59. Crescere in mezzo alle tempeste

di Mi Xue, Cina

Un giorno di marzo del 2013, io e un paio di sorelle siamo tornate a casa dopo una riunione e quando siamo entrate abbiamo trovato un totale disastro. Abbiamo pensato che probabilmente la polizia l’aveva perquisita, quindi abbiamo traslocato immediatamente. Subito dopo il trasferimento, alcuni abitanti di quella comunità hanno fatto irruzione con la polizia, che ci ha radunate nel soggiorno e poi ha iniziato a perquisire la casa. Quando nessuno mi guardava, sono riuscita a rompere una scheda SIM che avevo in tasca. Uno dei poliziotti se n’è accorto e mi ha aperto la mano con la forza; vedendo la scheda rotta ha urlato con rabbia: “Può sembrare giovane, ma la sa lunga. Portatela via per interrogarla”. Poi mi ha fatta perquisire da una delle poliziotte e ci ha fatte salire su una macchina della polizia. Mi sentivo piuttosto spaventata, quindi ho pregato Dio: “Dio, non so dove mi porteranno o come mi tortureranno. Ti prego, guidami e dammi fede. Non importa quanto soffrirò, non sarò un Giuda. Non Ti tradirò”. Dopo aver pregato, mi sono gradualmente calmata.

La polizia mi ha portata nella stanza degli interrogatori della stazione e mi ha ordinato di alzare le braccia e di mettermi in posizione accovacciata. Dopo qualche minuto le mie braccia stavano cedendo, le gambe tremavano, ho sentito una stretta al petto e sono crollata a terra. Poi la polizia mi ha messo su una sedia da tortura e mi ha legato molto saldamente i piedi alle gambe della sedia stessa. Un po’ più tardi un’agente paffuta della polizia criminale ha portato alcuni documenti nella stanza e mi ha detto: “Stiamo conducendo una grande operazione di arresti a livello nazionale e stiamo ricercando voi credenti in Dio Onnipotente. Abbiamo tutti i vostri leader e abbiamo smantellato la vostra chiesa. A cosa serve resistere? Parla e potrai andartene”. Sentendo questo, ho pensato che fosse uno degli inganni di Satana e che stesse solo cercando di farmi diventare un Giuda. Non potevo cascarci. Anche se molti fratelli e sorelle erano stati arrestati, l’opera di Dio non poteva essere demolita così facilmente da loro. Ho replicato: “Dio Onnipotente dice: ‘Crediamo che nessun paese né potenza possa impedire a Dio di ottenere ciò che desidera. Coloro che ostacolano l’opera di Dio, che oppongono resistenza alla Sua parola, che disturbano e compromettono il Suo piano, alla fine saranno puniti da Lui’” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Appendice 2: Dio sovrintende al destino dell’intera umanità”). A queste parole si è limitata a sbuffare, ha scosso la testa e se n’è andata. Poi un altro agente ha iniziato a interrogarmi: “Quando sei diventata religiosa? Da quanto tempo vivi in questa zona? Con chi sei stata in contatto? Dove hai alloggiato?” Non ho detto una parola e lui mi ha minacciata: “Se non parli, ti picchieremo a morte e seppelliremo il tuo cadavere sulle montagne”. Mi è venuto in mente che quelle persone ammazzano le persone come se fossero polli e che non si preoccupano affatto della vita umana. Mi chiedevo se davvero mi avrebbero picchiata a morte. Poiché avevo davvero paura, ho recitato una preghiera silenziosa a Dio e poi ho pensato a queste Sue parole: “Non temere, il Dio Onnipotente degli eserciti sarà certamente con te; Egli vi guarda le spalle ed è il vostro scudo(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 26”). Sapevo che era vero che Dio è il mio scudo e che Lui governa su tutto. Il mio corpo e la mia anima erano nelle Sue mani, quindi non spettava alla polizia decidere se sarei stata picchiata a morte. Questo pensiero mi ha dato fede e forza. In seguito la polizia ha continuato a interrogarmi senza sosta, ma io non ho detto nulla.

