92. Perché non volevo accettare una promozione

di Wang Lei, Cina

Ho collaborato in chiesa al lavoro di allontanamento. e, grazie a diversi anni di pratica, ho afferrato alcuni principi relativi ai miei doveri ottenendo qualche risultato. Quando si discuteva delle varie questioni tutti i miei collaboratori, leader, diaconi, fratelli e sorelle, erano in genere d’accordo con le mie opinioni. Si rivolgevano a me per la condivisione e adottavano i miei punti di vista quando avevano difficoltà a discernere chiaramente le questioni. Avevo iniziato a provare un certo senso di superiorità e a pensare di essere migliore di loro. Nel dicembre del 2020 sono stato promosso a svolgere il dovere in un’altra regione. Le due sorelle con cui collaboravo svolgevano questo dovere da più tempo di me e avevano una migliore padronanza dei principi. Certe volte studiavamo insieme i materiali per l’allontanamento delle persone, e le due sorelle li analizzavano in modo molto approfondito mettendoli in relazione ai principi. Nella condivisione volevo parlare anch’io, ma notavo che loro condividevano su tutto quello che avevo capito e che inoltre evidenziavano certi problemi che non avevo nemmeno notato. Ho pensato a quel punto che fosse meglio non dire nulla e che farsi avanti non avrebbe avuto alcuna rilevanza e mi avrebbe solo fatto sembrare inadeguato. E così restavo in silenzio. Un’altra volta abbiamo analizzato un documento per l’espulsione di una persona malevola. Io non pensavo che la persona fosse davvero malevola, così ho condiviso sul mio punto di vista. Allora una delle sorelle ha detto che per lei quella persona ne aveva l’essenza e ha fatto la sua analisi rifacendosi alle azioni di costui e alla loro essenza malevola. Anche l’altra sorella era d’accordo con lei. Dopo aver ascoltato le loro parole, ho pensato che la condivisione delle sorelle fosse corretta e basata su dei principi e sono di colpo arrossito dall’imbarazzo. Ho pensato tra me e me: “Mi sono reso ridicolo. Ora cosa penseranno di me le sorelle? Non penseranno che manco di discernimento e che ho una bassa levatura?” Più tardi, quando abbiamo di nuovo analizzato insieme i materiali, non ho avuto il coraggio di uscire allo scoperto ed esprimere la mia opinione, per paura di come mi avrebbero visto gli altri se la mia condivisione fosse stata imprecisa. I fratelli e le sorelle con cui avevo collaborato in precedenza non svolgevano i loro doveri bene quanto me, ma le sorelle con cui stavo collaborando adesso erano migliori di me sotto ogni punto di vista e perciò mi sentivo il più incapace, stavo lì come un pesce fuor d’acqua e spesso sprofondavo in uno stato di oppressione. In quel periodo il mio stato era terribile, certe volte volevo addirittura scappare da quella situazione e non svolgere più là i miei doveri. Ben presto, a causa di una riduzione del carico di lavoro, c’è stata la necessità di ridurre il personale e i leader, attribuendomi una levatura media, mi hanno riassegnato.

Dopo qualche tempo, a causa di un aumento del carico di lavoro, i leader mi hanno scritto per chiedermi di continuare a svolgere il lavoro di allontanamento in un’altra regione. Quando ho visto la loro lettera, ho provato una certa riluttanza, e ho pensato: “I fratelli e le sorelle con cui vado a collaborare hanno tutti una levatura migliore della mia, poi sono anche più bravi di me a condividere sulla verità e a vedere le cose. Laggiù non mi distinguerò nei doveri e finirò per rendermi ridicolo. Non ci voglio andare”. Così ho rifiutato inventando scuse, dicendo che non avevo la levatura e che non potevo far fronte a quel dovere. Man mano che il carico di lavoro aumentava, i leader e i lavoratori continuavano a scrivermi in condivisione, ma quando pensavo alla buona levatura e alle capacità lavorative dei fratelli e delle sorelle dell’altra regione sentivo che lì non avrei avuto alcun peso; così ho continuato a rifiutare le loro richieste. La verità è che mi sentivo molto a disagio per essermi sottratto ai miei doveri e mi sentivo in colpa. Ma poi pensavo tra me e me: “Fare il mio dovere qua o laggiù è la stessa cosa, e poi per il lavoro di qua c’è bisogno di collaboratori, quindi non mi resta che lavorare di più e fare bene i miei doveri qua dove sono”.

