47. Mentire porta solo sofferenza
Un giorno del maggio 2021, ci stavamo preparando a girare un video di fratello Luca che cantava da solista, e io stavo lavorando all’illuminazione del palco. All’inizio ero molto attento e non ci sono stati problemi con le prime inquadrature, quindi pian piano ho cominciato a rilassarmi. Avevamo quasi finito le riprese, quando il regista ha detto che voleva riprovare un’inquadratura in un paio di modi diversi. Ero distratto, così, quando abbiamo iniziato a girare, stavo ancora guardando un altro monitor e me ne sono reso conto solo quando Luca è uscito dall’area illuminata. Mi sono affrettato a regolare la luce, ma non sono stato abbastanza veloce, e per questo la testa di Luca è uscita e poi rientrata dall’illuminazione. La ripresa era inutilizzabile. Di solito, quando abbiamo un problema sul palco, dovremmo chiedere al regista di fare subito un’altra ripresa, ma io sono rimasto con il walkie-talkie in mano e avevo paura di parlare. Le parole mi si sono bloccate in gola e mi sentivo molto combattuto. Ho considerato che non era presente solo il regista, ma anche tanti altri fratelli e sorelle. Se avessi detto loro che avevo commesso un errore così basilare, cosa avrebbero pensato tutti di me? Che ero negligente nel mio dovere? Sarebbe stato così imbarazzante! Tuttavia, se non avessi detto nulla, non sarebbe stato compiere il mio dovere. Avrebbe avuto un impatto diretto sulla qualità del video, se le riprese fossero state utilizzate nel montaggio. Mentre ero indeciso se parlare o meno, ho sentito il regista dire: “Siamo a posto con questa, passiamo alla prossima”. Ho visto che il fratello che stava facendo le riprese aveva già cambiato il suo cavalletto e stava aspettando, così ho iniziato a giustificarmi con me stesso, pensando: “Le riprese sono finite: se dico qualcosa adesso, tutti dovranno cambiare di nuovo le loro attrezzature e sarà una grande seccatura. Dovrei semplicemente tacere, tanto era solo la prima delle due riprese e potrebbe anche non essere utilizzata. Inoltre, a meno che non la si guardi da vicino, probabilmente non si noterà nemmeno”. Ho continuato a rifletterci, ma alla fine ho deciso di non dire nulla. Dopo le riprese, ero tormentato dai sensi di colpa e pensavo: “Non sono stato consapevolmente falso? Potrò ingannare le persone, ma posso mai ingannare Dio?” Così, sono andato dal regista e gli ho detto del mio errore. Lui mi ha risposto: “Abbiamo finito di girare e tutti hanno riposto l’attrezzatura. A che serve dirmelo ora? Perché non me l’hai detto sul momento? Se l’avessi fatto, non ci sarebbe voluto molto per ripetere la ripresa”. Vedere la delusione sul volto del regista mi ha fatto sentire ancora peggio e volevo prendermi a schiaffi. Perché mi risultava così difficile ammettere di aver sbagliato davanti a tutti? Perché mi costava tanto sforzo essere semplicemente sincero? In preda al dolore, mi sono rivolto a Dio e ho pregato: “Dio, ho commesso un errore mentre svolgevo il mio dovere e non ho avuto il coraggio di ammetterlo davanti a tutti per paura che mi criticassero e mi guardassero dall’alto in basso. Ora sono consumato dal senso di colpa. Ti prego, guidami a conoscere me stesso”.
