90. La polizia pretende soldi

di Gao Hui, Cina

Un giorno nel luglio del 2009, una sorella è corsa a casa mia per dirmi che il nostro leader della chiesa era stato arrestato e che la polizia aveva sequestrato alcune ricevute del denaro della chiesa. Quando l’ho saputo ho provato grande ansia, pensando: “La mia famiglia custodisce una parte del denaro della chiesa. Sulle ricevute compaiono il mio nome e quello di mio marito. Se cadono in mano alla polizia, di sicuro saremo arrestati e il denaro sarà sequestrato”. Perciò, in tutta fretta, abbiamo trasferito altrove il denaro della chiesa.

Qualche giorno dopo, il comandante di pubblica sicurezza del villaggio ha guidato oltre 20 agenti in un’irruzione a casa nostra. Un poliziotto ha mostrato una ricevuta e ha domandato: “Avete scritto voi questo? Consegnateci subito i 250.000 yuan che custodite per conto della chiesa!” Sono stata leggermente presa dal panico, perciò subito nel cuore ho pregato Dio: “Buon Dio, Ti prego di darmi fede e forza. Non sarò un giuda e non Ti tradirò”. Dopo la preghiera, ho pensato alle parole di Dio: “Di tutto ciò che avviene nell’universo, non vi è nulla su cui Io non abbia l’ultima parola. C’è niente che non sia nelle Mie mani?(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Parole di Dio all’intero universo, Cap. 1”). Ho pensato: “Tutte le cose sono nelle mani di Dio; per affrontare questa prova devo affidarmi a Lui”. L’agente poi ci ha incalzati: “Chi vi ha dato i fondi da custodire? Dateci subito i soldi!” Io ero davvero sconvolta e ho pensato: “Quei soldi sono le offerte degli eletti a Dio. Che diritto avete di pretenderli? Perché dovrei consegnarveli?” Un poliziotto ha visto che noi non parlavamo, quindi ha afferrato mio marito per la testa e gliel’ha sbattuta contro il muro, chiedendo di nuovo dove fossero i soldi. Io ero incollerita e sconvolta. Mio marito aveva problemi di salute dovuti a un incidente d’auto, perciò non poteva proprio sopportare una violenza di quel genere. Il comandante di pubblica sicurezza ha detto all’agente: “Questo qui non sta bene e potrebbe perdere i sensi facilmente”. Non volendo omicidio uccidere una persona, l’agente alla fine ha smesso. Poi mi hanno condotta in un’altra stanza, mi hanno ammanettata a un motorino e mi hanno interrogata aspramente: “Dove hai messo quei 250.000? Se ce lo dici, non ti arrestiamo e non vi saranno danni alla tua reputazione. Ma, se non ce lo dici, te la vedrai brutta!” Poiché non rispondevo, gli agenti, oltre una decina, hanno cominciato a perquisire freneticamente la casa. Hanno ripassato l’abitazione dentro e fuori, guardando in tutti gli armadi e sotto i letti, e hanno perfino tolto il coperchio posteriore del televisore e della lavatrice per guardarci dentro. Alcuni agenti sono andati in giro inginocchiati a terra picchiettando le piastrelle del pavimento, mentre altri si sono divisi e hanno bussato a tutte le pareti. Se ritenevano che un punto suonasse vuoto, lo sfondavano per controllare. Poco dopo ho sentito qualcuno gridare emozionato: “Li abbiamo trovati, li abbiamo trovati!” Un agente è accorso con il sacco pieno di soldi fra le braccia, e poi si sono messi a contare. In totale hanno trovato 121.500 yuan. Ho detto agli agenti: “Sono i risparmi della mia famiglia”. Ma gli agenti mi hanno ignorata. Poiché ancora non avevano trovato tutti i 250.000, hanno continuato a cercare. Hanno perlustrato in ogni angolo. Hanno smontato la cuccia del cane e hanno fatto a pezzi il nostro tavolo di marmo. È stato distrutto perfino il comignolo sul tetto. In diverse stanze hanno divelto il pavimento, e hanno scavato nel terreno sotto gli alberi in giardino per trovare i soldi. Io sono rimasta a guardare impotente mentre ci mettevano sottosopra l’intera casa. Ero infuriata. Per il Partito Comunista Cinese, nessun atto spregevole era troppo abietto nel tentativo di sequestrare i soldi della chiesa. Che razza di demoni! Ero in collera, ma allo stesso tempo ero preoccupata. Dopo l’incidente d’auto, mio marito non era più in grado di svolgere lavoro manuale pesante, perciò ero principalmente io a guadagnare il pane per la famiglia. In quegli anni eravamo stati il più frugali possibile e avevamo lavorato molto sodo per risparmiare quei soldi. Che cosa dovevamo fare, adesso che la polizia ce li aveva presi tutti? Nostro figlio era ormai adulto e si approntava a sposarsi. Adesso non avevamo nemmeno soldi per organizzare il suo matrimonio. Davvero non sapevo come avrei affrontato questa battuta d’arresto. Potevo solo pregare Dio e chiederGli che mi guidasse. Dopo la preghiera, ho pensato a quando Satana tentò Giobbe. Da un giorno all’altro, gli fu tolto tutto il suo bestiame che riempiva le montagne. Le ricchezze da lui accumulate nel corso di molti anni scomparvero all’istante, e tutti e dieci i suoi figli morirono. Inoltre il corpo gli si ricoprì di piaghe, ma lui non si lamentò mai e perfino disse: “Jahvè ha dato, Jahvè ha tolto; sia benedetto il nome di Jahvè” (Giobbe 1:21). Giobbe ha affrontato una prova così grande e ha reso testimonianza, umiliando Satana. La frenetica perquisizione di casa nostra e il sequestro dei nostri soldi da parte degli agenti costituivano la tentazione e l’aggressione di Satana. Dovevo seguire l’esempio di Giobbe, affidarmi a Dio e far uso della fede per superare questa situazione. In ogni caso, non potevo consegnare il denaro della chiesa e dovevo rimanere salda nella mia testimonianza a Dio.

