19. Come eliminare il senso di inferiorità
Fin da piccola sono sempre stata impacciata con le parole, mentre mia sorella era eloquente, sapeva esprimersi bene e piaceva a tutti i vicini. Perciò avevo paura di uscire con lei e tutte le volte che incontravo delle persone, cercavo un modo per evitarle. Quando i compagni di classe mi invitavano a parlare sul palco della scuola, sentivo che non ero brillante nell’organizzare i discorsi e temevo di rendermi ridicola, quindi mi rifiutavo categoricamente. Ogni volta che gli altri mostravano una capacità di espressione migliore della mia e li vedevo risoluti e audaci nella gestione dei compiti, provavo invidia. Pensavo di mancare di eloquenza e di avere scarsa levatura e questo mi provocava un forte senso di inferiorità.
Nell’agosto del 2020, ho iniziato a credere in Dio Onnipotente e, in seguito, sono diventata una leader della chiesa. All’inizio, riuscivo a risolvere alcune questioni reali durante le riunioni con i fratelli e le sorelle. Successivamente, io e fratello Chen Yi abbiamo iniziato a collaborare al lavoro della chiesa. Nel corso di una riunione, abbiamo discusso su come interagire per migliorare l’efficacia del lavoro del Vangelo. Fratello Chen Yi condivideva sui dettagli in modo molto chiaro e coerente e ciò mi suscitava invidia: pensavo di non essere in grado di condividere bene come lui. Dopo la sua condivisione, il leader superiore mi ha detto: “Dovresti condividere anche tu”. Mi sono sentita molto nervosa e ho pensato: “Non sono brillante nell’organizzazione del discorso. Se la mia condivisione non è buona, come mi vedranno gli altri? Forse dovrei evitare e basta. Ma non ci sono scuse per non condividere”. Così ho tenuto una breve condivisione. Una volta terminata, nessuno ha risposto e l’atmosfera si è fatta imbarazzante. In quel momento, ho desiderato che la terra mi risucchiasse e volevo andarmene di lì il più velocemente possibile. In seguito, lavorando con Chen Yi, ho visto quanto fosse eloquente e risoluto nel suo lavoro, quindi non parlavo molto durante la nostra collaborazione. Anche quando dicevo qualcosa, mi sentivo estremamente limitata. Non osavo nemmeno sottolineare le deviazioni o i problemi che riscontravo nel nostro lavoro, pensando che la mia levatura fosse troppo scarsa per offrire buoni suggerimenti. Rispetto a lui, sentivo di essere troppo indietro, semplicemente incapace di fare un buon lavoro come leader. Tempo dopo, mi sono recata in un gruppo per implementare il lavoro del Vangelo e ho appreso che alcuni fratelli e sorelle erano impantanati nelle difficoltà. All’inizio avevo intenzione di condividere con loro per risolvere i loro problemi, ma poi ho pensato: “Chen Yi è stato in precedenza responsabile di questo gruppo. Non ho la sua levatura né la sua abilità di condivisione e mi manca anche il suo approccio nel lavoro. Se la mia condivisione non va bene, come mi vedranno gli altri? Forse non dovrei condividere”. A quel pensiero, ho evitato. In quel periodo, ogni volta che riscontravo dei problemi, mi tiravo indietro e non condividevo quando avrei dovuto, con la conseguenza che alcune questioni sono rimaste irrisolte per molto tempo. Il lavoro del Vangelo ne ha risentito e i fratelli e le sorelle non erano in buono stato. A quel punto, ho stabilito di avere scarsa levatura e di non essere in grado di svolgere il dovere di un leader e mi sono lamentata in cuor mio sul motivo per cui Dio non mi aveva dato buona levatura. In seguito, i leader hanno condiviso con me per aiutarmi, ma io non riuscivo ad accettarlo e il mio stato è rimasto inalterato. Alla fine, sono stata destituita.
