45. Le ragioni profonde della paura di assumersi responsabilità

di Giorgio, Giappone

Ero responsabile del lavoro di irrigazione nella chiesa. Via via, sempre più persone accettavano l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni, così la nostra chiesa è stata divisa in tre chiese diverse e io sono stato messo a capo di una di esse. Dopo la divisione, ho scoperto che molti nuovi arrivati che non si riunivano regolarmente erano stati assegnati alla mia chiesa. Ho considerato che, avendo poco personale addetto all’irrigazione, sostenere tutte quelle persone che non si riunivano normalmente avrebbe richiesto molto tempo ed energia. Se avessero abbandonato per via di un’irrigazione inadeguata, i fratelli e le sorelle avrebbero potuto ritenermi incapace e di scarsa levatura. Sarebbe stato molto imbarazzante. Avrei potuto essere potato o giudicato responsabile dell’abbandono dei neofiti. Se non fossi stato il leader ma un semplice irrigatore, non avrei dovuto assumermi quella responsabilità. Mi sentivo molto sotto pressione, come gravato da un pesante fardello che mi appesantiva il cuore. Il leader voleva che coltivassimo più persone per far fronte alla carenza di irrigatori. Ma vedere che molti nuovi credenti non si stavano riunendo in modo adeguato mi metteva davvero in difficoltà. Mi scoraggiava pensare che non sarei riuscito a formare le persone abbastanza in fretta. In seguito, sono diventato molto passivo nel mio lavoro. Non formavo né irrigavo adeguatamente coloro che avrei dovuto, danneggiando di conseguenza il nostro lavoro. Mi sentivo turbato e un po’ in colpa, così ho pregato Dio: “Dio, sono privo di statura. Vedendo quanti problemi e difficoltà ci sono in questa nuova chiesa, ho desiderato abbandonare. So che non è Tua intenzione. Ti prego di guidarmi a riflettere su me stesso e a cambiare il mio stato sbagliato affinché possa svolgere questo lavoro”.

Nelle mie devozioni, ho letto un passo delle parole di Dio. Dio Onnipotente dice: “Alcune persone hanno paura di assumersi responsabilità nello svolgimento del loro dovere. Se la chiesa affida loro un lavoro da svolgere, considerano prima di tutto se esso richieda di assumersi delle responsabilità e, in caso affermativo, lo rifiutano. Le loro condizioni per svolgere un lavoro sono: primo, che sia un lavoro facile; secondo, che non sia impegnativo né faticoso; terzo, che, qualunque cosa facciano, non si debbano assumere alcuna responsabilità. Questo è l’unico tipo di dovere che assumono. Che tipo di persona è questa? Non è forse una persona viscida e propensa all’inganno? Costoro non vogliono assumersi nemmeno la minima responsabilità. Temono addirittura che le foglie gli rompano il cranio quando cadono dagli alberi. Quale dovere può mai svolgere una persona del genere? Che utilità può avere nella casa di Dio? Il lavoro della casa di Dio ha a che fare con la lotta contro Satana, oltre che con la diffusione del Vangelo del Regno. Quale dovere non comporta responsabilità? Direste che essere un leader comporta delle responsabilità? Le responsabilità dei leader non sono forse ancora più grandi? Ed essi non devono tanto più farsene carico? Indipendentemente dal fatto che tu diffonda il Vangelo, renda testimonianza, realizzi video e così via, qualunque sia il lavoro che svolgi, fintanto che riguarda le verità principi, comporta delle responsabilità. Se svolgi il tuo dovere senza principi, ciò si ripercuoterà sul lavoro della casa di Dio, e se hai paura di assumerti delle responsabilità, allora non puoi svolgere alcun dovere. Chi teme di assumersi responsabilità nello svolgere il proprio dovere è un codardo oppure vi è un problema in merito alla sua indole? Bisogna saper capire la differenza. In realtà non è una questione di codardia. Se tale persona ricercasse la ricchezza o facesse qualcosa per il proprio interesse, non sarebbe forse molto coraggiosa? Si assumerebbe qualsiasi rischio. Ma quando fa qualcosa per la chiesa, per la casa di Dio, non si assume alcun rischio. Una persona del genere è egoista e ignobile, è la più infida di tutte. Chiunque non si assuma responsabilità nello svolgere il