50. La finzione mi ha rovinata

di Zheng Xinjing, Cina

Sorella,

come stai?

L’ultima volta mi hai scritto per chiedermi cosa ho ottenuto quest’anno appena passato svolgendo i miei doveri lontano da casa. In effetti ho avuto modo di fare delle esperienze e ho acquisito una maggiore consapevolezza della mia indole corrotta. Oggi voglio condividere un’esperienza che ho vissuto l’estate scorsa.

A quel tempo io e la sorella Mali collaboravamo nel dovere di irrigazione. Anche se Mali aveva appena iniziato a svolgere questo dovere, era diligente, desiderosa di imparare, e si apriva solo per chiedere aiuto quando incontrava problemi che non capiva. All’inizio, le domande di Mali erano relativamente semplici e io rispondevo attivamente e prontamente. Mali mi ammirava, dicendo che avevo una buona padronanza dei principi, e questo mi faceva molto piacere. In seguito, quando Mali ha acquisito maggiore familiarità con i principi, mi ha fatto domande che non comprendevo appieno, e anche quando avevo un’opinione, non ero sicura che fosse corretta. Avevo paura che, se avessi risposto male, Mali mi avrebbe guardata dall’alto in basso, pensando che non fossi neanche in grado di capire bene di che si trattava e che non capissi la verità o i principi; questa cosa mi metteva in ansia ogni volta che mi faceva delle domande. C’erano alcune domande che non mi erano chiare, quindi facevo finta di non aver sentito perché avevo le cuffie, concentrandomi attentamente sul mio computer e muovendo il mouse, fingendomi molto presa dal mio lavoro. Convinte che non avessi sentito o che fossi occupata in altre faccende, alle domande di Mali rispondevano le altre sorelle. A quel tempo, pensavo di essere molto intelligente: in questo modo, gli altri non notavano le mie lacune e io non dovevo preoccuparmi di fare brutta figura dando una risposta sbagliata. Tuttavia, mi sentivo anche un po’ in colpa. Quando Mali faceva domande cercava sinceramente aiuto, mentre io la ignoravo di proposito. Non era un comportamento propenso all’inganno? Inoltre, se non capivo qualcosa, dovevo avere l’onestà di cercare e condividere sulle soluzioni con gli altri, cosa che sarebbe andata a vantaggio sia del lavoro che del mio ingresso. Invece, per paura di dire qualcosa di sbagliato e di perdere la faccia, sceglievo di restare in silenzio.

Sorella, sai una cosa? In quel periodo mi sentivo una vera ipocrita: indossavo ogni giorno una maschera e non osavo mostrare il mio vero io per timore di esporre i miei problemi e di essere sminuita.

In seguito, ho incontrato difficoltà anche nel mio dovere e, quando i nuovi arrivati mi sottoponevano problemi che non sapevo risolvere, mi sentivo in ansia. Volevo confidarmi nella condivisione e chiedere aiuto ai fratelli e alle sorelle, ma avevo paura che, facendolo, avrebbero pensato che non fossi in grado di risolvere problemi così elementari e che non comprendessi la verità. Mali aveva in precedenza elogiato la mia conoscenza dei principi, poteva quindi pensare di aver sbagliato a giudicarmi. Sapevo bene che se non dicevo la verità, i problemi dei nuovi arrivati non sarebbero stati risolti e le loro vite ne avrebbero sofferto; tuttavia confessare le mie difficoltà mi riusciva particolarmente faticoso. Sentivo che rivelare in modo proattivo i miei limiti mi avrebbe fatto apparire debole. Alla fine non sono riuscita a parlare. Siccome non osavo rivelare le mie difficoltà, i problemi dei nuovi arrivati restavano irrisolti, addirittura c’era chi non partecipava più alle riunioni e io mi sentivo inadeguata al mio dovere. Sono caduta in uno stato negativo molto doloroso. In quel periodo, desideravo tanto parlare liberamente delle mie difficoltà e del mio stato senza più timori. Mi sono anche chiesta: “Perché è così difficile dire la verità e i fatti e comportarsi in modo onesto?”

