5. Essere “severo con te stesso e tollerante con gli altri” è davvero una virtù?

di Li Jia, Cina

In passato avevo sempre pensato di dover essere tollerante e generosa con gli altri, tener conto dei loro sentimenti e capire le loro difficoltà. Preferivo svantaggiare me stessa piuttosto che gli altri perché pensavo che fosse questo che fanno le persone generose, magnanime e di buon carattere. In seguito, quando ho iniziato a supervisionare la produzione video, sentivo che come capogruppo dovevo dare il buon esempio e assumere un ruolo di guida; ponevo a me stessa standard molto elevati e ritenevo di non dover essere troppo esigente e severa con gli altri membri del gruppo, poiché questo era il modo gentile e generoso di comportarmi. Tutti avrebbero percepito che avevo grande umanità, che ero comprensiva, e avrebbero avuto una buona impressione di me. Così svolgevo di persona tutto il lavoro che potevo per il gruppo e, se il lavoro assegnato agli altri era troppo difficile e non erano disposti a eseguirlo, semplicemente me ne occupavo io. Tentavo per quanto possibile di non fare pressione sugli altri per evitare che dicessero che le mie richieste erano troppo elevate e che ero troppo severa. Anche se a volte pensavo che mi stavo assumendo troppo lavoro e che era troppo impegnativo, mi ribellavo comunque alla mia carne e mi occupavo di più lavoro possibile per evitare che gli altri si facessero una cattiva opinione di me. In seguito, alcuni nuovi membri si sono uniti al nostro gruppo; non conoscevano il lavoro e non avevano competenze professionali, quindi dovevo controllare tutti i video che producevano. A volte si rivolgevano a me anche per parlare dei loro problemi che non riuscivano a capire fino in fondo. Solo questo lavoro prendeva tutto il mio tempo, ma ne avevo anche altro da eseguire. In un attimo gli incarichi hanno preso ad accumularsi e ogni giorno ero completamente sommersa dal lavoro. A volte, quando mi chiedevano di aiutarli a risolvere problemi molto semplici, pensavo tra me e me: “Potreste facilmente risolvere questo problema da soli discutendone, perché dovete rivolgervi a me per risolvere ogni cosa?” Ma poi consideravo: “Visto che me l’hanno chiesto, se mi rifiuto passerò da irresponsabile. Dopotutto, discutere della questione richiederà tempo anche a loro. Non importa, credo di poter trovare il tempo per occuparmene io”. E quindi acconsentivo. In seguito, mi sono resa conto che una sorella stava semplicemente scaricando il suo lavoro su di me per pigrizia e paura della responsabilità. In un primo momento ho pensato di condividere con lei, ma poi ho temuto ritenesse che le stessi chiedendo troppo, così ci ho ripensato. A volte, quando notavo che gli altri sembravano non avere molto lavoro mentre io avevo diverse cose urgenti da sbrigare ed ero sopraffatta, volevo delegare un po’ del lavoro così che potessimo finire prima. Però, dopo averci pensato su, non riuscivo a chiederlo loro. Mi dicevo: “Se aumento il loro carico di lavoro, non penseranno che sono troppo esigente e che non concedo loro del tempo libero? Lasciamo stare, meglio che me ne occupi io”. Ma mentre svolgevo il lavoro mi sembrava un po’ ingiusto. Soprattutto quando li vedevo rilassarsi mentre io lavoravo, provavo ancor più risentimento e li biasimavo per lo scarso fardello che si assumevano. In qualche modo non si rendevano conto di quanto lavoro c’era da fare. Ma mi limitavo a lamentarmi tra me e me e non esprimevo nulla ad alta voce, temendo che se avessi detto qualcosa sarei apparsa come una persona di cattiva umanità e ingenerosa. Così, per quanto fossi impegnata, cercavo di fare il più possibile da sola. A volte, quando assegnavo il lavoro in base al programma del gruppo, se reagivano bene non c’erano problemi; se invece sembravano scontenti o si lamentavano, esitavo ad assegnare il lavoro a loro e semplicemente lavoravo fino a notte inoltrata per portare a termine tutto da me. In realtà, mentre lavoravo mi pareva ingiusto ed ero piena di risentimento. Sentivo che quello era chiaramente il loro lavoro, eppure dovevo svolgerlo io dedicandoci più tempo e a volte ero così occupata da non avere tempo per le devozioni. Ma non osavo esprimere nessuna di queste lamentele ad alta voce. Così mi consolavo rassegnatamente dicendo: “È meglio essere generosa e premurosa, prendermi cura degli altri e non essere così meschina, altrimenti sembrerà che abbia un cattivo carattere”. In seguito, tutti i fratelli e le sorelle del mio gruppo hanno detto che avevo un fardello nei confronti del dovere, che ero capace di soffrire e di pagare un prezzo e amorevole e che ero premurosa nei confronti degli altri. Dopo aver sentito queste lodi, ho percepito che, anche se avevo sofferto, ne era valsa la pena per ricevere quei grandi elogi da parte di tutti. Tuttavia, poiché non agivo secondo i principi, assecondando continuamente la carne degli altri e assegnando il lavoro in modo irragionevole, il lavoro ha cominciato ad accumularsi e i progressi del nostro gruppo erano lenti. Alcuni fratelli e sorelle erano pigri, demotivati, e si accontentavano di eseguire il proprio lavoro e basta. Altri non pregavano Dio né cercavano le verità principi quando avevano dei problemi, preferendo affidarsi a me e aspettare che fossi io a risolvere i loro problemi, cosa che li portava a non progredire nelle loro abilità.