Un giorno ho letto un passo delle parole di Dio e solo allora ho acquisito una certa comprensione del mio stato. Dio Onnipotente dice: “Quando affrontano una qualche difficoltà, i codardi si tirano indietro qualsiasi cosa accada loro. Perché lo fanno? Uno dei motivi è la loro emozione d’inferiorità. Poiché si sentono inferiori non osano mostrarsi davanti agli altri, non sanno nemmeno assumersi gli obblighi e le responsabilità che dovrebbero assumersi né sono capaci di farsi carico di ciò che sono effettivamente in grado di realizzare nell’ambito delle proprie capacità, della propria levatura e dell’esperienza della propria umanità. Questa emozione d’inferiorità si ripercuote su ogni aspetto della loro umanità, sulla loro personalità e, naturalmente, sul loro carattere. Quando sono in compagnia di altre persone, raramente esprimono il proprio punto di vista e non li si sente quasi mai chiarire il proprio modo di vedere o la propria opinione. Quando si trovano di fronte una qualche questione non hanno il coraggio di parlare, anzi non fanno che sfuggire e tirarsi indietro. Quando ci sono poche persone si sentono abbastanza coraggiosi da sedersi in mezzo a loro, ma quando si è in tanti cercano un angolino e prediligono la penombra, spaventati all’idea di stare tra gli altri. Ogni volta che si sentono di voler dire qualcosa in maniera positiva e attiva e di esprimere i propri punti di vista e le proprie opinioni per dimostrare che ciò che pensano è giusto, non ne hanno nemmeno il coraggio. Ogni volta che hanno queste idee, la loro emozione d’inferiorità viene fuori tutta in una volta e li controlla, li soffoca, dicendo loro: ‘Non parlare, non vali nulla. Non esprimere le tue opinioni, tieniti le tue idee per te. Se hai nel cuore qualcosa che vuoi davvero dire, annotalo sul computer e riflettici su da solo. Non devi condividerlo con nessun altro. E se dicessi qualcosa di sbagliato? Sarebbe così imbarazzante!’ Questa voce continua a ripeterti di non fare questo, di non fare quello, di non dire questo, di non dire quello, inducendoti a ingoiare ogni parola che vorresti pronunciare. Quando c’è qualcosa che vuoi dire e su cui hai riflettuto a lungo nel tuo cuore, batti in ritirata e non osi parlare, oppure farlo ti imbarazza, sei convinto che non dovresti, e se poi lo fai ti sembra come di avere infranto una qualche regola o violato la legge. E quando un giorno esprimi attivamente il tuo punto di vista, dentro di te ti senti estremamente turbato e a disagio. Anche se questa sensazione di grande disagio si affievolisce gradualmente, l’emozione d’inferiorità soffoca lentamente le tue idee, le tue intenzioni e i tuoi progetti di voler parlare, di voler esprimere le tue opinioni, di voler essere normale, proprio come tutti gli altri. Chi non ti capisce ti ritiene un individuo di poche parole, silenzioso, timido di carattere e che non ama mettersi in mostra. Quando parli davanti a molte altre persone, provi imbarazzo e arrossisci; sei un po’ introverso e solo tu, in realtà, sai di sentirti inferiore” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (1)”). Dalle parole di Dio ho capito che, quando le persone sono intrappolate nel senso di inferiorità, diventano negative e scoraggiate, prive della determinazione a lottare per l’ascesa. Divengono deboli e si tirano indietro da tutto ciò che fanno e non riescono nemmeno ad adempiere le responsabilità e gli obblighi che dovrebbero assolvere. Vedono problemi e deviazioni e vogliono esprimere le loro opinioni oppure offrire suggerimenti, però mancano di coraggio, si definiscono incapaci mentre si crogiolano nello sconforto. Il mio stato era esattamente questo. Fin da piccola, avevo visto che mia sorella era eloquente ed efficiente in tutto ciò che faceva, mentre io ero goffa e non aprivo mai bocca. Mi ero sentita molto inferiore e spesso avevo scelto di evitare le situazioni, temendo che le mie manchevolezze venissero smascherate e che, di conseguenza, avrei perso la faccia. Dopo essere arrivata a credere in Dio, nel