Una volta, Mali e io stavamo discutendo se fosse possibile coltivare una sorella affinché irrigasse i nuovi arrivati, e le ho esposto il mio punto di vista. Dopodiché ho riflettuto sui principi e mi sono resa conto che il mio punto di vista era un po’ impreciso e poteva confondere Mali. Quasi presa dal panico, ho pensato: “Che faccio, adesso? Devo porre rimedio? Se non dico nulla, Mali non saprà che ho frainteso i principi e non perderò la faccia davanti a lei. Tuttavia, agendo così, finiremo per coltivare una persona inadatta: non sarebbe irresponsabile nei confronti del lavoro e dannoso per i fratelli e le sorelle?” In quel momento mi sono sentita presa in un dilemma impossibile da risolvere. Poi ho pensato a queste parole di Dio: “Fare una brutta figura è un bene. Ti aiuta a vedere le tue mancanze e il tuo amore per la vanità. Ti mostra dove risiedono i tuoi problemi e ti aiuta a capire chiaramente che non sei una persona perfetta. Non esistono persone perfette e fare una brutta figura è normale. A tutti capita di fare brutta figura o di sentirsi in imbarazzo. Tutti falliscono, subiscono battute d’arresto e hanno debolezze. Fare una brutta figura non è un male. […] Puoi fare una brutta figura tu, possono farla gli altri, tutti possono farla; alla fine ti renderai conto che tutti sono uguali, tutti sono persone comuni, tutti sono mortali, e nessuno è più grande o migliore di nessun altro. Tutti fanno delle brutte figure a volte, quindi nessuno dovrebbe deridere gli altri. Una volta che hai sperimentato numerosi fallimenti, maturi gradualmente nella tua umanità; così, ogni volta che ti capiteranno di nuovo queste cose, non ti limiteranno più e non avranno un impatto sul normale svolgimento del tuo dovere. La tua umanità sarà normale e, quando lo sarà la tua umanità, lo sarà anche la tua ragione(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (2)”). Le parole di Dio mi hanno fatto capire che nessuno di noi è perfetto e che tutti abbiamo dei difetti. Ci saranno sempre momenti in cui sbaglieremo o appariremo stupidi per ciò che facciamo e per il modo in cui affrontiamo i problemi: sono cose assolutamente normali. Però io non mi vedevo come una persona normale e non riuscivo ad accettare come si deve le mie carenze e i miei limiti. Anche se non avevo colto appieno le verità principi e i consigli che davo a Mali contenevano delle inesattezze e la confondevano, ero restia ad ammettere onestamente i miei limiti, nel timore che mi ritenesse incapace di comprendere la verità e mi guardasse dall’alto in basso. Pur di evitare figuracce, cercavo di nascondere i miei problemi, e questo era irresponsabile nei confronti del lavoro della chiesa e dell’ingresso nella vita dei fratelli e delle sorelle. Quant’ero propensa all’inganno! Rendendomene conto, mi sono confidata con Mali sull’indole corrotta che avevo mostrato al riguardo, ho corretto le opinioni errate condivise in precedenza e ho infine proposto di selezionare di nuovo la gente in base ai principi. Sorella, anche se a quel tempo ho perso la faccia, agendo secondo le parole di Dio almeno non ho peggiorato la situazione e la mia coscienza era tranquilla.