Un giorno, il nostro supervisore è venuto a controllare il nostro lavoro e ha riscontrato che il lavoro non veniva assegnato in modo ragionevole. Ha detto che una parte del lavoro poteva essere assegnata ai membri del gruppo e che io avrei dovuto dedicare più tempo al mio lavoro di caposquadra, incluso il controllo dell’avanzamento del lavoro e la risoluzione di eventuali problemi di competenze che fossero emersi. In questo modo, ognuno avrebbe potuto assumersi parte della responsabilità e portare un fardello. Sapevo che aveva ragione e che quella modalità di assegnazione era vantaggiosa per il lavoro. Tuttavia, praticare in quel modo mi pareva troppo difficile, e così ho pregato Dio, chiedendoGli di guidarmi ad acquisire conoscenza della mia indole corrotta. Durante le devozioni, ho cercato delle parole di Dio pertinenti al mio stato attuale. Un passo mi ha profondamente colpita: “‘Sii severo con te stesso e tollerante con gli altri’, proprio come i detti ‘Non intascare i soldi che raccogli’ e ‘Trai piacere dall’aiutare gli altri’, è una di quelle richieste poste dalla cultura tradizionale riguardo alla condotta morale delle persone. Analogamente, che qualcuno riesca o meno a conseguire o a esercitare tale condotta morale, ciò non costituisce comunque il criterio o la norma per valutarne l’umanità. Può darsi che tu sia veramente capace di essere severo con te stesso e tollerante con gli altri, e che ti attenga a criteri particolarmente elevati. Puoi anche essere immacolato e pensare sempre agli altri, mostrare considerazione nei loro confronti, senza essere egoista e senza perseguire i tuoi interessi. Puoi sembrare particolarmente magnanimo e altruista e avere un forte senso della responsabilità e della morale sociali. Le tue qualità e la tua personalità nobili possono essere evidenti per chi ti sta vicino e per le persone che incontri e con cui interagisci. Il tuo comportamento può non dare mai alcuna ragione agli altri di biasimarti o di criticarti, suscitando invece un’abbondanza di elogi e persino ammirazione. La gente può considerarti qualcuno che è davvero severo con sé stesso e tollerante con gli altri. Tuttavia, questi non sono altro che comportamenti esteriori. I pensieri e i desideri che hai in fondo al cuore sono forse coerenti con quei comportamenti esteriori, con quelle azioni che vivi esteriormente? La risposta è no. La ragione per cui riesci ad agire in questo modo è che c’è un movente dietro le tue azioni. Qual è questo movente, per l’esattezza? Riusciresti a sopportare che venisse messo in luce? Certamente no. Ciò dimostra che tale movente è qualcosa di innominabile, qualcosa di oscuro e malvagio. Ora, perché è innominabile e malvagio? Perché l’umanità delle persone è governata e guidata dalla loro indole corrotta. Tutti i pensieri dell’umanità, indipendentemente dal fatto che le persone li esprimano a parole o li manifestino, sono innegabilmente dominati, controllati e manipolati dalla loro indole corrotta. Di conseguenza, i moventi e gli intenti degli uomini sono tutti subdoli e malvagi. A prescindere dal fatto che le persone siano in grado di essere severe con sé stesse e tolleranti con gli altri, o che esteriormente esprimano o meno questa morale in modo perfetto, è inevitabile che essa non abbia alcun controllo o influenza sulla loro umanità. Quindi, che cosa controlla l’umanità delle persone? La loro indole corrotta; è la loro umanità essenza che si nasconde dietro la morale ‘Sii severo con te stesso e tollerante con gli altri’: questa è la loro vera natura. La vera natura di una persona è la sua umanità essenza. E in che cosa consiste la sua umanità essenza? Consiste principalmente nelle sue preferenze, in ciò che persegue, nella sua visione della vita, nel suo sistema di valori, nonché nel suo atteggiamento nei confronti della verità e di Dio, e così via. Solo queste cose rappresentano veramente l’umanità essenza delle persone. Si può affermare con certezza che la maggior parte di coloro che esigono da sé stessi di adempiere la morale di essere ‘severi con sé stessi e tolleranti con gli altri’ è ossessionata dal prestigio. Spinti dalla loro indole corrotta, non possono fare a meno di perseguire la fama tra gli uomini, la ribalta sociale e il prestigio