36. Le parole di Dio mi hanno liberata dal sentimento di oppressione
Nel maggio del 2021 sono stata eletta leader della chiesa, ed ero la principale responsabile del lavoro del Vangelo e di irrigazione. Ogni compito richiedeva verifica e supervisione minuziosi, e a volte la leadership superiore dava per ciascun compito disposizioni dettagliate che dovevano essere attuate tempestivamente. Se il lavoro non dava buoni risultati, dovevo spesso analizzare i problemi e cercare le verità principi per risolverli. All’inizio, c’erano molti particolari di questo dovere che non conoscevo, quindi ho dovuto dedicare molto tempo a familiarizzare con essi. Ho sentito molta pressione, ma allo stesso tempo sapevo che essere in grado di svolgere questo dovere significava che Dio mi esaltava e mi concedeva la Sua grazia, quindi dovevo collaborare in modo adeguato. Dopo circa due mesi, una sorella che aveva collaborato con me è stata trasferita, lasciando solo me e sorella Wang Jing a gestire il lavoro della chiesa. Il carico di lavoro che di solito era diviso in tre ora ricadeva solo su due di noi, rendendo il lavoro ancora più impegnativo. A volte, appena riuscivo a finire i miei compiti e volevo rilassarmi, arrivavano altre lettere che richiedevano una risposta. C’era sempre del lavoro che bisognava svolgere. Con il passare del tempo, ho cominciato a sentirmi esausta e a sperare che il carico di lavoro diminuisse un po’ per potermi rilassare. A volte, dopo aver finito le commissioni, non volevo affrettarmi a rientrare e desideravo rimanere fuori ancora un po’ per schiarirmi le idee. Ho visto che tutto quello che doveva fare la sorella della casa che ci ospitava era cucinare tre pasti al giorno, poi poteva riposare e leggere le parole di Dio nel tempo libero. Mi sentivo veramente invidiosa, e mi mancavano i tempi in cui il mio dovere era costituito da un solo compito e mi restava ancora del tempo per rilassarmi. Ora il carico di lavoro era così massiccio che ogni giorno, quando aprivo gli occhi, avevo l’impressione di trovarmi di fronte al lavoro. Sentivo che vivere in questo modo era troppo difficile! Sembrava che svolgessi il mio dovere, ma dentro di me ero piena di resistenza. Quando rispondevo alle domande dei fratelli e delle sorelle, avevo solo voglia di portare a termine dei compiti come se fossero incarichi, e non mi preoccupavo di considerare come ottenere risultati migliori. Volevo solo fare le cose in fretta per potermi riposare e rilassare. Quando c’erano molte domande, mi irritavo e mi sembrava di perdere la calma, e mi sentivo veramente oppressa.
Una volta, sono andata a casa per occuparmi di alcune questioni e appena arrivata a casa, mi sono sentita come se tutti i miei fardelli fossero stati sollevati. Non c’era lavoro da svolgere e potevo fare ciò che volevo. Era così comodo vivere in questo modo! Avrei potuto terminare in un giorno solo tutto ciò che dovevo fare, ma ho finito per rimanere due giorni. Mi sentivo in colpa, sapendo che sarei dovuta tornare subito dopo aver terminato le mie commissioni, ma poi ho pensato che, essendo raro che tornassi a casa, forse sarei potuta rimanere un giorno in più per rilassarmi un po’! Più tardi, sorella Wang Jing mi ha esortato ad affrettarmi a tornare per gestire alcuni lavori, quindi non ho avuto altra scelta che tornare. Poiché ero sempre stata passiva e negativa nel mio dovere di leadership, il mio stato ha continuato a peggiorare, e non stavo ottenendo alcun risultato. Non sono cambiata neanche con la condivisione e l’aiuto dei miei leader, e alla fine sono stata destituita. A quel tempo non ho riflettuto su me stessa. È stato solo più tardi, mentre svolgevo il servizio di irrigazione, che ho incontrato una sorella che avevo già conosciuto e mi sono sentita piuttosto commossa. Questa sorella si era formata come leader per più di un anno, aveva fatto rapidi progressi e la sua condivisione nelle riunioni era molto pratica. Ho visto che, sebbene la leadership comportasse molte preoccupazioni, difficoltà e stanchezza, la sua vita progrediva rapidamente. Ma per quanto riguardava me, continuavo a resistere al mio dovere di leadership, e avevo permesso alla mia carne di rilassarsi e sentirsi a proprio agio. Ma cosa ci guadagnavo? Se non cambiavo questo modo di vedere il mio perseguimento, in cui davo sempre ascolto alla carne e temevo le difficoltà e la fatica, allora, a prescindere da quanti anni avessi continuato a credere in Dio, la mia vita non sarebbe mai progredita. Pensando a questo, continuavo a chiedermi: “Per quale motivo esattamente credo in Dio? Cosa voglio veramente dalla mia fede in Dio? Sto continuando a perseguire questa via? Se posso ribellarmi alla mia carne, sopportare difficoltà, pagare un prezzo e svolgere il mio dovere con tutto il cuore, non otterrò forse più verità?”