I poliziotti hanno perquisito la casa fino alle 2 o alle 3 di notte. Hanno trascorso più di 7 ore a rovistare in giro, ma non hanno trovato altri soldi. Mio marito aveva perso i sensi per le botte e io sono stata portata alla sede della polizia armata per essere interrogata. Nella stanza in cui sono stata condotta erano già in attesa quattro o cinque poliziotti in borghese. Erano dei tipi feroci, dall’aspetto sgradevole, e mi fissavano con sorrisi sinistri. Ero terrorizzata e mi tremavano le mani in maniera incontrollabile. Mi sono affrettata a pregare Dio e Gli ho chiesto di darmi fede. Dopo la preghiera ho pensato a come Daniele sia stato accusato ingiustamente e gettato nella fossa dei leoni, ma grazie alla protezione di Dio i leoni non lo abbiano divorato. Tutto è nelle mani di Dio. Satana può essere crudele e malvagio, ma Dio ne circoscrive i limiti. Senza il Suo permesso, i poliziotti non sarebbero in grado di farmi del male. Dovevo affidarmi a Dio e rimanere salda nella mia testimonianza. Poi è entrato un commissario politico dell’Ufficio di Pubblica Sicurezza con in mano un foglio di carta. Senza nemmeno dirmi che cosa vi fosse scritto, mi ha detto di firmare. Io non intendevo firmare, perciò lui ha preso un manganello di plastica lungo circa 30 centimetri e ha cominciato a picchiarmi sulle mani e sulla bocca. Dopo pochi colpi mi si sono gonfiate sia le mani sia la bocca. Poi ha detto a due agenti che mi stavano accanto: “Non lasciatela dormire. Entro due giorni crollerà, e allora ci dirà tutto”. Poi si è rivolto a me e mi ha minacciata: “Se non ci dici dove sono i soldi, ti demolisco la casa!” Questa cosa mi ha preoccupata molto. La casa che ci eravamo costruiti lavorando sodo era stata devastata dai poliziotti nel giro di poche ore. Quegli agenti erano crudeli e capaci di tutto: se non avessi detto loro dov’era il denaro della chiesa, avrebbero forse demolito davvero la mia casa? Mi avrebbero torturata a morte? Più ci pensavo e più mi sentivo terrorizzata. Pregavo continuamente Dio, e allora mi sono venute in mente le parole del Signore Gesù: “E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto Colui che può far perire l’anima e il corpo nella geenna(Matteo 10:28). Le parole di Dio mi hanno dato fede e coraggio. La mia vita era nelle mani di Dio. Per quanto crudeli fossero i poliziotti, potevano soltanto devastarmi il corpo, e senza il permesso di Dio non avrebbero potuto farmi nulla. Se Dio avesse consentito ai poliziotti di togliermi la vita e di distruggermi la casa, ero pronta a sottomettermi. Dopo essermi resa conto di questo, non mi sono più sentita tanto spaventata. Gli agenti mi hanno trascinata verso una sedia a cui mi hanno ammanettata. Nel momento in cui mi si chiudevano gli occhi, mi davano forti calci alle gambe. Per tutta la notte non ho dormito nemmeno un istante.

