60. Un buon amico si volta dall’altra parte?

di Kristina, Stati Uniti

Io e sorella Barbara ci conoscevamo da due anni e avevamo molto in comune; ogni volta che chiacchieravamo ci sembrava di poter continuare all’infinito. Spesso parlavamo delle nostre esperienze e di ciò che ne avevamo ricavato. Lei si rivolgeva a me quando il suo stato era negativo. Ogni volta che avevo un problema, anche io volevo parlarne con lei, e lei condivideva sempre con pazienza con me. Tenevo molto al rapporto stretto che avevamo. Era meraviglioso avere al mio fianco una sorella che sapeva aiutarmi e sostenermi.

Un giorno, inavvertitamente, ho sentito Barbara chiacchierare con alcune sorelle sui grandi risultati che stava ottenendo di recente nella sua attività di predicazione del Vangelo, su come molti di coloro a cui predicava fossero pieni di nozioni religiose e su come, pregando e affidandosi a Dio, lei aveva condiviso con loro pazientemente e letto loro le parole di Dio, sicché erano giunti rapidamente ad accettare l’opera di Dio degli ultimi giorni. Le sorelle la guardavano con ammirazione dopo averla sentita, le si rivolgevano con domande di ogni tipo, cercando buone vie di pratica. Avevo alcuni dubbi e ho pensato: “È un bene che la predicazione del Vangelo sia così produttiva, ma ha parlato solo dei suoi ottimi risultati, non del percorso specifico che ha intrapreso, né ha testimoniato come Dio l’ha guidata in questo processo. Non si sta solo mettendo in mostra, parlando in questo modo?” Qualche giorno dopo, una sorella mi ha detto: “Barbara ha davvero una buona levatura; non è da tanto tempo che predica il Vangelo, e ha già ottenuto risultati eccellenti. Ha detto che un leader l’ha persino invitata a condividere sulle sue esperienze in una riunione”. A quelle parole, il mio cuore ha sussultato: “Perché Barbara dice queste cose? Non edificano né giovano agli altri”. Ho pensato a come durante quel periodo Barbara si vantava sempre dei buoni risultati che aveva ottenuto svolgendo il suo dovere e mi sono sentita a disagio, pensando: “Dio ha condiviso sul fatto che l’ostentazione e l’esaltazione di sé stessi sono manifestazione di un’indole satanica. Adesso gli altri ammirano tantissimo Barbara; è pericoloso andare avanti così. Non posso lasciar correre. Devo trovare un’occasione per farglielo notare”. Ma, ogni volta che pensavo di farle presente il problema direttamente, esitavo. Mi tornavano in mente le mie esperienze di qualche anno prima. Avevo osservato che la mia collaboratrice, Janie, spesso pronunciava parole e dottrine, rimproverando gli altri da una posizione elevata, ma senza mai analizzarsi o conoscersi. Le avevo fatto notare il problema, e non solo non l’aveva accettato, ma mi aveva anche sgridata, tirando in ballo i miei passati fallimenti e trasgressioni. In seguito, era stata riluttante persino a salutarmi. Questo mi aveva reso le cose molto difficili e dolorose. In un’altra occasione, sorella Roxanna era andata fuori tema nella sua condivisione durante una riunione e io gliel’avevo fatto notare. In seguito, si era aperta con me e mi aveva detto di aver provato molto imbarazzo e resistenza quando le avevo fatto notare il suo problema, e che le era parso che avessi cercato deliberatamente di renderle le cose difficili, al punto che nelle riunioni successive non aveva voluto nemmeno condividere. Anche se poi aveva continuato a ricercare e a riflettere su sé stessa, e a riconoscere i suoi problemi, io ero ancora molto turbata. In seguito a quegli eventi ero diventata molto cauta nel sottolineare i problemi degli altri. Ripensando a quelle esperienze, esitavo ancora di più ad affrontare Barbara. Pensavo a quanto fosse sempre stato bello il nostro rapporto e mi chiedevo: “Se le faccio notare il suo problema, si sentirà in imbarazzo e messa alle strette? Cosa farò se non mi ascolta e sviluppa un pregiudizio nei miei confronti, se arriva a pensare che ho smascherato le sue mancanze e ho cercato di renderle le cose difficili, e poi si rifiuta di salutarmi?” Ci incrociavamo spesso ogni giorno, quindi il disagio sarebbe stato evidente. Non si era sempre vantata in quel modo. Forse, leggendo la parola di Dio, sarebbe riuscita a riflettere e a rendersene conto da sola. Allora ho deciso di lasciar correre e non dirle nulla.

