7. È giusto giudicare le cose in base alla fortuna?
Nell’agosto 2023 io e sorella Xu Xin siamo state scelte come supervisori del lavoro del Vangelo. Xu Xin è stata incaricata della chiesa di Chengbei e io di quella di Chengnan. Il lavoro del Vangelo nella chiesa di Chengnan non era molto efficace. Qualche anno fa ero stata responsabile del lavoro del Vangelo in quella stessa chiesa e i risultati non erano mai stati molto buoni, così, quando mi è stata assegnata di nuovo, ho avuto qualche riluttanza. Ma poi ho pensato: “È passato qualche anno, forse adesso l’efficacia del lavoro è un po’ migliorata”. Quindi ho iniziato a immergermi in un’attività frenetica.
In breve tempo, è arrivato il momento di tirare le somme del lavoro. Ho visto che i risultati non erano ancora buoni, che i lavoratori del Vangelo non avevano afferrato i principi, che la loro comprensione delle verità per la predicazione del Vangelo non era molto chiara, e anche che non c’era stato alcun progresso nella coltivazione dei lavoratori del Vangelo né degli irrigatori. Dopo aver appreso la situazione, la leader ci ha scritto, condividendo sui nostri problemi e sottolineandoli, ricordandoci che se il lavoro non era efficace dovevamo riflettere se stavamo compiendo un lavoro reale. Ha anche detto che i risultati della chiesa di Chengbei erano migliori e mi ha consigliato di cercare e imparare da loro. Dopo aver letto la lettera, ho pensato tra me e me: “Io e Xu Xin siamo state incaricate di supervisionare il lavoro del Vangelo nello stesso momento, ma Xu Xin è stata fortunata a essere sata assegnata a una chiesa con risultati migliori, mentre io sono stata assegnata a una chiesa con numeri più scarsi. Ho appena iniziato e già sono stati evidenziati tanti problemi. Che sfortuna! Se i risultati continueranno a essere negativi, il supervisore dirà che non sono in grado di svolgere lavori. Sarebbe così imbarazzante! Sono proprio sfortunata!” In quel periodo, i risultati del lavoro del Vangelo nella nostra chiesa rimanevano scarsi e c’erano persone in cerca della vera via, le cui nozioni erano addirittura influenzate da voci infondate e non osavano indagare. Alcuni lavoratori del Vangelo non condividevano in modo chiaro sulle domande poste da potenziali destinatari del Vangelo, così mi scrivevano per chiedere aiuto e io rispondevo a ciascuno di loro, ma non c’era ancora un visibile miglioramento del lavoro. Questo mi faceva credere ancora di più di essere sfortunata, e pensavo: “Come sono finita a caricarmi di una chiesa così? Cosa penserà di me il supervisore? Dirà che non faccio un lavoro reale e che sono indolente nel mio dovere?” Più ci pensavo, più mi sentivo avvilita. Ero piena di emozioni negative e perdevo interesse in tutto ciò che facevo. Un giorno ho notato che un lavoratore del Vangelo aveva un cattivo stato e questo influiva sul suo rendimento nel dovere; tuttavia non volevo preoccuparmene, pensando: “Vista la pessima fortuna che ho, per quanti sforzi faccia i risultati saranno sempre gli stessi”. Così non ho condiviso tempestivamente per risolvere il problema. Quando qualcuno mi scriveva per questioni di lavoro, non rispondevo per diversi giorni, né avevo voglia di cercare o di riflettere sui problemi che sorgevano nel lavoro. Alla fine di ogni giornata, mi sentivo vuota dentro e come se il mio cuore si fosse allontanato da Dio. Non sapevo nemmeno cosa dire nella preghiera. Sapevo che sarebbe stato pericoloso non risolvere quello stato, così, per venire a capo dei miei problemi, ho voluto cercare la verità.
