36. Come ho fatto a eliminare l’oppressione

di Gu Nian, Cina

In passato lavoravo su singoli aspetti del lavoro nella chiesa con un carico di lavoro leggero e relativamente facile, quindi sentivo che fare il mio dovere in quel modo fosse molto piacevole. Successivamente sono stata eletta supervisore del Vangelo. Ho visto che la sorella con cui lavoravo aveva molti compiti da seguire ogni giorno: doveva condividere tempestivamente quando venivano scoperti problemi o stati e difficoltà di fratelli e sorelle per risolverli, doveva coltivare i lavoratori del Vangelo, doveva fare regolarmente il resoconto del lavoro e così via. Il suo programma giornaliero era tutto pieno. Solo a guardarla mi sentivo mentalmente esausta. “Sarà questo lo stato del mio lavoro in futuro? Con così tanti compiti dettagliati, la mia mente dovrà continuare a correre ogni giorno così? Inoltre quando sorgono dei problemi devo subito cercare la verità per risolverli, ma il mio ingresso nella vita è superficiale e mi manca la verità relativa alla predicazione del Vangelo. Per assumermi questo dovere, non so quante sofferenze dovrà sopportare la mia carne!” Mi sentivo molto sotto pressione e avevo poco entusiasmo a svolgere attivamente il lavoro successivo.

Una sera, dopo aver terminato il lavoro, mi sentivo vuota dentro e stranamente insofferente. Pensando alle difficoltà e ai problemi che avrei dovuto affrontare nel nuovo lavoro mi sentivo molto oppressa e avvilita. Mi sono resa conto che il mio stato non era corretto, così ho pregato Dio: “Oh Dio, ho il cuore in agitazione, mi sento oppressa e irritata e il mio stato non è normale. Oh Dio, Ti prego di farmi uscire da questo stato. Amen!” Dopo aver pregato, ho aperto il libro delle parole di Dio e ho letto queste Sue parole: “Se gli individui cercano costantemente il benessere e la felicità della carne, se perseguono costantemente la felicità e il benessere della carne e non vogliono soffrire, allora anche patire una minima sofferenza fisica, soffrire un po’ più degli altri o sentirsi un po’ più sovraccarichi di lavoro del solito li farebbe sentire oppressi. Questa è una delle cause dell’oppressione. Se gli uomini non considerano una piccola sofferenza fisica come un grave problema e non cercano il benessere fisico, perseguendo invece la verità e cercando di adempiere bene ai loro doveri per soddisfare Dio, spesso non avvertono la sofferenza fisica. Anche se a volte si sentono un po’ occupati, stanchi o esausti, dopo essere andati a dormire si svegliano ristorati e riprendono a lavorare. Si concentrano allora sui loro doveri e sul loro lavoro; non considerano un po’ di stanchezza fisica come un grande problema. Al contrario, quando nei pensieri delle persone emergono dei problemi ed esse perseguono costantemente il benessere fisico, ogni volta che il loro corpo subisce una minima offesa o non trova appagamento, emergono in loro determinate emozioni negative. Dunque, perché individui di questo tipo, che vogliono sempre fare a modo loro, assecondare la propria carne e godersi la vita, si trovano spesso intrappolati in questa emozione negativa dell’oppressione ogni volta che non trovano soddisfazione? (Perché perseguono le comodità e il benessere fisico.) Questo è vero per alcune persone(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (5)”). “Nella società, chi sono coloro che non si occupano del proprio lavoro? Sono i fannulloni, gli sciocchi, i nullafacenti, i teppisti, i mascalzoni e i perdigiorno, questa sorta di gente. Non vogliono apprendere nuove abilità o capacità, né intraprendere seriamente una carriera o trovare un lavoro per mantenersi. Sono i fannulloni e i perdigiorno della società. Si infiltrano nella chiesa e vogliono guadagnare