79. Capire cosa significa essere una brava persona

di Vanessa, Birmania

Fin da piccola, i miei genitori mi hanno insegnato a essere ragionevole, gentile con gli altri, a capire le difficoltà altrui e a non spaccare il capello in quattro su ogni piccola cosa. Dicevano che questo era ciò che rendeva qualcuno una brava persona e che avrebbe riscosso il rispetto e la stima degli altri. Anch’io pensavo che fosse un buon modo di essere, e mi ripetevo spesso che dovevo essere premurosa e gentile. Non entravo mai in conflitto con la mia famiglia o con gli altri abitanti del villaggio, e ci tenevo molto a dare un’impressione favorevole. I miei compaesani mi lodavano spesso, dicendo che avevo una buona umanità ed ero premurosa, e che non battibeccavo con nessuno anche quando mi offendevano. Questo tipo di elogi mi rendeva molto felice. Pensavo che, come persona, avrei dovuto essere amichevole in questo modo, e comprensiva anche quando qualcuno era in torto. Ero certa che quello fosse lo standard per essere una brava persona. Ho continuato a comportarmi così anche dopo essere diventata credente.

Poi, nel novembre del 2021, sono stata eletta diacono della chiesa e ho iniziato a diffondere il Vangelo con alcuni altri fratelli e sorelle. Uno di loro, Kevin, veniva dal mio stesso villaggio. Aveva una certa levatura: le sue condivisioni erano relativamente chiare quando condivideva il Vangelo, e sapeva usare esempi per spiegare le cose, per aiutare coloro che indagavano sulla vera via a capire. Però ho scoperto che era piuttosto arrogante e non amava accettare i suggerimenti degli altri. Inoltre, molto spesso non seguiva i principi nel suo dovere. Invece di esaltare e rendere testimonianza a Dio nel suo lavoro evangelico, parlava a lungo di quante persone aveva convertito. Diceva anche che i fratelli e le sorelle amavano ascoltarlo predicare e lo adulavano per davvero. Una volta, qualcuno che stava cercando la vera via lo ha lodato perché aveva buona levatura e predicava bene. Avevo notato che Kevin si esaltava e si metteva parecchio in mostra, e quando condivideva il Vangelo non si concentrava sul testimoniare l’opera di Dio degli ultimi giorni o sul risolvere le nozioni religiose delle persone. Volevo parlarne con fratello Kevin ma, dopo averci pensato un po’, ho deciso di aspettare ancora un momento. Volevo che sapesse che ero una persona gentile e ragionevole che non richiamava l’attenzione su ogni piccolo problema che vedeva. Pensavo che avrei dovuto incoraggiarlo e aiutarlo di più. In seguito, la leader inviava spesso al nostro gruppo dei principi pertinenti alla condivisione del Vangelo e io, indirettamente, ho fatto un po’ di comunione su cose che riguardavano il comportamento di fratello Kevin. Speravo che, grazie a quella comunione, sarebbe riuscito ad avere coscienza dei suoi problemi. Ma il tempo passava e lui continuava come sempre. Volevo di nuovo portare alla luce i suoi problemi, ma poi ho pensato che, poiché era una persona piuttosto arrogante, magari non avrebbe accettato il mio consiglio. Temevo che mi reputasse irragionevole e scortese, e che si facesse una cattiva impressione di me. Un punto morto nel nostro rapporto e una nostra incapacità di collaborare avrebbe rovinato la mia immagine di brava persona. A quel pensiero, ho tenuto la bocca chiusa. Mi sentivo un po’ triste in quel momento, così mi sono rivolta a Dio in preghiera, per chiederGli la forza di praticare la verità. Dopo di che, insieme a fratello Kevin e alcuni altri fratelli e sorelle, siamo andati a condividere il Vangelo in un villaggio. Ho notato che fratello Kevin si metteva ancora in mostra nella sua comunione – parlando di come non gli importasse del denaro e di come pagasse un prezzo per Dio. Non si concentrava sul condividere sulla verità. Tornando a casa, ho trovato il coraggio e gli ho detto: “Nella tua predicazione e testimonianza a Dio, non sei entrato nei principi. Devi concentrarti sulla comunione della verità con i potenziali destinatari del Vangelo, sul portarli davanti a Dio…” Prima che potessi finire, ha ribattuto: “Non c’è niente di sbagliato nella mia comunione. Tu pensi troppo”. Avevo paura di ferire il suo orgoglio, se avessi proseguito, e di danneggiare il nostro rapporto. Temevo, inoltre, che pensasse male di me, quindi non ho detto altro. Ho pensato che questo fosse sufficiente: lasciare che se ne rendesse gradualmente conto da solo. In seguito, ho saputo che, nonostante ci dessimo molto da fare, non stavamo ottenendo buoni risultati nell’evangelizzazione. Alcune di quel villaggio che stavano indagando, avevano ascoltato la condivisione di Kevin diverse volte eppure ancora non capivano. Per di più, erano influenzate dalle voci, avevano nozioni e non volevano più approfondire l’opera di Dio. Poi ce n’erano altri che ammiravano davvero fratello Kevin e volevano ascoltare solo la sua comunione, non quella di chiunque altro. La situazione mi metteva davvero a disagio e mi sentivo piuttosto in colpa. Quelle questioni avevano molto a che fare proprio con fratello Kevin. Se avessi segnalato prima i suoi problemi, avrebbe potuto rendersene conto e cambiare, e il nostro lavoro evangelico non sarebbe stato rallentato. Ma dopo, quando volevo davvero parlarne, ho di nuovo temuto di danneggiare il nostro rapporto, ed ero molto combattuta. Ho pensato che potevo parlare con la leader e far sì che condividesse con lui, per non intaccare la nostra collaborazione nel dovere e continuare ad andare d’accordo. Pertanto, ho parlato con la leader di ciò che stava accadendo con fratello Kevin. Lei ha trovato alcune parole di Dio pertinenti e ci ha fatto entrare in esse insieme, e sembrava che fratello Kevin fosse in parte cambiato. Perciò, ho lasciato perdere.

Una volta, ho parlato della questione con un’altra sorella la quale mi ha fatto notare che ero sempre attenta a proteggere i miei rapporti con gli altri, e che era un segno di compiacenza verso le persone. Non credevo affatto di essere una persona che compiace gli altri – le persone che lo fanno sono propense all’inganno. Io non avevo mai fatto nulla di propenso all’inganno, quindi come potevo essere una di loro? In quel momento, non volevo accettare il suo parere, ma sapevo anche che c’era una lezione da imparare da quello che aveva detto. Ho pregato Dio, chiedendoGli di guidarmi a conoscere me stessa. In seguito, ho letto le parole di Dio: “La condotta delle persone e il loro modo di rapportarsi al mondo devono basarsi sulle parole di Dio; questo è il principio fondamentale per la condotta umana. Come possono le persone praticare la verità se non comprendono i principi della condotta umana? Praticare la verità non significa dire parole vuote o urlare slogan. Riguarda piuttosto, a prescindere da ciò che le persone possano incontrare nella vita, purché implichi i principi della condotta umana, i loro punti di vista sulle cose o il compimento dei propri doveri; le persone si trovano di fronte a una scelta e devono cercare la verità, devono cercare una base e dei principi nelle parole di Dio, e poi devono trovare un cammino di pratica. Coloro che sono capaci di praticare in questo modo sono persone che perseguono la verità. Essere in grado di perseguire la verità in questo modo, indipendentemente dalle grandi difficoltà che si incontrano, significa