proprio dovere non è minimamente sincero verso Dio, senza parlare della sua lealtà. Che genere di persona osa assumersi responsabilità? Che tipo di persona ha il coraggio di portare un fardello pesante? Una persona che prende l’iniziativa e interviene coraggiosamente nel momento più cruciale del lavoro della casa di Dio, che non teme di assumersi una responsabilità pesante e di sopportare grandi sofferenze quando vede il lavoro più importante e cruciale. Ecco una persona leale verso Dio, un buon soldato di Cristo. Forse chi teme di assumersi responsabilità nel proprio dovere fa così perché non capisce la verità? No; ha un problema di umanità. Non ha alcun senso di giustizia né di responsabilità. È un ignobile egoista, non è un sincero credente in Dio, non accetta minimamente la verità. Per questo motivo, non può essere salvato. I credenti in Dio devono pagare un caro prezzo al fine di acquisire la verità e incontreranno molti ostacoli nel praticarla. Dovranno fare delle rinunce, abbandonare i loro interessi carnali e patire della sofferenza. Solo allora saranno in grado di mettere in pratica la verità. Dunque, un individuo che teme di assumersi responsabilità è capace di praticare la verità? Certamente non può praticare la verità, né tanto meno ottenerla. Teme di mettere in pratica la verità, di subire una perdita in merito ai propri interessi; teme di essere umiliato, denigrato e giudicato, non osa mettere in pratica la verità. Di conseguenza, non può acquisirla e, per quanti possano essere i suoi anni di fede in Dio, non può comunque ottenere la Sua salvezza(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 8: Vogliono che gli altri si sottomettano solo a loro, non alla verità o a Dio (Parte prima)”). Quanto rivelato dalle parole di Dio mi ha messo alquanto a disagio. Dio dice che coloro che temono di assumersi responsabilità nel proprio dovere sono i più egoisti, spregevoli e falsi. Non sanno praticare la verità e non possono essere salvati. Io mi comportavo così. Di fronte ai molti neofiti che non si riunivano regolarmente e agli scarsi candidati per la formazione, non pensavo a come tener conto delle intenzioni di Dio, coltivare candidati validi e far sì che i nuovi credenti venissero irrigati bene in modo che potessero radicarsi più in fretta sulla vera via. Li stavo trattando come un peso. Pensavo a quanto tempo ed energia avrebbe richiesto sostenerli e che gli altri mi avrebbero guardato dall’alto in basso, se non lo avessi fatto bene. Sarei stato potato e ritenuto responsabile in caso di gravi conseguenze. Mi sembrava un lavoro faticoso e potenzialmente improduttivo ed ero piuttosto riluttante. Anche se mi costringevo a farlo, ero passivo. A causa della mia irresponsabilità, non ho formato coloro che andavano formati, mentre altri hanno smesso di partecipare regolarmente. Il Vangelo di Dio degli ultimi giorni si sta espandendo rapidamente e sempre più persone si rivolgono a Dio. Irrigare e sostenere bene i nuovi credenti è volontà impellente di Dio, ma io pensavo solo ai miei interessi, non alla Sua intenzione. Non consideravo nemmeno l’accesso alla vita dei nuovi arrivati. Ero davvero egoista e una profonda delusione per Dio! Inoltre, nelle altre nuove chiese, ho notato che gli altri sapevano sostenere il lavoro della chiesa senza pensare ai guadagni o alle perdite personali. Facevano del loro meglio per irrigare i nuovi credenti, a prescindere dalle difficoltà. Erano veri credenti, devoti ai loro doveri. Provavo vergogna e mortificazione. Dovevo smettere di pensare ai miei interessi e di ostacolare il lavoro della chiesa, assumermi quella responsabilità e dare tutto me stesso affinché i neofiti ricevessero un’irrigazione adeguata. Da quel momento, ho iniziato a collaborare in modo attivo e mi sono impegnato a irrigare alcuni potenziali candidati per la coltivazione. Una volta compresa l’intenzione di Dio, anche loro sono diventati attivi nel loro dovere. Collaboravamo per svolgere il nostro lavoro e sostenere i nuovi credenti. Dopo un po’ di tempo, alcuni nuovi arrivati si riunivano regolarmente. Ero davvero felice e riconoscente a Dio.

