1. Cos’è il vero pentimento e come si manifesta

Parole di Dio attinenti:

Ogni uomo, a un certo punto, si è opposto a Dio e che ogni uomo, a un dato punto, si è ribellato contro di Lui. Tuttavia, se hai intenzione di obbedire al Dio incarnato e da quel momento in poi soddisfi il cuore di Dio con lealtà, pratichi la verità che dovresti, esegui il tuo dovere come richiesto e osservi le regole come saresti tenuto a fare, allora sei uno che è disposto a mettere da parte la sua ribellione pur di soddisfare Dio e puoi essere perfezionato da Dio. Qualora ti rifiutassi caparbiamente di vedere i tuoi errori e non avessi alcuna intenzione di pentirti; qualora persistessi nei tuoi atteggiamenti ribelli e non pensassi minimamente di collaborare con Dio e di soddisfarLo, allora, da persona ostinata e incorreggibile quale sei, verrai certamente punito e non sarai mai perfezionato da Dio. In quanto tale, sei nemico di Dio oggi e lo sarai domani, e lo rimarrai anche il giorno dopo; sarai per sempre un oppositore di Dio e nemico di Dio. In tal caso, come potrebbe Dio fartela passare liscia? È nella natura umana opporsi a Dio, ma l’uomo non deve cercare appositamente i “segreti” dell’opposizione a Dio, perché cambiare la sua natura è un compito insormontabile. Se fosse questo il caso, allora è meglio che tu vada via prima che sia troppo tardi, per evitare che il tuo castigo in futuro diventi più severo e per evitare che la tua natura bestiale erompa e diventi ingovernabile al punto che Dio debba porre fine al tuo corpo materiale. Tu credi in Dio per ricevere benedizioni; ma se alla fine ti capitassero solo disgrazie, non Sarebbe un peccato? Vi esorto a mettere a punto un altro piano. Qualsiasi cosa possiate fare sarebbe meglio della vostra fede in Dio: di certo non può essere che esista solo questa via. Non continuereste a sopravvivere se non cercaste la verità? Perché essere così in disaccordo con Dio?

Tratto da “Tutti coloro che non conoscono Dio sono persone che si oppongono a Dio” in “La Parola appare nella carne”

Ogni persona, in misura maggiore o minore, ha trasgredito. Quando non sai che una cosa è una trasgressione, la valuti con uno stato d’animo confuso o forse ancora ti attieni alle tue opinioni, alle tue pratiche e ai tuoi modi di intendere; ma poi, un giorno, tramite una condivisione con fratelli e sorelle o una rivelazione di Dio, impari che questa cosa è una trasgressione, un’offesa a Dio. Quale sarà allora il tuo atteggiamento? Continuerai a insistere, ad argomentare, a discutere, ad attenerti alle tue idee, ritenendo che ciò che fai sia conforme alla verità? Questo riguarda il tuo atteggiamento nei confronti di Dio. Con quale atteggiamento Davide valutava le sue trasgressioni? Rimorso: non le avrebbe più commesse. Allora che cosa faceva? Pregava, chiedendo a Dio di punirlo: “Se commetto di nuovo questo errore, Dio mi punisca e mi faccia morire!” Tale era la sua determinazione; il suo era vero rimorso. Le persone comuni riescono a conseguirlo? Per le persone comuni va bene se non cercano di discutere o se tacitamente ammettono la propria responsabilità, eppure nel cuore pensano: “Spero che nessuno tiri fuori di nuovo questa cosa. Per me sarebbe un’umiliazione”. È vero rimorso? Per provare vero rimorso, bisogna abbandonare il male passato, sopprimerlo e non fare più una cosa simile. E allora che cosa bisogna fare? È forse sufficiente abbandonare il male, non fare più quella cosa e non pensarci? Qual è il tuo atteggiamento nei confronti di Dio? Con che criterio affronti il fatto che Dio adesso ti metta a nudo? (Accetteremo la punizione inflitta da Dio.) Accettare la punizione inflitta da Dio, il Suo giudizio e castigo: questo è un aspetto. L’altro aspetto è accettare l’attento esame da parte di Dio mentre si accetta la Sua punizione. Quando hai accettato entrambe le parti, come sarà la tua determinazione? Quando in futuro andrai incontro a simili circostanze e questioni, che cosa farai? Senza vero rimorso, non si può abbandonare un male, e in ogni momento e in ogni luogo si può ritornare alle vecchie abitudini, rifare la stessa cosa negativa, commettere la stessa trasgressione, compiere ripetutamente lo stesso errore. Questo rivela l’atteggiamento dell’uomo nei confronti della verità e di Dio.

