per rimanere salda nella mia testimonianza a Dio. Non importava quale crudeltà la polizia mi infliggesse, non potevo tradire Dio. Proprio in quel momento, un poliziotto mi ha dato un pugno e mi ha fatta cadere a terra prima di colpirmi il capo con il tubo di plastica, provocandomi un ronzio alla testa. Poi mi ha picchiata selvaggiamente sulla testa e sul corpo, lasciandomi tracce di sangue ovunque. Il mio cuore palpitava in violente convulsioni e mi sembrava che mi battesse in gola. Pensavo che sarei morta da un momento all’altro. Mi sentivo un po’ debole e mi sono chiesta: “Se continuano a picchiarmi in questo modo, mi pesteranno davvero a morte?” Proprio in quel momento, mi sono ricordata ancora una volta delle parole di Dio: “La fede è come un ponte formato da un tronco di legno: coloro che si aggrappano alla vita in modo abietto avranno difficoltà ad attraversarlo, mentre coloro che sono pronti a sacrificare se stessi riusciranno ad attraversarlo con piede sicuro e senza preoccupazioni(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 6”). La mia vita era nelle mani di Dio. Per quanto feroce fosse la polizia, non avrebbe potuto farmi nulla senza il Suo permesso. Anche se mi avessero picchiata a morte, non avrei tradito Dio, sarei rimasta salda nella mia testimonianza e la mia anima non sarebbe morta. Se avessi tradito fratelli e sorelle come Giuda solo per evitare la sofferenza temporanea della carne e avessi offeso l’indole di Dio, non solo in seguito mi sarei sentita in colpa, ma dopo la morte sarei anche andata all’inferno e la mia anima sarebbe stata condannata alla dannazione eterna. Rendendomi conto di tutto questo, mi sono sentita un po’ più in pace e non avevo così paura. Proprio in quel momento, la polizia ha concluso il pestaggio. Ho detto che dovevo andare in bagno, ma il capitano mi ha solo lanciato un’occhiataccia e ha detto: “Non andrai da nessuna parte!” prima di darmi un calcio nel basso ventre. Il calcio mi ha fatta diventare incontinente e ben presto i miei pantaloni imbottiti di cotone si sono inzuppati di urina.

Lo stesso giorno, la polizia ha mandato me e le altre due sorelle in un centro di detenzione. Non riuscivo a stare dritta e dovevo zoppicare in avanti sostenendomi la pancia con le mani. La guardia, un uomo anziano che ne aveva viste abbastanza, ha detto: “Sono solo credenti in Dio. Non hanno fatto nulla di sbagliato, quindi perché sono state picchiate in questo modo?” Ha dato a ciascuna di noi una coperta leggera e abbiamo dovuto dormire sul pavimento freddo. I miei pantaloni non si erano ancora asciugati, stavo congelando ed ero rannicchiata in posizione fetale. Più tardi, l’anziano uomo mi ha portato delle medicine e una tazza di acqua calda. Sapevo che era Dio che aveva avuto misericordia della mia debolezza e aveva fatto in modo che quell’uomo venisse ad aiutarci. Nel mio cuore ho provato gratitudine verso Dio. Il giorno dopo, la polizia ha portato via una delle sorelle per interrogarla. Eravamo molto preoccupate e pregavamo continuamente per lei. Eravamo costantemente tese, ogni giorno. Dopo tre giorni e due notti, la sorella è infine tornata da noi. Mentre zoppicava verso il suo letto, piegata in vita, ci siamo precipitate al suo fianco. Ho visto che aveva tutto il corpo coperto di lividi e i piedi neri e blu, gonfi come palloncini. La sorella ha raccontato che, dopo essere stata portata via, è stata continuamente picchiata dalla polizia. Quattro o cinque poliziotti si erano alternati a colpirla a pugni e calci; le avevano anche ammanettato le mani dietro la schiena e le avevano tirate violentemente verso l’alto, causandole una sofferenza così grande che era svenuta più volte. La polizia la svegliava spruzzandole l’acqua sporca della cucina e continuava a picchiarla. Non le avevano dato né cibo né acqua per tutti e tre i giorni e le due notti. Ero assolutamente indignata: questa banda di demoni l’aveva trattata in modo così disumano! Tuttavia, ero anche molto spaventata. Le mie ferite precedenti non erano ancora guarite e non sapevo come mi avrebbe torturata in futuro la polizia. Sarei stata in grado di sopportarlo? In cuor mio pregavo continuamente Dio e Gli chiedevo di darmi forza.