E invece, di lì a breve, mi sono ritrovata nella stessa situazione. Un giorno, il leader mi ha detto: “La chiesa di Chenguang è stata appena fondata. Alcuni neofiti non si stanno riunendo adeguatamente e mancano buoni irrigatori. Il lavoro procede a rilento. Vorremmo che ti occupassi tu della chiesa”. A queste sue parole, ho capito che dietro quella situazione si celava l’intenzione di Dio. L’ultima volta che una chiesa era stata divisa, per paura di assumermi responsabilità avevo ritardato il lavoro della chiesa. Stavolta dovevo sottomettermi e compiere bene il mio dovere. Tuttavia, esaminato lo stato attuale della chiesa di Chenguang, ho vacillato. La chiesa di cui ero responsabile stava appena iniziando a ingranare e c’era ancora molto lavoro da fare. Occuparmi di un’altra chiesa avrebbe richiesto molto tempo ed energia. Se non fossi riuscito a sostenere adeguatamente la chiesa di Chenguang e a occuparmi del lavoro nella mia chiesa attuale, cosa avrebbero pensato gli altri di me? Gestire una sola chiesa sarebbe stato meno impegnativo e avrei potuto concentrare gli sforzi per svolgere bene il mio lavoro. Così, tutti mi avrebbero visto sotto un’altra luce e forse sarei anche stato promosso. A questo pensiero, ho concluso che la chiesa di Chenguang sarebbe stata troppo impegnativa da gestire. In ogni caso, non mi avrebbe portato alcun beneficio, quindi volevo rifiutare. Ma, se l’avessi fatto e nessuno altro avesse accettato, il lavoro della chiesa ne avrebbe risentito. Mi sentivo combattuto. Il leader ha visto in quale stato mi trovavo e ha condiviso con me un passo delle parole di Dio: “Se hai abbastanza esperienza in un certo settore e ci lavori da più tempo degli altri, allora il lavoro più difficile dovrebbe essere assegnato a te. Dovresti accettarlo da Dio e sottometterti. Non essere esigente e non lamentarti, dicendo: ‘Perché mi prendono di mira? Affidano i compiti facili agli altri e quelli difficili a me. Stanno cercando di rendermi la vita difficile?’ ‘Stanno cercando di renderti la vita difficile’? Cosa vuoi dire? Il lavoro è organizzato in base alle abilità di ognuno: chi è più capace fa di più. Se hai imparato molto e ti è stato dato molto da Dio, ti dovrebbe essere assegnato un fardello più pesante, non per renderti la vita difficile, ma perché ti si addice alla perfezione. È tuo dovere, perciò non cercare di essere selettivo, non dire di no, non provare a evitarlo. Perché pensi che sia difficile? In realtà, se ti ci dedicassi un po’, saresti completamente all’altezza del compito. Pensare che sia duro, che sia un trattamento di parte, che tu venga deliberatamente preso di mira: questa è la rivelazione di un’indole corrotta. È rifiutarsi di assolvere il proprio dovere, è non accettare da Dio. Questo non è praticare la verità. Quando sei selettivo nell’assolvere il tuo dovere e fai tutto ciò che è leggero e facile, e solo se ti fa fare bella figura, questa è un’indole satanica corrotta. Il fatto che tu non riesca ad accettare il tuo dovere o a sottometterti dimostra che sei ancora ribelle verso Dio, che ti stai opponendo, che Lo rifiuti e Lo eviti. Questa è un’indole corrotta(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Questo passo mi ha commosso. Mettendomi a capo di un’altra chiesa, il leader non stava cercando di rendermi le cose difficili. Svolgevo il lavoro di irrigazione da