Un giorno, Barbara mi ha detto che alcuni fratelli e sorelle le avevano dato alcuni suggerimenti, dicendole che nella sua condivisione tendeva all’ostentazione e che ciò avrebbe facilmente spinto gli altri ad ammirarla e adorarla. Questo l’aveva messa a disagio. Sentirle dire queste cose mi ha fatta stare malissimo. La verità era che di recente anch’io l’avevo vista mettersi in mostra, ma per paura di danneggiare il nostro rapporto avevo chiuso un occhio e non le avevo detto nulla. Non era quella l’occasione perfetta? Non dovevo parlare anch’io dei problemi che avevo notato? Ma poi ho considerato che le cose erano già abbastanza difficili per lei. Se avessi parlato anch’io, sarebbe stata in grado di sopportarlo senza diventare negativa? Ero preoccupata che, se avessi evidenziato i problemi che avevo notato, lei avrebbe pensato che fossi dura e avrebbe preso le distanze da me, così ho pensato attentamente a che tono di voce usare e a come esprimermi con tatto per non farla sentire in imbarazzo. Le ho fatto esempi di come mi ero esaltata e messa in mostra in passato, poi di come avevo riflettuto in merito ed ero arrivata a capirlo, e solo alla fine ho accennato brevemente al suo problema. Per paura di metterla in imbarazzo, le ho offerto qualche parola di consolazione: “Tutti hanno un’indole corrotta ed è perfettamente normale rivelarla. Lo faccio anch’io. Anche se credo in Dio da molto tempo, sono sempre stata molto arrogante e presuntuosa e spesso mi metto in mostra. Non lasciare che questo ti limiti, devi avere il giusto atteggiamento verso te stessa”. Lei non ha risposto nulla. Ma poi è di nuovo accaduto qualcosa che mi ha turbata.

Durante una riunione, condividendo sulla sua comprensione delle parole di Dio, Barbara ha parlato di una sua recente esperienza di predicazione del Vangelo. Ha raccontato di aver predicato a un pastore che credeva nel Signore da decenni. L’uomo era pieno di nozioni religiose, aveva creduto a molte dicerie e non voleva accettare il Vangelo neanche dopo ripetute predicazioni. Ma poi lei era andata a condividere e a discutere con lui: trovando passi pertinenti delle parole di Dio aveva confutato le sue nozioni e falsità una per una, e lui gradualmente le aveva abbandonate e aveva accettato l’opera di Dio degli ultimi giorni. Quando Barbara ha finito di parlare, l’attenzione di tutti era puntata sulla sua esperienza di predicazione del Vangelo e nessuno si è concentrato sul riflettere e condividere sulle parole di Dio. In quel momento, avevo una vaga consapevolezza: Questo non è andare fuori tema? Anche se stava condividendo sulla sua esperienza di predicazione del Vangelo, al termine tutti avevano iniziato ad ammirarla e a guardarla con rispetto. Non si stava mettendo in mostra? Volevo farglielo notare e indurla a smettere di parlare di quell’argomento, ma non riuscivo a far uscire le parole di bocca. Pensavo: “Se la interrompo davanti a così tante persone, non si sentirà molto in imbarazzo? È vero che Barbara ha ottenuto dei risultati nel suo lavoro di predicazione del Vangelo, quindi, se le dico questo, non penseranno tutti che io sia invidiosa e voglia renderle le cose difficili? Forse le sue intenzioni sono buone e non sta cercando di mettersi in mostra”. Quindi non ho parlato, ma non sono riuscita a calmarmi abbastanza per riflettere sulle parole di Dio e la mia condivisione non è stata illuminante; ho pronunciato giusto qualche parola non ispirata, e così la riunione si è conclusa.

Quella sera, mi rigiravo nel letto senza riuscire a dormire. Non riuscivo a smettere di pensare alle cose che aveva detto Barbara per mettersi in mostra durante la riunione e agli sguardi di ammirazione sui volti di tutti. Quello che aveva condiviso non aveva fornito agli altri una migliore comprensione delle parole di Dio; al contrario, aveva attirato l’attenzione di tutti sul suo lavoro di predicazione del Vangelo, e quindi la riunione non aveva ottenuto nulla di buono. Temendo di metterla in imbarazzo, non avevo detto nulla e non avevo protetto la vita della chiesa. Non mi comportavo forse da persona compiacente? Ho ricordato un passo delle parole di Dio: “Dovresti esaminarti attentamente per capire se sei una persona corretta. Hai stabilito i tuoi obiettivi e le tue intenzioni tenendoMi presente? Tutte le tue parole e azioni sono pronunciate e compiute in Mia presenza? Io esamino tutti i tuoi pensieri e le tue idee. Non ti senti in colpa? […] Pensi che la prossima volta sarai in grado di sostituire il nutrimento che Satana si è portato via questa volta? Ora lo vedi chiaramente: è qualcosa che tu possa compensare? Puoi riguadagnare il tempo perduto? Dovete esaminare coscienziosamente voi stessi per capire come mai nelle ultime riunioni non c’era alcun nutrimento e chi abbia causato il problema. Dovete fare condivisione uno a uno, fino a quando non sia tutto chiarito. Se tale persona non è energicamente messa alle strette, i fratelli e le sorelle non comprenderanno e quindi la cosa si ripeterà. I vostri occhi spirituali non sono aperti e troppi di voi sono ciechi! Inoltre, coloro che vedono non se ne preoccupano. Non si alzano per parlare e anche loro sono ciechi. Coloro che vedono ma non parlano sono muti. Ce ne sono molte, qui, di persone disabili(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 13”). Le parole di Dio descrivevano perfettamente il mio stato. Barbara era andata fuori tema nella sua comunione, facendo perdere tempo a tutti e compromettendo l’efficacia della riunione: eppure io ero rimasta a guardare in silenzio. Continuavo a pensare tra me e me: “Sapevo chiaramente che Barbara stava andando fuori tema: perché non ho protetto la vita della chiesa? Perché ho scelto di rimanere in silenzio ed essere compiacente?” In primo luogo, non ero sicura che le azioni di Barbara fossero un’esaltazione di sé stessa e un mettersi in mostra. Era vero che aveva un po’ di esperienza nella predicazione del Vangelo, e la condivisione sulle sue esperienze poteva giovare agli altri, quindi che condividesse in quel modo poteva considerarsi ostentazione? In secondo luogo, temevo di non vedere le cose in modo chiaro, che il mio intervento l’avrebbe limitata e che gli altri pensassero che stessi parlando per invidia.