Alle 8 del mattino del terzo giorno dopo il ritorno della sorella, il capitano della Brigata per la sicurezza nazionale è venuto a interrogarmi. Un poliziotto mi ha ammanettata, ha fatto pressione sul collo per farmi piegare la vita e mi ha spinta in avanti. Un altro poliziotto mi ha dato un calcio all’inguine da dietro così forte che sono quasi caduta. Mi hanno spinta in una stanzetta con un letto singolo e mi hanno ammanettata alla griglia della testiera del letto. Non avevo idea della tortura che mi aspettava, e sentivo il cuore battermi in gola. Con una risata sinistra, il capitano ha detto a uno dei poliziotti: “Mettiamole in bocca delle pillole di tonico cardiaco kyushin e facciamogliele ingoiare. In questo modo, non morirà così facilmente quando la picchieremo. Dobbiamo ottenere una risposta da lei entro oggi”. Poi mi hanno messo le pillole in bocca con la forza e hanno cominciato a picchiarmi con tubi di plastica dalla testa ai piedi, senza lasciare indenne nemmeno il collo del piede. A ogni colpo mi contorcevo dal dolore. Mentre mi picchiavano, mi interrogavano sulla chiesa. Temevo di non riuscire a sopportare la tortura, così ho pregato in fretta Dio di aiutarmi. Ho pensato alle Sue parole che affermano: “Coloro che Dio definisce ‘vincitori’ sono quanti riescono comunque a rimanere saldi nella testimonianza e mantenere la fiducia e la devozione a Lui quando sono sotto l’influsso di Satana e assediati da lui, ossia quando si trovano tra le forze delle tenebre. Se sei ancora in grado di mantenere un cuore puro al cospetto di Dio e un amore sincero per Dio a prescindere da tutto, significa che sei saldo nella tua testimonianza dinanzi a Lui, ed è questo che Egli definisce essere ‘vincitori’(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Dovresti mantenere la devozione a Dio”). Le parole di Dio mi hanno fatto capire che Dio usa l’arresto, la persecuzione e la tortura del gran dragone rosso per perfezionare la nostra fede e renderci un gruppo di vincitori. Essere arrestata dalla polizia e sottoposta alle torture era il modo di Dio di testarmi e mettermi alla prova ed era un’opportunità per rendere testimonianza a Dio. A prescindere da quanto la polizia mi tormentasse, anche se mi avessero picchiata a morte, non avrei mai tradito Dio né venduto i miei fratelli e le mie sorelle. Gli agenti hanno continuato a chiedermi chi fosse il leader della nostra chiesa, e poi hanno preso i loro tubi di plastica e mi hanno di nuovo picchiata selvaggiamente su tutto il corpo. Mi sono rannicchiata su un fianco, ho stretto i denti e non ho detto una parola. Dopo avermi interrogata tutta la mattina e aver capito che non avrei detto nulla, mi hanno minacciata esasperati: “Se non ci dici niente, ti condanneremo a dieci o vent’anni e non andrai da nessuna parte!” Dopodiché mi hanno riportata nella cella dove ci tenevano. Durante l’interrogatorio ero stata picchiata ovunque ed ero ricoperta di lividi, ma vedere i poliziotti con quello sguardo sconfitto sul volto e niente da mostrare mi rendeva molto felice. Ho ringraziato continuamente Dio per la Sua protezione, che mi aveva permesso di sopravvivere a questo incontro ravvicinato con la morte.