percorrere il cammino di Pietro, il cammino della ricerca della verità. Per esempio: quale principio bisogna seguire quando si tratta di interagire con gli altri? Forse la tua opinione originaria è che ‘L’armonia è un tesoro, la tolleranza è intelligenza’, e che dovresti mantenere buoni rapporti con tutti, non far perdere la faccia agli altri e non offendere nessuno, ottenendo così buoni rapporti con gli altri. Vincolato da questa opinione, rimarrai in silenzio quando con i tuoi occhi vedrai altre persone commettere azioni cattive o violare i principi. Preferiresti che il lavoro della chiesa subisse perdite piuttosto che offendere qualcuno. Cerchi di mantenere buoni rapporti con tutti, chiunque essi siano. Quando parli, pensi soltanto ai sentimenti umani e a salvare la faccia e dici sempre parole che suonano bene per compiacere gli altri. Anche se scopri che qualcuno ha dei problemi, scegli di tollerarli e ne parli alle sue spalle, ma in faccia a quella persona mantieni la pace e il rapporto. Cosa pensi di tale condotta? Non è forse quella di una persona compiacente? Non è piuttosto sfuggente? Viola i principi della condotta umana. Non è forse infimo comportarsi in questo modo? Chi si comporta così non è una brava persona, questo non è un modo nobile di comportarsi. Indipendentemente da quanto tu abbia sofferto e da quanti prezzi tu abbia pagato, se ti comporti senza principi hai fallito sotto questo aspetto e la tua condotta non sarà riconosciuta, ricordata o accettata davanti a Dio(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Per svolgere bene il proprio dovere, bisogna almeno possedere coscienza e ragione”). Ho riflettuto su me stessa alla luce delle parole di Dio. Avevo avuto la sensazione di non essere una persona compiacente, ma come mi comportavo realmente? In quel periodo, avevo visto che fratello Kevin si stava mettendo molto in mostra nel suo lavoro evangelico. Avrei dovuto segnalargli questo problema per aiutarlo a conoscere se stesso e a fare il suo dovere in linea con i principi, ma temevo che essere diretta avrebbe danneggiato il nostro rapporto. Ho sempre avuto riguardo per i suoi sentimenti e non ho osato dire nulla di troppo diretto. Volevo persino incoraggiarlo di più, dargli l’impressione di essere una brava persona, e far sì che avesse un’alta considerazione di me. Ma in realtà sapevo che, nel collaborare con i fratelli e le sorelle in un dovere, se notiamo dei problemi, dobbiamo segnalarli l’uno all’altro, compensare le debolezze l’uno dell’altro e sostenere il lavoro della chiesa insieme. Io facevo consapevolmente la cosa sbagliata e non praticavo la verità. Di conseguenza, fratello Kevin non ha riconosciuto i propri problemi. Ha continuato a mettersi in mostra mentre condivideva il Vangelo e non prestava alcuna attenzione a condividere sulla verità. Con la conseguenza che le nozioni religiose di coloro che indagavano non venivano risolte e alcuni, quando sono stati intralciati, hanno smesso di partecipare alle riunioni. Ho visto l’impatto sul nostro lavoro e mi sono sentita piuttosto in colpa, ma temevo che, se fossi stata diretta, Kevin sarebbe diventato prevenuto nei miei confronti e che questo avrebbe danneggiato il nostro rapporto. Così ho ingannevolmente fatto in modo che una leader della chiesa condividesse con lui per non offenderlo. Ho visto che nel mio dovere cercavo di proteggere i rapporti con gli altri e di ingraziarmeli, che non stavo affatto difendendo gli interessi della chiesa e non avevo un senso di giustizia, e che ero del tutto priva di principi. Non ero affatto una persona che praticava la verità. Non è proprio così che si comporta chi è