31. Non essere più l’“esperto” è così liberatorio

di Zhang Wei, Cina

In passato ero vice primario nel reparto di ortopedia di un ospedale. Per quarant’anni mi sono dedicata totalmente al mio lavoro e ho acquisito una vasta esperienza clinica. Tutti i pazienti e i colleghi riconoscevano la mia competenza medica e ovunque andassi ero ammirata e rispettata. Sentivo di distinguermi dalla massa e di essere superiore agli altri. Dopo aver accettato l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni, ho visto che alcuni fratelli e sorelle prestavano servizio come leader della chiesa e diaconi, e che spesso condividevano con gli altri sulla verità per aiutarli a risolvere i problemi. Alcuni fratelli e sorelle si occupavano di lavori basati su testi o di produzione video. Li invidiavo molto ed ero convinta che la gente avesse un’alta considerazione di loro per i doveri che svolgevano. Denigravo invece l’accoglienza o la gestione degli affari generali, perché li ritenevo doveri irrilevanti e anonimi. Pensavo: “Non potrei mai compiere un simile dovere. Ho una posizione sociale e una buona istruzione. Il mio dovere deve essere all’altezza della mia identità e del mio prestigio”.

Dopo il Capodanno cinese del 2020, un leader della chiesa mi ha chiesto: “Ci sono alcune sorelle addette all’attività basata sui testi che non hanno un posto sicuro dove stare. Non sono in molti a sapere che tu credi in Dio, quindi casa tua dovrebbe essere relativamente sicura. Potresti ospitarle?” Ho considerato: “Io sono ben disposta a svolgere il mio dovere, ma come può un dignitoso vice primario come me, esperto nel suo campo, ridursi a ospitare fratelli e sorelle e avere a che fare ogni giorno con pentole e padelle e stare dietro ai fornelli? Non è come fare la babysitter?” Non ero disposta a farlo e mi sono detta: “Qualsiasi altro dovere è più dignitoso che ospitare. Qualunque cosa tu faccia, devi assegnarmi un dovere di prestigio o che richieda una qualche abilità. In questo modo non perderò la mia dignità! Ospitare quelle sorelle non sarebbe forse uno spreco del mio talento? Se i miei amici e la mia famiglia sapessero che ho rinunciato al mio prestigio di esperta solo per stare a casa e cucinare per altre persone, non si sbellicherebbero dalle risate?” Più ci pensavo, più mi sentivo offesa. Ma in quel momento la chiesa aveva urgente bisogno di un’abitazione per l’accoglienza. Quindi, anche se quel dovere non era di mio gradimento, in un momento così critico non potevo rifiutarlo: avrei dimostrato mancanza di umanità. In seguito, mi sono resa conto che la mia statura era scarsa, e così la mia comprensione della verità. Tuttavia, relazionandomi costantemente con quelle sorelle addette al lavoro basato sui testi, avrei potuto imparare da loro. Allora forse la chiesa avrebbe assegnato anche me a quel dovere. Ospitarle sarebbe stata una cosa temporanea. Inoltre, all’epoca non era molto vantaggioso a livello economico lavorare in ospedale, e io non avevo voglia di farlo. Così mi sono dimessa dal mio incarico lì e ho accettato di buon grado il dovere di accoglienza.

In passato, ero sempre stata impegnata con il lavoro e raramente cucinavo, ma per garantire alle sorelle dei pasti gustosi mi sono impegnata a imparare a cucinare. Tuttavia, dopo aver preparato il cibo non volevo portarlo a tavola, perché l’avevo sempre ritenuta una mansione per servire gli altri. Quando lavoravo in ospedale, c’erano altre persone a preparare i pasti per me, i colleghi di ogni reparto si alzavano in piedi per parlarmi quando arrivavo, ed ero apprezzata ovunque andassi. Ora, invece, indossavo ogni giorno un grembiule e vestiti sporchi d’olio e lavavo pentole e padelle unte, mentre le mie sorelle sedevano al computer in abiti puliti. In cuor mio provavo dolore e mi sentivo offesa. Pensavo: “‘Coloro che lavorano con la mente governano gli altri e coloro che lavorano col corpo sono governati dagli altri’ e ‘Chi si somiglia si piglia’. Cucinare e fare da padrona di casa è un lavoro manuale, e non allo stesso livello di quello che svolgono le mie sorelle”. Più ci pensavo, più mi sentivo male. Era come portare un fardello pesante di cui non potevo disfarmi, e non volevo svolgere quel lavoro troppo a lungo. Ho pensato: “Ho scritto articoli di medicina e sono stata elogiata nel mio campo, quindi le mie capacità di scrittura non possono essere tanto scarse. Se riesco a scrivere dei buoni articoli di testimonianza esperienziale, forse il leader si accorgerà che ho talento e mi assegnerà all’attività basata sui testi”. Così ho iniziato ad alzarmi presto e a rimanere sveglia fino a tardi per scrivere articoli esperienziali. Le sorelle li hanno letti e mi hanno detto che scrivevo molto bene. Felice di questo, li ho inviati al leader. Ho aspettato e aspettato, ma il leader non mi ha comunque assegnata al lavoro basato sui testi. Ero molto delusa, e a poco a poco ho perso l’entusiasmo per la scrittura degli articoli.