Un giorno, durante le mie devozioni spirituali, mi sono imbattuta in un passo delle parole di Dio che rifletteva perfettamente il mio stato. Dio dice: “Che problema hanno coloro che pensano sempre di essere sfortunati? Usano sempre il criterio della fortuna per giudicare se le loro azioni sono giuste o sbagliate, per valutare la strada da seguire, le esperienze da fare e i problemi che si trovano ad affrontare. Questo atteggiamento è corretto o sbagliato? (Sbagliato.) Definiscono le cose negative come sfortunate e quelle positive come fortunate o proficue. Questa prospettiva è corretta o sbagliata? (Sbagliata.) Valutare le cose da una prospettiva di questo tipo è sbagliato. Si tratta di un metodo e di uno standard di valutazione estremo e scorretto. Tale metodo porta spesso gli individui a sprofondare nella depressione, a sentirsi a disagio, a pensare che nulla vada mai come vorrebbero e che non otterranno mai ciò che desiderano, e questo li porta a sentirsi sempre ansiosi, irritabili e a disagio. Quando queste emozioni negative rimangono irrisolte, costoro sprofondano costantemente nella depressione e hanno l’impressione che Dio non li favorisca. Pensano che Egli conceda la Sua grazia agli altri mentre a loro no, e che Si prenda cura degli altri ma non di loro. ‘Perché mi sento sempre inquieto e ansioso? Perché mi succedono sempre cose brutte? Perché non mi capitano mai cose belle? Solo una volta, è tutto ciò che chiedo!’ Quando valuti le cose con questo tipo di pensiero e di prospettiva errati, cadi nella trappola della buona e della cattiva sorte. Quando cadi di continuo in questa trappola, ti senti costantemente depresso. In preda a questa depressione, diventi particolarmente suscettibile a verificare che ciò che ti capita corrisponda a buona o a cattiva sorte. Quando ciò accade, dimostra che questa prospettiva e questa idea di fortuna e sfortuna hanno assunto il controllo su di te. Quando sei controllato da questo tipo di prospettiva, il tuo punto di vista e il tuo atteggiamento nei confronti di persone, eventi e cose non rientrano più nella sfera della coscienza e della ragione dell’umanità normale, e sono invece precipitati in una sorta di estremismo. Quando cadi nell’estremismo, non riesci a emergere dalla depressione. Continui ripetutamente a deprimerti, e anche se di solito non ti senti depresso, non appena qualcosa va storto, non appena senti che è successo qualcosa di sfortunato, sprofondi immediatamente nella depressione. Questa depressione influenzerà i tuoi normali giudizi e processi decisionali, e persino la tua felicità, la tua rabbia, il tuo dolore e la tua gioia. Quando influisce sulla tua felicità, la tua rabbia, il tuo dolore e la tua gioia, allora disturba e distrugge lo svolgimento del tuo dovere, nonché la tua volontà e il tuo desiderio di seguire Dio. Quando queste cose positive vengono distrutte, le poche verità che hai capito svaniscono nel nulla e non ti sono di alcun aiuto. Ecco perché, quando cadi in questo circolo vizioso, ti risulta difficile mettere in pratica le poche verità principi che hai compreso. È solo quando senti che la fortuna è dalla tua parte, quando non sei oppresso dalla depressione, che riesci a pagare controvoglia un minimo prezzo, a sopportare qualche avversità e a mostrare un briciolo di sincerità mentre fai ciò che sei disposto a fare. Non appena senti che la fortuna ti ha abbandonato e che ti stanno di nuovo capitando delle sventure, la depressione riassume il controllo su di te e perdi immediatamente la sincerità, la lealtà e la volontà di sopportare le avversità. Pertanto, coloro che pensano di essere sfortunati o che prendono la sorte molto seriamente sono proprio come quelli che credono di avere un destino avverso. Provano spesso emozioni molto estreme: in particolare, scivolano sovente in emozioni negative come la depressione. Sono particolarmente negativi e deboli e sono persino soggetti a sbalzi d’umore. Quando si sentono fortunati, sono pieni di gioia, di energia, riescono a sopportare le avversità, a pagare un prezzo, a dormire meno la notte e a mangiare meno durante il giorno, sono disposti a patire qualsiasi avversità e per un entusiasmo del momento sanno anche offrire di buon grado la propria vita. Quando invece