Il quindicesimo giorno di permanenza nel centro di detenzione, gli agenti ci hanno portate tutte e tre nel cortile. Uno di loro ha detto: “Liberate i cani!” Poi, con voce minacciosa, ha aggiunto: “Vedremo se parlerete adesso!” In quel momento, due cani poliziotto sono improvvisamente saltati fuori dal lato del cortile con le loro lunghe lingue penzoloni e la testa alta, lanciandosi direttamente verso di noi. Quando sono arrivati nel punto in cui ci trovavamo noi tre, hanno cominciato a correre in cerchio attorno a noi. Ero estremamente spaventata e pensavo: “Questi cani ci uccideranno a morsi?” Ho pregato in fretta Dio. Durante la preghiera, ho ricordato la storia di Daniele, che, nonostante fosse stato gettato nella fossa dei leoni, non era morto perché Dio era con lui e aveva chiuso la bocca delle bestie, impedendo loro di morderlo. Ho anche ricordato le parole di Dio che affermano: “Non dovresti avere paura di questo e di quello. Per quante difficoltà e pericoli ti si presentino, sei in grado di rimanere saldo dinanzi a Me, senza impedimenti, in modo che la Mia volontà si compia indisturbata. È questo il tuo dovere, […] Non avere paura: con il Mio sostegno, chi potrebbe mai sbarrare la strada? Ricordalo! Non scordartene! Tutto accade secondo la Mia buona volontà e tutto è sotto la Mia osservazione. Riesci a seguire la Mia parola in ogni tua parola e azione? Quando si abbatteranno su di te le prove del fuoco, ti inginocchierai chiamando a gran voce? O ti rannicchierai, incapace di procedere?(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 10”). Le parole di Dio mi hanno dato fede. Dio è il mio sostegno e senza il Suo permesso i cani non avrebbero potuto farmi nulla. La mia ansia lentamente è svanita e ho cominciato ad avere fede nel fatto che tutto fosse nelle mani di Dio. Incredibilmente, i cani ci hanno semplicemente annusate, hanno scodinzolato e se ne sono andati. Ho tirato un profondo sospiro di sollievo, ringraziando continuamente Dio nel mio cuore, e la mia fede in Lui è diventata ancora più forte.

