96. Mi sono liberata dalle sensazioni negative di oppressione
Svolgo il dovere di comporre musica nella chiesa. Nell’ottobre del 2020, i leader della chiesa hanno disposto che io e fratello Wang Chen fossimo responsabili della revisione del lavoro dei compositori. Allora non sentivo molta pressione e mi restava ancora quotidianamente un po’ di tempo libero. Poco dopo, i leader della chiesa mi hanno promossa a supervisore. Pensavo che quella posizione implicasse dover supervisionare tutto, che sicuramente sarei stata impegnata ogni giorno e non avrei avuto la stessa tranquillità di prima, perciò ero un po’ riluttante. Tuttavia, poi mi sono detta: “La chiesa mi coltiva da tanti anni quindi dovrei avere una coscienza, tenere conto delle intenzioni di Dio e sforzarmi al massimo per collaborare”. Alla luce di ciò, ho accettato quel ruolo.
In seguito, nel mio dovere, non solo dovevo condividere per risolvere gli stati sbagliati dei membri del mio gruppo, ma dovevo anche rispondere alle lettere per dare riscontro alle loro domande. A volte, quando non avevo ancora finito di revisionare il lavoro, arrivavano comunicazioni che richiedevano una replica immediata e non avevo nemmeno un momento di riposo. Ogni tanto volevo rilassarmi un po’, però, se non avessi risposto per tempo a certe lettere, il lavoro ne avrebbe risentito, pertanto dovevo farlo in fretta. Successivamente, il leader ha notato che una parte del lavoro revisionato da Wang Chen presentava dei problemi e mi ha suggerito di rivederlo di nuovo. Ciò significava che il tempo a mia disposizione era ancora più limitato. Ho visto tutti i dettagli che andavano affrontati e mi sono sentita davvero oppressa. Nessuno di quei compiti poteva essere lasciato incompleto e se le cose fossero andate avanti così, mi sarei completamente esaurita a livello mentale. Ho iniziato a desiderare momenti in cui potessi semplicemente rilassarmi. Ho ripensato a quanto fosse facile quando non ero un supervisore e dovevo solo revisionare i lavori: forse avrei dovuto tornare al mio vecchio dovere! Ma poi mi sono detta: “Sarebbe una disobbedienza!” Perciò, a malincuore, ho continuato. Dopo un po’, ho cominciato a sentirmi come una macchina, con il cervello costantemente in tensione. C’erano sempre così tante questioni che dovevano essere affrontate e gestite. Anche se apparentemente non mi fermavo e facevo tutto ciò che mi competeva, mi stavo solo lasciando trascinare dal lavoro. Nel cuore non sentivo alcun senso del fardello e non cercavo risultati. Mi limitavo a portare a termine meccanicamente i compiti previsti e non facevo mai alcun progresso nel mio lavoro. Wang Chen ha detto che non avevo alcun senso del fardello, ma io mi sono rifiutata di ascoltarlo e ho iniziato a lamentarmi in cuor mio: “Sono già talmente impegnata, con tante cose da sbrigare: come faccio a gestire tutto? Non mi stai chiedendo troppo? Quante braccia e quante teste pensi che io abbia? Non posso essere in due posti contemporaneamente”. Non ho riflettuto su me stessa e ho persino sviluppato un pregiudizio nei suoi confronti. A volte pensavo: “Forse dovrei dare le dimissioni e tornare a fare un lavoro meno complesso: sarebbe molto meno faticoso”. Poiché il mio stato era sbagliato, non avevo nemmeno notato i problemi evidenti nel lavoro. Quando Wang Chen ha fatto notare che il mio atteggiamento superficiale e la mancanza di attenzione nel dovere avevano influenzato il progresso del lavoro, solo allora ho iniziato a riflettere consapevolmente su me stessa e a pregare Dio: “Dio, sento che questo dovere è troppo difficile per me. Provo tanta angoscia e senso di oppressione e spesso vorrei rinunciarvi. So che questo stato è sbagliato, ma non riesco a riconoscere i miei problemi. Ti prego di illuminarmi e aiutarmi a invertire il mio stato”.
