86. Affrontare la malattia è la grazia di Dio
Ho avuto problemi di salute fin da giovane. Quando ero adolescente, soffrivo di dolori alle gambe. Il medico ha detto che avevo l’artrite reumatoide e che dovevo essere curata. All’epoca la mia famiglia era povera e non poteva permettersi le terapie. Quando il dolore era forte, prendevo un paio di antidolorifici; per alleviarlo, indossavo anche vestiti in più o mi sdraiavo su un letto di mattoni riscaldati. A vent’anni le mie condizioni sono peggiorate e sono rimasta paralizzata. Dopo un periodo di terapie, anche se riuscivo a camminare, mi è rimasto un problema permanente: le gambe mi facevano male se camminavo troppo. In seguito ho cominciato a credere nel Signore Gesù. Con mia grande sorpresa, più di un mese dopo, le mie gambe sono miracolosamente guarite: ero pazza di gioia. Per ringraziare il Signore per la Sua grazia, sono stata molto attiva nel dare testimonianze e nel predicare il Vangelo come stabilito dalla chiesa. Sentivo che dando testimonianze e predicando il Vangelo per il Signore, Dio avrebbe continuato a vegliare su di me e a proteggermi, e avrei potuto persino ricevere una grazia maggiore. Da allora mi sono aggrappata alla mia fede come a un’ancora di salvezza e il mio entusiasmo per la fede in Dio è aumentato notevolmente.
Nell’ottobre del 2006 ho accettato l’opera di Dio degli ultimi giorni. Ero incredibilmente emozionata nell’accogliere il ritorno del Signore Gesù e pensavo: “Dio esprime la verità negli ultimi giorni per realizzare l’opera di salvezza. Devo cogliere questa opportunità per compiere più doveri e preparare buone azioni. Fino a quando crederò sinceramente in Dio e compirò lealmente i miei doveri, Dio mi terrà certamente al sicuro e in salute per tutta la vita. Quando l’opera di Dio sarà completata, anch’io entrerò nel Regno e godrò di grandi benedizioni. Questa è una enorme benedizione!” Non molto tempo dopo aver cominciato a credere in Dio, ho iniziato a esercitarmi nell’adempimento dei miei doveri. Qualsiasi dovere la chiesa mi affidava, io obbedivo. Nel 2012 ho lasciato la mia casa per affittare un posto in città dove ospitare. Anche se è stato duro e faticoso, nel mio cuore non avevo alcuna lamentela. Gli anni sono passati velocemente e i leader hanno disposto che diventassi il responsabile di diversi gruppi di riunione. Non sapevo andare in bicicletta, quindi andavo a piedi, indipendentemente dalla distanza. A volte se tornavo a casa per mangiare finivo per fare tardi agli incontri successivi, quindi saltavo il pranzo. Anche quando le gambe mi facevano male per il troppo camminare, non mi pesava. Sentivo che, se avessi fatto il mio dovere nonostante le avversità nel corso degli anni, Dio avrebbe notato tutto ciò che facevo e mi avrebbe sicuramente protetta e benedetta per la mia fedeltà ai miei doveri.
Nel 2019 sono tornati i dolori alle gambe. A volte se camminavo troppo, il ginocchio mi faceva così male da non riuscire a piegarlo. Di notte non riuscivo ad allungare completamente la gamba durante il sonno e talvolta mi svegliavo per il dolore. Sono andata in ospedale per una visita e il medico mi ha detto che serviva un intervento chirurgico per sostituire l’articolazione del ginocchio destro. A quel tempo la mia famiglia non aveva i soldi per le terapie e io ero impegnata nei miei doveri. Pensavo: “Se faccio il mio dovere in modo corretto, forse un giorno Dio eliminerà la mia malattia”. Non mi sono quindi sottoposta all’operazione, ma ho preso degli antidolorifici e ho applicato un cerotto per gestire il dolore. In quel periodo, a volte non riuscivo a dormire di notte per il dolore. Durante il giorno, se stavo seduta troppo a lungo, quando mi alzavo non riuscivo a camminare e dovevo massaggiare lentamente la gamba per poter muovere qualche passo.