Alla riunione del giorno dopo, ho esternato la mia confusione e chiesto aiuto ad alcune sorelle. Abbiamo letto insieme un passo delle parole di Dio: “Esaltare e testimoniare sé stessi, mettersi in mostra, provare a indurre le persone ad avere un’alta opinione di loro e adorarli: gli esseri umani corrotti sono capaci di queste cose. È così che le persone reagiscono istintivamente quando sono dominate dalla loro natura satanica, e questa è una caratteristica comune a tutta l’umanità corrotta. Di solito, come fanno le persone a esaltare e testimoniare sé stesse? Come raggiungono l’obiettivo di far sì che si abbia di loro un’alta opinione e che le si adori? Dichiarano quanto lavoro abbiano svolto, quanto abbiano sofferto, quanto si siano spese e quale sia il prezzo che hanno pagato. Per esaltarsi parlano del loro capitale, che dà loro un posto più alto, saldo e sicuro nella mente degli uomini, affinché più persone le apprezzino, ne abbiano un’elevata considerazione, le stimino e addirittura le adorino, le ammirino e le seguano. Per raggiungere questo obiettivo, le persone fanno molte cose che all’apparenza testimoniano Dio, ma sostanzialmente esaltano e testimoniano sé stesse. È ragionevole agire in questo modo? Sono al di là dell’ambito della razionalità e non hanno vergogna, ovvero testimoniano spudoratamente ciò che hanno fatto per Dio e quanto abbiano sofferto per Lui. Ostentano persino le loro doti, i loro talenti, la loro esperienza, le loro competenze speciali, le loro abili tecniche per i rapporti mondani, i mezzi che usano per giocare con gli altri, e così via. Il loro metodo di esaltare e testimoniare sé stesse consiste nel mettersi in mostra e nello sminuire gli altri. Tendono anche a camuffare e imbellettare sé stesse, nascondendo debolezze, difetti e mancanze alle persone, affinché gli altri vedano soltanto la loro genialità. Non osano neppure dire agli altri quando si sentono negative; non hanno il coraggio di aprirsi e di condividere con loro e, quando commettono un errore, fanno il possibile per nasconderlo e insabbiarlo. Non menzionano mai i danni che hanno causato al lavoro della chiesa mentre svolgevano il loro dovere. Quando hanno dato un contributo secondario o ottenuto un piccolo successo, tuttavia, si affrettano a ostentarlo. Non vedono l’ora di far sapere a tutto il mondo quanto siano capaci, quanto sia alta la loro levatura, quanto siano eccezionali e quanto siano migliori delle persone comuni. Questo non è forse un modo per esaltare e testimoniare sé stessi?(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 4: Esaltano e testimoniano sé stessi”). Attraverso l’esposizione delle parole di Dio, ho compreso che un segno dell’esaltare e testimoniare sé stessi tipico degli anticristi è l’ostentazione dei loro doni, punti di forza, contributi e risultati davanti agli altri al fine di indurre le persone a considerarli in possesso di talento e levatura, a rispettarli e ad ammirarli. Predicare il Vangelo e testimoniare Dio è essenzialmente una cosa positiva. Barbara aveva dei suoi punti di forza nel predicare il Vangelo, e se avesse saputo condividere sulle difficoltà incontrate, su come poi si è affidata a Dio e ha sperimentato la Sua opera, su cosa ha guadagnato e imparato da questo, e sui buoni percorsi di pratica che riepilogava, la sua condivisione sarebbe stata edificante. Invece, Barbara parlava solo di come avesse sofferto durante la predicazione del Vangelo e di come avesse pagato un prezzo. Nessuno ascoltando le sue esperienze acquisiva maggiore comprensione di Dio né chiarezza su come praticare o affrontare le diverse difficoltà. Al contrario, tutti avevano solamente iniziato ad avere più rispetto e ammirazione per lei ed erano giunti a pensare che lei avesse esperienze, doni e levatura nel predicare il Vangelo e più fervore degli altri. Tutti la lodavano e invidiavano, sentendosi inadeguati. Dunque, l’ostentazione dà risultati diversi rispetto all’esaltare e testimoniare Dio. Grazie alla condivisione, le mie opinioni precedenti sono state confermate e ho appurato che Barbara non diceva quasi nulla allo scopo di testimoniare Dio, mirando piuttosto a elevare sé stessa e mettersi in mostra. Stava manifestando un’indole da anticristo, e ciò avrebbe suscitato il disgusto e l’odio di Dio. Le sorelle mi hanno anche fatto notare che Barbara poteva non essere ancora consapevole del suo comportamento e che, avendolo rilevato, avrei dovuto farglielo notare io con amore per aiutarla. Non dovevo essere compiacente solo per proteggere il mio rapporto con lei. Le parole delle sorelle mi hanno fatta vergognare e ho deciso condividere con Barbara il prima possibile.

