12. Riflessioni dopo aver perso il mio dovere
Qualche tempo fa, i leader hanno organizzato un corso per insegnarmi a recitare le parole di Dio. Sono stata molto felice di apprendere tale notizia e pensavo che quest’opportunità fosse piuttosto difficile da trovare. Tuttavia, ripensando a quando mi ero formata nella recitazione qualche anno prima, avevo avuto problemi di varia entità per quanto riguardava il tono espressivo, la velocità, la formulazione e l’enfasi. A quel tempo sentivo che questi problemi erano difficili da risolvere e vivevo nella difficoltà, definendomi sempre incapace e pensando di non essere tagliata per la recitazione. Inoltre, ogni giorno che praticavo, i miei difetti venivano esposti e i fratelli e le sorelle mi facevano notare i miei problemi. Per questo motivo pensavo che svolgere questo dovere mi avrebbe fatta sembrare troppo incompetente e in cuor mio ero diventata ancora più negativa e passiva. Non avevo alcuna intenzione di impegnarmi per risolvere questi problemi, ma mi limitavo a praticare in modo superficiale. Di conseguenza, dopo aver praticato per oltre sei mesi, non avevo ottenuto alcun miglioramento significativo e alla fine mi era stato assegnato un altro dovere. Quando ho pensato al fatto di dover affrontare di nuovo questi problemi, mi sono sentita sopraffatta. Non solo la mia carne avrebbe dovuto soffrire, ma non era nemmeno certo se alla fine sarei riuscita a migliorare oppure no. Pensare a questo mi turbava. Una sorella ha condiviso con me: “Proprio perché abbiamo delle inadeguatezze e delle carenze dobbiamo intensificare la nostra formazione. C’è urgente bisogno che le persone svolgano questo lavoro. La tua pronuncia è piuttosto buona e anche la tua voce ha un timbro piacevole. Bisogna apprezzare queste condizioni e opportunità!” Dopo aver ascoltato la condivisione della sorella, in cuor mio sono rimasta piuttosto commossa e ho pensato: “Sì, ho una bella voce, questa è la grazia di Dio. Ora è tempo che io faccia la mia parte. Non posso vivere nella difficoltà; devo sforzarmi di elevarmi e di migliorare il prima possibile, così da poter adempiere a questo dovere!”
Da quel momento in poi, mi sono dedicata attivamente alla pratica. Il supervisore, sorella Zoe, ha ascoltato un pezzetto di recitazione che avevo registrato e mi ha dato indicazioni e aiuto. Ha affermato: “La formulazione e l’enfasi in alcune parti della tua lettura non sono del tutto appropriate. Pratichi da troppo poco tempo? Inoltre, anche il tuo respiro è instabile e la tua voce suona inconsistente. Dovresti esercitarti di più sulla respirazione”. Ha anche segnalato alcune questioni specifiche. Dopo aver ascoltato le sue parole, mi sono sentita un po’ turbata e ho pensato: “Ci sono così tanti problemi nella mia recitazione; è davvero terribile. La respirazione non è una cosa che può essere migliorata rapidamente. Richiede un lungo processo di pratica e accumulo!” Pensando alle questioni tecniche dettagliate che Zoe aveva menzionato, mi sono sentita priva di ogni merito e il mio viso è diventato tutto rosso. Ho pensato: “Se sono così male, perché dovrei leggere? Quanto tempo dovrò praticare per risolvere così tanti problemi? Le altre sorelle leggono piuttosto bene. Non importa quanto pratichi, non riesco a eguagliarle. Anche se in futuro riuscissi a gestire questo dovere, vivrò nell’ombra degli altri e sarò sempre la ‘studentessa inferiore’, senza riuscire a far sentire minimamente la mia presenza”. Pensando a queste cose, ho perso la voglia di svolgere il dovere. Casualmente avevo altro lavoro da svolgere nei giorni successivi, quindi non ho praticato e, ogni volta che avevo del tempo, mi riposavo un po’.