In seguito, ho letto che le parole di Dio dicono: “Alcuni sono sempre superficiali e tentano di battere la fiacca mentre svolgono i loro doveri. A volte, il lavoro della chiesa richiede fretta, ma loro vogliono fare come preferiscono. Se non si sentono molto bene fisicamente, o sono di cattivo umore e di morale basso per un paio di giorni, non sono disposti a sopportare le difficoltà e a pagare un prezzo per svolgere il lavoro della chiesa. Sono particolarmente pigri e bramosi di comodità. Quando mancano di motivazione, rallentano fisicamente e non hanno voglia di muoversi, ma temono di essere potati da parte dei leader e di apparire pigri agli occhi di fratelli e sorelle, quindi non possono fare altro che eseguire contro voglia il lavoro insieme a tutti gli altri. Tuttavia, nel farlo sono molto restii, scontenti e riluttanti. Si sentono offesi, infastiditi ed esausti. Vorrebbero agire in base alla propria volontà, ma non osano disobbedire o contravvenire ai requisiti e alle norme della casa di Dio. Di conseguenza, nel corso del tempo inizia a emergere in loro un’emozione: l’oppressione. Quando questa emozione si radica in loro, iniziano ad apparire sempre più svogliati e deboli. Come macchine, non avranno più una chiara comprensione di ciò che stanno facendo, ma continueranno a eseguire tutto ciò che viene detto loro ogni giorno, nel modo in cui viene detto loro di eseguirlo. Anche se in superficie continueranno a eseguire i loro compiti senza fermarsi, senza fare pause, senza allontanarsi dall’ambiente in cui li svolgono, in cuor loro si sentiranno oppressi e la vita apparirà loro faticosa e colma di cose di cui lamentarsi. Il loro più grande desiderio al momento è quello di non essere più controllati dagli altri, di non essere più limitati dalle norme della casa di Dio e di essere svincolati dalle sue disposizioni. Desiderano fare quello che vogliono, quando vogliono, eseguendo un po’ di lavoro se si sentono bene e non facendolo se si sentono male. Desiderano essere liberi da ogni responsabilità, non essere mai potati, e non essere supervisionati, controllati o comandati da nessuno. Pensano che quando ciò avverrà sarà un gran giorno, e che si sentiranno davvero liberi e affrancati. Tuttavia, non sono comunque disposti ad andarsene o ad arrendersi; temono che, se non svolgeranno i loro doveri, se faranno davvero quello che vogliono e un giorno saranno liberi e affrancati, allora si allontaneranno naturalmente da Dio, e hanno paura che, se Dio non li vorrà più, non saranno in grado di ottenere alcuna benedizione. Alcuni si trovano in preda a un dilemma: se tentano di lamentarsi con i loro fratelli e sorelle, hanno difficoltà a parlare. Se si rivolgono a Dio in preghiera, non riescono a proferire parola. Se si lamentano, sentono che sono loro stessi a essere in torto. Se non si lamentano, provano disagio. Si chiedono perché la loro vita sia così piena di cose di cui lamentarsi, così in contrasto con ciò che vogliono e così faticosa. Non vogliono vivere in questo modo, non vogliono conformarsi agli altri, vogliono fare quello che piace loro e nel modo in cui piace loro, e si chiedono perché non ci riescano. Una volta si sentivano esausti solo fisicamente, ma ora anche il loro cuore è stanco. Non capiscono cosa stia accadendo loro. DiteMi: questo non dipende forse da emozioni di oppressione? (Sì.)” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (5)”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho finalmente capito che il motivo per cui mi sentivo così oppressa e sofferente nel mio dovere di leader non dipendeva dal fatto che era impegnativo o estenuante, ma dalla mia mentalità sbagliata. Perseguivo costantemente comodità e piaceri della carne, quindi, quando il dovere era leggermente impegnativo o faticoso e la mia carne non era soddisfatta, mi sentivo oppressa e sofferente. In particolare dopo il trasferimento della sorella che collaborava con me, il carico di lavoro è aumentato e ogni giorno c’era sempre da fare, così mi irritavo e volevo rimproverare gli altri e scagliarmi su di loro. Ho persino invidiato la sorella della nostra casa ospitante perché aveva un dovere così leggero e facile. Mi sono resa conto che ciò che perseguivo non era il corretto assolvimento del mio dovere, ma piuttosto la comodità fisica. Mi crogiolavo costantemente in emozioni oppressive, trattavo il mio dovere in modo irriverente, non avevo senso di responsabilità e non ero per nulla affidabile. Avevo davvero fatto in modo che Dio mi detestasse!