Dopo la fine della riunione, non riuscivo a calmarmi. Avevo già rilevato i problemi di Barbara, ma non avevo osato farglieli notare, e anche quando avevo detto qualcosa mi ero limitata a sfiorare il problema senza ottenere nulla, facendo sì che Barbara non riflettesse mai né prendesse coscienza del suo problema. Questi pensieri mi colmavano di disagio e senso di colpa e non potevo fare a meno di chiedermi: “Di solito sono così allegra e vivace con Barbara e le racconto tutto, quindi perché mi è così difficile sottolineare il suo problema? Perché non riesco a parlare?” Nella mia ricerca e riflessione, ho letto queste parole di Dio: “Tutti voi siete istruiti. Tutti voi prestate attenzione a parlare con raffinatezza e modestia, nonché al modo in cui parlate: possedete tatto e avete imparato a non ledere la dignità e l’orgoglio degli altri. In parole e azioni, lasciate agli altri spazio di manovra. Fate tutto il possibile per mettere gli altri a loro agio. Non mettete in evidenza le loro cicatrici o le loro manchevolezze e cercate di non offenderli e di non metterli in imbarazzo. Questo è il principio secondo cui agisce la maggior parte delle persone nel relazionarsi con gli altri. E che genere di principio è? (È da persona compiacente; è propenso all’inganno ed evasivo.) È viscido, infido, subdolo e insidioso. Nascosti dietro i volti sorridenti delle persone, vi sono molti aspetti maligni, insidiosi e spregevoli(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Sei indicatori di crescita nella vita”). “Coloro che percorrono la via di mezzo sono le persone più insidiose di tutte. Non offendono nessuno, sono scaltri e navigati, sono bravi a stare al gioco in tutte le situazioni, e nessuno riesce a vedere le loro mancanze. Sono come dei Satana viventi!(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo mettendo in pratica la verità ci si può liberare dei vincoli di un’indole corrotta”). “C’è un principio nelle filosofie per le interazioni mondane che dice ‘Tacere sui difetti dei buoni amici consente una lunga e grande amicizia’. Significa che, per preservare un rapporto di amicizia, si deve tacere sui problemi dell’amico, anche se li si vede chiaramente, e attenersi al principio del non colpire le persone in faccia e non mettere a nudo le loro manchevolezze. Gli amici di questo tipo si ingannano a vicenda, si nascondono l’uno dall’altro, ordiscono trame l’uno alle spalle dell’altro; e anche se sanno con chiarezza cristallina che tipo di persona sia l’altro, non lo dicono apertamente, impiegando invece metodi astuti per preservare i loro rapporti di amicizia. Perché si vogliono preservare queste relazioni? Si tratta di non volersi fare dei nemici in questa società, all’interno del proprio gruppo, cosa che significherebbe sottoporsi spesso a situazioni pericolose. Sapendo che qualcuno diventerà tuo nemico e ti danneggerà dopo che avrai messo a nudo le sue manchevolezze o l’avrai ferito, e non volendo metterti in una situazione del genere, ti attieni al principio delle filosofie per le interazioni mondane che recita: ‘Se colpisci gli altri, non colpirli in faccia; se li metti a nudo, non mettere a nudo le loro manchevolezze’. Alla luce di ciò, se due persone hanno un rapporto di questo tipo, si possono considerare veri amici? (No.) Non sono veri amici, tanto meno sono l’uno il confidente dell’altro. Allora, di che tipo di relazione si tratta esattamente? Non è una relazione sociale basilare? (Sì.) In queste relazioni sociali, le persone non possono esprimere i loro sentimenti, né avere scambi profondi, né parlare di ciò che vogliono. Non possono dire ad alta voce ciò che hanno nel cuore, o i problemi che vedono nell’altro, o parole che possano giovare all’altro. Al contrario, scelgono cose carine da dire, per non perdere il favore altrui. Non osano dire la verità né sostenere i principi, per timore di suscitare negli altri una certa animosità nei loro confronti. Quando nessuno le minaccia, non vivono forse in relativa tranquillità e pace? Non è forse questo l’obiettivo delle persone che dicono ‘Se colpisci gli altri, non colpirli in faccia; se li metti a nudo, non mettere a nudo le loro manchevolezze’? (Sì.) È chiaro che si tratta di un modo di vivere astuto e ingannevole, con un certo livello di diffidenza, il cui obiettivo è l’autoconservazione. Coloro che vivono in questo modo non hanno confidenti, non hanno amici intimi a cui poter dire qualsiasi cosa vogliano. Sono diffidenti l’uno verso l’altro, calcolatori e strategici, ognuno prende dalla relazione ciò che gli serve. Non è forse così? Alla radice, l’obiettivo del ‘Se colpisci gli altri, non colpirli in faccia; se li metti a nudo, non mettere a nudo le loro manchevolezze’ è quello di evitare di offendere gli