91. Dire addio all’inferiorità
Fin da bambina sono sempre stata piuttosto introversa. Non mi piaceva parlare né salutare le persone. Quando volevo uscire e vedevo i miei vicini chiacchierare all’esterno, mi sentivo molto nervosa ed evitavo, a meno che non fosse assolutamente necessario. Quando ero a scuola e avevo bisogno di chiamare gli insegnanti per chiedere qualcosa, non sapevo come iniziare e quindi chiedevo a mio padre di parlare per me. Mio padre si arrabbiava molto e si lamentava del fatto che non ero sicura di me come gli altri bambini. Mia zia mi diceva spesso: “È come se ti avessero sigillato la bocca con del nastro adesivo. Se continui così, non combinerai niente…” I loro commenti risuonavano spesso nella mia testa e a volte piangevo per quanto ero triste, odiandomi perché non ero in grado di parlare o di rendere felici gli adulti. Spesso invidiavo le persone eloquenti che sapevano animare la stanza. All’università ho accettato l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni e ho partecipato a incontri con fratelli e sorelle per leggere le parole di Dio. Vedevo tutti che si aprivano e condividevano la loro comprensione esperienziale senza che nessuno prendesse in giro gli altri e anche io ero libera di aprirmi e di condividere senza sentirmi limitata. Stare con i fratelli e le sorelle era davvero rilassante e liberatorio.
Nel gennaio del 2024, irrigavo i nuovi arrivati nella chiesa e collaboravo con sorella Wang Lu. Grazie alle nostre interazioni, ho scoperto che questa sorella aveva una buona levatura e forti capacità espressive e che comprendeva bene la verità. Durante gli incontri, sapeva condividere attingendo agli stati dei nuovi arrivati, i quali spesso annuivano mentre ascoltavano. Vedendo questo, abbassavo istintivamente la testa e pensavo: “È davvero una persona che crede in Dio da molti anni, il suo modo di parlare è veramente qualcosa di speciale! Ma per quanto mi riguarda, devo riflettere a lungo prima di poter rispondere alle domande dei nuovi arrivati durante la condivisione e quello che dico non è così fluente o dettagliato come quello che dice Wang Lu. Perché sono così carente? Se dovessi condividere dopo di lei, i nuovi arrivati noterebbero sicuramente che non sono così brava. Lascia perdere, tanto vale non dire niente; in questo modo non sembrerò una nullità al confronto”. Da allora, ho iniziato ad avere paura di parlare durante gli incontri con Wang Lu, perché temevo che se non lo avessi fatto bene, lei mi avrebbe guardata dall’alto in basso. Una volta, un nuovo arrivato ha incontrato delle difficoltà nel predicare il Vangelo e Wang Lu si è limitata a chiacchierare su come risolvere il problema. Volevo aggiungere qualcosa poiché avevo esperienza in quel settore, ma poi ho pensato: “Con Wang Lu qui, se non mi esprimo bene penserà che mi sto sopravvalutando dal momento che voglio condividere?” Quindi, nonostante avessi le parole sulla punta della lingua, non ho avuto il coraggio di parlare e ho aspettato che Wang Lu se ne andasse prima di condividere. Un’altra volta ero con Wang Lu e sorella Li Hua a un incontro con i nuovi arrivati. Ho chiesto brevemente informazioni sui loro stati e uno di loro ha parlato delle sue difficoltà. Stavo per condividere e guidare il nuovo arrivato su come imparare una lezione in questa situazione, ma pensando che le due sorelle erano lì e che avevano buona levatura e capacità espressive, mi sono preoccupata: “Non sono brava con le parole, cosa penseranno di me se finisco per blaterare?” Vedendo che non parlavo, Li Hua ha preso rapidamente il controllo della condivisione e nonostante fosse la prima volta che incontrava i nuovi arrivati, è riuscita a chiacchierare con loro in modo naturale. Guardando Wang Lu e Li Hua condividere senza problemi mi sono sentita davvero invidiosa e ho pensato: “Gli irrigatori dovrebbero essere persone con levatura, eloquenza e personalità estroverse come queste sorelle”. Ho ripensato a me stessa: non avevo parlato quasi mai durante l’intera condivisione e mi ero sentita un’estranea. Mi sentivo frustrata e mi chiedevo perché non riuscissi a condividere apertamente come gli altri. Forse non ero adatta a svolgere un dovere che mi richiedeva di parlare spesso? Ogni volta che partecipavo a incontri con fratelli e sorelle di buona levatura e con forti capacità comunicative, mi sentivo molto nervosa e temevo che, se avessi condiviso male, la gente mi avrebbe guardata dall’alto in basso e, anche quando avevo un’illuminazione, non osavo condividerla. Non ero in grado di fare il mio dovere come avrei dovuto, così ho pregato Dio cercando un modo per risolvere questo stato e svolgere normalmente il mio dovere.
