71. Rispettare gli anziani e prendersi cura dei giovani significa essere una brava persona?
Sono nata in una famiglia cinese tradizionale. Fin da piccola, i miei genitori mi hanno insegnato a essere una bambina istruita, ragionevole ed educata, a salutare con rispetto gli anziani quando li incontravo e a non essere scortese, per evitare che la gente mi dicesse che ero maleducata. Quando ho cominciato ad andare a scuola, gli insegnanti ci dicevano spesso che la Cina è sempre stata un Paese che enfatizza i rituali e l’etichetta e che le persone devono osservare le buone maniere nelle loro interazioni con gli altri. Ho trovato spesso nei miei libri di testo storie morali come quella di Kong Rong e queste storie sono rimaste profondamente impresse nella mia testa. Pensavo che una persona dovesse avere buone maniere, rispettare gli anziani e prendersi cura dei giovani; solo così avrebbe potuto essere una persona buona ed educata. Da sempre ho vissuto secondo questa cultura tradizionale, mostrando rispetto ed educazione verso gli anziani e non offendendoli mai. Se anche li vedevo fare qualcosa di sbagliato in qualche occasione, non osavo mai farglielo notare. Dopo aver iniziato a credere in Dio e a fare il mio dovere nella chiesa, vivevo ancora secondo le idee tradizionali dell’essere istruiti e ragionevoli, del rispettare gli anziani e prendersi cura dei giovani. Soprattutto per quanto riguardava i fratelli e le sorelle più anziani, non li chiamavo mai per nome in modo diretto, riferendomi sempre a loro rispettosamente come “signora Tal dei Tali” o “signor Tal dei Tali”, in modo che la gente pensasse che ero premurosa e ben educata. Quando collaboravo con alcuni fratelli e sorelle anziani e vedevo che avevano qualche problema nei loro doveri, non osavo parlarne con loro. Pensavo: “Tutti questi fratelli e sorelle sono della generazione dei miei genitori, e alcuni di loro per l’età che hanno potrebbero essere mio nonno o mia nonna. Se mettessi in evidenza direttamente i loro problemi, non direbbero che sono irrispettosa e maleducata?” Per questo motivo, non sottolineavo quasi mai i loro problemi. Anche quando dicevo qualcosa, prima cercavo le parole giuste e parlavo con un tono gentile per non ferirli nell’orgoglio. Avendo sempre adottato un comportamento raffinato, colto ed educato davanti ai fratelli e alle sorelle, tutti ritenevano che fossi matura e pacata e che avessi una buona umanità, e pensavo che così facendo stessi mettendo in pratica la verità.
In seguito, nella chiesa, ho assunto il dovere basato sui testi. Una volta, la leader ha detto che mancava del personale per il lavoro basato sui testi. Ha detto che in passato un fratello, Wen Tao, aveva svolto il dovere basato sui testi e aveva afferrato alcuni principi, quindi lei voleva fare in modo che entrasse nel gruppo e mi ha chiesto di condividere con lui. Dopo averlo fatto, Wen Tao era disposto a svolgere il dovere, ma ha detto che era in cattive condizioni di salute e che non poteva lavorare troppo. Gli ho detto che il suo carico di lavoro poteva essere organizzato in modo ragionevole in base alle sue condizioni, così avrebbe potuto ben preservare la sua salute e la sua energia. Ha accettato. Tuttavia, dopo appena alcuni giorni la leader ha detto che Wen Tao le aveva scritto una lettera in cui diceva che la sua salute non era buona e che voleva diffondere il Vangelo invece di svolgere il dovere basato sui testi. La leader mi ha chiesto di tenere di nuovo una condivisione con Wen Tao. Io ho pensato: “Quando diffonde il Vangelo, solitamente deve darsi molto da fare; non dovrebbe comunque soffrire? Perché è disposto a diffondere il Vangelo, ma non a svolgere il dovere basato sui testi? Ha qualche difficoltà? O forse ritiene che svolgere il dovere basato sui testi non gli permetta di essere sotto i riflettori?” Quindi ho voluto condividere con lui, ma ero anche preoccupata di quello che avrebbe pensato di me se glielo avessi detto in faccia. Forse mi avrebbe definita giovane e arrogante, dicendo: “Hai appena cominciato a credere in Dio e già mi fai notare i miei problemi. Sei scortese e irrispettosa!” In base alla sua età, Wen Tao avrebbe potuto essere considerato anziano rispetto a me e, quando lo vedevo, di solito lo chiamavo “signor Wen”. Se questa volta gli avessi fatto notare i suoi problemi in faccia, non avrebbe significato che ero maleducata e irrispettosa? Riflettendo su questo, ho pensato che avrei dovuto restare in silenzio. Il giorno dopo, quando ho incontrato Wen Tao, gli ho solo fatto alcune domande sul suo stato e gli ho chiesto se aveva qualche preoccupazione riguardo al suo dovere e, in seguito, ho condiviso con lui sulla base della mia esperienza. Alla fine, ha accettato di continuare a svolgere il dovere basato sui testi.
