35. Cosa si nasconde dietro l’indulgenza verso gli altri
Qualche mese fa, un leader ha messo me e fratello Connor a capo del lavoro di irrigazione. Dopo un po’ di tempo, ho notato che lui non si assumeva un grande fardello nel suo lavoro. Non condivideva e non aiutava i fratelli e le sorelle a risolvere i loro problemi in modo rapido, e non si impegnava molto nelle discussioni di lavoro. Essendo venuto a conoscenza della situazione, il leader mi ha detto che Connor era superficiale e irresponsabile, e che dovevo condividere con lui. Ho pensato che magari era solo impegnato e parte del lavoro aveva subito dei ritardi. Dovevo lasciar perdere, la cosa era diversa dal non fare assolutamente nulla. Non devo chiedergli troppo, gestirò personalmente i problemi che non ha ancora eliminato attraverso la condivisione. Così, non ho indagato sulla situazione del suo lavoro. Tempo dopo, prima di una riunione con alcuni fratelli e sorelle, ho esortato Connor a informarsi in anticipo sui loro problemi e sulle loro difficoltà, così da poter trovare le parole di Dio adatte a condividere per eliminarli e rendere la riunione più produttiva. In seguito, ho chiesto ad alcuni fratelli e sorelle se Connor si fosse informato sui loro stati e difficoltà, e tutti mi hanno risposto di no. L’ho ritenuto davvero irresponsabile. Gli altri avevano molte difficoltà e carenze nei loro doveri. Avevano bisogno di più riunioni per ricevere aiuto e condivisione, ma lui non prendeva sul serio la cosa. Era davvero superficiale! Ho pensato che questa volta avrei dovuto sollevare il problema. Ma poi ho pensato che se non l’avesse accettato, se avesse detto che ero troppo esigente con lui, e fosse diventato prevenuto nei miei confronti, non sarei forse sembrato troppo severo e troppo insensibile nei confronti degli altri? Inoltre, Connor era giovane, quindi era inevitabile che avrebbe tenuto conto della sua carne. A volte anch’io ero superficiale e tenevo conto della mia carne, quindi non dovevo essere troppo esigente. Potevo occuparmene io. Non esiste forse un detto che dice: “Sii duro con te stesso, indulgente con gli altri”? Non era un problema se fossi stato più impegnato, tutto ciò che dovevo fare era sacrificare un po’ del mio riposo. Così, non ho condiviso con Connor per fargli notare il suo problema. Mi comportavo così anche riguardo ad altri lavori. Quando vedevo che qualcuno non svolgeva bene il suo lavoro, non cercavo di capire quale fosse la causa o come risolvere la cosa, limitandomi a essere sempre tollerante e paziente. A volte mi sentivo veramente disgustato o mi arrabbiavo molto per il comportamento di qualcuno, ma mi mordevo la lingua. Mi dicevo: “Lasciamo correre: che loro facciano ciò di cui sono capaci, io mi occuperò del resto”. Col tempo, i fratelli e le sorelle volevano chiedermi aiuto per i loro problemi. Non mi sono più sentito irritato né turbato nel vedere che tutti avevano un’alta considerazione di me. Così, per tutto il tempo, ho ritenuto che essere severo con me stesso e tollerante con gli altri nelle nostre collaborazioni e interazioni volesse dire possedere una buona umanità, non come alcune persone che sono sempre pignole e non riescono a lavorare con nessuno.