hanno l’impressione di essere stati sfortunati negli ultimi tempi, quando nulla sembra andare per il verso giusto, l’emozione della depressione si impossessa immediatamente del loro cuore. I voti e i propositi fatti in precedenza vengono tutti annullati; all’improvviso sono come palloni sgonfi, incapaci di trovare l’energia, o come pozzanghere fangose, e non hanno voglia di fare né dire nulla. Pensano: ‘Le verità principi, il perseguimento della verità, il raggiungimento della salvezza, la sottomissione a Dio: nulla di tutto ciò mi riguarda. Sono sfortunato e, per quante verità io pratichi o per quanto elevato sia il prezzo che pago, è tutto inutile: non otterrò mai la salvezza. Sono finito. Attraggo la scalogna come una calamita, sono un individuo sfortunato. Ebbene, così sia: sono sfortunato in ogni caso!’ Vedi, un attimo sono come un pallone talmente pieno d’aria da essere sul punto di scoppiare, e un attimo dopo sono del tutto sgonfi. Questo non è forse un problema? Da dove deriva? Qual è la causa principale? Sono costantemente attenti alla propria sorte, come se analizzassero il mercato azionario per vedere se sale o scende, se è un mercato toro oppure orso. Sono sempre nevrotici, estremamente suscettibili riguardo alla loro sorte e incredibilmente testardi. Simili individui estremi restano spesso impantanati nell’emozione della depressione perché si preoccupano troppo della propria sorte e vivono in base al proprio umore” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (2)”). Dalle parole di Dio ho capito di trovarmi in quello stato di sconforto per avere sempre usato prospettive sbagliate, quali fortuna e sfortuna, per giudicare le circostanze che Dio aveva predisposto per me. Avevo sempre pensato che riuscire a fare un dovere senza pressione o difficoltà, senza dover soffrire o pagare un prezzo e che mi portasse anche l’ammirazione e la lode degli altri, significasse essere fortunata. Se, al contrario, nel mio dovere incontravo continue difficoltà e nel lavoro non vedevo risultati oppure venivo potata, consideravo questa cosa come una sfortuna, vivevo nello sconforto e perdevo la motivazione a fare il mio dovere. Il mio lavoro era inefficace e la leader ci ha fornito indicazioni e aiuto e ci ha consigliato di imparare dalla chiesa con i risultati migliori. Questo era un bene, perché poteva incoraggiarmi a riflettere e a capire me stessa, a fare il punto dei problemi e delle deviazioni del mio lavoro e a correggerli prontamente. Questo avrebbe giovato sia al mio ingresso nella vita che al lavoro della chiesa. Ma poiché quei risultati inefficaci si ripercuotevano sulla mia reputazione e sul mio prestigio, pensavo che tutto ciò fosse dovuto alla mia cattiva sorte. Vedevo che la chiesa di cui era responsabile Xu Xin otteneva buoni risultati e aveva ricevuto il rispetto e il riconoscimento della leader, perciò provavo molta invidia al pensiero che fosse fortunata. Poi consideravo gli scarsi risultati del lavoro del Vangelo nella chiesa di cui ero responsabile e mi convincevo ancora di più di essere sfortunata. Ho sempre avuto questa visione erronea della buona e della cattiva sorte per valutare le circostanze che Dio predisponeva per me, così, quando mi trovavo di fronte a situazioni indesiderate, mi lamentavo pensando che Dio favorisse Xu Xin e non mi desse la grazia, vivevo nelle emozioni negative e diventavo passiva e restia. I non credenti, che non credono in Dio e non comprendono la verità, usano sempre la fortuna e la sfortuna per giudicare tutto ciò che accade loro. Si sentono fortunati quando ottengono fama, guadagno, ricchezza o promozioni, e si lamentano dell’ingiustizia del Cielo o incolpano gli altri quando le cose non vanno bene. Ma come credente in Dio, sapevo chiaramente che tutto ciò che mi accade, che sembri buono o cattivo dal punto di vista umano, è governato e disposto da Dio e contiene lezioni che sono tenuta a imparare, ma non lo accettavo da Dio. Al cotrario, usavo il punto di vista dei non credenti per giudicare le circostanze che Dio predisponeva per me. Era davvero assurdo: quelle erano le opinioni di un miscredente! Rendendomene conto, mi sono vergognata profondamente e ho voluto cercare la verità per correggere questo punto di vista sbagliato.