Qualche tempo dopo, una sorella mi ha scritto una lettera in cui si rifaceva alla sua esperienza di riassegnazione dei doveri per condividerla con me, sottolineando che la mia riluttanza a svolgere i miei doveri nell’altra regione poteva essere dovuta al fatto che ero vincolato alla reputazione e al prestigio. Mi esortava anche ad affrontare i miei problemi e a cercare la verità per risolverli. Vedere la sorella aprire il suo cuore per condividere con me mi ha toccato profondamente. Mi sono reso conto che avevo ripetutamente rifiutato i miei doveri e che in questo modo mi stavo in realtà ribellando a Dio! Ho capito che questa era un’altra opportunità che Dio mi stava dando di ravvedermi e che dovevo coglierla al balzo. Ho notato che, nella lettera, la sorella mi aveva trovato da leggere un passo delle parole di Dio: “Che tipo di stato è insito nelle persone quando hanno un’indole intransigente? Per lo più è che sono testarde e presuntuose. Si attengono sempre alle loro idee, pensano sempre che ciò che dicono sia giusto, sono assolutamente inflessibili, e sono ostinate. Questo è l’atteggiamento di intransigenza. Sono come un disco rotto, non ascoltano nessuno, restano invariabilmente fisse su una linea di condotta, insistono nel seguirla fino in fondo, giusta o sbagliata che sia; c’è dell’impenitenza in questo. Come dice il proverbio, ‘Il maiale morto non teme l’acqua bollente’. Le persone sanno benissimo qual è la cosa giusta da fare, eppure non la fanno, si rifiutano categoricamente di accettare la verità. Questo è un tipo di indole: l’intransigenza. In quali tipi di situazioni rivelate un’indole intransigente? Siete spesso intransigenti? (Sì.) Molto spesso! E dato che l’intransigenza è la tua indole, ti accompagna ogni secondo di ogni giorno della tua esistenza. L’intransigenza impedisce alle persone di essere in grado di venire davanti a Dio, impedisce loro di essere in grado di accettare la verità, e impedisce loro di essere in grado di accedere alla verità realtà. E se non sei in grado di accedere alla verità realtà, può avvenire un cambiamento in questo aspetto della tua indole? Solo con grande difficoltà. Ora c’è stato qualche cambiamento dell’aspetto intransigente della vostra indole? E in che misura c’è stato? Diciamo, per esempio, che eravate estremamente testardi, ma ora c’è stato un piccolo cambiamento in voi: quando vi imbattete in un problema, avete in cuor vostro un qualche senso di coscienza, e vi dite: ‘Devo praticare un po’ di verità in questa faccenda. Poiché Dio ha smascherato questa indole intransigente – dato che l’ho ascoltata, e ora la conosco – devo cambiare. Le volte che mi sono imbattuto in questi tipi di cose in passato, ho seguito la mia carne e ho fallito, e non ne sono felice. Stavolta devo praticare la verità’. Con una simile aspirazione, è possibile praticare la verità, e questo è un cambiamento. Quando avete fatto esperienze in questo senso per un po’, e siete in grado di mettere in pratica più verità, e questo porta a maggiori cambiamenti, e la vostra indole ribelle e intransigente si rivela sempre meno, c’è stato un cambiamento nella vostra indole di vita? Se è evidente che la vostra indole ribelle si riduce sempre più e la vostra sottomissione a Dio cresce sempre più, allora c’è stato un cambiamento reale. Quindi, fino a che punto dovete cambiare per conseguire la vera sottomissione? Ci sarete riusciti quando non sussiste la minima intransigenza, ma solo sottomissione. È un processo lento. I cambiamenti dell’indole non avvengono dall’oggi al domani, richiedono lunghi periodi di esperienza, forse anche una vita intera. A volte è necessario sopportare grandi avversità, avversità simili al morire e tornare in vita, avversità più dolorose e difficili di un salasso(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo la conoscenza dei sei tipi di indole corrotta è vera conoscenza di sé”). Qui Dio smascherava il mio preciso stato. Avevo vissuto con un’indole intransigente. Questo mi aveva impedito di presentarmi a Dio per cercare la verità e inoltre mi aveva reso incapace di sottomettermi alle Sue orchestrazioni e disposizioni. Ho ripensato a quello che i leader avevano disposto per farmi svolgere i doverii in un’altra regione. Sapevo che dovevo dare priorità al lavoro della chiesa, ma temevo che le sorelle con cui avrei collaborato avessero una levatura e un discernimento migliori dei miei, e che inoltre lavorare con loro nei miei doveri non solo non mi avrebbe fatto ottenere alcun riconoscimento, ma mi avrebbe anche fatto apparire inadeguato, facendomi alla fine sentire come invisibile. Per proteggere reputazione e prestigio, avevo continuato ostinatamente a rifiutare i miei doveri e, per quanto gli altri condividessero con me, io semplicemente non li ascoltavo. Il mio cuore era completamente chiuso a Dio. Quant’ero inflessibile e ostinato! Sapevo che il carico di lavoro in quella regione era pesante e che avevano bisogno dell’aiuto di altre persone, ma in quel momento cruciale mi preoccupavo solo dell’orgoglio e del prestigio e non pensavo affatto al lavoro della chiesa. Ero assolutamente egoista, spregevole e privo di umanità! Mi sono sentito sinceramente pentito, e così ho pregato Dio: “Dio, la mia indole è troppo testarda e inflessibile. Conosco la verità ma non la metto in pratica. Sono pronto a cambiare questo mio stato ribelle e a cercare la verità per risolvere i miei problemi. Per favore, guidami e conducimi”. Dopo di che ho scritto ai leader, esprimendo la mia disponibilità a svolgere i miei doveri nell’altra regione.

