89. Le riflessioni di una “brava leader”

di Rubylen, Filippine

Fin da quando ero bambina i miei genitori mi hanno insegnato a essere amichevole con le persone, e a essere una persona disponibile e empatica. Se le persone intorno a me avevano problemi o difetti, non dovevo dirlo apertamente, dovevo pensare al loro orgoglio. Per via di questa educazione, non entravo mai in conflitto o disaccordo con nessuno, e le persone che avevo intorno mi ritenevano una brava persona e volevano frequentarmi. Anche a me pareva un modo giusto di comportarsi. Quando sono diventata credente, ho continuato a relazionarmi allo stesso modo con i fratelli e sorelle. Soprattutto dopo essere diventata una leader della chiesa, pensavo di dover essere amichevole verso i fratelli e sorelle e di non dover accusare gli altri con leggerezza di commettere errori. Così facendo non avrei rovinato il buon rapporto che avevo con loro, e i fratelli e sorelle avrebbero voluto relazionarsi con me e ammirare le mie doti di leader brava e amabile.

In seguito, sono venuta a sapere che una capogruppo, sorella Joan, non si assumeva un fardello nel compimento del proprio dovere e non svolgeva mai lavoro effettivo. L’ho richiamata molte volte: “Come capogruppo, dovresti avere a cuore e capire lo stato dei tuoi fratelli e sorelle e seguire l’andamento del loro lavoro”. Ma lei ha continuato a non fare ciò che le avevo detto di fare, così ho dovuto richiamarla di nuovo e chiedergliene ragione. Mi ha risposto che avendo solo un’ora di tempo libero la usava per andare su Facebook e guardare film, e per quel motivo non aveva in alcun modo verificato l’andamento del lavoro. La cosa mi ha mandata su tutte le furie e ho pensato: “Sei così pigra, non ti assumi fardelli. Ci sono fratelli e sorelle che non partecipano alle riunioni e tu non escogiti dei modi per essere loro di sostegno”. Avrei voluto potarla perché era approssimativa nel suo dovere e irresponsabile, ma poi ho pensato che potesse prendere le distanze da me e dire che non ero una leader brava e disponibile. Non volendo rovinare il rapporto armonioso che c’era fra noi, invece di potarla ho cercato di incoraggiarla, dicendole: “Puoi dedicare questa tua ora di tempo libero a cercare di capire lo stato dei fratelli e sorelle, e allora sarai in grado di fare bene il tuo dovere”. Dopo che le avevo parlato in questo modo lei per qualche giorno si è comportata bene, ma presto è tornata alle vecchie abitudini. Per via del suo essere approssimativa nel proprio dovere, sempre più neofiti frequentato le riunioni con meno assiduità e alcuni hanno smesso del tutto. Ero furente. Era proprio un’irresponsabile! Avrei proprio voluto potarla ma mi preoccupava anche la prospettiva che lei prendesse le distanze, perciò sono stata zitta e ho dovuto provvedere di persona a irrigare e sostenere quei neofiti. Parlando con loro, ho appurato che non venivano alle riunioni perché avevano molte difficoltà che non erano state risolte, mentre Joan tempo prima mi aveva detto solo che loro non rispondevano ai messaggi. Visto l’atteggiamento noncurante di Joan nei confronti del suo dovere, avrei davvero voluto potarla e comunicarle che la sua irresponsabilità nello svolgere il proprio dovere aveva comportato conseguenze di tale gravità. Ma dato che volevo anche essere una brava leader, amabile e disponibile, ho cambiato idea e ancora una volta mi sono solo limitata a dirle qualcosa per incoraggiarla. E così, di nuovo, lei non è cambiata. A una riunione, Joan ha protestato: “Sono nel gruppo da molto tempo. Perché non sono stata promossa?” Sentendoglielo dire, ho pensato: “Sei così pigra, approssimativa nel tuo dovere e irresponsabile: per quale motivo dovresti essere promossa?” Sebbene fossi arrabbiatissima con lei, l’ho consolata dicendo: “Qualsiasi dovere svolgiamo, lo facciamo per via della sovranità e delle disposizioni di Dio. Pur avendo doveri diversi, noi tutti irrighiamo i neofiti”. Pensavo in questo modo di farle sentire che la capivo, che mi preoccupavo per lei, e che ero una brava leader. Nulla da fare: davanti ai problemi dei fratelli e sorelle non li smascheravo e non li potavo mai, dicendo invece parole gentili per confortarli e spronarli. Pensavo che così facendo avrei preservato nel cuore di tutti l’immagine di una persona buona e disponibile.