compiere il mio dovere al fianco di persone eloquenti e risolute nel lavoro, ero diventata molto passiva. Avevo stabilito di avere scarsa levatura e di non essere in grado di svolgere quel lavoro e avevo vissuto con un senso di inferiorità. Non avevo osato condividere quando dovevo e spesso avevo represso le opinioni che avrei dovuto esprimere proprio nel momento in cui stavo per condividerle. Riflettendo sul tempo trascorso con Chen Yi, nelle nostre discussioni su come collaborare nel lavoro del Vangelo, inizialmente avevo avuto alcune idee ma, vedendo quanto era eloquente lui, mi ero sentita inadeguata e mi ero rifiutata di condividerle. Ero riuscita a individuare alcuni problemi nel lavoro e volevo metterli in evidenza; tuttavia, pensando che le mie capacità oratorie non fossero all’altezza delle sue, dopo aver riflettuto un po’, alla fine non avevo espresso il mio punto di vista. Quando ero andata a implementare il lavoro in quella chiesa e avevo notato dei problemi, non avevo condiviso per risolverli e così non era stato fatto alcun progresso. Avevo vissuto costantemente con un senso di inferiorità e il mio stato era peggiorato sempre di più. Non ero stata capace di adempiere i doveri come avrei dovuto e mi ero sentita del tutto inutile. Non solo la mia vita ne aveva risentito, ma anche i miei doveri erano stati ritardati. Resami conto della gravità del problema, volevo ribaltare rapidamente quello stato.
Durante una devozione spirituale, ho capito quale fosse il motivo per cui mi ero sentita di bassa levatura: ero stata influenzata dalle opinioni altrui sulle mie scarse capacità oratorie e questo derivava dalla mia incapacità di vedere le cose in base alle parole di Dio. Come determinare, allora, se la propria levatura è buona o meno? Ho cercato le parole di Dio relative a questo aspetto. Dio Onnipotente dice: “Quindi, come puoi valutare e conoscere accuratamente te stesso e affrancarti dalla tua emozione d’inferiorità? Dovresti assumere le parole di Dio come base per acquisire conoscenza di te stesso, imparare a conoscere la tua umanità, la tua levatura e il tuo talento e quali punti di forza possiedi. Per esempio, supponiamo che un tempo ti piacesse cantare e che fossi bravo, ma che alcune persone continuassero a criticarti e a sminuirti, dicendo che eri privo di orecchio e stonato, motivo per cui ora sei convinto di non saper cantare bene e non osi più farlo davanti agli altri. Dato che quella gente mondana, quelle persone confuse e mediocri hanno espresso valutazioni e giudizi inesatti su di te, i diritti che la tua umanità merita sono stati limitati e il tuo talento soffocato. Di conseguenza non hai nemmeno il coraggio di intonare una canzone, e lo trovi solamente per lasciarti andare e cantare ad alta voce quando non c’è nessuno e sei da solo. Poiché di solito ti senti così terribilmente oppresso, in presenza altrui non osi cantare; hai il coraggio di farlo solo quando sei solo, ti godi il momento in cui puoi cantare con voce forte e squillante, e che momento meraviglioso e liberatorio è! Non è così? A causa del male che le persone ti hanno fatto, non sai o non riesci a vedere con chiarezza che cosa sei in grado di fare, in che cosa sei bravo e in che cosa no. In questo tipo di situazione, devi formulare una valutazione accurata e giudicare te stesso correttamente sulla base delle parole di Dio. Dovresti stabilire ciò che hai imparato e quali sono i tuoi punti di forza, e lasciarti andare a fare tutto ciò di cui sei capace; per quanto riguarda ciò che non sai fare, le tue manchevolezze e le tue carenze, dovresti rifletterci su e acquisirne consapevolezza, nonché valutare accuratamente e capire che levatura possiedi, e se è buona o cattiva. Se non riesci a comprendere o a conoscere chiaramente i tuoi problemi, chiedi a quelli intorno a te in possesso di comprensione di formulare una valutazione sul tuo conto. Indipendentemente dal fatto che ciò che dicono sia accurato oppure no, almeno ti darà qualcosa da considerare e a cui fare riferimento, e