Poi, un giorno, ho letto qualcosa nelle parole di Dio sull’essere “severi con sé stessi e tolleranti con gli altri”, e mi sono visto in modo diverso. Dio Onnipotente dice: “Condividiamo ora su un altro detto riguardante la condotta morale: ‘Sii severo con te stesso e tollerante con gli altri’; che cosa significa questo detto? Significa che dovresti esigere molto da te stesso ed essere indulgente con gli altri, così da mostrare loro quanto sei generoso e magnanimo. Allora, perché lo si dovrebbe fare? Che cosa si intende ottenere facendolo? È attuabile? È davvero un’espressione naturale dell’umanità di una persona? Devi scendere a grandi compromessi per aderirvi! Devi essere libero da desideri e pretese, esigere da te stesso di provare meno gioia, soffrire un po’ di più, pagare un prezzo più alto e lavorare di più affinché non debbano logorarsi gli altri. E se si lamentano, protestano o hanno uno scarso rendimento, non devi pretendere troppo da loro: andrà bene un risultato nella media. La gente crede che questo sia un segno di nobile morale, ma perché a Me suona falso? Non è forse falso? (Lo è.) In circostanze normali, l’espressione naturale dell’umanità di un individuo ordinario è essere tollerante verso sé stesso e severo con gli altri. Questo è un dato di fatto. Un individuo è capace di rendersi conto dei problemi altrui: ‘Questa persona è arrogante! Quella persona è cattiva! Quest’altra è egoista! Quell’altra è superficiale nello svolgere il suo dovere! Costui è così pigro!’, mentre di sé pensa: ‘Non è un problema se sono un po’ pigro. Possiedo una buona levatura. Anche se sono pigro, svolgo un lavoro migliore degli altri!’ Trova i difetti degli altri e gli piace cercare il pelo nell’uovo, ma con sé stesso è tollerante e accomodante ovunque sia possibile. Questa non è forse un’espressione naturale della sua umanità? (Sì.) Se si è tenuti a essere all’altezza dell’idea di essere ‘severi con sé stessi e tolleranti con gli altri’, a quale agonia ci si deve sottoporre? Davvero si potrebbe sopportarlo? Quante persone riuscirebbero a farlo? (Nessuna.) E perché è così? (Le persone sono egoiste per natura. Agiscono in base al principio ‘Ognuno per sé e che gli altri si arrangino’.) Di fatto, l’uomo è nato egoista, è una creatura egoista ed è profondamente dedito a questa filosofia satanica: ‘Ognuno per sé e che gli altri si arrangino’. Le persone pensano che sarebbe catastrofico per loro, e contro natura, non essere egoiste e non prendersi cura di sé quando accade loro qualcosa. Questo è ciò che credono e il modo in cui agiscono. Se ci si aspetta da loro che non siano egoiste, che esigano molto da sé stesse e che ci rimettano di buon grado anziché approfittarsi degli altri, se quando qualcuno si approfitta di loro ci si aspetta che dicano con gioia: ‘Te ne stai approfittando, ma non intendo farne un dramma. Sono una persona tollerante, non parlerò male di te né cercherò di vendicarmi, e se non hai ancora approfittato abbastanza sentiti libero di continuare’, quest’aspettativa è realistica? Quante persone riuscirebbero a farlo? È questo il modo in cui si comporta normalmente l’umanità corrotta? Ovviamente, che ciò avvenga è anomalo. Perché lo è? Perché le persone con un’indole corrotta, specialmente quelle egoiste e meschine, lottano per i propri interessi personali, e pensare agli altri non arreca loro alcuna soddisfazione. Quindi, questo fenomeno, se succede, è un’anomalia. ‘Sii severo con te stesso e tollerante con gli altri’: questa affermazione riguardante la condotta morale è chiaramente solo una richiesta che non corrisponde né ai fatti né all’umanità, posta all’uomo da moralisti sociali che non comprendono l’umanità. È come dire a un topo che non può scavare tane o a un gatto che non può catturare topi. È giusto fare una richiesta del genere? (No. Sfida le leggi dell’umanità.) Questa richiesta è in chiaro contrasto con la realtà e piuttosto vana” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (6)”). Quando le ho lette per la prima volta, non ho compreso del tutto queste parole di Dio, perché avevo sempre pensato che “Sii severo con te stesso e tollerante con gli altri” fosse una cosa positiva. Ho sempre ammirato chi era così e aspiravo a esserlo anch’io. Ma riflettendo attentamente sulle parole di Dio, ho capito che erano del tutto vere. Ne ero assolutamente convinto. E sono rimasto davvero sconcertato quando ho letto questo: “Le persone con un’indole corrotta, specialmente quelle egoiste e meschine, lottano per i propri interessi personali, e pensare agli altri non arreca loro alcuna soddisfazione. Quindi, questo fenomeno, se succede, è