Non molto tempo dopo, Wen Tao ha discusso del suo stato durante un incontro, e una sorella ha sottolineato i suoi problemi, dicendo: “Esiste una qualche difficoltà che ti aveva reso riluttante a svolgere il dovere basato sui testi? O c’era un motivo alla base? Il motivo era forse che questo dovere viene svolto lontano dai riflettori, o c’era dell’altro?” Grazie al richiamo di questa sorella, Wen Tao ha iniziato a riflettere su sé stesso, rendendosi conto che la sua selettività nei confronti del dovere era influenzata dal desiderio di reputazione e di prestigio. Pensava che diffondere il Vangelo lo avrebbe messo sotto i riflettori, facendo sì che i fratelli e le sorelle avessero un’alta considerazione di lui ovunque andasse, mentre il dovere basato sui testi non gli avrebbe consentito di essere sotto le luci della ribalta e nessuno avrebbe saputo quanto lavoro aveva fatto. Per questo motivo, voleva diffondere il Vangelo, un dovere che lo avrebbe messo sotto i riflettori. In seguito, Wen Tao si è nutrito delle parole di Dio, riflettendo e cercando di conoscere sé stesso, e si è reso conto che, nel perseguire reputazione e prestigio, stava percorrendo il cammino di Paolo. Ha ribaltato l’errata visione con cui considerava i suoi doveri e ha scritto un articolo di testimonianza esperienziale. Sentendo questo, ho riflettuto, pensando: “Sapevo che c’era una ragione alla base della riluttanza di Wen Tao a svolgere il dovere basato sui testi, allora perché sono stata così lenta a reagire e riluttante a sottolineare i suoi problemi? Da cosa sono controllata esattamente qui?” Poi, ho letto le parole di Dio: “Se qualcuno nella chiesa è più anziano o crede in Dio da molti anni, vuoi sempre portare rispetto. Aspetti che finisca di parlare, non lo interrompi neanche se sta dicendo assurdità, e anche quando fa qualcosa di sbagliato e ha bisogno di essere potato cerchi comunque di salvargli la faccia ed eviti di criticarlo davanti agli altri, pensando che, a prescindere da quanto irragionevoli o terribili possano essere le sue azioni, tutti devono comunque perdonarlo e tollerarlo. Spesso insegni anche agli altri: ‘Dovremmo difendere la reputazione degli anziani e non ledere la loro dignità. Siamo di grado inferiore al loro’. Da dove viene l’espressione ‘di grado inferiore’? (Dalla cultura tradizionale.) Deriva dal pensiero culturale tradizionale. Inoltre, nella chiesa si è creata una certa atmosfera per cui le persone, quando incontrano fratelli e sorelle più anziani, si riferiscono a loro con calore con gli appellativi di ‘fratello maggiore’, ‘sorella maggiore’, ‘zia’ o ‘fratello anziano’, come fossero tutti membri di una grande famiglia; questi anziani vengono rispettati in modo particolare, e la cosa lascia inconsciamente una buona impressione dei giovani nella mente altrui. Questi elementi della cultura tradizionale sono profondamente radicati nei pensieri e nelle ossa dei cinesi, tanto da diffondersi continuamente e plasmare l’atmosfera della vita nella chiesa. Poiché le persone sono spesso limitate e controllate da questi concetti, non solo li sostengono personalmente e si impegnano per agire e praticare in questa direzione, ma approvano anche che gli altri facciano lo stesso, istruendoli a seguire questa scia. La cultura tradizionale non è la verità, questo è certo. Ma è sufficiente che le persone semplicemente sappiano che non è la verità? Che non sia la verità è un aspetto; perché dovremmo analizzarlo? Qual è la sua radice? Dove si trova l’essenza del problema? Come si possono abbandonare queste cose? Analizzare la cultura tradizionale ha lo scopo di fornirti una comprensione del tutto nuova delle teorie, dei pensieri e dei punti di vista di questo aspetto nel profondo del tuo cuore. Come si può ottenere questa comprensione del tutto nuova? Innanzitutto, devi sapere che la cultura tradizionale ha origine da Satana. E come fa Satana a instillare questi elementi della cultura tradizionale negli esseri umani? Satana, in ogni epoca, si serve di alcune personalità famose e di alcuni grandi personaggi per