Un giorno mi sono ricordata di due passaggi delle parole di Dio che erano in sintonia con il mio stato, li ho cercati e li ho letti. Dio Onnipotente dice: “Vi sono individui che da bambini avevano un aspetto ordinario, erano impacciati e non molto svegli, il che faceva sì che gli altri nelle loro famiglie e nei contesti sociali dessero loro valutazioni piuttosto sfavorevoli, dicendo cose come: ‘Questo bambino è ottuso, lento e parla male. Guarda i figli degli altri, che parlano tanto bene da incantare chi hanno intorno, mentre questo bambino tiene continuamente il broncio. Quando incontra qualcuno non sa cosa dire, non sa come spiegarsi o giustificarsi dopo aver fatto qualcosa di sbagliato e non sa intrattenere la gente. È un idiota’. Lo dicono i genitori, lo dicono i parenti e gli amici, e lo dicono anche gli insegnanti. Questo ambiente esercita una certa pressione invisibile su questi individui. Attraverso l’esperienza di tali ambienti, essi sviluppano senza rendersene conto un certo tipo di mentalità. Quale? Pensano di non essere attraenti, di non risultare molto graditi e che agli altri non faccia mai piacere vederli. Credono di non essere portati per lo studio, di essere lenti, e si sentono sempre in imbarazzo ad aprire la bocca e a parlare davanti agli altri. Si vergognano troppo per ringraziare quando gli altri danno loro qualcosa, pensando tra sé e sé: ‘Perché sono sempre così impacciato nell’esprimermi? Perché gli altri parlano così bene? Sono solo uno stupido!’ Inconsciamente pensano di non valere nulla, ma non hanno comunque intenzione di riconoscere di essere così inutili, così stupidi. In cuor loro si chiedono sempre: ‘Sono davvero così stupido? Sono davvero così sgradevole?’ I loro genitori non li amano, e non li amano nemmeno i fratelli e le sorelle, gli insegnanti o i compagni di classe. E di tanto in tanto i loro familiari, i loro parenti e i loro amici dicono di loro: ‘È basso, ha gli occhi e il naso piccoli e con un aspetto del genere non avrà successo da grande’. Così, quando si guardano allo specchio, vedono che hanno davvero gli occhi piccoli. In questa situazione l’ostilità, l’insoddisfazione, la riluttanza e la mancanza di accettazione che nutrono nel profondo del cuore si trasformano gradualmente in accettazione e riconoscimento delle proprie manchevolezze, delle proprie carenze e dei propri problemi. Sebbene riescano ad accettare questa realtà, nel profondo del loro cuore sorge un’emozione persistente. Come si chiama questa emozione? Inferiorità” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (1)”). “Apparentemente l’inferiorità è un’emozione che si manifesta nelle persone, ma in realtà la sua causa principale sono la società, l’umanità e l’ambiente in cui si vive. Essa dipende inoltre da ragioni oggettive degli individui. Va da sé che la società e l’umanità provengono da Satana, poiché tutta l’umanità è sotto il potere del maligno, profondamente corrotta da Satana, e nessuno sa istruire la generazione successiva in base alla verità o agli insegnamenti di Dio, e lo si fa invece secondo ciò che proviene da Satana. Pertanto, la conseguenza dell’insegnare alla generazione successiva e all’umanità le cose di Satana, oltre a corrompere l’indole e l’essenza delle persone, è provocare in loro l’insorgere di emozioni negative. Se tali emozioni sono temporanee, allora non avranno un effetto eccessivo sulla vita degli individui. Se invece un’emozione negativa si radica profondamente nell’intimo del cuore e dell’anima di qualcuno e vi si blocca in modo indelebile, laddove costui sia assolutamente incapace di dimenticarla o di liberarsene, allora essa influenzerà inevitabilmente ogni sua decisione, il modo in cui si approccia a ogni genere di persone, eventi e cose, le scelte che compie di fronte