78. Come l’astuzia mi ha danneggiata

di Samantha, Giappone

Una volta, durante il riepilogo del lavoro, una leader della chiesa ci ha fatto notare che da qualche tempo il nostro lavoro di evangelizzazione non andava molto bene e mi ha chiesto spiegazioni. Solo allora mi sono resa conto che la nostra produttività era calata. Dopo la riunione sono corsa a verificare e ho scoperto che la nostra produttività si era dimezzata rispetto al mese precedente. Questo ha suscitato in me una certa ansia. “Se continuiamo ad avere risultati così scarsi, non rischio forse di essere dimessa? Così non va bene: devo andare a fondo della questione e riportare la nostra produttività in crescita”. Così mi sono rivolta ai fratelli e alle sorelle e ho chiesto loro, uno per uno, se avessero problemi o difficoltà nel loro dovere. Durante le riunioni ho condiviso in particolar modo sulle questioni emerse e ho chiesto a coloro che procedevano bene di raccontare le loro esperienze. Dopo alcuni giorni, abbiamo cominciato a notare netti miglioramenti, e finalmente ho potuto mettermi il cuore in pace: “Andando avanti così miglioreremo un po’ rispetto al mese scorso. Se mantengo questo ritmo e non faccio niente di male o di distruttivo, potrò rimanere nella chiesa senza essere eliminata”. Dopodiché la mia tensione ha cominciato ad allentarsi. Avvicinandosi la fine del mese, mi sono accorta che i risultati del nostro lavoro erano gli stessi del mese precedente. Ho pensato: “Se questo mese andiamo bene, il mese prossimo dovremo andare ancora meglio, altrimenti non sembrerà che io faccia progressi. Significa che devo impegnarmi ancora di più. È proprio necessario che io sia così sotto pressione? In ogni caso, questo mese ce la siamo cavata, quindi non verrò dimessa né eliminata”. Quando ho cominciato a vederla così, mi sono rilassata del tutto. Eseguivo il mio dovere meccanicamente, sono diventata autoindulgente, e ho smesso di essere solerte nel monitorare il nostro lavoro. Quando i fratelli e le sorelle accennavano a qualche difficoltà, non condividevo per trovare soluzioni. A volte, se mi accorgevo che alcuni stavano violando i principi nel loro dovere, non intervenivo. Mi limitavo a considerarli problemi personali, convinta che andasse bene così a patto che la produttività generale non ne risentisse. A volte notavo che i fratelli e sorelle si stavano impigrendo nel loro dovere ed erano privi di slancio. Sapevo che era un problema che bisognava affrontare, ma appena mi ricordavo che i risultati erano accettabili concludevo che essere negligenti era normale e chiudevo un occhio. Vivendo in quello stato avvertivo una forte sensazione di ottenebramento spirituale. Non traevo alcuna illuminazione dalle parole di Dio, né rinvenivo problemi nel mio lavoro; addirittura mi capitava, quando riepilogavamo il nostro lavoro, di avvertire sonnolenza e appisolarmi. Solo quando ho visto che la nostra produttività continuava a calare sono andata nel panico, e mi sono precipitata dai fratelli e sorelle per scoprire dove stessimo sbagliando.

Poi, durante una riunione, ho sentito una sorella dire: “Alcune persone, quando si rendono conto di non avere svolto bene il loro dovere, sono prese dalla paura di essere riassegnate o destituite. Allora si mettono d’impegno, ma una volta ottenuti dei risultati bramano gli agi e depongono il loro fardello. È un modo scaltro di svolgere il proprio dovere: è un comportamento propenso all’inganno”. Quelle parole hanno smosso qualcosa dentro di me. Non ho potuto fare a meno di riflettere su me stessa: quando la nostra produttività diminuiva facevo appello a tutta la mia energia per timore di essere assegnata a un incarico diverso o dimessa. Volevo ottenere risultati migliori. Nel momento in cui diventavano migliori o rimanevano invariati, me la prendevo comoda e svolgevo meccanicamente il mio dovere, andando a rilento, convinta che un costante andamento mensile e il fatto di non essere rimossa fossero sufficienti. Non era forse un atteggiamento astuto e subdolo? Mi sono resa conto che, ogniqualvolta si presentava questo tipo di situazione, ciò che rivelavo e il modo in cui mi comportavo erano sempre gli stessi. A quel punto, ho provato un po’ di paura.