Ho letto un altro passo delle parole di Dio che mi ha fornito una certa comprensione della radice del mio perseguimento di comodità della carne. Dio Onnipotente dice: “Finché le persone non hanno sperimentato l’opera di Dio e compreso la verità, è la natura di Satana che prende il sopravvento e domina dentro di loro. Quali elementi specifici fanno parte di quella natura? Ad esempio, perché sei egoista? Perché proteggi la tua posizione? Perché hai sentimenti così forti? Perché trai piacere da cose inique? Perché ti piacciono quei mali? Su cosa si basa il tuo debole per simili cose? Da dove vengono tali cose? Perché sei così felice di accettarle? Ormai siete arrivati tutti a comprendere che la ragione principale dietro a tutte queste cose è che il veleno di Satana è nell’uomo. Dunque cos’è il veleno di Satana? Come lo si può esprimere? Per esempio, se chiedi ‘Come si dovrebbe vivere? Per cosa si dovrebbe vivere?’, le persone risponderanno: ‘Ognuno per sé e che gli altri si arrangino’. Questa singola frase esprime la radice vera e propria del problema. La filosofia e la logica di Satana sono diventate la vita delle persone. Qualsiasi cosa perseguano, lo fanno per se stesse, e dunque vivono solo per se stesse. ‘Ognuno per sé e che gli altri si arrangino’ – questa è la filosofia di vita dell’uomo, e rappresenta anche la natura umana. Queste parole sono già diventate la natura dell’umanità corrotta e sono il vero ritratto della natura satanica dell’umanità corrotta. Questa natura satanica è già diventata la base dell’esistenza dell’umanità corrotta. Per diverse migliaia di anni, l’umanità corrotta ha vissuto in base a questo veleno di Satana, fino ai giorni nostri” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Come percorrere il cammino di Pietro”). Dall’esposizione delle parole di Dio, ho capito che la mia decadenza e degenerazione derivavano dall’aver sempre vissuto di veleni satanici, come “Ognuno per sé e che gli altri si arrangino”, “La vita è tutta una questione di mangiare e vestirsi bene” e “La vita è breve, quindi goditela finché puoi”. Attribuivo un’importanza eccessiva al piacere fisico, pensando che la vita era breve e quindi dovevo trattarmi bene e non far soffrire disagi al mio corpo. Ho ripensato ai miei esami di ammissione all’università. Mentre gli altri studiavano fino a tarda notte e lavoravano sodo, io lo trovavo troppo frenetico e faticoso, così non sono mai rimasta sveglia fino a tardi per studiare, pensando che andasse bene, purché i miei voti non calassero. Dopo essere entrata nella chiesa per svolgere il mio dovere, ho continuato a vivere secondo questa mentalità. Quando il mio dovere di leadership richiedeva che soffrissi e pagassi un prezzo, e non potevo concedermi comodità fisiche, mi sentivo veramente oppressa e abbattuta. La mia mente si riempiva di pensieri sul modo di non affaticarmi e mettere al primo posto i miei interessi fisici, e trascuravo completamente le mie responsabilità e i miei doveri. Anche se mi stavo accollando un dovere così importante, non pensavo al modo di ottenere buoni risultati in ogni compito o di adempiere alle mie responsabilità. Tenevo in considerazione solo la mia comodità e saziavo i desideri della carne, sentendomi infelice ogni volta che c’era una difficoltà in più e desiderando fuggirla. Mi sono resa conto di essere stata incredibilmente egoista e spregevole, completamente priva di coscienza o ragione. In verità, ripensandoci, benché il mio corpo avesse trovato una comodità temporanea, non avevo ottenuto alcuna verità né svolto il mio dovere, e non avevo alcuna integrità e dignità. Vivere così era privo di significato o valore. Riflettendo su questo, mi odiavo veramente, mi sentivo profondamente in debito con Dio e non volevo più vivere così.