qualcosa senza offrire niente in cambio e ottenere la loro parte di benedizioni. Sono degli opportunisti. Questi opportunisti non sono mai disposti a svolgere i loro doveri. Se le cose non vanno come vorrebbero, anche solo leggermente, si sentono oppressi. Desiderano sempre vivere liberamente, non intendono svolgere alcun tipo di lavoro, eppure vogliono del buon cibo e bei vestiti, mangiare tutto ciò che desiderano e dormire quando vogliono. Pensano che quando ciò avverrà sarà sicuramente un giorno meraviglioso. Non vogliono sopportare la benché minima avversità e desiderano una vita di godimento. Trovano persino estenuante vivere; sono schiavi delle emozioni negative. Si sentono spesso stanchi e confusi perché non possono fare a modo loro. Non vogliono occuparsi del proprio lavoro né gestire le proprie mansioni. Non vogliono dedicarsi a un singolo lavoro ed eseguirlo con costanza dall’inizio alla fine, considerandolo come la propria professione e il proprio dovere, come un obbligo e una responsabilità; non vogliono portarlo a termine e ottenere dei risultati, né compierlo al meglio. Non hanno mai pensato in questo modo. Vogliono solo agire in modo superficiale e usare il loro dovere come mezzo per guadagnarsi da vivere. Quando si trovano di fronte a un minimo di pressione o a una qualche forma di controllo, oppure quando è richiesto loro uno standard leggermente più elevato, o di assumersi un po’ di responsabilità, si sentono a disagio e oppressi. Sviluppano queste emozioni negative, trovano la vita estenuante e sono infelici(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (5)”). Riflettere sulle parole di Dio mi ha fatta sentire profondamente turbata e afflitta. Ho capito che agli occhi di Dio coloro che cercano sempre un dovere poco gravoso e cadono in uno stato di oppressione se devono penare un po’, non fanno correttamente il proprio lavoro e sono opportunisti che si sono infiltrati nella casa di Dio. Riflettendo sul mio stato e su ciò che avevo rivelato durante questo periodo, mi sono resa conto di essere proprio il tipo di persona che Dio esponeva. Non avevo ancora assunto ufficialmente un incarico, vedevo soltanto che la sorella con cui lavoravo aveva molti compiti da gestire: doveva impegnarsi, pensare intensamente e scervellarsi ogni giorno e poi doveva anche risolvere gli stati e i problemi dei fratelli e delle sorelle attraverso la condivisione sulla verità. Mi sentivo in difficoltà, perché tutto sembrava tanto impegnativo e faticoso. Quando pensavo a come assumermi la responsabilità di quei compiti dettagliati, mi sentivo oppressa e avvilita, e non volevo accollarmi quel fardello. Eppure sapevo che l’intenzione urgente di Dio è la diffusione del Vangelo del Suo Regno e coloro che con coscienza e ragione perseguono la verità hanno tutti in considerazione l’intenzione di Dio, sopportano realmente la sofferenza e si sacrificano, facendo ognuno la propria parte. Ora che avevo accettato questo dovere, dovevo pensare il più rapidamente possibile a come affrontare il lavoro, ad esempio a come coltivare le persone, risolvere i loro stati e difficoltà, correggere i problemi e le anomalie nel lavoro, e così via. Erano compiti che non avevo mai affrontato prima, quindi ho dovuto capire e familiarizzare con loro poco a poco. Ma non avevo quelle pratiche positive e mi preoccupavo tutto il giorno che la mia carne potesse soffrire di più, il che mi faceva cadere in uno stato di oppressione. Non mi dedicavo proprio al mio vero lavoro! Questi pensieri mi facevano sentire molto in colpa, così mi sono presentata davanti a Dio per pregare, chiedendoGli di darmi il senso del fardello e la determinazione per sopportare la sofferenza e poter intraprendere il lavoro.