Qualche giorno dopo, il leader mi ha chiesto se avessi fatto pratica nella recitazione. Ho detto con fermezza: “Sono stata piuttosto impegnata con il mio dovere in questi ultimi giorni e non ho avuto tempo di praticare”. Il leader mi ha chiesto: “Allora hai pensato di fare pratica? Questo dovere è urgente. Se non trovi un modo per dedicare più tempo alla pratica, quando potrai assumerti questo dovere?” Sono rimasta un po’ senza parole e ho anche sentito una fitta di dolore al cuore. A pensarci bene, anche se negli ultimi giorni ero stata un po’ impegnata con il mio dovere, non è che non riuscissi a trovare il tempo. Il problema principale era che sentivo che i problemi della mia recitazione erano troppo difficili da risolvere. Anche se avessi sopportato le difficoltà e pagato un prezzo, non avrei necessariamente ottenuto buoni risultati e avrei avuto ancora bisogno di essere corretta dagli altri. Non ero disposta ad affrontare questa situazione, quindi la evitavo ogni volta che potevo. La domanda del leader mi ha ferita profondamente e mi sono sentita un po’ turbata; mi sono resa conto di essere stata troppo superficiale e irresponsabile nel mio approccio al dovere, quindi mi sono ricordata interiormente di cambiare il mio atteggiamento nei suoi confronti e ho subito trovato il tempo per praticare.
Dopo alcuni giorni ho sentito che la mia recitazione era migliorata un po’, così ho fatto una registrazione audio e l’ho inviata a Zoe. Pensavo che avrebbe detto che avevo fatto qualche progresso, invece, con mia sorpresa, ha nuovamente sottolineato numerosi problemi: respirazione instabile, frasi sconnesse e così via. Ha analizzato pazientemente i problemi per me, mi ha fatto fare pratica sul posto e mi ha corretta. Quando non riuscivo a correggere i problemi dopo molteplici tentativi, diventavo impaziente e mi sentivo anche un po’ afflitta, pensando: “Pratico da diversi giorni e ho ancora tantissimi problemi. Forse non ho semplicemente la comprensione e la levatura necessarie per farlo. Non sono in grado di svolgere questo dovere. Non dovrei più mettermi in imbarazzo per questo; è meglio che mi occupi di un altro dovere!” Ho iniziato a pensare di svicolare e non volevo più continuare a praticare la recitazione, ma non osavo dirlo, temendo che gli altri potessero affermare che stavo rifiutando il mio dovere. Quindi, sono diventata negativa e ho battuto la fiacca, e non mi sono impegnata molto nella pratica pensando che, se non avessi fatto miglioramenti nel tempo, il leader avrebbe potuto farmi smettere di praticare.
Una sera, all’improvviso, ho visto un messaggio del leader che diceva: “Non devi più fare pratica nella recitazione”. Dopo aver visto questo messaggio, ho sentito nel mio cuore un vuoto inatteso e un disagio indescrivibile. Perdere questo dovere non mi aveva portato il sollievo o la soddisfazione che avevo immaginato, anzi, mi sentivo profondamente in colpa e con il cuore pesante. In quel momento mi sono venuti in mente due passaggi delle parole di Dio, così li ho cercati rapidamente e li ho letti. Dio dice: “Questo perché ciò che riflette in maniera più percepibile il vincolo che ti lega a Dio è come tratti le questioni che Dio ti affida e il dovere che ti assegna, nonché l’atteggiamento che hai. Tale questione è quanto vi sia di più osservabile e di più concreto. Dio è in attesa e vuole vedere il tuo atteggiamento. In questo momento critico, dovresti affrettarti e rendere nota a Dio la tua posizione, accettare l’incarico da parte Sua e svolgere bene il tuo dovere. Quando avrai afferrato questo punto cruciale e avrai eseguito l’incarico che Dio ti ha affidato, il tuo rapporto con Dio sarà normale. Se, quando Dio ti affida un compito o ti dice di svolgere un certo dovere, il tuo atteggiamento è superficiale e apatico e tu non lo prendi seriamente, non è proprio l’opposto dell’impegnarti con tutto il cuore e tutte le tue forze? Sei in grado di svolgere bene il tuo dovere in questo modo? Certamente no. Non svolgerai adeguatamente il tuo dovere. Allora, il tuo atteggiamento dello svolgere il tuo dovere è di cruciale importanza, così come il metodo e il cammino che scegli. Non importa da quanti anni