Successivamente, gli agenti ci hanno portate in prigione. Nella cella abbiamo incontrato altre tre sorelle che erano state picchiate selvaggiamente su tutto il corpo. Due giorni dopo, siamo state interrogate singolarmente, a turno. Mi hanno portata in una stanzina e mi hanno messa sotto torchio per conoscere vari dettagli della chiesa. Dal momento che non ho detto niente, mi hanno buttata a terra e mi hanno fatta inginocchiare, per poi mettersi in piedi sui miei polpacci e strattonarmi i capelli per tirare forte la testa all’indietro. Dopodiché, un poliziotto mi è salito a cavalcioni sul collo, mi ha afferrato i capelli e me li ha tirati avanti e indietro per oltre dieci minuti. Quando è sceso, ha iniziato a toccarsi le parti intime e a fare movimenti osceni mentre mi guardava con uno sguardo lascivo. Ho girato la testa disgustata e ho pensato: “Come può definirsi un poliziotto? È un mascalzone, una bestia!” Dopodiché ha indicato i farmaci nel cassetto e ha affermato: “Qui abbiamo tutti i tipi di droghe che ti possono venire in mente. Un’iniezione e possiamo trasformarti in una psicopatica o in un vegetale. Dopo nessuno ti tratterà più come una persona”. Con una risata minacciosa, ha continuato: “Il Partito Comunista Cinese sostiene una filosofia atea e materialista, dobbiamo estirpare i credenti come te. Se non ci dai qualche informazione, useremo queste droghe su di te”. Mentre parlava, ha preso una sigaretta dal cassetto, l’ha accesa e poi me l’ha messa sotto il naso in modo che il fumo mi salisse nelle narici, facendomi tossire e sentire vertigini e nausea. Poi ha detto: “In questa sigaretta c’è una droga che ti porterà involontariamente a dirmi tutto quello che sai”. La cosa mi ha spaventata parecchio. Se mi avessero davvero drogata e avessi tradito i miei fratelli e le mie sorelle, non sarei forse diventata un Giuda? E se le loro iniezioni mi avessero fatto perdere la ragione o mi avessero trasformata in un vegetale? Come avrei potuto vivere dopo? Pregavo continuamente Dio: “Oh Dio. Non voglio diventare un Giuda. Da sola non posso superare il tormento della polizia. Ti prego, guidami e proteggimi”. Proprio in quel momento mi è tornato in mente un passaggio delle parole di Dio: “Di tutto ciò che avviene nell’universo, non vi è nulla su cui Io non abbia l’ultima parola. C’è niente che non sia nelle Mie mani?(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Parole di Dio all’intero universo, Cap. 1”). In verità, Dio detiene la sovranità su tutte le cose. La mia vita era nelle Sue mani e la possibilità di sviluppare una malattia mentale o di diventare un vegetale, dipendeva solo da Lui. Dovevo avere fede in Dio. Dopotutto, non sembravo essere stata affatto influenzata dalla sigaretta drogata che il poliziotto mi costringeva a inalare, ed ero rimasta molto vigile. Questo mi ha fatto capire che Dio era sempre con me, mi proteggeva e si prendeva cura di me. Non ho potuto fare a meno di ringraziare Dio nel mio cuore e mi sono sentita meno spaventata. Dopo che la sigaretta si era consumata per circa due terzi, il poliziotto si è accorto che sembravo ancora abbastanza sveglia e vigile, così ha gettato con rabbia la sigaretta a terra e ha sospirato dicendo: “Mandatela in prigione!” La mattina del 13 maggio, un poliziotto mi ha comunicato: “La tua fede in Dio viola le leggi del PCC. Sei stata accusata di aver disturbato l’ordine pubblico e sei stata condannata a due anni di rieducazione attraverso il lavoro”. Sentirlo mi ha fatta arrabbiare parecchio. Due mesi di prigionia erano già stati insopportabili, e non avevo idea di come avrei potuto superare due anni di rieducazione attraverso il lavoro. Il poliziotto ha continuato dicendo: “Non prenderti la briga di fare ricorso. Non mancano condanne ingiuste in questo mondo e non sarai l’unica. Anche se fai ricorso, non vincerai mai una causa contro il PCC”. Sentendolo pronunciare parole diaboliche, mi è stata ancora più chiara l’essenza malvagia e violenta del PCC. Due giorni dopo, mi hanno mandata in un campo di lavoro.

