23. Perché non volevo pagare un prezzo nel mio dovere

di Cynthia, Corea del Sud

Lavoravo per la chiesa nel campo della grafica e una volta la capogruppo mi ha incaricata di creare un nuovo tipo di immagine. Dato che all’epoca non avevo molta esperienza e non conoscevo i principi o i rudimenti essenziali di quel lavoro, anche se mi sono impegnata molto, il risultato non è stato dei migliori. L’ho modificata molte altre senza ottenere grandi miglioramenti. Allora mi è sembrato che fosse davvero difficile creare un design con quel nuovo stile. In seguito, quando la capogruppo mi ha chiesto di creare un’altra immagine simile, mi sono mostrata piuttosto riluttante. Continuavo a pensare a come passare il lavoro a qualcun altro e ho anche detto di proposito, di fronte alla capogruppo, che non ero brava in questo tipo di progetti. Lei ha capito cosa pensavo e ha smesso di assegnarmi quei compiti. In seguito, la leader della chiesa mi ha detto di modificare un’immagine all’ultimo minuto facendomi dare istruzioni dettagliate dalla capogruppo. Era una cosa urgente, dovevo modificarne al più presto la forma in base alla creazione originale e perfezionare le parti più dettagliate. Mi sembrava semplice. Dato che la struttura di base c’era già, bastavano alcuni piccoli ritocchi. Ma la capogruppo non era soddisfatta delle mie modifiche e mi ha dato dei suggerimenti su come migliorarla. Mi sembrava una seccatura e non volevo farlo. Ritenevo che l’immagine andasse bene: se era utilizzabile, era sufficiente. Bisognava davvero impegnarsi così tanto per sistemarla? Sarebbe stato uno spreco di tempo e di energie. Così ho deciso di dire ciò che pensavo. Con mia grande sorpresa, però, la capogruppo mi ha inviato questo messaggio: “Non metti il cuore nel tuo dovere e non cerchi di realizzare buoni risultati. Tenti sempre di aggirare i problemi e sei superficiale. Come fai a svolgere bene un compito con questo atteggiamento?” Questa serie di critiche mi ha messa in agitazione e mi sono sentita offesa. Ero davvero così terribile? Qualche giorno dopo, la leader della chiesa mi ha potata perché bramavo le comodità della carne e mi sottraevo a tutto ciò che era difficile. Ha detto che volevo evitare le seccature dei progetti difficili e che non mi impegnavo a fondo, che nel dovere mi limitavo al minimo sindacale e non ero affidabile. Queste parole mi hanno colpita molto. Anche una sorella che conoscevo bene mi ha detto chiaramente: “In qualità di grafica, se non ti metti in testa di produrre dei buoni design, stai forse compiendo il tuo dovere?” Queste parole sono state come una doccia fredda, che mi ha raggelata nel profondo. Credevo che non avrei mai più compiuto il mio dovere: tutti sapevano che tipo di persona ero, nessuno si sarebbe più fidato di me.

Quella sera, ho ripensato a tutto ciò che era successo di recente e al giudizio degli altri su di me. Ero molto arrabbiata e mi odiavo per aver deluso tutti. Perché svolgevo il mio dovere in quel modo? Non facevo che piangere. Nella mia tristezza, ho letto questo nelle parole di Dio: “Quando svolgono un dovere, le persone scelgono sempre i lavori leggeri, non stancanti e che non implichino sfidare gli elementi all’aperto. Questo è scegliere gli incarichi facili ed evitare quelli difficili, ed è una manifestazione di brama per le comodità della carne. Altro? (Lamentarsi di continuo quando il loro dovere è un po’ impegnativo, un po’ faticoso, quando comporta pagare un prezzo.) (Preoccuparsi del cibo e dei vestiti e dei piaceri della carne.) Queste sono tutte manifestazioni di brama per le comodità della carne. Quando una persona di questo tipo vede che un compito è troppo faticoso o rischioso, lo scarica su qualcun altro; dal canto suo, si limita a svolgere il lavoro piacevole e accampa scuse, dicendo di possedere scarsa levatura, di non avere le capacità lavorative e di non potersi assumere il compito, mentre in realtà la ragione è che brama le comodità della carne. […] Capita inoltre che le persone si lamentino di continuo delle difficoltà mentre svolgono il loro dovere, che non vogliano minimamente impegnarsi e che, non appena hanno un po’ di tempo libero, si riposino, chiacchierino e si concedano piaceri e svaghi. E quando il lavoro riprende, rompendo il ritmo e la routine della loro vita, ne sono infelici e scontente. Brontolano e si lamentano, e diventano superficiali nell’assolvimento del loro dovere. Questo è bramare le comodità della carne, vero? […] Le persone che indulgono nelle comodità della