Poi, ho letto queste parole di Dio: “Supponiamo che tu debba scegliere tra due strade. Una è la strada dell’essere una persona sincera, di dire la verità e ciò che hai nel cuore, di condividere il tuo cuore con gli altri, o di ammettere i tuoi errori e dire le cose come stanno, mostrando agli altri la tua corrotta spregevolezza e svergognando la tua persona. L’altra è la strada che porta a donare la tua vita in martirio per Dio e a entrare nel Regno dei Cieli quando morirai. Quale scegli? Alcuni potrebbero dire: ‘Scelgo di rinunciare alla mia vita per Dio. Sono disposto a morire per Lui; dopo la morte, avrò la mia ricompensa ed entrerò nel Regno dei Cieli’. La rinuncia alla propria vita per Dio può essere compiuta con un’unica, vigorosa spinta da parte di chi è determinato. Ma mettere in pratica la verità ed essere una persona sincera può essere realizzato con una spinta del genere? Non è possibile, nemmeno con due. Se hai la volontà di fare qualcosa, puoi farla bene con una sola spinta; ma un solo caso in cui si dice la verità senza mentire non fa di te una persona sincera una volta per tutte. Essere una persona sincera implica cambiare la tua indole, e questo richiede dieci o vent’anni di esperienza. Devi abbandonare la tua indole ingannevole di menzogna e falsità prima di soddisfare lo standard di base di essere una persona sincera. Non è difficile per chiunque? È una sfida enorme. Dio ora vuole perfezionare e guadagnare un gruppo di persone, e tutti coloro che perseguono la verità devono accettare il giudizio e il castigo, le prove e l’affinamento, il cui scopo è eliminare la loro indole ingannevole e farli diventare persone sincere, persone che si sottomettono a Dio. Questo non è qualcosa che si può ottenere con una sola spinta; richiede fede autentica, e si devono subire molte prove e molti affinamenti prima di poterlo ottenere. Se Dio ti chiedesse ora di essere una persona sincera e di dire la verità, qualcosa di inerente ai fatti, al tuo futuro e al tuo destino, le cui conseguenze potrebbero non essere a tuo vantaggio, e gli altri non avrebbero più un’alta opinione di te, e tu sentissi che la tua reputazione sarebbe distrutta: in tali circostanze, sapresti essere schietto e dire la verità? Sapresti lo stesso essere sincero? Questa è la cosa più difficile da fare, molto più difficile che rinunciare alla propria vita. Potresti dire: ‘Se dico la verità non va bene. Preferisco morire per Dio piuttosto che dire la verità. Non voglio affatto essere una persona sincera. Preferisco morire piuttosto che tutti mi guardino dall’alto in basso e pensino che sono una persona comune’. Questo non prova forse quale sia la cosa a cui le persone tengono di più? Ciò a cui le persone tengono di più è il loro prestigio e la loro reputazione, cose che sono controllate dalla loro indole satanica. La vita è secondaria. Se la situazione le costringesse a farlo, troverebbero la forza di dare la propria vita, ma non è facile rinunciare al prestigio e alla reputazione. Per coloro che credono in Dio dare la propria vita non è della massima importanza; Dio richiede alle persone di accettare la verità, di essere persone veramente sincere che dicono tutto ciò che hanno nei loro cuori, aprendosi e mettendosi a nudo con tutti. Questo è facile da fare? (No, non lo è.) Dio non ti chiede, infatti, di rinunciare alla tua vita. La tua vita non ti è stata forse data da Dio? Che utilità avrebbe la tua vita per Dio? Dio non la vuole. Vuole che tu parli sinceramente, che dica chi sei e cosa pensi in cuor tuo. Sei in grado di farlo? In questo caso, il compito diventa difficile e tu potresti dire: ‘Fatemi lavorare duramente e avrò la forza di farlo. Fatemi sacrificare tutti i miei beni, e riuscirei a farlo. Potrei abbandonare con facilità i miei genitori e i miei figli, il mio matrimonio e la mia carriera. Ma dire ciò che ho nel cuore, parlare sinceramente, è l’unica cosa che non posso fare’. Qual è il motivo per cui non puoi farlo? Perché, una volta che l’avrai fatto, tutti coloro che ti conoscono o che hanno familiarità con te ti vedranno in modo diverso. Non ti guarderanno più con ammirazione. Avrai perso la faccia e sarai stato completamente umiliato, e la tua integrità e la tua