un’anomalia. ‘Sii severo con te stesso e tollerante con gli altri’: questa affermazione riguardante la condotta morale è chiaramente solo una richiesta che non corrisponde né ai fatti né all’umanità, posta all’uomo da moralisti sociali che non comprendono l’umanità. È come dire a un topo che non può scavare tane o a un gatto che non può catturare topi”. Ne è emerso che l’idea di “Essere severo con te stesso e tollerante con gli altri” che avevo sostenuto mancava di concretezza, andava contro l’umanità, ed era qualcosa di irraggiungibile. Non poteva costituire un criterio secondo cui le persone potevano comportarsi e agire. Ripensando al mio comportamento, era davvero come Dio aveva smascherato. Quando ero severo con me stesso e indulgente con gli altri, ero risentito e scontento, e neanche quando raggiungevo quel traguardo in realtà lo volevo o ne ero felice. Con Connor era lo stesso: io ero ben consapevole che fosse approssimativo nel suo dovere, che fosse pigro, evasivo e irresponsabile. Ero arrabbiato e volevo smascherare i suoi problemi, in modo che potesse cambiare rapidamente. Ma poi pensavo di non dover essere troppo duro, di dover essere severo con me stesso e indulgente con gli altri, e così rinunciavo all’idea di parlargli dei suoi problemi. Ritenevo di poter soffrire un po’ di più, pagare un prezzo più alto, e non pretendere troppo da lui per non sembrare troppo insensibile e pignolo. Ero responsabile del lavoro di diversi gruppi, quindi avevo già un carico di lavoro pesante. Dover anche aiutare lui ad affrontare i problemi nel lavoro mi colmava di risentimento e mi riempiva di lamentele, ma pur di essere severo con me stesso e tollerante con gli altri, e pur di indurli a pensare bene di me, ho taciuto e l’ho tollerato. Questo era il mio stato reale e ciò che pensavo veramente. Proprio come dice Dio: “L’uomo è nato egoista, è una creatura egoista ed è profondamente dedito a questa filosofia satanica: ‘Ognuno per sé e che gli altri si arrangino’. Le persone pensano che sarebbe catastrofico per loro, e contro natura, non essere egoiste e non prendersi cura di sé quando accade loro qualcosa. Questo è ciò che credono e il modo in cui agiscono”. L’uomo è egoista per natura, e io non faccio eccezione. Quando sono più impegnato, la fatica e il duro lavoro mi infastidiscono. Provo risentimento, rabbia e malcontento a riguardo. Ma perché continuavo ancora ad andare contro il mio cuore, a essere severo con me stesso e indulgente con gli altri? Quale indole corrotta si nasconde in realtà dietro questo atteggiamento di essere “severi con sé stessi e tolleranti con gli altri”? Quali sono le conseguenze di tale comportamento? Con queste domande, sono giunto dinanzi a Dio per pregare e ricercare.
Un giorno, ho letto un passo delle parole di Dio: “‘Sii severo con te stesso e tollerante con gli altri’, proprio come i detti ‘Non intascare i soldi che raccogli’ e ‘Trai piacere dall’aiutare gli altri’, è una di quelle richieste poste dalla cultura tradizionale riguardo alla condotta morale delle persone. Analogamente, che qualcuno riesca o meno a conseguire o a esercitare tale condotta morale, ciò non costituisce comunque il criterio o la norma per valutarne l’umanità. Può darsi che tu sia veramente capace di essere severo con te stesso e tollerante con gli altri, e che ti attenga a criteri particolarmente elevati. Puoi anche essere immacolato e pensare sempre agli altri, mostrare considerazione nei loro confronti, senza essere egoista e senza perseguire i tuoi interessi. Puoi sembrare particolarmente magnanimo e altruista e avere un forte senso della responsabilità e della morale sociali. Le tue qualità e la tua personalità nobili possono essere evidenti per chi ti sta vicino e per le persone che incontri e con cui interagisci. Il tuo comportamento può non dare mai alcuna ragione agli altri di biasimarti o di criticarti, suscitando invece un’abbondanza di elogi e persino ammirazione. La gente può considerarti qualcuno che è davvero severo con sé stesso e tollerante con gli altri. Tuttavia, questi non sono altro che comportamenti esteriori. I pensieri e i desideri che hai in fondo al cuore sono forse coerenti con quei comportamenti esteriori, con quelle azioni che vivi esteriormente? La risposta è no. La ragione per cui riesci ad agire in questo modo è che c’è un movente dietro le tue azioni. Qual è questo movente, per l’esattezza? Riusciresti a sopportare che venisse messo in luce? Certamente no. Ciò dimostra che tale movente è qualcosa di innominabile, qualcosa di oscuro e malvagio. […] Si può affermare con certezza che la maggior parte di coloro che esigono da