Nell’agosto del 2023 nel vedere quanto fosse forte il dolore alla gamba, mio figlio mi ha portato in ospedale per una radiografia. Il medico l’ha esaminata e ha chiesto: “Perché ha aspettato che il problema si aggravasse così tanto per farsi curare? Ora, l’articolazione del ginocchio destro è già in cattive condizioni ed entrambe le articolazioni della caviglia sono in necrosi. I farmaci e l’agopuntura ormai sono inutili. Il piano terapeutico migliore prevede la sostituzione delle articolazioni di entrambe le caviglie e le ginocchia. Sostituiamo un’articolazione ogni tre mesi e in un anno lei sarà a posto. Altrimenti, potrebbe rimanere paralizzata”. Sono quasi svenuta quando ho sentito la diagnosi del medico. Anche se il dolore alla gamba era peggiorato nel corso degli anni ed ero in qualche modo preparata mentalmente, non mi aspettavo che la situazione fosse così grave. Se fossi rimasta paralizzata, come avrei vissuto? Ho avuto un tuffo al cuore e ho cercato di non piangere. Di ritorno a casa, mi sono accasciata sul letto come un palloncino sgonfio, sentendomi impotente, e le lacrime sono scese incontrollate. Tutte le mie lamentele e incomprensioni nei confronti di Dio sono venute fuori: “Quando sopportavo il dolore e andavo in montagna a raccogliere nocciole da vendere per fare ospitalità non mi sono mai lamentata, per quanto fosse difficile. In seguito, quando ero responsabile delle riunioni di gruppo, sfidavo il vento e la pioggia, senza mai ritardare i miei doveri, e non mi sono lamentata del dolore alle gambe. Perché Dio non mi ha protetta? Ora devo sostituire l’articolazione del ginocchio e la mia famiglia non ha tutti quei soldi! Ma se non mi opero, rischio la paralisi”. In quei giorni, ogni volta che pensavo al dolore e alla sofferenza che avevo sopportato quando ero paralizzata, il cuore mi tremava e le lacrime scorrevano senza freno. Vedendo i fratelli e le sorelle in grado di camminare e correre per compiere il loro dovere, li invidiavo davvero! Perché non potevo avere due gambe sane come tutti gli altri? Pensavo che, credendo in Dio, Lui mi avrebbe sempre protetto: ma non mi sarei mai aspettata una cosa simile. Dopo aver saputo della mia situazione, la leader ha condiviso con me: “Quando la malattia ci colpisce, porta con sé le intenzioni di Dio; non fraintendere Dio! Quando ci ammaliamo, dobbiamo riflettere sulle corruzioni, sulle intenzioni sbagliate e sui punti di vista erronei che abbiamo rivelato e da questo imparare la lezione”. La leader mi ha anche consigliato di leggere ripetutamente capitoli specifici delle parole di Dio che potevano affrontare il mio stato. Dopo che se n’è andata, ho trovato subito le parole di Dio da leggere: “Quando Dio dispone che qualcuno contragga una malattia, che sia più o meno grave, il Suo scopo nel farlo ciò non è che tu ti renda conto della malattia in ogni suo aspetto, dei danni che ti provoca, dei disagi e delle difficoltà che ti arreca e di tutta la miriade di sentimenti che ti fa provare – lo scopo di Dio non è che tu riconosca il valore della malattia sperimentandola. Il Suo scopo è invece che tu impari delle lezioni dalla malattia, che impari ad afferrare le Sue intenzioni, che conosca l’indole corrotta che riveli e gli atteggiamenti sbagliati che adotti nei Suoi confronti quando sei malato, e che impari a sottometterti alla Sua sovranità e alle Sue disposizioni, in modo da conseguire autentica sottomissione nei Suoi confronti e da riuscire a rimanere saldo nella tua testimonianza: questo è assolutamente fondamentale. Attraverso la malattia, Dio intende salvarti e purificarti. Che cosa desidera purificare di te? Desidera purificare tutti i desideri smodati e le richieste eccessive che hai nei Suoi confronti, nonché i vari piani, giudizi e strategie che sviluppi a tutti i costi per sopravvivere e condurre la tua vita. Dio non ti chiede di fare piani o di emettere giudizi, e non ti permette di avere desideri smodati nei Suoi confronti; ti richiede solamente di sottometterti a Lui e, nella tua pratica ed esperienza di sottomissione, di arrivare a conoscere il tuo atteggiamento nei confronti della malattia, il tuo atteggiamento nei confronti di queste condizioni fisiche che Dio ha disposto per te, nonché i tuoi desideri personali. Quando acquisirai conoscenza di queste cose, potrai sperimentare quanto ti giovi il fatto che Dio abbia disposto per te le circostanze della malattia o queste condizioni fisiche; e