Durante i devozionali ho letto le parole di Dio: “Al momento non vi sono molte occasioni di svolgere un dovere, quindi devi coglierle quando puoi. È proprio quando ti trovi di fronte a un dovere che devi compiere uno sforzo; è allora che devi sacrificarti e spenderti per Dio, ed è allora che ti è richiesto di pagare un prezzo. Non lesinare nulla, non nutrire alcuna trama, non fare le cose in maniera approssimativa e non crearti una via d’uscita. Se fai le cose in maniera approssimativa, sei calcolatore oppure scaltro e infido, sei destinato a svolgere male il lavoro. Supponiamo che tu dica: ‘Nessuno mi ha visto agire subdolamente. Ottimo!’ Che modo di pensare è questo? Credi di avere imbrogliato gli altri e anche Dio? In realtà, però, Dio sa che cosa hai fatto o no? Lo sa. In effetti, chiunque interagisca con te per un po’ verrà a conoscenza della tua corruzione e della tua spregevolezza e, anche se non lo dirà apertamente, in cuor suo farà le sue valutazioni su di te. Numerose persone sono state rivelate ed eliminate perché tante altre sono arrivate a capirle. Una volta che tutti hanno ravvisato la loro essenza, quelle persone sono state esposte per ciò che erano ed espulse. Quindi, che perseguano o meno la verità, le persone dovrebbero svolgere bene il loro dovere, al meglio delle loro capacità; dovrebbero usare la loro coscienza nel fare cose pratiche. Potrai avere delle mancanze, ma se riesci a essere efficiente nell’assolvere il tuo dovere non sarai eliminato. Se pensi sempre che stai facendo bene e sei sicuro che non sarai eliminato, se ancora non rifletti e non cerchi di conoscere te stesso, e ignori i compiti che ti spettano, se sei costantemente superficiale, allora quando il popolo eletto di Dio perderà davvero la pazienza con te, ti smaschererà per quello che sei e, con tutta probabilità, sarai eliminato. Questo perché tutti avranno acquisito discernimento su di te e tu avrai perso la tua dignità e integrità. Se nessuno si fida di te, potrebbe forse farlo Dio? Dio scruta nell’intimo dell’uomo: non potrebbe assolutamente fidarSi di una persona del genere(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “L’ingresso nella vita deve iniziare con l’esperienza dell’assolvimento del proprio dovere”). Le parole di Dio dicono che le persone, nel fare il loro dovere, dovrebbero impegnarsi con entusiasmo e pagare un prezzo, dando il massimo. Se, pur avendo la possibilità di raggiungere buoni risultati pagando un prezzo un po’ più alto, si trattengono dal farlo, accontentandosi di non ottenere più di tanto nel proprio dovere, allora vuol dire che sono disoneste con Dio, che agiscono con astuzia. Sono riuscita a capire come mi comportavo nello svolgere il mio dovere: mi accontentavo di realizzare quanto bastava per evitare di essere riassegnata o destituita. Non trovavo soluzioni per i problemi e le difficoltà dei fratelli e sorelle. Quando riepilogavo il lavoro mi limitavo a farlo meccanicamente, e se vedevo che alcuni andavano contro i principi o si lasciavano prendere dalla pigrizia pensavo che andasse bene così, a condizione che ciò non si ripercuotesse sui nostri risultati complessivi. Chiudevo un occhio. Era chiaro che i risultati sarebbero potuti migliorare se mi fossi impegnata con tutta me stessa nel lavoro e avessi pagato un prezzo leggermente più alto, ma non volendo stancarmi né stressarmi ricorrevo all’inganno. Nel mio dovere ricorrevo di nascosto a meschine astuzie e macchinazioni, ingannavo Dio. Che propensione all’inganno! Quando si tratta di assegnare degli incarichi, tutti desiderano trovare