carne sono adatte a svolgere un dovere? Non appena qualcuno menziona l’assolvimento del dovere o parla di pagare un prezzo e di sopportare le avversità, costoro non fanno che scuotere la testa. Manifestano infiniti problemi, sono pieni di lamentele e colmi di negatività. Queste persone sono inutili, non hanno i requisiti per assolvere il loro dovere e dovrebbero essere eliminate(La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (2)”). Dalle parole di Dio ho capito che scegliere compiti semplici e facili in un dovere e affidare sempre ad altri le cose più complicate e difficili non è una questione di intelligenza o bravura. Significa bramare la comodità e non essere disposti a pagare un prezzo. Ripensandoci, quando la capogruppo mi ha fatto lavorare su un nuovo tipo di progetto, ho sentito che era difficile perché avevo appena cominciato a imparare. Dovevo soffrire, pagare un prezzo, riflettere con attenzione e rivedere il progetto per fare un buon lavoro. Volendo evitare problemi, mi sono tirata indietro e ho trovato un pretesto per passare il lavoro a qualcun altro. Volevo solo un lavoro semplice. Quando la leader della chiesa mi ha chiesto di modificare un’immagine, la capogruppo mi ha dato istruzioni precise, sperando che potessi fare un lavoro migliore. Ho accettato, ma ho pensato fosse una seccatura, quindi non ho riflettuto e non mi sono impegnata a fondo, cercando solo di semplificarmi le cose. Ho visto che, a prescindere da cosa fosse, ero riluttante a fare cose che richiedessero molta riflessione o sforzo. Mi curavo della carne. Ho letto nelle parole di Dio: “Queste persone sono inutili, non hanno i requisiti per assolvere il loro dovere e dovrebbero essere eliminate”. Questo mi ha fatto un po’ paura. Quando svolgevo il mio dovere, tenevo sempre in considerazione la carne e bramavo la comodità, non ero affatto disposta a soffrire e a pagare un prezzo. Pensavo solo a evitare problemi e a non affaticare il cuore o la mente. Nel mio dovere non mettevo né sincerità né lealtà. Pensavo che fosse sufficiente riuscire a sbrigare i miei compiti e portarli a termine. Non svolgevo bene il mio ruolo e stavo compromettendo lo svolgimento del lavoro. Se avessi continuato così senza cambiare, Dio prima o poi mi avrebbe eliminata.

Un giorno, ho letto altre parole di Dio: “In superficie, alcuni non sembrano avere problemi gravi durante lo svolgimento dei loro doveri. Non fanno nulla di eccessivamente malvagio; non provocano intralci o disturbi, e non percorrono il cammino degli anticristi. Nello svolgere i loro doveri, non fanno emergere errori gravi o problemi di principio, però, senza rendersene conto, in pochi anni vengono rivelati per la mancanza totale di accettazione della verità, rivelati come miscredenti. Come mai? Gli altri non sanno vedere una questione, ma Dio sottopone a scrutinio il cuore di questi individui nel profondo e vede il problema. Sono sempre stati superficiali e non hanno mai mostrato pentimento nello svolgere i loro doveri. Col passare del tempo, vengono naturalmente messi a nudo. Che cosa significa rimanere impenitenti? Significa che, pur avendoli svolti con costanza, hanno sempre avuto verso i loro doveri l’atteggiamento sbagliato, un atteggiamento superficiale, indifferente, e non sono mai coscienziosi, tanto meno mettono tutto il cuore nei loro doveri. Possono anche metterci un certo impegno, ma fanno le cose per pura formalità. Non danno tutto di sé ai loro doveri e le loro trasgressioni sono infinite. Agli occhi di Dio, non si sono mai pentiti; sono sempre stati superficiali, e non si è mai verificato alcun cambiamento in loro; ossia, non abbandonano il male che hanno fra le mani e non si pentono dinanzi a Lui. Dio non vede in loro un atteggiamento di pentimento, né un’inversione del loro atteggiamento. Persistono nell’affrontare i loro doveri e gli incarichi affidati da Dio con un tale atteggiamento e un tale metodo. In ciò che fanno non vi è alcun cambiamento di questa indole ostinata e intransigente e, per di più, non si sono mai sentiti in debito con Dio, non hanno mai percepito che la loro superficialità è una trasgressione, un’azione malvagia. Nel loro cuore, non hanno la sensazione di essere in debito, un senso di colpa, di rimprovero, tanto meno di autoaccusa. E, col passare del tempo, Dio vede che le persone di questo genere sono irrecuperabili. Qualunque cosa Dio dica e per quanti sermoni ascoltino o quanto della verità capiscano, il loro cuore non si smuove e il loro atteggiamento non