Un’altra volta è successo che il diacono evangelico Edna e una capogruppo di nome Anne non collaboravano in modo armonioso. Edna mi ha detto, arrabbiata: “Anne è troppo pigra! Quando le ho chiesto ragguagli sullo stato e sulle difficoltà dei fratelli e sorelle del suo gruppo, c’è voluto un bel po’ perché mi rispondesse, per cui non sono riuscita a farmi rapidamente un’idea della situazione. Non svolge bene il suo dovere!” Sapevo che Edna aveva un’indole piuttosto arrogante, e spesso parlava con un tono perentorio che gli altri faticavano ad accettare. Anne, che era molto orgogliosa, probabilmente non sopportava il tono di Edna ed era per questo che non aveva voluto rispondere. Avrei voluto farlo notare a Edna, ma a tempo stesso non volevo nemmeno che si sentisse ferita o incompresa da me, così le ho detto in tono amichevole: “Forse Anne aveva da fare e non ha visto il tuo messaggio”. Poi sono andata da Anne, che mi ha detto scontenta: “Edna è troppo arrogante! Avanza sempre pretese nei miei confronti e quindi io non voglio rispondere ai suoi messaggi”. Vedendo che era refrattaria ai consigli altrui avrei voluto farglielo notare, ma temevo che non l’avrebbe accettato e che le mie parole avrebbero distrutto l’armonia tra noi, così le ho detto: “Forse hai frainteso Edna. A lei preme solo che tu svolga bene il tuo dovere”. Nulla da fare: mi sono limitata a rivolgere loro parole di conforto e di esortazione senza far loro notare i problemi che avevano. Né una né l’altra aveva comprensione di sé. Edna non aveva un modo per seguire il lavoro di Anne, e Anne si credeva a tal punto vittima di un torto da non sentirsi in grado di svolgere il proprio dovere. Sapevo che non avevo adempiuto alle mie responsabilità di leader, che era quella la ragione per cui non erano consapevoli dei loro problemi. Ero stata io la causa. Ho pregato Dio, chiedendoGli di illuminarmi affinché potessi conoscere me stessa.