qualcuno che sia onesto e affidabile, il genere di persona su cui si possa fare affidamento e che metta gli altri a loro agio. Ma se si affida l’incarico a qualcuno che ricorre a meschine astuzie e all’inganno, non solo costui non porterà a termine il compito, ma potrebbe anche mandare tutto in malora. Le persone di questo genere non hanno coscienza o ragione, e neppure le più elementari norme di condotta. Non sono neanche lontanamente degne di fiducia né di vedersi affidato alcunché. Mi sono resa conto di essere proprio quel genere di persona. Accettavo un dovere ma non mi ci dedicavo con tutta me stessa. Ingannavo Dio ed ero scaltra. Sembrava che ottenessi risultati nel mio dovere, e gli altri non si accorgevano dei problemi, ma Dio invece vede tutto. Se avessi persistito nella superficialità, avrei finito per essere rivelata ed eliminata da Dio. Ho pensato alle parole di Dio: “Il Signore Gesù una volta disse: ‘Perché a chiunque ha, sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chiunque non ha, sarà tolto anche quello che ha’ (Matteo 13:12). Qual è il significato di queste parole? Significano che, se nemmeno svolgi il tuo dovere o il tuo lavoro oppure non ti ci dedichi anima e corpo, Dio ti toglierà ciò che un tempo ti apparteneva. Cosa significa ‘togliere’? Come fa sentire le persone? Può darsi che tu non riesca a ottenere quello che la tua levatura e i tuoi talenti avrebbero potuto permetterti, non provi nulla al riguardo, e sei proprio come un non credente. Ecco cosa significa che Dio ti toglie ogni cosa. Se nel tuo dovere sei negligente, non paghi un prezzo e non sei sincero, Dio ti toglierà ciò che una volta ti apparteneva, Si riprenderà il tuo diritto di svolgere il tuo dovere e non te lo concederà(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo una persona sincera può vivere una vera sembianza umana”). Dio è giusto. Ero scaltra e superficiale nel mio dovere; poiché non facevo ciò che avrei dovuto né ciò di cui ero capace, non ero più in grado di individuare i problemi evidenti, venivo colta da sonnolenza mentre svolgevo il dovere e la mia produttività calava. Era Dio che mi rivelava la Sua indole. Mi sono presentata al Suo cospetto in preghiera, pronta a offrirGli il mio pentimento, chiedendoGli di guidarmi a conoscere meglio me stessa.

Poi, durante una riunione, ho letto un passo delle parole di Dio che mi ha davvero colpita. La parola di Dio dice: “A Dio piacciono le persone oneste, detesta le persone propense all’inganno e viscide. Se sei una persona subdola e agisci in modo viscido, Dio non ti detesterà? La casa di Dio ti lascerà semplicemente impunito? Prima o poi, sarai ritenuto responsabile. A Dio piacciono le persone oneste e non piacciono quelle subdole. Tutti dovrebbero capirlo chiaramente e smettere di essere confusi e di fare cose stupide. Un’ignoranza momentanea è scusabile, ma se una persona non accetta del tutto la verità, allora è troppo ostinata. Le persone oneste sanno assumersi le loro responsabilità. Non pensano ai loro guadagni e alle loro perdite; salvaguardano solo il lavoro e gli interessi della casa di Dio. Hanno un cuore gentile e onesto, simile a una ciotola d’acqua limpida di cui si può vedere il fondo a colpo d’occhio. E c’è trasparenza anche nelle loro azioni. Una persona propensa all’inganno non fa che agire in modo viscido, finge sempre, copre e nasconde e si traveste in modo incredibilmente indecifrabile. Nessuno può capire fino in fondo questo genere di persona. Le persone non sono in grado di capire a fondo i suoi pensieri intimi, ma Dio può sottoporre a