potrai renderti conto di quanto esse ti aiutino nel cambiamento della tua indole, nell’ottenimento della salvezza e nel tuo accesso alla vita” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (3)”). Mentre riflettevo sulle parole di Dio, il mio cuore si è illuminato: “Dietro la comparsa di questi problemi di salute c’è la buona intenzione di Dio. Egli non sta cercando di eliminarmi o di farmi apprezzare il dolore e tutta la miriade di sentimenti portati dalla malattia, ma vuole eliminare le impurità nella mia fede nel corso degli anni”. Poi ho riflettuto dentro di me: “Dio che cosa vuole purificare in me?” Ho capito che la mia fede in Dio era sempre stata mirata soprattutto a cercare la grazia e la speranza di una buona salute e di una vita serena. All’inizio, quando Dio mi ha concesso la grazia, ero molto felice e mi spendevo con grande energia nella fede in Dio. Ma ora, di fronte a una grave artrite reumatoide e alla prospettiva della paralisi, ho discusso con Dio e mi sono lamentata del perché Egli non mi ha protetto. Ho visto che la mia fede non era diversa da quella di chi segue una religione, che chiede a Dio solo grazia e benedizioni, senza credere sinceramente in Lui e senza perseguire la verità. Rendendomi conto di ciò, ho provato un senso di colpa e di biasimo nei confronti di me stessa. Ho pregato Dio così: “Dio, in questi anni in cui ho creduto in Te, ho perseguito con le opinioni sbagliate e ho intrapreso il cammino errato. Tu hai permesso che la malattia si abbattesse su di me e questo riflette la Tua buona intenzione. Sono disposta a cercare la verità e a riflettere a fondo su me stessa”.
Nella mia ricerca, mi sono imbattuta in due passi delle parole di Dio e ho acquisito una certa comprensione del mio stato. Dio dice: “In così tanti credono in Me solo perché li guarisca. In così tanti credono in Me solo perché usi il Mio potere per scacciare gli spiriti impuri dai loro corpi, e in così tanti credono in Me semplicemente per ricevere da Me pace e gioia. In così tanti credono in Me soltanto per chiederMi più ricchezze materiali. In così tanti credono in Me soltanto per trascorrere questa vita in pace e per essere sani e salvi nel mondo che verrà. In così tanti credono in Me per evitare le sofferenze dell’inferno e per ricevere le benedizioni del cielo. In così tanti credono in Me solamente per un conforto temporaneo e non cercano di guadagnare alcunché nel mondo che verrà. Quando concedo la Mia furia alle persone e Mi impossesso di tutta la gioia e la pace che un tempo possedevano, loro sviluppano dubbi. Quando concedo alle persone le sofferenze dell’inferno e Mi riprendo le benedizioni del cielo, si infuriano. Quando le persone Mi chiedono di guarirle e Io non le ascolto e le aborrisco, si allontanano da Me per cercare invece la via della medicina malvagia e della stregoneria. Quando tolgo loro tutto ciò che Mi hanno chiesto, scompaiono tutte senza lasciare traccia. Perciò dico che le persone hanno fede in Me perché la mia grazia è troppo abbondante e perché ci sono fin troppi vantaggi da guadagnare” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Che cosa sai della fede?”). “Il rapporto dell’uomo con Dio non è che uno di mero interesse personale. È il rapporto tra chi riceve le benedizioni e chi le elargisce. Più semplicemente, è simile al rapporto tra un dipendente e un datore di lavoro. Il dipendente lavora sodo solamente per ricevere i compensi elargiti dal datore di lavoro. In un rapporto di questo genere, basato sugli interessi, non c’è affetto, solamente una transazione; non c’è dare e ricevere amore, solamente carità e misericordia; non c’è comprensione, solamente indignazione e inganno repressi e impotenti; non c’è confidenza, solamente un abisso invalicabile” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Appendice 3: L’uomo può essere salvato solamente nell’ambito della gestione di Dio”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho sentito che esse trafiggevano il mio cuore e mi sono sentita addolorata, come se Dio fosse davanti a me, a giudicarmi, a smascherare il mio stato in modo vivido e dettagliato. Mi sono resa conto che la mia fede in Dio e l’adempimento dei miei doveri avevano lo scopo di far sì che Dio mi proteggesse, mi concedesse una vita serena e mi garantisse una buona salute. È proprio quello che Dio aveva smascherato: “In così tanti credono in Me solo perché li