In seguito, ho letto questi passi delle parole di Dio: “Tornando al tema della fortuna e della sfortuna, ora tutti sanno che questo discorso sulla sorte non regge e che essa non è né buona né cattiva. Le persone, gli eventi e le cose che incontri, siano essi buoni o cattivi, sono tutti determinati dalla sovranità e dalle disposizioni di Dio, quindi dovresti affrontarli in modo corretto. Accetta da Dio ciò che è positivo così come ciò che è negativo. Non definirti fortunato quando accadono cose positive, e sfortunato quando ne accadono di negative. Si può solo dire che tutte queste cose contengono un insegnamento da trarre e che non bisogna rifiutarle né evitarle. Ringrazia Dio per le cose belle, ma anche per quelle brutte, poiché sono state tutte disposte da Lui. Le persone, gli eventi, le cose e gli ambienti positivi forniscono lezioni da apprendere, ma c’è ancora più da imparare dalle persone, dagli eventi, dalle cose e dagli ambienti negativi. In entrambi i casi, sono esperienze e situazioni che dovrebbero far parte della vita di una persona. Non andrebbero valutate in base all’idea di sorte” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (2)”). “Se invece abbandoni l’idea di quanto sei fortunato o sfortunato e approcci queste cose in modo calmo e corretto, scoprirai che per la maggior parte non sono così spiacevoli o difficili da affrontare. Quando rinunci alle tue ambizioni e ai tuoi desideri, quando smetti di rifiutare o evitare qualsiasi disgrazia ti capiti e di valutare queste cose in base a quanto sei fortunato o sfortunato, molte di quelle che prima ti sembravano sfortune e disgrazie, ora ti appariranno come cose buone: le cattive si trasformeranno in buone. La tua mentalità e il tuo modo di vedere le cose cambieranno, il che ti consentirà di percepire in maniera diversa le tue esperienze di vita e, allo stesso tempo, di raccogliere frutti diversi. Si tratta di un’esperienza straordinaria, che ti porterà ricompense inimmaginabili. È una cosa positiva, non negativa” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (2)”). Dalle parole di Dio ho capito che tutto ciò che mi accade, sia esso buono o cattivo dal punto di vista umano, è sotto la sovranità di Dio e ha dietro di sé l’intenzione di Dio. Devo accettare le cose da Dio e sottomettermi, cercando la verità e imparando le lezioni. Questo è l’atteggiamento e la pratica che devo avere. Ho pensato a Giuseppe, che era stato venduto come schiavo in Egitto dai suoi fratelli e ha sopportato tante avversità. Anche se non appariva una cosa buona, alla fine Giuseppe era diventato l’amministratore capo dell’Egitto. Durante la carestia, Giuseppe era sfuggito alle sofferenze della fame ed era sotto la cura e la protezione di Dio. In seguito, i fratelli di Giuseppe sono venuti in Egitto per comprare del grano e tutta la loro famiglia si è trasferita lì, e i loro discendenti sono vissuti in quel luogo per quattrocento anni. Questo mi ha fatto capire che alcune cose che sembrano sfortunate dal punto di vista umano, non sono necessariamente cattive, e che tutte queste cose hanno in sé la benevolenza di Dio. Proprio come quella volta, quando mi era stato assegnato il compito di supervisionare la chiesa di Chengnan: da un lato era per le esigenze del lavoro, perché conoscevo meglio il personale di quella chiesa e avevo più esperienza di Xu Xin nel lavoro del Vangelo, quindi questa sistemazione avrebbe giovato al lavoro della chiesa; però, dall’altro lato, era una cosa necessaria per il mio ingresso nella vita. Ero