53. Ho imparato a essere responsabile nello svolgimento del mio dovere

di Jinyi, Cina

Nel luglio del 2021, sono stata scelta come leader della chiesa. Ho pensato: “Potersi assumere un dovere così importante a più di 60 anni è davvero l’esaltazione di Dio”. Ero decisa a fare del mio meglio. Poi mi sono immersa nel dovere: partecipavo alle riunioni di gruppo, risolvevo i problemi dei fratelli e delle sorelle ed ero occupata ogni giorno. Dopo un po’, i vari aspetti del lavoro nella chiesa hanno iniziato a migliorare e io ero molto felice. Nell’agosto dell’anno successivo, sono stata scelta come predicatrice e nominata responsabile del lavoro di due chiese. Ho pensato: “Sono già abbastanza impegnata con una chiesa e ora sono responsabile anche di un’altra. Questo non mi sposserà ancora di più? Il mio corpo può sopportare di andare avanti così? Inoltre, il lavoro nell’altra chiesa non sta ottenendo buoni risultati, quindi avrò ancora più questioni di cui preoccuparmi!” Dopo averci pensato su, ho deciso di non voler accettare quel dovere. Ho pensato: “Che scusa posso usare per rifiutare? Forse potrei dire che sono troppo vecchia e che non ho l’energia o la forza per essere nominata responsabile di un’altra chiesa, che rallenterei il lavoro, e poi potrei suggerire di trovare qualcuno di più giovane”. Ma quei pensieri mi mettevano un po’ a disagio. Non mi stavo forse sottraendo al mio dovere? Ero lì lì per rifiutare, ma ho deciso di tenere la bocca chiusa. Così ho accettato il dovere di predicatrice.

Da allora, ogni ora di ogni giorno è stata piena di questioni da organizzare e a volte dovevo persino mangiare di corsa e scappare via. Di fronte a tutto quel lavoro, non potevo fare a meno di pensare: “Ormai sono vecchia, il mio corpo può continuare così? E se dovessi crollare per lo sfinimento? Entrambe le chiese hanno dei leader che portano avanti il lavoro in modo molto proattivo. Con la loro collaborazione, non avrei bisogno di seguire tutto così da vicino. Dovrei riposare di più. Alla mia età, dovrei ritagliarmi del tempo per prendermi cura di me. Preoccuparmi sempre così tanto non mi farà sembrare ancora più vecchia?” A quel pensiero, ho tirato un sospiro di sollievo, pensando: “Se l’avessi deciso prima, non sarei stata così indaffarata. Forse non sono capace di programmare bene gli impegni! Se organizzerò le cose nel modo giusto, questo dovere non sarà così gravoso come immaginavo”. Da allora, ho seguito meno il lavoro del Vangelo e quello di irrigazione. Quando tornavo a casa dopo le riunioni, non continuavo a pensare al lavoro, perché ero certa che se ne stessero occupando i leader della chiesa. Mi limitavo a visionare filmati di testimonianze esperienziali e a rispondere alle domande dei fratelli e delle sorelle, sentendomi così molto meno sotto pressione e pensando a come cucinarmi piatti gustosi e nutrienti per migliorare la mia salute. Senza nemmeno accorgermene, è passato un mese. Sono andata nelle chiese per controllare il lavoro e così ho scoperto che in quel mese nessuna delle due chiese aveva acquisito nuovi credenti. A quella notizia, sono rimasta scioccata e mi sono chiesta: “Che cosa succede? I leader delle chiese hanno collaborato con impegno, quindi perché il lavoro del Vangelo non ha dato alcun risultato? Prima il mio lavoro di leader non era così inconcludente!” Mi sono subito presentata davanti a Dio per pregare: “Dio, questo mese il lavoro del Vangelo non ha dato alcun risultato in nessuna delle due chiese e non so dove sia il problema. Ti prego, guidami a trovare la ragione di questo”. Dopo aver pregato, mi sono resa conto che negli ultimi tempi avevo vissuto dedicandomi alla mia carne, pensando solo a mangiare bene, bere bene e riposarmi, senza percepire in alcun modo il fardello del mio dovere. Non stavo analizzando né risolvendo in modo tempestivo i problemi legati al lavoro ed ero direttamente responsabile della mancanza di risultati! Così sono corsa dai leader della chiesa per riassumere le ragioni di quella situazione. Ho scoperto che i responsabili della chiesa si erano fatti carico del lavoro, ma limitandosi a delegare i compiti e senza effettuare alcun controllo o supervisione, quindi non attuando appieno il lavoro. Questo era particolarmente evidente nel lavoro del Vangelo, dove i fratelli e le sorelle si trovavano in difficoltà considerate dai leader come veri ostacoli che loro non sapevano come risolvere. Dopo aver compreso la situazione, mi sono resa conto di essere stata negligente nei miei doveri, così mi sono aperta con i leader riguardo al mio recente stato e ho subito condiviso con loro su come portare avanti il lavoro, senza rimandare ulteriormente.