scrutinio le cose nel più intimo del suo cuore. Se Dio vede che non è una persona onesta, che è viscida, che non accetta mai la verità, s’impegna sempre con l’inganno contro di Lui e non Gli consegna mai il suo cuore, allora non Gli piace, la detesta e la abbandona. Che razza di persone sono coloro che hanno successo tra i non credenti, che sono suadenti nel parlare e dotati di ingegno? Vi è chiaro questo? Qual è la loro essenza? Si può affermare che sono tutti individui straordinariamente imperscrutabili, estremamente propensi all’inganno e subdoli, sono gli autentici diavoli e satana. Dio potrebbe mai salvare persone come queste? Dio non detesta niente più dei diavoli, persone propense all’inganno e subdole, e non salverà sicuramente tali persone. […] Qual è l’atteggiamento di Dio nei confronti delle persone propense all’inganno e astute? Egli le sdegna, le mette in disparte e non presta loro alcuna attenzione, le considera alla stregua di animali. Agli occhi di Dio, tali persone sono solo rivestite di pelle umana e nell’essenza sono dei diavoli e dei satana, sono cadaveri ambulanti, e Dio non le salverà assolutamente. Qual è dunque ora lo stato di queste persone? C’è oscurità nei loro cuori, sono prive di fede autentica e, qualsiasi cosa accada loro, non vengono mai illuminate. Di fronte a disastri e tribolazioni pregano Dio, ma Dio non è con loro, e costoro non hanno nulla su cui contare veramente nei loro cuori. Per ottenere benedizioni, cercano di dare spettacolo, non possono aiutarsi, perché sono privi di coscienza e ragione. Non saprebbero essere persone buone nemmeno se lo volessero, nemmeno se intendessero smettere di compiere cattive azioni, non sarebbero in grado di controllarsi, non funzionerebbe. Saranno in grado di conoscere sé stessi dopo essere stati allontanati ed eliminati? Pur sapendo di esserselo meritato, non lo ammetteranno con nessuno e, sebbene sembrino in grado di svolgere un po’ di dovere, continueranno ad agire in modo viscido e il loro lavoro non produrrà alcun risultato evidente. Allora, cosa ne pensate: queste persone sono in grado di pentirsi veramente? Assolutamente no. Il motivo è che sono prive di coscienza e ragione e non amano la verità. Dio non salva questo genere di persone astute e malevole. Che speranza possono avere costoro nel credere in Dio? La loro fede è già priva di significato, e sono destinati a non ricavarne nulla. Se, credendo in Dio, le persone non perseguono la verità, allora non importa per quanti anni credano, non avrà effetto; anche se credono fino alla fine, non otterranno nulla(La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (8)”). Leggere parole come “viscide”, “propense all’inganno”, “straordinariamente imperscrutabili”, “Dio non le salverà assolutamente” e “destinati a non ricavarne nulla” mi ha colpito dritto al cuore. Mi è sembrato che Dio mi stesse smascherando e condannando. Avevo sempre creduto che fosse meglio evitare di essere troppo schietti ed essere invece calcolatori e avere qualche asso nella manica. Vivevo secondo la filosofia satanica “Uscitene sempre arricchiti”; prima di intraprendere qualsiasi azione valutavo se ne avrei tratto beneficio, aspettandomi di ottenere il massimo guadagno con il minimo sforzo. Ero convinta che fosse questo a denotare l’intelligenza di una persona. Avevo conservato questa filosofia di vita anche dopo aver acquisito la fede. Pensavo che fosse sciocco essere troppo sincera nel mio dovere o metterci tutta la mia energia. Non sarebbe stata un’enorme perdita se alla fine non fossi stata benedetta? Non sarei riuscita