44. Finalmente riesco a comprendere la verità su me stessa

di Shen Xinwei, Italia

Nel 2018, il mio dovere nella Chiesa consisteva nel tradurre documenti. Lavoravo con sorella Zhang e sorella Liu. C’era grande sintonia. Durante una riunione, parlavamo di come era stato individuato un falso capo. Sorella Liu aveva dato una valutazione su quella persona: assegnava i compiti senza alcun principio e, infatti, aveva spostato sorella Zhang in un altro gruppo, tenendo invece un’altra sorella che non era altrettanto scrupolosa e nemmeno una grande lavoratrice. Quando l’altro capo ha letto queste parole, io sono subito diventata rossa. Sorella Liu mi era sembrata particolarmente dura. Cercavo di contenermi, ma dentro di me c’era un gran tumulto. Nel gruppo eravamo solo in tre: ero sicura che si riferisse a me. A quel punto, tutti avrebbero pensato che ero una sconsiderata e una sfaticata. Che vergogna davanti ai miei fratelli! Ho cominciato a serbare rancore verso sorella Liu e il nostro rapporto si è raffreddato.

Di lì a poco, sorella Liu è stata scelta come capo gruppo. Era molto rigorosa, controllava attentamente ogni mia traduzione. All’inizio, il mio atteggiamento era positivo ma, dopo un po’, ho iniziato a oppormi a lei. Svolgevo quel compito da un bel po’ di tempo ormai, eppure ancora non si fidava di me, come se avessi delle carenze. Ogni tanto mi dava anche consigli, quindi mi sembrava che mi guardasse con disprezzo e cercasse di rendermi la vita difficile. La cosa più insopportabile era che, quando discutevamo di questioni lavorative, lei tirava sempre fuori le mie carenze di fronte al nostro responsabile. Cercava forse di mettermi in cattiva luce davanti a lui? Il risentimento cresceva di pari passo con il rancore che già le portavo, al punto che, quando eravamo insieme, la sua vista mi era odiosa e non avevo voglia di ascoltarla. Mi scocciava che ponesse mano al mio lavoro e mettevo il muso ogni volta che mi dava suggerimenti. A volte pensavo a un modo per farle fare brutta figura e rimetterla al suo posto. Mi rifiutavo di aiutarla quando notavo dei problemi nel suo dovere, la disprezzavo e addirittura speravo che prendesse una bella cantonata, così avrebbe imparato. Una volta, sorella Liu si è aperta durante una riunione, ha detto che si sentiva soffocata da me, che ero troppo irascibile e non sapeva come lavorare con me. Appena ha finito di parlare, mi sono infiammata. Stava velatamente cercando di mettermi a nudo davanti agli altri, tutto qua! Ora tutti sapevano che il mio carattere era soffocante per lei. Cosa avrebbero pensato di me? Più ci pensavo, più mi arrabbiavo. Ero convinta che stesse cercando di mettermi in cattiva luce. Ero prevenuta nei suoi confronti e me ne sono rimasta in silenzio e imbronciata per tutto il resto della riunione. In seguito, sorella Liu ha notato che ero un po’ strana, quindi mi si è avvicinata e mi ha detto: “Sembri sconvolta e non hai aperto bocca durante la riunione. Cosa ti passa per la testa? Mi farebbe piacere parlarne. Anche tu puoi indicarmi le mie carenze”. Ma io non la potevo nemmeno vedere, provavo solo repulsione per lei. E poi, c’era bisogno di chiederlo? Chi sarebbe stato contento di sentire quelle parole? Quindi, si è seduta vicino a me. Le ho lanciato un’occhiata, piena di disprezzo. Non riuscivo a trattenere la rabbia quando ripensavo a come aveva sparlato di me davanti a tutti. Mi sono sfogata, le ho detto delle sue colpe e della corruzione che mostrava, ho aggiunto che non aveva saggezza e metteva in cattiva luce gli altri intenzionalmente, soffocandoli, e che era proprio arrogante. Ero inarrestabile. Mi sono placata solo quando l’ho vista avvilita, a testa bassa. Avevo tirato fuori tutta la rabbia che avevo represso. Poi sorella Liu mi ha detto: “Non immaginavo di averti ferito tanto. Mi dispiace davvero”. Ho avuto un rimorso di coscienza quando si è voltata per asciugarsi di nascosto le lacrime. Avevo esagerato? L’avevo gettata in uno stato di negatività? Ma poi ho pensato che ero stata onesta e le avevo detto quelle cose per aiutarla a conoscere se stessa. Perciò, il senso di colpa è subito svanito. In seguito, sorella Liu si sentiva ancora più limitata da me e non osava esaminare il mio lavoro, figuriamoci darmi suggerimenti.