una persona che amava indulgere nelle comodità fisiche e non ero brava a cercare la verità quando mi trovavo di fronte dei problemi; la chiesa di cui ero responsabile aveva molti problemi e difficoltà, che mi richiedevano uno sforzo, una ricerca, una riflessione, una comunicazione e una sintesi maggiori. Questo mi avrebbe permesso di evitare di vivere nella carne e di diventare compiacente. Dio aveva organizzato questa circostanza in base ai miei difetti fatali; questa è stata la salvezza che Egli mi ha concesso! Ho anche pensato a quando, diversi anni prima, ero stata responsabile di quella chiesa, e a quel tempo non avevo fatto un lavoro reale. Quando vedevo che i fratelli e le sorelle avevano scarsi risultati nei loro doveri, mi limitavo a disprezzarli e a giudicarli, senza fornire alcun aiuto per il loro ingresso nella vita. Dietro di me avevo lasciato rimpianti e debiti e ora mi veniva data la possibilità di essere di nuovo responsabile del loro lavoro. Questa era l’occasione per rimediare alle mie trasgressioni passate, quindi dovevo correggere il mio atteggiamento nei confronti del mio dovere in modo tempestivo, collaborare il più possibile e non lasciarmi dietro alcun rimpianto. In quel momento, ho sentito che la possibilità che Dio mi dava di supervisionare questa chiesa era necessaria per la mia vita e mostrava le Sue buone intenzioni, pertanto non potevo più vedere le cose dal punto di vista dei non credenti o opporre resistenza alle circostanze da Lui predisposte. La verità è che qualsiasi circostanza predisposta da Dio è necessaria per la nostra vita e che non esiste la buona o la cattiva sorte. Quando ho smesso di giudicare le persone, gli eventi e le cose in base alla fortuna e li ho invece valutati secondo le parole di Dio, mi sono sentita sollevata e non ho più vissuto nelle emozioni negative.
Mi sono anche chiesta perché avevo sempre pensato che incontrare situazioni spiacevoli significasse che ero sfortunata e continuavo a sperare che mi accadessero cose buone, quindi ho cercato di capire da quale indole corrotta muovesse tutto questo. Durante le mie devozioni spirituali ho letto le parole di Dio: “Quindi, quali sono i pensieri e le prospettive di coloro che giudicano le cose come buone o cattive in base alla sorte? Qual è l’essenza di questi individui? Perché prestano tanta attenzione alla fortuna e alla sfortuna? Coloro che si concentrano tanto sulla sorte sperano di averla buona o cattiva? (Buona.) Esatto. In realtà, desiderano essere fortunati e che accadano loro cose positive, e si limitano ad approfittarne e a trarne profitto. Non si preoccupano di quanto il prossimo soffra, né di quante privazioni o avversità debba sopportare. Non vogliono che accada loro nulla che considerino sfortunato. In altre parole, non vogliono che accada loro alcunché di negativo: nessuna battuta d’arresto, nessun fallimento o nessuna situazione di disagio, nessuna potatura, nessuna perdita, nessuno svantaggio e nessun inganno. Se succede qualcosa di simile, lo considerano una sfortuna. Chiunque lo disponga, se succedono cose brutte si tratta di malasorte. Sperano che accadano loro tutte cose positive, dall’essere promossi, distinguersi dalla massa e trarre dei vantaggi a spese altrui, fino al trarre profitto da qualcosa, guadagnare molti soldi o diventare funzionari di alto rango, e ritengono questa una buona sorte. Valutano sempre le persone, gli eventi e le cose che incontrano in base alla sorte. Sperano nella fortuna e non nella sfortuna. Non appena la minima cosa