All’inizio ero abbastanza attiva, familiarizzando con vari principi e attrezzandomi con la verità della predicazione del Vangelo per risolvere i problemi. Anche se è stato impegnativo, pregando e affidandomi a Dio, sono riuscita a fare dei progressi e ogni giorno sembrava abbastanza appagante. Ma dopo un po’ mi sono accorta che i compiti dettagliati erano più di quanto avevo previsto. Quando è arrivato il momento di fare il riassunto del lavoro, ho visto che c’erano tanti problemi da risolvere e mi sono sentita sopraffatta. Per esempio, i lavoratori del Vangelo non afferravano i principi dei loro doveri, non sapevano come rispondere alle domande dei potenziali destinatari del Vangelo, altri avevano uno stato deplorevole, e così via. Risolvere uno per uno tutti quei problemi attraverso la condivisione avrebbe richiesto un grande sforzo mentale. Inoltre, non avevo quasi nessuna esperienza, e trovare i principi rilevanti per eliminare questi problemi e pensare a risposte efficaci per le domande dei potenziali destinatari del Vangelo richiedeva un grande sforzo mentale! Sentivo un’immensa pressione e mentre fissavo il computer non riuscivo a non pensare: “Ogni problema che si presenterà in futuro richiederà una riflessione approfondita e un costo per eliminarlo. Questo dovere è troppo difficile per me, io voglio solo essere una modesta seguace. Non potrei solo concentrarmi sulla predicazione del Vangelo e assumere un dovere più semplice?” In quel periodo ogni mattina appena aprivo gli occhi mi sentivo sommersa di lavoro da gestire, e persino in sogno condividevo sulle idee per risolvere i problemi. A poco a poco, mi sentivo sempre più sfinita nel mio dovere e il mio cuore era molto affaticato, inoltre le sensazioni negative di oppressione si facevano più intense. Speravo ogni giorno di avere meno compiti e meno problemi per non essere così stanca. Ho trascorso giornate intere di fila in uno stato di stordimento, solo costringendomi a fare il mio dovere. Dentro di me avevo poco senso del fardello, e continuavo a rimandare i problemi che dovevano essere risolti. Quando controllavo il lavoro, non riuscivo a individuare le difficoltà, il mio cervello sembrava un blocco di legno e la mia efficienza lavorativa era estremamente bassa. Anche la preghiera e nutrirmi delle parole di Dio non portavano alcuna rivelazione o luce e il mio spirito si sentiva davvero cupo. Anche i fratelli e le sorelle avevano notato che qualcosa non andava nel mio stato e mi hanno chiesto: “Che succede al tuo stato in questi giorni? Nelle riunioni sei sempre sonnolenta e poco attiva durante la condivisione”. A sentire queste parole mi sono sentita ancora più afflitta e mi sono chiesta come fossi arrivata a ridurmi così. Avevo perso l’opera dello Spirito Santo? Dio mi aveva messa da parte e m’ignorava? Più tardi, attraverso la ricerca, ho cominciato finalmente a comprendere il mio stato.

Ho letto queste parole di Dio: “Avere emozioni negative dimostra che c’è un problema, e quando c’è un problema bisognerebbe risolverlo. Esistono sempre modi e percorsi per risolvere i problemi che andrebbero risolti: non sono irrisolvibili. Dipende solo dal fatto che tu riesca a guardare in faccia il problema e voglia risolverlo o meno. Se sì, allora non esiste un problema tanto difficile da non poter essere risolto. Se ti presenti davanti a Dio e ricerchi la verità nelle Sue parole, puoi risolvere ogni difficoltà. Tuttavia, non solo lo sconforto, la depressione, l’abbattimento e il senso di oppressione non ti aiutano a risolvere i tuoi problemi; al contrario, possono far sì che essi si aggravino e peggiorino sempre di più. Ci credete? (Sì.)” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (1)”). “Per concludere, c’è qualcosa che vorrei dirvi: non lasciare che un’emozione minima o un’emozione semplice, insignificante ti rendano schiavo per il resto della tua vita tanto da influire sul tuo raggiungimento della salvezza e distruggere la tua speranza di essere salvato; capito? (Sì.) Questa tua emozione non solo è negativa; per essere più precisi, in realtà è in contrasto con Dio e con la verità. Potresti pensare che sia un’emozione che rientra nella normale umanità, ma agli occhi di Dio non si tratta di una semplice questione di emozioni, bensì di un metodo per opporsi a Lui. È un metodo caratterizzato dalle emozioni negative che le persone usano per opporsi a Dio, alle Sue parole e alla verità. Spero quindi che, partendo dal presupposto che tu voglia perseguire la verità, esaminerai a fondo te stesso per vedere se ti stai aggrappando a queste emozioni negative, se ti stai opponendo ostinatamente e stupidamente a Dio e se sei in competizione con Lui. Se appuri la risposta attraverso tale esame, se acquisisci chiarezza e una chiara consapevolezza, allora ti chiedo innanzitutto di abbandonare queste emozioni. Non averle a cuore e non aggrappartici, poiché distruggeranno te, la tua destinazione, e l’opportunità e la speranza che hai di perseguire la verità e di ottenere la salvezza(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (1)”). Dio ha parlato molto chiaramente. Le emozioni negative possono sembrare un problema banale, ma influiscono notevolmente sul perseguimento della verità e sull’adempimento del dovere. Ho sempre pensato che le emozioni negative le provano tutti, e che in certe circostanze queste fossero solo la rivelazione di pensieri e idee e non rappresentassero un grave problema. Cosicché, quando vedevo che le emozioni negative esposte da Dio potevano indurre a opporre resistenza a Lui e alla verità e rovinare le opportunità di salvezza, non avevo un’autentica esperienza o comprensione nel mio cuore. Riflettendo su ciò che avevo rivelato durante questo periodo, ho cominciato a turbarmi. Vedendo la grande quantità di lavoro e il gran numero dei progetti ho pensato che l’adempimento di questo dovere avrebbe portato sofferenza e stanchezza alla mia carne e mi sono sentita oppressa e avvilita, incapace di sentirmi liberata. Quando in effetti sono andata avanti con questo dovere ho scoperto che c’erano molti compiti specifici da gestire e molti problemi che andavano risolti attraverso la condivisione sulla verità. Ma non avevo esperienza in questo lavoro e pensavo che per gestire bene ogni compito, la mia carne ne avrebbe sofferto. Questo mi faceva sentire molto angosciata e le emozioni negative affioravano continuamente. Mi costringevo praticamente ogni giorno a fare il mio dovere e non avevo un vero senso di fardello nel cuore. Mi preoccupavo della carne, mi crogiolavo in emozioni oppressive ed ero debole e passiva nel mio dovere. Tutto ciò equivaleva essenzialmente a sfogare la mia insoddisfazione e a disobbedire alla situazione predisposta da Dio. Questo significava opporre resistenza alla verità e a Dio e contrapporsi a Lui. Dio sottopone a scrutinio le profondità del cuore delle persone e il mio atteggiamento nei confronti del mio dovere ha fatto sì che Dio mi detestasse. Avevo perso l’opera dello Spirito Santo nel mio dovere. Questa era la giusta indole di Dio nei miei confronti. Questa consapevolezza mi terrorizzava, e sapevo che dovevo eliminare le mie emozioni negative il prima possibile.