diffondere questi pensieri, queste cosiddette affermazioni e teorie. Poi, gradualmente, queste idee vengono sistematizzate e concretizzate, avvicinandosi sempre più alla vita delle persone, e alla fine si diffondono tra la gente; a poco a poco questi pensieri, detti e teorie satanici vengono instillati nella mente delle persone. Dopo essere state indottrinate, le persone considerano questi pensieri e queste teorie provenienti da Satana come le cose più positive da praticare e a cui aderire. Satana usa poi queste cose per imprigionare e controllare le loro menti. Generazione dopo generazione, gli individui sono stati istruiti, condizionati e controllati in simili circostanze, fino ai giorni nostri. Tutte queste generazioni hanno creduto che la cultura tradizionale fosse giusta e positiva. Nessuno analizza le origini o la fonte di queste cosiddette cose positive e giuste: è questo che rende il problema così grave. Persino alcuni credenti che hanno letto le parole di Dio per molti anni pensano ancora che queste siano cose corrette e positive, al punto da credere che esse possano sostituire la verità, che possano sostituire le parole di Dio. Ancor di più, alcuni pensano: ‘Per quante parole di Dio leggiamo, vivendo tra la gente, le cosiddette idee tradizionali e gli elementi tradizionali della cultura, come le Tre Obbedienze e le Quattro Virtù, nonché concetti come la benevolenza, la giustizia, la correttezza, la saggezza e l’affidabilità, non possono essere trascurati. Questo perché sono stati tramandati dai nostri antenati, che erano saggi. Non possiamo andare contro gli insegnamenti dei nostri antenati solo perché crediamo in Dio, e non possiamo alterare o abbandonare gli insegnamenti dei nostri antenati e di quegli antichi saggi’. Tali pensieri e una simile consapevolezza esistono nel cuore di tutte le persone. Inconsciamente, tutti sono ancora controllati e vincolati da questi elementi della cultura tradizionale. Per esempio, quando un bambino vede che sei sui vent’anni e ti chiama ‘zio’, sei contento e soddisfatto. Se invece si rivolge a te direttamente con il tuo nome, provi disagio, pensando che sia un bambino maleducato e che andrebbe rimproverato, e il tuo atteggiamento cambia. In realtà, che ti chiami zio oppure con il tuo nome non ha alcuna rilevanza per la tua integrità. Allora perché sei scontento quando non ti chiama zio? Il motivo è che sei dominato e influenzato dalla cultura tradizionale; essa si è precedentemente radicata nella tua mente ed è diventata il tuo standard più basilare per trattare persone, eventi e cose, e per valutare e giudicare ogni questione. Se il tuo standard è sbagliato, può la natura delle tue azioni essere corretta? Decisamente no” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 6”). Le parole di Dio hanno esposto il mio stato esatto. Ero stata profondamente influenzata dalla cultura tradizionale e da idee quali rispettare gli anziani, prendersi cura dei giovani, essere raffinati e colti. Fin da piccola, la mia educazione a casa e a scuola mi aveva fatto credere che solo se fossi stata ben educata, istruita e ragionevole avrei potuto essere considerata una brava persona e che chi si rivolgeva agli anziani in modo inappropriato ed era irrispettoso con loro era maleducato e indegno del rispetto della gente. Sia che interagissi con i non credenti sia che svolgessi il mio dovere nella casa di Dio, vivevo sempre secondo queste idee tradizionali, considerandole come leggi per la mia condotta e credendo che agire in questo modo significasse che stavo praticando la verità. Nell’interazione con fratelli e sorelle più anziani di me, per dare loro un’immagine positiva di me stessa come persona educata, non li chiamavo mai direttamente per nome, ma mi riferivo a loro con rispetto usando “signore” o “signora”. A volte, quando notavo alcune delle loro rivelazioni corrotte, avrei dovuto essere una persona onesta e parlarne con loro per aiutarli a cercare la verità al fine di risolvere il problema, ma per evitare di distruggere l’immagine positiva di me che i fratelli