sé stessi di adempiere la morale di essere ‘severi con sé stessi e tolleranti con gli altri’ è ossessionata dal prestigio. Spinti dalla loro indole corrotta, non possono fare a meno di perseguire la fama tra gli uomini, la ribalta sociale e il prestigio agli occhi degli altri. Tutte queste cose sono legate al loro desiderio di prestigio, e le perseguono sotto la copertura della loro buona condotta morale. E da dove vengono questi loro perseguimenti? Vengono e sono mossi interamente dalla loro indole corrotta. Quindi, in ogni caso, che qualcuno adempia o no alla morale di essere ‘severo con sé stesso e tollerante con gli altri’, e che lo faccia o meno fino alla perfezione, ciò non può minimamente cambiare la sua umanità essenza. Il che significa di conseguenza che non può cambiare in alcun modo la sua visione della vita o il suo sistema di valori, né guidare le sue attitudini e le sue prospettive su tutti i tipi di persone, eventi e cose. Non è così? (Sì.) Più si è capaci di essere severi con sé stessi e tolleranti con gli altri, più si è bravi a recitare, a camuffarsi e a fuorviare gli altri con buoni comportamenti e belle parole, e più si è ingannevoli e malvagi per natura. Più si è questo tipo di persona, più profondamente si amano e si perseguono il prestigio e il potere. Per quanto la condotta morale delle persone appaia esteriormente grandiosa, gloriosa e corretta, e per quanto risulti ammirevole agli occhi altrui, l’implicito perseguimento che si cela nei recessi del loro cuore, così come la loro natura essenza, e persino le loro ambizioni, possono erompere dal loro intimo in qualsiasi momento. Pertanto, per quanto buona sia, la loro condotta morale non può nascondere la loro umanità essenza intrinseca, né i loro desideri e le loro ambizioni. Non può nascondere la loro esecrabile natura essenza di disprezzo per le cose positive e di avversione e odio nei confronti della verità. Come mostrano questi fatti, il detto ‘Sii severo con te stesso e tollerante con gli altri’ è più che semplicemente assurdo: mette a nudo le persone ambiziose che usano tali detti e comportamenti per coprire le proprie ambizioni e i propri desideri innominabili” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (6)”). Quanto smascherato nelle parole di Dio mi ha mostrato come essere “severi con sé stessi e tolleranti con gli altri” equivale in apparenza a essere comprensivi e tolleranti verso gli altri, a essere nobili e di larghe vedute, ma nel profondo cela intenti indicibili, oscuri e malvagi. Significa ostentare sé stessi attraverso un comportamento superficialmente buono, solo per ottenere ammirazione dagli altri ed essere adorati, e per avere maggior prestigio e reputazione tra gli altri. Esteriormente, chi si comporta così appare lodevole, ma in realtà è un ipocrita che si finge una brava persona. Ho pensato a come mi ero comportato e a ciò che avevo rivelato mentre collaboravo con Connor. Per quanto fosse superficiale e irresponsabile nel lavoro, non solo non gliel’avevo fatto notare, non avevo condiviso con lui, e non l’avevo potato, ma ho continuato a essere comprensivo, accomodante e indulgente. Per quanti impegni o quanto poco tempo avessi, mi occupavo io di ciò che lui non aveva portato a termine. Anche se era difficile o faticoso, tenevo duro. In realtà, tutto ciò non voleva dire essere magnanimo. Avevo dei secondi fini. Temevo forse di ferire il suo orgoglio e di offenderlo se glielo avessi fatto notare direttamente, preoccupandomi di cosa avrebbe pensato di me? Nonostante non volessi aiutarlo a fare ciò che non aveva portato a termine, mi costringevo ogni volta a occuparmene, in modo da lasciare una buona impressione e mostrare a tutti quanto fossi generoso, guadagnando così la loro ammirazione. Di conseguenza, sono diventato sempre più viscido e propenso all’inganno. Sembravo una persona comprensiva, ma ciò nascondeva i miei intenti sbagliati. Agendo in quel modo, davo alle persone una falsa impressione, le ingannavo, e le raggiravo. A quel punto, ho acquisito discernimento sull’essenza dell’essere “severi con sé stessi e tolleranti con gli altri”. Gli intenti spregevoli che celavo nel mio cuore mi nauseavano. Inoltre, ero davvero grato a Dio. Se Lui non avesse smascherato l’essenza di quell’aspetto della cultura tradizionale, sarei rimasto fuorviato, pensando che essere “severi con sé stessi e tolleranti con gli altri” volesse dire possedere una buona umanità. Alla fine, ho capito che questa è una fallacia con cui Satana fuorvia e corrompe gli uomini. Non è affatto la verità, né uno standard o un criterio secondo cui valutare l’umanità di una persona.