La mattina presto del terzo giorno, un agente mi ha detto: “Sei pronta a parlare?” Non ho aperto bocca. Furioso, mi ha afferrata per il colletto e mi ha dato uno schiaffo sul volto, lasciandomi con le orecchie che fischiavano e il viso in fiamme. Poi, quando ero distratta, ha arrotolato alcuni fogli per creare un tubo e mi ha colpito gli occhi; è stato così doloroso che sembrava stessero per staccarsi e istintivamente li ho chiusi. Un agente ha detto con rabbia: “Apri gli occhi!” Ho aperto lentamente gli occhi ma non vedevo nulla. Ho ricominciato a vederci un po’ solo dopo dieci minuti. Gli occhi mi facevano malissimo e volevo solo tenerli chiusi così, pensando che avessi sonno, la polizia mi ha colpita alla testa con una bottiglia d’acqua e mi ha dato qualche calcio al capo e alle braccia. Per tenermi sveglia, gli agenti mi hanno fissato i capelli e le mani con il velcro allo schienale della sedia. Dovevo continuare a tenere la testa alta. Nel tentativo di alleviare il dolore, mi sforzavo di appoggiarmi allo schienale della sedia. Ero stordita, avevo dolori in tutto il corpo, palpitazioni e mi sentivo malissimo. Avevo paura di non riuscire a resistere, quindi continuavo a invocare Dio: “Dio, Ti prego, dammi la determinazione per soffrire; Ti prego, dammi fede. Non mi piegherò mai a Satana!” Nel mio dolore, ho pensato ad alcune parole di Dio: “Il gran dragone rosso perseguita Dio ed è Suo nemico e per questo motivo, in questa terra, le persone sono sottoposte a umiliazione e persecuzione a causa della loro fede in Dio. Ecco perché queste parole troveranno la loro realizzazione nel vostro gruppo di persone. Dal momento che l’opera di Dio viene intrapresa in una terra che Gli si oppone, l’intera Sua opera incontra ostacoli enormi e molte delle Sue parole non possono essere realizzate immediatamente; così, per effetto delle parole di Dio, la gente subisce un raffinamento e questo è un altro elemento di sofferenza(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “L’opera di Dio è semplice come l’uomo la immagina?”). Attraverso le Sue parole, ho capito che il Partito Comunista è il nemico di Dio e che odia Lui e la verità. Vuole fare di tutto per impedirci di credere in Dio usando vari metodi di tortura crudeli per indurci a tradirLo. Sono nata nel paese del gran dragone rosso, quindi questa è una cosa che devo subire. Tuttavia, attraverso l’oppressione del Partito Comunista, ho capito quanto esso è malvagio e quanto è fondamentalmente opposto a Dio. Desideravo ancora di più respingere Satana e rivolgermi a Dio per rimanere salda nella mia testimonianza mediante la fede, per svergognare Satana e vederlo sconfitto. Avere la possibilità di testimoniare Dio è stata la Sua benedizione ed è stato un favore speciale. Capire questo mi ha dato fede e non mi è sembrato più così difficile.

In seguito hanno ricominciato a interrogarmi e, quando sono rimasta in silenzio, mi hanno minacciata: “Prima parli, più facile sarà. Ti diamo cinque minuti”. Poi mi hanno messo davanti un timer e, mentre vedevo passare il tempo, ogni minuto, ogni secondo, pregavo Dio senza sosta: “Dio, non so cosa mi faranno questi demoni. Ti prego, proteggimi. Non tradirò i miei fratelli e le mie sorelle, qualunque cosa accada”. Una volta passati i cinque minuti, vedendo che non parlavo, uno di loro mi ha ammanettato le mani dietro la schiena, mi ha afferrata per il colletto e mi si è avvicinato molto al viso, poi mi ha chiesto ferocemente chi fosse il leader della chiesa e con chi fossi stata in contatto. Io sono rimasta ancora in silenzio, così ha acceso una sigaretta e mi ha soffiato il fumo in faccia più e più volte. Il fumo mi faceva venire da vomitare e le lacrime mi rigavano il viso. Poi mi ha dato uno schiaffo sul volto molto forte e mi ha colpito l’orecchio destro, assordandomi. Vedendo che ancora non parlavo, ha spalancato gli occhi per la rabbia e mi ha stretto il collo con entrambe le mani, dicendo: “Parli o cosa? Se non lo fai, ti strangolo. Non mi dimenticherai mai, ogni notte avrai incubi di me che ti picchio”. Mi ha strozzata al punto che non riuscivo più a respirare bene e mi sono sentita come se stessi per esalare l’ultimo respiro. Gli ho detto che non sapevo nulla, anche se mi