e le sorelle avevano nel cuore, non osavo mai farglielo notare direttamente. Pensavo che così facendo avrei dimostrato di essere stata educata male e di non avere buone maniere e, anche se avessi detto qualcosa, avrei girato attorno al problema e avrei affrontato l’argomento con tatto, cosa del tutto inefficace. Proprio come l’ultima volta, quando avevo condiviso con Wen Tao sulla questione dei suoi doveri, avevo capito chiaramente il suo problema di rifiutare il dovere e avrei dovuto farglielo notare e aiutarlo a riflettere su sé stesso e a trarre insegnamenti, ma per evitare che pensasse che ero irrispettosa e maleducata, mi sono astenuta dal parlarne direttamente con lui, limitandomi ad accennare all’argomento parlando di alcune parole e dottrine e pensando che questo fosse sufficiente a risolvere il problema. In realtà, non gli è stato di alcun aiuto; in questo modo gli stavo facendo del male! Alla fine ho visto chiaramente che rispettare gli anziani e prendersi cura dei giovani non è la verità e non è un principio di autocondotta, né è una base per giudicare l’umanità di una persona.
In seguito, ho letto un passaggio delle parole di Dio: “In base a che cosa Dio vuole che l’uomo valuti gli altri? In base a che cosa Egli vuole che l’uomo valuti persone e cose? (In base alle Sue parole.) Egli vuole che l’uomo valuti le persone e le cose in base alle Sue parole. Nello specifico, ciò significa valutare in base alle Sue parole se una persona possiede umanità oppure no. Questo è parte della questione. Occorre poi basarsi sul fatto che questa persona ami la verità, che abbia un cuore che teme Dio e che sia in grado di sottomettersi alla verità. Non sono forse questi gli aspetti specifici? (Sì.) Allora, su cosa si basa l’uomo per valutare la bontà di una persona? Sul fatto che sia raffinata e si attenga alle regole, sul fatto che schiocchi le labbra o rovisti nel cibo per prendere piccoli bocconi quando mangia, sul fatto che aspetti che gli anziani si siedano prima di prendere posto a tavola. L’uomo valuta gli altri in base a questi aspetti. Usare questi parametri non equivale forse a usare lo standard di comportamento dell’essere istruiti e ragionevoli? (Sì.) Tali valutazioni sono accurate? Sono in linea con la verità? (No.) È piuttosto evidente che non sono in linea con la verità. Che cosa consegue dunque, in ultima analisi, da queste valutazioni? Coloro che le formulano sono convinti che chiunque sia istruito e ragionevole sia una brava persona e, se chiedi loro di condividere sulla verità, inculcheranno sempre nelle persone le regole e gli insegnamenti a essi familiari e i buoni comportamenti. E il risultato prodotto dall’inculcare tutto ciò nelle persone è che queste ultime saranno portate a comportarsi bene, ma la loro essenza corrotta non cambierà affatto. Questo modo di agire è ben lontano dalla verità e dalle parole di Dio. Chi lo adotta è semplicemente in possesso di alcuni buoni comportamenti. Ebbene, l’indole corrotta che costoro hanno in sé può essere cambiata per mezzo del buon comportamento? Possono costoro conseguire la sottomissione e la lealtà a Dio? Neanche lontanamente. Cosa sono diventate queste persone? Farisei, che hanno soltanto una buona condotta esteriore ma che fondamentalmente non comprendono la verità e non sanno sottomettersi a Dio. Non è così? (Sì.) Pensate ai farisei: non erano forse in apparenza impeccabili? Osservavano il sabato; il sabato non facevano nulla. Erano cortesi nel parlare, alquanto rispettosi delle norme e delle regole, educati, civilizzati e colti. Poiché erano abili nel camuffarsi e non temevano affatto Dio, anzi Lo giudicavano e Lo condannavano, alla fine Egli li maledisse. Dio li definì farisei ipocriti, tutti malfattori. Analogamente, coloro che usano il buon comportamento dell’essere istruiti e ragionevoli come criterio per il proprio comportamento e per le proprie azioni non sono evidentemente persone che perseguono la verità. Quando si servono di questa regola per valutare gli altri, per comportarsi e per agire, ovviamente non stanno