Più tardi, ho letto un passo delle parole di Dio: “In genere, le persone normali sentono un po’ di scoramento di fronte a queste difficoltà e provano una certa pressione, ma coloro che sono leali e sottomessi a Dio, quando si trovano di fronte alle difficoltà e si sentono sotto pressione, pregano silenziosamente nel loro cuore, chiedendo a Dio di guidarli, di accrescere la loro fede, di essere illuminati e assistiti, e chiedendo anche di essere protetti dal commettere errori, in modo da poter adempiere alla loro lealtà ed esercitare il massimo sforzo per avere la coscienza tranquilla. Tuttavia, le persone come gli anticristi non sono così. Quando sentono parlare di disposizioni specifiche di Cristo nel lavoro che devono attuare, e quando il lavoro presenta alcune difficoltà, iniziano a opporre una resistenza interna e non sono disposti ad andare avanti. Come si presenta questa riluttanza? Dicono: ‘Perché non mi capitano mai cose buone? Perché mi vengono sempre posti problemi e richieste? Sono considerato un indolente o uno schiavo a cui lanciare ordini? Non sono così facile da manipolare! Lo dici con tanta leggerezza, perché non provi a farlo tu?’ È questa la sottomissione? È un atteggiamento di accettazione? Cosa stanno facendo? (Resistono e si oppongono.) Come nascono questa resistenza e questa opposizione? Ad esempio, se gli si dicesse: ‘Vai a comprare qualche chilo di carne e prepara un brasato per tutti’, si opporrebbero? (No.) Ma se gli si dicesse: ‘Oggi vai a dissodare quella terra e, mentre la dissodi, devi finire di togliere le pietre prima di poter mangiare’, diventerebbero riluttanti. Quando entrano in gioco le avversità fisiche, le difficoltà o le pressioni, il loro risentimento viene a galla e diventano riluttanti a procedere; iniziano a opporre resistenza e a lamentarsi: ‘Perché non mi capitano cose belle? Quando si tratta di svolgere compiti facili o leggeri, perché non sono preso in considerazione? Perché vengo scelto per il lavoro duro, faticoso o sporco? È perché sembro ingenuo e facile da manipolare?’ È qui che comincia a sorgere la resistenza interna. Perché sono così resistenti? Quale ‘lavoro sporco e faticoso’? Quali ‘difficoltà’? Non fanno forse parte del loro dovere? Chiunque sia incaricato di un compito, deve svolgerlo; cosa c’è da scegliere? Si cerca deliberatamente di rendere loro le cose difficili? (No.) Ma loro credono che si cerchi deliberatamente di rendere loro le cose difficili, mettendoli in difficoltà, quindi non accettano questo dovere da Dio e non sono disposti ad accettarlo. Che cosa sta succedendo? Forse, quando si trovano ad affrontare difficoltà, a dover sopportare avversità fisiche e a non poter più vivere nel comfort, diventano resistenti? Si tratta di una sottomissione incondizionata e senza lamentele? Diventano riluttanti alla minima difficoltà. Quando si tratta di una cosa che non vogliono fare, un lavoro difficile ai loro occhi, indesiderabile, svilente o guardato dall’alto in basso dagli altri, resistono, si oppongono e rifiutano ferocemente, non mostrando la minima sottomissione” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 10: Disprezzano la verità, contravvengono sfacciatamente ai principi e ignorano le disposizioni della casa di Dio (Parte quarta)”). Dalle parole di Dio ho capito che, di fronte alle difficoltà e pressioni nel dovere, se una persona è dotata di umanità, allora è in grado di pregare, affidarsi a Dio e fare del suo meglio per collaborare, piuttosto che essere oppositiva o contraria. Ma quando un anticristo affronta anche solo una lieve difficoltà o pressione nel dovere e deve soffrire o pagare un prezzo, la prima cosa che fa è opporsi, ribellarsi e lamentarsi. Pensa persino che gli altri stiano cercando di rendergli la vita difficile, che lo trattino come se non svolgesse abbastanza lavoro e come se fosse uno schiavo. Da ciò possiamo evincere l’egoismo e la bassezza estremi degli anticristi, che non tengono minimamente conto delle intenzioni di Dio. Non era forse così che mi ero