Più tardi, al momento di ricapitolare il lavoro, ho trovato il coraggio di condividere sul mio stato e sulle difficoltà che avevo incontrato. Le sorelle mi hanno letto le parole di Dio per aiutarmi a liberarmi del mio stato. Dio Onnipotente dice: “Che tipo di indole è quando si cerca sempre di apparire diversi, si dissimula, ci si dà sempre delle arie in modo da farsi stimare dagli altri e non far vedere loro i propri difetti e manchevolezze, quando si cerca sempre di presentare agli altri il proprio lato migliore? Si tratta di arroganza, falsità, ipocrisia, è l’indole di Satana, qualcosa di malvagio(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “I principi che devono guidare il proprio comportamento”). “L’anticristo crede che, parlando troppo, esprimendo continuamente le sue opinioni e condividendo con gli altri, tutti lo capiranno a fondo; penseranno che egli sia privo di profondità, che sia solo una persona comune, e non lo rispetteranno. Cosa significa per l’anticristo perdere il rispetto altrui? Significa perdere il proprio stimato prestigio nel cuore degli altri, apparire mediocre, ignorante e comune. Questo è ciò che gli anticristi sperano non accada. Pertanto, quando vede che gli altri nella chiesa si aprono sempre e ammettono la propria negatività, la propria ribellione contro Dio, gli errori commessi ieri o il dolore insopportabile che provano per non essere stati onesti oggi, l’anticristo li considera sciocchi e ingenui, poiché lui non ammette mai queste cose, tenendo nascosti i propri pensieri. Alcuni parlano poco a causa della scarsa levatura o dell’ingenuità, della mancanza di pensieri complessi, mentre quando è l’anticristo a parlare raramente, il motivo è un altro: è un problema di indole. Gli anticristi parlano raramente quando sono con gli altri e non esprimono di buon grado le proprie opinioni sulle questioni. Perché non le esprimono? In primo luogo, sicuramente sono sprovvisti della verità e non riescono a vedere chiaramente le cose. Se parlassero, potrebbero commettere degli errori ed essere capiti a fondo; temono di essere guardati dall’alto in basso, quindi si fingono taciturni e simulano profondità, rendendo agli altri difficile valutarli e apparendo saggi e distinti. Data questa loro facciata, le persone non osano sottovalutarli e, vedendo il loro aspetto apparentemente calmo e composto, li tengono ancora più in considerazione e non osano offenderli. Questo è l’aspetto subdolo e malvagio degli anticristi. Non esprimono di buon grado le loro opinioni perché queste per la maggior parte non sono in linea con la verità, e sono invece solo nozioni e fantasie umane, indegne di essere portate alla luce del sole. Quindi rimangono in silenzio. Dentro di sé, sperano di ottenere un po’ di luce da poter riflettere per ottenere ammirazione, ma, poiché ne sono sprovvisti, restano silenziosi e nascosti durante le condivisioni sulla verità, appostati nell’ombra come fantasmi in attesa di un’opportunità. Quando qualcun altro parla in modo illuminato, trovano il modo di fare propria la sua luce, esprimendola in altri termini per mettersi in mostra. Ecco quanto sono astuti gli anticristi. Qualsiasi cosa facciano, cercano di distinguersi e di essere superiori, perché solo così si sentono soddisfatti. Se non ne hanno l’opportunità, per prima cosa si nascondono e tengono le loro opinioni per sé. Questa è l’astuzia degli anticristi(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 6”). Ho visto la rivelazione di Dio sugli anticristi, i quali non comprendono la verità e non si espongono mai nelle interazioni con gli altri, temendo di mettere in luce le proprie carenze e lacune e di perdere prestigio e immagine nel cuore degli altri. Di conseguenza essi si fingono profondi e nobili e fanno di tutto per nascondere e camuffare se stessi, facendo sì che le persone non li capiscano fino in fondo. Essi si comportano in modo subdolo e hanno un’indole malvagia: questa è la natura essenza di un anticristo. Il mio stato e il mio comportamento erano uguali a quelli di un anticristo, e mi camuffavo spesso per salvare la faccia e proteggere il mio prestigio. Ripensando a quando Mali è arrivata per la prima volta, faceva domande relativamente semplici, e rispondere a queste non esponeva le mie carenze, quindi replicavo prontamente guadagnando le sue lodi. Man mano che Mali padroneggiava certi principi, ha iniziato a fare domande che non riuscivo a comprendere appieno. Temevo che rispondendo in modo impreciso i fratelli e le sorelle mi avrebbero capita a fondo e avrei perso l’immagine che avevano di me. Per evitare di fare figuracce ho usato la tattica dell’elusione: per coprire le mie lacune, fingevo di essere occupata o di non aver sentito la domanda; tentavo perfino di nascondermi quando le mie risposte contenevano inesattezze. Quando non riuscivo a superare le difficoltà incontrate nel mio dovere, piuttosto ritardavo il lavoro e diventavo passiva e debole, ma comunque evitavo di aprirmi e di chiedere aiuto. Temevo che se i fratelli e le sorelle avessero saputo dei miei limiti, avrebbero pensato che non comprendevo la verità e mi avrebbero guardata dall’alto in basso. La mia mancanza di trasparenza nel lavoro, la costante preoccupazione per la facciata e l’immagine, la mia maschera di persona profonda e autorevole dietro la quale mi nascondevo per ingannare gli altri, erano tutte manifestazioni dell’indole di un anticristo! Sorella, dopo aver letto le parole di Dio, ho capito quanto fosse ipocrita e propensa all’inganno la mia natura, e quanto fosse forte la mia indole di anticristo. Ho provato paura e disgusto per questa mia indole corrotta, e ho pregato Dio: “Dio, mi sono mascherata costantemente per mantenere la mia immagine e il mio prestigio nel cuore degli altri senza avere alcuna umanità, rendendomi detestabile ai Tuoi occhi. Dio, la mia corruzione è tanto profonda. Ti prego di salvarmi e di aiutarmi a riconoscere me stessa e a liberarmi dalla mia indole corrotta”.