perseguendo la verità; e quando esprimono un giudizio su qualcuno o qualcosa, lo standard e la base di quel giudizio non sono in linea con la verità, bensì la violano. L’unica cosa su cui costoro si concentrano è il comportamento di una persona, i suoi modi, non la sua indole e la sua essenza. Non si basano sulle parole di Dio, né sulla verità; al contrario, basano le proprie valutazioni su questo standard di comportamento, essere istruiti e ragionevoli, che appartiene alla cultura tradizionale. Il risultato di tale valutazione è che qualcuno è una brava persona ed è conforme alle intenzioni di Dio nei suoi confronti fintanto che assume buoni comportamenti esteriori come l’essere istruito e ragionevole. Quando le persone adottano tali classificazioni, hanno ovviamente assunto una posizione di contrasto con la verità e con le parole di Dio. E tanto più utilizzano questo criterio comportamentale per valutare persone e cose, per comportarsi e per agire, quanto più si allontanano dalle parole di Dio e dalla verità. Anche in questo caso, sono soddisfatte del loro comportamento e credono di star perseguendo la verità. Sostenendo alcune buone affermazioni della cultura tradizionale, sono convinte di star sostenendo la verità e la vera via. Tuttavia, per quanto aderiscano a queste cose, per quanto insistano su di esse, alla fine non faranno alcuna esperienza delle parole di Dio e della verità né le apprezzeranno, e neanche si sottometteranno minimamente a Dio. Tanto meno questo può dare origine a un autentico timore verso di Lui. Ecco cosa accade quando gli individui sostengono tutti quei buoni comportamenti come l’essere istruiti e ragionevoli. Più l’uomo si concentra sui buoni comportamenti, sul viverli, sul perseguirli, più si allontana dalle parole di Dio; e più si allontana dalle parole di Dio, meno è in grado di comprendere la verità. È una conseguenza prevedibile” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (3)”). In superficie, sembra che la cultura tradizionale ci aiuti a diventare persone istruite, ragionevoli e nobili, ma in realtà ci insegna a mascherare e truccare noi stessi e a usare le false apparenze superficiali per ingannare le persone. Vivendo secondo questa cultura tradizionale, possiamo solo mostrare una temporanea e falsa apparenza di buona condotta e non possiamo assolutamente risolvere la nostra indole corrotta. Vivendo secondo la cultura tradizionale, non possiamo mai vivere la vera sembianza umana. Come credente in Dio, la Sua richiesta per noi è: “Valutare persone e cose, comportarsi e agire interamente in base alle parole di Dio, utilizzando la verità come criterio” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (2)”). In altre parole, le persone dovrebbero parlare e agire con un cuore che teme Dio, proteggere il lavoro della casa di Dio nei loro doveri, aprirsi in modo puro ed essere oneste nelle interazioni con i fratelli e le sorelle, e aiutarsi a vicenda con l’ingresso nella vita. Ecco l’umanità e la ragione che le persone dovrebbero possedere. Tuttavia, non mi sono comportata secondo le richieste di Dio, considerando invece la cultura tradizionale che Satana ci ha instillato, come l’essere istruiti, ragionevoli, raffinati e colti, come verità a cui aggrapparsi, adottando un buon comportamento superficiale per mascherare me stessa. Soprattutto quando collaboravo con fratelli e sorelle anziani e chiaramente dentro di me non li apprezzavo, in apparenza fingevo comunque di essere paziente e amorevole nei loro confronti, usando questo per fuorviare le persone e far sì che mi vedessero sotto una buona luce. Quando vedevo problemi nei doveri dei fratelli e delle sorelle, non glieli facevo notare e non li aiutavo, ma piuttosto tenevo sempre conto dei loro sentimenti e temevo di ferirli parlando. Pensavo che agire così significasse rispettare i fratelli e le sorelle e mostrare affinamento, ma in realtà lo stavo solo usando come mezzo per affermare la mia buona immagine di persona raffinata e colta. Come può avere umanità qualcuno come me? Ero egoista e propensa