a sostenere una perdita. Meglio spendersi poco ma ottenere grandi benedizioni: è quello il modo furbo di agire! Così mi ero impegnata nel mio dovere solo quando lo ritenevo necessario, e sempre valutando se fosse richiesto impegnarsi. Ero molto calcolatrice. Quando la produttività era alta, mi godevo un paio di giorni di riposo. Anche quando vedevo che c’erano problemi sul lavoro, se non avevano ripercussioni sulla nostra efficacia e non correvo il rischio di essere destituita ed eliminata, non avvertivo la minima urgenza e passavo le giornate a ciondolare. Se i nostri risultati erano scarsi ed ero io a doverne pagare le conseguenze, mi impegnavo a fondo, risalivo alle cause e risolvevo i problemi. Nel momento in cui ottenevamo dei risultati la mia ansia si placava e tornavo a crogiolarmi negli agi e a riposare ancora un po’. Ero così astuta e propensa all’inganno! Che modo era di svolgere un dovere o essere devota a Dio? Mi ritenevo scaltra, ma Dio vede tutto. Dio non salverà coloro che sono sempre astuti nel loro dovere. A Dio piacciono le persone sincere: le persone sincere aprono il loro cuore a Dio. Svolgono il loro dovere con dedizione incondizionata. Adempiono le loro responsabilità e danno tutto ciò che hanno, senza premunirsi con scappatoie o domandarsi se verranno benedette. Dio benedirà questo genere di persone. Nel mio ruolo di responsabile del lavoro di evangelizzazione, il mio essere astuta, superficiale e non interessata a progredire aveva fatto sì che gli altri non risolvessero in tempo i loro stati negativi e provocato un calo della produttività. Ciò aveva non solo arrecato danno ai fratelli e sorelle, ma anche ostacolato il lavoro di evangelizzazione della chiesa. Pensare a tutto questo mi riempiva di rimorso e senso di colpa. Ho pregato Dio dichiarandomi pronta al pentimento, e giurato al Suo cospetto che da quel momento avrei dedicato tutte le mie energie al mio dovere smettendo di essere astuta e superficiale.

Poi, durante i miei devozionali, ho letto un passo delle parole di Dio che mi ha aiutata a capire il significato insito nel compimento di un dovere. La parola di Dio dice: “Qualsiasi dovere un individuo svolga è la cosa più giusta che possa fare, la cosa più bella e giusta tra gli esseri umani. In quanto esseri creati, le persone dovrebbero svolgere il loro dovere, e solo allora possono ricevere l’approvazione del Creatore. Gli esseri creati vivono sotto il dominio del Creatore e accettano tutto ciò che è fornito da Dio e tutto ciò che proviene da Lui, pertanto dovrebbero assolvere le loro responsabilità e i loro obblighi. Questo è perfettamente naturale e giustificato ed è stato decretato da Dio. Da ciò si può vedere che, per le persone, svolgere il dovere di un essere creato è più giusto, bello e nobile di qualsiasi altra cosa si faccia vivendo sulla terra; niente tra gli esseri umani è più significativo o degno e niente apporta maggiore significato e valore alla vita di una persona creata che svolgere il dovere di un essere creato. Sulla terra, solo il gruppo di persone che svolge veramente e sinceramente il dovere di un essere creato è quello che si sottomette al Creatore. Questo gruppo non segue le tendenze mondane; si sottomette alla direzione e alla guida di Dio, ascolta solo le parole del Creatore, accetta le verità espresse dal Creatore e vive secondo le parole del Creatore. Questa è la testimonianza più autentica, la più clamorosa, ed è la migliore testimonianza di fede in Dio. Per un essere creato, saper adempiere il dovere di un essere creato e soddisfare il Creatore è la