In seguito, ho letto questo passo delle parole di Dio: “I leader e i lavoratori dovrebbero ispezionare attivamente il lavoro di ogni gruppo, verificare la situazione dei membri di ogni gruppo, se ci siano miscredenti solo per fare numero oppure miscredenti che diffondono negatività e nozioni per disturbare il lavoro della chiesa; una volta individuate, queste persone andrebbero completamente smascherate e allontanate. Questo è il lavoro che dovrebbero eseguire i leader e i lavoratori; non dovrebbero essere passivi, né aspettare ordini e sollecitazioni da parte del Supremo per agire, e nemmeno fare qualcosa solo quando tutti i fratelli e le sorelle lo richiedono. Nel loro lavoro, i leader e i lavoratori dovrebbero avere considerazione per le intenzioni di Dio ed esserGli leali. Il comportamento migliore è riconoscere e risolvere i problemi proattivamente. Non devono rimanere passivi, soprattutto quando hanno queste attuali parole e condivisioni a far loro da base. Dovrebbero prendere l’iniziativa di risolvere a fondo i problemi e le difficoltà reali condividendo sulla verità e svolgere il loro lavoro esattamente come sono tenuti a fare. Dovrebbero seguire prontamente e in modo proattivo l’avanzamento del lavoro; non possono sempre aspettare ordini e sollecitazioni dal Supremo per poi agire con riluttanza. Se i leader e i lavoratori sono sempre negativi e passivi e non svolgono un lavoro reale, non sono degni di prestare servizio come leader e lavoratori e dovrebbero essere destituiti e riassegnati. Attualmente, numerosi leader e lavoratori sono molto passivi nel loro lavoro. Svolgono un minimo di lavoro sempre e solo dopo che il Supremo invia loro degli ordini e li sprona; altrimenti, battono la fiacca e procrastinano. […] Dopo che il Supremo dispone il lavoro, si danno da fare per un po’; tuttavia, una volta terminato quel poco di lavoro, dopo non sanno cosa fare perché non capiscono quali doveri dovrebbero svolgere. Non hanno mai chiaro il lavoro che rientra nell’ambito delle responsabilità dei leader e dei lavoratori e che dovrebbero svolgere; ai loro occhi, non c’è alcun lavoro da fare. Cosa sta succedendo quando le persone credono non ci sia alcun lavoro da svolgere? (Non si assumono un fardello.) Per dirlo in modo accurato, non si assumono un fardello; sono anche molto pigre e bramano le comodità, si prendono più pause che sia possibile ogni volta che possono e cercano di evitare qualsiasi compito di troppo. Queste persone pigre spesso pensano: ‘Perché dovrei preoccuparmi così tanto? Preoccuparmi troppo mi farà solo invecchiare più velocemente. Che benefici ne trarrò, affannandomi e affaticandomi così tanto? Che farò se mi sfinisco e mi ammalo? Non ho i soldi per pagarmi le cure. E chi si prenderà cura di me quando sarò vecchio?’ Queste persone pigre sono così negative e arretrate. Non possiedono un briciolo di verità e non riescono a vedere nulla con chiarezza. Si tratta palesemente di un gruppo di persone confuse, non è vero? Sono tutte confuse; sono ignare della verità, per la quale non provano alcun interesse, quindi come possono essere salvate? Perché le persone sono sempre indisciplinate e pigre come se fossero dei morti viventi? Questo ha a che fare con la questione della loro natura. Esiste una sorta di pigrizia nella natura umana. Qualsiasi compito stiano svolgendo, le persone hanno sempre bisogno di qualcuno che le supervisioni e le sproni. A volte tengono in considerazione la carne, bramano le comodità fisiche, e trattengono sempre