Qualche giorno dopo, il capo della nostra Chiesa ha chiesto a tutti di scrivere una valutazione sui capi gruppo per valutarne l’efficienza in base ai princìpi. Dentro di me ne ero lieta. Non vedevo l’ora di smascherare la corruzione che sorella Liu aveva rivelato, così tutti l’avrebbero conosciuta per quella che era e si sarebbe data una calmata. A quel pensiero, una fugace sensazione di disagio mi ha fatto capire che il mio ragionamento era sbagliato. Dovevo essere equa e obiettiva e accettare l’esame di Dio. Volevo giudicarla con equità e in modo oggettivo, ma poi ho pensato a quando lei mi metteva puntualmente alle strette, e il mio risentimento straripava. In quella valutazione, ho riversato tutti i miei pregiudizi contro di lei, nella speranza che venisse pesantemente trattata dal capo e addirittura trasferita altrove. Finché era nel mio team, non potevo essere felice. Di lì a poco, sorella Liu è stata destituita. La notizia mi ha turbata. Forse era successo per colpa della mia valutazione? Io avevo solo scritto della sua corruzione, ma è possibile che sia bastato addirittura per farla allontanare? Dopo quell’evento, vedevo che sorella Liu era in uno stato negativo e provavo un vago senso di colpa. Non avevo energia per svolgere il mio dovere.

Due giorni dopo, ne ho parlato con il capo. Mi ha detto che sorella Liu era stata destituita prevalentemente perché aveva una levatura limitata e non era all’altezza del suo compito. Non aveva nulla a che vedere con la mia valutazione. Però il capo ha anche detto che ero stata inflessibile con lei e che non riuscivo a trattare gli altri equamente, che ero vendicativa e avevo un’indole malvagia. Queste parole mi hanno sconvolta. Gli empi sono di solito definiti persone “vendicative” e di “indole malvagia”. Per qualche giorno, ogni volta che ripensavo a quanto aveva detto il capo, mi sentivo angosciata. Ero veramente una persona malvagia? Addolorata, ho pregato Dio: “O Dio, il capo ha detto che ho un’indole malvagia, ma io non la vedo. Ti prego, illuminami, così potrò veramente conoscere me stessa”.