credono in Dio, coloro che non svolgono bene i loro doveri saranno eliminati” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). “Ci sono persone che non sono affatto disposte a soffrire nei loro doveri, che non fanno che lamentarsi ogni volta che affrontano un problema e si rifiutano di pagare un prezzo. Che tipo di atteggiamento è questo? Un atteggiamento superficiale. Se svolgi il tuo dovere in modo superficiale, e lo approcci con un atteggiamento irriverente, quale sarà il risultato? Svolgerai il tuo dovere in maniera scadente, anche se saresti in grado di svolgerlo bene – non avrai fatto le cose come si deve, e Dio sarà molto insoddisfatto dell’atteggiamento che hai nei confronti del dovere. Se avessi saputo pregare Dio, ricercare la verità e metterci tutto il tuo cuore e la tua mente, se fossi stato capace di collaborare in questo modo, allora Dio avrebbe preparato per te tutto in anticipo, così che, quando ti fossi occupato delle faccende, ogni cosa sarebbe andata al suo posto, e avresti ottenuto dei buoni risultati. Non ti sarebbe servito impiegare una gran quantità di energia; quando ti fossi impegnato al massimo nel collaborare, Dio avrebbe già disposto tutto per te. Se sei viscido e batti la fiacca, se non ti occupi del tuo dovere in modo appropriato, e vai sempre fuori strada, allora Dio non compirà la Sua opera su di te; perderai l’occasione, e Dio dirà: ‘Non vai bene; non posso servirMi di te. Fatti da parte. Ti piace essere scaltro e battere la fiacca, vero? Ti piace essere pigro, prendertela comoda, non è così? Bene, allora prenditela comoda per l’eternità!’ Dio offrirà questa grazia e questa occasione a qualcun altro. Che dite: è una perdita o un guadagno? (Una perdita.) È una perdita enorme!” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho sentito la Sua indole giusta scendere su di me, soprattutto quando ho letto queste Sue parole: “Non vai bene; non posso servirMi di te. Fatti da parte. Ti piace essere scaltro e battere la fiacca, vero? Ti piace essere pigro, prendertela comoda, non è così? Bene, allora prenditela comoda per l’eternità!” Sentivo che le mie parole, le mie azioni e i miei pensieri erano tutti sotto lo scrutinio di Dio. Sebbene non avessi espresso in modo esplicito la mia riluttanza a svolgere il dovere della recitazione, il mio atteggiamento nei suoi confronti era stato particolarmente superficiale, non mi ero sforzata di migliorare e avevo aspettato passiva che il leader mi dicesse di smettere di occuparmene. Dio richiede alle persone di fare il loro dovere con tutto il loro cuore e con tutta la loro forza, ma non obbliga mai nessuno. Poiché io stessa avevo scelto di sottrarmi al dovere, Dio mi aveva trattata secondo la mia scelta. Di conseguenza, avevo perso il dovere, e la chiesa aveva predisposto che qualcun altro si formasse per questo, ossia Dio aveva dato a qualcun altro l’opportunità di compiere un dovere. Si potrebbe dire che avevo realizzato il mio desiderio di essere esonerata da questo dovere, ma perché in cuor mio non mi sentivo sollevata? Solo allora mi sono resa conto che scegliendo di sfuggire a questa faccenda, ero diventata lo zimbello di Satana ed ero sprofondata nell’oscurità. Ho pensato: “Questo dovere è davvero così difficile? Questi problemi sono davvero irrisolvibili?” Dio sostiene che, quando le persone danno tutto il loro cuore e la loro forza, Lui aprirà loro una strada per guidarle e aiutarle a risolvere le difficoltà. Dio non rende le cose difficili alle persone né dà loro fardelli che non possono sopportare. Fintanto che si possiedono la levatura e le condizioni di base per svolgere un dovere e ci si sforza per elevarsi secondo i requisiti di Dio, i problemi possono essere risolti. I fratelli e le sorelle avevano ripetutamente condiviso sull’importanza di questo dovere, spingendomi a impegnarmi. Tuttavia, non appena mi ero imbattuta in un problema, mi ero impantanata nella sua difficoltà, non avevo voluto impegnarmi per risolverlo ed ero persino diventata negativa e avevo battuto la fiacca, aspettando che il leader mi sollevasse dal dovere. Ero stata davvero ribelle! Pensando a questo, ho provato rammarico e rimorso profondi.