tempo, quindi avrei dovuto farcela con qualche sacrificio in più. Invece ero troppo egoista, pensavo solo ai miei interessi e non ero disposto a sacrificarmi di più. Temevo anche di fare brutta figura, se non avessi svolto un buon lavoro, quindi non volevo assumermi l’incarico, ma rifiutarlo: non ero affatto sottomesso. Era una grazia e un’elevazione di Dio, se la chiesa mi affidava un compito così importante come l’irrigazione dei neofiti. Dovevo sottomettermi incondizionatamente e fare del mio meglio. È quello che farebbe una persona dotata di coscienza e ragione. Se mi fossi affidato a Dio e avessi davvero cooperato con Lui, sapevo che mi avrebbe guidato a svolgere bene il lavoro. Allora, ho pregato Dio nel mio cuore, pronto ad abbandonare le mie preoccupazioni e ad assumermi quella responsabilità.

In seguito, ho riflettuto e ricercato. Perché volevo sempre rifiutare i doveri e non mi facevo carico di alcun fardello? Ho letto un passo delle parole di Dio: “Qualunque cosa facciano, gli anticristi considerano per prima cosa i loro interessi, e agiscono solo dopo aver riflettuto su tutto; non si sottomettono autenticamente, sinceramente e totalmente alla verità senza compromessi, ma lo fanno in modo selettivo e condizionato. Qual è la condizione? Che il loro prestigio e la loro reputazione devono essere salvaguardati e non devono subire alcuna perdita. Solo dopo aver soddisfatto questa condizione, decideranno e sceglieranno cosa fare. In altre parole, gli anticristi prendono in seria considerazione il modo in cui trattare le verità principi, gli incarichi affidati da Dio e il lavoro della casa di Dio, o il modo in cui affrontare ciò che si trovano di fronte. Non considerano come soddisfare le intenzioni di Dio, come evitare di danneggiare gli interessi della casa di Dio, come soddisfare Dio, o come recare beneficio a fratelli e sorelle; non sono queste le cose che considerano. Cosa interessa agli anticristi? Se il loro prestigio e la loro reputazione saranno o meno colpiti e se la loro fama ne risentirà o no. Se fare qualcosa secondo le verità principi è di beneficio al lavoro della chiesa e ai fratelli e alle sorelle, ma rischia di compromettere la sua reputazione e di portare molte persone a rendersi conto della sua vera statura e a conoscere il tipo di natura essenza che possiede, allora sicuramente l’anticristo non agirà secondo le verità principi. Se svolgere lavoro reale porterà più persone a pensare bene di lui, a stimarlo e ad ammirarlo, a permettergli di acquisire un prestigio ancora più grande, o farà sì che le sue parole abbiano autorità e portino più persone a sottomettersi a lui, allora quello è il modo per cui l’anticristo opterà; in caso contrario, non sceglierà mai di trascurare i propri interessi per considerazione degli interessi della casa di Dio o di quelli dei fratelli e delle sorelle. Tale è la natura essenza degli anticristi. Non è forse egoista e spregevole?