altri e di farsi dei nemici, quello di proteggersi evitando di ferire qualcuno. Si tratta di una tecnica e di un metodo che si adottano per evitare di essere feriti. Guardando a queste diverse sfaccettature della sua essenza, la richiesta fatta alla condotta morale delle persone del ‘Se colpisci gli altri, non colpirli in faccia; se li metti a nudo, non mettere a nudo le loro manchevolezze’ è forse nobile? È una richiesta positiva? (No.) Allora cosa insegna alle persone? Che non devi irritare né ferire nessuno, altrimenti sarai tu che finirai per soffrire; […] Insegna forse a essere saggi nell’interagire con gli altri, a saper distinguere le persone, a valutare persone e cose nel modo giusto e a interagire con loro con saggezza? Ti insegna forse che, se conosci persone buone e dotate di umanità, dovresti trattarle con sincerità, fornire loro aiuto se sei in grado di farlo, e che se non ne sei in grado dovresti essere comprensivo e trattarle correttamente, imparare a tollerare le loro manchevolezze, sopportare le loro incomprensioni e i loro giudizi nei tuoi confronti e imparare dai loro punti di forza e dalle loro buone qualità? È questo che insegna alle persone? (No.) Quindi, cosa deriva alla fine da ciò che tale detto insegna alle persone? Rende le persone più oneste o più ingannevoli? Il risultato è che le persone diventano più ingannevoli; i loro cuori si allontanano, la distanza tra di loro aumenta e le relazioni si complicano; succede la stessa cosa di quando si complicano le relazioni sociali tra le persone. Viene meno tra di loro una comunicazione a cuore aperto e si crea una mentalità di reciproca diffidenza. In questo modo, è possibile che i rapporti tra le persone restino normali? Il clima sociale migliorerà? (No.) Ecco perché il detto ‘Se colpisci gli altri, non colpirli in faccia; se li metti a nudo, non mettere a nudo le loro manchevolezze’ è ovviamente sbagliato. Insegnare alle persone a comportarsi così non può far loro vivere una normale umanità; inoltre, non è in grado di renderle schiette, rette o sincere. Non riesce assolutamente a ottenere alcunché di positivo(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (8)”). Leggendo le parole di Dio, ho visto che interagivo con Barbara basandomi su filosofie sataniche per i rapporti mondani, come ad esempio “Tacere sui difetti dei buoni amici consente una lunga e grande amicizia”, “Se colpisci gli altri, non colpirli in faccia; se li metti a nudo, non mettere a nudo le loro manchevolezze” e “Un amico in più significa un sentiero in più; un nemico in più significa un ostacolo in più”. Fino ad allora, avevo considerato queste filosofie come principi secondo i quali interagire con le persone. Pensavo che comportarsi così fosse l’unico modo per mantenere le relazioni interpersonali, non offendere gli altri e non creare problemi a me stessa. Attraverso l’esposizione delle parole di Dio, ho finalmente visto che queste filosofie sono modi di vivere propensi all’inganno, subdoli e infidi, che rendono le persone diffidenti le une verso le altre, creano distanza tra loro e non permettono un’interazione sincera, tanto meno di amarsi reciprocamente. Anche se consente di non offendere gli altri e di non crearsi dei problemi, questo modo di interagire ci impedisce di farci dei veri amici e può solo portarci a diventare sempre più falsi e propensi all’inganno. Ho anche capito che bisogna essere sinceri quando si interagisce con gli altri, e che quando si rileva la presenza di problemi bisogna aiutarli con amore al meglio. Anche se sul momento gli altri non sanno accettarlo e ci fraintendono, bisogna comunque attenersi a questi principi e avere le giuste intenzioni quando ci si approccia a loro. Ho ripensato alle mie interazioni con Barbara. In diverse occasioni l’avevo vista chiaramente mettersi in mostra davanti agli altri, i quali avevano un’alta considerazione di lei, ma avevo avuto paura di ferire il suo ego facendole notare il suo problema, e che poi non mi avrebbe più considerata. Quindi, per mantenere un buon rapporto con lei, sono rimasta a guardare senza dirle nulla e senza aiutarla mentre manifestava corruzione, con la conseguenza che lei non ha riflettuto né acquisito consapevolezza dei suoi problemi e in seguito è tornata alle sue vecchie abitudini. Vivendo secondo quelle filosofie sataniche, volevo solo proteggere la nostra relazione, così da dimostrare a Barbara che ero una persona comprensiva ed empatica. Non avevo considerato il suo ingresso nella vita. Se solo le avessi fatto notare prima i problemi che avevo visto, forse avrebbe capito almeno in parte la sua indole corrotta e non avrebbe detto cose così irragionevoli durante le riunioni. Ero stata compiacente per proteggere la nostra relazione. Un