Tratto dalla condivisione di Dio

All’inizio, l’uomo è riluttante a mettere in pratica la verità. Prendi, per esempio, lo svolgimento devoto dei propri doveri: hai una certa comprensione di come svolgere i tuoi doveri ed essere devoto a Dio, e capisci anche le relative verità, ma quando sarai in grado di essere totalmente devoto a Dio? E di svolgere i tuoi doveri a tutti gli effetti? Ciò richiederà un processo, durante il quale potresti incappare in molte avversità. Le persone ti potrebbero trattare, e gli altri ti potrebbero criticare. Gli occhi di tutti saranno puntati su di te e, alla fine, inizierai a renderti conto che sei tu a sbagliare e che, in realtà, sei tu che hai fatto le cose male, che la mancanza di devozione nel compimento del proprio dovere è inaccettabile, e che non devi essere negligente o superficiale. Lo Spirito Santo ti illuminerà da dentro e ti rimprovererà quando commetterai un errore. Durante questo processo, comprenderai alcune cose su te stesso e capirai di essere troppo impuro, che nutri troppe motivazioni personali e troppi desideri smodati nello svolgimento dei tuoi doveri. Una volta compresa l’essenza di queste cose, puoi presentarti dinanzi a Dio in preghiera e pentirti sinceramente; in questo modo, puoi essere purificato da quelle cose impure. Se cerchi frequentemente la verità in questo modo per risolvere i tuoi problemi pratici, imboccherai a poco a poco la strada giusta nella fede. Più l’indole corrotta dell’uomo è purificata, e più la sua indole della vita si trasformerà.

Tratto da “Ciò che si deve sapere riguardo alla trasformazione dell’indole” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”

Il cambiamento dell’indole comincia col riconoscere le varie condizioni create dai vari tipi di indole. Se non si comincia a riconoscere questo, se non si penetra in questo aspetto della realtà, il cambiamento dell’indole è impossibile. Allora, poiché tale cambiamento è impossibile, qual è il ruolo svolto dalla maggior parte delle persone nel compimento del loro dovere? È quello di impegnarsi, di occuparsi degli incarichi. Compiono il loro dovere, ma i più lo fanno sforzandosi. Talvolta, quando sono di buon umore, si impegnano di più e poi, quando non sono così di buon umore, si impegnano di meno. In seguito, ci ripensano e provano un certo rammarico, perciò adoperano un po’ più di energia e ritengono di essersi pentiti. In realtà, non è un vero cambiamento; non è un vero pentimento. Il vero pentimento comincia dal comportamento. Se vi è stata una modifica del comportamento, si è in grado di rinunciare a sé stessi e di non fare più le cose in tal modo; le azioni sembrano essere in linea con i principi e, a poco a poco, si riesce a seguire i principi sia a parole sia nelle azioni; questo, allora, è l’inizio di un cambiamento dell’indole.

Tratto da “Solo quando conosci te stesso riesci a cercare la verità” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”