compiacente con gli altri? Poi, ho letto un passo delle parole di Dio che smaschera gli anticristi: “Sotto ogni apparenza, le parole degli anticristi sembrano particolarmente gentili, colte e raffinate. A prescindere da chi violi i principi o intralci e disturbi il lavoro della chiesa, l’anticristo non smaschera o critica queste persone; chiude un occhio, lasciando che la gente lo reputi magnanimo in tutte le questioni. A prescindere da quale corruzione la gente riveli e da quale azione malvagia compia, l’anticristo è indulgente e tollerante. Gli anticristi non si arrabbiano e non si infuriano, non si adirano e non incolpano le persone quando fanno qualcosa di sbagliato e danneggiano gli interessi della casa di Dio. Chiunque commetta il male e disturbi il lavoro della chiesa, a loro non interessa, come se questo non avesse nulla a che fare con loro, e non offendono mai le persone per questo motivo. Cos’è che gli anticristi hanno a cuore più di ogni altra cosa? Quante persone abbiano una buona opinione di loro e quante persone li vedano quando soffrono e li elogino per questo. Gli anticristi credono che non si debba mai soffrire senza ottenere nulla in cambio; a prescindere da quali difficoltà sopportino, quale prezzo paghino, quali buone azioni compiano, quanto siano premurosi, attenti e amorevoli verso gli altri, tutto questo deve avvenire in bella vista, cosicché più persone possano vederlo. E qual è il loro scopo nel comportarsi così? Riscuotere dei favori dalle persone, indurne di più ad approvare in cuor loro le loro azioni, la loro condotta e il loro carattere, elogiandoli. Esistono persino anticristi che cercano di dare di sé l’immagine di ‘brave persone’ attraverso questo comportamento esteriormente buono, in modo che più persone si rivolgano a loro in cerca di aiuto(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte decima”). Mi sono sentita così in colpa dopo aver letto le parole di Dio, come se Dio stesse smascherando di persona la mia indole satanica. Ho riflettuto sul fatto che cercavo sempre di essere una persona comprensiva e gentile perché sentivo che comportandomi così avrei ottenuto il rispetto e la lode altrui – sarei piaciuta alla gente intorno a me. Ero così anche quando svolgevo un dovere con altri fratelli e sorelle. In apparenza, non avevo rivelato i problemi di fratello Kevin per timore di ferire il suo orgoglio e nuocere alla nostra collaborazione in corso. Ma, in realtà, tutto ciò che avevo fatto era stato solo per proteggere la mia fama e il mio prestigio. Usavo una gentilezza esteriore per camuffarmi e fare buona impressione, per ingraziarmi gli altri in modo che mi ritenessero amorevole, paziente e tollerante – una persona brava e gentile. Ma non mi ero preoccupata se ciò danneggiava il lavoro della chiesa o la vita dei fratelli e delle sorelle. Solo allora ho capito quanto fossi viscida e propensa all’inganno. In apparenza, non offendevo mai nessuno ed ero una brava persona, ma in realtà dietro tutte le mie azioni c’erano i miei intenti meschini. Ho visto che avevo la stessa indole di un anticristo, che stavo sacrificando gli interessi della chiesa per difendere la mia immagine e il mio prestigio. Sarei stata in grande pericolo se fossi rimasta su questa strada – mi sarei allontanata sempre di più da Dio e avrei finito per essere sdegnata da Lui! Mi sono davvero disprezzata quando me ne sono resa conto, ed ero anche piuttosto turbata. Ho detto una preghiera: “Dio, mi camuffo sempre e voglio fare buona impressione, mi concentro sul creare un’immagine positiva. Non voglio rimanere su questa strada. Desidero pentirmi e ribellarmi alla mia indole corrotta”.