dignità non esisteranno più. Il tuo prestigio e il tuo nome elevati nei cuori degli altri non ci saranno più. Ecco perché in tali circostanze, a prescindere da tutto, non dirai la verità. Quando alle persone capita di affrontare questo, nei loro cuori imperversa una battaglia; quando questa battaglia è finita, alcuni alla fine riescono a superare le loro difficoltà, mentre altri non ci riescono, e restano dominati dalla loro corrotta indole satanica, dal loro prestigio, dalla loro reputazione e dalla loro cosiddetta dignità. Questa è una difficoltà, non è vero? Semplicemente parlare in modo sincero e dire la verità non è una grande impresa, eppure tanti eroi coraggiosi, tante persone che hanno giurato di dedicare e di spendere la loro vita per Dio, e tanti che hanno detto cose grandiose a Dio, trovano impossibile farlo” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Il corretto adempimento del proprio dovere richiede un’armoniosa cooperazione”). Le parole di Dio descrivevano il mio vero stato. Davo troppa importanza alla reputazione e al prestigio. Non sono riuscito a dire una sola parola per ammettere il mio errore, per paura di fare brutta figura davanti a tutti. Temevo che tutti dicessero che non stavo svolgendo il mio lavoro se ero capace di commettere un errore così semplice. Che imbarazzo! Per proteggere la mia immagine e il mio prestigio, ho coperto il mio errore, convinto che, se non avessi detto nulla, nessuno l’avrebbe saputo e non sarei stato criticato. E così il mio orgoglio e la mia immagine sarebbero rimasti intatti. Nonostante mi sentissi in colpa e a disagio, ho trovato comunque una scusa per consolarmi: “È una sola ripresa, potrebbero persino non usarla”. Non stavo forse mentendo a me stesso e agli altri? A questo pensiero, provavo grande rimorso e rimpianto per aver ingannato i miei fratelli e sorelle solo per salvare la faccia e mantenere il mio prestigio. Ho pregato Dio: “O Dio, non ho ammesso il mio errore perché volevo salvare la faccia e mantenere il prestigio. So che questo è in contrasto con la Tua volontà, ma mi sentivo come fuorviato dal diavolo e incapace di sfuggire alla mia indole corrotta. Dio, Ti prego, guidami affinché possa liberarmi dalle costrizioni e dai vincoli della mia indole corrotta”.
In seguito, ho letto due passi delle parole di Dio che mi hanno fornito delle vie di pratica. Dio dice: “Solo le persone oneste possono avere un posto nel Regno dei Cieli. Se non cerchi di essere una persona onesta, se non fai esperienza e non pratichi verso il perseguimento della verità, se non esponi le tue abiezioni e se non ti metti a nudo, allora non sarai mai in grado di ricevere l’opera dello Spirito Santo e di ottenere l’approvazione di Dio. Qualunque cosa tu faccia o qualunque dovere tu compia, devi avere un atteggiamento onesto. Senza di esso, non puoi adempiere bene il tuo dovere. Se lo svolgi costantemente in modo negligente e superficiale e non riesci a fare bene qualcosa, dovresti riflettere su te stesso, capirti e aprirti per analizzarti. Poi dovresti ricercare le verità principi e sforzarti di fare meglio la volta successiva, invece di essere negligente e superficiale. Se non cerchi di soddisfare Dio con un cuore onesto e pensi sempre a soddisfare la carne o il tuo orgoglio, sarai forse in grado di svolgere un buon lavoro? Potrai adempiere bene al tuo dovere? Certamente no” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “La pratica fondamentale per essere una persona onesta”). “Se, dopo aver commesso un errore, sei in grado di trattarlo correttamente e di permettere a tutti gli altri di parlarne, consentendo loro di commentarlo e di acquisire discernimento al riguardo, e sai aprirti e analizzarlo, che opinione avranno gli altri di te? Diranno che sei una persona sincera, perché il tuo cuore è aperto a Dio. Attraverso le tue azioni e il tuo comportamento, potranno vedere il tuo cuore. Ma se invece tenti di fingere e di ingannare tutti, le persone avranno scarsa stima di te e diranno che sei uno sciocco e una persona poco saggia. Se non cerchi di simulare o di giustificarti, se sei in grado di ammettere i tuoi errori, tutti diranno che sei onesto e saggio. E cosa ti rende saggio? Tutti commettono errori. Tutti