Dopo la preghiera, ho letto queste parole di Dio: “Siete capaci di escogitare vari metodi per punire gli altri perché non li gradite o perché non vanno d’accordo con voi? Avete mai fatto in precedenza cose del genere? In che misura ne avete fatte? Non avete forse sempre sminuito indirettamente gli altri, fatto osservazioni taglienti, avuto un tono sarcastico nei loro confronti? (Sì.) In che condizione eravate quando facevate queste cose? In quel momento vi stavate sfogando e vi sentivate contenti; avevate preso il sopravvento. In seguito però avete pensato: ‘Ho fatto una cosa davvero spregevole. Non sono timorato di Dio, ho trattato ingiustamente quella persona’. Nel profondo avete provato senso di colpa? (Sì.) Anche se non siete timorati di Dio, perlomeno avete una certa coscienza. Allora sarete capaci di fare cose del genere di nuovo in futuro? Saprai forse prendere in considerazione l’attacco e la vendetta nei confronti degli altri, rendendo loro le cose difficili e facendo loro vedere chi comanda quando li disprezzi e non vai d’accordo con loro o quando non ti obbediscono e non ti ascoltano? Direte forse: ‘Se non fai quello che voglio io, troverò l’occasione per punirti senza che lo sappia nessuno. Non lo scoprirà nessuno, ma io farò in modo che tu ti sottometta a me; ti dimostrerò il mio potere. A quel punto, nessuno oserà provocarmi!’ DiteMi: che umanità possiede una persona che fa una cosa del genere? Quanto a umanità, è una persona maligna. Valutata in base alla verità, non riverisce Dio(“Le cinque condizioni necessarie per intraprendere la retta via nella propria fede” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). Dopo aver letto queste parole di giudizio, ero affranta. Avevano rivelato esattamente il mio stato. Ripensandoci, io e sorella Liu al principio lavoravamo proprio bene insieme. Ho cominciato a essere prevenuta verso di lei quando la sua valutazione su un’altra persona aveva toccato me e ferito il mio orgoglio davanti agli altri. Una volta diventata capo gruppo, ha iniziato a sottolineare le mie mancanze. Sentivo di aver perso la faccia e di essere messa alle strette. Iniziava a irritarmi sul serio e volevo renderla ridicola. Quando raccontava del suo stato per cercare una soluzione, pensavo che stesse soltanto evidenziando le mie mancanze, per farmi vergognare, compromettendo la mia immagine davanti ai fratelli. Ero sempre più prevenuta nei suoi confronti ed enfatizzavo i suoi problemi per metterla a nudo, agendo con malvagità e rendendola negativa. Ho usato la mia valutazione su di lei come occasione per vendicarmi. Ho messo per iscritto tutte le sue carenze e la corruzione che avevo notato senza nemmeno una parola sui suoi punti di forza. Volevo solo che il capo la vedesse per quello che era e la trasferisse altrove. Ripensare al mio comportamento mi provocava grande disagio. Mi ero lamentata solo perché le sue parole avevano toccato la mia reputazione e il mio prestigio, quindi ero ostile nei suoi confronti. Ho fatto tutto di testa mia. Mi sono resa conto che non mostravo alcuna riverenza verso Dio e la mia natura era veramente malvagia! Pensavo di andare d’accordo con gli altri fratelli, di essere sempre pronta ad aiutare chi era in difficoltà. Credevo di essere una buona persona, dato che compivo buone azioni. In realtà, lo facevo solo perché i miei interessi personali non erano stati compromessi. Ma quando ciò accadeva, tiravo fuori la mia indole satanica in tutta la sua forza. Allora, reagivo e cercavo vendetta. Era inevitabile. Se non avessi eliminato quell’indole, avrei potuto fare del male in qualsiasi momento. Era un grande pericolo!