stava strangolando. Poi è entrato un agente alto e ha fatto segno a quello che mi stava strozzando che c’erano delle telecamere di sicurezza e che quindi avrebbe dovuto portarmi in un angolo per picchiarmi. Alla fine sono riuscita a prendere fiato. Mi ha trascinata fuori dalla sedia da tortura e mi ha tirata per le manette, spingendomi in un angolo, poi mi ha sbattuto la testa contro il muro. Lo ha fatto così tante volte che ho perso il conto, e l’ultima volta mi ha sbattuta contro una targa appesa al muro. Mi sentivo come se avessi un’ammaccatura sulla testa a causa delle percosse e sono caduta a terra con un tonfo. Sembrava che il mondo girasse, come se stesse per esplodermi la testa e avessi il cuore ridotto in brandelli. Non riuscivo ad aprire gli occhi e mi sentivo come se stessi soffocando. Era incredibilmente doloroso. Ho pregato Dio: “Dio, Ti prego, toglimi il respiro affinché non debba più soffrire questo tormento”. Dopo un po’ di tempo non riuscivo quasi più ad aprire gli occhi e mi chiedevo: “Perché non sono morta?” Poi ho capito che non avrei dovuto chiedere a Dio di togliermi il respiro e che si trattava di una richiesta irragionevole. Egli voleva che continuassi a vivere, che rimanessi salda nella mia testimonianza e che svergognassi Satana, invece io speravo di morire per sfuggire a quella sofferenza. Questo non significava rendere testimonianza e quando me ne sono resa conto mi sono sentita un po’ in colpa. Proprio in quel momento ho sentito un poliziotto urlare: “Alzati! Alzati!” Non ricevendo risposta mi ha dato un calcio e ha detto: “Stai facendo finta di essere morta?” Ho recitato una preghiera silenziosa: “Dio, questi demoni mi stanno torturando affinché io Ti tradisca. Ti prego, dammi fede. Rimarrò salda nella mia testimonianza anche a costo della vita”. Uno di loro mi ha afferrata per le spalle dei vestiti e mi ha sollevata un po’, poi mi ha lasciata ricadere pesantemente sul pavimento. Le mani e la schiena mi facevano davvero male poiché ero stata ammanettata per tutto quel tempo, così mi sono rannicchiata a terra per cercare di alleviare un po’ il dolore. Un agente mi ha tirata su e mi ha messa contro il muro facendomi stare dritta, poi mi ha dato un calcio sulla coscia sinistra prima che avessi la possibilità di reagire. Mi sono piegata in due dal dolore e ha ringhiato: “In piedi!” Ma tutto mi faceva così male che non riuscivo più ad alzarmi. Poi mi ha dato un calcio alla vita, togliendomi il fiato per un attimo. Mi sentivo come se fossi stata pugnalata. Un altro mi ha trascinata di nuovo nell’angolo e mi ha dato uno schiaffo sul volto, facendomi sanguinare gli angoli della bocca. Poi ha acceso una sigaretta e ha detto: “Se stai zitta ti brucio la faccia con questa sigaretta, rimarrai sfigurata”. Poi me l’ha avvicinata molto al viso. Sentendo il calore della sigaretta, mi sono davvero spaventata e ho pensato: “Se mi brucia lascerà delle cicatrici terribili e ovunque andrò parleranno di me e mi prenderanno in giro”. Il solo pensiero che la gente mi indicasse e parlasse di me era orribile. Poi mi sono ricordata di queste parole di Dio: “I bravi soldati del Regno non vengono addestrati per essere un gruppo di persone capaci solo di parlare della realtà o di vantarsi, ma in modo da vivere concretamente in ogni momento le parole di Dio, da rimanere incrollabili qualsiasi ostacolo incontrino, da vivere costantemente in conformità con le parole di Dio e da non fare ritorno al mondo. Tale è la realtà di cui parla Dio; è questo che Dio prescrive agli uomini(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Solo mettere in pratica la verità significa possedere la realtà”). Dalle parole di Dio ho capito che, a prescindere da quello che succede, un vero credente è capace di rimanere saldo nella sua fede in Dio senza mai cedere alle forze dell’oscurità e senza tradire Dio. La polizia voleva minacciarmi di lasciarmi sfigurata per farmi tradire Dio, ma non potevo cascarci. Per di più, anche se fossi stata sfigurata, se non mi fossi comportata da Giuda ma fossi rimasta salda nella mia testimonianza, avrei potuto ottenere l’approvazione di Dio e trovare la pace nel cuore. Se avessi tradito Dio per proteggere me stessa, avrei trascinato un’esistenza