La mattina dopo, vari agenti mi hanno interrogata a turno per scoprire dove fosse il denaro della chiesa. Con aria esasperata, quel commissario mi ha domandato: “Che ne è stato dei soldi che custodivate? La ricevuta dice chiaramente 250.000, perché ne abbiamo trovato solo una parte? Dov’è il resto del denaro?” Ho chinato il capo e non ho detto niente. Ha continuato a incalzarmi: “Avete speso il resto dei soldi? Dimmelo subito!” Ho pensato: “Noi non sottrarremmo mai il denaro della chiesa. Si tratta delle offerte fatte a Dio dai Suoi prescelti. Coloro che sottraggono le offerte di Dio sono demoni e saranno maledetti e dannati all’inferno!” Allora il commissario ha cercato, smorzando i toni, di persuadermi a svelare l’ubicazione del denaro. Ha detto: “Dovresti dircelo subito. Non appena ce lo dici, puoi ritornare dai tuoi familiari”. Poi ha soggiunto: “Ho prestato servizio militare lì dove abiti tu, siamo praticamente concittadini. Diccelo subito e non avrai alcun problema”. Ho pensato che questi poliziotti conoscevano ogni genere di trucchi astuti. Non dovevo cadere nelle loro trappole. Poi un altro agente mi ha domandato: “Non ne custodivi 250.000? Ne rimangono solo 121.500; quanti anni ti serviranno per restituirci il resto dei soldi? Se sottoscrivi una lettera di garanzia, ti lasciamo tornare a casa subito. Che ne dici?” Udendo queste cose sono stata pervasa dalla collera e dall’odio. Questi agenti ci avevano rubato tutti i soldi e volevano ancora una cambiale? Era ridicolo!

Verso l’1 di notte un poliziotto di nuovo mi ha interrogata ripetutamente sull’ubicazione del denaro della chiesa, dicendo: “Lo sai da dove provengono quei soldi? Sono il denaro guadagnato con fatica dal popolo, e deve essere restituito al popolo”. Guardando il suo volto orribile mi sono sentita davvero nauseata. Quel denaro era stato chiaramente guadagnato col duro lavoro degli eletti di Dio che avevano ricevuto la Sua grazia e poi avevano offerto a Lui i soldi. Era logico che si trattava di offerte a Dio. Quei soldi non avevano nulla a che vedere con “il denaro guadagnato con fatica dal popolo”. Non era forse una spudorata menzogna? Questo modo di agire della polizia del PCC mi ha consentito di vederne molto più chiaramente il volto malvagio. Mi disgustavano, e io li disprezzavo. Volevo ignorarli ancora di più. Poiché continuavo a non parlare, due agenti si sono alternati nello schiaffeggiarmi più volte di quante ne potessi contare. Mi hanno schiaffeggiata fino a stancarsi e poi hanno cominciato a colpirmi con una cartellina di plastica. Mi girava la testa, avevo la vista annebbiata e un dolore lancinante alle guance. Poi con un manganello elettrico hanno inviato scariche alle mie manette. Mi passava elettricità in tutto il corpo e ogni nervo sembrava intorpidirsi. Pensai che sarebbe stato meglio se fossi morta. Ma ancora non mollavano. Mi hanno presa a calci negli stinchi con le punte delle loro scarpe di pelle e mi hanno pestato i piedi con i tacchi: il dolore era straziante. Dopo i pestaggi e la tortura, mi sentivo completamente esausta e mi girava la testa come fossi stata sull’orlo della morte. Ho pregato Dio senza sosta, supplicandoLo di darmi unaa determinazione sufficiente a sopportare la sofferenza e a rimanere salda nella mia testimonianza. Dopo la preghiera mi è venuto in mente un inno delle parole di Dio, “Come essere perfezionati”: “Quando affronti la sofferenza, devi essere in grado di mettere da parte la preoccupazione per la carne e di non esprimere lamentele verso Dio. Quando Dio Si nasconde a te, devi essere capace di avere la fede di seguirLo, di conservare il tuo amore di prima senza lasciare che vacilli o si estingua. Qualunque cosa Dio faccia, devi sottometterti al Suo disegno ed essere più disposto a maledire la tua carne che a lamentarti di Lui. Nell’affrontare le prove devi soddisfare Dio, per quanto tu possa piangere amaramente o sia riluttante a separarti da un oggetto amato. Solo questo è vero amore e fede autentica(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Coloro che devono essere resi perfetti devono essere sottoposti a raffinamento”). È vero. La mia carne ha sofferto, in una certa misura, quando sono stata torturata, ma Dio ha usato questa sofferenza per perfezionare la mia fede. Per quanto i poliziotti mi torturassero e mi brutalizzassero, dovevo affidarmi a Dio e rimanere salda nella mia testimonianza a Lui. Poi un agente mi ha ordinato di alzarmi in piedi, ma ero ammanettata ai braccioli della sedia, perciò non potevo. Riuscivo solo a tirarmi su piegata, con la sedia di oltre 30 chili appesa ai polsi. Allora l’agente ha scrollato vigorosamente la sedia, facendomi penetrare le manette nei polsi. È stato dolorosissimo. Il poliziotto, con un sorriso sinistro, ha detto: “È colpa tua, non puoi dare la colpa a noi”. Ho chiuso gli occhi e ho cercato di combattere il dolore. Udendo le loro risate folli, ho disprezzato quel branco di demoni.