Durante una devozione spirituale, ho letto queste parole di Dio: “Se, quando ti capitano delle particolari difficoltà o ti confronti con degli ambienti particolari, il tuo atteggiamento è sempre quello di evitarli o di scappare, di cercare disperatamente di respingerli e di liberarti di loro; se non vuoi metterti alla mercé delle orchestrazioni di Dio, se non sei disposto a sottometterti alle Sue orchestrazioni e disposizioni, e non vuoi lasciare che la verità assuma il controllo su di te; se vuoi sempre prendere tu le decisioni e controllare ogni cosa che ti riguarda in base alla tua indole satanica, allora di conseguenza, presto o tardi, Dio sicuramente ti metterà da parte o ti consegnerà a Satana. Se capiscono tale questione, le persone devono rapidamente tornare sui loro passi e seguire la loro strada nella vita attenendosi al cammino corretto che Dio richiede. Questo cammino è quello giusto e, quando il cammino è giusto, significa che lo è anche la direzione. Possono esserci dossi sulla strada e difficoltà durante questo periodo, si può inciampare o essere talvolta un po’ contrariati e diventare negativi per molti giorni. Fintanto che si riesce a persistere nello svolgere i propri doveri senza ritardare le cose, tutti questi problemi saranno insignificanti; tuttavia, le persone devono prontamente riflettere su sé stesse e cercare la verità per eliminare questi problemi, e non devono assolutamente procrastinare, gettare via il proprio lavoro o abbandonare i propri doveri. Questo è fondamentale. […] Quando ti imbatti in un dovere, ed esso ti viene affidato, non pensare a come evitare di affrontare le difficoltà; se una cosa è difficile da gestire, non metterla da parte e non ignorarla. Devi affrontarla a testa alta. Devi ricordare in ogni momento che Dio è con le persone e che loro devono solamente pregare e ricercare davanti a Lui se hanno delle difficoltà; e che con Dio niente è difficile. Devi avere questa fede. Se hai fede nel fatto che Dio è il Sovrano di tutte le cose, perché hai ancora paura quando ti succede qualcosa? Perché temi ancora di non aver nulla su cui contare? Questo dimostra che non ti affidi a Lui. Se non Lo consideri il tuo sostegno e il tuo Dio, allora Egli non è il tuo Dio” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Quando ho incontrato delle difficoltà, non mi sono rivolta a Dio per cercare la Sua intenzione, ma ho sempre vissuto secondo le mie nozioni e fantasie per delimitare me stessa. Soprattutto quando i problemi con la recitazione sono diventati numerosi e difficili e non ho visto buoni risultati dopo aver lavorato duramente per due giorni, ho deciso che questi problemi non potevano essere risolti affatto e che ogni ulteriore sforzo sarebbe stato inutile. Quindi, anche se praticavo, lo facevo con noncuranza solo per cavarmela e non ci mettevo il cuore. Ho pensato a sorella Zoe. Aveva iniziato a praticare perfino più tardi di me e anche lei aveva non pochi problemi; pensavo addirittura che sotto certi aspetti non fosse brava quanto me. Non avevo una grande opinione di lei, ma la sorella era molto seria riguardo al suo dovere, aveva affrontato attivamente le sue inadeguatezze e si era impegnata a praticare. Grazie alla pratica continua era migliorata rapidamente e i suoi risultati nella recitazione erano stati piuttosto buoni. Pensando a questo, ho capito che, se mi affido a Dio e mi impegno a praticare diligentemente di fronte alle difficoltà, i problemi possono essere risolti. Nella misura in cui le persone collaborano, Dio realizzerà il loro desiderio. Ripensando a quegli anni, mi rendo conto di aver davvero sprecato il mio tempo. Ho seguito Dio ma non ho avuto fiducia in Lui e, di fronte alle cose, non mi sono affidata a Lui né ho cercato la Sua intenzione, ma mi sono attaccata alle mie opinioni. Di conseguenza, altri hanno fatto progressi mentre io sono rimasta ferma. Sono stata davvero una sciocca!