ignobile e la mia coscienza non sarebbe mai stata in pace. Sarebbe stato insopportabile. Ho pensato a una parte di un inno della chiesa: “Con le esortazioni di Dio nel cuore, non mi inchinerò mai a Satana. Sebbene le nostre teste possano rotolare e il nostro sangue scorrere, la spina dorsale del popolo di Dio non può essere piegata. Renderò a Dio una testimonianza clamorosa e umilierò i diavoli e Satana(Seguire l’Agnello e cantare dei canti nuovi, “Desidero vedere il giorno della gloria di Dio”). Ho sentito un’ondata di fede e il coraggio di affrontare la tortura degli agenti. Ho chiuso gli occhi e ho pregato in silenzio: “Dio! Non importa quanto mi torturano, anche se mi bruciano il viso rimarrò salda nella mia testimonianza. Ti prego, dammi la fede e la determinazione per soffrire”. Poi ho serrato i denti e ho stretto forte le mani. Interpretando la cosa come paura, il poliziotto ha cominciato a ridere come un pazzo. Ho aperto gli occhi e l’ho fulminato con lo sguardo, allora ha detto con un sorriso gelido: “Ho cambiato idea. Ti brucerò la lingua e lo farò in modo che tu non possa nemmeno parlare”. Mentre lo diceva cercava di aprirmi a forza la bocca, ma nonostante i suoi sforzi non ci è riuscito. Furioso, mi ha afferrata per le spalle e mi ha calpestato i piedi, poi è saltato su, ha abbassato i piedi e li ha schiacciati avanti e indietro sui miei. In seguito ha afferrato le manette e le ha strattonate avanti e indietro, lasciandomi in punta di piedi. I miei polsi erano doloranti e avevo la sensazione che mi si stessero per spezzare le braccia. Ha chiesto con tono beffardo: “Il tuo dio non è onnipotente? Fallo venire a salvarti!” Pregavo Dio, invocandoLo senza sosta, e mi sentivo piena di odio per quei demoni.

Sfinito, il poliziotto si è appoggiato al tavolo e ha cominciato a fumare. Mi chiedevo quali altri metodi di tortura avrebbero usato su di me e se alla fine sarei morta. Se così fosse stato, speravo che sarebbe stato veloce, perché quell’inferno in terra in cui mi stavano cacciando era insopportabile. Non sapevo quando sarebbe finito tutto. Più ci pensavo più avevo paura, e ho riflettuto: “Non potrò mai tradire i leader della chiesa o i fratelli e le sorelle, quindi forse posso semplicemente raccontare loro come sono diventata credente e farla finita, così smetteranno di picchiarmi”. Poi ho pensato: “I miei genitori sono credenti. Se glielo dicessi, verrebbero coinvolti e con loro anche alcuni fratelli e sorelle. Ciò farebbe di me un Giuda e Dio mi punirebbe”. Poi mi sono ricordata di questo inno delle parole di Dio: “La fede è come un ponte formato da un tronco di legno: coloro che si aggrappano alla vita in modo abietto avranno difficoltà ad attraversarlo, mentre coloro che sono pronti a sacrificare se stessi riusciranno ad attraversarlo con piede sicuro e senza preoccupazioni. Se l’uomo nutre pensieri timidi e timorosi è perché Satana l’ha ingannato nel timore che attraversassimo il ponte della fede per entrare in Dio. Satana sta cercando in tutti i modi di inviarci i suoi pensieri. Dovremmo in ogni momento pregare Dio affinché ci illumini, in ogni momento dovremmo confidare in Dio affinché purifichi il nostro intimo dal veleno di Satana, praticare nello spirito in ogni momento il modo di avvicinarci a Dio, e lasciare che Dio eserciti il dominio su tutto il nostro essere(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 6”). Grazie alle parole di Dio, mi sono resa conto che pensare di raccontare loro come ero arrivata a credere in Dio per codardia significava cedere ai trucchi di Satana. Ho capito che la mia fede in Dio era davvero carente e che mi mancava la determinazione per sopportare la sofferenza. Ero arrivata fin lì non per la mia statura, ma perché le parole di Dio mi avevano guidata passo dopo passo. A quel punto avevo davvero bisogno di affidarmi a Dio e di avere fede e, a prescindere da quanto mi avrebbero torturata, non avrei mai potuto tradire Dio. Ho detto una preghiera nel mio cuore: “Oh Dio, sono disposta a mettere la mia vita nelle Tue mani e accetterò le Tue disposizioni. Non sarò un Giuda nemmeno se mi tortureranno a morte”. Poi, con mia sorpresa, il capo dei poliziotti li ha chiamati. In silenzio ho ringraziato Dio.