comportata? L’opportunità di diventare supervisore era la grazia di Dio su di me, ma quando avevo visto il pesante carico di lavoro e con quale attenzione i leader seguissero ogni compito, mi ero sentita sottoposta a una forte pressione e avevo capito che la mia carne avrebbe dovuto soffrire molto, per cui ero diventata riluttante e davvero oppositiva. Sentivo che quel dovere era troppo opprimente e doloroso. Avevo perso il senso del fardello per il lavoro e non prestavo attenzione ai compiti che avrei dovuto seguire. Quando Wang Chen mi aveva richiamata sul fatto che non avevo alcun senso del fardello, mi ero sentita di nuovo riluttante e avevo persino sviluppato un pregiudizio verso di lui. Ho capito che il mio atteggiamento nei confronti di quella situazione orchestrata e disposta da Dio era di resistenza e opposizione e che non mi stavo affatto sottomettendo. Non stavo forse rivelando proprio l’indole di un anticristo? Che si tratti dei leader che seguono attentamente il lavoro o del fratello con cui collaboro che mi fa notare i miei problemi, è tutto finalizzato a proteggere gli interessi della chiesa e a garantire buoni risultati nel lavoro. Dovrei accettare questo da Dio e fare del mio meglio per collaborare. Questo è il tipo di coscienza e di ragione che una persona normale dovrebbe avere. Io, invece, mi sentivo completamente oppositiva e non riflettevo su me stessa. Addirittura credevo di aver subìto un torto e avevo pensato di rinunciare al mio dovere. Ho constatato che ero davvero oltre il limite della ragione! Trattare il mio dovere in quel modo dimostrava che non avevo alcuna umanità! Non tenevo affatto conto delle intenzioni di Dio e pensavo solo ai miei interessi carnali, rifiutandomi di fare del mio meglio per soddisfarLo, e questo si ripercuoteva sul lavoro della chiesa. Così facendo, ero stata veramente ribelle e avevo ferito il cuore di Dio. Quindi L’ho pregato, disposta a cambiare atteggiamento nei confronti del mio dovere.
Poi ho pensato a queste Sue parole: “In molti casi le prove sono oneri che Dio assegna agli esseri umani. Per quanto grande sia l’onere che Dio ti ha assegnato, questo è il fardello che devi assumere, poiché Dio ti capisce e sa che potrai sopportarlo. L’onere assegnatoti da Dio non eccederà la tua statura o i limiti della tua resistenza, perciò senza dubbio potrai sopportarlo. Qualunque onere Dio ti assegni, qualunque prova, devi rammentare una cosa: che tu, dopo aver pregato, capisca o no le intenzioni di Dio e che tu riceva o no l’illuminazione da parte dello Spirito Santo, e che questa prova sia per te una disciplina o un avvertimento da parte di Dio, non ha importanza se non capisci. Fintanto che non rallenti l’assolvimento del tuo dovere e sai attenerti lealmente a tale dovere, Dio sarà compiaciuto e tu rimarrai saldo nella tua testimonianza” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo nella lettura frequente delle parole di Dio e nella meditazione sulla verità si trova un cammino da percorrere”). Dalle parole di Dio, ho capito che Egli conferisce alle persone dei fardelli che non vanno mai oltre la loro capacità di sopportazione e non superano i limiti umani perché Egli comprende ciascuno di noi. Quel dovere che mi era stato imposto era una prova da parte di Dio e non potevo sottrarmi a esso per amore della mia tranquillità carnale. Così ho pregato Dio, mi sono ribellata a me stessa e mi sono sottomessa, modificando il mio precedente atteggiamento nei confronti del dovere. Ho pianificato il tempo in modo ragionevole in base al carico di lavoro giornaliero e ho dato priorità ai miei compiti, il che ha migliorato l’efficienza complessiva del lavoro. Successivamente, quando la mole di lavoro aumentava, ogni tanto mi capitava ancora di sentirmi oppressa, però riuscivo a ribellarmi consapevolmente a me stessa e a tendere attivamente verso l’alto, prendendo l’iniziativa di cercare i principi per risolvere i problemi. Grazie all’effettiva collaborazione, i risultati complessivi del lavoro sono migliorati.