In seguito, ho riflettuto sul motivo per cui ero stato riluttante a svolgerli laggiù e mi sono reso conto che era tutto dovuto al fatto che erano a rischio la mia reputazione e il mio prestigio. Così ho cercato a fondo la verità su questo aspetto. Ho letto un passo delle parole di Dio: “Gli anticristi svolgono il loro dovere con riluttanza, al fine di ottenere benedizioni. Chiedono inoltre se riusciranno a mettersi in mostra e a essere ammirati assolvendo un dovere e se il Supremo o Dio sapranno che lo stanno assolvendo. Sono tutte cose che considerano quando svolgono un dovere. La prima cosa che vogliono determinare è quali vantaggi potranno ottenere svolgendo un dovere e se potranno essere benedetti. Questa è la cosa più importante per loro. Non pensano mai a come tenere conto delle intenzioni di Dio e a come ripagare il Suo amore, a come predicare il Vangelo e testimoniare Dio in modo che le persone guadagnino la salvezza di Dio e ottengano la felicità, e tanto meno cercano mai di comprendere la verità, né un modo per eliminare la loro indole corrotta e vivere una sembianza umana. Non riflettono mai su queste cose. Pensano solo a essere benedetti e a ottenere vantaggi, a come farsi strada, a come acquisire prestigio, a come indurre gli altri ad ammirarli e a come distinguersi e diventare i migliori nella chiesa e nella massa. Non sono assolutamente disposti a essere seguaci ordinari. Vogliono sempre primeggiare nella chiesa, avere l’ultima parola, diventare leader ed essere ascoltati da tutti. Solo questo li renderà soddisfatti. Potete vedere che il cuore degli anticristi è colmo di queste cose. Si spendono veramente per Dio? Assolvono veramente il loro dovere di esseri creati? (No.) E cos’è allora che vogliono fare? (Detenere il potere.) Esatto. Dicono: ‘Per quanto mi riguarda, nel mondo secolare voglio superare tutti gli altri. Devo essere il primo in ogni gruppo. Mi rifiuto di arrivare secondo e non sarò mai una spalla. Voglio essere un leader e avere l’ultima parola in qualsiasi gruppo di persone in cui mi trovi. Se non ho l’ultima parola, allora ricorrerò a ogni mezzo possibile per convincere tutti voi, per indurvi ad ammirarmi e a scegliere me come leader. Una volta acquisito prestigio avrò l’ultima parola, tutti dovranno ascoltarmi. Dovrete fare le cose a modo mio e sottostare al mio controllo’. Qualsiasi dovere svolgano, gli anticristi cercano di ricoprire una posizione elevata, una posizione di autorità. Non potrebbero mai accontentarsi del loro posto di semplici seguaci. E per cosa nutrono più fervore? Stare davanti agli altri e dare loro ordini, rimproverarli, far fare loro ciò che dicono. Non pensano mai a come svolgere correttamente il proprio dovere, e tanto meno, mentre lo svolgono, ricercano le verità principi per praticare la verità e soddisfare Dio. Al contrario, si arrovellano il cervello per trovare il modo di distinguersi, per far buona impressione sui leader e indurli a promuoverli, in modo da poter diventare essi stessi un leader o un lavoratore e guidare altre persone. Passano tutto il tempo a pensare a queste cose e a sperare che si realizzino. Gli anticristi non sono disposti a essere guidati da altri, né a essere semplici seguaci, e tanto meno a svolgere silenziosamente i loro doveri nell’anonimato. Qualunque dovere assolvano, se non possono occupare il centro della scena, se non possono stare al di sopra degli altri e far loro da leader, si annoiano ad assolverlo, diventano negativi e iniziano a battere la fiacca. Senza la lode o l’adorazione degli altri, provano ancor meno interesse, e ancor meno desiderio di assolvere i loro doveri. Se invece, nell’assolvimento dei loro doveri, possono essere al centro dell’attenzione e avere l’ultima parola, ne traggono forza e sono disposti a sopportare qualsiasi avversità. Hanno sempre intenzioni personali quando svolgono i loro doveri, e desiderano sempre distinguersi al fine di soddisfare il proprio bisogno di battere gli altri e di soddisfare i propri desideri e le proprie ambizioni. Nell’assolvimento dei loro doveri, oltre a essere altamente