Ormai ero ammanettata alla sedia da un giorno e una notte interi. La testa mi martellava e mi girava, e avevo la schiena dolorante e piagata. Stavo cedendo e non sapevo quanto ancora avrei potuto resistere. Nel cuore ho invocato Dio: “Buon Dio! Non so quanto posso ancora resistere. Ti prego di darmi fede e forza per rimanere salda nella mia testimonianza, per quanto grandi siano le sofferenze”. Dopo questa preghiera, mi è venuto in mente un brano delle parole di Dio: “La Mia opera nel gruppo di persone degli ultimi giorni è un’impresa senza precedenti e così, affinché la Mia gloria possa pervadere il cosmo, tutti devono soffrire per Me gli ultimi patimenti. Capite la Mia intenzione? Questa è la prescrizione finale che impongo all’uomo, vale a dire, spero che tutti possano renderMi una testimonianza forte e risonante davanti al gran dragone rosso, che possano sacrificarsi per Me un’ultima volta e adempiere le Mie prescrizioni in un ultimo caso. Saprete farlo veramente?(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Parole di Dio all’intero universo, Cap. 34”). Percepivo nelle parole di Dio la speranza e l’incoraggiamento da parte Sua. Nel pieno di questo patimento, dovevo rendere testimonianza dinanzi a Satana. Dovevo sopportare il dolore e la sofferenza, rimanere salda nella mia testimonianza e umiliare Satana! Con la guida delle parole di Dio, ho percepito che Egli era sempre con me e il dolore si è un po’ attenuato. Dopo una notte di torture e pestaggi, avevo il corpo malconcio e completamente coperto di lividi, così come il viso, e avevo i piedi gonfi. Ero in una situazione di estrema debolezza. L’agente del turno successivo non sopportava di vedermi in quello stato e mi ha detto: “Quelli lì sono andati troppo oltre. I contadini hanno difficoltà a guadagnarsi da vivere e adesso è stato rubato loro tanto denaro”.

Il terzo giorno è tornato il commissario politico a interrogarmi sulla mia fede, oltre che sull’ubicazione dei 250.000 yuan. Ho detto: “I 250.000 yuan sono già stati portati via. Quelli che avete preso sono i soldi della mia famiglia”. Il commissario si è subito voltato e ha detto alla persona che redigeva il verbale: “Questo non scriverlo”. Ho domandato: “Perché no?” Lui si è incollerito ed è balzato in piedi, picchiando sul tavolo e urlando: “Chi è che tiene l’interrogatorio qui? Come si chiama la persona che ha prelevato i soldi? Dov’è andata?” Poiché ancora non parlavo, ha detto ferocemente: “Se non me lo dici subito, farò in modo che i tuoi figli non trovino mai lavoro. La tua famiglia non sopravvivrà mai a questa cosa!” All’udire così mi sono molto preoccupata. I miei figli erano ancora giovani: se il PCC davvero li avesse privati del lavoro, come sarebbero avrebbero potuto cavarsela in futuro? Dopo una preghiera ho pensato alle parole di Dio: “Il destino dell’uomo è nelle mani di Dio. Tu non sei in grado di controllarti: sebbene l’uomo non faccia altro che affannarsi e cercare da solo il modo di tenersi occupato, egli rimane incapace di controllarsi. Se potessi conoscere le tue prospettive e controllare il tuo destino, saresti ancora un essere creato?(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Ristabilire la vita normale dell’uomo e condurlo a una destinazione meravigliosa”). Dopo avere riflettuto sulle parole di Dio, mi sono sentita molto più sicura di me. Il futuro dei miei figli era nelle mani di Dio. Il gran dragone rosso non aveva peso nella questione. Dovevo affidarmi a Dio per rimanere salda nella mia testimonianza! Quanto al futuro dei miei figli e al destino della mia famiglia, Dio aveva prestabilito tutto molto tempo prima. Ero disposta a sottomettermi alle orchestrazioni e disposizioni di Dio.