guarisca” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Che cosa sai della fede?”). Guardando indietro, quando sono guarita dalla mia malattia dopo avere creduto nel Signore Gesù, mi ero aggrappata a Lui come a un’ancora di salvezza e avevo creduto fermamente che Egli fosse il Dio che benedice le persone. Avevo pensato che finché avessi creduto veramente in Dio, sofferto di più e mi fossi spesa di più, Dio mi avrebbe conservata in buona salute e mi avrebbe concesso una vita serena, priva di malattie e disastri. Dopo aver accettato l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni, ero diventata ancora più entusiasta di spendermi: per adempiere i miei doveri, avevo affittato un posto lontano da casa dove ospitare i fratelli e le sorelle. In seguito, quando sono diventata responsabile delle riunioni di gruppo, affrontavo ogni tipo di tempo e lunghe distanze, con la convinzione che Dio avrebbe visto la mia responsabilità e fedeltà nell’adempimento dei miei doveri e mi avrebbe sicuramente protetto per tutta la vita. Ma questa volta di fronte a una grave malattia e alla prospettiva di una paralisi, mi ero rivolta contro Dio, mi ero lamentata con rabbia contro di Lui, usando i miei sacrifici e il mio spendermi per discutere e regolare i conti con Lui, proprio come le parole di Dio avevano smascherato: “Coloro che sono privi di umanità sono incapaci di amare davvero Dio. Quando l’ambiente è protetto e sicuro, o quando possono trarre un qualche profitto, obbediscono a Dio in tutto e per tutto, ma non appena ciò che desiderano viene compromesso o finisce in frantumi, si ribellano immediatamente. Persino nell’arco di una sola notte, sono capaci di trasformarsi da persone sorridenti e ‘di animo gentile’ in spaventosi e feroci assassini” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “L’opera di Dio e la pratica dell’uomo”). Quando Dio mi aveva concesso la grazia, ero totalmente sottomessa a Lui; ma quando per un attimo non aveva soddisfatto le mie aspettative, mi ero lamentata di Lui. Non ero forse del tutto priva di coscienza? Credere in questo modo e sperare ancora di ricevere le benedizioni di Dio e di entrare nel Regno dei cieli: ero proprio senza vergogna! Questa malattia mi ha rivelato in profondità. Ho visto che nel corso degli anni, la mia fede in Dio e il mio operato nell’adempiere ai doveri non erano affatto sinceri. Gli sforzi che avevo fatto erano finalizzati a ottenere da Dio la guarigione e le benedizioni. Stavo usando i miei sacrifici e il mio spendermi per cercare di mercanteggiare con Dio. In apparenza, sembrava che io stessi seguendo la nuova opera di Dio; in realtà, la mia prospettiva su cosa perseguire non era cambiata. Perseguivo ancora la grazia e le benedizioni come quelli nell’Età della Grazia, con una fede mirata solo ad avere pane a sazietà. In precedenza, avevo condiviso con i fratelli e le sorelle, avevo detto che Dio non sta più compiendo l’opera dell’Età della Grazia, che negli ultimi giorni Dio compie l’opera di giudizio e di purificazione delle persone e che solo perseguendo la verità e cambiando la propria indole di vita possiamo essere salvati ed entrare nel Regno. Ma non stavo perseguendo la verità o un cambiamento nella mia indole; al contrario, ero concentrata esclusivamente sul perseguimento della grazia e delle benedizioni. Cosa potrei mai guadagnare credendo in Dio in questo modo? Alla fine, se non fossi riuscita a capire la verità e a trasformare la mia indole corrotta, non sarei forse stata distrutta ugualmente? Allora ho pensato a Paolo: lui credeva in Dio con le sue impurità e motivazioni personali e usava il suo spendersi, gli sforzi e il duro lavoro per cercare di contrattare con Dio, minacciando apertamente Dio e pretendendo da Lui una corona di giustizia, provocando così l’indole di Dio e ricevendo la Sua giusta punizione. Il mio perseguimento non era forse della stessa natura di quella di Paolo? Dopo aver corso in lungo e in largo ed essermi spesa per Dio, pretendevo che Dio mi guarisse e mi preservasse in salute. Quando Dio non agiva secondo i miei desideri, discutevo con Lui e lo contestavo a gran voce. Questo è opporre resistenza a Dio. Pensando a tutto ciò, ho provato un profondo dispiacere e ho versato lacrime di rammarico. Mi sono ricordata di essere rimasta paralizzata per oltre due mesi quando avevo vent’anni; i medici avevano detto che la mia condizione era incurabile, eppure ero riuscita a mettermi in piedi e a camminare di