Alcuni nella loro conoscenza di sé fanno le cose per pura formalità: “Tutti dicono di essere falsi, perciò lo dirò anch’io; sarebbe imbarazzante se non lo dicessi”. Lo dicono con allegria, come se si stessero mettendo una piuma sul cappello. Questo significa fare le cose per pura formalità. Allora, in questa conoscenza che deriva dalla formalità vi è forse qualche sensazione di essere in debito? No. Per quanto riconoscano la propria falsità e la propria indole corrotta, non è un vero riconoscimento. E perché dico che non è un vero riconoscimento? Non è una vera rivelazione né un odio per sé stessi proveniente dal profondo del cuore. Quando fanno qualcosa di sbagliato, queste persone non provano odio né alcuna sensazione di essere in debito; non provano una tale sensazione quando cercano di ingannare Dio o bestemmiarLo o ribellarsi contro di Lui, né quando ingannano gli altri. Se non provano alcuna sensazione di essere in debito, sono forse capaci di rimorso? E chi non prova rimorso può pentirsi? Chi non si pente può forse cambiare atteggiamento e respingere gli interessi della carne per mettere in pratica la verità? No: è una questione che riguarda il cuore. Interiormente alcuni conoscono davvero sé stessi e si pentono. Con la bocca non lo dicono, si vergognano, si rendono conto di aver mentito e non hanno il coraggio di dirlo agli altri; nel loro cuore, sanno di essere falsi e cattivi, di non avere integrità, di essere completamente falsi e infidi, di ingannare i fratelli e le sorelle e di ingannare Dio. Nel loro cuore, si odiano e, allora, si pentono. Sebbene tutti abbiano la stessa essenza naturale, quando scoprono la propria ignobiltà, essi si sentono disonorati, riconoscono che tutto quanto Dio rivela è giusto e cominciano ad accettare il giudizio e il castigo. Provano un vero rimorso nel profondo del proprio cuore. Questa è vera percezione e conoscenza. Chi non ha una vera percezione, invece, è comunque in grado di ripetere certe formalità, come quando si racconta una barzelletta o si canta una filastrocca; sono soltanto frasi fatte. I suoi inganni fanno venire le lacrime agli occhi, ma per una tale persona non significano nulla. Vi sono molte persone così? Simili persone sono le più false di tutte.

Tratto da “Solo quando conosci te stesso riesci a cercare la verità” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”

Coloro che seguono la via degli anticristi hanno sempre la speranza e l’opportunità di pentirsi e possono liberarsi della loro indole da anticristi. Invece, gli anticristi non sono capaci di accettare la verità; perciò, anche se dici loro di essere aperti e onesti e di non perdere tempo a elaborare quello che hanno da dire, ma di dirlo direttamente, loro non lo fanno perché pensano che ciò li penalizzerebbe, che non possa funzionare e che sia solo un’idiozia. Per quanto si sforzino, questo è qualcosa che non riescono a mettere in pratica. Un anticristo è fatto così. È questa la differenza. Indipendentemente da come la verità viene comunicata, le persone come gli anticristi ammettono candidamente di non avere agito conformemente alla verità e di avere l’indole di un anticristo. Tuttavia, questa loro ammissione è inutile, così come la loro accettazione di questo fatto. Non mettono in pratica la verità e, di conseguenza, non sono in grado di cambiare, e così Dio non li salverà. Tuttavia, quando alcune delle persone che hanno un’indole da anticristo ascoltano queste parole, le ricordano dentro di sé e ne sono commossi e toccati nel profondo del cuore. “Quindi, questa è l’indole di un anticristo! Questo è quel che significa prendere la strada degli anticristi; è davvero grave! Questa è la mia condizione ed è così che mi comporto. Ho questo tipo di essenza, questo è il tipo di persona che sono!” Poi, riflettono su come potrebbero cambiare, su come potrebbero sfuggire alla loro indole da anticristo, su come potrebbero riuscire a non avere più niente a che fare con essa o a non essere più associati ad essa, e su come evitare di prendere la strada degli anticristi. Nel lavoro, nella vita, nel loro personale accesso, nel loro atteggiamento verso persone, avvenimenti e cose, nell’affrontare ciò che Dio ha affidato loro, valuteranno se una certa azione è propria di un anticristo oppure no, e saranno molto dispiaciuti quando in loro si rivelerà l’indole di un anticristo, provando rimorso quando ciò accade. Che beneficio trarrà il loro accesso alla vita da questo dispiacere e da questo rimorso? Entro un anno o due, sia nel loro lavoro che nel loro personale accesso, essi abbandoneranno gradualmente la loro indole da anticristi combattendola con forza. A volte, non riusciranno a migliorare sé stessi e vorranno ancora fare e dire cose per ottenere prestigio. Odieranno sé stessi per aver detto quelle cose, ma le ridiranno la volta successiva in cui si solleverà una questione per poi pentirsene nuovamente dopo, in un ciclo di costante ripetizione. Che cosa dimostra questo ripetersi delle cose? Dimostra che sono in fase di accesso. Se non c’è tale ripetizione, se non c’è accesso né regressione, allora non c’è vita. La ripetizione dimostra che l’esistenza di quella persona è vitale, che essa ha una vita e dei fondamenti. Alcune persone non hanno sentimenti, non provano né dolore né piacere e, quando ciò viene condiviso con loro, ammettono di avere l’indole di un anticristo, di aver preso la strada di un anticristo. Ciò che dicono è piuttosto corretto, ma, quando si tratta di accedere alla vita, in loro non c’è nessuna battaglia. Chiedi loro se hanno combattuto contro la propria indole da anticristi. Rimproverano sé stessi intimamente quando il fine del loro parlare è preservare il proprio prestigio? Se ne pentono in seguito? Dato che se ne rendono conto, tentano di trattenersi dal farlo quando parlano nuovamente? Queste condizioni esistono in loro? Quelli che sono tutte chiacchiere diranno: “Non lo so, le provo tutte”. Ammettono di provarle tutte, però, dopo tale ammissione, non dicono nulla in merito alla loro situazione specifica né forniscono dettagli sul loro accesso. Coloro che hanno realmente effettuato l’accesso, invece, si sentiranno afflitti. “So di avere un’indole da anticristo. Perché non riesco a liberarmene? È così difficile; cambiare non è cosa facile!” Che cosa dimostra il fatto che essi dicono che non è facile? Dimostra che, nel loro intimo, stanno effettuando l’accesso, stanno combattendo e che la loro condizione sta subendo un costante cambiamento. In questo modo, le cose miglioreranno, a poco a poco, e, alla fine, risulteranno vittoriosi. Non è facile! È come salvare qualcuno che sta morendo: si fa tutto il possibile. Se una persona è ancora capace di vita, ci saranno costanti segni vitali nel suo corpo, mentre chi è totalmente morto non reagirà, qualunque cosa tu faccia; una tale persona è come morta e priva di coscienza.