Più tardi, ho letto queste parole di Dio: “Qual è realmente il tuo scopo se non accogli la verità e tanto meno la metti in pratica, e se nella casa di Dio ti limiti a cercare di cavartela in qualche modo? Vuoi fare della casa di Dio la tua casa di riposo o un ospizio di carità? In tal caso, ti sbagli: la casa di Dio non si occupa di profittatori, di perdigiorno. Chiunque abbia scarsa umanità, non compia volentieri il proprio dovere o sia inadatto a svolgere un dovere deve essere allontanato; tutti i miscredenti che non accolgono affatto la verità devono essere eliminati. Alcune persone comprendono la verità, ma non riescono a metterla in pratica nello svolgimento dei propri doveri. Quando vedono un problema non lo risolvono, e nonostante sappiano che qualcosa è loro responsabilità non danno il massimo. Se non porti a termine nemmeno le responsabilità di cui sei capace, che valore o effetto può avere lo svolgimento del tuo dovere? Ha un significato credere in Dio in questo modo? Una persona che comprende la verità ma non è capace di metterla in pratica, che non è in grado di sopportare le difficoltà che dovrebbe, una persona del genere non è adatta a svolgere un dovere. Alcuni di coloro che svolgono un dovere lo fanno in realtà solo per essere sfamati. Sono dei mendicanti. Pensano che, se svolgono qualche compito nella casa di Dio, avranno garantiti vitto e alloggio e otterranno il sostentamento senza bisogno di trovare un lavoro. Sussiste davvero una transazione di questo genere? La casa di Dio non provvede ai fannulloni. Se qualcuno che non pratica minimamente la verità ed è costantemente superficiale nello svolgere il proprio dovere dice di credere in Dio, Dio lo riconoscerà? Tutte queste persone sono dei miscredenti e, agli occhi di Dio, dei malfattori(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Per svolgere bene il proprio dovere, bisogna almeno possedere coscienza e ragione”). “Oggi, non credi alle parole che dico e non poni alcuna attenzione a esse; quando arriverà il giorno di diffondere questa opera e la vedrai nella sua totalità, ti pentirai, e in quel momento resterai interdetto. Ci sono benedizioni, eppure non sai goderne, e c’è la verità, ma tu non la persegui. Non stai forse attirando disprezzo su di te? Oggi, anche se la fase successiva dell’opera di Dio deve ancora iniziare, non c’è niente di ulteriore in merito alle richieste a te fatte e a ciò che ti viene chiesto di vivere. C’è tanta opera e così tante verità; non sono degne di essere conosciute da te? Il castigo e il giudizio di Dio non sono in grado di risvegliare il tuo spirito? Il castigo e il giudizio di Dio non sono capaci di farti odiare te stesso? Sei contento di vivere sotto l’influenza di Satana, in pace e gioia e con un po’ di conforto carnale? Non sei la più infima di tutte le persone? Nessuno è più stolto di coloro che pur avendo contemplato la salvezza non cercano di ottenerla; sono persone che si saziano della carne e godono di Satana. Speri che la tua fede in Dio non comporti sfide o tribolazioni, né la benché minima avversità. Persegui costantemente cose immeritevoli e non attribuisci alcun valore alla vita, e anteponi, invece, i tuoi pensieri stravaganti alla verità. Sei talmente indegno!(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Le esperienze di Pietro: la sua conoscenza del castigo e del giudizio”). Meditando sulle parole di Dio mi sono sentita profondamente giudicata. Dio detesta coloro che ricercano costantemente il benessere e il piacere della carne. Queste persone non sopportano la sofferenza né si sacrificano per il loro dovere, ed è impossibile per loro adempiere alle proprie responsabilità o spendersi veramente per Dio. Ho sempre perseguito una vita di comodità carnali, ho vissuto secondo i veleni satanici di “La vita è breve, quindi goditela finché puoi”, “Oggi bevi il vino di oggi; di domani, preoccupatene domani” e “La vita è breve, trattati bene”. Credevo che la vita in questo mondo fosse piena di problemi e dolori e che non ci si dovesse complicare la vita da soli, ma che si dovesse imparare a godersi la vita e a trattarsi bene. Da che ho cominciato a credere in Dio ho capito che perseguire la verità e fare il proprio dovere è il cammino giusto nella vita, e che per ottenere la verità