a importanti questioni di principio e il cammino che percorrerà nella vita: questo è l’effetto che la vera società umana ha su ogni singolo individuo. L’altro aspetto sono le ragioni oggettive delle persone. In altre parole, l’istruzione e gli insegnamenti che ricevono crescendo, i pensieri, le idee e i modi di comportarsi che accettano, così come i vari detti umani, provengono tutti da Satana, al punto che gli uomini non hanno la capacità di gestire e dissipare da una prospettiva e da un punto di vista corretti i problemi che affrontano” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (1)”). Dopo aver letto le parole di Dio, finalmente ho capito. Mi sono resa conto che durante gli incontri con i fratelli e le sorelle ero stata limitata perché provavo forti sentimenti di inferiorità. Fin da quando ero bambina, la mia famiglia diceva sempre che non sapevo parlare né far divertire gli adulti, che ero timida ed esitante quando parlavo con le persone e che ero diversa dai figli degli altri, che parlavano in modo chiaro e sicuro. Sotto l’influenza di queste parole, ho preso coscienza del fatto che a nessuno piacevano i bambini che non sanno parlare bene, come me, e che le persone gradivano solo coloro che erano eloquenti ed estroversi. Di conseguenza, spesso mi sentivo inferiore e preferivo nascondermi negli angoli, lontano dagli altri. Ora che ero nella chiesa e svolgevo il mio dovere, ero ancora influenzata dai sentimenti di inferiorità. Quando ho partecipato a incontri con persone di levatura elevata e con forti capacità comunicative, mi sono sentita inferiore e spesso ho negato me stessa. Anche quando comprendevo certe questioni, non osavo condividere e faticavo a collaborare armoniosamente con le sorelle. Vivere con questi sentimenti di inferiorità ha davvero influenzato la mia capacità di svolgere il dovere!
In seguito ho letto un paio di passaggi delle parole di Dio e ho acquisito una certa comprensione delle conseguenze che possono derivare dal non risolvere questi sentimenti di inferiorità. Dio Onnipotente dice: “Quando sorge in te questa emozione, senti di non sapere più da che parte girarti. Quando affronti una questione che richiede di esprimere un parere, consideri chissà quante volte nell’intimo del tuo cuore ciò che vuoi dire e il parere che desideri esprimere, ma non riesci comunque a farlo ad alta voce. Quando qualcuno esprime la stessa opinione che hai tu ti permetti di provare nel cuore un senso di approvazione, una conferma che non sei peggiore degli altri. Tuttavia, quando poi ti trovi nuovamente nella stessa situazione, dici di nuovo a te stesso: ‘Non posso parlare con leggerezza, fare qualcosa di avventato o rendermi ridicolo. Non valgo nulla, sono stupido, sciocco e idiota. Devo imparare a nascondermi, a stare ad ascoltare e a tacere’. Da ciò si evince che, dal momento in cui l’emozione d’inferiorità emerge a quando si radica profondamente nell’intimo di qualcuno, costui non viene forse privato del suo libero arbitrio e dei legittimi diritti che Dio gli ha conferito? (Sì.) È stato privato di queste cose” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (1)”). “Poiché si sentono inferiori non osano mostrarsi davanti agli altri, non sanno nemmeno assumersi gli obblighi e le responsabilità che dovrebbero assumersi né sono capaci di farsi carico di ciò che sono effettivamente in grado di realizzare nell’ambito delle proprie capacità, della propria levatura e dell’esperienza della propria umanità. Questa emozione d’inferiorità si ripercuote su ogni aspetto della loro umanità, sulla loro personalità e, naturalmente, sul loro carattere. Quando sono in compagnia di altre persone, raramente esprimono il proprio punto di vista e non li si sente quasi mai chiarire il proprio modo di vedere o la propria