Qualche giorno dopo, ho saputo che la chiesa aveva bisogno di personale per la produzione video e mi sono detta: “La produzione video richiede una certa abilità. Questa è un’opportunità, e se riesco a imparare a produrre video avrò un’abilità specializzata”. Così, ho iniziato ad alzarmi presto e a rimanere sveglia fino a tardi per dedicarmi a imparare a produrre video. Tuttavia, essendo anziana, non riuscivo a lavorare abbastanza velocemente per stare al passo con i giovani. Così, anche quella speranza si è infranta. Ero demoralizzata. A quanto pareva, non ero destinata a ottenere un dovere di più “alto livello” e sarei rimasta bloccata a svolgere lavori manuali. Mi sentivo snobbata e per alcuni giorni non ho mangiato né dormito bene. Inoltre, mentre cucinavo non facevo che distrarmi e non riuscivo a concentrarmi su nulla. A volte mi tagliavo mentre affettavo le verdure o mi bruciavo una mano. Continuavo a far cadere ciotole, cucchiai e coperchi sul pavimento, producendo un fracasso terribile che mi faceva sobbalzare. Quando le sorelle sentivano il trambusto, lasciavano perdere qualunque cosa stessero facendo e si precipitavano ad aiutarmi a pulire. Quando mi sono resa conto di come le stessi disturbando mentre svolgevano il loro dovere, mi sono sentita molto in colpa. In preda all’infelicità, ho pregato Dio: “O Dio! Dover ospitare queste sorelle mi fa sentire costantemente inferiore agli altri. Mi sembra di subire un torto e non sono in grado di sottomettermi. Non so come superare questa situazione. Ti prego, guidami”.

In seguito, ho letto un passaggio delle parole di Dio: “Qualunque sia il tuo dovere, non fare distinzione tra alto e basso livello. Supponiamo che tu dica: ‘Sebbene questo compito sia un incarico da parte di Dio e l’opera della casa di Dio, se lo svolgo io, gli altri potrebbero guardarmi dall’alto in basso. Altri arrivano a svolgere mansioni che li mettono in risalto. Mi è stato assegnato questo compito, che non mi permette di distinguermi e mi costringe invece a darmi da fare dietro le quinte: è un’ingiustizia! Non svolgerò questo dovere. Il mio dovere deve essere di un tipo che mi consenta di distinguermi di fronte agli altri e di farmi un nome; e anche se non mi faccio un nome o non mi distinguo, devo comunque trarne beneficio e sentirmi fisicamente a mio agio’. È forse un atteggiamento accettabile? Fare gli schizzinosi significa non accettare le cose da Dio; significa compiere scelte a seconda delle proprie preferenze. Non è un’accettazione del tuo dovere; è un rifiuto del tuo dovere, una manifestazione della tua ribellione contro Dio. Questo atteggiamento schizzinoso è adulterato dalle tue preferenze e dai tuoi desideri individuali. Quando presti attenzione ai benefici che ne trai, alla tua reputazione e così via, il tuo atteggiamento verso il dovere non è sottomesso(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Qual è l’adeguato assolvimento del proprio dovere?”). Quanto esposto dalle parole di Dio descriveva il mio stato alla perfezione. Mi vedevo come un’esperta con una posizione elevata, stimata e ammirata ovunque andassi. In base a ciò, sentivo di distinguermi dalla massa. Quando mi è stato affidato il compito di ospitare le sorelle, mi sono sentita come se avessi perso il mio prestigio di “esperta”, come se si trattasse di un’ingiustizia. Grazie al giudizio e all’esposizione delle parole di Dio, ho capito che disprezzavo tanto il lavoro di accoglienza perché avevo sempre visto i doveri dal punto di vista di una non credente. Valutavo i doveri in termini di più e meno importanti, classificandoli secondo una gerarchia. Ero felice di svolgere qualsiasi dovere mi portasse riconoscimento e fama, mentre guardavo con disprezzo i doveri di basso profilo. Condizionata da queste prospettive, compivo il mio dovere con riluttanza e ho persino considerato di abbandonarlo del tutto. Ho capito che nell’adempiere al mio dovere non tenevo minimamente conto delle intenzioni di Dio. Era evidente che volessi soltanto distinguermi dalla massa e perseguire reputazione e prestigio. Era per grazia di Dio che avevo l’opportunità di svolgere il mio dovere, eppure stavo scegliendo in base alle mie preferenze personali. Ero davvero priva di senso della ragione. Quando me ne sono resa conto, mi sono sentita in debito con Dio e ho deciso in silenzio di mettermi l’anima in pace per cercare di compiere al meglio il mio dovere.