bisogna sopportare la sofferenza e pagare un prezzo. Ma quando sono stata scelta come supervisore e ho dovuto assumermi maggiori responsabilità, il pensiero di dover soffrire di più per fare bene il lavoro e di non poter vivere una vita comoda e facile mi ha fatta sentire oppressa e avvilita. Vedendo aumentare il carico di lavoro, mi sono sentita insoddisfatta, resistente e piena di lamentele, persino ritardando la soluzione dei problemi alla mia portata. Vedevo che ero esattamente il tipo di persona che Dio esponeva: una persona non disposta a fare il proprio dovere, una parassita inutile che ama la comodità e odia il lavoro. Ho pensato a quanti fratelli e sorelle predicatori del Vangelo hanno sopportato gli abusi e le umiliazioni da parte dei religiosi, la persecuzione e l’arresto da parte del gran dragone rosso e hanno anche affrontato il rischio di perdere la vita. Alcuni di loro hanno messo impegno per acquisire la verità e risolvere i problemi dei potenziali destinatari del Vangelo, condividendo ripetutamente sulle nozioni delle persone religiose. Per quanto fosse difficile, non si sono ritirati o arresi, con la volontà di rispettare le intenzioni di Dio e di predicare il Vangelo a più persone. Questo è quanto dovrebbero fare le persone che hanno davvero umanità. Allora, guardando me stessa, il mio atteggiamento verso il dovere era molto irriverente e negligente, come se il fatto di essere nominata supervisore volesse rendermi apposta le cose difficili, mentre io volevo solo essere libera dalle sofferenze o dalla fatica e fare la parassita nella casa di Dio, trascinando i giorni. Una persona come me, con una simile umanità, non meritava di svolgere un dovere. Quant’ero egoista e spregevole! In realtà, Dio ha dato a ciascuno un fardello in base alla sua reale statura, usando il dovere per compensare le sue mancanze e aiutarlo a ottenere la verità. Ripenso a quando ho iniziato a svolgere questo dovere, ho affrontato difficoltà e problemi nel lavoro, e ho ottenuto dei risultati pregando e affidandomi a Dio per cercare le verità principi. In seguito, quando i lavoratori del Vangelo hanno avuto problemi con i loro stati o con il lavoro, grazie alla condivisione con loro per risolvere questi problemi, ho fatto anche dei progressi, cosa che non si poteva ottenere in circostanze confortevoli. Ma sotto l’influenza dei veleni di Satana, ho perseguito cose inutili e meschine, pensando sempre di evitare il mio dovere per proteggere i miei interessi carnali, vivendo in emozioni negative e opponendo resistenza a Dio. Ero davvero ribelle e incapace di distinguere il bene dal male! Se avessi continuato a vivere per la carne, avrei certamente rovinato la mia possibilità di ottenere la verità attraverso il dovere. Rendendomi conto di questo, ho provato un profondo senso di colpa e di rimorso, e ho pregato Dio tra le lacrime: “Dio, ho sbagliato. Il mio atteggiamento nei confronti del dovere Ti ha fatto sentire disgustato e deluso. Ho ignorato la Tua intenzione. Dio, non voglio più ribellarmi a Te, e sono disposta a ribellarmi alla mia carne e ad assumermi questa responsabilità”.

Più tardi, ho letto queste parole di Dio: “Tutti quelli che credono veramente in Dio sono individui che si occupano del lavoro che spetta loro, disposti a svolgere i propri doveri, capaci di assumersi una parte del lavoro e di svolgerla bene in base alla propria levatura e alle regole della casa di Dio. Naturalmente, all’inizio può essere difficile adattarsi a questa vita. Potresti sentirti esausto fisicamente e mentalmente. Tuttavia, se possiedi davvero la determinazione a collaborare e la volontà di diventare una persona normale e buona e di raggiungere la salvezza, allora devi pagare un qualche prezzo e permettere a Dio di impartirti la Sua disciplina. Quando provi l’impulso a essere ostinato, devi ribellarti a esso e abbandonarlo, riducendo gradualmente la tua testardaggine e i tuoi desideri egoistici. Devi chiedere aiuto a Dio nelle questioni cruciali, nei momenti cruciali e nei compiti cruciali. Se sei determinato, dovresti chiederGli di castigarti e disciplinarti, e di illuminarti affinché tu possa comprendere la verità e ottenere così dei risultati migliori. Se la tua determinazione è autentica e preghi Dio in Sua presenza e Lo