competitivi in ogni ambito, per distinguersi, per stare in vetta e superare gli altri, pensano anche a come mantenere il prestigio di cui godono al momento, la propria reputazione e la propria posizione(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte settima”). Dio fa sapere che non conta dove gli anticristi svolgano i loro doveri, ma che li fanno solo per soddisfare il loro desiderio di prestigio. Se sono figure di spicco o leader e riescono a emergere e a ottenere ammirazione, allora sono altamente motivati in tutto ciò che fanno. Ma se non riescono a distinguersi o non riescono mai a emergere, allora non vogliono nemmeno fare i loro doveri. Ripensando alle mie opinioni sul perseguimento con questa interpretazione, mi sono reso conto che erano opinioni identiche a quelle di un anticristo. Quando ero stato assegnato a fare il mio dovere in un’altra regione e ho visto che le mie sorelle collaboratrici avevano levatura e capacità lavorative migliori delle mie, in mezzo a loro mi ero sentito inadeguato e inutile e non capivo il perché della mia presenza. Questo mi aveva più di una volta fatto vivere in uno stato di tristezza e oppressione senza pensare a svolgere bene i miei doveri, tanto da desiderare spesso di fuggire da quella situazione. Dopo la riassegnazione dei miei doveri non ho riflettuto sul cammino sbagliato che avevo intrapreso, cosicché, quando i leader hanno disposto di farmi svolgere i miei doveri in un’altra regione, ho trovato varie scuse per rifiutare, perché sentivo che non sarei riuscito a mettermi in luce. Anche se i fratelli e le sorelle avevano condiviso con me tante volte e sapevo che il carico di lavoro in quella regione era pesante e che c’era urgente bisogno dell’aiuto di altre persone, ho comunque trascurato il lavoro della chiesa. La mia preoccupazione per la reputazione e il prestigio era incontenibile. Avevo sempre sostenuto che facevo il mio dovere per soddisfare Dio e ripagare il Suo amore, ma ora mi rendevo conto che i miei sacrifici, il mio dispendio e la mia sofferenza erano tutte finalizzate alla reputazione e al prestigio. Non stavo affatto facendo i miei doveri, cercavo invece di usare e ingannare Dio. In seguito, mi sono chiesto: “Perché do tanta importanza alla reputazione e al prestigio?” Era perché si erano radicati in me veleni satanici come “Meglio essere un pesce grosso in uno stagno piccolo” e “L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli”: questi erano per me gli obiettivi da perseguire e le regole di sopravvivenza. Credevo che vivere significasse distinguersi e ottenere l’ammirazione degli altri, e che questo fosse un tipo di vita significativo e prezioso. Se non riuscivo a distinguermi o venivo sempre guardato dall’alto in basso ovunque andassi, sentivo di vivere una vita patetica. Anche se apparentemente facevo i miei doveri, dentro di me ero concentrato unicamente su come affermarmi e ottenere reputazione e prestigio, e quando il lavoro della chiesa richiedeva la mia collaborazione, se non venivano soddisfatti i miei desideri di reputazione e prestigio, cercavo scuse per rifiutare. Vivendo con quei veleni satanici, ero diventato proprio arrogante ed egoista, senza alcuna sembianza umana e senza volerlo ero arrivato a ribellarmi e a opporre resistenza a Dio. A quel tempo continuavo a rifiutare i miei doveri e mi sentivo impaurito e inquieto, come se fossi sull’orlo di un precipizio. Questo atteggiamento nei confronti dei miei doveri rischiava di offendere l’indole di Dio, e se non mi fossi pentito di fronte a Lui, mi avrebbe sicuramente messo da parte ed eliminato. Rendendomene conto, ho provato una gran paura e mi sono reso conto che aver rifiutato i miei doveri era un problema serio. Ero carico di rimorsi e sensi di colpa, e mi odiavo per essere arrivato a ribellarmi a Dio in quel modo, lasciando dietro di me una scia di macchie e trasgressioni. Dovevo davvero tanto a Dio! Il perseguimento della reputazione e del prestigio è una strada senza ritorno che porta alla distruzione, quindi ho deciso di cambiare la mia visione del perseguimento.