Un giorno ho letto nella parola di Dio: “Praticare la verità non significa dire parole vuote o urlare slogan. Riguarda piuttosto, a prescindere da ciò che le persone possano incontrare nella vita, purché implichi i principi della condotta umana, i loro punti di vista sulle cose o il compimento dei propri doveri; le persone si trovano di fronte a una scelta e devono cercare la verità, devono cercare una base e dei principi nelle parole di Dio, e poi devono trovare un cammino di pratica. Coloro che sono capaci di praticare in questo modo sono persone che perseguono la verità. Essere in grado di perseguire la verità in questo modo, indipendentemente dalle grandi difficoltà che si incontrano, significa percorrere il cammino di Pietro, il cammino della ricerca della verità. Per esempio: quale principio bisogna seguire quando si tratta di interagire con gli altri? Forse la tua opinione originaria è che ‘L’armonia è un tesoro, la tolleranza è intelligenza’, e che dovresti mantenere buoni rapporti con tutti, non far perdere la faccia agli altri e non offendere nessuno, ottenendo così buoni rapporti con gli altri. Vincolato da questa opinione, rimarrai in silenzio quando con i tuoi occhi vedrai altre persone commettere azioni cattive o violare i principi. Preferiresti che il lavoro della chiesa subisse perdite piuttosto che offendere qualcuno. Cerchi di mantenere buoni rapporti con tutti, chiunque essi siano. Quando parli, pensi soltanto ai sentimenti umani e a salvare la faccia e dici sempre parole che suonano bene per compiacere gli altri. Anche se scopri che qualcuno ha dei problemi, scegli di tollerarli e ne parli alle sue spalle, ma in faccia a quella persona mantieni la pace e il rapporto. Cosa pensi di tale condotta? Non è forse quella di una persona compiacente? Non è piuttosto sfuggente? Viola i principi della condotta umana. Non è forse infimo comportarsi in questo modo? Chi si comporta così non è una brava persona, questo non è un modo nobile di comportarsi. Indipendentemente da quanto tu abbia sofferto e da quanti prezzi tu abbia pagato, se ti comporti senza principi hai fallito sotto questo aspetto e la tua condotta non sarà riconosciuta, ricordata o accettata davanti a Dio(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Per svolgere bene il proprio dovere, bisogna almeno possedere coscienza e ragione”). Dopo aver riflettuto sulle parole di Dio, ho capito che praticare la verità significa agire secondo le verità principi in qualunque circostanza senza temere di offendere. Io invece, nel relazionarmi con i fratelli e le sorelle, volevo sempre suscitare in loro un’impressione positiva e mantenere un clima di armonia. Mi sforzavo di essere una leader disponibile e empatica per ottenere le loro lodi, ma non mi impegnavo a mettere in pratica della verità. Vedendo Joan irrigare i neofiti senza assumersi un fardello e agire con pigrizia avrei voluto potarla per la sua irresponsabilità, ma per mantenere un buon rapporto con lei e fare sì che mi ritenesse una leader brava e disponibile, non avevo smascherato il suo problema. Di conseguenza, a causa della sua irresponsabilità, i problemi di alcuni neofiti erano rimasti irrisolti e loro avevano smesso di frequentare le riunioni. Con Edna e Anne, avevo visto che non collaboravano in armonia e non conoscevano se stesse; avrei dovuto far notare loro i problemi che avevano e aiutarle a comprendere se stesse. Questo avrebbe recato beneficio al lavoro e le avrebbe aiutate nel loro ingresso nella vita, ma invece avevo solo cercato di appianare le cose offrendo loro parole di conforto e di esortazione. Il risultato era che non eseguivano bene il loro lavoro. Per mantenere la mia immagine di leader brava, amabile gentile e disponibile, non avevo affatto protetto gli interessi della chiesa. Pur di mantenere i rapporti con le persone, avevo preferito lasciare che il lavoro ne risentisse. Ero così egoista e spregevole. Compiacevo e ingannavo gli altri. Il modo in cui agivo e mi comportavo era interamente basato sulla mia indole corrotta. Non praticavo affatto la verità. Forse gli altri mi lodavano, ma Dio certo non l’avrebbe fatto. Non smascheravo né mettevo in evidenza i problemi dei fratelli e delle sorelle, e non tenevo condivisioni sulla verità per risolverli. Di conseguenza, loro non riconoscevano la propria indole corrotta e non svolgevano bene il loro dovere, e ciò influiva sul lavoro della chiesa. Invece di aiutare i fratelli e le sorelle a conoscere se stessi o a progredire nel loro ingresso nella vita, proteggevo l’immagine di brava leader che gli altri avevano di me in modo che mi lodassero e mi ammirassero, una cosa che Dio detesta. Quando me ne sono resa conto ho provato una grande tristezza, così ho pregato Dio chiedendoGli di guidarmi a eliminare la mia indole corrotta.