In seguito, ho riflettuto su me stessa. Quali pensieri mi controllavano, rendendomi capace di simili malvagità? Ho letto queste parole di Dio: “La fonte della resistenza e della ribellione dell’uomo verso Dio è la sua corruzione a opera di Satana. Essendo l’uomo stato corrotto da Satana, la sua coscienza si è intorpidita; l’uomo è immorale, i suoi pensieri depravati e i suoi schemi mentali sono arretrati. Prima che fosse corrotto da Satana, l’uomo seguiva naturalmente Dio e obbediva alle Sue parole dopo averle udite. Era dotato per natura di una ragione e di una coscienza solide, nonché di una normale umanità. A seguito della corruzione di Satana, la ragione, la coscienza e l’umanità originarie dell’uomo si sono indebolite e sono state compromesse da Satana. Egli ha perciò perduto l’obbedienza a Dio e l’amore per Lui. La ragione dell’uomo si è fatta aberrante, la sua indole è diventata come quella di un animale e la sua insubordinazione verso Dio sempre più frequente e grave. Ciononostante, l’uomo continua a non sapere e a non riconoscere ciò e non fa altro che opporsi e ribellarsi ciecamente. L’indole dell’uomo si rivela nel modo in cui si esplicitano la sua ragione, il suo discernimento e la sua coscienza, e, dato che la sua ragione e il suo discernimento non sono sani e la sua coscienza si è estremamente intorpidita, la sua indole è ribelle a Dio(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Avere un’indole immutata è essere ostili a Dio”). “Le persone pensano così: ‘Se non intendi essere gentile, non lo sarò nemmeno io! Se tu sei scortese con me, anch’io sarò scortese con te! Se tu non mi tratti con dignità, perché io dovrei trattarti con dignità?’ Che modo di pensare è questo? Non è forse un modo di pensare vendicativo? Dal punto di vista di una persona comune, questo modo di vedere non è forse impraticabile? ‘Occhio per occhio, dente per dente’; ‘Tratta gli altri come loro trattano te’: fra i miscredenti, sono fondamenti logici validi e del tutto conformi alle concezioni umane. Però se credi in Dio – e cerchi di capire la verità e persegui la trasformazione dell’indole – diresti che queste parole sono giuste o sbagliate? Come fare per discernerle? Da dove provengono queste cose? Provengono dalla natura maligna di Satana; contengono veleno e racchiudono il vero volto di Satana in tutta la sua malvagità e turpitudine. Racchiudono l’essenza stessa di tale natura. Qual è la natura dei punti di vista, dei pensieri, delle espressioni, delle parole e perfino delle azioni che racchiudono l’essenza di tale natura? Non sono forse di Satana? E questi aspetti di Satana sono forse in linea con l’umanità? Sono forse in linea con la verità o con la verità realtà? Sono forse le azioni che dovrebbero compiere i seguaci di Dio, e i pensieri e i punti di vista che dovrebbero possedere? (No.)” (“Solo trasformare la tua indole corrotta può liberarti da una condizione di negatività” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). Ho capito che la corruzione e la malvagità delle persone sono dovute alla corruzione di Satana. Attraverso l’istruzione formale e le influenze sociali, il diavolo Satana ci indottrina con i suoi veleni, come “Ognuno per sé e che gli altri si arrangino”, “Noi non attaccheremo se non siamo attaccati; se siamo attaccati, contrattaccheremo”, “Tratta gli altri come loro trattano te” e “Per un gentiluomo non è mai troppo tardi per vendicarsi”. Le persone assumono questi princìpi come leggi per la sopravvivenza, senza neanche rendersene conto. Diventano sempre più arroganti, astute, egoiste e malvagie. La loro premura e il perdono non sono sinceri. Il loro amore non è vero. Appena qualcosa tocca i loro interessi personali, si offendono e tengono le distanze. Magari si fanno addirittura dei nemici o arrivano a vendicarsi. Le persone diventano fredde e distaccate e perdono ogni senso della normale umanità. Sin da piccola, ero stata immersa in quel tipo di ragionamenti. Erano le fondamenta della mia esistenza. Se qualcun altro toccava i miei interessi, provavo odio e cercavo vendetta, era inevitabile. Durante la nostra collaborazione, sorella Liu ha detto e fatto cose che hanno compromesso i miei interessi, perciò provavo risentimento e ho colto l’occasione per fargliela pagare. Volevo farle capire di che pasta fossi fatta, così non avrebbe più osato offendermi. Volevo perfino farla cacciare. Ero forse diversa dagli anticristi e dagli empi espulsi dalla Chiesa? Il loro unico desiderio era l’approvazione e l’ammirazione degli altri. Non tolleravano la franchezza di chi smascherava la loro corruzione. Avrebbero attaccato chiunque avesse detto o fatto qualsiasi cosa per offenderli. Con tutta quella malvagità, alla fine hanno offeso l’indole di Dio, hanno irritato gli altri e si sono fatti cacciare. Hanno perso per sempre l’opportunità di essere salvati. E io mi sono scagliata contro sorella Liu solo perché le sue parole avevano ferito il mio orgoglio. Le avevo fatto del male. Ho fatto del male! Ho capito di avere un’umanità terribile, la stessa natura empia e l’essenza di un anticristo, di un malfattore. Ciò era disgustoso agli occhi di Dio. Se non mi fossi pentita subito, sarei sprofondata nel male. Dio mi avrebbe punita proprio come un anticristo, un malfattore! Più ci pensavo, più ero terrorizzata. Ho subito pregato Dio: “O Dio, manco di umanità. Vivevo nella mia indole corrotta e ho aggredito mia sorella. Non ho alcuna sembianza umana. Se Tu non avessi creato questa situazione per trattarmi, non avrei mai riflettuto su me stessa. Avrei continuato a fare e a farle del male. Dio, desidero pentirmi. Non voglio più vivere secondo i veleni di Satana. Ti prego, guidami e fammi diventare una persona coscienziosa e ragionevole, umana”.