Nel campo di lavoro sono stata incarcerata insieme ad altre nove sorelle. Ogni mattina dovevamo alzarci alle 5 e, dopo gli esercizi mattutini, ci veniva chiesto di iniziare a lavorare a maglia i tappetini. Se eravamo un po’ lente ci urlavano contro, se non finivamo i nostri compiti, venivamo punite. A volte dovevamo lavorare tutta la notte e talvolta passavamo anche tre giorni e tre notti senza dormire. Non ho mai mangiato un pasto completo durante il mio periodo nel campo di lavoro, vivevo in uno stato perpetuo di stanchezza, mancanza di sonno e fame. Spesso mi addormentavo in piedi. Sovente la guardia ci prendeva di mira perché eravamo credenti. Soffrivo di minzione frequente e, quando chiedevo di andare in bagno, i due detenuti capi, istigati dalla guardia, mi deridevano intenzionalmente, dicendo: “Questa non è casa tua, non puoi andarci quando vuoi! Tienila!” La trattenevo per così tanto tempo che riuscivo a malapena a camminare, preoccupata che, se mi fossi mossa troppo velocemente, avrei perso il controllo e avrei avuto un incidente. Finivo per fare un passo alla volta, muovendomi lentamente verso il bagno. Ma quando finalmente arrivavo in bagno, non riuscivo a urinare. Era orribile. Un giorno, una sorella sessantenne ha avuto un infarto a causa del troppo lavoro ed è crollata a terra con la schiuma alla bocca. La guardia non solo non l’ha aiutata, ma le ha addirittura dato due calci. Quando si è svegliata, l’ha costretta a riprendere a lavorare. Un’altra volta, un detenuto capo ha affermato che il lavoro di una sorella non era all’altezza, nonostante lo fosse chiaramente. La guardia ha dichiarato che la sorella era passiva, batteva la fiacca e si rifiutava di lavorare, così l’ha punita mettendola in una cella più piccola, appendendola e picchiandola per due giorni di fila. Dopo è stata portata sul palco del refettorio ed è stata costretta a fare autocritica davanti a tutti. Quando ho visto i profondi segni neri e blu delle manette sui polsi della sorella, mi sono infuriata. Solo per la nostra fede, il gran dragone rosso ci aveva arrestate, ci aveva picchiate a suo piacimento e ci aveva costrette alla rieducazione attraverso il lavoro, maltrattandoci senza fine. Non davano a noi credenti alcuna possibilità di sopravvivere! Proprio in quel momento mi è venuto in mente un inno delle parole di Dio intitolato “Quelli nell’oscurità dovrebbero risollevarsi”.

1  Da migliaia di anni questa è terra del sudiciume: è insopportabilmente sporca, la disperazione abbonda, i fantasmi scorrazzano in ogni dove, illudendo e ingannando, muovendo accuse prive di fondamento, rozzi e crudeli, mentre calpestano questa città fantasma disseminandola di cadaveri; il puzzo di putrefazione copre la terra e pervade l’aria, e la sorveglianza è strettissima. Chi riesce a vedere il mondo al di là del cielo? Come può la popolazione di una città fantasma come questa aver mai visto Dio? Hanno mai goduto dell’amabilità e dell’adorabilità di Dio? Cosa capiscono loro delle questioni del mondo umano? Chi di loro è in grado di comprendere le intenzioni più impellenti di Dio?

2  Perché frapporre un insuperabile ostacolo come questo all’opera di Dio? Perché mettere in atto trucchi vari per ingannare il popolo di Dio? Dove sono l’autentica libertà e i legittimi diritti e interessi? Dov’è l’equità? Dov’è la comodità? Dov’è il calore? Perché usare macchinazioni ingannevoli per imbrogliare il popolo di Dio? Perché usare la forza per sopprimere la venuta di Dio? Perché dare la caccia a Dio finché non abbia dove andare a posare il capo? Per il vostro bene Dio ha sopportato grandi tormenti, con grande dolore vi ha donato il Proprio Figlio diletto, carne della Sua carne e sangue del Suo sangue, e allora perché continuare a far finta di non vedere? Sotto gli occhi di tutti rifiutate la venuta di Dio e la Sua amicizia. Perché siete così irragionevoli? Siete disposti a sopportare le ingiustizie in una società di tenebra come questa?

Adesso è il momento: l’uomo da tempo ha chiamato a raccolta tutte le sue forze, ha dedicato tutti i suoi sforzi, pagato il prezzo più alto per questo, per fare a brandelli l’odioso volto di questo diavolo e permettere che la gente accecata e assoggettata a ogni genere di sofferenza e avversità si risollevi dalle sofferenze e si ribelli a questo vecchio diavolo malvagio.

La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Lavoro e ingresso (8)”

Ho capito con indiscutibile certezza che il PCC è un demone che odia la verità e considera Dio un nemico; ho deciso di ribellarmi completamente al PCC, di rimanere salda nella testimonianza a Dio e di umiliare il gran dragone rosso.