In seguito, ho letto due passi delle parole di Dio: “Per quanto i cosiddetti requisiti e detti dell’umanità riguardanti il carattere morale delle persone siano conformi agli standard, o per quanto si confacciano ai gusti, alle prospettive, ai desideri e persino agli interessi delle masse, essi non sono la verità. Questo è qualcosa che devi capire. E, poiché non sono la verità, dovresti immediatamente rinnegarli e abbandonarli. Devi inoltre analizzarne l’essenza, nonché le conseguenze che derivano dal vivere in base a essi. Possono davvero portarti a un autentico pentimento? Possono davvero aiutarti a conoscere te stesso? Possono davvero farti vivere una sembianza umana? Non possono fare nulla di tutto ciò. Ti renderanno solo ipocrita e moralista, e più astuto e malvagio. Alcuni dicono: ‘In passato, quando ci attenevamo a questi aspetti della cultura tradizionale, ci sentivamo brave persone. Quando gli altri vedevano come ci comportavamo, anche loro ci ritenevano delle brave persone. Ma in realtà, nel nostro cuore, sappiamo di che tipo di male siamo capaci. Compiere un po’ di bene non fa che mascherarlo. Se però abbandoniamo i buoni comportamenti richiesti dalla cultura tradizionale, cosa dovremmo fare al loro posto? Quali comportamenti e manifestazioni glorificano Dio?’ Cosa pensi di tale questione? Ancora non sanno quali verità i credenti in Dio dovrebbero mettere in pratica? Dio ha espresso innumerevoli verità e ce ne sono così tante che le persone dovrebbero praticare. Allora perché ti rifiuti di praticare la verità e insisti a essere ipocrita e falsamente buono? Perché fingi?” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (5)”). “In breve, il motivo per cui abbiamo elencato questi detti della cultura tradizionale riguardanti la condotta morale non è soltanto quello di edurvi sul fatto che sono nozioni e fantasie delle persone e che provengono da Satana. È anche quello di farvi capire chiaramente che la loro essenza è falsa e ingannevole, un camuffamento. Anche se le persone si comportano in base a essi, ciò non significa affatto che stiano vivendo una normale umanità. Anzi, stanno utilizzando questi falsi comportamenti per coprire le loro intenzioni e i loro obiettivi e per mascherare la loro indole corrotta e la loro natura essenza. Di conseguenza, le persone stanno diventando sempre più abili nel fingere e nell’ingannare gli altri, diventando in questo modo ancora più corrotte e malvagie. Gli standard morali della cultura tradizionale a cui l’umanità corrotta si aggrappa non sono affatto compatibili con le verità espresse da Dio, né sono coerenti con alcuna delle parole che Dio insegna alle persone; non esiste alcun legame tra le due cose. Se ancora ti aggrappi a degli aspetti della cultura tradizionale, allora sei stato completamente fuorviato e avvelenato. Se c’è una sola questione al cui riguardo ti aggrappi alla cultura tradizionale e ne osservi i principi e le opinioni, allora in quella questione stai violando la verità e ti stai ribellando a Dio e andando contro di Lui. Se ti aggrappi e sei ligio a una qualsiasi di queste dichiarazioni riguardanti la condotta morale, se la utilizzi come criterio o come base per valutare le persone o le cose, allora hai commesso un errore; e se in qualche misura giudicherai o danneggerai le persone, avrai commesso un peccato. Se ti ostini sempre a valutare tutti in base agli standard morali della cultura tradizionale, allora il numero delle persone che hai condannato e a cui hai fatto un torto continuerà a moltiplicarsi e sicuramente condannerai Dio e ti opporrai a Lui. Allora sarai un peccatore assoluto” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (5)”). Riflettendo sulle Parole di