agli occhi degli altri. Tutte queste cose sono legate al loro desiderio di prestigio, e le perseguono sotto la copertura della loro buona condotta morale. E da dove vengono questi loro perseguimenti? Vengono e sono mossi interamente dalla loro indole corrotta. Quindi, in ogni caso, che qualcuno adempia o no alla morale di essere ‘severo con sé stesso e tollerante con gli altri’, e che lo faccia o meno fino alla perfezione, ciò non può minimamente cambiare la sua umanità essenza. Il che significa di conseguenza che non può cambiare in alcun modo la sua visione della vita o il suo sistema di valori, né guidare le sue attitudini e le sue prospettive su tutti i tipi di persone, eventi e cose. Non è così? (Sì.) Più si è capaci di essere severi con sé stessi e tolleranti con gli altri, più si è bravi a recitare, a camuffarsi e a fuorviare gli altri con buoni comportamenti e belle parole, e più si è ingannevoli e malvagi per natura. Più si è questo tipo di persona, più profondamente si amano e si perseguono il prestigio e il potere(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (6)”). Ho capito che coloro che sono severi con sé stessi e tolleranti con gli altri hanno una profonda ossessione per il prestigio e cercano sempre di avere un posto nel cuore delle persone. Tali individui hanno una natura ingannevole e malvagia e sono ipocriti. Questa caratterizzazione andava davvero dritta al punto. Ho pensato a come mi ero fatta carico di gran parte del lavoro del nostro guppo mentre ero capogruppo. Non facevo che considerare i programmi degli altri, il loro carico di lavoro e quali difficoltà affrontassero. Ero particolarmente attenta e premurosa verso gli altri, assicurandomi che non fossero mai scontenti. In apparenza, potevo anche sembrare molto comprensiva, ma in realtà mi comportavo così solo per rafforzare la mia reputazione e il mio prestigio. Ero sempre preoccupata di poter dire o fare qualcosa che avrebbe turbato gli altri e di dare loro una cattiva impressione di me. Mi assumevo un fardello maggiore di loro, ero capace di soffrire e di pagare un prezzo e mostravo tolleranza, comprensione e capacità di compromesso, ma il sottotesto di ciò era che mi ritenevo migliore degli altri, in possesso di maggiore statura rispetto a loro e che ero comprensiva e tollerante nei loro confronti. Questo li portava a stimarmi e a fare affidamento su di me. Aspettavano che fossi io a risolvere i loro problemi e non erano in grado di affidarsi a Dio e di cercare la verità per trovare una soluzione. Mi sono resa conto di essere stata corrotta da Satana e di essere colma di indole satanica. Non ero affatto altruista e magnanima! Quando quella sorella scaricava il lavoro a me, io lo accettavo volentieri, ma dentro di me ero scontenta, e mentre lavoravo ero risentita per il fatto che lei non si assumeva un fardello. Avevo molto lavoro ed ero sottoposta a un’enorme pressione e, pur non dicendo nulla e comportandomi da altruista, dentro di me sentivo che era tutto piuttosto ingiusto e non volevo soffrire né pensare ad altro. Mentre assegnavo il lavoro, quando una sorella assecondava la sua carne e non voleva lavorare troppo, non condividevo sulla verità per risolvere il suo problema e invece mi occupavo io del suo lavoro. In realtà, avevo le mie opinioni su di lei, mi dava fastidio dover lavorare di più per via della sua pigrizia. Ripensando a tutto questo, ho capito che la mia tolleranza verso gli altri era tutta una finta, solo una finzione, e che non ero davvero felice di aiutarli. Chiaramente, ero egoista e basta, ma mi comportavo come se fossi puramente altruista: stavo ingannando tutti. Le mie azioni avevano un solo scopo: volevo semplicemente guadagnarmi le lodi, il rispetto e gli elogi degli altri. Quanto ero ipocrita e falsa! Gli altri vedevano solo le mie azioni ingannevoli, ma non i miei veri pensieri. Tutti credevano che avessi una buona umanità e fossi molto tollerante. Non li stavo forse ingannando e raggirando? Più ci pensavo, più ero disgustata da me stessa. Vivevo indossando una maschera, e non solo soffrivo molto io stessa, ma rallentavo anche il lavoro della chiesa. Stavo facendo del male a me stessa e agli altri. Ho iniziato a odiarmi e volevo pentirmi e cambiare il prima possibile.