ti permetterà di ottenere un giudizio o una classificazione basilare di te stesso. Potrai così risolvere il problema essenziale delle emozioni negative come l’inferiorità e liberartene in maniera graduale. Questa emozione d’inferiorità è facile da eliminare se si riesce a discernerla, ad acquisirne consapevolezza e a ricercare la verità” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (1)”). “Come valutiamo la levatura delle persone? Il modo appropriato per farlo è guardare il loro atteggiamento verso la verità e vedere se siano in grado di comprenderla oppure no. Taluni riescono ad apprendere molto rapidamente alcune specializzazioni ma, quando sentono la verità, vanno in confusione e si appisolano. In cuor loro sono confusi, nulla di ciò che ascoltano entra loro nella testa, e non capiscono cosa stanno ascoltando; è in questo che consiste la scarsa levatura. Nel caso di alcuni individui, quando dici loro che sono di scarsa levatura, non sono d’accordo. Pensano che essere molto istruiti e colti significhi essere di buona levatura. Un elevato livello di istruzione è forse indice di un’alta levatura? No. Come andrebbe valutata la levatura delle persone? In base al grado in cui esse comprendono le parole di Dio e la verità. È questo il modo più accurato per farlo. Alcuni sono eloquenti, perspicaci e particolarmente abili a gestire gli altri; quando ascoltano i sermoni, tuttavia, non sono mai in grado di capire nulla e, quando leggono le parole di Dio, non le comprendono. Quando parlano della loro testimonianza esperienziale, pronunciano sempre parole e dottrine, rivelando di essere semplici dilettanti e dando agli altri l’impressione di non avere alcuna comprensione spirituale. Queste sono persone di scarsa levatura” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Per adempiere bene il proprio dovere, è fondamentale capire la verità”). Dalle parole di Dio ho visto che per misurare la levatura di una persona ci si basa soprattutto sulla sua capacità di comprendere la verità, di conoscere sé stessa, di capire le intenzioni di Dio attraverso le Sue parole e di trovare, di fronte alle situazioni della vita reale, cammini di pratica basati sulle parole di Dio. Le persone con una buona levatura, dopo aver ascoltato le parole di Dio, sono in grado di afferrare i principi e i punti chiave, piuttosto che comprendere solo alcune parole o regole. Hanno i loro punti di vista, le loro opinioni e soluzioni per le situazioni che incontrano e sanno praticare accuratamente secondo le parole di Dio, senza deviazioni. Io invece credevo che le persone di buona levatura fossero quelle eloquenti e risolute nel proprio lavoro. Poiché sentivo che la mia capacità di esprimermi era scarsa e che il mio lavoro mancava di risolutezza, mi ero considerata di bassa levatura ed ero rimasta intrappolata in un senso di inferiorità e di negatività, definendomi incapace. Solo allora mi sono resa conto che le mie opinioni su tali questioni erano sbagliate. Ho pensato a Paolo, che aveva doni ed eloquenza, predicò il Vangelo in gran parte dell’Europa e scrisse numerose epistole, eppure non aveva la capacità di comprendere la verità. Non aveva alcuna comprensione del Signore Gesù e non possedeva una vera conoscenza della propria indole corrotta. Sapeva solo parlare di svariate dottrine spirituali, addirittura testimoniò spudoratamente che per lui vivere era Cristo, e alla fine fu eliminato da Dio. Questo dimostra che non era una persona di buona levatura. Nel valutare la mia levatura, non mi ero basata sulle verità principi, ma sulle mie nozioni e immaginazioni, quindi si trattava di una valutazione imprecisa. Ripensando al passato, ora vedo che sono stata in grado di comprendere le parole di Dio e, alla luce di esse, di riflettere su me stessa e di capirmi. Sono riuscita anche a riconoscere alcuni problemi nel lavoro e negli stati dei fratelli e delle sorelle, a sapere come condividere per risolvere tali problemi e anche a trovare alcuni cammini di pratica nelle parole di