Dopo qualche tempo, ho sentito che la chiesa aveva in programma di promuovermi a svolgere il mio dovere in un altro posto e quando ho pensato che da quel momento in poi il carico di lavoro sarebbe stato ancora maggiore, quella sensazione negativa di oppressione è riaffiorata inconsciamente. Anche se ero consapevole che il mio stato era sbagliato, non sapevo come risolverlo. Un giorno, ho letto un passo delle parole di Dio: “Cosa significa non poter fare ciò che si vuole? Significa non poter realizzare ogni desiderio che ci passa per la mente. Poter fare ciò che si vuole, quando e come si vuole è un’esigenza che queste persone hanno sia nel lavoro che nella vita. Tuttavia, a causa di varie ragioni, tra cui le leggi, l’ambiente di vita, o le regole, i sistemi, le norme e le misure disciplinari di un gruppo, e così via, gli individui non sono in grado di agire secondo i propri desideri e le proprie fantasie. Di conseguenza, si sentono oppressi nel profondo del cuore. In parole povere, questa oppressione emerge perché sentono di essere stati offesi, e in alcuni casi addirittura lesi. Non poter fare ciò che si vuole, per dirla in termini schietti, significa non poter assecondare la propria volontà, non poter agire a piacimento o indulgere liberamente a causa di diversi motivi e delle limitazioni di vari ambienti e condizioni oggettivi. Per esempio, alcuni sono sempre superficiali e tentano di battere la fiacca mentre svolgono i loro doveri. A volte, il lavoro della chiesa richiede fretta, ma loro vogliono fare come preferiscono. Se non si sentono molto bene fisicamente, o sono di cattivo umore e di morale basso per un paio di giorni, non sono disposti a sopportare le difficoltà e a pagare un prezzo per svolgere il lavoro della chiesa. Sono particolarmente pigri e bramosi di comodità. Quando mancano di motivazione, rallentano fisicamente e non hanno voglia di muoversi, ma temono di essere potati da parte dei leader e di apparire pigri agli occhi di fratelli e sorelle, quindi non possono fare altro che eseguire contro voglia il lavoro insieme a tutti gli altri. Tuttavia, nel farlo sono molto restii, scontenti e riluttanti. Si sentono offesi, infastiditi ed esausti. Vorrebbero agire in base alla propria volontà, ma non osano disobbedire o contravvenire ai requisiti e alle norme della casa di Dio. Di conseguenza, nel corso del tempo inizia a emergere in loro un’emozione: l’oppressione. Quando questa emozione si radica in loro, iniziano ad apparire sempre più svogliati e deboli. Come macchine, non avranno più una chiara comprensione di ciò che stanno facendo, ma continueranno a eseguire tutto ciò che viene detto loro ogni giorno, nel modo in cui viene detto loro di eseguirlo. Anche se in superficie continueranno a eseguire i loro compiti senza fermarsi, senza fare pause, senza allontanarsi dall’ambiente in cui li svolgono, in cuor loro si sentiranno oppressi e la vita apparirà loro faticosa e colma di cose di cui lamentarsi” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (5)”). Grazie allo smascheramento delle parole di Dio, mi sono resa conto che ogni qualvolta mi trovavo di fronte a un carico di lavoro pesante e alla pressione del mio dovere, mi sentivo oppressa. Questo derivava principalmente dal desiderio di fare il mio dovere secondo i miei capricci e quando il dovere non si allineava con i miei desideri carnali e non potevo fare le cose a mio piacimento, mi sentivo oppressa e sofferente. Prima ero solo responsabile di controllare il lavoro e non dovevo preoccuparmi troppo e non c’erano grosse difficoltà o pressioni, quindi riuscivo a collaborare normalmente. Tuttavia, dopo essere diventata supervisore, avevo dovuto assumermi la responsabilità di tutte le componenti del lavoro e dovevo considerare e seguire ogni suo punto. Inoltre, i leader mi avevano chiesto di supervisionare il lavoro controllato da Wang Chen e ciò significava che dovevo impiegare molto più tempo ed energia. Opponevo resistenza e non ero disposta a sottomettermi, però non osavo rifiutarmi, perché temevo che i leader mi avrebbero giudicata priva di senso del fardello. Anche se apparentemente stavo lavorando, dentro di me ero riluttante e non ero disposta a farlo. A volte, davo solo un controllo sommario a parte del lavoro, pensando che fosse abbastanza buono, ma poi, se sorgevano dei problemi, dovevo rifarlo da capo. Quando Wang Chen mi faceva notare i miei problemi, io ribattevo, opponendo ostinata resistenza e pensando addirittura di dare le dimissioni. Godevo della fornitura delle parole di Dio da così tanti anni eppure non mi sforzavo di fare bene il mio dovere per ripagare il Suo amore. Quando avrei dovuto essere leale, facevo le cose secondo i miei capricci, volendo persino sottrarmi al dovere e trascurare il lavoro della chiesa. Mancavo davvero di umanità! Ripensando a queste scene, mi sono resa conto che il mio problema era davvero molto grave. Se quel senso di oppressione non fosse stato eliminato in modo tempestivo, sarei diventata sempre più sconfortata e decadente, incapace di fare bene il mio dovere.