Poco dopo un agente si è avvicinato alla porta, mi ha scattato una foto e mi ha detto: “Metterò la tua foto online e ti farò diventare una ‘celebrità’, così i tuoi amici, i parenti e tutti quanti vedranno come sei adesso e capiranno che voi credenti siete dei pazzi”. Non mi sono spaventata affatto e ho risposto: “Non siete stati voi a farmi apparire così? Mettere quella foto online non farà altro che far vedere a tutti la verità su come perseguitate i cristiani”. Un’agente donna ha detto: “Beh, ne sono convinta. Non so davvero come sia il tuo dio o da dove provenga tutta la tua forza. Nonostante tutto questo, continui a insistere nel mantenere la tua fede. Non avrei mai immaginato che qualcuno tanto giovane potesse essere così duro”. Quando l’ho sentita dire questo ho ringraziato Dio nel mio cuore. Poi ho pensato a queste parole di Dio: “La forza vitale di Dio può prevalere su ogni potenza; inoltre, è superiore a ogni potenza. La Sua vita è eterna, la Sua potenza è straordinaria, e la Sua forza vitale non può essere sopraffatta da alcun essere creato né da alcuna forza nemica(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Solo il Cristo degli ultimi giorni può offrire all’uomo la via della vita eterna”). In tutti quei giorni in cui mi avevano fatta a pezzi e torturata, mi ero sentita codarda e debole e volevo persino sfuggire con la morte, ma Dio era con me, mi proteggeva ed erano state le Sue parole a darmi fede e forza, portandomi a superare tutta quella brutale tortura. Ho ringraziato Dio di cuore.

Un’agente donna poco dopo mi ha portata in bagno e mi ha detto: “Tra poco ti interrogheranno di nuovo e dovresti semplicemente parlare, altrimenti ti metteranno in prigione per anni e dopo una permanenza lì dentro ne uscirai storpia. Sai come vengono trattati i prigionieri? Le donne picchiano le altre donne e ti randellano tra le gambe con dei bastoni di legno. Se ti mettono le mani addosso, la tua vita sarà rovinata”. Sentirla dire questo mi ha riempita di odio e di paura; al pensiero di diventare invalida a vent’anni, non sapevo davvero come avrei potuto farcela. Essendo figlia unica, se fossi rimasta disabile i miei genitori non avrebbero avuto nessuno su cui contare. Poi mi sono ricordata di queste parole di Dio: “Abramo ha offerto in sacrificio Isacco. Cosa avete offerto voi? Giobbe ha offerto tutto in sacrificio. Cosa avete offerto voi? In tantissimi si sono sacrificati, dando la vita e versando sangue al fine, di cercare la vera via. Voi avete pagato quel prezzo?(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Il significato di salvare i discendenti di Moab”). Abramo ha potuto offrire il suo unico figlio e quando Giobbe è stato messo alla prova, perdendo tutto ciò che aveva e con ulcere su tutto il corpo, i suoi amici lo deridevano e sua moglie lo prendeva in giro, ma non si è mai lamentato di Dio. È rimasto fermo nella sua testimonianza. Giobbe e Abramo avevano una vera fede in Dio e ne hanno dato una testimonianza clamorosa attraverso le prove. Dovevo seguire il loro esempio, rendere testimonianza e umiliare Satana, a prescindere da quanto avrei sofferto. Ho detto questa preghiera silenziosa a Dio: “Dio, credo che assolutamente tutte le cose siano sotto la Tua sovranità, quindi la possibilità o meno che io diventi disabile è nelle Tue mani. Non importa cosa mi accade o quanto soffro, sono disposta a rimanere salda nella mia testimonianza e a soddisfarTi”. Allora ho detto all’agente: “Sarebbe immorale. La mia coscienza non troverebbe mai pace se tradissi i miei fratelli e le mie sorelle. Anche se verrò condannata, non farò mai qualcosa contro la mia coscienza”. Sentendo ciò, mi ha riportata nella stanza degli interrogatori senza dire una parola.