Un giorno ho letto un passo delle parole di Dio, che mi ha dato una certa comprensione della radice della mia indole corrotta. Dio Onnipotente dice: “Quando gli anziani della famiglia ti ripetono spesso che ‘Le persone hanno bisogno dell’orgoglio proprio come un albero della corteccia’, lo fanno perché tu attribuisca importanza all’avere una buona reputazione, al vivere una vita di cui essere orgoglioso e al non fare cose che ti procurino disonore. Dunque, questo detto guida le persone in modo positivo o negativo? Può condurti alla verità? Può portarti a comprenderla? (No.) Puoi affermare in tutta certezza: ‘No, non può!’ Riflettici: Dio dice che le persone dovrebbero comportarsi in modo onesto. Quando hai commesso una trasgressione, hai fatto qualcosa di sbagliato oppure hai agito in ribellione a Dio e contro la verità devi ammettere il tuo errore, acquisire comprensione di te stesso e continuare ad analizzarti per raggiungere un autentico pentimento, e da quel momento in poi agire in base alle parole di Dio. Quindi, doversi comportare onestamente non è forse in conflitto con il detto ‘Le persone hanno bisogno dell’orgoglio proprio come un albero della corteccia’? (Sì.) In che modo lo è? Il detto ‘Le persone hanno bisogno dell’orgoglio proprio come un albero della corteccia’ ha lo scopo di indurre le persone ad attribuire importanza a vivere il loro lato migliore e positivo e a fare più cose che le mettano in buona luce anziché fare cose cattive o disonorevoli o rivelare il loro lato peggiore, così da evitare di vivere senza dignità e orgoglio. In nome della reputazione, dell’orgoglio e dell’onore, non si può gettare tutto di sé stessi nella spazzatura né tanto meno parlare agli altri del proprio lato oscuro e dei propri aspetti disdicevoli, poiché bisogna vivere con dignità e orgoglio. Per avere dignità bisogna godere di una buona reputazione, e per godere di una buona reputazione bisogna fingere e vendersi bene. Questo non è forse in conflitto con il comportarsi onestamente? (Sì.) Quando ti comporti onestamente, quello che fai è completamente in contrasto con il detto ‘Le persone hanno bisogno dell’orgoglio proprio come un albero della corteccia’. […] Quando però non capisci questa verità né le intenzioni di Dio, i condizionamenti esercitati dalla tua famiglia tendono a dominare. Così, quando fai qualcosa di sbagliato, lo nascondi e metti in scena una finzione, pensando: ‘Non posso dire nulla al riguardo, e non permetterò a nessun altro che lo sa di parlare. Se qualcuno di voi dice qualcosa, se la dovrà vedere con me. La mia reputazione viene prima di tutto. Vivere non ha altro scopo che salvaguardare la propria reputazione, perché è la cosa più importante di tutte. Se una persona perde la reputazione, perde tutta la dignità. Quindi non si può dire come stanno le cose veramente: si deve fingere, si deve nascondere, altrimenti si perdono la reputazione e la dignità e la vita diventa inutile. Se nessuno ti rispetta allora sei soltanto inutile, spazzatura priva di valore’. Praticando in questo modo, è possibile comportarsi onestamente? È possibile essere completamente aperti e analizzare sé stessi? (No.) Ovviamente, comportandoti in questo modo aderisci al detto ‘Le persone hanno bisogno dell’orgoglio proprio come un albero della corteccia’ che la tua famiglia ti ha condizionato a seguire. Se però abbandoni questo detto per perseguire e praticare la verità, esso cesserà di influenzarti e