In seguito, ho letto altre parole di Dio e ho compreso con maggiore chiarezza i miei problemi. Dio Onnipotente dice: “Cosa causa oppressione nelle persone? Certamente non la stanchezza fisica, quindi che cosa? Se gli individui cercano costantemente il benessere e la felicità della carne, se perseguono costantemente la felicità e il benessere della carne e non vogliono soffrire, allora anche patire una minima sofferenza fisica, soffrire un po’ più degli altri o sentirsi un po’ più sovraccarichi di lavoro del solito li farebbe sentire oppressi. Questa è una delle cause dell’oppressione. Se gli uomini non considerano una piccola sofferenza fisica come un grave problema e non cercano il benessere fisico, perseguendo invece la verità e cercando di adempiere bene ai loro doveri per soddisfare Dio, spesso non avvertono la sofferenza fisica. Anche se a volte si sentono un po’ occupati, stanchi o esausti, dopo essere andati a dormire si svegliano ristorati e riprendono a lavorare. Si concentrano allora sui loro doveri e sul loro lavoro; non considerano un po’ di stanchezza fisica come un grande problema. Al contrario, quando nei pensieri delle persone emergono dei problemi ed esse perseguono costantemente il benessere fisico, ogni volta che il loro corpo subisce una minima offesa o non trova appagamento, emergono in loro determinate emozioni negative. […] Spesso si sentono oppressi riguardo a questo tipo di situazioni e non sono disposti ad accettare l’aiuto dei fratelli e delle sorelle o la supervisione dei leader. Se commettono un errore, non permettono agli altri di potarli. Non sopportano vincoli di alcuna sorta. Pensano: ‘Credo in Dio allo scopo di trovare la felicità, quindi perché dovrei rendermi le cose difficili? Perché la mia vita dovrebbe essere così faticosa? Le persone dovrebbero vivere felici. Non dovrebbero prestare tanta attenzione a questi regolamenti e a questi sistemi. A cosa serve rispettarli sempre? Ora, in questo preciso momento, farò quello che voglio. Nessuno di voi dovrebbe avere niente da dire al riguardo’. Un individuo di questo tipo è particolarmente ostinato e dissoluto: non tollera di subire alcun freno, né desidera sentirsi frenato in alcun ambiente lavorativo. Non vuole aderire ai regolamenti e ai principi della casa di Dio, non è disposto ad accettare i principi che andrebbero seguiti nel proprio comportamento e nemmeno desidera attenersi a ciò che la coscienza e la ragione gli dicono di fare. Vuole agire a modo suo, fare tutto ciò che lo rende felice, che gli è di beneficio e che lo fa stare bene. Crede che vivere sotto questi freni violerebbe la sua volontà, che sarebbe come danneggiare sé stesso e procurarsi fastidi eccessivi, e che non si dovrebbe vivere così. Pensa che le persone dovrebbero vivere libere e affrancate, assecondando la propria carne e i propri desideri con abbandono, così come i propri ideali e desideri. Ritiene che si dovrebbero assecondare tutte le proprie idee, dire e fare tutto quello che si vuole e andare dove si vuole, senza dover considerare le conseguenze o i sentimenti degli altri, e soprattutto senza dover considerare le proprie responsabilità e i propri obblighi, i doveri che i credenti dovrebbero svolgere, le verità realtà che dovrebbero sostenere e vivere o il percorso di vita che dovrebbero seguire. Tali persone vogliono sempre fare a modo loro in società e tra gli altri, ma qualsiasi ambiente frequentino non potranno comunque riuscirci. Credono che la casa di Dio esalti i diritti umani, conceda alle persone piena libertà, si preoccupi dell’umanità, della tolleranza e della sopportazione per le persone. Pensano che dopo essere entrati a far parte della casa di Dio dovrebbero essere in grado di assecondare liberamente la loro carne e i loro desideri ma, poiché la casa di Dio ha decreti amministrativi e regolamenti, non possono comunque fare ciò che vogliono. Pertanto, questa loro emozione negativa dell’oppressione non può essere eliminata nemmeno dopo che sono entrati a far parte della casa di Dio. Non vivono per adempiere ad alcun tipo di responsabilità, né per portare a termine alcuna missione, e neppure per diventare persone autentiche. Non hanno fede in Dio allo scopo di compiere bene i doveri di un essere creato, portare a termine la loro missione e ottenere la salvezza. Indipendentemente dalle persone che frequentano, dagli ambienti