Tratto da “Vogliono che gli altri obbediscano solo a loro, non alla verità o a Dio (Parte seconda)” in “Smascherare gli anticristi”

Alcuni, in passato, hanno rivelato una certa indole da anticristo: erano sfrenati e arbitrari, bisognava sempre fare come volevano loro o niente. Ma mediante trattamento e potatura, tramite le condivisioni di fratelli e sorelle, con nuove assegnazioni o sostituzioni, subendo alcune importanti battute d’arresto, essendo negativi per un certo periodo e poi pensando: “A prescindere da tutto, la mia priorità deve comunque essere svolgere il mio dovere adeguatamente. Sto percorrendo il cammino dell’anticristo, ma non sono stato definito tale, perciò devo essere valido nella mia fede, devo ricercare con fervore. Non c’è nulla di sbagliato nel cammino di ricerca della verità”; un po’ alla volta si trasformano e poi si pentono. Hanno in sé manifestazioni positive, ricercano le verità principi quando compiono il loro dovere e anche quando interagiscono con gli altri. Sotto ogni aspetto hanno intrapreso una direzione più giusta. Non sono forse cambiati? Questo significa passare dal percorrere il cammino dell’anticristo al percorrere il cammino della pratica e della ricerca la verità. Per loro vi è speranza, hanno una possibilità, possono trasformarsi. Si possono forse definire anticristi queste persone perché in precedenza hanno presentato alcune manifestazioni degli anticristi o hanno percorso il cammino degli anticristi? No. Gli anticristi non si pentono, non provano vergogna e inoltre hanno un’indole feroce, malvagia, e disprezzano sommamente la verità. Che cosa comporta questo loro estremo disprezzo? Che non possono mai pentirsi. Se disprezzano la verità a tal punto, possono forse mettere in pratica la verità e sono forse in grado di pentirsi? Impossibile. Se vi è una cosa certa riguardo a coloro che sono in grado di pentirsi, è che hanno commesso errori ma sono in grado di accettare il giudizio e il castigo di Dio e di accogliere le verità pronunciate da Dio, e sono in grado di sforzarsi al massimo per collaborare, prendendo le parole di Dio come proprie massime personali e facendone la realtà della loro vita. Accolgono la verità e nel profondo non la disprezzano. Non è forse questa la differenza?