Il giorno dopo hanno portato mio figlio, arrivato col comandante di pubblica sicurezza. Quando mio figlio mi ha visto il viso tutto gonfio e pieno di lividi, si è messo a piangere e ha detto: “Mamma, non preoccuparti. Non celebreremo il matrimonio adesso e troveremo un modo per prendere a prestito dei soldi e farti uscire di qui”. Sentendolo dire queste cose sono rabbrividita e mi sono sentita malissimo. Dopo di che il commissario politico ha dato ordini al comandante di pubblica sicurezza, dicendo: “Anche tu devi aiutarci a risolvere la questione dei soldi”. E poi ha soggiunto stranamente: “Hanno parenti? Vedi se possono farsi prestare soldi dai parenti”. Il comandante di pubblica sicurezza ha annuito e si è inchinato dicendo: “Al mio ritorno parlerò con sua sorella e suo fratello e farò in modo che suo marito trovi qualche soluzione”. Vedendo quanto fossero avidi, ho risposto con rabbia: “Non ho rapporti con mio fratello e mia sorella. Non mettetevi in contatto con loro”. Un altro agente ha urlato: “La ricevuta non dice forse 250.000? Noi ne abbiamo trovati 120.000, perciò in ogni caso devi tirar fuori la differenza”. Ero con le spalle al muro e non avevo scelta, perciò ho detto: “Allora vendete la mia casa”. Il comandante di pubblica sicurezza mi ha rivolto un’occhiata di sdegno e mi ha detto: “Casa tua non vale granché. Pensi davvero che possiamo colmare la differenza vendendola?” Quando l’agente ha sentito questa cosa, è tornato a insistere perché mio figlio si facesse prestare dei soldi. Mio figlio non aveva altra scelta se non accettare, e se n’è andato in lacrime. Ero davvero in collera: il gran dragone rosso è così meschino e spregevole. Afferma sempre di essere a favore della libertà religiosa, ma in realtà reprime, arresta e brutalizza i fedeli. Usa qualsiasi mezzo per rubarci i soldi, saccheggiare le offerte a Dio, lasciare la gente in miseria. Ho visto chiaramente che il gran dragone rosso è soltanto un demone che si oppone a Dio e brutalizza l’umanità. Tutto questo ha rafforzato la mia determinazione a seguire Dio. Non ho potuto evitare di cominciare a cantare mentalmente un inno: “Attraverso prove e tribolazioni, finalmente mi sono destato. Ho compreso che Satana è spregevole, crudele e malvagio. Fiamme di rabbia si sono accese nel mio cuore. Ho impegnato la mia vita a ribellarmi contro il gran dragone rosso e a rendere testimonianza a Dio” (Seguire l’Agnello e cantare dei canti nuovi, “Giuro fedeltà nel seguire Dio fino alla morte”). Per quanto Satana mi brutalizzasse, sarei rimasta salda nella mia testimonianza e avrei umiliato Satana.

Nei giorni successivi hanno usato una diversa forma di tortura. Mi hanno ammanettata a una sedia e non mi hanno permesso di dormire né di mangiare, interrogandomi ripetutamente su dove fosse il denaro. Avevo i nervi a pezzi ed ero tutto il giorno in tensione, ogni giorno. L’ottavo giorno, poiché non riusciva a cavarmi una parola, il commissario politico ha fatto prelevare di nuovo mio figlio e gli ha detto che non mi avrebbero lasciata andare finché lui non avesse raccolto i 130.000 yuan. Con la fronte aggrottata per la preoccupazione, mio figlio gli ha detto di non essere in grado di raccogliere quella cifra. Io sono sbottata con rabbia: “Siamo una semplice famiglia di contadini e mio marito è ammalato da molti anni, dove potremmo mai trovare tutti quei soldi?” Ma lui non mi ha badata e, con un’occhiata torva a mio figlio, gli ha detto: “Torna a casa e trova un modo per procurarti i soldi”.