cambia né ha una svolta. Dio vede questo, e dice: ‘Per questa persona non c’è speranza. Niente di ciò che dico le tocca il cuore, niente di ciò che dico la induce a compiere una svolta. Non vi è modo di cambiarla. Questa persona non è adatta a svolgere il suo dovere, non è adatta a offrire manodopera nella Mia casa’. E perché Dio dice questo? Perché, quando svolge il suo dovere o un lavoro, questa persona è costantemente superficiale. Per quanto venga potata, e malgrado tutta la sopportazione e la pazienza che le vengono riservate, non vi è alcun effetto e non si riesce a farla veramente pentire o cambiare. Non si riesce a farle compiere bene il suo dovere, a farle intraprendere il cammino del perseguimento della verità. Perciò, questa persona è irrecuperabile. Quando Dio stabilisce che una persona è irrecuperabile, continuerà a seguire da vicino questa persona? No. Dio la abbandonerà(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). “Qual è il parametro in base al quale le azioni e il comportamento di una persona vengono giudicate buone o cattive? È il fatto che una persona, in come pensa, in ciò che rivela e in come agisce, possieda oppure no la testimonianza di aver messo in pratica la verità e di vivere la verità realtà. Se non hai questa realtà o non la vivi, sei senza dubbio un malfattore. Dio come ritiene i malfattori? Per Dio, i tuoi pensieri e i tuoi atti esteriori non Gli rendono testimonianza né umiliano e sconfiggono Satana; anzi, gettano vergogna su di Lui e sono cosparsi di segni del disonore che Gli hai recato. Non stai testimoniando Dio, non ti spendi per Lui né adempi alle tue responsabilità e ai tuoi obblighi verso Dio; invece, agisci nel tuo interesse. Cosa significa ‘nel tuo interesse’? Se vogliamo essere precisi, significa nell’interesse di Satana. Pertanto, alla fine, Dio dirà: ‘Allontanatevi da Me, malfattori!’ Agli occhi di Dio le tue non saranno considerate buone azioni, ma cattive azioni. Non solo non otterranno l’approvazione di Dio, ma verranno anche condannate. Cosa si spera di ottenere con una simile fede in Dio? In definitiva, una fede di questo tipo non risulterebbe infruttuosa?(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo liberandosi della propria indole corrotta”). Ero solita pensare che, pur avendo passato ad altri i progetti più difficili e complicati, non ero mai pigra e a volte lavoravo fino a notte fonda per un progetto. Mi pareva sufficiente fare il mio dovere in questo modo. Dalle parole di Dio ho capito che Egli non considera quanto lavoro abbiamo svolto o lo sforzo che abbiamo fatto, ma piuttosto il nostro approccio al dovere, se consideriamo l’intenzione di Dio e se possiamo testimoniare la pratica della verità. È così che Egli decide se il dovere di una persona otterrà la Sua approvazione. Sebbene sembrasse che stessi facendo il mio dovere sin dall’inizio, avevo un atteggiamento distratto e superficiale verso di esso, tenevo in considerazione solo la carne e assecondavo me stessa. Mi dedicavo alle cose facili e trascuravo ciò che era difficile, senza la minima lealtà o sottomissione. Fare il mio dovere in questo modo non rispettava nemmeno gli standard della manodopera, era cercare di beffare e ingannare Dio. Ho pensato ai compiti importanti che la capogruppo mi aveva assegnato all’inizio ma, dato che svolgevo sempre il mio dovere alla meno peggio ed ero orientata verso le cose semplici e non consideravo il lavoro della chiesa ma solo la mia carne, lei ha smesso di affidarmi progetti importanti. Sono diventata una persona su cui né Dio né gli altri potevano contare, una persona che poteva anche solo prestare manodopera svolgendo compiti semplici. Gestendo il mio dovere in questo modo, non stavo preparando buone azioni, ma piuttosto accumulavo trasgressioni. Se non avessi abbandonato questo male e non mi fossi pentita davanti a Dio, Lui mi avrebbe sdegnata mentre le mie trasgressioni si moltiplicavano, sarei stata rivelata completamente ed eliminata da Lui. A quel punto ho compreso quanto fosse pericoloso il mio atteggiamento nei confronti del mio dovere e ciò un po’ mi ha spaventata. Mi sono anche resa conto che stavolta essere potata era un avvertimento da parte di Dio. Ero troppo insensibile, troppo lenta a capire! Se gli altri non avessero davvero messo il dito nella piaga, non avrei visto che il mio atteggiamento verso il dovere disgustava Dio. Sapevo che dovevo cambiare subito questo stato scorretto, pentirmi davanti a Dio e smettere di essere ostinata e ribelle.