Dio. Sebbene le mie capacità lavorative fossero un po’ carenti e le mie abilità oratorie non così buone, quando ho collaborato con attenzione e ho svolto a pieno la mia parte, sono riuscita a ottenere qualche risultato nel compiere il mio dovere. I fratelli e le sorelle hanno anche valutato che la mia levatura era nella media, ma che ero in grado di comprendere le parole di Dio. Hanno constatato che, di fronte alle situazioni, ho badato a riflettere su me stessa e ad apprendere delle lezioni, e che avevo un certo discernimento. Inoltre, quando mi è stato assegnato un compito, sono stata diligente e collaborativa e sono riuscita a ottenere dei risultati. Riflettendo su questo, sono stata in grado di avere una prospettiva corretta su me stessa. Ero stata vincolata e limitata da un senso di inferiorità, incapace di vedere correttamente le mie manchevolezze. Avevo determinato ciecamente di avere scarsa levatura e di non essere in grado di intraprendere quel lavoro; vivendo in un simile stato, non ero riuscita a svolgere il ruolo che mi spettava e, nello svolgere il mio dovere, non avevo saputo fare la differenza, come una persona completamente inutile. Non solo non mi ero pentita delle perdite che avevo causato al mio dovere, ma mi ero invece lamentata che Dio non mi avesse dato una buona levatura. Avevo affrontato il mio dovere con negatività e indolenza. Ero stata veramente ribelle! In realtà, la levatura che Dio mi ha dato era sufficiente. Non potevo più vivere con quel senso di inferiorità. Dovevo pentirmi dinanzi a Dio, concentrarmi sulla ricerca dei principi nel mio dovere e lavorare in armonia con i fratelli e le sorelle. Quando era necessario esporre il mio punto di vista, dovevo condividere quanto avevo capito. Dovevo realizzare ciò che Dio mi aveva assegnato. Anche se la mia condivisione aveva delle manchevolezze, avrei sempre potuto riassumere i problemi in un secondo momento. Non dovevo essere negativa o battere la fiacca, deludendo Dio. In seguito, la chiesa ha disposto che assistessi i leader nel lavoro di purificazione. Sebbene avessi molte manchevolezze, non ero più limitata dalla mia scarsa levatura.
Successivamente, ho riflettuto sul motivo per cui mi sentivo inferiore quando mi trovavo di fronte a persone con eloquenza e capacità lavorative migliori delle mie. Quali tipi di indole corrotta c’erano in gioco? Un giorno ho letto queste parole di Dio: “Per gli anticristi, la reputazione e il prestigio sono la vita, nonché l’obiettivo dell’intera esistenza. In tutto ciò che fanno, la priorità è: ‘Cosa ne sarà del mio prestigio? E della mia reputazione? Fare questa cosa mi darà una buona reputazione? Eleverà il mio prestigio nella mente delle persone?’ Questa è la prima cosa a cui pensano, il che dimostra ampiamente che hanno l’indole e l’essenza degli anticristi; ecco perché considerano le cose in questo modo. Si può dire che, per gli anticristi, la reputazione e il prestigio non sono un requisito aggiuntivo, né tantomeno cose esterne a loro a cui potrebbero rinunciare. Fanno parte della natura degli anticristi, sono nelle loro ossa, nel loro sangue, sono innati in loro. Gli anticristi non sono indifferenti al possesso della reputazione e del prestigio; non è questo il loro atteggiamento. Allora qual è? La reputazione e il prestigio sono intimamente legati alla loro vita di tutti i giorni, alla loro condizione quotidiana, a ciò che perseguono ogni giorno. E così, per gli anticristi, la reputazione e il prestigio sono la vita. A prescindere dal modo e dall’ambiente in cui vivono, dal lavoro che fanno, da cosa perseguano, da quali siano i loro fini o la direzione della loro vita, tutto ruota attorno all’avere una buona reputazione e un elevato prestigio. E questo obiettivo non cambia; non riescono mai a mettere da parte tali cose. È questo il vero volto degli anticristi, è questa la loro essenza” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte terza”). Dalle parole di Dio ho capito che gli anticristi tengono particolarmente a reputazione