Tratto da “Vogliono che gli altri obbediscano solo a loro, non alla verità o a Dio (Parte prima)” in “Smascherare gli anticristi”

Quando il re di Ninive udì la notizia, si alzò dal trono, depose il mantello, indossò il sacco e si sedette sulla cenere. Quindi intimò che nessuno in città mangiasse alcunché, e che nessun capo di bestiame, pecora o bue, andasse al pascolo o bevesse acqua. Uomini e bestie si sarebbero dovuti coprire di sacchi; la gente avrebbe dovuto pregare seriamente Dio. Il re intimò inoltre che tutti abbandonassero la via malvagia e la violenza delle proprie mani. A giudicare da questi provvedimenti, il re di Ninive dimostrò di essersi pentito sinceramente. Quello che fece – alzarsi dal trono, togliersi il mantello regale, indossare il sacco e sedersi sulla cenere – comunicava alla popolazione che il re di Ninive in persona metteva da parte il suo regale prestigio e si vestiva di sacchi come la gente comune. In altre parole, il re di Ninive non approfittò della sua nobile posizione per continuare a perseguire la via malvagia e a usare la violenza delle sue mani dopo aver udito l’annuncio di Jahvè Dio. Al contrario, rinunciò alla sua autorità e si pentì davanti a Lui. In quel momento non si pentì da re; si presentò al cospetto di Dio per confessare i suoi peccati e pentirsene come un qualunque suddito di Dio. Inoltre, ingiunse all’intera città di confessarsi e pentirsi davanti a Jahvè Dio allo stesso modo. Aveva anche un progetto specifico a questo riguardo, come si legge nella Scrittura: “Uomini e animali, armenti e greggi, non assaggino nulla; non vadano al pascolo e non bevano acqua. […] e gridino a Dio con forza; ognuno si converta dalla sua malvagità e dalla violenza compiuta dalle sue mani”. In quanto sovrano della città, il re di Ninive era l’uomo più prestigioso e potente, e poteva fare tutto ciò che voleva. Poteva ignorare l’annuncio di Jahvè Dio o limitarsi a pentirsi e a confessare i propri peccati. Poteva disinteressarsi completamente della questione se la popolazione della città decidesse o no di pentirsi. Ma non fece affatto così. Non solo si alzò dal trono, si vestì di sacchi, si sedette sulla cenere, si confessò e si pentì dei suoi peccati davanti a Jahvè Dio, ma ordinò anche alla popolazione e al bestiame della città di fare altrettanto. Ordinò perfino “gridino a Dio con forza”. Con questa serie di azioni il re di Ninive ottenne veramente ciò che compete a un sovrano. Si trattò di azioni difficili per qualsiasi re nella storia umana, e che nessuno ha mai realizzato. Si può dire che tali azioni costituiscono un’impresa senza precedenti in tutta la storia umana. Meritano di essere commemorate e imitate dall’umanità. Fin dagli albori dell’umanità, ogni re ha spinto i propri sudditi a contrastare e opporsi a Dio. Nessuno aveva mai intimato ai propri sudditi di supplicare Dio per cercare la redenzione dalla propria malvagità, ricevere il perdono di Jahvè Dio ed evitare l’imminente punizione. Il re di Ninive, invece, fu capace di indurre i suoi sudditi a rivolgersi a Dio, rinunciare alla via malvagia e abbandonare la violenza delle proprie mani. E fu anche capace di rinunciare al suo trono. In cambio Jahvè Dio mutò proponimento e Si pentì e placò la Sua ira, consentendo alla popolazione della città di sopravvivere e salvandola dalla distruzione. Le azioni del re possono essere definite un raro miracolo nella storia dell’umanità. Le possiamo definire perfino un modello di umanità corrotta che confessa i propri peccati davanti a Dio e se ne pente.

Tratto da “Dio Stesso, l’Unico II” in “La Parola appare nella carne”

Questa “via malvagia” non consiste in pochi atti malvagi, ma nella fonte malvagia all’origine del comportamento umano. “Convertirsi dalla cattiva condotta” significa non commettere mai più certe azioni. In altri termini, non seguire mai più la via malvagia; il metodo, la fonte, lo scopo, l’intento e il principio delle azioni cambiano; non si ricorre mai più a quei metodi e principi per portare gioia e felicità al proprio cuore. Il termine “abbandonare” in “abbandonare la violenza delle loro mani” significa rinunciare o accantonare, rompere completamente col passato e non tornare più indietro. Quando la popolazione di Ninive abbandonò la violenza delle proprie mani, ciò provò, e fu in sé, un vero pentimento. Dio osserva l’esteriorità delle persone ma anche il loro cuore. Quando Dio vide chiaramente il vero pentimento nel cuore dei Niniviti, e costatò che essi avevano rinunciato alla loro via malvagia e abbandonato la violenza delle loro mani, cambiò idea. Vale a dire che la condotta e il comportamento di queste persone e certi loro modi di agire, nonché la vera confessione e il vero pentimento dei peccati nel loro cuore, indussero Dio a cambiare idea, a modificare le Sue intenzioni, a ritornare sulla Sua decisione e a non punirli e non distruggerli. Per questo la popolazione di Ninive ebbe un destino diverso, redimendo la propria vita e, allo stesso tempo, guadagnando la misericordia e la tolleranza di Dio, che, a quel punto, placò la Sua ira.