Poi, saputo del mio stato, una sorella mi ha inviato un passo delle parole di Dio: “L’essenza di un buon comportamento come l’essere disponibili e affabili può essere descritta in una parola: finzione. Questo buon comportamento non origina dalle parole di Dio, né è il risultato della pratica della verità o dell’agire secondo i principi. Da che cosa è prodotto? Nasce dalle motivazioni, dalle trame, dalla finzione, dalla simulazione, dall’inganno. Quando le persone si aggrappano a questi buoni comportamenti, l’obiettivo è quello di ottenere ciò che desiderano; se non fosse così, non si affliggerebbero mai in questo modo e non vivrebbero in contrasto con i propri desideri. Cosa significa vivere in contrasto con i propri desideri? Significa che la loro vera natura non è così ben educata, priva di malignità, amorevole, gentile e virtuosa come si pensa. Non vivono in base alla coscienza e alla ragione, ma per soddisfare un certo scopo o una certa richiesta. Com’è la vera natura dell’uomo? È confusa e ignorante. Senza le leggi e i comandamenti promanati da Dio, le persone non avrebbero idea di cosa sia il peccato. Non è forse così che era un tempo l’umanità? Solo quando Dio ha promulgato le leggi e i comandamenti le persone hanno avuto una qualche concezione del peccato. Ma non possedevano ancora il concetto di giusto e sbagliato, o di positivo e negativo. E come potevano, in tal caso, conoscere i principi corretti secondo cui parlare e agire? Potevano forse sapere in quali modi di agire, quali buoni comportamenti dovevano essere presenti nell’umanità normale? Potevano sapere che cosa produce un comportamento veramente buono, che tipo di strada avrebbero dovuto seguire per vivere una sembianza umana? No. A causa della loro natura satanica e dei loro istinti, le persone potevano solo simulare e fingere di vivere in modo decoroso e dignitoso, cosa che ha dato origine a inganni come essere istruiti e ragionevoli, gentili e raffinati, cortesi, rispettare gli anziani e prendersi cura dei giovani, essere affabili e disponibili; così sono emersi questi tranelli e queste tecniche di inganno. E, una volta che sono emersi, le persone si sono aggrappate selettivamente a diversi di essi. Alcuni hanno scelto di essere affabili e disponibili, altri di essere istruiti e ragionevoli, gentili e raffinati, altri ancora di essere cortesi, di rispettare gli anziani e di prendersi cura dei giovani, e alcuni hanno scelto di essere tutte queste cose. Eppure Io ho un termine per definire le persone che assumono questi buoni comportamenti. Qual è questo termine? ‘Pietre lisce’. Cosa sono le pietre lisce? Sono quelle pietre lisce che si trovano nei fiumi e che sono state levigate e smussate dallo scorrere dell’acqua per anni e anni. Anche se non ci si fa male a calpestarle, se non si presta attenzione possono far scivolare. Nell’aspetto e nella forma queste pietre sono molto belle ma, una volta portate a casa, sono del tutto inutili. Dispiace molto buttarle via, ma non ha nemmeno senso conservarle: ecco cos’è una ‘pietra liscia’. A Me, le persone con questi comportamenti apparentemente buoni risultano tiepide. Si fingono buone esteriormente, ma non accettano affatto la verità; dicono cose belle, ma non fanno nulla di concreto. Non sono altro che pietre lisce(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Cosa significa perseguire la verità (3)”). Prima avevo sempre creduto che le persone disponibili e amabili fossero brave persone, non immaginando assolutamente che questa “buona” condotta cela un’indole satanica corrotta e obiettivi personali. Fin da bambina mi sforzavo di essere disponibile e amabile, e tutte le persone attorno a me mi lodavano per la mia empatia, mentre in realtà tutto quello che facevo aveva lo scopo di ottenere l’ammirazione e le lodi degli altri. Avevo usato la mia condotta apparentemente buona, ossia l’essere disponibile e amabile, per accecare e ingannare i fratelli e sorelle. Dio chiama le persone che hanno una “buona” condotta di questo tipo “sassi levigati”. Sono sassi che in apparenza sembrano buoni e non fanno male se li si calpesta, ma su cui è molto facile scivolare e cadere. Sono di bell’aspetto, ma non hanno alcuna utilità concreta. Ecco chi ero io. Sembravo disponibile e amabile, e non avrei mai fatto del male a nessuno, ma al tempo stesso non offrivo un aiuto reale ai fratelli e sorelle. Anzi, il mio cuore era colmo di inganni e tranelli. Andavo d’accordo con tutti senza offendere nessuno. Ero solo un “sasso levigato”, un’adulatrice che si teneva sempre nel mezzo, e un’ipocrita astuta. Proprio come rivela la parola di Dio: “Coloro che percorrono la via di mezzo sono le persone più insidiose di tutte. Non offendono nessuno, sono scaltri e navigati, sono bravi a stare al gioco in tutte le situazioni, e nessuno riesce a vedere le loro mancanze. Sono come dei Satana viventi!(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo mettendo in pratica la verità ci si può liberare dei vincoli di un’indole corrotta”). In passato avevo creduto che essere disponibile e amabile mi avrebbe resa gradevole agli altri e avrebbe riscosso anche l’approvazione di Dio. Adesso sapevo che le mie azioni non erano affatto in linea con le verità principi e con la parola di Dio. Erano rivelazioni della mia indole ingannevole. Le persone che agiscono in questo modo non hanno dignità né carattere, e Dio le odia. Sapevo che, se non mi fossi pentita e non fossi cambiata, un giorno Dio mi avrebbe rivelata ed eliminata. Non volevo più essere quel genere di persona. Così, pentita, ho pregato Dio. Gli ho chiesto di aiutarmi a cambiare la mia indole, di darmi la forza di praticare la verità, e di essere onesta con Lui e i miei fratelli e sorelle.