in cui si trovano o dalla professione che svolgono, il loro obiettivo finale è trovare e gratificare sé stessi. Lo scopo di tutto ciò che fanno ruota intorno a questo, e l’autogratificazione è il desiderio di tutta la loro vita e l’obiettivo del loro perseguimento” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (5)”). “Nella società, chi sono coloro che non si occupano del proprio lavoro? Sono i fannulloni, gli sciocchi, i nullafacenti, i teppisti, i mascalzoni e i perdigiorno, questa sorta di gente. Non vogliono apprendere nuove abilità o capacità, né intraprendere seriamente una carriera o trovare un lavoro per mantenersi. Sono i fannulloni e i perdigiorno della società. Si infiltrano nella chiesa e vogliono guadagnare qualcosa senza offrire niente in cambio e ottenere la loro parte di benedizioni. Sono degli opportunisti. Questi opportunisti non sono mai disposti a svolgere i loro doveri. Se le cose non vanno come vorrebbero, anche solo leggermente, si sentono oppressi. Desiderano sempre vivere liberamente, non intendono svolgere alcun tipo di lavoro, eppure vogliono del buon cibo e bei vestiti, mangiare tutto ciò che desiderano e dormire quando vogliono. Pensano che quando ciò avverrà sarà sicuramente un giorno meraviglioso. Non vogliono sopportare la benché minima avversità e desiderano una vita di godimento. Trovano persino estenuante vivere; sono schiavi delle emozioni negative. Si sentono spesso stanchi e confusi perché non possono fare a modo loro. Non vogliono occuparsi del proprio lavoro né gestire le proprie mansioni. Non vogliono dedicarsi a un singolo lavoro ed eseguirlo con costanza dall’inizio alla fine, considerandolo come la propria professione e il proprio dovere, come un obbligo e una responsabilità; non vogliono portarlo a termine e ottenere dei risultati, né compierlo al meglio. Non hanno mai pensato in questo modo. Vogliono solo agire in modo superficiale e usare il loro dovere come mezzo per guadagnarsi da vivere. Quando si trovano di fronte a un minimo di pressione o a una qualche forma di controllo, oppure quando è richiesto loro uno standard leggermente più elevato, o di assumersi un po’ di responsabilità, si sentono a disagio e oppressi. Sviluppano queste emozioni negative, trovano la vita estenuante e sono infelici. Uno dei motivi fondamentali per cui la vita sembra loro estenuante è che costoro sono privi di ragione. La loro ragione è compromessa, passano tutto il tempo ad abbandonarsi alle fantasie, vivendo in un sogno, tra le nuvole, immaginando sempre le cose più stravaganti. Per questo è molto difficile eliminare il loro senso di oppressione. Non sono interessati alla verità, sono dei miscredenti. L’unica cosa che possiamo fare è chiedere loro di lasciare la casa di Dio, di tornare nel mondo e di trovare il loro posto di agio e comodità” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (5)”). Dalle parole di Dio, ho capito che i sentimenti di oppressione provati dalle persone non sono causati dalla sofferenza o dalla fatica del corpo e che sono dovuti principalmente a problemi di mentalità e di prospettiva. Ho riflettuto: “Di fronte alla medesima situazione in cui il fardello da sopportare è un po’ più pesante e il prezzo da pagare è maggiore, e in cui bisogna soffrire fisicamente, preoccuparsi e spendere energia, come mai alcune persone non si sentono oppresse e addirittura percepiscono che quella è l’elevazione di Dio, si sforzano di fare bene il proprio dovere e di ripagare il Suo amore, mentre altre la vedono come una cosa dolorosa e opprimente? In realtà, non è che sono troppo occupate con il lavoro: ciò è dovuto soprattutto al fatto che sono troppo attente alla carne e vogliono sempre perseguire la tranquillità. Le persone trovano gioia in quello che perseguono e bramano. Se ciò che desiderano è qualcosa di positivo e se perseguono di ottenere la verità e adempiere il dovere di un essere creato di soddisfare Dio, allora impegnarsi un po’ di più nel dovere non le farà sentire represse; al contrario, si sentiranno a proprio agio e piene di gioia”. Il motivo per cui provavo quel senso di oppressione era principalmente perché il mio perseguimento si basava su prospettive errate. Vivevo secondo la filosofia satanica del “Degustare il vino e godersi la musica: quanto tempo offre davvero la vita?” e “La vita è breve, quindi goditela finché puoi”. Ero