(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte terza”). “Finché le persone non hanno sperimentato l’opera di Dio e compreso la verità, è la natura di Satana che prende il sopravvento e domina dentro di loro. Quali elementi specifici fanno parte di quella natura? Ad esempio, perché sei egoista? Perché proteggi la tua posizione? Perché hai sentimenti così forti? Perché trai piacere da cose inique? Perché ti piacciono quei mali? Su cosa si basa il tuo debole per simili cose? Da dove vengono tali cose? Perché sei così felice di accettarle? Ormai siete arrivati tutti a comprendere che la ragione principale dietro a tutte queste cose è che il veleno di Satana è nell’uomo. Dunque cos’è il veleno di Satana? Come lo si può esprimere? Per esempio, se chiedi ‘Come si dovrebbe vivere? Per cosa si dovrebbe vivere?’, le persone risponderanno: ‘Ognuno per sé e che gli altri si arrangino’. Questa singola frase esprime la radice vera e propria del problema. La filosofia e la logica di Satana sono diventate la vita delle persone. Qualsiasi cosa perseguano, lo fanno per se stesse, e dunque vivono solo per se stesse. ‘Ognuno per sé e che gli altri si arrangino’ – questa è la filosofia di vita dell’uomo, e rappresenta anche la natura umana. Queste parole sono già diventate la natura dell’umanità corrotta e sono il vero ritratto della natura satanica dell’umanità corrotta. Questa natura satanica è già diventata la base dell’esistenza dell’umanità corrotta. Per diverse migliaia di anni, l’umanità corrotta ha vissuto in base a questo veleno di Satana, fino ai giorni nostri(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Come percorrere il cammino di Pietro”). Nelle parole di Dio ho trovato la risposta. Non volevo assumere un fardello pesante principalmente perché vivevo secondo un’indole da anticristo ed ero egoista e ingannevole. Agivo sempre per i miei interessi personali e alla sola condizione che questi non venissero mai compromessi. Non consideravo le intenzioni di Dio e non sostenevo il lavoro della chiesa. Vedendo che molti neofiti nella mia nuova chiesa non si riunivano regolarmente, temevo ripercussioni sul mio dovere e danni alla mia reputazione. Quando il leader mi ha chiesto di supervisionare la chiesa di Chenguang, sapevo che, se i nuovi credenti non fossero stati irrigati presto, avrebbero potuto subire l’intralcio dei pastori religiosi e abbandonare la chiesa. Eppure volevo rifiutare l’incarico. Valutavo i pro e i contro, pensando solo a come portare a termine il lavoro di cui ero già responsabile. In questo modo, sarebbe stato meno stressante e non avrei dovuto soffrire molto. Se avessi conseguito dei risultati, avrei ottenuto l’approvazione degli altri e dato una buona impressione. Vivevo secondo il veleno satanico: “Ognuno per sé e che gli altri si arrangino”. In ogni circostanza, consideravo prima di tutto se avrebbe giovato alla mia reputazione. Se i miei interessi fossero stati danneggiati, anche se un certo incarico avesse giovato al lavoro della chiesa, non volevo eseguirlo. Mi opponevo e lo rifiutavo, non ero affatto sincero né sottomesso a Dio. Coloro che avevano appena accettato l’opera di Dio degli ultimi giorni non conoscevano ancora la verità. Erano suscettibili alle interferenze dei pastori, che potevano fuorviarli e farli allontanare; per questo la chiesa mi ha incaricato di irrigarli e sostenerli. Di fronte a un compito così importante, non mi sono assunto la responsabilità e non ho compiuto il mio dovere, temendo che la mia reputazione ne avrebbe risentito, se non avessi fatto un buon lavoro. Manifestavo la stessa indole di un anticristo: egoista, spregevole e per niente altruista. Ero sopraffatto dal rimorso e dal senso di colpa. Mi sentivo in debito con Dio e volevo pentirmi davanti a Lui.