Un giorno, una sorella mi ha inviato queste parole di Dio:

Qual è il parametro in base al quale le azioni e il comportamento di una persona vengono giudicate buone o cattive? È il fatto che una persona, in come pensa, in ciò che rivela e in come agisce, possieda oppure no la testimonianza di aver messo in pratica la verità e di vivere la verità realtà. Se non hai questa realtà o non la vivi, sei senza dubbio un malfattore.

La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo liberandosi della propria indole corrotta”

Responsabilità di leader e collaboratori:

1. Guidare le persone a nutrirsi delle parole di Dio e a capirle e ad accedere alla realtà delle parole di Dio.

2. Conoscere lo stato di ogni genere di persone e risolvere le varie difficoltà relative all’accesso alla vita da loro incontrate nella vita reale.

3. Tenere condivisioni sulle verità principi da capire per svolgere adeguatamente ogni dovere.

4. Tenersi aggiornati sulla situazione dei supervisori dei diversi lavori e del personale responsabile dei vari lavori importanti, e riassegnarli a un altro dovere o destituirli tempestivamente, se necessario, in modo da prevenire o tamponare le perdite causate dall’utilizzo di persone inadatte e garantire l’efficienza e il buon andamento del lavoro.

5. Tenersi aggiornati e capire la situazione e lo stato di avanzamento di ogni elemento del lavoro ed essere in grado di risolvere rapidamente i problemi, correggere le deviazioni e rimediare ai difetti presenti nel lavoro in modo che prosegua agevolmente.

…………

La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (1)”