all’inganno, non diversa da quei farisei ipocriti che fuorviavano le persone. Stavo vivendo secondo questa cultura tradizionale e diventando sempre più falsa e propensa all’inganno, senza coscienza né ragione. Sono anche arrivata a capire che la pratica della verità che Dio esige non consiste nel fingere di mostrare un buon comportamento in superficie, ma piuttosto nell’essere in grado di fare tutto secondo le verità principi e nel non vivere più secondo la propria indole corrotta. Nello stesso tempo, ho erroneamente trattato la cultura tradizionale del rispettare gli anziani e del prendersi cura dei giovani come se fosse la verità, pensando che fintanto che mi fossi attenuta a questi buoni comportamenti superficiali avrei praticato la verità, e relegando le parole e le richieste di Dio in fondo alla mia mente. Ero davvero una credente in Dio? Per quanto mi attenessi a questi buoni comportamenti, non significava che stessi praticando la verità, e sarebbe stato impossibile per me ricevere l’approvazione di Dio.
In seguito, ho cercato un cammino di pratica partendo dalle parole di Dio. Ho letto le Sue parole: “Su cosa dovrebbero basarsi i discorsi e le azioni delle persone? Sulle parole di Dio. Quali sono dunque gli standard e i requisiti stabiliti da Dio per i discorsi e le azioni delle persone? (Che siano costruttivi per gli altri.) Esatto. Essenzialmente, devi dire la verità, parlare in modo sincero ed essere di aiuto al prossimo. I tuoi discorsi devono quanto meno essere edificanti per le persone, e non ingannarle, fuorviarle, prendersi gioco di loro, deriderle, dileggiarle, schernirle, limitarle, smascherare le loro debolezze o ferirle. Questa è l’espressione della normale umanità. È la virtù dell’umanità. Dio ti ha forse detto a che volume di voce parlare? Ti ha chiesto di usare un linguaggio standardizzato? Ti ha forse richiesto di fare uso di un eloquio forbito o di uno stile linguistico elevato e raffinato? (No.) Nessuna di tutte queste cose superficiali, ipocrite, false e prive di un beneficio tangibile. Tutti i requisiti posti da Dio sono cose che l’umanità normale dovrebbe possedere, standard e principi per il linguaggio e il comportamento dell’uomo. Non importa dove una persona sia nata o quale lingua parli. In ogni caso, le parole che tu pronunci, tanto nel lessico quanto nel contenuto, devono essere edificanti per gli altri. Cosa significa che devono essere edificanti? Significa che gli altri, dopo averle ascoltate, le percepiscono come vere, ne traggono arricchimento e aiuto, riescono a comprendere la verità e non sono più confusi, né suscettibili di essere fuorviati da nessuno. Quindi, Dio richiede alle persone di dire la verità, di dire ciò che pensano e di non ingannare gli altri, fuorviarli, prendersi gioco di loro, deriderli, dileggiarli, schernirli, limitarli, smascherare le loro debolezze o ferirli. Questi non sono forse i principi secondo cui parlare? Cosa significa affermare che non si devono smascherare le debolezze altrui? Significa non gettare fango sugli altri. Non approfittare dei loro errori passati o delle loro manchevolezze per giudicarli o condannarli. Questo è il minimo che dovresti fare. Dal punto di vista propositivo, in che modo si esprime un discorso costruttivo? Principalmente nell’incoraggiare, indirizzare, guidare, spronare, comprendere e confortare. Inoltre, in alcuni casi particolari, diventa necessario smascherare direttamente gli errori degli altri e potarli, in modo che acquisiscano la conoscenza della verità e desiderino pentirsi. Solo allora si ottiene l’effetto desiderato. Questo modo di praticare è di grande beneficio per le persone. È per loro costruttivo e un autentico aiuto, non è vero? […] E qual è, in sintesi, il principio che sta alla base del parlare? È questo: dire ciò che si ha nel cuore, parlare delle proprie esperienze reali e di ciò che si pensa veramente. Queste parole sono le più utili per le persone, danno loro una provvista, le aiutano, sono positive. Rifiutati di pronunciare parole false, parole che non giovano agli altri e non li