qualcosa per sé; queste persone sono piene di intenzioni diaboliche e di macchinazioni astute, non sono affatto delle brave persone. Non fanno mai del loro meglio, indipendentemente dal dovere importante che stanno svolgendo. È un comportamento irresponsabile e sleale(La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (26)”). Ho capito che Dio richiede a leader e lavoratori di portare avanti attivamente il lavoro, risolvere in modo proattivo i problemi e assicurarsi che i vari aspetti del lavoro siano attuati. Questa è la responsabilità dei leader e dei lavoratori. Ho ripensato a quando, all’inizio, sono stata scelta come leader della chiesa. Allora mi sentivo gravata di un fardello e responsabile verso il mio dovere e percepivo anche che Dio mi guidava nello svolgerlo. Ero in grado di identificare e risolvere i problemi legati al lavoro e mi sentivo appagata, provavo un senso di sicurezza. Dopo essere diventata responsabile del lavoro di due chiese, ero molto impegnata tutti i giorni e temevo che, data la mia età, quello sforzo intenso potesse essere eccessivo per il mio corpo, quindi ero riluttante a svolgere quel dovere. Vedendo che i leader delle chiese stavano attuando il lavoro, ho approfittato della situazione: pensavo che, poiché del lavoro si occupavano loro, io potevo seguirlo meno, e che i leader superiori non sarebbero venuti a saperlo. Mi sono dedicata a mangiare, bere e prendermi cura del mio corpo e questo ha fatto sì che, dopo un mese, il lavoro del Vangelo non avesse dato alcun risultato in nessuna delle due chiese. Non avevo forse rallentato il lavoro? All’inizio, la mia levatura era nella media, non avevo talenti speciali ed ero veramente indegna di un dovere tanto importante. Dio mi aveva esaltata con l’opportunità di formarmi, ma io non l’avevo apprezzato. Non avevo assolto il mio dovere in modo adeguato, passavo il tempo a prendere in considerazione e assecondare la mia carne e sono stata irresponsabile nello svolgimento del mio dovere. Ero pigra e non mostravo alcuna lealtà. Ho pensato a Noè: anche lui era molto vecchio quando ha accettato l’incarico ricevuto da Dio, eppure non ha pensato al suo corpo o alle difficoltà. Ha lavorato diligentemente ogni giorno, predicando il Vangelo e costruendo l’arca, e per quanto questo fosse faticoso o complicato, è rimasto risoluto. Ha serbato nel cuore l’incarico ricevuto da Dio e, quando Lui gli ha ordinato di costruire l’arca, ha avuto cuore e senso di responsabilità, e ha semplicemente agito come Dio gli aveva detto. Alla fine, ha portato a termine l’incarico ricevuto da Dio e ha ricevuto la Sua approvazione. Ho pensato anche ad alcuni fratelli e sorelle anziani della chiesa, alcuni dei quali hanno più di 80 anni e continuano a predicare il Vangelo. Io ne avevo poco più di 60 e godevo di buona salute. I propositi delle due chiese non erano ampi e non mi avrebbero fatta ammalare o crollare per lo sfinimento. Eppure non ero disposta a sopportare nemmeno dei fardelli che rientravano nelle mie capacità. Se mi confrontavo con quegli anziani, provavo una tale vergogna! Ho pregato Dio dicendo: “Dio, se sono in grado di svolgere questo dovere è in virtù della Tua esaltazione e della Tua grazia, eppure sono stata negligente ed elusiva, e ho arrecato danno al lavoro della chiesa. Sono stata davvero priva di umanità! Ora Tu mi offri rivelazione e salvezza, e io sono pronta a pentirmi. Se continuerò a indulgere negli agi corporali, che il Tuo castigo e la Tua disciplina si abbattano su di me!”