Tratto da “Dio Stesso, l’Unico II” in “La Parola appare nella carne”

Per che cosa Pietro si rammaricava maggiormente? Gesù gli aveva posto un’altra domanda (sebbene non sia stata riportata nella Bibbia in questi termini) non molto tempo dopo che Pietro aveva detto: “Tu sei il Figlio del Dio vivente” e tale domanda fu: “Pietro! Mi hai mai amato?” Pietro capì che cosa intendesse dire, ed esclamò: “Signore! Una volta amai il Padre celeste, ma ammetto di non aver mai amato Te”. Allora Gesù disse: “Se gli uomini non amano il Padre che è nei cieli, come possono amare il Figlio sulla terra? E se gli uomini non amano il Figlio mandato da Dio Padre, come possono amare il Padre che è nei cieli? Se amassero veramente il Figlio sulla terra, allora amerebbero veramente il Padre che è nei cieli”. Quando Pietro udì tali parole comprese la propria mancanza. Provò sempre rimorso fino alle lacrime per quelle sue parole: “Una volta ho amato il Padre celeste, ma non ho mai amato Te”. Dopo la resurrezione e l’ascensione di Gesù, provò un senso di colpa e una pena ancora maggiori per quel che aveva detto. Rammentando il suo passato lavoro e la sua attuale statura morale, egli si rivolgeva spesso a Gesù in preghiera, sempre provando rimorso e sentendosi in debito per non aver soddisfatto il desiderio di Dio e per non essere all’altezza dei criteri di Dio. Ciò divenne il suo più pesante fardello. Diceva: “Un giorno dedicherò a Te tutto ciò che ho e tutto ciò che sono, Ti offrirò quanto c’è di più prezioso”. E poi: “Dio! Ho una sola fede e un solo amore. La mia vita non ha alcun valore, e così il mio corpo. Ho soltanto un’unica fede e un unico amore. Ho fede in Te nella mia mente e amore per Te nel mio cuore; queste due sole cose ho da offrirTi, e null’altro”. Pietro fu enormemente incoraggiato dalle parole di Gesù, poiché, prima di venire crocifisso Gesù gli aveva detto: “Io non sono di questo mondo, e anche tu non sei di questo mondo”. In seguito, quando Pietro raggiunse livelli di estrema sofferenza, Gesù glielo rammentò: “Pietro, lo hai dimenticato? Io non sono del mondo, e fu solo a motivo della Mia opera se sono andato via prima. Anche tu non sei del mondo, l’hai scordato? Te l’ho detto due volte, non ricordi?” Pietro Lo sentì ed esclamò: “Non l’ho scordato!” Allora Gesù disse: “Una volta trascorresti un periodo felice insieme a Me in cielo e un periodo al Mio fianco. Ora senti la Mia mancanza, e Io sento la tua. Sebbene le creature non siano degne di alcuna considerazione ai Miei occhi, come posso non amare chi è così innocente e amabile? Hai forse dimenticato la Mia promessa? Devi accettare il Mio incarico sulla terra; devi completare il lavoro che ti ho affidato. Verrà il giorno in cui ti guiderò perché tu sia al Mio fianco”. All’udire tali parole, Pietro si sentì ancor più incoraggiato e ricevette una ispirazione ancora più grande, al punto che, quando fu sulla croce, fu in grado di dire: “Dio! Non riesco ad amarTi abbastanza! Anche se Tu mi chiedi di morire, il mio amore per Te ancora non è sufficiente! Ovunque Tu decida di mandare la mia anima, che Tu mantenga o no la Tua precedente promessa, qualsiasi cosa Tu faccia in seguito, io Ti amo e credo in Te”. Ciò a cui rimase saldamente aggrappato furono la sua fede e il suo autentico amore.

Tratto da “Come Pietro arrivò a conoscere Gesù” in “La Parola appare nella carne”

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