95. Come trattare i genitori secondo l’intenzione di Dio
Da piccola sentivo spesso mia nonna dire: “Guarda il figlio di tal dei tali: è un ingrato menefreghista! Non ha un briciolo di devozione verso i genitori che invece si sono impegnati tanto per crescerlo, mentre lui non mostra alcuna pietà filiale. Ma il cielo farà giustizia!” Lei mi ha insegnato a trattare bene mia madre e mio padre e a mostrare devozione verso i miei suoceri una volta cresciuta; mi ha anche detto che era una cosa perfettamente naturale e giustificata. Pertanto, una persona che dimostrava di non possederne era priva di coscienza e si macchiava di un grave tradimento. Così, nel mio giovane cuore, credevo di dover essere devota verso i miei, indipendentemente da come loro mi trattassero e che, se non lo fossi stata, avrei commesso un grave tradimento e sarei stata punita dal cielo. Fin da piccola ho dato molto ascolto ai miei genitori e, dopo aver iniziato a lavorare e a guadagnare, ho fatto del mio meglio per essere devota verso di loro. Quando erano malati, restavo al loro fianco per prendermene cura ogni volta che avevo tempo e durante le feste compravo loro ogni tipo di regalo. Vederli felici e soddisfatti mi dava grande gioia. Nel 2001, ho accettato l’opera di Dio negli ultimi giorni. Dopo un po’ ho iniziato a svolgere il mio dovere nella chiesa, però trovavo sempre il tempo per tornare a casa a trovarli. Poco più di dieci anni dopo, a causa del tradimento di un giuda, la polizia è venuta a casa mia per arrestarmi. Grazie alla protezione di Dio, sono riuscita a fuggire, ma sono andata via così di fretta che ho tralasciato di spiegare tante cose alla mia famiglia. Mia suocera, ormai anziana, doveva continuare a prendersi cura di mio figlio e, al solo pensiero che lei e i miei genitori fossero coinvolti, sentivo di averli messi nei guai. Ho pensato a tutti gli sforzi che i miei avevano fatto per crescermi e a quanto fosse stato difficile nutrirmi, vestirmi e farmi studiare. Ora che stavano invecchiando, avevano bisogno che i figli si prendessero cura di loro e fossero al loro fianco, invece io non solo non avevo adempiuto le mie responsabilità di figlia, ma li avevo anche coinvolti, facendoli preoccupare e stare in ansia per me. Mi chiedevo se loro e i miei vicini avrebbero detto che mancavo di coscienza e di umanità: mi avrebbero definita una figlia non devota. A quel tempo, a causa della sorveglianza del gran dragone rosso, non osavo chiamare a casa. Non avevo idea di come stessero i miei e questo mi faceva preoccupare. Non riuscivo a calmare il mio cuore mentre facevo il mio dovere e di tanto in tanto i pensieri vagavano. Questo si ripercuoteva sui miei progressi lavorativi. Sapevo di dover ribaltare rapidamente quello stato così ho pregato Dio, affidando tutto a Lui e chiedendo la Sua guida.
Durante le mie devozioni, ho letto un passo delle parole di Dio: “A causa del condizionamento della loro cultura tradizionale, nelle nozioni tradizionali del popolo cinese si ritiene che si debba osservare la devozione filiale verso i propri genitori. Chi non osserva la devozione filiale non è un figlio devoto. Queste idee sono state inculcate nelle persone fin dall’infanzia e vengono insegnate praticamente in ogni famiglia, così come in ogni scuola e nella società in generale. Quando la testa di una persona è stata riempita di queste cose, lei pensa: ‘La devozione filiale è la cosa più importante in assoluto. Se non la osservassi, non sarei una brava persona, non sarei un figlio devoto e verrei denunciato dalla società. Sarei una persona priva di coscienza’. È una visione corretta? Le persone hanno visto così tante delle verità espresse da Dio: Egli ha forse preteso che si mostrasse devozione filiale verso i propri genitori? Questa è forse una delle verità che i credenti in Dio devono capire? No, non lo è. Dio ha solo condiviso su alcuni principi. Qual è il principio a cui le parole di Dio richiedono di attenersi nel trattare gli altri? Amare ciò che Dio ama e odiare ciò che Dio odia: questo è il principio a cui ci si deve attenere. Dio ama coloro che perseguono la verità e che sono in grado di fare la Sua volontà; queste sono anche le persone che dovremmo amare. Coloro che non sono in grado di fare la volontà di Dio, che Lo odiano e si ribellano a Lui, simili persone sono detestate da Dio, e anche noi dovremmo detestarle. Questo è ciò che Dio chiede all’uomo. […] Satana si serve di questo tipo di cultura tradizionale e di nozioni morali per controllare i tuoi pensieri, la tua mente e il tuo cuore, rendendoti incapace di accettare le parole di Dio; queste cose sataniche ti controllano e ti hanno reso incapace di accettare le parole di Dio. Quando vuoi mettere in pratica le parole di Dio, queste cose causano disturbo dentro di te, ti inducono a opporti alla verità e ai requisiti di Dio, e ti privano