In seguito ho continuato a riflettere. In passato ho dovuto affrontare molte difficoltà sia negli studi che nella vita quotidiana, ma non ho mai concluso facilmente di essere incapace e non mi sono arresa prima ancora di provare, proprio come quando una volta sognavo di diventare avvocato e di raggiungere fama e fortuna; a quel tempo il tasso di superamento dell’esame giudiziario nazionale era solo del 7% circa, e il mio rendimento scolastico non era così buono, ma non mi sono tirata indietro solo perché era difficile. Per realizzare il mio sogno mi sono isolata per oltre due mesi e ho studiato intensamente ogni giorno senza trovarlo gravoso. Il pensiero di ottenere fama e fortuna e di ricevere l’ammirazione degli altri mi ha motivata molto. Alla fine ho davvero superato l’esame. Ripensando al motivo per cui mi sentivo incapace di risolvere i problemi relativi al dovere della recitazione e desideravo sempre svicolare e tirarmi indietro, era perché ero troppo egoista. Facevo le cose che mi procuravano vantaggi ed evitavo le altre. Durante una devozione spirituale, ho letto un passaggio delle parole di Dio e ho ottenuto delle conoscenze sul mio problema. Dio Onnipotente dice: “Gli anticristi sono privi di coscienza, di ragionevolezza e di umanità. Non solo sono incuranti della vergogna, ma hanno anche un altro segno distintivo: sono estremamente egoisti e vili. Non è difficile comprendere il senso letterale del loro ‘egoismo’ e della loro ‘viltà’: sono ciechi a tutto tranne che ai loro interessi personali. Tutto ciò che riguarda i loro interessi personali è al pieno centro della loro attenzione, e per esso sono disposti a soffrire, a pagare un prezzo, a impegnarsi e a dedicarsi. Invece, trascurano e chiudono un occhio su tutto ciò che non riguarda i loro interessi personali; gli altri possono fare quello che vogliono, agli anticristi non importa che qualcuno sia causa di intralcio o di disturbo e, ai loro occhi, questo non li riguarda minimamente. Detto con tatto, si occupano dei loro affari. Ma è più preciso affermare che simili individui sono vili, ignobili e sordidi; li definiamo ‘egoisti e vili’. In che modo si manifestano l’egoismo e la viltà degli anticristi? […] non importa quale dovere stiano svolgendo, tutto ciò a cui gli anticristi pensano è se questo consentirà loro di conquistare la scena; se si tratta di qualcosa che accrescerà la loro reputazione, si scervellano per trovare un modo per imparare a farlo, per portarlo a termine; tutto ciò di cui si preoccupano è se li distinguerà. In qualunque cosa facciano o pensino, si interessano solo della propria fama, del proprio guadagno e del proprio prestigio. A prescindere da quale compito stiano svolgendo, non fanno che competere su chi sia migliore e chi peggiore, chi vinca e chi perda, chi abbia la reputazione più alta. Si preoccupano solo di quante persone li adorano e li ammirano, di quante obbediscano loro e di quanti seguaci abbiano. Non tengono mai condivisioni sulla verità né risolvono i problemi reali. Non pensano mai a come fare le cose secondo principio quando svolgono il proprio dovere, né riflettono se siano stati leali, se abbiano adempiuto alle loro responsabilità, se nel loro lavoro ci siano state deviazioni o sviste, o se ci sia qualche problema, e tanto meno pensano a ciò che richiede Dio e a quali sono le Sue intenzioni. Non prestano la minima attenzione ad alcuna di queste cose. Si impegnano duramente e fanno le cose solo per fama, guadagno e prestigio, per soddisfare le proprie ambizioni e i propri desideri personali. Questa è la manifestazione dell’egoismo e della viltà, non è vero? Ciò espone pienamente come abbiano il cuore colmo dei loro personali desideri, ambizioni e richieste insensate; ogni loro azione è governata dalle loro ambizioni e dai loro desideri. Qualunque cosa facciano, la motivazione e la fonte sono i loro personali desideri, ambizioni e richieste insensate. Questa è la manifestazione più tipica dell’egoismo e della viltà” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Quarto