comportamento davvero dannoso! Poi ho ripensato a un’altra sorella con cui avevo interagito. Avevo visto che spesso era superficiale nel suo dovere, e che quando gli altri le facevano notare i suoi problemi lei controbatteva e non riusciva ad accettarlo. Volevo condividere con lei per aiutarla a riflettere su sé stessa ma, poiché era piuttosto anziana, sentivo che se le avessi fatto notare il suo problema avrei ferito il suo ego e le sarei sembrata troppo severa. Perciò avevo chiuso un occhio sui suoi problemi ed ero rimasta esteriormente spensierata, socievole e amichevole con lei. Solo dopo che era stata destituita per aver svolto il suo dovere in modo superficiale mi ero pentita di non averla aiutata prima. Quando stava per andarsene avevo condiviso con lei sui problemi che avevo riscontrato, e lei, pur riconoscendoli, mi aveva rimproverata per non averglieli fatti notare prima e mi aveva detto che, se fosse stata in grado di correggersi prima, forse non sarebbe stata destituita e riassegnata. Quando ci ho pensato, ho finalmente capito che vivere secondo filosofie per i rapporti mondani ed essere compiacenti non equivale a essere una brava persona. Quelli che lo fanno non mostrano alcuna sincerità o amore verso gli altri, sono egoisti e propensi all’inganno. Questo tipo di persona sta vivendo un’indole satanica e ciò disgusta Dio. Barbara era sempre stata così sincera con me, mentre io mi ero affidata solo a quelle filosofie nell’interagire con lei e non avevo praticato la verità. Avevo pensato solo a non offenderla e a come preservare la buona immagine che aveva di me, e quando l’ho vista manifestare un’indole corrotta, l’ho semplicemente ignorato. Potevo definirmi una buona amica se mi comportavo così? “Tacere sui difetti dei buoni amici consente una lunga e grande amicizia” è davvero un detto diabolico di Satana. Era molto dannoso e non volevo più vivere in base a esso.

Riflettendo e ricercando, mi sono resa conto che c’era un altro motivo per cui non osavo far notare a Barbara il suo problema: avevo una visione sbagliata. Avevo sempre pensato che far notare agli altri un loro problema fosse esporre un loro difetto, che ciò avrebbe ferito il loro ego, probabilmente li avrebbe offesi e che era un atto ingrato. Per questo temevo sempre che, facendole notare il suo problema, avrei offeso Barbara e rovinato il nostro rapporto, il che rendeva molto difficile per me praticare la verità. Così mi sono rivolta a Dio, chiedendoGli di guidarmi a risolvere questo mio problema. Nella mia ricerca, ho letto queste parole di Dio: “Dio richiede alle persone di dire la verità, di dire ciò che pensano e di non ingannare gli altri, fuorviarli, prendersi gioco di loro, deriderli, dileggiarli, schernirli, limitarli, smascherare le loro debolezze o ferirli. Questi non sono forse i principi secondo cui parlare? Cosa significa affermare che non si devono smascherare le debolezze altrui? Significa non gettare fango sugli altri. Non approfittare dei loro errori passati o delle loro manchevolezze per giudicarli o condannarli. Questo è il minimo che dovresti fare. Dal punto di vista propositivo, in che modo si esprime un discorso costruttivo? Principalmente nell’incoraggiare, indirizzare, guidare, spronare, comprendere e confortare. Inoltre, in alcuni casi particolari, diventa necessario smascherare direttamente gli errori degli altri e potarli, in modo che acquisiscano la conoscenza della verità e desiderino pentirsi. Solo allora si ottiene l’effetto desiderato. Questo modo di praticare è di grande beneficio per le persone. È per loro costruttivo e un autentico aiuto, non è vero? […] E qual è, in sintesi, il principio che sta alla base del parlare? È questo: dire ciò che si ha nel cuore, parlare delle proprie esperienze reali e di ciò che si pensa veramente. Queste parole sono le più utili per le persone, danno loro una provvista, le aiutano, sono positive. Rifiutati di pronunciare parole false, parole che non giovano agli altri e non li edificano; eviterai così di danneggiarli o di indurli in errore, di farli precipitare nella negatività e di avere un effetto negativo. Devi dire cose positive. Devi sforzarti di aiutare le persone il più possibile, di apportare loro beneficio, di sostentarle, di suscitare in loro autentica fede in Dio; e devi permettere loro di ricevere aiuto e di guadagnare molto dalle tue esperienze delle parole di Dio e dal modo in cui risolvi i problemi, e di essere in grado di comprendere il percorso per sperimentare l’opera di Dio e per entrare nella verità realtà, permettendo loro di avere accesso alla vita e di crescere nella vita; tutto come effetto del fatto che le tue parole si basano su dei principi e sono edificanti per le persone(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (3)”). “Se