e prestigio. Le loro condizioni di vita e i loro perseguimenti sono tutti quotidianamente correlati alla reputazione e al prestigio. A prescindere dal momento o dal luogo, non rinunciano mai a perseguire queste due cose. Ho riflettuto sul fatto che anch’io ero stata così. Da quando avevo assunto il mio dovere, ogni volta che avevo visto gli altri lavorare con risolutezza e condividere con abilità, mi ero sentita inferiore a loro. Così avevo vissuto con un senso di inferiorità, delimitandomi negativamente. Avevo temuto di esporre le mie inadeguatezze e di perdere la faccia e mi era mancato un atteggiamento proattivo nel collaborare nei doveri. Avevo vissuto secondo i veleni satanici come “L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli” e “Le persone hanno bisogno dell’orgoglio proprio come un albero della corteccia”, preoccupandomi in modo particolare delle opinioni altrui. Nel lavorare con Chen Yi, vedendo che era migliore di me sotto ogni aspetto, avevo temuto di essere guardata dall’alto in basso. Durante le riunioni, avevo cercato di condividere il meno possibile, o di non farlo affatto. Anche quando nel lavoro avevo notato deviazioni o problemi che dovevano essere risolti tempestivamente, avevo evitato di condividere al riguardo, temendo che la mia condivisione non sarebbe stata all’altezza di quella di Chen Yi e che mi avrebbe messa in cattiva luce. Come leader della chiesa, mi ero preoccupata solo di non danneggiare il mio orgoglio, piuttosto che di concentrarmi sul lavoro stesso. Quando avevo scoperto dei problemi, li avevo messi da parte e non li avevo affrontati tempestivamente, il che aveva portato a dei ritardi nel lavoro. Ero stata veramente egoista! Dio mi aveva elevato a compiere il dovere di leader affinché potessi perseguire la verità, svolgere a pieno la mia parte e sostenere il lavoro della chiesa. Tuttavia, invece di riflettere su come adempiere le mie responsabilità di leader, mi ero preoccupata di come evitare l’imbarazzo in ciascuna situazione. Ogni volta che il mio orgoglio era a rischio, diventavo negativa, mi delimitavo negativamente, lamentandomi che Dio non mi avesse donato una buona levatura. Avevo persino perso la motivazione a compiere i miei doveri. Mi sono accorta di quanto fossi priva di coscienza e di ragione. In realtà, gli scarsi risultati ottenuti in precedenza nel compiere i miei doveri non erano interamente dovuti alla questione della levatura. Il problema principale era che avevo vissuto in un’indole corrotta, proteggendo costantemente la mia reputazione e il mio prestigio. Proteggevo il mio orgoglio anche se ciò significava ritardare il lavoro della chiesa. Non avevo affatto un cuore che teme Dio, trattavo reputazione e prestigio come se fossero la mia vita. Stavo percorrendo il cammino degli anticristi. Se non mi fossi pentita e non fossi cambiata, sarei stata sicuramente aborrita ed eliminata da Dio.
Ho letto un altro passo delle parole di Dio e ho trovato un cammino di pratica. Dio Onnipotente dice: “Non agire sempre per il tuo tornaconto e non considerare costantemente i tuoi interessi personali; non preoccuparti degli interessi degli uomini e non pensare affatto al tuo orgoglio, alla tua reputazione e al tuo prestigio. Devi prima considerare gli interessi della casa di Dio e farne la tua priorità. Devi tenere in considerazione le intenzioni di Dio e cominciare col riflettere se ci siano state o meno impurità nello svolgimento del tuo dovere, se tu sia stato fedele, se tu abbia adempiuto le tue responsabilità e abbia dato tutto te stesso e, allo stesso modo, se tu abbia o meno riflettuto con tutto il cuore sul tuo dovere e sul lavoro della chiesa. Devi considerare queste cose. Se ci pensi spesso e le comprendi, ti sarà più facile svolgere bene il tuo dovere. Se sei di scarsa levatura, se la tua esperienza è superficiale o se non sei competente nel tuo lavoro professionale potrebbero esserci alcuni errori o manchevolezze nel tuo lavoro e potresti non ottenere buoni risultati, ma avrai fatto del tuo