Il decimo giorno hanno capito che da me non avrebbero ricavato nulla di utile, perciò mi hanno lasciata tornare a casa. Mentre me ne andavo, mi hanno anche avvertita che avrei fatto meglio a dare loro il resto dei 250.000 yuan il più presto possibile. Inoltre mi hanno detto: “Quanto alla persona che ti ha chiesto di custodire i soldi, se ce la trovi, ti restituiremo il denaro”. Ho pensato: “Sanno che è il denarodella mia famiglia e non i soldi della chiesa, e vogliono sfruttare questo fatto per indurmi a tradire i miei fratelli e le mie sorelle. Questo non succederà!” Solo in seguito ho scoperto che mio figlio aveva dato alla polizia più di 80.000 yuan per farmi rilasciare.

Già in partenza non eravamo benestanti perciò, quando la polizia ha portato via i nostri risparmi, la nostra vita si è fatta ancora più dura. Io soffrivo di tremito alle mani, che dopo le torture della polizia è peggiorato. Non riuscivo nemmeno a far da mangiare, tanto meno a uscire per lavorare, e su mio marito si poteva contare ancora meno. Senza alcuna fonte di reddito, avevamo a malapena i soldi per acquistare verdure, pasta e generi di prima necessità. Una volta volevo comprare della carta igienica, ma non avevo un soldo. Eravamo stati ripuliti dal PCC e adesso non avevamo nemmeno di che andare avanti. Come potevamo vivere così? Quando ci pensavo mi sentivo tanto depressa. Per di più, ogni tanto, la polizia ci telefonava per convocarci. Così, ogni volta che sentivo squillare il telefono mi sentivo nervosa e depressa. A peggiorare ulteriormente le cose, parenti e amici ci evitavano come la peste perché non volevano essere coinvolti. E la gente del villaggio ci giudicava sempre. Mi sentivo davvero angosciata e depressa. Non riuscivo proprio a sopportarlo, e uscivo da sola nei campi piangendo. Mentre piangevo, pregavo Dio dicendo: “Buon Dio! In questa situazione mi sento tanto debole e non so come andare avanti. Ti prego di guidarmi e di darmi fede e forza”. Dopo la preghiera, ho pensato a un brano delle parole di Dio: “Il cammino lungo il quale Dio ci guida non è dritto, ma è una strada tortuosa e piena di buche; inoltre, Dio dice che più il cammino è impervio e più rivela i nostri cuori amorevoli. Eppure, nessuno di noi può aprire un simile cammino. Nella Mia esperienza, ho percorso molti cammini impervi e pericolosi e ho sopportato grandi sofferenze; a volte ero così prostrato dal dolore che avrei volute gridare, ma ho percorso questa via sino a oggi. Credo che questo sia il cammino indicato da Dio, perciò sopporto lo strazio di tutta la sofferenza e vado avanti. Perché questo è ciò che Dio ha disposto, quindi chi può evitarlo? Io non chiedo di ricevere benedizioni; chiedo solo di essere in grado di seguire il cammino che devo percorrere secondo le intenzioni di Dio. Non cerco di imitare gli altri, seguendo il loro cammino; cerco soltanto di adempiere la Mia devozione per percorrere sino alla fine il cammino a Me assegnato(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Il cammino… (6)”). Mentre riflettevo sulle parole di Dio, le lacrime mi solcavano il viso. Ho capito che credere in Dio e seguirLo in un paese in cui è al potere il PCC comporta andare incontro a sofferenze e oppressione di ogni genere. Forse la mia famiglia aveva perso i suoi risparmi e le nostre sofferenze avevano raggiunto questo stadio perché io sono stata arrestata e perseguitata dal PCC. Ma questo era stato permesso da Dio. Dovevo sottomettermi e rimanere salda nella mia testimonianza per umiliare Satana in quella situazione.

Nei giorni seguenti io e mio marito ci siamo offerti reciprocamente un grande incoraggiamento, spesso cantando insieme degli inni. Più tardi, i fratelli e le sorelle della chiesa hanno cominciato ad aiutarci. Alcuni ci hanno dato dei soldi, altri ci hanno offerto cose di cui avevamo bisogno. Altri ancora tenevano con noi condivisioni sulla verità, dandoci aiuto e sostegno. Sono stati l’amore di Dio e le Sue parole a guidarci in quei giorni così bui.

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