opinione. Quando si trovano di fronte una qualche questione non hanno il coraggio di parlare, anzi non fanno che sfuggire e tirarsi indietro. Quando ci sono poche persone si sentono abbastanza coraggiosi da sedersi in mezzo a loro, ma quando si è in tanti cercano un angolino e prediligono la penombra, spaventati all’idea di stare tra gli altri. Ogni volta che si sentono di voler dire qualcosa in maniera positiva e attiva e di esprimere i propri punti di vista e le proprie opinioni per dimostrare che ciò che pensano è giusto, non ne hanno nemmeno il coraggio. Ogni volta che hanno queste idee, la loro emozione d’inferiorità viene fuori tutta in una volta e li controlla, li soffoca, dicendo loro: ‘Non parlare, non vali nulla. Non esprimere le tue opinioni, tieniti le tue idee per te. Se hai nel cuore qualcosa che vuoi davvero dire, annotalo sul computer e riflettici su da solo. Non devi condividerlo con nessun altro. E se dicessi qualcosa di sbagliato? Sarebbe così imbarazzante!’ Questa voce continua a ripeterti di non fare questo, di non fare quello, di non dire questo, di non dire quello, inducendoti a ingoiare ogni parola che vorresti pronunciare. Quando c’è qualcosa che vuoi dire e su cui hai riflettuto a lungo nel tuo cuore, batti in ritirata e non osi parlare, oppure farlo ti imbarazza, sei convinto che non dovresti, e se poi lo fai ti sembra come di avere infranto una qualche regola o violato la legge. E quando un giorno esprimi attivamente il tuo punto di vista, dentro di te ti senti estremamente turbato e a disagio. Anche se questa sensazione di grande disagio si affievolisce gradualmente, l’emozione d’inferiorità soffoca lentamente le tue idee, le tue intenzioni e i tuoi progetti di voler parlare, di voler esprimere le tue opinioni, di voler essere normale, proprio come tutti gli altri. Chi non ti capisce ti ritiene un individuo di poche parole, silenzioso, timido di carattere e che non ama mettersi in mostra. Quando parli davanti a molte altre persone, provi imbarazzo e arrossisci; sei un po’ introverso e solo tu, in realtà, sai di sentirti inferiore. Questa emozione d’inferiorità ti invade il cuore ed esiste da molto tempo, non è uno stato d’animo temporaneo. Al contrario, esercita uno stretto controllo sui tuoi pensieri dal profondo della tua anima, ti sigilla strettamente le labbra e così, a prescindere da quanto correttamente tu comprenda le questioni o da quali opinioni e punti di vista tu abbia nei confronti di persone, eventi e cose, tutto ciò che hai il coraggio di fare è pensare e ripensare continuamente alle cose nel tuo cuore, senza mai osare parlare ad alta voce. Sia che gli altri approvino ciò che dici sia che ti correggano e ti critichino, non hai il coraggio di affrontare o guardare in faccia tale esito. Perché? Perché l’emozione d’inferiorità che ti porti dentro ti dice: ‘Non farlo, non sei all’altezza. Non hai quella levatura, non possiedi quella realtà, non dovresti farlo, non ti compete proprio. Non fare nulla e non pensare nulla adesso. Sarai veramente te stesso solo vivendo nell’inferiorità. Non disponi dei requisiti per perseguire la verità o per aprire il cuore, dire ciò che vuoi e relazionarti con gli altri come fanno le altre persone. E questo perché non vali nulla, non vali quanto loro’. Questa emozione d’inferiorità guida il pensiero degli individui all’interno della loro mente; impedisce loro di adempiere agli obblighi a cui una persona normale dovrebbe adempiere e di vivere la vita di normale umanità che dovrebbe vivere, e inoltre governa i modi, i mezzi, la direzione e gli obiettivi di come considerano persone e cose, di come si comportano e di come agiscono” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (1)”). Ripensando al tempo trascorso da quando ero arrivata nella casa