Dopo di che, mi sono consapevolmente nutrita delle parole di Dio e L’ho pregato in merito al mio stato, e sono riuscita a rasserenarmi e a dedicarmi a ospitare le sorelle. Ma dopo è accaduto qualcosa che mi ha di nuovo turbata. Una delle sorelle che ospitavo è stata eletta leader della chiesa. La invidiavo molto e pensavo: “Vedo che le persone addette al lavoro basato sui testi vengono apprezzate. Godono di stima e si distinguono, e possono persino diventare leader della chiesa. Invece, guarda me che ospito le sorelle: che possibilità ho di distinguermi? Tutti i giorni indossavo un grembiule e puzzavo costantemente di olio e fumo di cucina. Ogni volta che uscivo per fare la spesa, avevo paura che qualcuno di mia conoscenza mi riconoscesse e mi chiedesse perché una brava dottoressa come me con competenze mediche così straordinarie non esercitasse la sua professione. Così, ogni volta che uscivo tenevo la testa bassa, camminavo rasente ai muri e cercavo di passare inosservata. Quando tornavo a casa, potevo finalmente tirare un sospiro di sollievo. In passato, a ogni occasione mi mettevo in prima fila e spesso salivo sul palco per parlare. E, ovunque andassi, tutti venivano di loro iniziativa a stringermi la mano. Ora invece volevo che non mi notasse nessuno e quando compravo la verdura mi sembrava che mi muovessi di nascosto”. Più ci pensavo e più soffrivo dentro di me. Non potevo fare a meno di pensare alla mia gloria passata nella società secolare, e mi mancavano soprattutto titoli come “esperta”, “direttrice” e “professoressa”. Non riuscivo a non ripensare ai leader che mi tenevano in grande considerazione, ai colleghi che mi lodavano e ai pazienti che mi riempivano di parole di ringraziamento, facendomi sentire di star conducendo una vita dignitosa e decorosa. Mi sentivo come se fossi passata dalla cima del mondo all’ultima ruota del carro, e mi chiedevo fino a quando avrei dovuto svolgere il mio attuale dovere. Non potevo fare a meno di sentirmi triste. Vedevo che le sorelle si godevano i loro pasti, mentre io non avevo voglia di mangiare e presto avevo perso un bel po’ di peso. Poi, ho ricevuto una telefonata inaspettata dal direttore dell’ospedale che mi invitava a tornare al lavoro. Questo mi ha ancora una volta destabilizzata e ho pensato: “Sarebbe meglio tornare al lavoro, vivere una vita in cui le persone mi guardano con ammirazione e riconquistare il mio prestigio di esperta. Ma ospitare è molto importante. Devo stare a casa e garantire la sicurezza delle mie sorelle: se tornassi al lavoro non potrei adempiere a questo dovere”. Ho subito pregato Dio: “O Dio! Non riesco a rinunciare al prestigio e alla gloria di cui godevo in passato. Ti prego, guidami a conoscere me stessa e a sottomettermi”.