In seguito, mi sono imbattuta in altri due passi delle parole di Dio che mi hanno fornito una nuova prospettiva sul mio stato. Dio Onnipotente dice: “Alcuni leader della chiesa, quando vedono i fratelli o le sorelle fare il loro dovere in modo superficiale, non li rimproverano anche se dovrebbero. Quando vedono chiaramente che gli interessi della casa di Dio sono danneggiati, non si preoccupano di questo né effettuano alcuna indagine, e non recano la minima offesa agli altri. Di fatto, non dimostrano realmente di tenere in considerazione le debolezze delle persone; il loro intento e il loro obiettivo sono invece di conquistare il cuore della gente. Sono pienamente consapevoli che: ‘Fin tanto che agisco così e non reco offesa a nessuno, penseranno che io sia un bravo leader. Avranno una buona e alta opinione di me. Mi approveranno e piacerò loro’. Non importa loro quanti danni subiscano gli interessi della casa di Dio, né quali gravi perdite vengano arrecate all’ingresso nella vita dei prescelti di Dio, né quanto sia disturbata la loro vita della chiesa; persistono semplicemente nella loro filosofia satanica e non recano offesa a nessuno. Non c’è mai alcun senso di rimorso nel loro cuore. Quando vedono una persona provocare intralci e disturbi, tutt’al più potrebbero scambiarci qualche parola in merito alla questione, minimizzarla e poi accantonarla. Non condivideranno sulla verità, non evidenzieranno l’essenza del problema di tale persona, né tantomeno ne analizzeranno lo stato, e non condivideranno mai su quali siano le intenzioni di Dio. I falsi leader non smascherano né analizzano mai gli errori che le persone commettono di frequente o l’indole corrotta che spesso rivelano. Non risolvono alcun problema reale; anzi, assecondano sempre le pratiche errate delle persone e le loro rivelazioni di corruzione e, a prescindere da quanto le persone siano negative o deboli, non prendono la cosa sul serio. Si limitano a predicare alcune parole e dottrine, e a pronunciare qualche parola di esortazione ad affrontare la situazione in modo superficiale, cercando di mantenere l’armonia. Di conseguenza, il popolo eletto di Dio non sa come riflettere su sé stesso né come conoscersi, non ha alcuna soluzione per qualsiasi indole corrotta riveli, e vive tra parole e dottrine, nozioni e fantasie, senza alcun ingresso nella vita. Nel loro cuore, i prescelti di Dio credono persino: ‘Il nostro leader mostra addirittura più comprensione per le nostre debolezze di quanto faccia Dio. La nostra statura è troppo piccola per soddisfare le Sue richieste. Ci basta soddisfare i requisiti del nostro leader; se ci sottomettiamo al nostro leader, ci stiamo sottomettendo a Dio. Se un giorno il Supremo lo destituirà, allora ci faremo sentire; per mantenere il nostro leader e impedire che venga destituito, negozieremo con il Supremo e Lo costringeremo ad accontentare le nostre richieste. In questo modo ci comporteremo bene con il nostro leader’. Quando le persone hanno simili pensieri nel cuore, quando hanno stabilito un tale rapporto con il loro leader e nel loro cuore è sorto questo tipo di dipendenza, invidia e venerazione nei suoi confronti, allora arrivano ad avere una fiducia sempre maggiore in questo leader, e vogliono sempre ascoltare le sue parole piuttosto che cercare la verità in quelle di Dio. Un tale leader ha quasi preso il posto di Dio nel cuore delle persone. Se un leader è intenzionato a mantenere un simile rapporto con il popolo eletto di Dio, se trae da ciò un sentimento di godimento nel suo cuore, se crede che il popolo eletto di Dio debba trattarlo così, allora non c’è alcuna differenza tra questo leader e Paolo, e costui ha già intrapreso il cammino di un anticristo, mentre il popolo eletto di Dio è già stato fuorviato da questo anticristo ed è totalmente privo di discernimento(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 1: Cercano di conquistare il cuore delle persone”). “Potete paragonare costoro ad alcuni anticristi e persone malevole che si trovano nella chiesa. Per consolidare il loro prestigio e il loro potere all’interno della chiesa e per