In seguito, ho letto un altro passo delle parole di Dio che mi ha veramente commossa. Dio Onnipotente dice: “Come sono coloro che si occupano del proprio lavoro? Sono persone che considerano in modo semplice i bisogni primari come il cibo, i vestiti, l’alloggio e gli spostamenti. A loro basta che queste cose raggiungano uno standard normale. Hanno più a cuore il loro percorso di vita, la loro missione in quanto esseri umani, la loro visione della vita e i loro valori. Cosa pensano tutto il tempo le persone non promettenti? Riflettono sempre su come battere la fiacca, su come giocare d’astuzia per sfuggire alle responsabilità, su come mangiare bene e divertirsi, su come vivere nell’agio e nella comodità del corpo, senza considerare le questioni importanti. Pertanto, si sentono oppresse nell’ambiente e nel contesto dello svolgimento dei loro doveri nella casa di Dio. La casa di Dio richiede agli individui di acquisire alcune conoscenze comuni e professionali inerenti ai loro doveri in modo da poterli svolgere meglio. La casa di Dio richiede alle persone di nutrirsi spesso delle parole di Dio, in modo da comprendere meglio la verità, entrare nella verità realtà e conoscere i principi per ogni azione. Tutte queste cose in merito a cui la casa di Dio condivide e parla riguardano argomenti, questioni concrete, e così via, che rientrano nell’ambito della vita delle persone e dell’assolvimento dei loro doveri, e hanno lo scopo di aiutare le persone a eseguire il lavoro che spetta loro e a percorrere la retta via. Simili individui, che non si occupano del proprio lavoro e che fanno quello che vogliono, non desiderano fare queste cose appropriate. L’obiettivo finale che desiderano raggiungere facendo tutto ciò che vogliono sono le comodità, i piaceri e gli agi del corpo, non essere limitati né offesi in alcun modo, poter mangiare a sazietà tutto ciò che desiderano e agire a proprio piacimento. È a causa della qualità della loro umanità e dei loro perseguimenti interiori che si sentono spesso oppressi. Per quanto si possa condividere con loro sulla verità, non cambieranno, e il loro senso di oppressione non verrà eliminato. È semplicemente così che sono fatti: individui che non si occupano del lavoro che spetta loro. Anche se in apparenza non hanno commesso gravi malefatte né sono cattive persone, e nonostante sembrino aver solamente disobbedito ai principi e alle regole, in realtà la loro natura essenza è che non si occupano del proprio lavoro né seguono la retta via. Simili persone non possiedono la coscienza e la ragione dell’umanità normale e non possono raggiungerne l’intelligenza. […] Nella società, chi sono coloro che non si occupano del proprio lavoro? Sono i fannulloni, gli sciocchi, i nullafacenti, i teppisti, i mascalzoni e i perdigiorno, questa sorta di gente. Non vogliono apprendere nuove abilità o capacità, né intraprendere seriamente una carriera o trovare un lavoro per mantenersi. Sono i fannulloni e i perdigiorno della società. Si infiltrano nella chiesa e vogliono guadagnare qualcosa senza offrire niente in cambio e ottenere la loro parte di benedizioni. Sono degli opportunisti. Questi opportunisti non sono mai disposti a svolgere i loro doveri. Se le cose non vanno come vorrebbero, anche solo leggermente, si sentono oppressi. Desiderano sempre vivere liberamente, non intendono svolgere alcun tipo di lavoro, eppure vogliono del buon cibo e bei vestiti, mangiare tutto ciò che desiderano e dormire quando vogliono. Pensano che quando ciò avverrà sarà sicuramente un giorno meraviglioso. Non vogliono sopportare la benché minima avversità e desiderano una vita di godimento. Trovano persino estenuante vivere; sono schiavi delle emozioni negative. Si sentono spesso stanchi e confusi perché non possono fare a modo loro. Non vogliono occuparsi del proprio lavoro né gestire le proprie mansioni. Non vogliono dedicarsi a un singolo lavoro ed eseguirlo con costanza dall’inizio alla fine, considerandolo come la propria professione e il proprio dovere, come un obbligo e una responsabilità; non vogliono portarlo a termine e ottenere dei risultati, né compierlo al meglio. Non hanno mai pensato in questo modo. Vogliono solo agire in modo superficiale e usare il loro dovere come mezzo per guadagnarsi da vivere. Quando si trovano di fronte a un minimo di pressione o a una qualche forma di controllo, oppure quando è richiesto loro uno standard leggermente