hai un buon rapporto con un fratello o una sorella e questa persona ti chiede di farle notare che cosa vi sia che non va in lei, come devi fare? Questo è legato al tuo approccio verso la questione. […] Secondo le verità principi, allora, come bisogna affrontare tale questione? Quali azioni sono conformi alla verità? Quanti principi pertinenti vi sono? In primo luogo, come minimo, non bisogna far incespicare gli altri. Devi prima valutare i punti deboli dell’altra persona e stabilire quale modo di parlare non la farà incespicare. Questo è il minimo da prendere in considerazione. In secondo luogo, se sai che si tratta di una persona che crede veramente in Dio ed è in grado di accettare la verità, quando noti che ha un problema, dovresti prendere l’iniziativa di aiutarla. Se non fai nulla e ridi di lei, questo significa ferirla e farle del male. Chi si comporta così non ha coscienza né ragione e non ha amore per gli altri. Chi possiede un po’ di coscienza e ragione non può deridere i propri fratelli e sorelle. Dovrebbe pensare a diversi modi per aiutarli a risolvere il loro problema. Dovrebbe far capire alla persona cosa è successo e qual è stato il suo errore. Se la persona sia poi capace o meno di pentirsi è un problema suo; noi avremo adempiuto alla nostra responsabilità. Se anche non si pente ora, prima o poi arriverà un giorno in cui tornerà in sé e non si lamenterà di te né ti accuserà. Come minimo, il modo in cui tratti i tuoi fratelli e sorelle non può essere al di sotto dei criteri della coscienza e della ragione. Non indebitarti con gli altri; aiutali nella misura in cui puoi. Questo è ciò che le persone dovrebbero fare. Le persone capaci di trattare i propri fratelli e sorelle con amore e secondo le verità principi sono le persone migliori. Sono anche le persone più gentili. Naturalmente, i veri fratelli e sorelle sono quelli in grado di accettare e praticare la verità. Se una persona crede in Dio solo per riempirsi la pancia o per ricevere benedizioni, ma non accetta la verità, allora non è un fratello o una sorella. Devi trattare i veri fratelli e sorelle secondo le verità principi. A prescindere da come credono in Dio o da quale sia il loro cammino, dovresti aiutarli con spirito d’amore. Qual è l’effetto minimo che si deve ottenere? In primo luogo, non farli incespicare e non farli diventare negativi; in secondo luogo, aiutarli ad abbandonare la strada sbagliata; in terzo luogo, portarli a capire la verità e a scegliere la strada giusta. Questi tre tipi di effetto si possono ottenere solo aiutando le persone con spirito d’amore. Se non possiedi vero amore, non puoi ottenere questi tre tipi di effetto, ma solo uno o due al massimo. Questi tre tipi di effetto sono inoltre i tre principi per aiutare gli altri. Tu conosci questi tre principi e ne hai padronanza, ma come li metti realmente in pratica? Davvero capisci la difficoltà dell’altra persona? Questo non è forse un ulteriore problema? Devi inoltre pensare: ‘Qual è l’origine della sua difficoltà? Sono in grado di aiutarla? Se la mia statura è troppo scarsa e non sono capace di risolvere il suo problema e parlo in modo incauto, potrei indirizzarla verso il cammino sbagliato. Al di là di questo, com’è la comprensione abilità di questa persona e qual è la sua levatura? È testarda? Possiede comprensione spirituale? Sa accettare la verità? Persegue la verità? Se vede che io sono più capace di lei e tengo comunque una condivisione, emergeranno in lei invidia o negatività?’ Bisogna tener conto di tutti questi interrogativi. Dopo averli considerati e aver acquisito chiarezza al riguardo, condividi ciò con quella persona, leggile diversi passi delle parole di Dio pertinenti al suo problema e permettile di comprendere la verità dalle parole di Dio e di trovare un cammino di pratica. Allora il problema sarà risolto e lei uscirà dalle sue difficoltà. È una questione semplice? Non è una questione semplice. Se non comprendi la verità, allora, per quanto parlerai, non servirà a nulla. Se davvero comprendi la verità, potrai illuminare ed essere di giovamento a quella persona con poche frasi soltanto(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo perseguendo la verità si possono eliminare le proprie nozioni e i propri fraintendimenti nei confronti di Dio”). Dalle parole di Dio ho capito che se si espongono i difetti di una persona approfittando delle sue debolezze al fine di giudicarla e condannarla, e l’intenzione è di ridicolizzarla, deriderla e stigmatizzarla, questo disgusta Dio. Se invece si mettono in evidenza i suoi problemi e mancanze con l’intenzione di aiutarla, questo è edificante ed è un’espressione di amore per gli altri e di senso di responsabilità per la loro vita. Se