In seguito, ho letto altre parole di Dio: “Qual è il parametro in base al quale le azioni e il comportamento di una persona vengono giudicate buone o cattive? È il fatto che una persona, in come pensa, in ciò che rivela e in come agisce, possieda oppure no la testimonianza di aver messo in pratica la verità e di vivere la verità realtà. Se non hai questa realtà o non la vivi, sei senza dubbio un malfattore. Dio come ritiene i malfattori? Per Dio, i tuoi pensieri e i tuoi atti esteriori non Gli rendono testimonianza né umiliano e sconfiggono Satana; anzi, gettano vergogna su di Lui e sono cosparsi di segni del disonore che Gli hai recato. Non stai testimoniando Dio, non ti spendi per Lui né adempi alle tue responsabilità e ai tuoi obblighi verso Dio; invece, agisci nel tuo interesse. Cosa significa ‘nel tuo interesse’? Se vogliamo essere precisi, significa nell’interesse di Satana. Pertanto, alla fine, Dio dirà: ‘Allontanatevi da Me, malfattori!’ Agli occhi di Dio le tue non saranno considerate buone azioni, ma cattive azioni. Non solo non otterranno l’approvazione di Dio, ma verranno anche condannate. Cosa si spera di ottenere con una simile fede in Dio? In definitiva, una fede di questo tipo non risulterebbe infruttuosa?(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo liberandosi della propria indole corrotta”). Le parole di Dio sono molto chiare. Dio non guarda quanto soffriamo, ma quello che abbiamo nel cuore e ciò che riveliamo nel compiere il nostro dovere, se abbiamo testimonianza di praticare la verità. Se una persona nel suo dovere non ha l’intento di soddisfare Dio e non pratica la verità, allora, qualsiasi sia il suo contributo, Dio considera le sue azioni malvagie e a Lui avverse. Alla luce di quanto rivelato dalla mia mentalità in quel periodo, pensavo sempre ai miei interessi, pianificavo in base a essi e volevo sottrarmi al mio dovere. Anche se lo accettavo con riluttanza, non ero responsabile. Non ho formato coloro che avrei dovuto formare e alcuni nuovi credenti non si riunivano regolarmente perché non li avevo irrigati in tempo. I miei intenti e comportamenti disgustavano Dio. Agli occhi di Dio, compivo il male e mi opponevo a Lui. Avevo fede da anni e avevo goduto di tantissimo nutrimento della verità fornito di Dio, ma non pensavo mai a ripagare l’amore di Dio. Quando il lavoro della chiesa aveva più bisogno di sostegno, non volevo assumermi un fardello pesante. Non svolgevo bene il mio dovere e non soddisfacevo Dio. Ero del tutto privo di coscienza e umanità. Ho pregato in silenzio: “O Dio, nel mio dovere ho perseguito fama e prestigio senza minimamente proteggere il lavoro della chiesa. Sono così egoista. Non ho svolto bene il mio dovere e Ti sono profondamente debitore. Dio, Ti ringrazio per avermi dato un’altra possibilità. Voglio pentirmi, assumermi questo fardello e fare del mio meglio per riparare alle mie trasgressioni passate”.