supplichi, Egli agirà. Trasformerà il tuo stato e i tuoi pensieri. Se lo Spirito Santo svolge una minima opera, muovendoti e illuminandoti un po’, il tuo cuore cambierà e il tuo stato subirà una trasformazione. […] Se saprai subire una tale trasformazione, la casa di Dio sarà lieta che tu rimanga, che compia bene il tuo dovere, che realizzi la tua missione e che porti a termine fino in fondo il lavoro di cui ti stai occupando. Naturalmente, coloro che provano queste emozioni negative possono essere aiutati solo con un cuore amorevole. Se una persona rifiuta costantemente di accettare la verità e rimane impenitente nonostante i ripetuti ammonimenti, dovremmo dirle addio. Se invece è davvero intenzionata a cambiare, a trasformarsi e a invertire la rotta, saremo lieti di tenerla con noi. Se qualcuno è veramente intenzionato a rimanere e a cambiare i suoi precedenti approcci e modi di vivere, se è in grado di subire una graduale trasformazione mentre svolge il suo dovere, e più lo svolge, più migliora, allora saremo lieti di invitarlo a restare, sperando che continui a migliorare. Esprimiamo inoltre per simili individui un grande augurio: auguriamo loro di lasciarsi alle spalle le loro emozioni negative, di non restare più invischiati in esse né avvolti dalla loro ombra, e di dedicarsi invece al proprio lavoro e di percorrere la retta via, attuando e vivendo ciò che le persone normali dovrebbero in base ai requisiti di Dio, e adempiendo costantemente bene ai propri doveri nella casa di Dio in conformità ai Suoi requisiti, senza più vivere alla deriva. Auguriamo loro di avere un futuro promettente e di smettere di agire a proprio piacimento, di non preoccuparsi esclusivamente della ricerca del piacere e del godimento fisico, e di pensare invece di più alle questioni legate all’assolvimento dei propri doveri, al cammino che percorrono nella vita e al vivere la normale umanità. Auguriamo loro con tutto il cuore che possano vivere felici, liberi e privi di vincoli nella casa di Dio, sperimentando pace e gioia ogni giorno e provando calore e piacere nella loro vita qui. Non è questo l’augurio più grande? (Sì.)” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (5)”). Vedendo come Dio si adopera e desidera preservare coloro che erano intrappolati in uno stato di oppressione, mi sono sentita serena, profondamente toccata e spronata. Dio spera che io possa comportarmi secondo le Sue richieste, vivere una normale umanità, svolgere il mio lavoro in modo adeguato e adempiere al mio dovere secondo le verità principi. Mi sono anche resa conto che per avere umanità e percorrere il giusto cammino nella vita bisogna avere la determinazione di perseguire cose positive, ribellarsi consapevolmente alla carne quando si affrontano difficoltà e problemi nel fare il proprio dovere, e pagare effettivamente un prezzo per risolvere i problemi così da assumersi le responsabilità da persona adulta. Oltretutto ogni giorno, prima di compiere il proprio dovere, si dovrebbe pregare Dio con cuore sincero e accettare il Suo scrutinio. Quando mi accorgo di tenere in considerazione la carne e di trascurare il mio dovere, devo chiedere a Dio di rimproverarmi e disciplinarmi e sforzarmi di fare il mio dovere con tutto il mio cuore e la mia forza. Solo vivendo in questo modo potrò possedere sembianza umana. Dopo aver compreso queste cose, ho voluto praticare secondo le parole di Dio ed entrare in esse. Da quel momento in poi, per ogni compito in cui sono stata coinvolta mi sono affidata a Dio e ho contato su di lui. E di fatto ho pagato un prezzo con lo studio di materiali, la preghiera e la ricerca, meditando su come condividere per ottenere buoni risultati. Quando incontravo cose che non capivo o che non sapevo gestire, comunicavo con i miei fratelli e sorelle. I problemi che sorgevano nel mio dovere venivano così gradualmente risolti. Anche se il carico di lavoro era lo stesso di prima, non mi sentivo più oppressa, preferendo investire sforzi e sacrificarmi per fare bene il mio dovere. Ho anche provato un intimo senso di gioia e appagamento e ho accumulato delle vere competenze nel mio lavoro. Sento che vivere secondo le parole di Dio è davvero grande, e che sto vivendo una vita preziosa e degna!

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