Nella mia ricerca, ho letto un passaggio delle parole di Dio: “Pensateci: come dovreste trattare il valore, lo status sociale e il background familiare di un uomo? Qual è l’atteggiamento corretto da tenere? Prima di tutto, dovreste capire dalle parole di Dio come Egli affronta la questione; solo così arriverete a comprendere la verità e a non fare nulla che vada contro la verità stessa. Quindi, come considera Dio il background familiare di una persona, il suo status sociale, l’istruzione ricevuta e la ricchezza che possiede nella società? Se non vedi le cose in base alle parole di Dio e non riesci a stare dalla Sua parte e ad accettare le cose da Lui, allora il tuo modo di vedere le cose sarà sicuramente molto lontano da ciò che Dio intende. Se non c’è molta differenza ma solo una piccola discrepanza, allora non è un problema; se invece il tuo modo di vedere le cose va completamente contro ciò che Dio intende, allora è in contrasto con la verità. Per quanto riguarda Dio, ciò che Egli dà alle persone e quanto ne dà dipende da Lui, e anche lo status che le persone hanno nella società è ordinato da Dio e non è nel modo più assoluto posto in essere dalle persone stesse. Se Dio fa sì che qualcuno soffra dolore e povertà, significa che costui non potrà sperare di essere salvato? Se una persona è di scarso valore e ha una bassa posizione sociale, Dio non la salverà? Se il suo status è basso nella società, significa che è basso anche agli occhi di Dio? Non necessariamente. E questo da cosa dipende? Dipende dal cammino che percorre questa persona, da ciò che persegue e dal suo atteggiamento nei confronti della verità e di Dio. Se una persona ha uno status sociale molto basso, viene da una famiglia molto povera e ha un basso livello di istruzione, ma crede in Dio con i piedi per terra e ama la verità e le cose positive, agli occhi di Dio avrà un valore alto o basso, sarà nobile o infima? Avrà valore. Guardando la cosa da questa prospettiva, da cosa dipende il valore di una persona, se alto o basso, se nobile o modesto? Dipende da come Dio ti vede. Se Dio ti vede come una persona che persegue la verità, allora hai valore e sei prezioso: sei come un vaso di valore. Se invece Dio vede che non persegui la verità e non ti spendi sinceramente per Lui, allora non hai valore e non sei prezioso, sei come un vaso destinato a un uso ignobile. Non importa quanto tu sia istruito o quanto sia alto il tuo status nella società, se non persegui o non comprendi la verità, allora il tuo valore non potrà mai essere alto; anche se molte persone ti sostengono, ti lodano e ti adorano, sei comunque un indegno miserabile. Allora, perché Dio vede le persone in questo modo? Perché una persona così ‘nobile’, con uno status così elevato nella società, con tante persone che la lodano e la ammirano, addirittura con un prestigio così alto, è vista da Dio come infima? Perché il modo in cui Dio vede le persone è totalmente l’opposto dell’opinione che la gente ha degli altri? Forse Dio Si mette di proposito contro le persone? Assolutamente no. È perché Dio è verità, Dio è giustizia, mentre l’uomo è corrotto e non ha verità né giustizia, e Dio valuta l’uomo secondo il Suo Proprio metro, e il Suo criterio di valutazione è la verità(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 7: Sono malvagi, insidiosi e propensi all’inganno (Parte prima)”). Le parole di Dio mi hanno illuminato il cuore. La causa principale della mia sofferenza era che non vedevo le cose in base alle parole di Dio e alla verità. Al contrario, usavo il punto di vista di Satana per classificare i doveri in più e meno importanti, in una gerarchia di gradi, e utilizzavo il prestigio sociale, la reputazione, il livello di istruzione e i traguardi professionali come standard per determinare il successo di una persona. Dominata da queste prospettive, mi reputavo superiore e nobile. Mi sentivo un’esperta dotata di prestigio e di una buona posizione, credevo di distinguermi dalla massa e di essere migliore degli altri. Ho mantenuto questo punto di vista anche dopo aver iniziato a credere in Dio. Perciò ritenevo importanti i doveri di leader e di lavoratore e quelli che richiedevano alte capacità, mentre reputavo dare ospitalità o gestire gli affari generali come scarsamente rilevanti, posizioni di basso livello che non erano all’altezza della mia posizione sociale. Quando il leader mi ha incaricata di ospitare quelle sorelle, non sono stata in grado di sottomettermi. Mentre svolgevo il mio dovere, mi mancava il prestigio di cui godevo un tempo, e quindi non riuscivo a mangiare né a dormire bene. Ero afflitta e ho perso molto peso. Soffrivo in modo insopportabile. Ma grazie all’esposizione e al giudizio delle parole di Dio ho visto la Sua giustizia. A Lui non interessa se una persona gode di prestigio scarso o elevato, né le sue qualifiche o i suoi titoli di studio. A Dio interessa se le persone perseguono o meno la verità e quale cammino percorrono. Per quanto sia elevato il loro prestigio o per quanto siano eccellenti i loro risultati accademici e la loro reputazione, se non amano la verità e provano avversione per essa, agli occhi di Dio sono infime. Dio apprezza coloro che perseguono e acquisiscono la verità, anche se non godono di alcun prestigio. Ho imparato che non importa quante persone mi sostengano e mi elogino, né quanto sia elevato il prestigio di cui godo: se non sono capace di sottomettermi a Dio e di compiere il dovere di un essere creato, sono del tutto inutile.