guadagnare una migliore reputazione tra gli altri membri, sono in grado di subire sofferenze e di pagare un prezzo nello svolgimento dei loro doveri, e potrebbero persino rinunciare al lavoro e alla famiglia e vendere tutto ciò che hanno al fine di spendersi per Dio. In alcuni casi, il prezzo che pagano e le sofferenze che subiscono nello spendersi per Dio vanno oltre ciò che una persona media è capace di sopportare; sono in grado di incarnare uno spirito di estrema abnegazione per mantenere il proprio prestigio. Tuttavia, a prescindere da quanto soffrono e dal prezzo che pagano, nessuno di loro salvaguarda la testimonianza di Dio o gli interessi della Sua casa, né pratica in linea con le Sue parole. L’unico obiettivo che perseguono è quello di ottenere il prestigio, il potere e le ricompense da parte di Dio. Nulla di ciò che fanno ha la minima correlazione con la verità. Indipendentemente da quanto sono severi con sé stessi e tolleranti con gli altri, quale sarà il loro esito finale? Cosa penserà Dio di loro? Determinerà il loro esito in base ai buoni comportamenti esteriori che attuano? Certamente no. Le persone valutano e giudicano gli altri in base a questi comportamenti e queste manifestazioni e, non sapendone discernere l’essenza, alla fine vengono da loro ingannate. Dio invece non Si lascia mai ingannare dagli uomini. Non loderà e non commemorerà assolutamente la condotta morale di coloro che sono stati capaci di essere severi con sé stessi e tolleranti con gli altri. Al contrario, li condannerà per le loro ambizioni e per le strade che hanno intrapreso al fine di perseguire il prestigio(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (6)”). Riflettendo sulle parole di Dio, ho acquisito più chiarezza sulla natura e sulle conseguenze delle mie azioni. Per proteggere la mia reputazione e il mio prestigio, consideravo sempre le difficoltà degli altri e facevo tutto da sola. Di conseguenza, i fratelli e le sorelle non riuscivano a compiere normalmente i loro doveri. Alcuni assecondavano la loro carne e non portavano un fardello, altri erano bloccati nell’ammirarmi e affidarsi a me, si rivolgevano a me ogni volta che avevano un problema e non erano in grado di affidarsi a Dio e di cercare la verità per risolvere le questioni. Dio non aveva posto nei loro cuori. Avevo compiuto il male! Quando quella sorella non era disposta a portare un fardello nel suo dovere e scaricava il suo dovere su di me, se solo avessi condiviso un po’ con lei e le avessi permesso di vedere la natura e le conseguenze del suo stato attuale, forse sarebbe riuscita a ribellarsi alla sua carne e ad affidarsi a Dio per risolvere il suo problema. Questo l’avrebbe portata a un progresso nella vita e le sue abilità professionali sarebbero migliorate. Ma io consideravo solo la mia reputazione e il mio prestigio, e non condividevo con i miei fratelli e sorelle impantanati in un’indole corrotta, né davo loro consigli. Esteriormente, questo modo di agire era in linea con le preoccupazioni carnali delle persone, ma loro non facevano alcun progresso nella vita e diventavano sempre più degradate. Assecondando continuamente le persone, le danneggiavo! Nessuno riusciva a discernere il mio comportamento e tutti erano fuorviati da me e perciò pensavano che fossi una persona buona e premurosa. Quanto ero falsa! Li stavo fuorviando tutti! Esteriormente sembrava che portassi un grande fardello nel mio dovere e che sapessi soffrire e pagare un prezzo. Gli altri mi vedevano come una brava persona, ma in realtà ero stata condannata da Dio, perché ogni mia azione non era compiuta per soddisfare Dio, bensì per proteggere il mio prestigio nel cuore delle persone. Non avevo compiuto alcun male evidente, ma non avevo condotto le persone nella realtà delle parole di Dio, conducendole invece davanti a me. Stavo cercando di conquistare le persone e rivelando un’indole da anticristo. Resamene conto, ho capito che mi trovavo in uno stato piuttosto precario. Stavo svolgendo il mio dovere sulla base dei valori culturali tradizionali e percorrendo il cammino di opposizione a Dio di un anticristo.