di farti da motto o da principio d’azione, e invece ciò che farai sarà esattamente l’opposto di quanto esso sostiene, ossia che ‘Le persone hanno bisogno dell’orgoglio proprio come un albero della corteccia’. Non vivrai per la tua reputazione né per la tua dignità bensì per perseguire la verità, per comportarti da persona onesta e per cercare di soddisfare Dio e di vivere come un vero essere creato. Se ti attieni a questo principio, avrai abbandonato gli effetti dei condizionamenti che la tua famiglia esercita su di te(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (12)”). Grazie alla rivelazione delle parole di Dio, mi sono resa conto che stavo vivendo secondo il detto “Come un albero vive per la sua corteccia, così l’uomo vive per la propria faccia”, che avevo preso come mio motto di vita. I miei genitori mi insegnavano questo “Come un albero vive per la sua corteccia, così l’uomo vive per la propria faccia” fin da bambina, o anche che “La faccia vale oro” e “Tutto si fa pur di non perdere la faccia”. Educata da questi insegnamenti e dalle idee sbagliate dei miei genitori, ero arrivata a considerare la faccia come la cosa più importante, credendo che vivere con dignità e rispetto significasse salvarsi la faccia e guadagnarsi l’ammirazione e il plauso della gente. Ricordo che quando andavo a scuola, durante una lezione di musica, mi è stato chiesto di cantare sul palco. Un compagno di classe ha quindi detto che cantavo come se stessi leggendo un testo. Mi sono sentita umiliata davanti a tutti, come se fossi stata schiaffeggiata, e ho desiderato essere inghiottita sottoterra. Da quel momento in poi non ho più cantato per evitare che gli altri scoprissero che ero stonata. Da quando ho iniziato a credere in Dio, ho appreso che Dio apprezza l’onestà, eppure ho continuato a vivere secondo la filosofia satanica del “Come un albero vive per la sua corteccia, così l’uomo vive per la propria faccia”. Valutavo azioni e parole in base al loro impatto sulla mia immagine e sul mio prestigio. Se rivelavano le mie mancanze e mi causavano imbarazzo facevo di tutto per nascondermi e camuffarmi, preferendo persino ritardare il lavoro della chiesa e danneggiare fratelli e sorelle, piuttosto che perdere la faccia. Sono diventata sfuggente, propensa all’inganno ed egoista, e ho vissuto senza una vera umanità. L’opportunità che Dio mi ha dato di svolgere i miei doveri doveva aiutarmi a cercare la verità e a risolvere i problemi reali. Nonostante i miei numerosi difetti, se fossi riuscita a liberarmi del mio orgoglio, ad aprirmi e a cercare la condivisione, avrei ottenuto qualche comprensione e accesso alla verità, e avrei padroneggiato sempre meglio i principi per svolgere bene i miei doveri. Eppure ero troppo preoccupata dalla mia immagine e dal mio prestigio. Quando avevo delle difficoltà, non mi aprivo, non cercavo o non condividevo apertamente sulle mie opinioni errate, causando problemi irrisolti, nessun passo avanti nella verità o nei principi, e molte occasioni perse di ottenere la verità. Davo più importanza alla mia faccia che a qualsiasi altra cosa, e non ero in grado di dire nemmeno una parola di onestà per amore della mia immagine. Ho vissuto senza alcuna dignità, il che non solo ha ritardato il mio ingresso nella vita, ma ha anche danneggiato il lavoro della chiesa. Non volevo più vivere condizionata dalla mia indole corrotta bensì desideravo praticare la verità ed essere una persona onesta.