Dopo ho letto altre parole di Dio: “La misura in base alla quale l’uomo giudica gli altri uomini è fondata sul loro comportamento; coloro la cui condotta è buona sono giusti, mentre coloro la cui condotta è abominevole sono malevoli. La misura in base alla quale Dio giudica l’uomo è fondata sul fatto che la sua essenza si sottometta a Lui o meno; colui che si sottomette a Dio è una persona giusta, mentre chi non lo fa è un nemico e una persona malevola, indipendentemente dal fatto che il comportamento di questa persona sia buono o cattivo, e indipendentemente dal fatto che ciò che tale persona afferma sia giusto o sbagliato(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Dio e l’uomo entreranno nel riposo insieme”). “Può essere che in tutti i tuoi anni di fede in Dio tu non abbia mai insultato nessuno né commesso alcuna cattiva azione, ma nella tua associazione con Cristo non sei capace di dire la verità, di agire onestamente né di sottometterti alla Sua parola; in tal caso affermo che sei la persona più scellerata e maligna del mondo. Puoi essere eccezionalmente cordiale e devoto con parenti, amici, moglie (o marito), figli e figlie e genitori, senza mai approfittare degli altri; ma, se non sei in grado di essere compatibile e in armonia con Cristo, anche se adoperassi tutto te stesso per aiutare il tuo prossimo o ti prendessi meticolosamente cura di tuo padre, di tua madre e dei membri della tua famiglia, direi che sei ancora malevolo e per di più pieno di trucchi subdoli(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Coloro che sono incompatibili con Cristo sono sicuramente avversari di Dio”). Dalle parole di Dio ho capito che il criterio con cui le persone valutano gli altri è quanto essi si comportino bene. Chi si comporta bene è una brava persona, mentre chi si comporta male è una persona cattiva. Ma il criterio adottato da Dio si basa sul fatto che una persona segua la Sua via, sull’essenza e sull’atteggiamento di sottomissione a Dio di quella persona. Non si basa su quanto sia gentile il suo comportamento esteriore. Mi ero sempre considerata una brava persona, perché non avevo mai litigato o innescato conflitti con nessuno, familiari o altri, da quando ero una bambina. Anche se una persona iniziava a litigare con me, risolvevo la questione rabbonendola. I miei compaesani mi elogiavano sempre perché ero una brava persona; anche io pensavo che essere così significasse aver raggiunto lo standard di una brava persona. Ora mi era diventato chiaro che, sebbene in apparenza non facessi del male, non ero sincera né con le parole né con le azioni. Avevo visto che Kevin faceva il suo dovere senza principi e si metteva costantemente in mostra, e che questo aveva compromesso l’efficienza del nostro lavoro. Eppure, per proteggere la mia immagine di brava persona, non lo avevo smascherato né aiutato, e non avevo difeso gli interessi della chiesa. Così, anche se gli altri pensavano che fossi una brava persona, davanti a Dio ero ancora in contrasto con Lui e con la verità e, in sostanza, stavo compiendo il male. Ho capito che giudicare una persona buona o malvagia in base a comportamenti esteriori non era lo standard giusto. Alcune persone sembrano compiere molte buone azioni, ma contrastano e condannano con forza l’opera e le parole di Dio. Sono dei malevoli. Ho pensato a una sorella con cui lavoravo. Per quanto mi sembrasse, non le importava di essere cordiale o gentile nelle sue parole, ma aveva un senso di giustizia relativamente forte. Diceva ciò che andava detto quando vedeva che gli altri non agivano secondo la verità. Aiutava i fratelli e le sorelle a ricercare la verità e a compiere il loro dovere secondo principi, procurando loro reali benefici. Pensare a questo mi ha dato la determinazione per smettere di seguire le mie prospettive sbagliate sul cercare di sembrare una persona gentile. Dovevo agire secondo la verità delle parole di Dio e cercare di essere davvero una brava persona.