In seguito, mi sono imbattuta in un altro passo delle parole di Dio che mi ha fornito maggiore chiarezza sui miei problem. Dio Onnipotente dice: “Per esempio, indipendentemente dal gruppo a cui sono rivolte affermazioni riguardanti la condotta morale come ‘Sacrifica i tuoi interessi per il bene altrui’, ‘Una donna deve essere virtuosa, gentile, delicata e dotata di moralità’ e ‘Sii severo con te stesso e tollerante con gli altri’, richiedono tutte che le persone esercitino l’autocontrollo, ossia il dominio sui propri desideri e sulla propria condotta immorale, e che mantengano modi di vedere ideologici e morali opportuni. Indipendentemente da quanta influenza queste affermazioni esercitino sull’umanità e dal fatto che tale influenza sia positiva o negativa, l’obiettivo di questi cosiddetti precettori di morale era, in poche parole, quello di limitare e regolare la condotta morale delle persone attraverso la diffusione di tali affermazioni, in modo che la gente avesse un codice di base secondo cui comportarsi e agire, secondo cui valutare persone e cose e percepire la società e il Paese. Guardando il lato positivo, l’invenzione di queste affermazioni riguardanti la condotta morale ha svolto in certa misura un ruolo di limitazione e di regolamentazione della condotta morale dell’umanità. Se però guardiamo ai fatti oggettivi, ha portato le persone ad abbracciare alcuni pensieri e modi di vedere fallaci e pretestuosi, rendendo coloro che risentono dell’influenza e dell’indottrinamento da parte della cultura tradizionale più subdoli, infidi, abili nel fingere e ristretti di vedute. A causa dell’influenza e dell’indottrinamento da parte della cultura tradizionale, le persone hanno gradualmente adottato queste opinioni e affermazioni sbagliate della cultura tradizionale come cose positive, e venerano come santi questi luminari e grandi personaggi da cui vengono ingannate. Una volta che le persone sono state ingannate, le loro menti diventano confuse, insensibili e ottuse. Non sanno cosa sia l’umanità normale, né cosa dovrebbero perseguire e rispettare coloro che sono dotati di un’umanità normale. Non sanno come si dovrebbe vivere in questo mondo, né che tipo di modalità o regole di esistenza si dovrebbero adottare, e tanto meno qual è lo scopo corretto dell’esistenza umana. A causa dell’influenza, dell’indottrinamento e persino dell’isolamento attuati dalla cultura tradizionale, le cose positive, i requisiti e le regole di Dio sono stati soppressi. In questo senso, le varie affermazioni della cultura tradizionale riguardanti la condotta morale hanno profondamente ingannato e influenzato la mentalità delle persone, limitando i loro pensieri e fuorviandole, deviandole dal corretto percorso di vita e allontanandole sempre di più dai requisiti di Dio. Ciò significa che quanto più profondamente sei influenzato dai vari modi di vedere e idee della cultura tradizionale riguardanti la condotta morale, e quanto più a lungo ti sono stati inculcati, tanto più ti allontani dai pensieri, dalle aspirazioni, dagli obiettivi da perseguire e dalle norme esistenziali che le persone dotate di un’umanità normale dovrebbero avere, e tanto più ti allontani dallo standard che Dio richiede alle persone. […] Il popolo eletto di Dio deve capire a fondo un fatto: la parola di Dio è la parola di Dio, la verità è la verità e le parole umane sono parole umane. La benevolenza, la giustizia, la correttezza, la saggezza e l’affidabilità sono parole umane, così come lo è la cultura tradizionale. Le parole umane non sono mai la verità, né mai