Poi, ho letto un passo delle parole di Dio che mi ha fornito un percorso di pratica. Dio dice: “Per tutti coloro che svolgono un dovere, indipendentemente da quanto profonda o superficiale sia la loro comprensione della verità, il modo più semplice di praticare l’accesso alla verità realtà è pensare agli interessi della casa di Dio in ogni cosa e abbandonare i propri desideri egoistici, gli intenti personali, le proprie motivazioni, l’orgoglio e il prestigio. Mettere gli interessi della casa di Dio al primo posto è il minimo che si dovrebbe fare. Se un individuo che svolge un dovere non sa fare neppure questo, allora come si può affermare che lo sta svolgendo? Quello non è svolgere il proprio dovere. Per prima cosa dovresti pensare agli interessi della casa di Dio, tenere in considerazione le Sue intenzioni e il lavoro della chiesa. Metti queste cose di fronte a tutto; soltanto in seguito puoi pensare alla stabilità del tuo prestigio o a come gli altri ti considerano. Non trovi che sia un po’ più facile dividere tutto in due passaggi e accettare qualche compromesso? Praticando così per un po’, arriverai a sentire che soddisfare Dio non è poi così difficile. Inoltre, dovresti essere in grado di ottemperare alle tue responsabilità, adempiere ai tuoi obblighi, assolvere il tuo dovere e mettere da parte i tuoi desideri egoistici, i tuoi intenti e le tue motivazioni; dovresti mostrare considerazione per le intenzioni di Dio e porre al primo posto gli interessi della Sua casa, il lavoro della chiesa e il dovere che devi assolvere. Dopo aver sperimentato ciò per qualche tempo, capirai che questo è un buon modo di comportarsi. È vivere in maniera retta e onesta e non essere una persona abietta e vile; è vivere giustamente e onorevolmente anziché essere spregevole, abietto e un buono a nulla. Ti renderai conto che è così che una persona dovrebbe agire e che quella è l’immagine che dovrebbe vivere. Il desiderio di soddisfare i tuoi interessi si affievolirà a poco a poco(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo liberandosi della propria indole corrotta”). Grazie alle parole di Dio, ho trovato un percorso di pratica: abbandonare i miei interessi personali e mettere al primo posto quelli della chiesa quando accade qualcosa. Volevo attuare ciò che dice la parola di Dio, smettere di considerare se i miei interessi ne avrebbero risentito o meno e smettere di badare all’opinione degli altri. Dovevo adempiere alle mie responsabilità e assumermi il lavoro. Mi sono anche reso conto che non volevo mai lavori impegnativi, per timore di essere guardato dall’alto in basso o potato, se non li avessi svolti bene. Non capivo le buone intenzioni di Dio, ossia salvare l’uomo. Ottenere un lavoro più difficile è una grazia di Dio. Egli sta usando quella sfida per insegnarmi ad affidarmi a Lui e a ricercare la verità per risolvere i problemi. Nel mio dovere, portare un pesante fardello, affrontare difficoltà ed essere potato o smascherato sono tutte cose positive. Mi danno l’opportunità di vedere meglio i miei difetti e le mie mancanze, così posso concentrarmi maggiormente nel ricercare e nel munirmi di verità per compensare i miei punti deboli. Questo giova alla mia comprensione della verità e al mio progresso nella vita. È l’amore di Dio. Una volta compresa l’intenzione di Dio, ho cambiato atteggiamento nei confronti del dovere. Ho capito che per gestire il lavoro di due chiese non potevo contare solo sulle mie capacità, che erano limitate; quindi dovevo concentrarmi sul formare gli altri. Una volta che più fratelli e sorelle avessero conosciuto le intenzioni di Dio, avrebbero potuto assumere dei doveri; questo avrebbe facilitato il lavoro e io avrei potuto dedicarmi ai compiti più importanti. Così, ho discusso con gli irrigatori e abbiamo deciso chi formare, poi mi sono dedicato a tenere riunioni e condivisioni sulle parole di Dio per risolvere le loro difficoltà e i loro problemi concreti. Sono rimasto sorpreso quando alcuni fratelli e sorelle hanno acquisito fede e comprensione dell’opera di Dio e volevano assumere un dovere. Collaborando con loro, sono diventato molto più efficiente nel mio dovere e alcuni progetti sono stati realizzati in poco tempo. Anche loro hanno acquisito maggiore pratica ed erano più motivati nei loro doveri. Dopo essere stati irrigati e sostenuti per un po’ di tempo, molti nuovi credenti avevano acquisito una certa comprensione dell’opera di Dio, si erano radicati sulla vera via e partecipavano attivamente alle riunioni. Vedere tutto questo mi ha davvero commosso. Abbandonando i miei interessi, assumendo un fardello e compiendo il mio dovere al meglio che potevo, senza rendermene conto ho fatto dei progressi e ho iniziato a ottenere risultati molto migliori. Ora non ho più paura di assumermi delle responsabilità e voglio praticare la verità e fare il mio dovere per soddisfare Dio.

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