hanno colpe e difetti. E, in realtà, tutti posseggono la medesima indole corrotta. Non pensare di essere più nobile, perfetto e gentile degli altri; questo è assolutamente irragionevole. Una volta che l’indole corrotta delle persone e l’essenza e il vero volto della loro corruzione ti saranno chiari, non tenterai di coprire i tuoi errori, né userai gli errori degli altri contro di loro, bensì sarai capace di affrontare correttamente entrambe le situazioni. Solo allora diventerai perspicace e non farai cose insensate, il che ti renderà saggio” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “I principi che devono guidare il proprio comportamento”). Dalla parola di Dio, ho appreso che tutti commettono degli errori nel compimento del proprio dovere. È normale. Non dobbiamo nasconderlo, dobbiamo chiamare le cose con il loro nome, prendere l’iniziativa di ammettere i nostri errori ed essere aperti con gli altri riguardo alla nostra corruzione e alle nostre mancanze. Non dobbiamo preoccuparci di salvare la faccia e di mantenere il nostro prestigio, ma essere invece persone sincere come richiesto da Dio. Questo è l’unico modo per vivere una vita di integrità e dignità e ottenere l’approvazione e la benedizione di Dio. Io invece, mentre svolgevo il mio dovere, davo troppa importanza a ciò che gli altri pensavano di me, sempre preoccupato di mantenere il mio prestigio e la mia immagine. Per questo motivo, volevo sempre coprire gli errori commessi e avevo paura che gli altri li notassero. Non avevo il coraggio di parlare apertamente, neanche quando mi sentivo in colpa. Non pensavo minimamente al danno che questo avrebbe potuto arrecare al lavoro della chiesa. Non proteggevo gli interessi del lavoro della chiesa nello svolgimento dei miei doveri, e non ero neanche lontanamente sincero. Come potevo compiere il mio dovere adeguatamente continuando in quel modo? Quando me ne sono reso conto, mi sono sentito estremamente in colpa e volevo correggere lo stato in cui svolgevo i miei doveri.
In seguito, quando di tanto in tanto commettevo un errore nelle riprese ed ero indeciso se dire o meno qualcosa, ero consapevole che stavo solo cercando di proteggere nuovamente il mio prestigio e la mia immagine agli occhi degli altri. Pregavo Dio e Gli chiedevo di guidarmi a mettere in pratica la verità e a essere una persona sincera, in modo da riuscire ad ammettere il mio errore davanti a tutti. Quando lo facevo, i fratelli e le sorelle non mi rimproveravano ed erano in grado di trattare il mio errore in modo appropriato. Mi sentivo molto più saldo e provavo la pace e la gioia che derivano dalla pratica della verità.
Un giorno, stavamo lavorando a un altro video di un solista. Prima di iniziare le riprese, il regista mi ha chiesto se le luci fossero pronte. Pensavo di averle già controllate, così ho risposto con sicurezza: “È tutto a posto, siamo pronti a girare!” Ma, dopo la prima ripresa, mi sono improvvisamente reso conto di aver dimenticato di accendere un paio di luci. Sono andato nel panico. Volevo dire qualcosa, ma ho esitato, pensando: “Ho garantito a tutti con sicurezza che tutto era pronto prima delle riprese; quindi, se adesso ammetto di aver commesso un errore, cosa penseranno di me? Perderanno fiducia in me? Dimenticare di accendere le luci è un errore da principiante. Come potrei tornare a guardarli in faccia se lo ammettessi? I fratelli e le sorelle penserebbero forse che sono inutile, avendo sbagliato un compito così semplice?” Emozioni contrastanti si agitavano dentro di me e mi sentivo come sdraiato su un letto di chiodi. Volevo ammettere il mio errore, ma avevamo già fatto diverse riprese. Se avessi detto ora che c’era un problema con l’illuminazione, non mi avrebbero tutti criticato per aver aspettato fino a quel momento invece di parlare subito? Dopo essermi arrovellato il cervello, ho trovato una soluzione: potevo aspettare la fine delle riprese e poi andare a parlare da solo con il fratello addetto al montaggio del video per chiedergli di regolare l’illuminazione. In quel modo, non avrei dovuto ammettere il mio errore davanti a tutti. Quella soluzione non avrebbe influito sulla qualità del video e mi avrebbe permesso di salvare la faccia e allo