In seguito, durante le mie devozioni, ho letto le parole di Dio e ho trovato un cammino da praticare. Dio Onnipotente dice: “Devi cercare la verità per risolvere qualsiasi problema che si presenti, qualunque esso sia, e non camuffarti in nessun modo e non indossare una maschera con gli altri. Le tue mancanze, le tue carenze, i tuoi difetti, la tua indole corrotta: sii completamente aperto su tutto questo e condividilo con gli altri. Non tenertelo dentro. Imparare ad aprirti è il primo passo per avere accesso alla vita, ed è il primo ostacolo, il più difficile da superare. Una volta che l’avrai superato, entrare nella verità sarà facile. Cosa significa compiere questo passo? Significa che stai aprendo il tuo cuore e mostrando tutto ciò che hai, che sia buono o cattivo, positivo o negativo; che ti stai mettendo a nudo per gli altri e perché Dio lo veda; che non stai nascondendo nulla a Dio, che non Gli celi nulla, che non metti su alcuna maschera, senza propensione all’inganno né trucchi, e sei parimenti aperto e onesto con le altre persone. In questo modo vivi nella luce, e non solo Dio ti sottoporrà a scrutinio, ma gli altri potranno vedere che agisci secondo principio e con una certa trasparenza. Non hai bisogno di proteggere con ogni mezzo la tua reputazione, la tua immagine e il tuo prestigio, né hai bisogno di coprire o camuffare i tuoi errori. Non serve che ti impegni in questi sforzi inutili. Se riesci ad abbandonare queste cose, sarai molto rilassato e vivrai senza vincoli né dolore, interamente nella luce(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). “Se vuoi comportarti onestamente, non attribuire importanza all’orgoglio; l’orgoglio non vale un centesimo. Di fronte alla verità ci si dovrebbe esporre, non fingere né trasmettere una falsa immagine di sé. Bisogna rivelare a Dio i propri veri pensieri, gli errori commessi, le violazioni delle verità principi e così via, e mettere a nudo queste cose anche davanti ai fratelli e alle sorelle. Non si tratta di vivere per la propria reputazione ma di vivere per comportarsi onestamente, per perseguire la verità, per comportarsi da veri esseri creati e per soddisfare Dio ed essere salvati. […] Non vivrai per la tua reputazione né per la tua dignità bensì per perseguire la verità, per comportarti da persona onesta e per cercare di soddisfare Dio e di vivere come un vero essere creato. Se ti attieni a questo principio, avrai abbandonato gli effetti dei condizionamenti che la tua famiglia esercita su di te(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (12)”). Le parole di Dio mi hanno fatto capire i principi della pratica relativi al comportamento di una persona. A Dio piace la gente onesta. Sia che si tratti di interagire con gli altri o di svolgere i nostri doveri, non dobbiamo mascherare o coprire le nostre mancanze e inadeguatezze in nome della nostra immagine e del nostro prestigio. Anche se commettiamo degli errori o non comprendiamo la verità e non riusciamo a vedere le cose con chiarezza, non dobbiamo nascondere o insabbiare. Dobbiamo invece essere aperti e onesti, ammettere ciò che non vediamo con chiarezza ed esprimerci per quanto abbiamo compreso. Se i suggerimenti o i punti di vista che offriamo hanno delle carenze, dovremmo affrontarle con calma e accettare la guida dei fratelli e delle sorelle, piuttosto che vivere per salvare la faccia. Confidarsi sulle proprie difficoltà e mancanze non è una cosa vergognosa né un segno di debolezza. È una manifestazione di ricerca della verità. Affrontare correttamente i nostri limiti e lasciar perdere il nostro orgoglio per praticare la verità ci rende più sinceri e accelera l’ingresso nella verità realtà. Dopo aver letto queste parole di Dio, ho sentito di avere un cammino da praticare. Ho pregato Dio: “Dio, non sono una persona onesta. Ho fatto molte cose ipocrite e propense all’inganno per salvare la faccia, e questo Ti fa ribrezzo e Ti disgusta. Desidero pentirmi, perseguire la verità ed essere una persona onesta”.