excursus: Riepilogo sul carattere degli anticristi e sulla loro indole essenza (Parte prima)”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho capito che le mie intenzioni e il punto di partenza nel fare le cose erano completamente sbagliati ed erano uguali a quelli degli anticristi. Tutto quello che facevo era guidato dall’interesse personale ed era per cose che potessero soddisfare il mio desiderio di fama e fortuna e per ottenere l’ammirazione degli altri; mi scervellavo e facevo di tutto per questo, senza temere la sofferenza. Al contrario, non ero disposta a fare le cose che non mi procuravano vantaggi, anche se significative e preziose, per non parlare di impegnarmi o soffrire e pagare un prezzo per ottenerle. Quando ho sostenuto l’esame giudiziario, avevo la determinazione di uno “spirito combattivo”, poiché superare l’esame mi avrebbe permesso di diventare avvocato, di ottenere l’ammirazione degli altri e di guadagnare un sacco di soldi, raggiungendo sia fama che fortuna. Questa motivazione mi ha spinta ad affrontare anche le difficoltà più grandi e a impegnarmi per arrivare al successo. Tuttavia, il mio atteggiamento nei confronti del dovere della recitazione era completamente diverso. Sentivo che svolgere questo dovere implicava solo di essere rivelati, che non mi avrebbe portato fama o riconoscimento e non mi avrebbe offerto alcuna opportunità di mettere in mostra il mio valore. Quindi, non ero disposta a soffrire né a pagare il prezzo per questo dovere, ed ero persino riluttante a farlo. I fratelli e le sorelle hanno ripetutamente condiviso sull’intenzione urgente di Dio, secondo la quale Egli spera che più persone possano ascoltare le Sue parole e ricevere la Sua salvezza. Mi hanno esortata a praticare rapidamente in modo da potermi far carico di questo dovere, ma io ho preso in considerazione solo la mia reputazione e il mio prestigio. Non ho ascoltato affatto i consigli dei fratelli e delle sorelle, ho ignorato l’intenzione di Dio e ho chiuso un occhio, non importa quanto urgente e importante fosse il lavoro. Ero troppo egoista e spregevole! Più ci pensavo, più mi sentivo angosciata. Mi sono presentata davanti a Dio e ho pregato: “Dio, Ti seguo da molti anni ma non sono stata sincera. In tutto quello che faccio, tengo conto dei miei interessi e pianifico per la mia carne, lasciando molti rimpianti nel mio dovere. Non voglio più vivere così, desidero cambiare. Che Tu possa sottopormi a scrutinio!” Dopo aver pregato, ho iniziato a riflettere su quanto fossi stata negligente e superficiale nel mio attuale dovere, e su come avrei potuto cambiare questo atteggiamento verso il suo svolgimento. Dopo mezza giornata, all’improvviso ho ricevuto un messaggio. Il leader diceva che mi avrebbe dato un’altra possibilità di continuare a praticare la recitazione. Nel momento in cui ho letto il messaggio, non potevo quasi credere ai miei occhi. Ho capito chiaramente che questa era la misericordia di Dio che mi dava la possibilità di pentirmi, di ribellarmi alla mia carne e di praticare la verità. Il mio cuore era pieno di gratitudine e non sapevo cosa dire. Tutte le mie parole si sono trasformate in una frase: grazie a Dio! In quel momento mi sono ricordata di queste parole di Dio: “L’indole di Dio è vitale e vividamente palese, ed Egli muta pensieri e atteggiamenti in base all’andamento delle cose. La trasformazione del Suo atteggiamento nei confronti dei Niniviti dice all’umanità che Egli ha i Suoi pensieri e le Sue idee; non è un robot o una figurina di terracotta, ma il Dio Stesso vivente. Poteva essere in collera con gli abitanti di Ninive, proprio come poteva perdonare il loro passato alla luce dei loro atteggiamenti. Poteva decidere di infliggere sventure ai Niniviti e poteva anche cambiare la Sua decisione in considerazione del loro pentimento” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico II”). Ho capito che Dio era accanto a me e osservava ogni mia parola e azione e che, quando ero stata disposta a pentirmi, Egli mi aveva dato un’altra possibilità.