cosa più bella tra gli uomini e la si dovrebbe raccontare a tutti perché possano lodarla. Gli esseri creati dovrebbero accettare in maniera incondizionata tutto ciò che il Creatore affida loro; per l’umanità è una questione sia di felicità che di privilegio, e per tutti coloro che sanno adempiere il loro dovere di esseri creati nulla è più bello o memorabile: è qualcosa di positivo. […] Una cosa tanto bella e grandiosa viene distorta dalla genia degli anticristi e diventa una transazione, in cui si sollecitano corone e ricompense dalla mano di Dio. Una tale transazione trasforma qualcosa di particolarmente bello e giusto in qualcosa di estremamente turpe e malvagio. Non è forse ciò che fanno gli anticristi? A giudicare da questo, gli anticristi non sono forse malvagi? Sono davvero malvagi! Questa è una manifestazione della loro malvagità(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte settima”). Leggere le parole rivelatrici di Dio ha avuto un grande impatto su di me. Dio dà tutto Sé Stesso in silenzio per salvare l’umanità corrotta, nutrendoci di ciò di cui abbiamo bisogno e offrendoci un’occasione di compiere un dovere affinché, nel farlo, possiamo cercare la verità ed eliminare la nostra indole corrotta, sottometterci a Lui, esserGli devoti e ottenere la Sua salvezza. Compiere un dovere nella chiesa è la nostra responsabilità, il nostro obbligo, ed è Dio che ci dà la possibilità di acquisire la verità ed essere salvati. È il compito più bello e giusto che una persona possa assumersi. Ma gli anticristi prendono questa cosa meravigliosa e giusta e la trasformano in un commercio, in merce di scambio. Si attaccano alla speranza di essere benedetti nella loro fede e nel loro dovere. Non c’è alcuna possibilità che siano sinceri o che soffrano e paghino un prezzo. Sono miscredenti e opportunisti da manuale. Guardando come agivo nel mio dovere, non ero forse come loro? Nel compiere il mio dovere non consideravo le intenzioni di Dio e trattenevo sempre qualcosa. Volevo ottenere molto in cambio di quel poco che davo. Non stavo forse trasformando il mio dovere in una merce di scambio? Avevo sempre creduto nella possibilità di essere salvata: bastava che ottenessi dei risultati nel mio dovere, che riuscissi a rimanere nella chiesa senza essere rimossa o eliminata. Ma alla fine ho capito che quelle erano mie nozioni e fantasie, per nulla conformi alle parole di Dio. Dio non ha mai detto che avere una minima riuscita nel proprio dovere, non compiere il male e non essere rimossi o eliminati significhi avere garanzia di salvezza. Dio stabilisce se le persone possano essere salvate in base al fatto che perseguano la verità, che svolgendo il loro dovere entrino nella verità realtà e che eliminino o meno la loro indole corrotta. Non ci sono altre scorciatoie. Dio vuole che le persone siano autentiche. Se sono sempre astute e superficiali nel loro dovere, anche se ottengono dei risultati, Dio le detesta. Finiranno per essere rivelate ed eliminate da Lui. Mi sono ricordata delle parole pronunciate dal Signore Gesù: “Perché sei tiepido e non sei né freddo né fervente, Io ti vomiterò dalla Mia bocca(Apocalisse 3:16). Io non pensavo a progredire nel mio dovere e mi limitavo a farlo meccanicamente. Non era forse l’atteggiamento di una persona né fredda né fervente, ma solo tiepida? Dio non mi avrebbe vomitata dalla Sua bocca? Sapere che l’indole di Dio non tollera offesa mi spaventava. Ho detto una preghiera: “Dio, voglio pentirmi. D’ora in poi lavorerò con tutta me stessa. Ti prego di disciplinarmi se agirò alla bell’e meglio”.