va storta, provano rabbia, fastidio e malcontento. Per dirla senza mezzi termini, simili individui sono egoisti. Perseguono l’obiettivo di trarre dei vantaggi a spese degli altri, di ottenere profitto personale, di elevarsi e di distinguersi dalla massa. Sarebbero soddisfatti se ogni tipo di cosa buona capitasse solo a loro. Questa è la loro natura essenza, è questo il loro vero volto” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (2)”). Dalle parole di Dio, ho capito che le persone che si lamentano costantemente della loro sfortuna sono individui egoisti e interessati a sé stessi. Costoro vogliono sempre che a loro accadano cose buone, che tutto vada liscio, vogliono avere successo nella carriera, distinguersi e raggiungere la gloria, e non dover affrontare battute d’arresto o fallimenti. Vogliono godere dei risultati senza fare sforzi anche nel loro dovere nella casa di Dio, e non sono disposti a soffrire o a pagare il prezzo necessario per compiere il loro dovere, e inoltre sono riluttanti a essere potati. Cominciano a lamentarsi non appena affrontano una brutta figura o una piccola insoddisfazione. Riflettendo su me stessa, mi sono resa conto di essere fatta così. Ogni volta che incontravo difficoltà nei miei doveri, o affrontavo battute d’arresto, o fallimenti, o venivo potata, mi lamentavo della circostanza che Dio aveva predisposto per me, desiderosa com’ero di ottenere fama e guadagno senza preoccupazioni o avversità e di vivere nel benessere. La chiesa di Chengnan di cui ero responsabile aveva molti problemi, così il lavoro mancava di efficacia e spesso finivamo per essere potati. Quindi avevo pensato che non ci fosse alcun beneficio nell’essere responsabile di una chiesa del genere, e che, per quanto mi dessi da fare ogni giorno, gli altri non se ne sarebbero accorti; cosicché provavo un senso di rancore, ero diventata negativa e battevo la fiacca. Vedevo che gli stati dei fratelli e delle sorelle erano peggiorati e stavano influenzando i loro doveri, ma non mi importava, e non ero disposta ad affrontare i problemi del lavoro. Mi sono affidata a filosofie sataniche come “Non fate nulla senza un tornaconto” e “Nessuno lavora per niente”, diventando una persona egoista, interessata a sé stessa, spregevole e meschina. Pensando a come la chiesa mi aveva coltivata per diventare un supervisore e mi aveva dato molte opportunità di formazione, e ora mi stava assegnando la supervisione di una chiesa con scarsi risultati nel lavoro del Vangelo, avrei dovuto considerare l’intenzione di Dio e impegnarmi attivamente nel mio dovere per risolvere i problemi e le difficoltà del lavoro. Invece mi lamentavo per la paura di soffrire fisicamente e di perdere la faccia, senza fare i miei doveri. Non avevo svolto i miei doveri per soddisfare Dio, ma per perseguire il piacere fisico, la fama e il prestigio. Quanto egoista e spregevole ero stata! Rendendomene conto, mi sono sentita profondamente colpevole e non volevo più perseguire i miei interessi. Volevo avere considerazione per l’intenzione di Dio e affidarmi a Lui nell’adempimento delle mie responsabilità. In seguito, quando ho visto i lavoratori del Vangelo affrontare difficoltà e problemi, o che non comprendevano i principi del Vangelo, non mi lamentavo più, ma scrivevo ripetutamente lettere per comunicare, e quando ho visto che i loro stati erano carenti, ho condiviso sulle parole di Dio per aiutarli e sostenerli. Quando praticavo in questo modo, sentivo che ogni giorno era appagante e che stavo facendo progressi.