edificano; eviterai così di danneggiarli o di indurli in errore, di farli precipitare nella negatività e di avere un effetto negativo. Devi dire cose positive. Devi sforzarti di aiutare le persone il più possibile, di apportare loro beneficio, di sostentarle, di suscitare in loro autentica fede in Dio; e devi permettere loro di ricevere aiuto e di guadagnare molto dalle tue esperienze delle parole di Dio e dal modo in cui risolvi i problemi, e di essere in grado di comprendere il percorso per sperimentare l’opera di Dio e per entrare nella verità realtà, permettendo loro di avere accesso alla vita e di crescere nella vita; tutto come effetto del fatto che le tue parole si basano su dei principi e sono edificanti per le persone” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (3)”). Dalle parole di Dio, ho capito che i principi di interazione con le persone non comportano il rispettare gli anziani, prendersi cura dei giovani e avere buone maniere, come ci ha insegnato la cultura tradizionale, né si riferiscono al parlare in modo delicato, raffinato e colto, oppure no. Hanno a che fare piuttosto col verificare o meno se ciò che diciamo è in linea con la verità e se è edificante per i fratelli e le sorelle. Nella casa di Dio, i fratelli e le sorelle non sono separati in base al prestigio, né le persone sono organizzate in ordine di anzianità in base a chi è più vecchio o a chi crede in Dio da più tempo. A prescindere dal fatto che i fratelli e le sorelle siano vecchi o giovani, tutti coloro che credono in Dio e compiono i loro doveri hanno lo stesso prestigio. Quando le persone si accorgono dei problemi altrui, possono condividere sulla verità e aiutarsi a vicenda, anche evidenziando direttamente i problemi quando necessario, e condividendo, dando indicazioni e potando sulla base delle parole di Dio. Purché si abbiano le giuste intenzioni e si possa dar beneficio ai fratelli e alle sorelle nel loro ingresso nella vita, invece di fare intenzionalmente leva sugli altri e attaccarli, allora va bene anche parlare in tono più severo. Le persone che perseguono la verità non svilupperanno pregiudizi nei miei confronti solo per il modo in cui parlo e il tono che uso, né mi guarderanno dall’alto in basso solo perché sono giovane. Piuttosto, accetteranno le cose da Dio, ricercheranno la verità e proveranno a capire i loro problemi. Non c’è motivo di avere preoccupazioni o dubbi. Anche la sorella che ha messo in evidenza i problemi di Wen Tao era piuttosto giovane e, quando ha identificato un problema, è riuscita ad aprirsi in modo puro e a parlarne, aiutando Wen Tao a capire sé stesso. Wen Tao non si è sentito offeso solo perché quella sorella era giovane, ma ha accettato con una mente aperta ciò che lei ha detto e ha anche ricercato la verità, riflettuto su sé stesso e provato a conoscersi, ottenendo veri guadagni. Quanto a me, ho sempre vissuto secondo la cultura tradizionale del rispettare gli anziani e prendersi cura dei giovani. Quando ho notato i problemi di Wen Tao, sono stata lenta a reagire e non ho osato sottolinearli, mi sono limitata a dire qualche parola sommaria e non sincera per mascherarmi e a desiderare che lui avesse una buona impressione di me. Questo mio comportamento non è stato edificante per Wen Tao, e non ha portato alcun beneficio al lavoro della chiesa. Sono anche arrivata a capire che solo praticare secondo le parole di Dio è in linea con le Sue intenzioni e vantaggioso per il lavoro della chiesa e per la vita dei fratelli e delle sorelle. In seguito, quando notavo che i fratelli e le sorelle rivelavano corruzioni o agivano in modo da violare i principi nei loro doveri, glielo facevo notare e condividevo sulle parole di Dio per aiutarli indipendentemente dal fatto che fossero più vecchi di me. Anche se alcuni fratelli e sorelle all’inizio non erano in grado di riconoscere i loro problemi e di accettare il mio aiuto, col tempo, mangiando e bevendo le parole di Dio, cercando e riflettendo, sono riusciti ad accogliere i miei suggerimenti e a imparare anche qualche insegnamento.