In seguito, ho trovato un cammino di pratica e di ingresso nelle parole di Dio. Dio Onnipotente dice: “Dal momento che desideri rimanere pacificamente nella casa di Dio come suo membro, dovresti innanzitutto imparare a comportarti da buon essere creato e ad adempiere bene ai tuoi doveri in base alla tua posizione. A quel punto diventeresti all’interno della casa di Dio un essere creato degno di questo nome. ‘Essere creato’ è la tua identità esteriore, il tuo titolo, e da questo titolo dovrebbero conseguire delle manifestazioni e una essenza specifiche. Non si tratta solo di possedere questo titolo; dal momento che sei un essere creato, dovresti anche adempiere ai doveri pertinenti. Poiché sei un essere creato, dovresti adempiere alle responsabilità che ne conseguono. Quali sono dunque i doveri e le responsabilità di un essere creato? La parola di Dio descrive chiaramente i doveri, gli obblighi e le responsabilità degli esseri creati, non è così? Da oggi in poi sei un vero membro della casa di Dio, ossia riconosci te stesso come uno degli esseri creati di Dio. Di conseguenza, a partire da oggi dovresti riconsiderare i tuoi progetti di vita. Non dovresti più perseguire gli ideali, i desideri e gli obiettivi di vita che ti eri prefissato in precedenza; dovresti invece abbandonarli, e cambiare la tua identità e la tua prospettiva così da pianificare gli obiettivi e la direzione di vita che un essere creato dovrebbe avere. In primo luogo, i tuoi obiettivi e la tua direzione non dovrebbero essere quelli di diventare un leader, di primeggiare o eccellere in qualsiasi settore, o di diventare una figura rinomata che svolge un certo compito o padroneggia una particolare abilità. Il tuo obiettivo dovrebbe essere quello di accettare il tuo dovere da Dio, ossia di sapere quale lavoro dovresti svolgere ora, in questo preciso momento, e di capire quale dovere devi svolgere. Devi informarti su cosa Dio richiede da te e su quale compito ti è stato assegnato nella Sua casa. Dovresti comprendere e avere chiari i principi che andrebbero capiti, padroneggiati e seguiti riguardo a quel dovere. Se non riesci a memorizzarli, puoi scriverli su carta o annotarli sul computer. Prenditi del tempo per rivederli e rifletterci su. In quanto uno degli esseri creati, dovresti avere come principale obiettivo di vita quello di adempiere bene al tuo dovere di essere creato e diventare un essere creato all’altezza dei requisiti. Questo è l’obiettivo di vita fondamentale che dovresti avere. Il secondo, più specifico, è come adempiere bene al tuo dovere di essere creato ed esserlo all’altezza dei requisiti. Naturalmente, dovresti abbandonare qualsiasi obiettivo o direzione inerenti alla reputazione, al prestigio, alla vanità, al futuro e così via(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (7)”). Dalle parole di Dio ho capito che sono un essere creato e che devo sforzarmi di adempiere ai miei doveri di essere creato. Questa è la mia responsabilità. Non devo sempre e solo badare a come gli altri mi percepiscono o a competere con gli altri su chi possieda le capacità migliori. Quello che devo fare è sottomettermi, svolgere in modo concreto i miei doveri, secondo le richieste e i principi della casa di Dio, pregare di più Dio per le cose che non capisco, cercare la condivisione con gli altri e impegnarmi nelle verità principi. Questo è il modo corretto di praticare.