convinta che una persona dovesse vivere come meglio credeva, nella gioia e nella tranquillità, senza alcun vincolo o restrizione, e che una tale esistenza fosse l’epitome della libertà. Se qualcuno è sempre vincolato e non può agire liberamente, si sente soffocare ed è come farsi violenza da soli. Ho ricordato che ai tempi della scuola molti compagni di classe si impegnavano al massimo per ottenere un buon lavoro in futuro, mentre io mi sentivo limitata perfino durante una lezione di 45 minuti. Anche dopo essere entrata nel mondo del lavoro, non volevo essere vincolata dalle normative e dai regolamenti aziendali e se mi trovavo sempre in uno stato di forte tensione, sentivo il bisogno di cambiare posizione. Dopo aver trovato Dio, ho mantenuto comunque questa mentalità, davo sempre la priorità al soddisfacimento dei miei desideri, volevo che il mio orario di lavoro fosse organizzato come volevo io, senza subire alcuna pressione. Se il mio dovere era troppo impegnativo e la pressione alta, e non potevo fare le cose a mio piacimento, mi sentivo sprezzante e oppressa e mi limitavo a svolgere il mio dovere in maniera superficiale, diventando persino negativa e battendo la fiacca. Di conseguenza, i risultati del lavoro ne risentivano. Il mio atteggiamento nei confronti del dovere era inaffidabile e aveva fatto sì che Dio mi detestasse. Facendo il dovere secondo i miei capricci e soddisfacendo la carne, stavo chiaramente trascurando il mio vero lavoro. La mia prospettiva sulle questioni e le cose che perseguivo era uguale a quella dei perdigiorno e dei buoni a nulla che vivono nella società, eppure avevo erroneamente pensato che vivere in quel modo significasse che potevo essere libera da vincoli e che avevo personalità. Sono stata davvero sciocca. Soprattutto quando ho capito che, in merito a simili persone, Dio dice che “La loro ragione è compromessa”, “Sono dei miscredenti” e “chiedere loro di lasciare la casa di Dio, di tornare nel mondo e di trovare il loro posto di agio e comodità”, mi sono sentita ancora più rammaricata e in colpa. Mi sono presentata davanti a Dio in preghiera: “Dio, sono disposta a cambiare le mie precedenti prospettive sbagliate sui perseguimenti e non voglio più perseguire le cose secondo i miei capricci. Voglio essere una persona responsabile che si fa carico del fardello e indipendentemente da quanto siano grandi le difficoltà o le pressioni da affrontare, farò il mio dovere con lealtà, affinché il Tuo cuore sia confortato”.
In seguito, ho letto un altro passo delle parole di Dio e ho trovato un cammino di pratica. Dio Onnipotente dice: “Tutti quelli che credono veramente in Dio sono individui che si occupano del lavoro che spetta loro, disposti a svolgere i propri doveri, capaci di assumersi una parte del lavoro e di svolgerla bene in base alla propria levatura e alle regole della casa di Dio. Naturalmente, all’inizio può essere difficile adattarsi a questa vita. Potresti sentirti esausto fisicamente e mentalmente. Tuttavia, se possiedi davvero la determinazione a collaborare e la volontà di diventare una persona normale e buona e di raggiungere la salvezza, allora devi pagare un qualche prezzo e permettere a Dio di impartirti la Sua disciplina. Quando provi l’impulso a essere ostinato, devi ribellarti a esso e abbandonarlo, riducendo gradualmente la tua testardaggine e i tuoi desideri egoistici. Devi chiedere aiuto a Dio nelle questioni cruciali, nei momenti cruciali e nei compiti cruciali. Se sei determinato, dovresti chiederGli di castigarti e disciplinarti, e di illuminarti affinché tu possa comprendere la verità e ottenere così dei risultati migliori. Se la tua determinazione è autentica e preghi Dio in Sua presenza e Lo supplichi, Egli agirà. Trasformerà il tuo stato e i tuoi pensieri. Se lo Spirito Santo svolge una minima opera, muovendoti e illuminandoti un po’, il tuo cuore cambierà e il tuo stato subirà una trasformazione. Quando questa trasformazione avverrà, percepirai che vivere in questo modo non è opprimente. Il tuo stato e le tue emozioni di oppressione verranno trasformati e alleviati, e saranno diversi da prima. Sentirai che vivere in questo modo non è faticoso. Proverai piacere nell’assolvere il tuo dovere nella casa di Dio. Percepirai che è bello vivere, comportarsi e assolvere il proprio dovere in questo modo, sopportando le avversità e pagando un