Ho letto altre parole di Dio riguardanti il mio stato di assecondare la carne e cercare l’agio. Le parole di Dio dicono: “Qualunque sia il lavoro o il dovere che svolgono, alcuni non ne possiedono le competenze, non possono sostenerlo, non sono in grado di adempiere a nessuno degli obblighi o delle responsabilità che spettano a una persona. Non sono forse spazzatura? Sono ancora degni di essere definiti esseri umani? A eccezione dei sempliciotti, di coloro che sono mentalmente incompetenti e di coloro che soffrono di menomazioni fisiche, esiste forse qualcuno che non debba svolgere i propri doveri e adempiere alle proprie responsabilità? Invece, simili persone non fanno che comportarsi in modo viscido e scansafatiche, non vogliono adempiere alle proprie responsabilità; l’implicazione è che non vogliono essere degli esseri umani come si deve. Dio ha dato loro l’opportunità di essere umani, la levatura e i doni, eppure non sono in grado di farne uso nell’assolvimento del loro dovere. Non fanno nulla, ma vogliono godersela a ogni passo. Una persona del genere è forse degna di essere definita umana? Indipendentemente dal lavoro che le viene affidato, che sia importante o comune, difficile o semplice, è sempre superficiale e sfuggente e batte la fiacca. Quando emergono dei problemi, le persone di questo tipo cercano di scaricare la responsabilità su qualcun altro, senza assumersi alcuna responsabilità, e vogliono solo continuare a vivere le loro vite da parassiti. Non sono forse spazzatura inutile?(La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (8)”). “Che tipo di persone sono le persone inutili? Sono persone confuse, che sprecano le giornate nell’ozio. Persone di questo genere non sono responsabili in nulla di ciò che svolgono, né lo svolgono seriamente; creano scompiglio in ogni cosa. Non prestano attenzione alle tue parole, a prescindere dal modo in cui condividi la verità. Pensano: ‘Se voglio, tirerò avanti così. Dite quello che volete! Sto svolgendo il mio dovere, ho cibo da mangiare e questo mi basta. Almeno non devo fare il mendicante. Se un giorno non avrò nulla da mangiare, allora ci penserò. Il Cielo lascerà sempre una via d’uscita all’uomo. Voi dite che non ho coscienza né ragione, e che ho la testa confusa; bene, e allora? Non ho infranto la legge. Al limite manco un po’ di carattere, ma per me non è una perdita. Finché ho cibo da mangiare, non c’è problema’. Cosa pensi di questo punto di vista? Io ti dico che persone confuse come questa, che sprecano le giornate nell’ozio, sono tutte destinate a essere eliminate e non potranno in alcun modo ottenere la salvezza. Tutti coloro che credono in Dio da molti anni, ma non hanno mai accettato niente della verità e sono privi di testimonianze esperienziali saranno eliminati. Nessuno sopravvivrà. La feccia e i buoni a nulla sono tutti parassiti e sono destinati a essere eliminati. Se i leader e i lavoratori sono solo scrocconi, a maggior ragione devono essere destituiti ed eliminati. Persone confuse come queste vogliono ancora essere leader e lavoratori; sono indegni! Non svolgono alcun lavoro reale, eppure vogliono essere leader. Non hanno davvero alcun pudore!