In seguito, ho cercato le parole di Dio relative al mio stato di indulgenza per il corpo. Ho letto due passi delle parole di Dio: “La carne dell’uomo è come il serpente: la sua essenza è quella di rovinare la vita dell’uomo e, quando essa prende il sopravvento, la tua vita è perduta. La carne appartiene a Satana: essa racchiude desideri stravaganti, pensa solo per sé, vuole godere delle comodità, divertirsi nel tempo libero, crogiolarsi nella pigrizia e nell’ozio; se continui a soddisfarla, alla fine arriverai al punto di esserne completamente divorato. Vale a dire che, se la soddisfi una volta, la volta dopo verrà a chiederti di più. La carne ha sempre desideri stravaganti e nuove esigenze, e sfrutta la tua condiscendenza verso di lei per far sì che tu la ami ancora di più e viva tra le comodità che offre; se non la vinci, alla fine sarà la tua rovina. Se saprai guadagnarti la vita dinanzi a Dio e quale sarà il tuo esito ultimo dipenderà da quanto saprai ribellarti alla carne. Dio ti ha salvato, ti ha scelto e predestinato; tuttavia, se oggi non sei disposto a soddisfarLo, se non sei disposto a mettere in pratica la verità e a ribellarti contro la tua stessa carne con un autentico cuore che ama Dio, alla fine ti rovinerai e di conseguenza proverai un dolore immenso. Se assecondi sempre la carne, Satana a poco a poco ti inghiottirà e ti lascerà senza vita o senza il tocco dello Spirito, finché arriverà il giorno in cui dentro di te regnerà il buio totale. Quando vivrai nelle tenebre, sarai prigioniero di Satana, non avrai più Dio nel tuo cuore e allora negherai la Sua esistenza e Lo abbandonerai(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Solo amare Dio vuol dire credere veramente in Dio”). “Finché le persone non hanno sperimentato l’opera di Dio e compreso la verità, è la natura di Satana che prende il sopravvento e domina dentro di loro. […] La filosofia e la logica di Satana sono diventate la vita delle persone. Qualsiasi cosa perseguano, lo fanno per se stesse, e dunque vivono solo per se stesse. ‘Ognuno per sé e che gli altri si arrangino’ – questa è la filosofia di vita dell’uomo, e rappresenta anche la natura umana. Queste parole sono già diventate la natura dell’umanità corrotta e sono il vero ritratto della natura satanica dell’umanità corrotta. Questa natura satanica è già diventata la base dell’esistenza dell’umanità corrotta. Per diverse migliaia di anni, l’umanità corrotta ha vissuto in base a questo veleno di Satana, fino ai giorni nostri(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Come percorrere il cammino di Pietro”). Attraverso lo smascheramento attuato dalle parole di Dio, ho compreso i danni e le conseguenze che derivano dell’assecondare la carne. Più si asseconda la carne e le si dà importanza, più i suoi desideri crescono e alla fine ci portano alla rovina. Vivevo secondo le filosofie sataniche di “Ognuno per sé e che gli altri si arrangino”, “Cogliere il piacere dell’attimo, perché la vita è breve” e “La vita non è altro che mangiare e vestirsi”. Esse hanno distorto i miei pensieri e le mie opinioni, portandomi a pensare che la vita non dovrebbe essere troppo faticosa, che gli agi del corpo e l’appagamento della carne rappresentano la vera felicità e il fondamento di una buona vita. Visto che ne avevo la possibilità, ho pensato solo alla mia carne. È così che vivevo prima di credere in Dio: sentivo che stare a letto a mangiare frutta e semi e a guardare la TV fosse sinonimo di una vita piacevole, perciò evitavo il lavoro, se possibile, e mi riposavo ogni volta che ne avevo il tempo. A volte, quando vedevo degli anziani seduti sotto un albero, a rilassarsi e farsi aria, provavo una grande invidia e mi auguravo di poter vivere così un giorno. Da quando credevo in Dio, ogni volta che ero impegnata a svolgere il mio dovere mi sentivo a disagio, perché temevo sempre le avversità e la stanchezza e non volevo farmi carico di troppe preoccupazioni. Ero negligente nei confronti del mio dovere e non avevo alcun senso di responsabilità. Ero veramente egoista, spregevole, priva di umanità e indegna di vivere davanti a Dio! In quel periodo mangiavo e bevevo bene e mi prendevo cura del mio corpo, ma rallentavo il lavoro della chiesa. Questo era fare il male! Ho capito che vivere secondo l’egoistica e spregevole indole satanica e concentrarsi sulla gratificazione della carne porta le persone a diventare sempre più pigre, a evitare di svolgere lavoro reale, tanto che alla fine diventano falsi leader e falsi lavoratori, che vengono rivelati ed eliminati. Quando me ne sono resa conto, ho pregato Dio e mi sono pentita. “Dio, non ho compiuto bene il mio dovere. Mi sento in debito con Te e dispiaciuta per i fratelli e le sorelle. Ora capisco i danni e le conseguenze che provoca assecondare la carne, perciò non voglio più indulgere nella mia carne e rallentare il lavoro della chiesa”.