di Dio, ho notato che quando vedevo fratelli e sorelle riunirsi e condividere apertamente, provavo un senso di liberazione. Quando irrigavo i nuovi arrivati, potevo condividere sulla mia comprensione e questo andava a vantaggio dei nuovi arrivati. Tuttavia, quando avevo incontrato persone estroverse, di buona levatura e con forti capacità comunicative, i miei sentimenti di inferiorità erano emersi. Ad esempio, quando ho partecipato agli incontri con Wang Lu e ho capito che aveva buone capacità espressive e condivideva sulla verità in modo più chiaro di me, mi sono sentita inferiore a lei. Anche quando ho notato che la sua condivisione aveva delle manchevolezze e volevo aggiungere qualcosa, non ho trovato il coraggio di intervenire temendo che se avessi parlato male la gente avrebbe riso di me, quindi mi sono semplicemente tirata indietro. La stessa cosa è successa quando ho partecipato a un incontro con Li Hua e Wang Lu. Mi sono sentita muta ed estranea per tutto l’incontro e non ho osato parlare quando avrei dovuto condividere. Anche se la bocca faceva parte del mio corpo, nei momenti critici semplicemente non mi obbediva. La chiesa mi aveva dato l’opportunità di praticare e irrigare i nuovi arrivati per farmi collaborare con le sorelle nella condivisione sulle parole di Dio e affrontare gli stati e le difficoltà dei nuovi arrivati. Tuttavia, ero vincolata dai miei sentimenti di inferiorità e non riuscivo a condividere su ciò che volevo. Non potevo nemmeno fare il mio dovere. Non ero completamente inutile? Rendendomi conto di questo, ho capito che continuare a vivere con questi sentimenti negativi avrebbe compromesso il mio dovere e sarebbe stata una grande perdita per il mio ingresso nella vita. Allora ho pregato Dio: “Dio, mi sento molto repressa nel vivere con questi sentimenti di inferiorità. Ti prego guidami per liberarmi da questi sentimenti negativi e svolgere il mio ruolo”.
Più tardi mi sono chiesta: “Perché non ho il coraggio di condividere quando mi trovo in compagnia di sorelle di buona levatura?” Un giorno, ho confidato a una sorella il mio stato e lei mi ha inviato un brano delle parole di Dio. Dio Onnipotente dice: “Quando gli anziani della famiglia ti ripetono spesso che ‘Le persone hanno bisogno dell’orgoglio proprio come un albero della corteccia’, è per farti attribuire importanza al fatto di avere una buona reputazione, vivere una vita orgogliosa e non fare cose che ti gettino addosso disonore. Dunque, questo detto guida le persone in modo positivo o negativo? Può condurti alla verità? Può portarti a comprenderla? (No.) Puoi affermare in tutta certezza: ‘No, non può!’ Riflettici: Dio dice che le persone dovrebbero comportarsi in modo onesto. Quando hai commesso una trasgressione, hai fatto qualcosa di sbagliato oppure hai agito in ribellione a Dio e contro la verità devi ammettere il tuo errore, acquisire comprensione di te stesso e continuare ad analizzarti per raggiungere un autentico pentimento, e da quel momento in poi agire in base alle parole di Dio. Quindi, doversi comportare onestamente non è forse in conflitto con il detto ‘Le persone hanno bisogno dell’orgoglio proprio come un albero della corteccia’? (Sì.) In che modo lo è? Il detto ‘Le persone hanno bisogno dell’orgoglio proprio come un albero della corteccia’ ha lo scopo di indurre le persone ad attribuire importanza a vivere il loro lato migliore e positivo e a fare più cose che le mettano in buona luce anziché fare cose cattive o disonorevoli o rivelare il loro lato peggiore, così da evitare di vivere senza dignità e orgoglio. In nome della reputazione, dell’orgoglio e dell’onore, non si può gettare tutto di sé stessi nella spazzatura né tanto meno parlare agli altri del proprio lato oscuro e dei propri aspetti disdicevoli, poiché