più elevato, o di assumersi un po’ di responsabilità, si sentono a disagio e oppressi. Sviluppano queste emozioni negative, trovano la vita estenuante e sono infelici. Uno dei motivi fondamentali per cui la vita sembra loro estenuante è che costoro sono privi di ragione. La loro ragione è compromessa, passano tutto il tempo ad abbandonarsi alle fantasie, vivendo in un sogno, tra le nuvole, immaginando sempre le cose più stravaganti. Per questo è molto difficile eliminare il loro senso di oppressione. Non sono interessati alla verità, sono dei miscredenti. L’unica cosa che possiamo fare è chiedere loro di lasciare la casa di Dio, di tornare nel mondo e di trovare il loro posto di agio e comodità” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (5)”). Quando ho letto le parole di Dio che parlavano di coloro che “non si occupano del lavoro che spetta loro” o sono “fannulloni” e “perdigiorno”, mi sono sentita profondamente ferita e angosciata. I fannulloni e i perdigiorno sono le persone peggiori e più degenerate, trascorrono le giornate mangiando, bevendo e divertendosi, senza perseguire nulla di serio. Sono inaffidabili in tutto ciò che fanno, sono incoerenti e non hanno alcun senso di responsabilità. Il mio perseguimento non era diverso da quello dei perdigiorno. Come leader, ogni giorno non pensavo a come svolgere bene i miei doveri né ad assumermi le mie responsabilità. Invece, pensavo sempre a come portare comodità e agio alla mia carne, e alla minima difficoltà opponevo resistenza e mi sentivo insoddisfatta. Trattavo il mio dovere come un peso e non tenevo in alcun conto i miei compiti. Ho capito che ero inaffidabile e non avevo affatto un cuore che teme Dio. Anche i non credenti credono che “senza dolore non si ottiene nulla” e che per sopravvivere bisogna sopportare difficoltà e pagare un prezzo. Eppure non riuscivo a sopportare alcuna sofferenza e avrei gridato di protesta al minimo disagio. Non ero forse del tutto inutile? Se non avessi cambiato questa mentalità degenerata e avessi continuato a evitare il lavoro corretto che avrei dovuto svolgere, alla fine sarei stata eliminata. Dio salva coloro che credono sinceramente in Lui, perseguono la verità e svolgono i loro doveri in modo responsabile. Queste persone si concentrano sulle proprie questioni e si occupano dei propri doveri, e anche se questi doveri causano loro sofferenza o fatica, non si lamentano e li svolgono con tutto il cuore. Procedendo, ho voluto essere una persona che si occupava dei propri doveri.
In seguito, ho letto un altro passo delle parole di Dio e ho trovato un cammino di pratica. Dio Onnipotente dice: “In cosa risiede il valore della vita di un individuo? Solo nel mero abbandonarsi ai piaceri della carne, come mangiare, bere e divertirsi? (No.) E in cosa risiede allora? […] Da un certo punto di vista, si tratta di compiere bene il dovere di un essere creato. Da un altro, si tratta di fare al meglio tutto ciò che è nelle tue possibilità e capacità, raggiungendo almeno un punto in cui non hai rimorsi di coscienza, in cui puoi essere in pace con la tua coscienza e risultare accettabile agli occhi degli altri. Facendo un ulteriore passo avanti, per tutta la tua vita, indipendentemente dalla famiglia in cui sei nato, dal tipo di istruzione che hai ricevuto o dalla tua levatura, devi possedere una certa comprensione dei principi che le persone dovrebbero capire nella vita. Per esempio, che tipo di cammino si dovrebbe percorrere, in che modo si dovrebbe vivere e come si vive una vita significativa; dovresti come minimo esplorare un po’ il vero valore della vita. Questa vita non può essere vissuta invano, né si può venire su questa terra invano. Inoltre, durante la tua vita, devi compiere la tua missione; questa è la cosa più importante. Non stiamo parlando di portare a termine una missione, un dovere o una responsabilità grandiosi, ma dovresti almeno realizzare qualcosa. […] Il valore della vita umana e la retta via da seguire prevedono la realizzazione di qualcosa di valore e il compimento di uno o più lavori di valore. Non si tratta di una carriera, ma della retta via e del giusto dovere. DiteMi, vale la pena per una persona pagare il prezzo per portare a termine un lavoro di valore, vivere una vita significativa e di valore, e perseguire e acquisire la verità? Se veramente desideri perseguire e comprendere la verità, intraprendere la retta via nella