In seguito, ho letto un altro passo delle parole di Dio: “In cosa risiede il valore della vita di un individuo? Solo nel mero abbandonarsi ai piaceri della carne, come mangiare, bere e divertirsi? (No.) E in cosa risiede allora? Condividete pure i vostri pensieri. (Adempiere al dovere di un essere creato: è questo il minimo che una persona dovrebbe realizzare nella sua vita.) Corretto. DiteMi, se le azioni e i pensieri quotidiani di una persona per tutta la sua vita si concentrano esclusivamente sull’evitare la malattia e la morte, sul mantenere il corpo sano e libero da malattie e sull’aspirare alla longevità, è questo il valore che dovrebbe avere la vita? (No.) Non è questo il valore che dovrebbe avere la vita di una persona. E allora qual è? Poco fa qualcuno ha parlato di adempiere bene ai doveri di un essere creato, che è un aspetto specifico. C’è altro? DiteMi quali aspirazioni avete di solito quando pregate o stabilite dei propositi. (Sottometterci alle disposizioni e alle orchestrazioni che Dio stabilisce per noi.) (Svolgere bene il ruolo che Dio ci ha assegnato e adempiere alla nostra missione e alle nostre responsabilità.) C’è altro? Da un certo punto di vista, si tratta di compiere bene il dovere di un essere creato. Da un altro, si tratta di fare al meglio tutto ciò che è nelle tue possibilità e capacità, raggiungendo almeno un punto in cui non hai rimorsi di coscienza, in cui puoi essere in pace con la tua coscienza e risultare accettabile agli occhi degli altri. Facendo un ulteriore passo avanti, per tutta la tua vita, indipendentemente dalla famiglia in cui sei nato, dal tipo di istruzione che hai ricevuto o dalla tua levatura, devi possedere una certa comprensione dei principi che le persone dovrebbero capire nella vita. Per esempio, che tipo di cammino si dovrebbe percorrere, in che modo si dovrebbe vivere e come si vive una vita significativa; dovresti come minimo esplorare un po’ il vero valore della vita. Questa vita non può essere vissuta invano, né si può venire su questa terra invano. Inoltre, durante la tua vita, devi compiere la tua missione; questa è la cosa più importante. Non stiamo parlando di portare a termine una missione, un dovere o una responsabilità grandiosi, ma dovresti almeno realizzare qualcosa. […] Non si viene al mondo semplicemente per il piacere della carne, né soltanto per mangiare, bere e divertirsi. Non si dovrebbe vivere solo per queste cose; questo non è il valore della vita umana e non è la retta via. Il valore della vita umana e la retta via da seguire prevedono la realizzazione di qualcosa di valore e il compimento di uno o più lavori di valore. Non si tratta di una carriera, ma della retta via e del giusto dovere. DiteMi, vale la pena per una persona pagare il prezzo per portare a termine un lavoro di valore, vivere una vita significativa e di valore, e perseguire e acquisire la verità? Se veramente desideri perseguire e comprendere la verità, intraprendere la retta via nella vita, compiere bene il tuo dovere e vivere una vita ricca di valore e di significato, allora non dovresti esitare a dedicare tutta la tua energia, a pagare il prezzo e a investire tutto il tuo tempo e tutti i tuoi giorni. Se durante questo periodo ti capiterà di ammalarti un po’, non avrà importanza: non ti schiaccerà. Una vita di questo tipo non è forse di gran lunga superiore a una di agio e ozio, di cura del corpo fisico al fine di renderlo ben nutrito e sano e, infine, di raggiungimento della longevità? (Sì.) Quale di queste due opzioni può più facilmente portare a una vita di valore? Quale può arrecare conforto e assenza di rimpianto a coloro che si trovano alla fine ad affrontare la morte? (Vivere una vita significativa.) Vivere una vita significativa vuol dire percepire nel cuore di aver ottenuto dei risultati e sentirsi confortati. Che dire di quelli che sono ben nutriti e mantengono un colorito roseo fino alla morte? Non perseguono una vita significativa, quindi cosa sentono quando muoiono? (Di aver vissuto invano.) Queste due parole sono piuttosto incisive: vivere invano(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (6)”). Dalle parole di Dio, ho capito che solo adempiendo il dovere di essere creato si può vivere una vita preziosa e significativa. Questa è anche la scelta più corretta. Mi ero presa cura di me stessa, ma non avevo svolto bene il mio dovere. Così non stavo forse sprecando la mia vita? Quando arriverà il giorno in cui dovrò affrontare la morte, mi rimarranno solo rimpianti e rimorsi. Mi comportavo proprio come le persone che non credono le quali, anche se godono di maggiori piaceri fisici e vivono bene, non capiscono il valore né il significato della vita e vivono senza una direzione o uno scopo. Ora avevo trovato il giusto cammino, sapevo come condurre la mia vita e non volevo più vivere in quel modo, curandomi tanto della mia carne. Volevo svolgere bene il mio dovere, condurre una vita preziosa e significativa, e non viverla invano. In effetti, esercitandomi nei doveri di leader e predicatrice e condividendo più spesso con i fratelli e le sorelle sull’attuazione del lavoro, avevo acquisito una comprensione più chiara di verità che prima non ero riuscita ad afferrare. Anche se provavo un po’ di stanchezza fisica e di avversità, non mi sembrava di patire poi molto e il fatto di poter dare tutto nel mio dovere mi faceva sentire concreta e appagata. Collaborando in modo effettivo con Dio e affidandomi a Lui, molte difficoltà si sono risolte senza che nemmeno me ne accorgessi e poiché l’assolvimento del mio dovere stava dando risultati, il mio cuore si è colmato di gioia. Solo ribellandomi alla mia carne e svolgendo un lavoro effettivo, il mio cuore aveva potuto riempirsi di gioia e provare un vero senso di stabilità e di pace. Ora che comprendevo tutto questo, il mio cuore si sentiva più luminoso e radicato.

Ho letto un altro passo delle parole di Dio: “A prescindere da quanto importante sia il lavoro che un leader o un lavoratore svolgono, e da quale sia la natura di questo lavoro, la loro priorità numero uno è comprendere e afferrare come tale lavoro proceda. Devono essere fisicamente presenti per seguire le questioni e porre domande, raccogliendo informazioni di prima mano. Non devono limitarsi a basarsi sulle dicerie o ad ascoltare i rapporti altrui. Devono invece osservare con i propri occhi la situazione del personale, come procede il lavoro, e capire quali difficoltà emergono, se qualche ambito sia in contrasto con i requisiti del Supremo, se ci siano violazioni dei principi, se si verifichino disturbi o intralci, se manchino le attrezzature necessarie o i materiali didattici pertinenti relativi al lavoro professionale: devono tenere tutto questo sotto controllo. Per quanti rapporti ascoltino e indipendentemente da ciò che vengano a sapere tramite le dicerie, nulla equivale a verificare di persona; constatare i fatti con i propri occhi è più accurato e affidabile. Una volta acquisita familiarità con tutti gli aspetti della situazione, avranno un’idea corretta di come vadano le cose. Devono in particolar modo avere un’idea chiara e precisa di chi possegga buona levatura e valga la pena di essere coltivato, poiché solo questo permette loro di coltivare e usare accuratamente le persone, e ciò è cruciale se i leader e i lavoratori devono svolgere bene il loro lavoro. I leader e i lavoratori dovrebbero possedere un cammino e dei principi secondo cui coltivare e formare le persone di buona levatura. Inoltre, dovrebbero afferrare e comprendere i vari tipi di problemi e di difficoltà che esistono nel lavoro della chiesa e sapere come risolverli, e dovrebbero inoltre avere idee e suggerimenti personali su come il lavoro debba procedere o sulle sue prospettive future. Se sono in grado di parlare con chiarezza di queste cose senza il minimo sforzo, senza alcun dubbio o sospetto, allora il lavoro sarà molto più facile da eseguire. E, lavorando in questo modo, un leader starà adempiendo alle sue responsabilità, non è vero? I leader devono essere ben consapevoli di come risolvere le suddette questioni del lavoro e devono