In seguito, ho letto un passo delle parole di Dio che mi ha fornito un percorso di pratica. Dio Onnipotente dice: “Quando si svolge il proprio dovere, si sta in effetti facendo ciò che si deve fare. Se lo fai dinanzi a Dio, se svolgi il tuo dovere e ti sottometti a Dio con un atteggiamento di sincerità e col cuore, questo atteggiamento non sarà molto più giusto? Come puoi allora applicare questo atteggiamento alla tua vita quotidiana? Devi fare di ‘adorare Dio col cuore e con sincerità’ la tua realtà. Quando vuoi essere negligente e sbrigartela alla buona, quando vuoi agire in maniera evasiva e oziosa, e quando ti distrai o preferiresti divertirti, devi domandarti: ‘Comportandomi così, sono forse inaffidabile? Questo significa dedicare il mio cuore all’assolvimento del dovere? Facendo così sono sleale? Facendo così, sto forse mancando di essere all’altezza dell’incarico affidatomi da Dio?’ Ecco come devi riflettere su te stesso. Se ti accorgi di essere sempre superficiale nel tuo dovere, di essere sleale, e di aver ferito Dio, cosa dovresti fare? Dovresti dire: ‘In quel momento, ho intuito che c’era qualcosa che non andava, ma non l’ho considerato un problema; ci sono passato sopra con noncuranza. Solo ora mi rendo conto di essere stato davvero superficiale, di non essere stato all’altezza delle mie responsabilità. Sono davvero privo di coscienza e di ragione!’ Hai individuato il problema e acquisito una qualche conoscenza di te stesso: ora, quindi, devi cambiare! Avevi un atteggiamento sbagliato verso l’assolvimento del tuo dovere. Eri superficiale, come se si trattasse di un lavoro opzionale, e non ci mettevi il cuore. Se sarai di nuovo così superficiale, dovrai pregare Dio e permettere che Lui ti disciplini e castighi. Devi avere questa volontà nell’assolvere il tuo dovere. Solo allora puoi davvero pentirti. Puoi ravvederti solo quando hai la coscienza pulita e hai cambiato atteggiamento verso il tuo dovere. E nel pentirti devi anche riflettere spesso sul fatto che, nell’assolvere il tuo dovere, tu abbia davvero messo tutto il tuo cuore, tutta la tua mente e tutta la tua forza; poi, usando le parole di Dio come criterio di valutazione e applicandole a te stesso, scoprirai quali problemi ancora sussistono nell’assolvimento del tuo dovere. Risolvendo costantemente i problemi in questo modo, secondo la parola di Dio, non stai forse portando nella realtà l’assolvimento del tuo dovere con tutto il tuo cuore, la tua mente e la tua forza? Svolgere il tuo dovere in questo modo: non l’hai già fatto con tutto il tuo cuore, la tua mente e le tue forze?(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo nella lettura frequente delle parole di Dio e nella meditazione sulla verità si trova un cammino da percorrere”). Le parole di Dio mi hanno fornito un chiaro percorso di pratica. Devo mettere il cuore ed essere sincera nel mio dovere, essere disposta a pagare un prezzo, essere attenta e responsabile, e impiegare tutta la mia energia per riuscire a fare bene il mio dovere e soddisfare Dio. Inoltre, quando voglio essere superficiale e pigra, devo pregare, ribellarmi alla carne e chiedere a Dio di disciplinarmi e castigarmi, così sarà improbabile che io segua la carne.

Da allora ho seguito le parole di Dio. Ho riflettuto su come compiere bene il mio dovere ed essere più produttiva. Sapendo che ognuno dei fratelli e delle sorelle del gruppo aveva i propri punti di forza e di debolezza, ho pensato a organizzare il lavoro di ciascuno valorizzando i punti di forza, e ho fornito loro aiuto e una guida concreta negli ambiti in cui erano carenti. Inoltre, in passato avevo considerato il mio ruolo come quello di un supervisore: fintanto che avevo una buona padronanza del lavoro e gli altri facevano bene il loro dovere, significava che andavo bene e potevo godermi un po’ di tempo libero. Ora invece l’obiettivo che mi ponevo era svolgere il mio dovere al meglio delle mie capacità. Il mio programma giornaliero era diventato incredibilmente denso, più di prima, e sebbene a volte fosse molto stancante mi sentivo davvero a mio agio, in pace. E, con mia sorpresa, il mese dopo la nostra produttività è notevolmente aumentata. Ero entusiasta. Ho capito che Dio ci vuole autentici. Quando ho cambiato il mio modo di vedere e ho svolto il mio dovere con autenticità, ho visto la Sua guida e ho ottenuto risultati nel mio dovere. Dio sia ringraziato!

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