La mattina presto del 1° aprile, la polizia è venuta a interrogarmi di nuovo, ma continuavo a non dire nulla. Verso le 14:00 di quel pomeriggio mi hanno messa su un furgone della polizia per portarmi in una base per il lavaggio del cervello. Ho cantato segretamente nel mio cuore durante tutto il tragitto questo inno delle parole di Dio: “Si dovrebbe mantenere la propria sincerità nei confronti di Dio”: “Se non si ha fiducia non è facile continuare a seguire questo cammino. Adesso tutti sono in grado di capire che l’opera di Dio non è affatto allineata con le nozioni e le fantasie dell’uomo. Dio ha fatto tanto e pronunciato molte parole e, anche se le persone possono riconoscere che sono la verità, sono ancora inclini a sviluppare nozioni su Dio. Se le persone desiderano comprendere e acquisire la verità, devono avere la fiducia e la forza di volontà di restare fedeli a quanto hanno già visto e già ottenuto dalle loro esperienze. Qualunque cosa Dio faccia negli uomini, essi devono tenere alto ciò che possiedono, essere sinceri davanti a Lui e restarGli devoti fino all’ultimo. Il dovere dell’umanità è questo. Si deve difendere e sostenere ciò che si ha il dovere di fare(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Dovresti mantenere la devozione a Dio”). Sapevo già che avere fede avrebbe significato essere oppressi e dover soffrire e avevo deciso di rimanere salda nella mia testimonianza e di soddisfare Dio indipendentemente dal tipo di oppressione o di sofferenza che avrei dovuto affrontare, ma quando l’avevo affrontata davvero, avevo capito che rimanere salda nella mia testimonianza non era così semplice come pensavo. Non si trattava solo di essere entusiasta, ma richiedeva fede e volontà di soffrire. Dio mi stava sottoponendo a questo ambiente brutale come prova per perfezionare la mia fede, per purificarmi e salvarmi. Credevo che Dio mi avrebbe guidata qualunque cosa fosse accaduta. Mentre cantavo l’inno la mia fede cresceva e sapevo che non importava quanto mi torturassero, dovevo fare affidamento a Dio per superare tutto questo e seguirLo fino alla fine.

Quando siamo arrivati alla base per il lavaggio del cervello, la polizia ha incaricato due agenti di sorvegliarmi 24 ore al giorno, di farmi domande sulla chiesa, di farmi il lavaggio del cervello e di convincermi a scrivere qualcosa che rinnegasse la mia fede. La terza mattina mi hanno detto che mi avrebbero mostrato un video che avevano girato nella mia città natale. A questo punto il mio cuore mi è balzato in gola e mi sono chiesta se avessero perquisito la mia casa e se i miei genitori fossero nei guai. Temevo che alcuni fratelli e sorelle della chiesa locale fossero stati coinvolti. Avevo sempre più paura. Non riuscivo a smettere di agitarmi sulla sedia e sentivo le membra intorpidite. Ho pregato Dio nel mio cuore. Nel video, mio padre sembrava un po’ giallo e gonfio e mi ha detto alcune cose, incoraggiandomi sottilmente a fare affidamento a Dio e a rimanere salda nella mia testimonianza. Sentendo questo, ho cominciato a piangere come una fontana e mi sono sentita malissimo. Mi sono anche resa conto che la polizia stava cercando di fare leva sul mio attaccamento emotivo per spingermi a tradire Dio e ho capito di disprezzare il Partito Comunista con tutte le mie forze. Ho pensato a un’affermazione di Dio: “Libertà religiosa? I diritti e interessi legittimi dei cittadini? Sono tutti trucchi per coprire il peccato!(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Lavoro e ingresso (8)”). Il Partito Comunista è a favore della libertà religiosa solo a parole, ma in realtà arresta e perseguita follemente i cristiani e li tortura brutalmente, condannandoli con accuse infondate. Innumerevoli cristiani sono costretti a vivere in fuga, senza la possibilità di vedere i genitori o di crescere i propri figli. Tutto questo è perpetrato dal Partito Comunista. Il Partito è il principale colpevole della distruzione delle famiglie cristiane. Gli agenti si sono fermati da un lato e hanno sorriso con cattiveria quando mi hanno vista piangere: pensavano che sicuramente dopo avrei parlato. Dal momento che tenevo ancora la bocca chiusa, hanno colpito il tavolo e mi hanno insultata, poi si sono girati e se ne sono andati furiosi.