Un giorno ho ricevuto una lettera da una lavoratrice del Vangelo della chiesa di Chengnan, che diceva che la sua collaboratrice, sorella Jing’an, si era dimessa perché riteneva che la sua levatura non fosse all’altezza dei suoi doveri. Qualche giorno dopo, ho ricevuto un’altra lettera da una capogruppo, in cui diceva che anche lo stato di sorella Wei Zhen era scadente, e che viveva in un’indole corrotta né era disposta a evangelizzare. La capogruppo ha poi detto: “Anch’io sto vivendo in difficoltà e non so come collaborare”. Vedendo questi problemi, mi sono sentita molto frustrata, pensando: “Perché avete così tante complicazioni? Quello che nel lavoro vi manca in termini di risultati lo compensate con i vostri tanti problemi. Un giorno c’è uno di voi che si dimette e quello dopo ce n’è un altro con uno stato scadente. Solo risolvere i vostri stati richiede uno sforzo enorme: come faccio a trovare il tempo per evangelizzare? Questo senza contare la sofferenza fisica ma, soprattutto, cosa penserà di me il supervisore se il lavoro sarà inefficace? Questa chiesa ha davvero tanti problemi; non sono per niente fortunata!” Mi rendevo conto che il mio stato era sbagliato, così ho cercato le parole di Dio su tutto questo. Ho letto le Sue parole: “È facile uscire dalla depressione? In effetti, sì. Ti basta abbandonare le tue prospettive errate, non aspettarti che tutto vada bene, o esattamente come vorresti, o senza intoppi. Non temere, non contrastare e non rifiutare ciò che va male. Abbandona invece la tua opposizione, calmati e presentati davanti a Dio con un atteggiamento di sottomissione, accettando tutto ciò che Egli dispone. Non perseguire la cosiddetta ‘fortuna’ e non rifiutare la cosiddetta ‘sfortuna’. Dona il tuo cuore e tutto il tuo essere a Dio, lascia che sia Lui ad agire e a orchestrare, e sottomettiti alle Sue orchestrazioni e alle Sue disposizioni. Dio ti darà in giusta misura ciò di cui hai bisogno, quando ne avrai bisogno. Egli orchestrerà gli ambienti, le persone, gli eventi e le cose di cui avrai bisogno, in base alle tue necessità e alle tue carenze, affinché tu possa imparare le lezioni che dovresti imparare dalle persone, dagli eventi e dalle cose che incontri. Naturalmente, il prerequisito per tutto ciò è che tu abbia una mentalità di sottomissione verso le orchestrazioni e le disposizioni di Dio. Quindi, non perseguire la perfezione; non rifiutare e non temere il verificarsi di cose spiacevoli, disagevoli o sfavorevoli; e non usare la tua depressione per opporti interiormente al verificarsi di cose negative” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (2)”). Dalle parole di Dio ho capito che in queste situazioni c’è la Sua benevolenza. Dovrei innanzitutto sottomettermi e cercare l’intenzione di Dio, e non reagire opponendomi, lamentandomi o brontolando non appena qualcosa lede la mia reputazione o i miei interessi fisici, vivendo nelle emozioni negative. Non è questo l’atteggiamento che dovrei avere nei confronti dei miei doveri. A quel tempo, tre sorelle erano negative e deboli, vivevano con un’indole corrotta e non sapevano uscirne, il che era molto doloroso, e se questo non fosse stato risolto per tempo attraverso la condivisione, non solo avrebbe influito sul lavoro del Vangelo, ma avrebbe anche ritardato il loro ingresso nella vita. Non avrei dovuto essere sdegnosa nei loro confronti, ma avrei dovuto condividere con loro e aiutarle con amore, adempiendo alla mia responsabilità. Perciò ho subito scritto loro, parlando delle mie esperienze e condividendo con loro, aiutandole a capire le intenzioni di Dio e a smettere di vivere nelle difficoltà. Ho anche parlato delle mie esperienze e dei miei guadagni nell’evangelizzazione. Pochi giorni dopo, ho ricevuto una lettera, in cui si diceva che il loro stato era migliorato nutrendosi delle parole di Dio e che erano di nuovo in grado di svolgere normalmente i loro doveri. Vedendo quei risultati, ho provato un grande senso di tranquillità e la mia fede si è rafforzata. Tutto è nelle mani di Dio, e non importa quali siano le difficoltà o le battute d’arresto che Dio predispone per me, devo affidarmi a Lui per affrontarle, cercare la verità ed entrare in essa per ogni cosa. Questo è l’atteggiamento che dovrei avere nei confronti dei miei doveri. Non avrei mai potuto ottenere questi risultati e questa comprensione in uno stato di comodità!
Dopo questa esperienza, ho capito che giudicare le cose in base alla fortuna o alla sfortuna è veramente assurdo! Allo stesso tempo, ho anche capito che le circostanze che Dio predispone per me ogni giorno, al di là del fatto che io le percepisca come positive o contrarie ai miei desideri, contengono sempre delle lezioni da imparare. Sono tutte necessarie per il mio ingresso nella vita e in esse c’è la benevolenza di Dio. Devo impegnarmi a fondo per perseguire la verità e arrivare a considerare le persone e le cose secondo gli standard delle parole di Dio, nonché per entrare nella realtà delle parole di Dio il prima possibile.