(La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (8)”). La dura esposizione di Dio mi ha fatto capire che se una persona è sempre superficiale in un dovere, non si assume mai la responsabilità, significa che è come la spazzatura. Se non metti il cuore in nulla, se sei sempre negligente, vivi da sbandato, non fai i tuoi doveri o non impari nuove abilità, allora sei inutile. Ho riflettuto e capito che facevo proprio questo. Qualunque lavoro mi venisse affidato, non volevo pensarci troppo, soffrire o sforzarmi per essere efficace nel dovere. Mi accontentavo di sembrare occupata e attiva. Facendo il mio dovere in quel modo, non stavo forse perdendo tempo? Mi è anche venuto in mente che fin da piccola avevo sempre invidiato le famiglie benestanti che non avevano preoccupazioni, che potevano viaggiare e avere una vita comoda e facile. Morivo dalla voglia di vivere quella vita. Dato che noi esseri umani abbiamo una vita breve, non è una vita sprecata se non ci divertiamo? Crescendo ho visto che gli altri lavoravano duramente per guadagnare denaro, così ho avviato un’attività. Non volevo comunque spendere troppe energie ed ero sempre distratta dalla televisione e dai romanzi. Non pensavo molto alla mia attività e non mi importava di fare soldi. Alla fine dell’anno non avevo guadagnato nulla, anzi avevo perso denaro. Questo però non mi sconvolgeva molto. Mi consolavo pensando che qualche perdita non era importante, a patto che ci fosse del cibo in tavola. La mia visione della vita era: “Oggi bevi il vino di oggi; di domani, preoccupatene domani” e “La vita è breve, quindi goditela finché puoi”. Dato che ero stata influenzata da questi pensieri satanici, non mi occupavo dei doveri e non mi sforzavo di progredire; non avevo uno scopo nella vita. Dopo essere diventata credente, ho continuato a seguire quei pensieri. Pensavo che prendermela comoda nel mio dovere, senza stressarmi o pensare troppo, fosse un ottimo modo di vivere. In realtà però non riuscivo a farmi carico di nessun lavoro. Non ero utile a nulla, ero solo spazzatura. Più riflettevo sul mio comportamento, più mi sorprendevo. Non ero forse proprio il tipo di parassita che Dio smascherava? Per salvare l’umanità, Dio non solo ha espresso le Sue parole e ci ha dato la verità e la vita, ma ci ha anche donato tutto ciò di cui abbiamo bisogno per sopravvivere e ci ha permesso di goderne in abbondanza. Egli tiene a noi e ci protegge, impedendoci di cadere nelle insidie di Satana. Ma io ero distratta. Non sapevo ripagare l’amore di Dio col mio dovere e sono diventata una pigra parassita. Essendo avvelenata e influenzata da quel pensiero satanico, cercavo solo i piaceri e le debolezze della carne. Non avevo mai considerato seriamente le cose giuste o come adempiere a essi per soddisfare Dio. Riflettendo su tutto ciò, ho provato nausea e disgusto per me stessa, oltre che disprezzo. Ero stata davvero profondamente corrotta da Satana. Avevo perso coscienza e ragione ed ero diventata insensibile. Satana usa questi pensieri per paralizzarci e renderci sempre più depravati. Alla fine diventiamo spazzatura, come cadaveri ambulanti senza anima. Ero così pentita di non avere compiuto il mio dovere correttamente, di non aver fatto nulla per confortare Dio. Mi sentivo davvero in debito con Lui, e ho pregato: “Dio, sono stata corrotta così profondamente da Satana. Senza la Tua rivelazione, non avrei compreso la gravità del mio problema. Sono stata irresponsabile nel dovere e priva di umanità, ho goduto di tanta grazia, senza saper ripagare il Tuo amore. Sono stata una parassita. Mi ribellerò contro la carne e mi pentirò davanti a Te, cercando consapevolmente la verità e facendo il mio dovere secondo le Tue richieste”.