vita, compiere bene il tuo dovere e vivere una vita ricca di valore e di significato, allora non dovresti esitare a dedicare tutta la tua energia, a pagare il prezzo e a investire tutto il tuo tempo e tutti i tuoi giorni. Se durante questo periodo ti capiterà di ammalarti un po’, non avrà importanza: non ti schiaccerà. Una vita di questo tipo non è forse di gran lunga superiore a una di agio e ozio, di cura del corpo fisico al fine di renderlo ben nutrito e sano e, infine, di raggiungimento della longevità? (Sì.) Quale di queste due opzioni può più facilmente portare a una vita di valore? Quale può arrecare conforto e assenza di rimpianto a coloro che si trovano alla fine ad affrontare la morte? (Vivere una vita significativa.) Vivere una vita significativa vuol dire percepire nel cuore di aver ottenuto dei risultati e sentirsi confortati” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (6)”). Dopo la lettura delle parole di Dio, ho capito cosa le persone dovrebbero perseguire per avere una vita significativa e di valore. La vita è così breve, quindi dovremmo fare cose significative in questo tempo limitato. Perseguire la verità e adempiere ai nostri doveri sono gli unici modi per evitare di condurre una vita inutile. Quando l’opera di Dio sarà completata, non ci resteranno rimpianti né sentimenti di debito, e il nostro cuore si sentirà a suo agio e in pace. Ho riflettuto su come ero abituata a vivere per la mia carne. Anche la minima difficoltà o stanchezza nei miei doveri mi avrebbe fatta sentire oppressa, restia e insoddisfatta. Stavo vivendo senza sembianza umana e non svolgevo bene i miei doveri. Tutto ciò che stavo lasciando dietro di me erano sentimenti di colpa e di debito, e alla fine non ottenevo alcuna verità. Stavo davvero sprecando il mio tempo! Ho pensato tra me: “Non posso continuare a vivere così senza obiettivi. È una fortuna che io abbia l’opportunità di accettare l’opera di Dio degli ultimi giorni. Questa è grazia ed esaltazione di Dio, e io devo assumermi le mie responsabilità, imparare a ribellarmi alla mia carne e diventare una persona che si occupa dei giusti doveri”. Con questi pensieri nella mente, il mio cuore si è illuminato e ho capito cosa perseguire da lì in poi.
In seguito, sono stata eletta di nuovo leader della chiesa e mi sono sentita molto grata. Ho anche apprezzato questa opportunità e ho voluto svolgere i miei doveri in modo adeguato. Dopo essere diventata una leader, ogni giorno c’era molto lavoro da svolgere e, quando nei miei doveri c’era troppo da gestire, rivelavo ancora pensieri di considerazione per la mia carne e non volevo pensare profondamente alle cose, ma poi ricordavo le parole di Dio: “Vale la pena per una persona pagare il prezzo per portare a termine un lavoro di valore, vivere una vita significativa e di valore, e perseguire e acquisire la verità? Se veramente desideri perseguire e comprendere la verità, intraprendere la retta via nella vita, compiere bene il tuo dovere e vivere una vita ricca di valore e di significato, allora non dovresti esitare a dedicare tutta la tua energia, a pagare il prezzo e a investire tutto il tuo tempo e tutti i tuoi giorni. Se durante questo periodo ti capiterà di ammalarti un po’, non avrà importanza: non ti schiaccerà” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (6)”). Le parole di Dio mi hanno dato fede e forza, e sapevo che non potevo più essere superficiale nei miei doveri solo per soddisfare la mia carne, e che il benessere fisico era solo temporaneo, ma non mettere tutto l’impegno nei miei doveri mi avrebbe lasciata con rimpianti e sentimenti di debito, e queste erano cose che non avrebbero mai potuto essere cancellate. Così, ho pregato Dio per ribellarmi a me stessa, permettendo al mio cuore di essere più sereno e riuscendo a collaborare con impegno. Ho iniziato a pensare a come ottenere risultati effettivi nel mio lavoro, e ogni volta che mi trovavo di fronte a qualcosa che non capivo, ne discutevo con gli altri e cercavo le verità principi nelle parole di Dio. Anche se svolgere i miei doveri in questo modo era più impegnativo e richiedeva che mi assumessi più preoccupazioni, e che avessi meno tempo per rilassarmi, ho ottenuto molto di più e la mia vita è stata sempre più soddisfacente. Ho anche smesso di diventare negativa e oppressa così facilmente. Questa trasformazione in me è stata un risultato delle parole di Dio. Grazie a Dio!