Dopo aver letto le parole di Dio, ho capito che il Suo criterio di valutazione della nostra umanità non è basato su quante volte sembriamo quanti “buoni” comportamenti mettiamo in pratica o quante persone ci stimano, ma sulla nostra capacità di sottometterci a Dio e sul fatto di possedere nei nostri pensieri e nelle nostre azioni la testimonianza di praticare la verità. Solo le persone di questo tipo hanno una buona umanità. Avevo visto Joan svolgere il proprio dovere in modo approssimativo e comportarsi irresponsabilmente, e Edna e Anne vivere con un’indole corrotta e vicendevoli ripicche. Le loro azioni avevano già comportato un danno per il lavoro della chiesa. Come leader della chiesa, avrei dovuto tenere condivisioni con loro per aiutarle, avrei dovuto smascherarle e analizzare la natura delle loro azioni, ma invece mi ero limitata a dire loro delle buone parole e a cercare di fare da paciere. Pur accorgendomi che il lavoro della chiesa ne risentiva, avevo continuato a cercare di mantenere la mia buona immagine. Non solo non avevo testimonianza della pratica della verità, ma non avevo adempiuto alle mie responsabilità di leader della chiesa e non avevo facilitato in alcun modo l’ingresso nella vita dei fratelli e sorelle. Avevo creduto che riuscendo a vivere in armonia con i miei fratelli e sorelle e a farmi ritenere una persona disponibile e amabile sarei stata una brava leader. In realtà questo è un equivoco e non è minimamente in linea con i requisiti di Dio, perché un bravo leader è una persona capace di praticare la verità per proteggere gli interessi della chiesa, una persona che sa tenere una condivisione sulla verità per risolvere i problemi e le difficoltà dei fratelli e delle sorelle e farli entrare nella realtà della parola di Dio. Io invece non stavo facendo notare i problemi dei miei fratelli e sorelle, e neppure li aiutavo a comprendere la verità e svolgere bene il loro dovere. Invece di fare queste cose, mettevo in atto stratagemmi per proteggere il mio orgoglio e la mia immagine, fornivo loro parole di conforto e di esortazione e non risolvevo alcun problema concreto. Così facendo stavo ingannando e raggirando i miei fratelli e sorelle. Ho capito allora che se volevo essere una leader veramente brava, ogni mia parola e azione doveva essere all’altezza dei criteri della parola di Dio e che se non avessi praticato la verità avrei imboccato il cammino della resistenza a Dio. Questo perché Dio vuole persone che sappiano agire secondo le Sue parole e i Suoi requisiti invece di leader che aderiscono alle virtù culturali tradizionali, perseguono le lodi degli altri e non mettono in pratica la verità. A quel pensiero mi sono resa conto di dover cambiare il mio modo di relazionarmi con gli altri. Non potevo continuare a seguire filosofie per le interazioni mondane mentre mi relazionavo ai fratelli e alle sorelle o mentre eseguivo il mio dovere. Dovevo invece aiutare i fratelli e sorelle a risolvere i loro problemi e le loro difficoltà secondo la parola di Dio, affinché potessero tutti svolgere il loro dovere in maniera conforme alle verità principi. Questa era la mia responsabilità. Nella parola di Dio, ho trovato un percorso di pratica. Così ho pregato Dio e Gli ho chiesto di guidarmi a praticare la verità per eliminare la mia corruzione.