lo diventeranno. Questo è un dato di fatto(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (8)”). Attraverso le parole di Dio, ho capito che le opinioni e le idee che la cultura tradizionale inculca in noi sono ridicole e assurde e in contrasto con la coscienza e la ragione delle persone normali e con la normale umanità che Dio richiede all’uomo di vivere. Fuorviata e influenzata da questa idea tradizionale di essere severa con me stessa e tollerante con gli altri, ero confusa, in errore e priva di discernimento. Pensavo che solo essere tollerante con le persone, mostrare considerazione per loro in ogni modo e svantaggiare me stessa invece che gli altri avrebbe significato manifestare buon carattere, ampiezza di vedute e magnanimità. Non avrei dovuto chiedere troppo a nessuno né essere troppo severa e astenermi dall’essere meschina. Queste idee erano profondamente radicate nella mia mente, controllavano ogni mia parola e azione e influenzavano il modo in cui interagivo con gli altri. Riflettendoci su, mi sono resa conto che la mia tolleranza verso gli altri non era l’indulgenza della normale umanità, bensì un’indulgenza priva di principi o di standard. Come capogruppo, avrei dovuto assegnare il lavoro in modo ragionevole sulla base del nostro programma di lavoro complessivo e sulle capacità di ciascun membro, in modo che tutti potessero svolgere un ruolo, avere una possibilità di pratica nel loro dovere e mettere in gioco le loro capacità. Solo così il lavoro del nostro gruppo sarebbe progredito normalmente e migliorato. Per coloro che avevano meno capacità e levatura media ed erano lenti ad aggiornare le conoscenze, l’assegnazione del lavoro avrebbe dovuto basarsi sulla loro effettiva statura e sulle loro difficoltà. Avrebbe dovuto essere assegnato loro un lavoro più facile per garantire che ne fossero all’altezza e non avrebbero dovuto essere costretti a fare qualcosa di cui non erano capaci. A coloro che avevano buona levatura e capacità di imparare cose nuove e che coglievano i principi e le abilità si poteva assegnare una quantità di lavoro ragionevolmente maggiore e chiedere di pensare di più al loro lavoro e di portare un fardello maggiore: questo avrebbe permesso loro di progredire più rapidamente. Se incontravano delle difficoltà e si sentivano un po’ stressati, la cosa era normale e li avrebbe spinti ad affidarsi di più a Dio, a migliorare le loro abilità e a progredire più velocemente. Inoltre, se qualcuno era scontento dopo che gli avevo assegnato del lavoro, potevo comunicare con lui per capire se aveva delle difficoltà reali o se indulgeva solo nella comodità e non era disposto a soffrire e a pagare un prezzo. Potevo quindi gestire le cose in base alla situazione reale: questo sarebbe stato agire secondo le verità principi. In effetti, la maggior parte delle volte assegnavo il lavoro in modo ragionevole, basandomi sulle situazioni reali dei membri del gruppo. Non chiedevo troppo, non ero così severa e i miei collaboratori erano in grado di gestire i loro compiti. Quando invece capitava che fossero pigri, non disposti a pagare un prezzo e a impegnarsi per ottenere risultati, o temevano di assumersi la responsabilità e scaricavano il lavoro ad altri, avrei dovuto condividere con loro e consigliarli per renderli consapevoli della loro indole corrotta. Nei casi più gravi avrei dovuto potarli, e non potevo assecondarli continuamente e limitarmi a tollerare il loro comportamento senza alcuno standard di fondo. Solo così potevo mantenere il normale andamento del lavoro del nostro gruppo.