In seguito, mi sono interrogata sul motivo per cui nonostante sapessi che il mio punto di vista era sbagliato, non riuscivo comunque a fare a meno di perseguire dei doveri più prestigiosi che mi permettessero di distinguermi. Nella mia ricerca, ho letto un passo delle parole di Dio che dice: “Satana usa fama e profitto per controllare i pensieri dell’uomo, finché le persone non riescono a pensare ad altro che non sia fama e profitto. Si affannano per fama e profitto, patiscono disagi per fama e profitto, sopportano umiliazioni per fama e profitto, sacrificano tutto ciò che hanno per fama e profitto, ed esprimeranno giudizi o prenderanno decisioni per fama e profitto. In tal modo, Satana lega le persone con catene invisibili ed esse non hanno la forza né il coraggio di liberarsene. Portano inconsapevolmente il peso di queste catene e continuano ad arrancare con grande difficoltà. Per amore di tale fama e profitto, l’umanità evita Dio e Lo tradisce e diventa sempre più malvagia. In questo modo, quindi, una generazione dopo l’altra viene distrutta nella fama e nel profitto di Satana(La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico VI”). Grazie all’esposizione delle parole di Dio, ho capito che Satana mi stava perseguitando e limitando attraverso la fama e il guadagno, tenendomi stretta nella sua morsa. Fin da giovane, ho accettato le idee inculcatemi dai miei genitori, insegnate a scuola e trasmesse dalla società secolare, come “Mentre l’uomo si affanna verso l’alto, l’acqua scorre verso il basso”, “L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli” e “Coloro che lavorano con la mente governano gli altri e coloro che lavorano col corpo sono governati dagli altri”. Queste filosofie e fallacie sataniche si sono ben presto radicate nel mio cuore, portandomi a considerare la fama e il guadagno come obiettivi corretti di vita e a pensare che, se li avessi raggiunti, gli altri mi avrebbero stimata e sostenuta. Quindi, sia a scuola che nella società o nella chiesa, davo importanza al rango e al prestigio. Mi sono impegnata duramente per sviluppare competenze specializzate, sperando di ottenere una fama e un prestigio più elevati all’interno del gruppo. Sentivo che quello era l’unico tipo di vita che potesse riflettere il valore della mia esistenza. Quando non riuscivo ad acquisire fama e prestigio, il futuro mi appariva cupo, miserabile ed ero demotivata nel compiere il mio dovere. Il prestigio, la fama e il guadagno erano come catene che mi controllavano costantemente, e di conseguenza non potevo fare a meno di evitare e tradire Dio. Mi sono anche resa conto che, sebbene ospitare le mie sorelle sembrasse irrilevante, quell’ambiente mi ha aiutata a riconoscere che avevo una visione fallace di ciò che dovevo ricercare, a perseguire la verità nel mio dovere e a liberarmi dalle catene della fama e del guadagno. Una volta comprese le buone intenzioni di Dio, L’ho ringraziato dal profondo del cuore e sono caduta in preda al rimorso. Gli ho rivolto una preghiera: “O Dio, Ti ringrazio per aver predisposto questo ambiente che ha rivelato il mio punto di vista sbagliato in merito alla ricerca. Intendo pentirmi e smettere di perseguire il prestigio e la reputazione. Voglio sottomettermi e svolgere bene il mio dovere”. Dopo di che, ho gentilmente rifiutato l’offerta dell’ospedale e sono rimasta a casa a compiere il mio dovere.