In seguito, ci è stato assegnato il compito di realizzare ciglia finte e dovevamo fare straordinari ogni notte. A causa delle lunghe ore di lavoro, la mia vista è diventata offuscata e le mie mani tremavano mentre tenevo la pinza. Ero già partita con una costituzione debole e, a causa dell’eccessiva stanchezza, le mie condizioni erano peggiorate di giorno in giorno. Spesso avevo la febbre, ma dovevo continuare a lavorare anche quando ero malata. Perfino andare in bagno era un problema: il detenuto capo mi prendeva in giro intenzionalmente e mi lasciava andare solo quando iniziavo a piangere perché mi ero trattenuta troppo a lungo. Mi sentivo incredibilmente depressa e infelice e non sapevo come avrei fatto a superare quei due anni. A volte mi sentivo così addolorata che avevo voglia di piangere, mentre altre volte pensavo di suicidarmi. Durante quel periodo, pregavo spesso Dio e ricordavo questo brano delle Sue parole: “Quando affronti la sofferenza, devi essere in grado di mettere da parte la considerazione per la carne e di non esprimere lamentele verso Dio. Quando Dio Si nasconde a te, devi essere capace di avere la fede di seguirLo, di conservare il tuo amore di prima senza lasciare che vacilli o si estingua. Qualunque cosa Dio faccia, devi lasciare che Egli orchestri come desidera e devi essere più disposto a maledire la tua carne che a lamentarti di Lui. Nell’affrontare le prove, devi essere disposto a sopportare il dolore di rinunciare a ciò che ami, e devi essere disposto a piangere amaramente, per soddisfare Dio. Solo questo è vero amore e fede autentica. Qualunque sia la tua vera statura, devi in primo luogo possedere sia la determinazione a subire avversità, sia la fede autentica, come pure la determinazione a ribellarti alla carne. Dovresti essere disposto a sopportare personalmente le avversità e a subire perdite nella sfera dei tuoi interessi personali, al fine di soddisfare le intenzioni di Dio. Devi anche avere la capacità di provare rimorso per te stesso nel cuore: in passato non sei stato in grado di soddisfare Dio e ora puoi provare rimorso. Non devi essere manchevole in alcuno di questi aspetti: è attraverso queste cose che Dio ti porterà a perfezione. Se non sei in grado di soddisfare queste condizioni, non puoi essere perfezionato(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Coloro che devono essere resi perfetti devono essere sottoposti a raffinamento”). In passato, ho spesso affermato che ero disposta a emulare Giobbe e Pietro, e che sarei rimasta salda nella mia testimonianza per soddisfare Dio, indipendentemente da quanto terribili fossero state le prove che avrei dovuto affrontare. Ma ora che mi trovavo realmente di fronte a questa situazione, mi rendevo conto che avevo solo recitato slogan e dottrine e che non avevo vera fede e sottomissione a Dio. Satana tormentava la mia carne affinché mi allontanassi da Dio e Lo tradissi, ma Dio stava usando questo ambiente difficile per rivelare le mie carenze e perfezionare la mia fede e il mio amore. Dovevo affidarmi a Dio per sperimentare questo ambiente e, per quanto soffrissi, dovevo soddisfarLo. Dopo essermi sottomessa all’ambiente, non ho più pensato che fosse una sofferenza così grande. In seguito, il medico del campo di lavoro mi ha visitata e ha scoperto che soffrivo di grave tachicardia e di una malattia cardiaca in stadio avanzato. Da quel momento in poi la guardia non mi ha più assegnato lavoro extra. Sapevo che Dio stava aprendo una strada per me e L’ho ringraziato dal profondo del cuore. Sotto la protezione di Dio, ho superato un anno e dieci mesi di prigionia.

Ripensando alla mia esperienza, ogni volta che pensavo di non riuscire a superare la tortura e il tormento, le parole di Dio mi hanno dato fede e forza, guidandomi difficoltà dopo difficoltà. Solo con la protezione e l’amore di Dio sono riuscita a sopravvivere alla tortura del gran dragone rosso e a uscire viva dalla diabolica prigione nonostante la mia debole costituzione e le varie patologie! Grazie a Dio Onnipotente!

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