Ora che facevo il mio dovere in un’altra regione, a volte sbagliavo a giudicare o a valutare le cose nell’analisi dei materiali per l’allontamento delle persone. Quando le decisioni che scrivevo per allontanare qualcuno sollevavano problemi, e tutti offrivano suggerimenti e correzioni, mi sentivo ancora un po’ a disagio e preoccupato di come gli altri mi vedevano. Quando sono emerse queste sensazioni, mi sono reso conto che ero di nuovo legato e vincolato dal mio desiderio di reputazione e di prestigio, quindi pregavo Dio, nel desiderio di affrontare in modo appropriato le mie mancanze, di accettare i giusti suggerimenti e di svolgere i miei doveri secondo i principi. Dopo un po’ di esperienza, ho capito che, pur avendo ancora molte carenze nei doveri, ho fatto progressi nel discernimento e nella visione delle persone e delle cose, grazie alla guida, alla condivisione e all’aiuto dei miei fratelli e sorelle collaboratori. Anche la mia scelta delle parole è diventata molto più precisa di prima. Queste cose mi hanno realmente aiutato a compensare parecchie mie mancanze. Anche se a volte mi preoccupo ancora della reputazione e del prestigio, riesco a pregare Dio per ribellarmi contro me stesso e non essere così condizionato da questo mio cruccio. Rendo grazie a Dio per avermi salvato!

Pagina precedente: 91. Dire addio all’inferiorità

Pagina successiva: 93. Il risveglio di una schiava del denaro

Sei fortunatoad accederea questo sito Web,avrai l’opportunitàdi accogliere il Signoree trovare la viaper sbarazzarti della sofferenza. Vuoi guadagnare questa benedizione di Dio?

Contenuti correlati

Impostazioni

  • Testo
  • Temi

Colori omogenei

Temi

Carattere

Dimensioni carattere

Interlinea

Interlinea

Larghezza pagina

Indice

Cerca

  • Cerca in questo testo
  • Cerca in questo libro