Dio, ho acquisito maggiore chiarezza. Quando notiamo che qualcuno è superficiale, astuto o irresponsabile nel lavoro, dovremmo farglielo notare, o potarlo affinché si renda conto della natura e delle conseguenze della sua superficialità, e cambi in tempo. Questo è ciò che dovrebbe fare chi ha una buona umanità. Io, invece, per preservare la mia immagine e il mio prestigio, ero indulgente e accomodante, e tacevo sui problemi che vedevo. Di conseguenza, Connor non era consapevole della sua indole corrotta, ed è rimasto superficiale e irresponsabile nel suo dovere. Questo è un danno per l’ingresso nella vita dei fratelli e delle sorelle, una trasgressione. Non ero minimamente premuroso o comprensivo nei suoi confronti; anzi, lo stavo danneggiando. Ho visto che non ero affatto una persona autenticamente buona. Non solo stavo danneggiando i fratelli e le sorelle, ma stavo ritardando e compromettendo il lavoro della chiesa. In quel momento, mi sono davvero reso conto che “Sii severo con te stesso e tollerante con gli altri” non è la verità, non è il criterio secondo cui ci si dovrebbe comportare, ma un’eresia e una fallacia con cui Satana fuorvia, inganna e corrompe le persone. Non potevo continuare a essere raggirato da Satana: dovevo fare ciò che Dio richiede, usando le Sue Parole come base e la verità come criterio per i miei punti di vista sulle persone e le cose. In seguito, quando rilevavo un problema in Connor, ho smesso di tollerarlo o assecondarlo. Glielo facevo notare in modo che se ne rendesse conto e cambiasse.
Poco tempo dopo, mi è stata affidata la responsabilità di un altro aspetto del lavoro, ossia la gestione degli affari generali. Nel supervisionarlo, ho notato che un fratello mancava di serietà nel suo dovere ed era sempre negligente. Intendevo risolvere io stesso i suoi problemi e liquidare la questione, per evitare di farglielo notare e metterlo in imbarazzo. Ma poi mi è venuto in mente che stavo rivelando questi pensieri per proteggere i miei interessi, e per fare una buona impressione sugli altri. Non volevo sottolineare il suo problema per paura di offenderlo. Questo è un intento spregevole! Ho rammentato che Dio ha detto una cosa: “Oltre a svolgere bene il tuo dovere, devi inoltre assicurarti di non fare nulla che non sia di beneficio per l’ingresso nella vita dei prescelti di Dio, e non dire nulla che non sia di aiuto ai fratelli e alle sorelle. Come requisito minimo, non devi fare niente che vada contro la tua coscienza, e non fare mai assolutamente nulla di vergognoso. Soprattutto, non devi assolutamente agire in ribellione o in opposizione a Dio, e non devi fare nulla che perturbi il lavoro o la vita della chiesa. Sii giusto e retto in tutte le cose che fai e assicurati che ogni tua azione sia presentabile al cospetto di Dio” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Com’è il tuo rapporto con Dio?”). Le parole di Dio mi hanno mostrato chiaramente il principio secondo cui fare le cose. Qualsiasi cosa io faccia, deve giovare all’ingresso nella vita dei fratelli e delle sorelle, ed essere istruttiva. Devo inoltre accettare lo scrutinio di Dio con totale apertura. Quando ho visto che quel fratello era superficiale nel suo dovere, dovevo farglielo notare affinché potesse vedere il suo problema e cambiare subito. Questo avrebbe giovato al suo ingresso nella vita e al lavoro della chiesa. Se avessi taciuto, aiutandolo silenziosamente nel lavoro, non avrebbe potuto vedere i suoi problemi e non avrebbe fatto progressi nel suo dovere. Perciò, gli ho parlato dei problemi che vedevo nel suo lavoro. Dopo avermi ascoltato, voleva cambiare. Praticare così mi ha fatto sentire davvero a mio agio e in pace. Grazie Dio Onnipotente!