Un paio di agenti sono tornati per interrogarmi di nuovo un mese dopo e mi hanno mostrato delle foto, chiedendomi di identificare i fratelli e le sorelle. Uno mi ha detto: “Se non confessi nulla, sarai punita per i crimini degli altri e vedrò quanto riusciremo a farti avere. Finirai per prenderti otto o dieci anni, poi vedremo quanto sarai tosta!” Un altro ha detto, cercando di tentarmi: “Dacci retta e scrivi una dichiarazione in cui dichiari di aver rinunciato alla tua religione e noi faremo tutto ciò che vorrai”. Non ho ceduto, così ha cercato di tentarmi di nuovo: “So che i tuoi genitori non hanno altri figli e hanno lavorato duramente per crescerti. Forse ora non dai peso al fatto di ricevere una lunga condanna, ma sarai triste quando quel giorno arriverà e sarà troppo tardi per i rimpianti. Hai due possibilità: 1. Rinuncia alla tua religione, rinnega Dio Onnipotente e ti riporteremo subito a casa. 2. Insisti nel mantenere la tua fede e vai in prigione. La scelta dipende solo da te. Faresti meglio a pensarci attentamente”. Mi sentivo un po’ combattuta. Se avessi scritto quella dichiarazione per rinnegare la mia fede sarebbe stato un tradimento di Dio, ma se avessi scelto la mia fede sarei andata in prigione. Avrei mai rivisto i miei genitori? Se fossi andata in prigione, la gente li avrebbe sicuramente giudicati e i loro parenti e amici non credenti li avrebbero attaccati. Sarebbe stata davvero dura per loro. Nel video il viso di mio padre appariva giallo e gonfio. Aveva dei problemi di salute? Questo pensiero mi rendeva sempre più infelice ed ero davvero in difficoltà, quindi ho pregato: “Dio, non posso tradirTi, ma non posso abbandonare i miei genitori. Dio, cosa dovrei fare?” Proprio in quel momento mi sono venute in mente queste Sue parole: “Per quanto gli altri prendano la via della fuga, tu non puoi farlo. Altre persone non credono, ma tu devi. Ci sono altri che abbandonano Dio, ma tu devi sostenerLo e renderGli testimonianza. Ci sono altri che denigrano Dio, ma tu non puoi. […] Dovresti contraccambiare il Suo amore ed è tuo dovere avere una coscienza, perché Dio è innocente(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Il significato di salvare i discendenti di Moab”). “Dovresti contraccambiare il Suo amore ed è tuo dovere avere una coscienza”, queste parole continuavano a risuonarmi nelle orecchie. Nel corso dei miei anni di fede, avevo goduto di così tanta parte della grazia di Dio. Avevo anche appreso alcune verità e sapevo che tipo di persona avrei dovuto essere. Avevo guadagnato tantissimo da Dio. TradirLo sarebbe stato irragionevole. Tuttavia, dover scegliere tra Dio da una parte e i miei genitori dall’altra era straziante. Dentro il mio cuore si combatteva una battaglia particolarmente feroce. Ho recitato una preghiera in silenzio, chiedendo a Dio di guidarmi e di darmi fede. Dopo la mia preghiera mi sono venute in mente queste parole di Dio: “Non ce ne sono molti tra di voi che hanno oscillato tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato? Nei confronti tra positivo e negativo, tra nero e bianco, siete di certo consapevoli delle scelte che avete fatto tra la famiglia e Dio, tra i figli e Dio, tra pace e turbamento, tra la ricchezza e la povertà, tra il prestigio sociale e l’ordinarietà, tra l’avere il sostegno degli altri o l’essere ostracizzati, e così via. Tra una famiglia serena e una divisa, avete scelto la prima, e lo avete fatto senza alcuna esitazione; tra la ricchezza e il dovere, avete di nuovo scelto la prima, perfino senza essere disposti a tornare a riva; tra il lusso e la povertà, avete scelto il primo; quando avete dovuto scegliere tra i vostri figli, mogli o mariti, e Me, avete scelto i primi; e tra la nozione e la verità, di nuovo avete scelto la prima. Dinanzi a ogni genere di vostra malvagità, ho semplicemente perso la fiducia in voi. Davvero Mi sorprende che il vostro cuore sia così ostinato e non si lasci intenerire. […] Se vi venisse chiesto di scegliere di nuovo, quale sarebbe la vostra posizione? Sarebbe ancora quella precedente? Mi procurereste nuovamente delusione e miserevole dolore? Il vostro cuore possiederebbe ancora un pizzico di calore? Sareste ancora ignari di cosa fare per consolare il Mio cuore? In questo momento, cosa scegliete?