prezzo, seguendo le regole e agendo in base ai principi. Sentirai che questo è il tipo di vita che le persone normali dovrebbero avere. Quando vivrai in linea con la verità e compirai bene il tuo dovere, percepirai di avere il cuore saldo e sereno e una vita ricca di significato. Penserai: ‘Perché non l’ho capito prima? Perché ero così ostinato? Una volta vivevo secondo le filosofie e l’indole di Satana, non ero né un essere umano né un fantasma, e più vivevo e più soffrivo. Ora che comprendo la verità, posso liberarmi un minimo della mia indole corrotta e sperimentare la pace e la gioia autentiche di una vita spesa a compiere il mio dovere e a praticare la verità!’ Il tuo stato d’animo non sarà allora cambiato? (Sì.) Una volta che ti sarai reso conto del motivo per cui la tua vita ti sembrava opprimente e miserabile, una volta che avrai identificato la causa principale della tua sofferenza e risolto il problema, potrai sperare di cambiare. Fintanto che ti impegnerai in direzione della verità, ti dedicherai di più alle parole di Dio, condividerai di più sulla verità e ascolterai anche le testimonianze esperienziali dei tuoi fratelli e delle tue sorelle, allora otterrai un percorso più chiaro, e a quel punto il tuo stato non migliorerà? Se il tuo stato migliorerà, le tue emozioni di oppressione si attenueranno a poco a poco e non vi sarai più invischiato” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (5)”). Dalle parole di Dio ho capito questa cosa: le persone che amano veramente la verità e si dedicano ai propri doveri in modo corretto comprendono le intenzioni di Dio e ne hanno considerazione, e tengono sempre a mente ciò che è giusto. Considerano l’adempimento dei doveri e il compiacere Dio come una responsabilità e una missione. Anche se ci sono molte difficoltà e grandi pressioni, pregano e si affidano a Dio e fanno del loro meglio in ogni compito. Quando sentono di essere ostinate, sono in grado di ribellarsi a sé stesse e di chiedere a Dio di essere castigate e disciplinate. Ho pensato a quando Noè ricevette l’incarico da Dio. Egli capì le Sue intenzioni urgenti, così, quando si trovò di fronte al compito monumentale di costruire l’arca, anche se le difficoltà e la pressione erano immense, non ebbe alcuna intenzione di evitarlo o di sottrarvisi né lo trattò in modo superficiale. Al contrario, era ansioso e voleva solo portare a termine l’incarico ricevuto da Dio il più rapidamente possibile. Ascoltò attentamente ogni Sua istruzione e agì di conseguenza e temeva di tralasciare un qualsiasi dettaglio che avrebbe influito sulla qualità e sull’avanzamento dell’opera. E poi ho pensato a me: ero davvero così priva di umanità. Dio non mi aveva fatto richieste esorbitanti, mi aveva solo dato dei fardelli in più da portare in base a quanto potevo raggiungere con la mia statura e levatura e lo aveva fatto perché potessi fare maggiore pratica, progredire più velocemente nella vita e arrivare prima a svolgere il mio dovere in modo conforme agli standard. Eppure, non avevo affatto compreso il cuore di Dio; ero davvero in debito con Lui. Se mi venissero assegnati altri fardelli, non potrei assolutamente deludere di nuovo le Sue buone intenzioni scrupolose. Subito dopo aver appreso questa lezione, ho ricevuto una comunicazione dal leader, che mi chiedeva di svolgere i miei doveri in un luogo diverso. Sapevo che Dio mi stava caricando di un altro fardello e che, per quanta pressione ciò potesse comportare, dovevo assumermi quella responsabilità. Era anche un’opportunità per rimediare alla mia trasgressione, così ho accettato. Dopo essermi trasferita in quel nuovo posto per svolgere il mio dovere, il carico di lavoro è effettivamente aumentato e ho continuato a sentire parecchia pressione. Tuttavia, quando pensavo che quel fardello aggiuntivo era la protezione di Dio su di me, che ciò mi impediva di indulgere nella carne e mi aiutava a concentrare le energie sui miei doveri, ho capito che non potevo più seguire la carne, che dovevo essere responsabile e rispondere delle mie azioni e che dovevo imparare a considerare il cuore di Dio. Poiché la mia prospettiva è cambiata, anche se ci sono ancora difficoltà e pressioni nel lavoro, non mi sento più oppressa. Al contrario, vedo la pressione come una sorta di responsabilità. Mi sento molto liberata e sono arrivata a godere della pace e della gioia nei miei doveri.