In seguito, ho letto altri due passi delle parole di Dio: “Che genere di persona vuole Dio? Vuole forse una persona grandiosa, una celebrità, una persona nobile o una che sconvolga il mondo? (No.) Allora, che genere di persona vuole Dio? (Qualcuno con i piedi ben piantati per terra, che svolga il ruolo di un essere creato.) Sì, e cos’altro? (Dio vuole una persona onesta che Lo tema, che rifugga dal male e che si sottometta a Lui.) (Una persona che sta dalla parte di Dio in tutte le questioni, che si sforza di amarLo.) Anche queste risposte sono corrette. Si tratta di chiunque sia di un solo cuore e una sola mente con Dio(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo accettando la verità si può eliminare un’indole corrotta”). “In definitiva, che le persone possano o meno ottenere la salvezza non dipende dal dovere che svolgono, ma dal fatto che siano o no in grado di comprendere e ottenere la verità, e dal fatto che sappiano o meno, alla fine, sottomettersi completamente a Dio, porsi alla mercé delle Sue orchestrazioni, non considerare il proprio futuro e destino, e diventare esseri creati all’altezza dei requisiti. Dio è giusto e santo, e questi sono i criteri dei quali Egli Si serve per valutare l’intera umanità. Sono criteri immutabili, e devi ricordartelo. Scolpisci questi criteri nella tua mente, e in qualunque momento non pensare di trovare qualche altra strada per perseguire qualcosa di irreale. I requisiti e i criteri che Dio ha per tutti coloro che vogliono ottenere la salvezza sono immutabili per l’eternità. Rimangono gli stessi, chiunque tu sia(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Ho capito che Dio non vuole persone nobili, ma persone che possono compiere il dovere di un essere creato con i piedi ben piantati a terra. Anche se nel mondo secolare godevo di identità e prestigio, la mia comprensione della verità era troppo superficiale. Essere un leader o un lavoratore oppure occuparsi di lavori basati sui testi richiede comprensione della verità, e non può essere svolto solo avendo prestigio, conoscenza e istruzione. Dovevo essere ragionevole e adempiere a tutti i doveri di cui ero capace. Poiché la mia casa era adatta a ospitare, avrei dovuto accogliere le sorelle senza pretese e fare del mio meglio per perseguire la verità. Questa era la ragione che dovevo possedere. Qualunque dovere compiamo, anche se i titoli e i compiti sono diversi, l’identità e l’essenza di un essere creato rimangono immutate. Ho sempre avuto un’altissima opinione di me stessa e mi ritenevo così nobile. Mi sono sempre vista come una dottoressa esperta e rinomata, come se fossi migliore di tutti gli altri. Ritenevo che i fratelli e le sorelle addetti all’ospitalità godessero di scarso prestigio e desideravo un dovere più prestigioso e di rilievo. Sentivo che l’erba del vicino sembrava sempre più verde, e io non ero in grado di rimanere con i piedi per terra e svolgere bene il mio dovere. Nel mio cuore, addirittura mi opponevo a Dio. Ero arrogante al punto di essere totalmente irragionevole. Ho pensato a Giobbe, che era il più grande di tutti gli uomini d’Oriente. Godeva di prestigio elevato e di grande fama, ma egli non valutava sé stesso in termini di prestigio, né si preoccupava della fama che esso gli procurava. Indipendentemente dal fatto che godesse o meno di prestigio, Giobbe era in grado di temere e onorare Dio come grande. Giobbe era ragionevole. Sebbene io non possa paragonarmi a Giobbe, voglio seguire il suo esempio e cercare di essere un essere creato degno di questo nome. Una volta smesso di perseguire la fama, il guadagno e il prestigio, anche il mio atteggiamento è cambiato. Ho capito che ogni dovere è importante e persino indispensabile. Se nessuno fornisce ospitalità, i fratelli e le sorelle non potranno avere un ambiente adatto per sentirsi a proprio agio e compiere il proprio dovere. Da allora in poi, mi sono consapevolmente impegnata a ribellarmi a me stessa e mi sono dedicata a preparare dei buoni pasti e a proteggere la sicurezza delle mie sorelle, in modo che potessero compiere il loro dovere in tutta serenità. A poco a poco, non ho percepito più alcun divario di prestigio tra noi, e mentre cucinavo cantavo inni tra me e me. Inoltre, dopo aver finito di lavorare pregavo e leggevo le parole di Dio, calmavo il mio cuore e riflettevo su ciò che avevo acquisito attraverso la mia esperienza; poi scrivevo i miei articoli di testimonianza esperienziale. Ogni giorno conduco una vita piuttosto appagante. Sento che questo è un modo sereno di vivere, e il mio cuore è ora libero.

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