Ho letto un passo delle parole di Dio che mi ha fornito un percorso di pratica. Dio Onnipotente dice: “Ciò che più di ogni altra cosa dovrebbero sforzarsi di ottenere è rendere le parole di Dio la loro base e la verità il loro criterio; solo così potranno vivere nella luce, vivere la sembianza di una persona normale. Se volete vivere nella luce, dovete agire in base alla verità; dovreste essere persone sincere che pronunciano parole sincere e fanno cose sincere. Ciò che è fondamentale è possedere le verità principi nel proprio comportamento; quando le persone perdono le verità principi e si concentrano solo sul comportarsi bene, questo dà inevitabilmente origine a falsità e finzione. Se gli uomini non hanno dei principi di comportamento, allora, per quanto bene si comportino, sono degli ipocriti; possono essere in grado di fuorviare gli altri per un certo periodo, ma non saranno mai degni di fiducia. Le persone hanno un vero fondamento solo quando agiscono e si comportano in base alle parole di Dio. Se non si comportano in base alle parole di Dio e si concentrano solo sul fingere di comportarsi bene, possono forse diventare brave persone? Assolutamente no. Le buone dottrine e i buoni comportamenti non possono cambiare l’indole corrotta dell’uomo, né possono cambiarne l’essenza. Solo la verità e le parole di Dio possono cambiarne l’indole corrotta, i pensieri e le opinioni e diventare la sua vita. […] Dio richiede alle persone di dire la verità, di dire ciò che pensano e di non ingannare gli altri, fuorviarli, prendersi gioco di loro, deriderli, dileggiarli, schernirli, limitarli, smascherare le loro debolezze o ferirli. Questi non sono forse i principi secondo cui parlare? Cosa significa affermare che non si devono smascherare le debolezze altrui? Significa non gettare fango sugli altri. Non approfittare dei loro errori passati o delle loro manchevolezze per giudicarli o condannarli. Questo è il minimo che dovresti fare. Dal punto di vista propositivo, in che modo si esprime un discorso costruttivo? Principalmente nell’incoraggiare, indirizzare, guidare, spronare, comprendere e confortare. Inoltre, in alcuni casi particolari, diventa necessario smascherare direttamente gli errori degli altri e potarli, in modo che acquisiscano la conoscenza della verità e desiderino pentirsi. Solo allora si ottiene l’effetto desiderato. Questo modo di praticare è di grande beneficio per le persone. È per loro costruttivo e un autentico aiuto, non è vero?(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Cosa significa perseguire la verità (3)”). Nelle parole di Dio, ho trovato il principio di comportamento. Dobbiamo essere persone sincere secondo le Sue parole. Quando vediamo i problemi degli altri, dobbiamo segnalarglieli e aiutarli: questo è di beneficio per loro. Dobbiamo proteggere il lavoro della chiesa ed essere edificanti per gli altri. Una volta compreso questo percorso, ho voluto mettere subito in pratica la verità, avere un colloquio a cuore aperto con fratello Kevin e fargli presente i suoi problemi. Questo sarebbe servito a correggere il suo atteggiamento nei confronti del dovere e a permettergli di comprendere la sua indole corrotta e le deviazioni nel suo dovere. Lo avrebbe aiutato. Così sono andata a cercarlo, pronta a evidenziare i suoi problemi. In quel momento, mi sono sentita di nuovo un po’ preoccupata di ciò che avrebbe pensato di me. Ho subito pregato Dio, ribellandomi ai motivi sbagliati che nutrivo. Ma ho considerato che negli ultimi tempi non avevo praticato la verità, danneggiando il nostro lavoro, e mi sono sentita davvero in colpa. Sapevo che Dio esamina ogni mio pensiero e atto, e che dovevo essere una persona sincera. Non potevo più proteggere la mia immagine e violare la verità. Questo pensiero mi ha dato il coraggio di ribellarmi alla mia indole corrotta e parlare con fratello Kevin in modo sincero dei suoi problemi. Con mia sorpresa, mi ha ascoltata ed è stato in grado di accettarlo. Ha detto: “Non ho capito bene alcuni principi. In futuro, per favore, parlami di tutti i problemi che vedi. Possiamo aiutarci a vicenda e fare bene il nostro dovere insieme”. Ero entusiasta di sentirglielo dire e davvero grata a Dio. Provavo anche vergogna e rimorso per non aver già messo in pratica la verità. Se ne avessi parlato prima con lui, avremmo potuto migliorare più in fretta i risultati del nostro lavoro, e lui avrebbe impiegato meno a conoscere la sua indole corrotta. Ho visto che praticare la verità è di beneficio agli altri, a sé stessi e al proprio dovere.

Ora, quando vedo i problemi dei fratelli e delle sorelle, glieli faccio notare attivamente perché so che questo è praticare la verità e anche aiutarli. Ho anche visto che vivere secondo i requisiti di Dio e agire secondo le verità principi è l’unico modo per praticare la verità ed essere una brava persona.

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