riflettere spesso su queste cose. Quando incontrano delle difficoltà, devono condividere e discutere in merito con tutti, cercando la verità per risolvere le questioni. Svolgendo lavoro reale con i piedi ben piantati a terra in questo modo, non ci saranno difficoltà che non possano essere risolte(La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (4)”). Dalle parole di Dio, ho capito che un leader davvero capace gestisce il lavoro della casa di Dio con coscienza e responsabilità, non indulge negli agi della carne, dà la priorità agli interessi della casa di Dio sotto ogni aspetto e svolge i propri doveri secondo le disposizioni del lavoro. Ogni volta che un compito presenta delle difficoltà, cerca la verità con i fratelli e le sorelle per risolverle. Per essere un buon leader e lavoratore, deve andare in prima persona sul campo, esaminare e seguire il lavoro nei dettagli, scoprire e risolvere i problemi con tempestività, e non limitarsi a impartire ordini o ascoltare resoconti. Questo tipo di approccio non ottiene buoni risultati. Ho pensato a come avevo svolto il mio dovere, assecondando la mia carne e agendo in modo meccanico, senza esaminare i dettagli o risolvere i problemi, anche se li avevo individuati. Non avevo adempiuto le responsabilità di leader e lavoratrice, e mi ero limitata a essere una falsa leader che godeva dei vantaggi del prestigio, facendomi sdegnare e detestare da Dio. Da lì in poi, ho iniziato a passare del tempo sul campo, a esaminare e risolvere i problemi, analizzando nel dettaglio le difficoltà dei potenziali destinatari del Vangelo e condividendo sulle soluzioni. Dopo un periodo di collaborazione, i risultati di vari aspetti del lavoro della chiesa sono in qualche modo migliorati.

In seguito, ho assunto la responsabilità di numerose altre chiese, concentrandomi principalmente sul lavoro del Vangelo, ed ero impegnata quasi tutti i giorni dalla mattina presto alla sera tardi. A volte pensavo: “Ormai sono piuttosto vecchia e ho la pressione un po’ alta, il mio corpo può davvero continuare così?” Quando ho visto che i diaconi del Vangelo e i leader del gruppo collaboravano con me, non ho più voluto occuparmi dei dettagli e così ho potuto salvare la mia carne dallo sfinimento. A quel punto, ho ricordato queste parole di Dio: “Nel tuo dovere e in ciò che sei tenuto a fare, e più in grande nell’incarico affidatoti da Dio e nei tuoi obblighi, nonché nel lavoro importante che non rientra nei tuoi doveri ma che richiede che tu lo svolga, nel lavoro che ti è stato assegnato e che proprio tu sei chiamato a compiere, ebbene, dovresti pagare il prezzo, per quanto difficile questo possa essere. Anche se dovrai applicarti al massimo, anche se dovessi rischiare la persecuzione, e anche se dovesse mettere a rischio la tua vita, non devi nutrire malcontento per questo prezzo da pagare, bensì offrire la tua lealtà e sottometterti fino alla morte. Questo è il modo in cui il perseguimento della verità si manifesta nella realtà, l’autentico sforzo che richiede e la sua reale pratica(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Perché l’uomo deve perseguire la verità?”). Ho pregato Dio nel mio cuore: “Dio, sono tentata di assecondare di nuovo la mia carne e so che, se torno a svolgere il mio dovere in quel modo, rallenterò il lavoro. Non voglio dedicarmi alla mia carne e sono pronta a impegnarmi per soddisfare le Tue richieste e i Tuoi standard con tutte le mie forze. Ti prego, guidami!” Così, sono passata all’azione e, insieme ai fratelli e alle sorelle, ho condiviso sui problemi legati al lavoro del Vangelo e li ho discussi nel dettaglio. Grazie alla collaborazione di tutti come un cuore solo e una mente sola, i risultati del lavoro del Vangelo hanno avuto un aumento notevole rispetto al mese precedente. Quando ho smesso di dedicarmi agli interessi della mia carne e ho consacrato il cuore al mio dovere, ho iniziato a sentirmi meno stanca e ho provato appagamento e piacere nel mio cuore. Ringrazio Dio per avermi guidata!

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