Poi, ho letto una cosa nella parola di Dio: “Ciò che più di ogni altra cosa dovrebbero sforzarsi di ottenere è rendere le parole di Dio la loro base e la verità il loro criterio; solo così potranno vivere nella luce, vivere la sembianza di una persona normale. Se volete vivere nella luce, dovete agire in base alla verità; dovreste essere persone sincere che pronunciano parole sincere e fanno cose sincere. Ciò che è fondamentale è possedere le verità principi nel proprio comportamento; quando le persone perdono le verità principi e si concentrano solo sul comportarsi bene, questo dà inevitabilmente origine a falsità e finzione. Se gli uomini non hanno dei principi di comportamento, allora, per quanto bene si comportino, sono degli ipocriti; possono essere in grado di fuorviare gli altri per un certo periodo, ma non saranno mai degni di fiducia. Le persone hanno un vero fondamento solo quando agiscono e si comportano in base alle parole di Dio. Se non si comportano in base alle parole di Dio e si concentrano solo sul fingere di comportarsi bene, possono forse diventare brave persone? Assolutamente no. Le buone dottrine e i buoni comportamenti non possono cambiare l’indole corrotta dell’uomo, né possono cambiarne l’essenza. Solo la verità e le parole di Dio possono cambiarne l’indole corrotta, i pensieri e le opinioni e diventare la sua vita. […] In alcuni casi particolari, diventa necessario smascherare direttamente gli errori degli altri e potarli, in modo che acquisiscano la conoscenza della verità e desiderino pentirsi. Solo allora si ottiene l’effetto desiderato. Questo modo di praticare è di grande beneficio per le persone. È per loro costruttivo e un autentico aiuto, non è vero?(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Cosa significa perseguire la verità (3)”). Le parole di Dio mi indicavano la via per cambiare la mia indole. Dovevo agire e comportarmi secondo le parole di Dio e utilizzare come mio criterio la verità. Dovevo smettere di camuffarmi con una condotta apparentemente buona, dovevo praticare la verità e diventare una persona sincera. Di fronte a eventi in contrasto con le verità principi, o vedendo i fratelli e sorelle svolgere il loro dovere secondo un’indole corrotta dovevo essere sincera con loro e trattarli secondo i principi. Quando qualcuno aveva bisogno di aiuto tramite una condivisione, dovevo condividere e aiutarlo; quando era necessario far notare qualcosa a qualcuno, dovevo farlo notare; quando qualcuno aveva bisogno di essere potato, dovevo potarlo. Solo se avessi fatto quelle cose i fratelli e sorelle si sarebbero resi conto della presenza di aberrazioni nel loro modo di assolvere i doveri e sarebbero riusciti a cambiare le cose in tempo. Era l’unico modo per aiutarli davvero. Dovevo costruire la relazione con loro usando come fondamento la parola di Dio; così deve essere una relazione normale tra le persone. Dopo aver capito il percorso per praticare la verità, mi sono detta: “Non temere di parlare degli errori degli altri e non limitarti a dire loro sempre cose positive. Dio odia coloro che fingono e ingannano gli altri. Le mie parole e azioni devono essere in linea con le parole di Dio e devo agire secondo le verità principi”. In seguito, quando ho nuovamente visto Joan assecondare la pigrizia, pur temendo ancora che dicendoglielo esplicitamente avrei potuto perdere l’immagine positiva di me che aveva in cuor suo, ho ripensato ai passi della parola di Dio che avevo letto e mi sono resa conto di essere ancora succube dell’idea di pormi come una persona disponibile e amabile. Ho pregato Dio, chiedendoGli di guidarmi nella pratica della verità. Poi sono andata da Joan e le ho detto: “Dato che sei approssimativa nel tuo dovere e irresponsabile, molti neofiti non vengono alle riunioni. Questo modo di compiere il tuo dovere comporta un grave rallentamento nell’ingresso nella vita dei neofiti e nel lavoro della chiesa”. Inoltre, dopo averle fatto notare il suo problema, ho condiviso con lei le mie esperienze. Pensavo che si sarebbe arrabbiata e mi avrebbe ignorata, ma sono rimasta sorpresa da com’è andata: non solo non si è arrabbiata, ma ha anche riflettuto su di sé, dicendo: “È un mio difetto e devo correggerlo”. Da quel momento Joan ha iniziato a svolgere il suo dovere diligentemente, e i neofiti che irrigava hanno cominciato a frequentare le riunioni con più regolarità. Il nostro rapporto non si è incrinato perché le avevo dato consigli e l’avevo aiutata, anzi è migliorato. In seguito, quando l’ho vista manifestare di nuovo una certa corruzione, gliel’ho fatto notare in modo esplicito, e lei è riuscita ad accettare il mio consiglio e a conoscere se stessa. Il suo atteggiamento verso il dovere adesso è molto cambiato, ed è stata nominata leader della chiesa. Ho fatto notare anche a Edna e Anne i loro problemi. Edna si è resa conto della sua arroganza e del suo egoismo e ha detto di dover cambiare il proprio modo di rivolgersi agli altri. Anche Anne ha riconosciuto la propria indole corrotta e affermato di voler cambiare. Questo mi ha resa molto felice. Sia ringraziato Dio! Solo la parola di Dio può cambiare le persone!

Queste esperienze mi hanno mostrato che essere davvero una brava persona non significa, come credono gli altri, essere una persona con una condotta apparentemente buona. Significa essere una persona che agisce e si comporta secondo la parola di Dio, che pratica la verità ed è sincera. Questo è il genere di persona che Dio ama. Mi sono resa conto anche che quando noto dei problemi nei fratelli e sorelle devo prontamente condividere e aiutarli, e che quando è necessario devo smascherarli e potarli. È questo l’unico modo per aiutare gli altri a rendersi conto della propria corruzione e delle proprie mancanze, perché possano ricercare la verità così da eliminare la loro corruzione e svolgere il proprio dovere secondo i principi. È il modo migliore per aiutare i miei fratelli e sorelle. Ora non ho più paura di far notare loro i problemi che hanno. Qualsiasi cosa pensino di me, mi eserciterò a essere una persona sincera, sosterrò i principi e salvaguarderò il lavoro della chiesa. Dio sia ringraziato!

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