nuovo. Era stato Dio a proteggermi per tutto il tempo. Anche se mi era rimasto un dolore persistente alla gamba, era stato a causa della malattia che mi ero presentata davanti a Dio e avevo creduto nel Signore Gesù. In seguito, Dio aveva operato attraverso i fratelli e le sorelle per predicare il Vangelo a me ed ero stata di nuovo fortunata nell’accettare il Vangelo di Dio degli ultimi giorni, avevo goduto dell’irrigazione e del nutrimento delle parole di Dio. Egli mi aveva mostrato così tanto amore! Ma ora, poiché Dio non mi aveva guarita come volevo, mi ero ribellata a Lui e mi ero lamentata di Lui. Ero completamente priva di coscienza! Ho pregato nel silenzio del mio cuore: “Dio, le Tue parole hanno risvegliato il mio cuore intorpidito. Solo ora mi rendo conto che ho cercato di mercanteggiare con Te attraverso la mia fede. Ho goduto così tanto dell’irrigazione e della fornitura della Tua parola, eppure non ho pensato a ripagare il Tuo amore; al contrario, Ti ho frainteso e mi sono lamentata di Te. Sono proprio priva di umanità! Dio, sono pronta a pentirmi e a cambiare”.
Più tardi ho letto queste parole di Dio: “Giobbe non parlò di accordi con Dio, e non avanzò alcuna richiesta o pretesa nei Suoi confronti. Egli lodava il nome di Dio a causa della Sua grande potenza e autorità nel governo di tutte le cose, e non era dipendente dalle benedizioni che avrebbe potuto guadagnare o dalle disgrazie che avrebbero potuto colpirlo. Egli credeva che, a prescindere dal fatto che Dio benedica le persone o mandi loro disgrazie, il Suo potere e la Sua autorità non sarebbero cambiati, e quindi, a prescindere dalle circostanze di una persona, il Suo nome doveva essere lodato. Il fatto che l’uomo sia benedetto da Dio avviene a motivo della Sua sovranità, e quando all’uomo succedono disgrazie, è sempre a motivo della Sua sovranità. Il potere e l’autorità di Dio governano e dispongono tutte le cose dell’uomo; i capricci della sorte dell’uomo sono manifestazioni del potere e dell’autorità di Dio e, a prescindere dal punto di vista personale, il nome di Dio dovrebbe essere lodato. Ecco ciò che Giobbe sperimentò e giunse a conoscere negli anni della sua vita. Tutti i pensieri e le azioni di Giobbe raggiunsero le orecchie di Dio, arrivarono di fronte a Lui, e da Lui furono considerati importanti. Dio apprezzava questa conoscenza di Giobbe, e lo teneva in gran conto, perché aveva questo cuore che era sempre in attesa dei Suoi comandi e in ogni luogo, indipendentemente dal tempo o dal posto, accoglieva tutto ciò che gli capitava. Giobbe non avanzò alcuna richiesta a Dio. Ciò che chiedeva a sé stesso era di attendere, accettare, affrontare e sottomettersi a tutte le disposizioni che venivano da Dio; egli riteneva che questo fosse il suo dovere, ed era proprio ciò che Dio voleva” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “L’opera di Dio, l’indole di Dio e Dio Stesso II”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho provato una profonda vergogna; avrei voluto scomparire. Giobbe credeva in Dio senza motivi personali o impurità, senza considerare se avrebbe ottenuto benedizioni o affrontato disgrazie. Non importava se Dio dava o toglieva, lui non si lamentava. Giobbe si trovava nella posizione di un essere creato, che si sottomette a Dio e Lo adora. Durante le sue prove, Giobbe perse tutte le sue ricchezze, i suoi figli e soffrì persino di dolorose pustole su tutto il corpo. La sua sofferenza è stata immane! Anche quando sedeva nella cenere e grattava le piaghe con un pezzo di coccio, Giobbe non si lamentava di Dio, né Gli chiedeva di rudirre la sua sofferenza. Riusciva ancora a lodare il nome di Dio e a rimanere saldo nella sua testimonianza per Dio. Pensando all’umanità e alla ragione di Giobbe, mi sono vergognata profondamente. Negli anni della mia fede in Dio, quando ricevevo le benedizioni di Dio, Lo ringraziavo gioiosamente nel mio cuore. Ma quando le condizioni della mia gamba erano peggiorate, mi ero lamentata di Dio, volevo discutere e regolare i conti con Lui. Pensando al mio comportamento, mi odiavo e mi sentivo profondamente in debito con Dio! Anche se sono molto distante da Giobbe, in quanto manco della sua umanità e della sua grande fede, volevo seguire il suo esempio. Non importa cosa sarebbe successo al mio corpo, anche se fossi rimasta paralizzata o fossi morta, non mi sarei lamentata di Dio; avrei compiuto il mio dovere di ripagare l’amore di Dio.