Ho letto un altro passaggio delle parole di Dio. Dio Onnipotente dice: “Dal momento che sei una persona, dovresti riflettere su quali sono le responsabilità di una persona. Non occorre menzionare le responsabilità alle quali i non credenti attribuiscono il maggior valore, come l’essere filiali, il provvedere ai genitori e mantenere alto il nome della propria famiglia. Queste sono tutte vuote e prive di significato reale. Qual è la responsabilità più elementare a cui una persona dovrebbe adempiere? La cosa più realistica è il modo in cui ora svolgi bene il tuo dovere. Accontentarsi sempre e solo di sbrigarsela non è adempiere alla propria responsabilità, ed essere solo in grado di pronunciare parole e dottrine non significa adempiere alla propria responsabilità. Soltanto praticando la verità e agendo secondo i principi si adempie alla propria responsabilità. Soltanto quando la tua pratica della verità sarà stata efficace e utile alle persone, avrai davvero adempiuto alla tua responsabilità. A prescindere da quale dovere tu stia svolgendo, solo quando persisterai nell’agire secondo le verità principi avrai veramente adempiuto la tua responsabilità. Fare meccanicamente le cose alla maniera umana significa essere superficiali; solo attaccarsi alle verità principi equivale a svolgere correttamente il tuo dovere e ad adempiere la tua responsabilità. E adempiere alla tua responsabilità non è forse una manifestazione di lealtà? È la manifestazione del fatto che assolvi con lealtà il tuo dovere. Solo quando possiederai questo senso di responsabilità, questa aspirazione e desiderio, e quando manifesterai lealtà nei confronti del tuo dovere, solo allora Dio ti guarderà con favore e ti approverà. Se sei addirittura privo di questo senso di responsabilità, agli occhi di Dio sarai un pigro, una testa di legno, ed Egli ti disprezzerà. […] Quando Dio assegna un lavoro della chiesa a qualcuno, cosa si aspetta da lui? In primo luogo, Dio spera che sia diligente e responsabile, che si occupi di questo lavoro come una grande questione e lo svolga bene. In secondo luogo, Dio spera che sia una persona degna di fiducia, la quale, a prescindere da quanto tempo trascorra e dai cambiamenti dell’ambiente circostante, mantenga saldo il suo senso di responsabilità, e la sua integrità resista al test. Se è una persona degna di fiducia, Dio sarà rassicurato e non supervisionerà più né verificherà più la questione. Questo perché, nel Suo cuore, Dio Si fida di lei ed essa è sicura di portare a compimento il compito affidatole senza che nulla vada storto. Quando Dio affida un compito a qualcuno, non è forse questo che spera? (Lo è.) Allora, una volta compresa l’intenzione di Dio, dovresti sapere nel tuo cuore come agire per soddisfare le Sue richieste, come trovare favore ai Suoi occhi e guadagnarti la Sua fiducia. Se sei in grado di vedere chiaramente le tue manifestazioni e il tuo comportamento nonché l’atteggiamento con cui tratti il tuo dovere, se hai autoconsapevolezza e sai quello che sei, non è forse irragionevole per te pretendere che Dio ti guardi con favore e ti mostri grazia, o ti riservi un trattamento speciale? (Sì, lo è.) Anche se hai bassa stima di te stesso, anche se ti guardi dall’alto al basso, pretendi comunque che Dio ti guardi con favore: questo non ha senso. Perciò, se vuoi che Dio ti guardi con favore, dovresti almeno renderti degno di fiducia agli occhi degli altri. Se vuoi che gli altri si fidino di te, ti guardino con favore, abbiano di te un’alta considerazione, allora devi come minimo essere dignitoso, avere senso di responsabilità, essere sincero alla tua parola e degno di fiducia. Inoltre devi arrivare a essere diligente, responsabile e leale al cospetto di Dio; allora hai soddisfatto in modo essenziale le richieste di Dio nei tuoi confronti. Allora ci sarà la speranza di ottenere l’approvazione di Dio, non è vero? (Sì, ci sarà.)” (La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (8)”). Dalle parole di Dio, ho imparato che ciascuno ha delle responsabilità e degli obblighi, e che per vivere con dignità e valore, la chiave è se siamo in gradi di adempiere alle nostre responsabilità nel dovere trattando con serietà e cura ogni incarico assegnato da Dio. Non dovremmo avere continuamente bisogno di essere esortati da altri che ce lo ricordano: dovremmo avere senso di responsabilità. Comunque vadano le cose, l’importante è come una persona mette il cuore in quello che fa. Solo chi ha questo atteggiamento ha integrità e dignità ed è affidabile, e le sue azioni saranno ricordate da Dio. Comprendere l’intenzione di Dio mi ha illuminata e mi ha fornito un percorso di pratica. In seguito, nel mio dovere, mi sono ricordata spesso di essere più attenta, di cercare le verità princìpi e di sforzarmi di fare del mio meglio.