(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “A chi sei leale?”). Sentivo che Dio era proprio al mio fianco, in attesa della risposta. Sapevo che non potevo tradirLo solo per soddisfare i miei affetti umani e mantenere l’armonia familiare. Dio è onnipotente e la salute e la vita dei miei genitori erano nelle Sue mani. Preoccuparmi costantemente per loro dimostrava solo che mi mancava la fede in Dio. Potevamo non essere in grado di vederci, ma sapevo che finché ci fossimo affidati a Dio, Lui ci avrebbe guidati. Questo pensiero ha ripristinato la mia fede e mi sono sentita pronta per ribellarmi alla mia carne per soddisfare Dio. Ho recitato una preghiera: “Oh Dio, sono disposta a mettere i miei genitori nelle Tue mani e a sottomettermi alle Tue orchestrazioni e alle Tue disposizioni”. Allora ho stretto i pugni, mi sono alzata e ho detto: “Ho preso la mia decisione e mi affido a Dio Onnipotente. Egli è l’unico vero Dio che ha creato i cieli, la terra e ogni cosa, ed è il Signore Gesù ritornato. Non Lo rinnegherò mai”. Dopo aver detto questo mi sono sentita completamente in pace. Se non fosse stato per la guida delle parole di Dio, avrei davvero faticato a trionfare sulla tentazione di Satana. L’agente ha mostrato la sua ferocia non appena ha visto la mia risolutezza. Ha sbattuto una spessa pila di carte sul tavolo e mi ha dato un forte schiaffo in faccia, poi mi ha urlato contro: “Sei una causa persa! Credi che non scopriremo nulla solo perché non parli? Lascia che ti spieghi meglio: vi seguivamo già da tre mesi, quindi pensi che non sapessimo tutto di voi? Vogliamo solo vedere se ti comporterai bene, quindi pensaci”. Ho risposto: “Non rinnegherò Dio e non Lo tradirò, anche se ciò significa andare in prigione”. Dopodiché mi hanno portata in un centro di detenzione comunale.

Lì dentro spesso avevo la febbre alta, mi si gonfiavano i piedi e le mani e mi facevano sedere a gambe incrociate per due ore ogni giorno. Durante l’interrogatorio mi avevano dato un calcio alla vita che mi aveva danneggiato il rene, quindi la vita mi faceva così male che non riuscivo a stare seduta dritta. Era davvero difficile tirare avanti ogni giorno fino al momento in cui potevo andare a dormire e tuttavia spesso venivo svegliata per fare il turno di notte. Dopo un paio di settimane ho iniziato ad avere difficoltà a urinare, avevo lo stomaco gonfio e dolorante e anche la vita mi faceva male. Inoltre, ogni giorno verso le 18:00 o le 19:00 la febbre aumentava e il mio viso diventava rosso. Sono stata visitata da un medico che ha detto che avevo una cisti larga circa due centimetri e mezzo nel rene sinistro e che si era infiammata. Quando mi faceva veramente male, pregavo Dio e mi avvicinavo a Lui, cantavo inni in Sua lode e poi inconsapevolmente dimenticavo il dolore. Dopo essere stata nel centro di detenzione per 27 giorni, mi hanno rilasciata su cauzione in attesa del processo e, ingenuamente, pensavo di poter davvero tornare a casa. Invece, con mia sorpresa, la polizia della mia città natale e i funzionari governativi locali mi hanno portata direttamente in un’altra base per il lavaggio del cervello per 48 giorni di conversione e lavaggio del cervello, poi mi hanno portata alla stazione di polizia locale per registrarmi. Il capo della polizia mi ha chiamata nel suo ufficio e mi ha detto: “Al momento sei in libertà su cauzione in attesa del processo, quindi il tuo caso è in sospeso. Per un anno non ti è consentito uscire dai confini della città e anche se hai delle commissioni da sbrigare in una zona vicina, devi comunque venire qui prima per segnalarcelo e chiedere il permesso. Devi essere pronta a presentarti da noi in qualsiasi momento”. Anche se ero tornata a casa, non avevo ancora alcuna libertà e c’era qualcuno che mi seguiva ogni volta che entravo in città. Dopo alcuni mesi, non ho avuto altra scelta che lasciare casa per svolgere il mio dovere. La polizia ha mandato il segretario del partito del nostro villaggio a cercarmi a casa e a informarsi sul mio stato religioso; ha detto alla mia famiglia che se avessi continuato a praticare la fede mi avrebbero arrestata di nuovo e che mi dovevo presentare alla stazione di polizia. Quando l’ho saputo, mi sono infuriata. Ho pensato: “Crederò in Dio qualunque cosa accada e non solo, ma rinuncerò a tutto per predicare il Vangelo e rendere testimonianza a Dio! Continuerò sicuramente ad andare avanti affidandomi a Lui”. Grazie a Dio!

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