meglio. Tu non soddisfi i tuoi desideri egoistici o le tue preferenze; prendi invece costantemente in considerazione il lavoro della chiesa e gli interessi della casa di Dio. Anche se tu non dovessi conseguire buoni risultati nel tuo dovere, il tuo cuore sarà stato messo sulla retta via; se, oltre a questo, sai ricercare la verità per risolvere i problemi nel tuo dovere, sarai all’altezza nello svolgimento del tuo dovere e al contempo sarai in grado di entrare nella verità realtà. Ecco cosa significa possedere testimonianza” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo liberandosi della propria indole corrotta”). Dalle parole di Dio ho capito che, nel compiere il nostro dovere, dobbiamo fare tutto davanti a Dio e accettare il Suo scrutinio. Quando si presentano delle situazioni, dobbiamo dare la priorità alla salvaguardia del lavoro della chiesa, mettere da parte l’orgoglio e fare del nostro meglio per compiere ciò che ci spetta. Solo così saremo in linea con le intenzioni di Dio. Nella cooperazione con fratelli e sorelle eloquenti e risoluti nel lavoro, devo interagire in maniera armoniosa, imparare dai loro punti di forza per compensare le mie debolezze e collaborare per svolgere bene i nostri doveri. Nel momento in cui me ne sono resa conto, il mio cuore si è illuminato. In seguito, nello svolgere il mio dovere, mi sono concentrata sul correggere le mie intenzioni. Ho condiviso su tutto ciò che capivo, senza più essere vincolata dalle preoccupazioni per il mio orgoglio o per la mia scarsa levatura e il lavoro di purificazione della chiesa ha cominciato gradualmente a migliorare. Di lì a poco, sono stata nuovamente eletta come leader della chiesa.
Dopo qualche tempo, io e la leader superiore siamo andate a tenere un incontro con i capigruppo e lei mi ha chiesto di presiederlo. Ho pensato alla sua eloquenza e risolutezza e alla capacità di trovare rapidamente le parole di Dio adatte a risolvere gli stati dei fratelli e delle sorelle, mentre io facevo fatica. Le mie abilità linguistiche erano deboli e non ero una buona oratrice, quindi ero preoccupata di come gli altri mi avrebbero vista se non avessi gestito bene l’incontro. Mi sono subito resa conto che ero di nuovo presa dal senso di inferiorità e che temevo per il mio orgoglio. Così ho pregato Dio: “Dio, vedo che sono caduta di nuovo nel senso di inferiorità perché gli altri sono più eloquenti di me. Ti prego, guidami. Non voglio essere limitata dalla vanità e dall’orgoglio. Sono disposta a tenere il cuore concentrato sul mio dovere e a fare del mio meglio per collaborare”. Dopo aver pregato, ho pensato alle parole di Dio: “Le funzioni non sono le stesse. Esiste un unico corpo. Ognuno compie il proprio dovere, ognuno al proprio posto e intento a fare del proprio meglio – per ogni scintilla c’è un lampo di luce – e a ricercare la maturità nella vita. Così Io sarò soddisfatto” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 21”). Dio ha dato a ogni persona doni e punti di forza diversi. Anche se non ho una buona levatura, quando collaboro sinceramente con Dio, posso ricevere la Sua guida. Oggi, mentre lavoravo al fianco della leader, dovevo imparare dai suoi punti di forza e non farmi limitare dal mio orgoglio o dal mio prestigio. Dovevo sforzarmi al massimo per realizzare la mia parte in base a ciò che avevo capito e in questo modo potevo svolgere bene il mio dovere. Una volta compreso questo, non sono più stata vincolata dall’orgoglio e mi sono sentita molto più libera. Ho trovato un passo delle parole di Dio che si adattava particolarmente allo stato dei capigruppo e ho condiviso la mia comprensione esperienziale. Lo stato negativo dei capigruppo si è ribaltato. In seguito, durante le riunioni, ho condiviso tutto ciò che capivo, senza preoccuparmi di come gli altri mi vedessero, ma partecipando attivamente. Sono riuscita a trattare correttamente le mie carenze e a non delimitarmi. Ora sono libera dalla schiavitù del senso di inferiorità ed è grazie alla guida delle parole di Dio.