Poi, ho letto queste parole di Dio: “Amore e odio sono cose che la normale umanità dovrebbe possedere, ma bisogna distinguere chiaramente fra ciò che si ama e ciò che si odia. Nel tuo cuore devi amare Dio, amare la verità, amare le cose positive e amare i fratelli e le sorelle, mentre devi odiare il diavolo Satana, odiare le cose negative, odiare gli anticristi e odiare le persone malvagie. Se nutri odio per i fratelli e le sorelle, sarai incline a reprimerli e a vendicarti su di loro; sarebbe una cosa davvero spaventosa. Alcuni si limitano ad avere pensieri di odio e idee malvagie. Dopo un po’, se tali persone non riescono ad andare d’accordo con chi odiano, cominceranno a prenderne le distanze; però non permetteranno che questa cosa influisca sul loro dovere e sui normali rapporti interpersonali, perché nel cuore hanno Dio e Lo venerano. Non vogliono offendere Dio e hanno timore di farlo. Anche se possono nutrire certe opinioni nei confronti di qualcuno, non traducono mai in atto questi pensieri e non pronunciano una sola parola che sia fuori posto, contrari a offendere Dio. Che comportamento è questo? È un esempio del sapersi controllare e del gestire le questioni secondo principi e imparzialità. Può darsi che tu sia incompatibile con la personalità di un altro, e che questi non ti piaccia, ma quando lavori con lui resti imparziale e ti trattieni dallo sfogare le tue frustrazioni mentre fai il tuo dovere, dal sacrificare il tuo dovere o dallo scaricare le tue frustrazioni sugli interessi della famiglia di Dio. Puoi agire secondo principio; in tal caso hai una riverenza elementare verso Dio. Se ne hai un po’ di più, quando vedi che qualcuno ha difetti o debolezze (anche se ti ha offeso o ha danneggiato i tuoi interessi), ti resta comunque la capacità di aiutarlo. Fare così sarebbe ancora meglio; vorrebbe dire che sei una persona dotata di umanità, della realtà della verità e di riverenza nei confronti di Dio(“Le cinque condizioni necessarie per intraprendere la retta via nella propria fede” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). Ecco cosa ho capito dalle Sue parole: quelli che temono Dio riescono a trattare gli altri secondo la verità princìpio. Può capitare a volte che abbiano preconcetti verso i fratelli, ma non sono ostinati nelle loro interazioni e non fanno nulla per offendere Dio o per ferire gli altri. Chi non teme Dio compie qualsiasi azione desideri nel suo cuore malvagio. Dio condanna questo comportamento, perché equivale a fare del male. Sorella Liu era piuttosto diretta, ma la sua opinione su di me era sincera. Non voleva prendermi di mira. E poi, svolgeva il suo dovere seriamente e responsabilmente e i suoi suggerimenti erano quasi sempre utili per il nostro lavoro. Non avrei dovuto metterle i bastoni fra le ruote. In seguito, mi sono aperta con lei, le ho parlato della mia corruzione e ho chiesto scusa. Ha detto che non le importava e ha condiviso un po’ sulla verità per aiutarmi. Mi vergognavo e mi odiavo ancor di più. Non volevo più vivere secondo la mia indole corrotta. In seguito, quando sorella Liu mi dava consigli e quando diceva o faceva qualcosa che feriva il mio orgoglio, riuscivo a gestirla bene, a concentrarmi sulla ricerca della verità e a riflettere su me stessa. Lavoravamo di nuovo bene insieme. Ho provato un grande sollievo. Grazie al giudizio di Dio, che mi ha cambiata in parte.

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