Una volta, mentre io e una sorella parlavamo di un piano per un’immagine, lei ha detto di usare gli stili Western come riferimento per renderla suggestiva. Quando ha detto “suggestiva” ho pensato che sarebbe stato difficile e, sebbene sapessi che quello stile era bello, creare gli effetti decorativi sarebbe stato complicato. Le altre sorelle avevano sempre usato quella grafica e io non ero molto esperta. Per me sarebbe stato davvero difficile farla bene, avrebbe richiesto tempo ed energie. Ero titubante e volevo rifiutare, affidarla a un’altra sorella, ma poi ho pensato a un passo delle parole di Dio che avevo letto: “Supponiamo che la chiesa disponga per te un lavoro e tu dica: ‘[…] Qualsiasi lavoro mi assegni la chiesa, lo assumerò con tutto il mio cuore e la mia forza. Se ci sarà qualcosa che non capisco o un problema, pregherò Dio, cercherò la verità, risolverò i problemi conformemente alle verità principi e svolgerò l’incarico per bene. Qualsiasi sia il mio dovere, userò tutto quello che ho per svolgerlo bene e soddisfare Dio. Per tutto quello che posso raggiungere, farò del mio meglio per assumermi tutta la responsabilità in ciò che devo sopportare, e quantomeno non andrò contro la mia coscienza e ragione, non sarò superficiale, non sarò sfuggente e non batterò la fiacca, né indulgerò nei frutti della fatica altrui. Niente di quello che farò sarà al di sotto degli standard della coscienza’. Questo è lo standard minimo di condotta, e chi svolge il proprio dovere in tale modo può definirsi una persona dotata di coscienza e ragione. Devi almeno avere una coscienza pulita nello svolgimento del tuo dovere, e devi almeno essere degno dei tuoi tre pasti al giorno e non essere scroccone. Questo si chiama senso di responsabilità. Che la tua levatura sia elevata o scarsa, e che tu capisca o no la verità, in ogni caso devi avere questo atteggiamento: ‘Visto che questo lavoro da svolgere è stato assegnato a me, devo trattarlo seriamente, deve essere la mia preoccupazione e devo usare tutto il mio cuore e la mia forza per svolgerlo bene. Per quanto riguarda svolgerlo alla perfezione, non posso pretendere di dare una garanzia, ma il mio atteggiamento è quello di fare del mio meglio per eseguirlo bene e di sicuro non sarò superficiale in questo. Se sorge un problema nel lavoro, allora me ne prenderò la responsabilità, e mi assicurerò di trarne una lezione e di svolgere bene il mio dovere’. Questo è l’atteggiamento giusto(La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (8)”). Ho pensato a quanto irresponsabile ero stata nel mio dovere in passato. Mi ero sempre arrangiata e avevo fatto molte cose che disgustavano Dio. Questa volta non potevo assecondare la carne e bramare le comodità. D ovevo considerare l’intenzione di Dio e assumermi la responsabilità del mio dovere. Ho deciso in silenzio che, a prescindere dal risultato, prima dovevo sottomettermi e lavorare sodo. Fare del mio meglio era la cosa più importante. Con questi pensieri, sentivo di avere una direzione. Ho riflettuto sui principi del nostro lavoro e ho raccolto materiali di riferimento, poi ho realizzato varie versioni e le ho inviate ad altre sorelle per i suggerimenti. Dopo alcune revisioni, il lavoro era finalmente ultimato. Così facendo, ho provato un senso di pace nel cuore e ho sentito di essere più pragmatica di prima.

In seguito, mi sono concentrata sull’auto-riflessione e sul ribellarmi alla carne nel dovere. Mi sono assicurata di concentrarmi di più sulle piccole cose della mia vita quotidiana e sui compiti assegnatimi dalla chiesa, pensando a come compiere meglio il mio dovere. In realtà non ero stanca, mi sono anzi sentita appagata. Comportarci in questo modo è davvero meraviglioso! Anche se a volte ho ancora voglia di tenere in considerazione la carne e viziarmi, sono più consapevole della mia corruzione rispetto a prima. Quando mi accorgo che è rivelata, prego subito e chiedo a Dio di aiutarmi a ribellarmi alla carne, Gli chiedo di disciplinarmi se dovessi essere di nuovo superficiale, propensa all’inganno e irresponsabile. Con il tempo, ho imparato ad assumermi un fardello nel dovere e sono disposta a compierlo assumendomi le mie responsabilità. È l’unico modo per vivere con integrità, dignità e pace interiore.

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