stesso tempo di mantenere il mio prestigio. Così, terminate le riprese, sono andato dal fratello che si occupava del montaggio e ho minimizzato, dicendo: “Ho avuto un problema con l’illuminazione nella prima ripresa, ma ho fatto un attento confronto con le altre e la differenza non è così evidente. Si tratta solamente di una piccola differenza di luminosità. Sarebbe fantastico se potessi aiutarmi a regolarla”. Mi ha preso in parola e ha detto che mi avrebbe aiutato. Sono stato colto dal senso di colpa non appena le parole sono uscite dalla mia bocca, perché il fatto che le luci fossero accese o meno faceva effettivamente una grande differenza, mentre io avevo minimizzato. Non stavo forse guardando un mio fratello negli occhi e mentendogli? Alla fine, ha impiegato più di tre ore per sistemare l’illuminazione della ripresa. La mattina dopo, per prima cosa, il regista mi ha scritto un messaggio, chiedendomi: “Ieri non ti sei accorto che c’era un grosso problema con l’illuminazione?” Non mi aspettavo che il regista lo scoprisse così in fretta e per un attimo non ho saputo cosa dire, così ho accampato delle scuse per discolparmi. Lui mi ha risposto: “È già capitato in passato, hai rilevato un errore in tempo reale ma non hai detto nulla. Questo ostacola il nostro lavoro. Devi davvero riflettere su quello che hai fatto”. Mi sono sentito davvero in colpa a queste sue parole. Odiavo il fatto di essere stato controllato e vincolato dalla mia indole corrotta e di essere stato nuovamente incapace di mettere in pratica la verità. Mi sono inginocchiato e ho pregato: “Dio, do troppa importanza alla faccia e al prestigio. Questa volta, non solo non ho parlato del mio errore, ma ho fatto di tutto per coprirlo. Sono così subdolo! Dio, desidero pentirmi. Ti prego, guidami e salvami”.
Poi, ho letto questo passo delle parole di Dio: “L’umanità degli anticristi è disonesta, il che significa che essi non sono affatto sinceri. Tutto ciò che dicono e fanno è adulterato e contiene le loro intenzioni e i loro obiettivi, e vi sono nascosti i loro trucchi e cospirazioni, inespressi e indicibili. Pertanto, le parole e le azioni degli anticristi sono troppo contaminate e piene di falsità. Per quanto parlino, è impossibile sapere quali delle loro parole siano vere, quali false, quali giuste e quali sbagliate. Poiché sono disonesti, le loro menti sono estremamente intricate, piene di trame infide e ricolme di trucchi. Niente di ciò che dicono è diretto. Non dicono che uno è uno, due è due, sì è sì e no è no. Al contrario, in tutte le questioni, tergiversano e considerano più volte le cose nella loro mente, calcolando le conseguenze, soppesando i vantaggi e gli svantaggi da ogni angolazione. Poi manipolano le cose con il loro linguaggio in modo che tutto ciò che dicono suoni alquanto astruso. Le persone sincere non capiscono mai quello che tali individui dicono e sono facilmente ingannate e raggirate da loro, e chiunque parli e comunichi con loro trova l’esperienza faticosa e laboriosa. Essi non dicono mai che uno è uno e due è due, non dicono mai quello che pensano e non descrivono mai le cose come sono. Tutto ciò che dicono è insondabile, e gli obiettivi e le intenzioni delle loro azioni sono molto complicati. Se la loro copertura salta, se gli altri li discernono e li scoprono, inventano subito un’altra bugia per uscirne fuori. Simili persone mentono spesso e, dopo aver mentito, devono dire altre bugie per sostenere la menzogna. Ingannano gli altri per nascondere le loro intenzioni e inventano ogni tipo di pretesti e scuse a sostegno delle loro bugie, in modo che gli altri trovino molto difficile distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è e che non sappiano quando essi sono sinceri, né tanto meno quando stanno dicendo una bugia. Quando mentono non arrossiscono né si scompongono, proprio come se stessero dicendo la verità. Questo non significa forse che la menzogna è diventata la loro natura? Per esempio, a volte gli anticristi sembrano a prima vista buoni con gli altri, premurosi nei loro confronti e calorosi nei propri discorsi, che sono piacevoli e toccanti da ascoltare. Tuttavia, anche quando parlano così, nessuno può dire se siano sinceri o meno, e bisogna