Durante la pratica successiva, le sorelle hanno segnalato alcuni problemi. All’inizio sono riuscita a trattarli correttamente e ho cercato attivamente delle soluzioni, ma quando le difficoltà sono diventate un po’ più grandi sono ricaduta nello scoraggiamento e ho rivelato un desiderio di svicolare. Una volta, dopo aver praticato diligentemente, una sorella ha affermato che la mia recitazione suonava meccanica e che in realtà ero regredita invece di migliorare. Mi sono sentito molto afflitta nel sentire un simile commento. Speravo che la mia pratica avrebbe prodotto risultati migliori, ma invece sembrava che fossero peggiori. Ho perso ogni motivazione per registrare e ho cominciato a pensare: “Questo dovere è troppo difficile; non sono capace di farlo”. In quel momento ho visto queste parole di Dio: “Attualmente, rendere testimonianza all’opera di Dio degli ultimi giorni e propagare le parole di Dio è una questione significativa. È un dovere molto importante e nessuno di voi dovrebbe sottovalutarlo. Il vostro non è un fardello leggero. Non si tratta di una questione di poco conto, né di una legata solo alle esperienze personali. La sua portata è molto ampia: riguarda la salvezza dell’umanità e la diffusione del Vangelo del Regno. Se non capite questa questione e non ne percepite l’importanza, e continuate a comportarvi in modo petulante, a fare capricci infantili o se diventate scontenti mentre fate il vostro dovere, allora ciò è problematico: non siete degni di svolgere questo lavoro. Il livello delle tue competenze professionali e le tue capacità lavorative dipendono dalla tua levatura e dalla tua esperienza lavorativa; questi aspetti sono secondari. La cosa più importante è avere un cuore retto, essere capaci di sottomettersi a Dio, essere disposto a pagare un prezzo ed essere leale nell’assolvimento del tuo dovere” (La condivisione di Dio). Le parole di Dio mi hanno ricordato che il dovere che stavo svolgendo non era un compito semplice. Comportava la diffusione delle Sue parole e la testimonianza dell’opera di Dio degli ultimi giorni, e non potevo trattarlo con leggerezza secondo la mia volontà. Pensando a questo, mi sono sentita illuminata e motivata. Grazie alle parole di Dio ho trovato anche il modo di praticare. Le capacità e la levatura sono secondarie; la cosa più importante è avere un cuore giusto, essere leali e saper adempiere al proprio dovere: questo è ciò che Dio vuole vedere. Mi sono calmata e L’ho pregato: “Dio, non voglio fare il mio dovere con un’indole corrotta. Devo impegnarmi e pagare il prezzo per questo dovere, essere all’altezza dell’opportunità che mi hai dato di assumermi il dovere. Ti prego di guidarmi”. Dopo aver pregato, ho riflettuto su come affrontare le questioni sollevate dalla sorella. Ho capito che il principio della recitazione è di stare in silenzio nelle parole di Dio, leggere, meditare e comprendere il significato delle Sue parole con sincerità, e recitare partendo da questa base anziché leggere meccanicamente il testo. Così ho calmato la mia mente e ho letto le parole di Dio, comprendendole alla luce del mio stato. Dopo aver recitato in questo modo, la sorella ha affermato che l’effetto era molto migliore. Ho capito che questa era la guida di Dio e mi sono sentita molto felice. Dopo aver praticato per un periodo di tempo, ho trovato dei modi per perfezionare i risultati della mia recitazione, e i problemi sono migliorati un po’. Grazie a Dio per avermi offerto un’esperienza del genere!