bisogna vivere con dignità e orgoglio. Per avere dignità bisogna godere di una buona reputazione, e per godere di una buona reputazione bisogna fingere e vendersi bene. Questo non è forse in conflitto con il comportarsi onestamente? (Sì.) Quando ti comporti onestamente, quello che fai è completamente in contrasto con il detto ‘Le persone hanno bisogno dell’orgoglio proprio come un albero della corteccia’. Se vuoi comportarti onestamente, non attribuire importanza all’orgoglio; l’orgoglio non vale un centesimo. Di fronte alla verità ci si dovrebbe esporre, non fingere né trasmettere una falsa immagine di sé. Bisogna rivelare a Dio i propri veri pensieri, gli errori commessi, le violazioni delle verità principi e così via, e mettere a nudo queste cose anche davanti ai fratelli e alle sorelle. Non si tratta di vivere per la propria reputazione ma di vivere per comportarsi onestamente, per perseguire la verità, per comportarsi da veri esseri creati e per soddisfare Dio ed essere salvati. Quando però non capisci questa verità né le intenzioni di Dio, i condizionamenti esercitati dalla tua famiglia tendono a dominare. Così, quando fai qualcosa di sbagliato, lo nascondi e metti in scena una finzione, pensando: ‘Non posso dire nulla al riguardo, e non permetterò a nessun altro che lo sa di parlare. Se qualcuno di voi dice qualcosa, se la dovrà vedere con me. La mia reputazione viene prima di tutto. Vivere non ha altro scopo che salvaguardare la propria reputazione, perché è la cosa più importante di tutte. Se una persona perde la reputazione, perde tutta la dignità. Quindi non si può dire come stanno le cose veramente: si deve fingere, si deve nascondere, altrimenti si perdono la reputazione e la dignità e la vita diventa inutile. Se nessuno ti rispetta allora sei soltanto inutile, spazzatura priva di valore’. Praticando in questo modo, è possibile comportarsi onestamente? È possibile essere completamente aperti e analizzare sé stessi? (No.) Ovviamente, comportandoti in questo modo aderisci al detto ‘Le persone hanno bisogno dell’orgoglio proprio come un albero della corteccia’ che la tua famiglia ti ha condizionato a seguire” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (12)”). Dalle parole di Dio mi sono resa conto di essere stata influenzata da veleni satanici come “Le persone hanno bisogno dell’orgoglio proprio come un albero della corteccia” e “L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli” fin da quando ero bambina. Questi detti mi avevano fatto dare troppa importanza alla vanità e all’orgoglio e, fin dall’infanzia, avevo evitato tutto ciò che avrebbe potuto danneggiare il mio orgoglio. Al pensiero della mia personalità introversa e della mia mancanza di eloquenza, ogni volta che arrivavano degli ospiti a casa nostra, correvo a nascondermi perché avevo paura di mostrare la mia goffaggine. Ora, quando partecipavo agli incontri con Wang Lu, quando vedevo come si esprimeva bene, mentre io incespicavo nelle mie stesse parole, avevo paura che, se avessi condiviso, le sorelle avrebbero pensato che non ero brava a esprimermi e che avrei finito per mettermi in imbarazzo, quindi non osavo parlare. Dio ci chiede di essere persone oneste e leali nei nostri doveri, ma io non avevo il coraggio di condividere quando osservavo dei problemi perché volevo proteggere il mio orgoglio. Non potevo nemmeno fare i doveri che ero in grado di svolgere e mi sono accorta che davo troppa importanza all’orgoglio. I tormenti di Satana mi avevano fatto perdere ogni senso di integrità e dignità. Ho segretamente deciso che ogni volta che mi fossi trovata di nuovo in situazioni simili, avrei avuto le giuste intenzioni e non mi sarei mascherata o nascosta e che avrei cercato di essere una persona onesta e di adempiere ai miei doveri!