C’è stato anche un periodo in cui ho visto che la leader sembrava molto impegnata ogni giorno, ma in realtà stava solo facendo le cose secondo le regole e trasmettendo le istruzioni nella realizzazione del lavoro. Non pensava minimamente a risolvere i problemi evidenti nel lavoro della chiesa, né chiedeva informazioni sullo stato dei fratelli e delle sorelle. Se la situazione fosse rimasta tale, difficilmente il lavoro della chiesa avrebbe ottenuto buoni risultati. Ho pensato: “Le ho già parlato indirettamente del problema, ma può darsi che non si sia resa conto della gravità della questione. Forse dovrei parlargliene di nuovo”. Ma poi ho pensato che questa leader aveva la stessa età di mia madre ed era più anziana di me e che fin da piccola mi ero rivolta a lei con rispetto. Se l’avessi accusata di non svolgere lavoro reale e di comportarsi come una falsa leader, non avrebbe pensato che fossi irrispettosa? Forse sarebbe stato meglio riferirlo ai leader di livello superiore e far sì che fossero loro a condividere con lei. Con questa idea in mente, ho pensato alle parole di Dio: “Devi dire la verità, parlare in modo sincero ed essere di aiuto al prossimo. I tuoi discorsi devono quanto meno essere edificanti per le persone” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (3)”). All’improvviso mi sono resa conto che il mio punto di vista era sbagliato. Mi ero chiaramente accorta che questa leader aveva dei problemi nel suo dovere e dovevo farglieli notare per aiutarla a riconoscere i suoi problemi e a invertire prontamente la rotta. Questo sarebbe stato vantaggioso per lei e per il lavoro della chiesa. Tuttavia, ho esitato e non ho osato dirlo, essendo ancora dominata da idee tradizionali come il rispettare gli anziani e prendersi cura dei giovani, e vivendo secondo le leggi di sopravvivenza di Satana. Questa sorella non era al momento consapevole dei suoi problemi e aveva bisogno che i fratelli e le sorelle intorno a lei glieli indicassero e la aiutassero con amore. Poiché avevo notato i suoi problemi, avrei dovuto parlargliene. Tale era il senso dell’adempimento della mia responsabilità. In seguito, la volta successiva che ho incontrato la leader, ho trovato un passo delle parole di Dio su cui condividere con lei e le ho fatto notare che, tenendo solo riunioni e non risolvendo realmente i problemi, stava percorrendo il cammino di una falsa leader. Dopo aver letto le parole di Dio, ha riconosciuto di aver avuto manifestazioni da falsa leader e ha riflettuto sul fatto che dava importanza alla carne e non voleva preoccuparsi o pagare un prezzo, ed è stata disposta a invertire la rotta in futuro. In seguito, ha cambiato un po’ atteggiamento, diventando più attenta nel suo lavoro, condividendo con i fratelli e le sorelle e aiutandoli a risolvere alcuni problemi. Ho ringraziato Dio nel mio cuore!
Grazie a questa esperienza ho capito che vivere secondo la cultura tradizionale di Satana potrebbe farci apparire rispettosi e cortesi all’apparenza e aiutarci a ottenere il rispetto degli altri, ma non cambia in alcun modo la nostra indole corrotta. Vivendo di queste cose, si indossa una maschera e si diventa sempre più ipocriti, agendo senza sincerità con le persone. Solo osservando le persone e le cose, comportandosi e agendo secondo le parole di Dio e le verità principi, tutto ciò che facciamo può essere vantaggioso per il lavoro della chiesa e per la vita dei fratelli e delle sorelle, e solo allora si può vivere la vera sembianza umana.