sempre aspettare che le cose accadano qualche giorno dopo per capire se lo siano stati. Gli anticristi parlano sempre con determinate intenzioni, e nessuno può capire esattamente quali esse siano. Sono bugiardi impenitenti che non pensano alle conseguenze delle proprie bugie. Fintanto che la loro menzogna va a loro vantaggio ed è in grado di ingannare gli altri, fintanto che può far loro raggiungere i loro obiettivi, non si preoccupano delle conseguenze. Non appena saranno smascherati continueranno a nascondere, a mentire, a ingannare. Il principio e il metodo con cui costoro interagiscono con gli altri è ingannare le persone con le bugie. Sono ipocriti e parlano adattandosi al loro pubblico; interpretano qualsiasi ruolo sia richiesto dalla situazione. Sono subdoli e astuti, hanno la bocca piena di bugie e non sono degni di fiducia. Chiunque sia in contatto con loro per un po’ di tempo viene ingannato o disturbato e non può ricevere provvista, aiuto o edificazione. Non importa se le parole che escono dalla bocca di queste persone siano brutte o belle, ragionevoli o assurde, in accordo o in disaccordo con l’umanità, rozze o educate: essenzialmente sono tutte falsità, menzogne, bugie” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Quarto excursus – Riepilogo del carattere degli anticristi e dell’essenza della loro indole (Parte prima)”). La parola di Dio smaschera la natura subdola e astuta degli anticristi. Essi sono disonesti sia nel parlare che nell’agire. Non pronunceranno mai una sola parola sincera. Al fine di non essere smascherati, continuano a mentire spudoratamente per nascondere i loro fini spregevoli. Gli anticristi sono estremamente malvagi. Mi sono sentito messo a nudo dalle parole di Dio. Ho commesso un errore perché sono stato negligente nel controllare le luci durante le riprese e non l’ho ammesso per paura di essere guardato dall’alto in basso dai miei fratelli e sorelle. Mi sono arrovellato il cervello per trovare un modo per coprire l’errore. Ho parlato in privato con il fratello addetto al montaggio per fargli risolvere il problema e ho generato un’illusione, dicendogli deliberatamente la menzogna che il difetto non era evidente, così da indurlo a pensare che non si trattasse di un problema grave. Ero davvero troppo subdolo. La mia indole non era forse malvagia quanto quella di un anticristo? A Dio piacciono le persone sincere, mentre io sono così subdolo. Come avrebbe potuto Dio non provare disprezzo e disgusto per questo? Mi sono ricordato che il Signore Gesù ha detto: “Il vostro parlare sia: ‘Sì, sì; no, no’; poiché il di più viene dal maligno” (Matteo 5:37). “Voi siete figli del diavolo, che è vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c’è verità in lui. Quando dice il falso parla di quel che è suo, perché è bugiardo e padre della menzogna” (Giovanni 8:44). Dio dice che le bugie provengono dal maligno, dal diavolo, e che chi mente costantemente è un diavolo. Con le mie continue bugie, e poi ulteriori bugie per coprire le prime, non ero forse proprio come Satana? Quello che dicevo conteneva un elemento demoniaco, era ingannevole e intralciava il lavoro della chiesa. L’errore che ho commesso durante le riprese avrebbe potuto essere risolto con un’ammissione sincera, evitando molti problemi inutili. Invece io, per salvare la faccia e mantenere il mio prestigio, dopo averci rimuginato sopra, non sono riuscito a dire una sola parola sincera. Ho mentito più e più volte per coprirlo, ingannando i miei fratelli e sorelle e finendo per costringere il fratello addetto al montaggio a dedicare più di tre ore a correggere i miei errori. Non avevo alcuna considerazione per il lavoro degli altri, né per le conseguenze che avrebbero potuto esserci se le riprese difettose fossero state utilizzate nel video finale. È stato davvero egoista e spregevole da parte mia. Ho capito che avevo dato libero sfogo alla mia indole corrotta e che tutto ciò che facevo danneggiava me stesso e gli altri. Disgustava le persone e ripugnava Dio. Ero sopraffatto dal rimorso e dal senso di colpa. Ho pregato Dio, intenzionato a smettere di preoccuparmi di salvare la faccia e di mantenere il prestigio, e a essere una persona semplice, aperta e sincera.