In seguito, ho continuato a cercare un modo per eliminare i miei sentimenti di inferiorità. Ho letto altre Sue parole: “Alcuni sono piuttosto introversi fin dall’infanzia; non amano parlare e faticano a interagire con gli altri. Anche da adulti oltre i trenta o quarant’anni, non riescono a superare questo lato della loro personalità: non sono abili nel parlare né bravi con le parole, né sono bravi a interagire con gli altri. Una volta diventati leader, poiché questo tratto della personalità limita e ostacola in certa misura il loro lavoro, ciò spesso genera in loro angoscia e frustrazione, facendoli sentire molto vincolati. Essere introversi e non amar parlare sono manifestazioni della normale umanità. Essendo manifestazioni di normale umanità, sono considerate trasgressioni agli occhi di Dio? No, non sono trasgressioni e Dio le tratterà correttamente. Indipendentemente dai tuoi problemi, dalle tue manchevolezze o dai tuoi difetti, nessuno di questi è un problema agli occhi di Dio. Egli guarda il modo in cui cerchi e pratichi la verità, il modo in cui agisci secondo le verità principi e segui la Sua via nelle condizioni intrinseche della normale umanità: ecco cosa guarda Dio. Pertanto, nelle questioni che toccano le verità principi, non lasciarti frenare da condizioni di base come la levatura, gli istinti, la personalità, le abitudini e gli schemi di vita della normale umanità. Naturalmente, non investire nemmeno le tue energie e il tuo tempo nel tentativo di superare queste condizioni di base, e non tentare di cambiarle. Per esempio, se hai una personalità introversa e non ami parlare, non sei bravo con le parole e non sei abile nell’interagire e relazionarti con le persone, nessuna di queste cose è un problema. Sebbene gli estroversi amino parlare, non tutto ciò che dicono è utile o in linea con la verità, quindi essere introversi non è un problema e non occorre che tu cerchi di cambiarlo. [...] Qualunque sia stata la tua personalità originaria, quella resta la tua personalità. Non cercare di modificare la tua personalità per ottenere la salvezza; è un’idea fallace: quale che sia la tua personalità, è un fatto oggettivo che non puoi cambiare. In termini di ragioni oggettive, il risultato che Dio vuole ottenere nella Sua opera non ha nulla a che fare con la tua personalità. Anche il fatto che tu possa raggiungere la salvezza non ha nulla a che vedere con la tua personalità. Né ha nulla a che vedere con la tua personalità il fatto che tu sia una persona che pratica la verità e che possiede la verità realtà. Pertanto, non tentare di mutare la tua personalità perché stai svolgendo determinati doveri o prestando servizio come supervisore di un certo elemento del lavoro: questa è un’idea sbagliata. Cosa dovresti fare, dunque? A prescindere dalla tua personalità o dalle tue condizioni innate, dovresti aderire alle verità principi e metterle in pratica. Alla fine, Dio non misura se segui la Sua via o se sei in grado di ottenere la salvezza basandoSi sulla tua personalità, né su quali sono la levatura, le capacità, le abilità, i doni o i talenti intrinseci che possiedi, né ovviamente guarda quanto tu abbia tenuto a freno i tuoi istinti e bisogni corporei. Al contrario, Dio guarda se, mentre Lo segui e svolgi i tuoi doveri, stai mettendo in pratica e facendo esperienza delle Sue parole, se hai l’intenzione e la decisione di perseguire la verità e se, alla fine, sei riuscito a praticare la verità e a seguire la Sua via. Questo è ciò che Dio guarda. Lo capisci? (Sì.)” (La Parola, Vol. 7: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (3)”). Dalle parole di Dio ho capito che essere introversi è una condizione innata nelle persone e non è un problema ai Suoi occhi. L’opera di Dio è cambiare l’indole corrotta delle persone, non alterarne la levatura o le personalità. Le persone dovrebbero praticare