In seguito, mio figlio ha voluto portarmi a Pechino per un controllo. Prima di partire, ho fatto una preghiera di sottomissione a Dio: “Dio Onnipotente, Ti ringrazio! È la Tua misericordia che mi ha tenuto in vita fino ad oggi. Se non fosse stato per la Tua protezione, sarei morta molto tempo fa. Ma io non ho coscienza; non sapevo essere riconoscente o ripagare il Tuo amore. In questi anni ho cercato costantemente di contrattare con Te, mi sono ribellata e ho opposto resistenza a Te. Dio, Tu non mi hai trattata secondo le mie trasgressioni, ma mi hai dato la possibilità di pentirmi. Desidero pentirmi veramente. Non importa quale diagnosi riceverò a Pechino: mi sottometterò alle Tue orchestrazioni e disposizioni. Anche se dovessi rimanere paralizzata o morire, questa è la Tua giustizia; ogni cosa che Tu ordini è buona”. Dopo la preghiera mi sono sentita molto tranquilla e sollevata. Al mio arrivo a Pechino, il medico ha detto che le mie condizioni erano molto gravi: una parte dell’osso sul lato interno del ginocchio destro era già diventata nera e in necrosi e, se fosse peggiorata, si sarebbe potuto sviluppare un tumore osseo. Se non mi fossi operata presto, non ci sarebbero state più possibilità. Nel sentire queste parole, non ero così spaventata come in precedenza. Ho solo pensato di sottomettermi alle orchestrazioni e alle disposizioni di Dio. Poiché gli effetti collaterali dell’intervento sarebbero stati molto pesanti e dolorosi, non ho fatto l’intervento e mi sono limitata a prendere delle medicine prima di tornare a casa. La notte in cui sono tornata da Pechino, mi sono seduta sul letto per massaggiarmi la gamba e pensavo tra me e me: “Vediamo se riesco a stendere la gamba”. Lentamente, ho cercato di allungarla e, con mia grande sorpresa, si è stesa! Sempre con movimenti lenti, l’ho piegata di nuovo e ho provato a distenderla ancora e si è alungata di nuovo! Ero estremamente felice!
Nei giorni successivi, il dolore alla gamba è gradualmente diminuito e riuscivo a camminare più facilmente di prima. I fratelli e le sorelle hanno detto che la mia postura era più dritta e che avevo un aspetto più sano. Anche se la mia gamba non è ancora perfetta come quella della maggior parte delle persone, sono molto soddisfatta e profondamente grata a Dio. Ho visto che Dio ha usato questa malattia per purificare le impurità della mia fede. Ero troppo intransigente. Per tutti questi anni, ho creduto in Dio pur mantenendo dei punti di vista religiosi, ricercando benedizioni e la grazia, invece di concentrarmi sul perseguimento della verità. La mia indole corrotta non è cambiata molto negli anni in cui ho creduto in Dio e ho sprecato più di dieci anni. D’ora in poi, devo perseguire seriamente la verità e non cercare di mercanteggiare con Dio. Ora la chiesa mi ha assegnato di nuovo la supervisione della riunione di un piccolo gruppo e di questo sono profondamente grata a Dio. Penso a come compiere lealmente il mio dovere, impegnandomi al massimo, senza generare alcun sentimento di debito o rimpianto.
Dopo questa esperienza, ho capito che questa malattia rappresenta la grazia e la benedizione di Dio nei miei confronti. Ed è attraverso i miei problemi di salute che sono giunta davanti a Dio ed è stata rivelata la mia prospettiva errata sul perseguire le benedizioni attraverso la fede. Lo smascheramento delle parole di Dio mi ha aiutata a capire che la mia fede mirava solo a procurarmi pane a sazietà, mentre i miei sforzi e il mio spendermi erano un tentativo di mercanteggiare con Dio, non una vera e propria fede. È attraverso le parole di Dio che i miei punti di vista errati sulla fede in Lui sono cambiati. Dio sia lodato!