è una persona che persegue la verità, con l’aiuto degli altri sarà in grado di riflettere su sé stessa e di ricercare la verità per risolvere i suoi problemi, e progredirà nel suo ingresso nella vita. Tuttavia, alcune persone sono resistenti e provano repulsione quando sono potate e quando i loro problemi vengono evidenziati. Questo dimostra che non accettano la verità e che la loro indole prova avversione per la verità. Prima, ero convinta che evidenziare i problemi degli altri equivalesse a esporre i loro difetti e che fosse un compito ingrato. La mia visione era completamente fallace. Ho capito inoltre che ci sono dei principi per aiutare gli altri evidenziando i loro problemi. Non si tratta solo di segnalare i problemi ai diretti interessati con buone intenzioni ed entusiasmo, a prescindere da chi siano. Piuttosto, dobbiamo farlo secondo le verità principi, considerando l’umanità di una persona e la sua capacità di comprensione, se è una persona corretta, se sa accettare la verità, e come sottolineare i suoi problemi in maniera tale da ottenere risultati, non farla inciampare, né diventare negativa. La cosa più importante è che dobbiamo considerare le verità pertinenti, aiutare gli altri a capire la verità e l’intenzione di Dio fornendo loro indicazioni e offrire loro un percorso di pratica. Solo così si aiutano veramente le persone. A quel punto, ho finalmente capito che non avevo ottenuto buoni risultati quando avevo evidenziato i problemi degli altri perché non ricercavo le verità principi. Proprio come quando avevo osservato Janie che spesso pronunciava parole e dottrine, rimproverava gli altri dalla sua posizione elevata e non parlava mai di conoscere sé stessa: avevo evidenziato i suoi problemi direttamente a lei, ma in effetti, dalle nostre interazioni, avevo capito che non era una persona che poteva accettare la verità. Sapevo che la sua comprensione della verità era distorta e che dava molta importanza al prestigio. Per queste ragioni, evidenziare i suoi problemi direttamente a lei è stato sciocco da parte mia e non ha portato a buoni risultati. In seguito, è emerso che regolarmente non accettava la verità né i suggerimenti e l’aiuto offerti dai fratelli e dalle sorelle. Spesso faceva leva su leader e collaboratori per attaccarli e giudicarli; alla fine, una volta determinato che era una persona malvagia, è stata scacciata. Quanto a Roxanna, teneva troppo al suo orgoglio, era lenta a comprendere e a entrare nella verità e non aveva esperienza nell’essere potata. Ma io non avevo tenuto conto della sua statura e avevo parlato delle sue digressioni nella condivisione sulle parole di Dio di fronte a tutti. Risultato: non l’aveva accettato ed era diventata negativa per un po’. Più avanti, con l’aiuto e il sostegno di altri fratelli e sorelle, è stata capace di correggere il suo stato. Avendo ormai compreso questo aspetto dei principi, non avevo più paura di evidenziare il problema di Barbara. Lei sapeva accettare la verità, ed era una persona corretta. Dovevo aiutarla con amore e secondo i principi per impedirle di prendere la strada sbagliata. Nel mio cuore ho pregato Dio cercando il modo per condividere con Barbara in modo efficace, senza limitarla, aiutandola a comprendere la verità e a conoscere davvero sé stessa.

Nel periodo successivo, ho ricercato e riflettuto sulle parole di Dio che smascherano coloro che mettono in mostra ed esaltano sé stessi. Ho cercato un momento per condividere con Barbara e parlarle dei problemi che avevo notato in lei in quel periodo, e per condividere con lei sulla natura e le conseguenze del mettersi in mostra e sull’atteggiamento con cui Dio tratta tale comportamento. Dopo che ho condiviso con lei, Barbara si è finalmente resa conto della gravità del suo problema, di essere controllata dall’ossessione per il prestigio, che le piaceva avere un posto nel cuore delle persone ed essere ammirata, e che questo tipo di ricerca disgusta Dio. In una riunione successiva, ha condiviso e analizzato il suo comportamento di ostentare ed esaltare sé stessa, il che ha consentito a ognuno di acquisire del discernimento. Vedere Barbara riuscire a riflettere sul suo problema, riconoscerlo, odiare sé stessa e pentirsi veramente mi ha resa felice, ma allo stesso tempo mi sentivo in colpa. Provavo rimorso per aver aspettato tanto a condividere con lei e a farglielo notare. Non ha sviluppato un pregiudizio nei miei confronti perché ho evidenziato ed esposto il suo problema, né il nostro rapporto si è incrinato; anzi, siamo diventate più unite di prima. Ho capito che solo vivendo secondo la parola di Dio e interagendo con le persone secondo le verità principi si può provare un senso di pace.

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