la verità e svolgere i doveri al meglio delle proprie capacità in base alle condizioni innate e, di fronte a intenzioni inopportune, dovrebbero ribellarsi a tali intenzioni e praticare secondo le parole di Dio. Questo è il tipo di persona che Dio ama. Ho anche capito che i miei doveri devono essere svolti davanti a Dio e che, mentre li assolvo, non devo preoccuparmi costantemente di ciò che pensano gli altri. Ottenere l’approvazione di Dio è la cosa più importante. Anche se sono introversa e non sono brava a parlare, potevo ancora aiutare a eliminare alcuni degli stati e dei problemi dei nuovi arrivati e, quando avevo condiviso sulle parole di Dio, i nuovi arrivati erano stati in grado di comprenderle e trarne alcuni vantaggi. I difetti della mia personalità non mi hanno impedito di svolgere bene i doveri. Inoltre, credevo in Dio solo da poco tempo, quindi era normale avere delle manchevolezze nei miei doveri. Dovevo affrontare la cosa correttamente, condividere per quanto ne sapevo, non mascherarmi né nascondermi e imparare dalle sorelle con cui collaboravo a rimediare alle mie manchevolezze. In questo modo non solo posso svolgere i miei doveri, ma anche compensare le mie carenze. Riconoscendo questo, ho sentito la pressione su di me diminuire e sono stata disposta a cambiare il mio stato sbagliato e a lavorare in armonia con le sorelle con cui collaboravo per adempiere ai nostri doveri con un solo cuore e una sola mente.
Dopo poco tempo sono stata scelta come leader della chiesa e ho iniziato a collaborare con sorella Li Hui. Li Hui era stata una predicatrice, quindi aveva una buona levatura e capacità lavorative. La prima volta che l’ho incontrata, una sorella era in uno stato negativo e Li Hui ha condiviso con lei sulle parole di Dio, ma la sorella non aveva molta comprensione. Ho pensato a come avevo appena attraversato qualcosa di simile al suo stato, quindi ho voluto aggiungere qualcosa. Ma non appena ho aperto bocca per parlare, il mio cuore ha iniziato a battere forte e continuavo a pensare a come formulare quello che volevo dire. Mi preoccupavo di cosa avrebbe pensato Li Hui di me se non avessi condiviso bene e ho riflettuto: “Lascia perdere, ascolterò solo la sua condivisione. Se la sua condivisione non riesce a eliminare i problemi della sorella, come potrebbe la mia essere migliore?” Con questi pensieri, non ho sentito alcun senso del fardello e ho persino cominciato ad avere un po’ di sonno. Ho capito che il mio stato era sbagliato, che aiutare a eliminare lo stato della sorella era anche mio dovere e che avrei dovuto fare del mio meglio per condividere su ciò che avevo compreso. Allora ho pregato rapidamente Dio: “Dio, avevo paura che se non avessi condiviso bene la sorella mi avrebbe guardata dall’alto in basso e alla fine sono tornata a essere solo una seguace. Dio, non voglio continuare così. Ti prego, dammi la fede e il coraggio di cui ho bisogno per ribellarmi alla mia carne e praticare la verità”. Dopo aver pregato, mi sono sentita molto più serena e ho pensato: “Sono solo una nuova arrivata, quindi la mia condivisione avrà sicuramente delle manchevolezze, ma anche se la sorella ride di me, continuerò a condividere davanti a Dio su ciò che ho compreso”. Alla fine ho trovato il coraggio di parlare apertamente in condivisione. Con mia sorpresa, grazie alla mia condivisione, la sorella è riuscita a riconoscere i suoi problemi e ho provato un immenso sollievo e un senso di serenità e appagamento che non potrei esprimere a parole. Ho ringraziato sinceramente Dio per avermi guidata a compiere questo passo. Successivamente, quando ho partecipato a incontri con sorelle che erano brave a parlare, non mi sentivo più limitata dalle preoccupazioni sul mio orgoglio come in passato e condividevo su tutto quello che avevo compreso. È così bello praticare in questo modo! Grazie a Dio!