Ho letto queste parole di Dio: “Devi cercare la verità per risolvere qualsiasi problema che si presenti, qualunque esso sia, e non camuffarti in nessun modo e non indossare una maschera con gli altri. Le tue mancanze, le tue carenze, i tuoi difetti, la tua indole corrotta: sii completamente aperto su tutto questo e condividilo con gli altri. Non tenertelo dentro. Imparare ad aprirti è il primo passo per avere accesso alla vita, ed è il primo ostacolo, il più difficile da superare. Una volta che l’avrai superato, entrare nella verità sarà facile. Cosa significa compiere questo passo? Significa che stai aprendo il tuo cuore e mostrando tutto ciò che hai, che sia buono o cattivo, positivo o negativo; che ti stai mettendo a nudo per gli altri e perché Dio lo veda; che non stai nascondendo nulla a Dio, che non Gli celi nulla, che non metti su alcuna maschera, senza inganni né trucchi, e sei parimenti aperto e onesto con le altre persone. In questo modo vivi nella luce, e non solo Dio ti esaminerà, ma gli altri potranno vedere che agisci secondo principio e con una certa trasparenza. Non hai bisogno di proteggere con ogni mezzo la tua reputazione, la tua immagine e il tuo prestigio, né hai bisogno di coprire o camuffare i tuoi errori. Non serve che ti impegni in questi sforzi inutili. Se riesci a lasciar andare queste cose, sarai molto rilassato e vivrai senza catene né dolore, interamente nella luce” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Nelle parole di Dio, ho trovato le vie per mettere in pratica la verità: devo imparare ad aprirmi, ad aprire il mio cuore a Dio e a non essere falso, subdolo o ingannevole allo scopo di proteggere la mia immagine. Devo essere aperto con i miei fratelli e sorelle riguardo alla mia corruzione, alle mie mancanze, ai miei errori e ai miei secondi fini. Questo è il passo più importante per entrare nella verità. Riuscirci è l’unico modo per liberarsi gradualmente dalla schiavitù e dal controllo della propria indole corrotta e vivere una vera sembianza umana. Non posso continuare ad agire mosso dal desiderio di salvare la faccia e di mantenere il prestigio. Devo accettare l’esame di Dio e la supervisione dei miei fratelli e sorelle. Così, ho confessato a tutti i miei errori e la corruzione che avevo manifestato. Ho inoltre preso dei provvedimenti per punire me stesso, così da essere sicuro di non dimenticare. Questa esperienza mi ha reso consapevole della mia indole subdola e ho giurato che sarei cambiato.
Un giorno, durante le riprese, ho distolto per un attimo lo sguardo per osservare un dettaglio sullo schermo di un’altra telecamera e il cantante è uscito dall’area illuminata. Quando me ne sono accorto, aveva già cantato diverse frasi. Avevamo più di 10 secondi di riprese inutilizzabili a causa di quel problema di illuminazione. Mi sono chiesto: “Come potrei ripetere di nuovo lo stesso errore? Ultimamente ne ho commessi così tanti. Cosa penserebbero gli altri se lo ammettessi? Direbbero che non ho preso seriamente il mio dovere?” Mentre ero indeciso se dire qualcosa o meno, improvvisamente mi sono reso conto che stavo cercando di salvare la faccia e di mantenere il mio prestigio. Ho rammentato i danni che avevo causato al lavoro della chiesa in passato per il mio desiderio di proteggere me stesso e per le menzogne che avevo detto. Ho ripensato inoltre a quanto fossero stati vergognosi i miei sforzi di nascondere i miei errori e a tutta la sofferenza e l’angoscia che avevo provato per aver mentito. Ho capito che non potevo ingannare e raggirare gli altri, che dovevo rinunciare a me stesso e mettere in pratica la verità. Così, ho smesso di esitare e ho raccontato al regista quello che era successo.
In seguito, ho iniziato a praticare consapevolmente la sincerità nello svolgimento dei miei doveri, ad ammettere attivamente i miei errori e a non essere ossessionato dal prestigio e dal salvare la faccia. Ero in grado di proteggere consapevolmente il lavoro della chiesa. Anche se a volte, dopo aver ammesso i miei errori, ho dovuto affrontare i rimproveri e i richiami da parte di fratelli e sorelle, nonché la perdita della faccia che ne derivava, mettere in pratica la verità ha impedito che i miei errori danneggiassero il lavoro della chiesa. Questo mi ha fatto sentire particolarmente saldo e in pace. Ho veramente sperimentato quanto sia doloroso mentire e ingannare per proteggere il proprio prestigio e la propria reputazione. Mettere in pratica la verità ed essere sinceri è l’unico modo per essere persone dotate di integrità e dignità e vivere apertamente nella luce. Sia lodato Dio!