In seguito, mi sono imbattuta in altri due passi delle parole di Dio che mi hanno fornito maggiore chiarezza sul mio percorso di pratica. Dio Onnipotente dice: “In tutto ciò che fai devi esaminare le tue intenzioni per capire se siano giuste. Se sei capace di agire conformemente ai requisiti di Dio, allora il tuo rapporto con Lui è normale. Questo è il criterio minimo. Esamina le tue intenzioni e, se ti accorgi che sono emerse delle intenzioni sbagliate, sii capace di ribellarti a esse e di agire conformemente alle parole di Dio; allora diventerai un uomo giusto dinanzi a Dio, a dimostrazione del fatto che il tuo rapporto con Lui è normale e che tutto ciò che fai è per Dio e non per te stesso. In tutto ciò che fai o che dici sii capace di raddrizzare il tuo cuore, di essere giusto nelle tue azioni, senza lasciarti guidare dai tuoi sentimenti o agire secondo la tua volontà. Sono questi i principi di condotta a cui deve attenersi chi crede in Dio(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Com’è il tuo rapporto con Dio?”). “Quali sono dunque le verità principi richieste da Dio? Che le persone mostrino comprensione per gli altri quando sono deboli e negativi, che abbiano considerazione per il loro dolore e per le loro difficoltà e che si informino al riguardo, che offrano aiuto e sostegno, che leggano loro le parole di Dio per aiutarli a risolvere i loro problemi, facendo sì che comprendano le intenzioni di Dio e che smettano di essere deboli, e che li conducano davanti a Dio. Questo modo di praticare non è forse in linea con i principi? Praticare in questo modo è in linea con le verità principi e, naturalmente, le relazioni di questo tipo sono a maggior ragione in linea con esse. Quando le persone causano deliberatamente disturbi e intralci, o fanno deliberatamente il loro dovere in modo superficiale, se te ne accorgi e sei in grado di far loro notare queste cose, di rimproverarle e di aiutarle secondo i principi, allora questo è in linea con le verità principi. Se invece chiudi un occhio, o tolleri il loro comportamento e le copri, arrivando persino a pronunciare belle parole per lodarle e applaudirle, questi modi di interagire con le persone, di affrontare le questioni e di gestire i problemi sono chiaramente in contrasto con le verità principi e non hanno alcun fondamento nelle parole di Dio. Quindi, questi modi di interagire con le persone e trattare le questioni sono chiaramente inappropriati, e davvero non è facile scoprirlo se non li si analizza e discerne secondo le parole di Dio(La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (14)”). Dopo aver riflettuto sulle parole di Dio, avevo molta più chiarezza. Come credente, dovevo avere Dio nel mio cuore quando parlavo e agivo e mettere il mio cuore davanti a Dio per sottoporlo al Suo scrutinio. Questo è il minimo che avrei dovuto fare. Inoltre, quando interagivo con gli altri e collaboravo con qualcuno nel mio dovere, avrei dovuto avere buone intenzioni, agire in base alle verità principi, astenermi dal fare qualsiasi cosa che potesse danneggiare gli interessi della casa di Dio e considerare sempre il lavoro della chiesa. Avrei dovuto aiutare e sostenere coloro che erano negativi, deboli, e che affrontavano avversità, e condividere con chiunque rivelasse la propria indole corrotta o intenzionalmente intralciasse e disturbasse il lavoro della chiesa, e aiutarlo, dargli consigli ed esporlo, invece di tollerarlo o di concedergli stupidamente benevolenza. Nell’assegnare il lavoro, non avrei dovuto proteggere la mia reputazione e considerare solo la carne e i sentimenti delle persone. Dovevo assegnare il lavoro in modo ragionevole, sulla base dei principi e dello stato effettivo del gruppo, per assicurarmi che il lavoro non venisse ritardato. Questo modo di praticare sarebbe stato vantaggioso per il lavoro della chiesa e per tutti i membri. In seguito, quando interagivo con i fratelli e le sorelle, ho praticato l’onestà, il dire ciò che sentivo veramente e il comunicare con le persone quando avevo dei problemi. Assegnavo il lavoro in base alle situazioni reali delle persone, in modo che tutti potessero fare la loro parte. Assegnavo ai membri la gestione di problemi relativamente facili e mi lasciavo coinvolgere solo se non riuscivano a risolverli. Quando le persone non erano soddisfatte del loro incarico e non volevano pagare un prezzo più alto, condividevo con loro sull’intenzione di Dio, le mettevo in condizione di riflettere sulla loro indole corrotta e di conoscerla e correggevo i loro atteggiamenti inappropriati. Quando avevo più lavoro di quanto potessi gestire o affrontavo dei problemi, discutevo con gli altri su come assegnare il lavoro in modo ragionevole per evitare ritardi e smettevo di occuparmi di tutto da sola. Tutti riuscivano a partecipare in modo proattivo al lavoro ed erano molto più entusiasti nei loro doveri, e l’andamento del nostro lavoro è migliorato. Mi sentivo molto più a mio agio. A volte manifesto ancora corruzione, ma sono in grado di praticare consapevolmente in base alle parole di Dio. Solo con la guida delle parole di Dio sono riuscita a cambiare le cose. Lode a Dio!

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