Un giorno, mentre facevo il mio dovere con diversi fratelli e sorelle, Mali ha fatto una domanda in cerca di condivisione. Dopo averla ascoltata, ho pensato che fosse un po’ impegnativa e non ero sicura che il mio punto di vista fosse giusto. Ho cominciato a sentirmi di nuovo ansiosa, pensando: “Devo rispondere o no? Se non rispondo bene perdo la faccia o no? Forse è meglio aspettare che rispondano le altre sorelle…” Ma poi ho pensato: “Se continuo a tacere, eludere e nascondermi pur di salvare la faccia, continuerò a vivere con un’indole corrotta”. Ho ricordato questo passo delle parole di Dio: “Come va al momento la vostra esperienza di essere persone oneste? Avete ottenuto qualche risultato? (Io qualche volta pratico l’onestà, ma ogni tanto me ne dimentico.) Si può dimenticare di praticare la verità? Se riuscite a dimenticarvene, che tipo di problema rivela questo? Amate la verità oppure no? Se non l’amate, vi sarà difficile avere accesso alla verità realtà. Dovete prendere sul serio la pratica della verità e la pratica dell’essere persone oneste. Dovreste meditare sovente su come essere una persona onesta e su quale ragionevolezza dovreste possedere. Dio esige che le persone siano oneste, e le persone dovrebbero perseguire l’onestà come una questione della massima importanza. Dovrebbero avere chiarezza su quali verità devono possedere e su quali sono le realtà a cui devono avere accesso per essere individui onesti e vivere la sembianza di Pietro, devono comprendere queste verità e queste realtà, e inoltre devono trovare un percorso di pratica. Soltanto allora avranno qualche speranza di diventare persone oneste, persone che Dio ama(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “La via dell’eliminazione di un’indole corrotta”). Nel mio cuore, ho pregato Dio in silenzio, dicendoGli che questa volta non potevo più lasciarmi condizionare dal mio orgoglio. Dovevo essere aperta e onesta. Poi ho parlato e ho condiviso i miei punti di vista e le mie opinioni. Quando ho finito, le altre sorelle hanno espresso i loro pensieri in merito a ciò che avevo condiviso. Grazie alla condivisione di tutte, il problema di Mali è stato risolto e sul suo volto è apparso un sorriso. In quel momento, quando ho parlato in condivisione, ho provato un enorme senso di sollievo. Mi è sembrato di essermi finalmente liberata dei vincoli della vanità e dell’orgoglio e di aver fatto un passo avanti verso l’onestà. In seguito, quando Mali mi ha fatto altre domande, a volte ho temuto ancora di sbagliare e di perdere la faccia. Quando me ne sono resa conto, ho pregato Dio di aiutarmi a ribellarmi a me stessa, a mettere da parte il mio orgoglio e a rispondere attivamente alle domande della sorella. A volte ho espresso opinioni sbagliate o ci sono stati problemi che non ho visto con chiarezza a cui ho risposto in modo incompleto, allora le sorelle hanno offerto ulteriore condivisione. Anche se questo a volte mi ha messa un po’ in imbarazzo, ascoltare con attenzione la loro condivisione ha chiarito e migliorato la mia comprensione. Quando ho incontrato difficoltà o problemi nel mio dovere, ho cercato anche in questo caso la condivisione di fratelli e sorelle. Loro non mi hanno guardata dall’alto in basso né mi hanno sminuita, ma hanno condiviso pazientemente sulla verità per aiutarmi. Ho sentito la liberazione e la pace che derivano dal praticare l’onestà, e ho trovato che fosse molto meglio comportarmi in questo modo. Grazie a Dio!

Sorella, questo è tutto per quanto riguarda le mie esperienze. Spero che anche tu mi scriva le tue esperienze e i tuoi progressi nell’ultimo anno.

Cordiali saluti,

Xinjing

10 giugno 2023

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