della forza di liberarti dal giogo della cultura tradizionale. Dopo aver lottato per un po’, giungi a un compromesso: preferisci credere che le nozioni della morale tradizionale siano corrette e in linea con la verità, e così rifiuti o abbandoni le parole di Dio. Non accogli le parole di Dio come verità e non attribuisci alcun valore alla salvezza, sentendo che tu vivi ancora in questo mondo e puoi sopravvivere solo facendo affidamento su queste persone. Incapace di sopportare le recriminazioni della società, piuttosto rinunceresti alla verità e alle parole di Dio, abbandonandoti alle nozioni della morale tradizionale e all’influenza di Satana, preferendo offendere Dio e non mettere in pratica la verità. DiteMi, l’uomo non è forse miserabile? Non ha forse bisogno della salvezza di Dio? Alcune persone credono in Dio da molti anni, ma non hanno ancora acquisito alcuna comprensione in merito alla devozione filiale. Non capiscono davvero la verità. Non riescono mai a superare la barriera costituita dalle relazioni mondane; non sono dotate di coraggio, né di fiducia, né tanto meno di determinazione, e quindi non sono in grado di amare Dio e di obbedirGli” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Soltanto riconoscendo le proprie idee sbagliate ci si può realmente trasformare”). Mentre contemplavo le parole di Dio, ho improvvisamente capito che mi ero sempre sentita in debito e in colpa nei confronti dei miei e che questo era dovuto ai pensieri tradizionali di Satana che si erano radicati profondamente nel mio cuore. Proprio come mi insegnava spesso mia nonna: “Devi essere devota verso i tuoi genitori; se non lo sei, ti macchi di un grave tradimento” e “Devi mostrare devozione filiale verso i tuoi genitori, altrimenti sarai punita dal cielo”. Avevo sempre considerato queste parole come i principi di comportamento da seguire. Fin da bambina avevo cercato di ascoltare i miei genitori e di evitare di farli arrabbiare. Una volta iniziato a guadagnare, avevo fatto del mio meglio per essere una figlia devota; durante le feste compravo loro ogni tipo di regalo e quando si ammalavano, li portavo in ospedale per farli curare. Vederli felici dava grande gioia anche me. Quando ero stata braccata dal gran dragone rosso e costretta a scappare da casa, non solo non avevo potuto prendermi cura di loro, ma li avevo anche coinvolti e li avevo fatti preoccupare per me. Mi sentivo in debito verso di loro e non riuscivo a concentrarmi sul mio dovere e, di conseguenza, il mio lavoro subiva dei ritardi. Sapevo che, in quanto essere creato, il mio dovere era una responsabilità a cui non potevo assolutamente sottrarmi, ma vivevo ancora secondo certe idee fallaci, come “La devozione filiale è una virtù da considerare superiore a ogni altra” e “Non andare troppo lontano fintanto che i tuoi genitori sono ancora in vita”. Non potendomi comportare come una figlia devota, nella mia coscienza provavo un senso di inquietudine e non riuscivo a evitare che i pensieri vagassero mentre facevo il mio dovere. Mi sono resa conto di quanto fossi stata profondamente danneggiata dalla cultura tradizionale.
Nella mia ricerca, ho letto alcune delle parole di Dio: “Mostrare pietà filiale verso i propri genitori è forse la verità? (No.) Essere devoti ai propri genitori è un comportamento corretto e positivo, ma perché diciamo che non è la verità? (Perché le persone non mostrano pietà filiale verso i genitori secondo dei principi e non sono in grado di discernere che tipo di persone siano davvero i loro genitori.) Il modo in cui si dovrebbero trattare i propri genitori è correlato alla verità. Se i tuoi genitori credono in Dio e ti trattano bene, dovresti comportarti in modo filiale verso di loro? (Sì.) In che modo? Li tratti diversamente dai fratelli e sorelle della chiesa. Fai tutto quello che dicono e, se sono anziani, devi rimanere al loro fianco per prenderti cura di loro, cosa che ti impedisce di uscire per svolgere il tuo dovere. È giusto comportarsi così? (No.) Cosa si dovrebbe fare in questi momenti? Dipende dalle circostanze. Se sei ancora in grado di badare a loro pur svolgendo il tuo dovere vicino a casa e i tuoi genitori non hanno nulla in contrario alla tua fede in Dio, allora dovresti adempiere alla tua responsabilità di figlio o figlia e aiutarli con un po’ di lavoro. Se sono malati, prenditi cura di loro; se qualcosa li preoccupa, confortali; se le tue condizioni economiche lo permettono, compra loro gli integratori alimentari che ti puoi permettere. Ma cosa dovresti scegliere di fare se sei impegnato nel tuo dovere, non c’è nessuno che si occupi dei tuoi genitori e anche loro credono in Dio? Quale verità dovresti praticare? Dato che essere devoti ai propri genitori non è la verità, ma solo una responsabilità e un obbligo umani, cosa dovresti fare se il tuo obbligo entra in conflitto col tuo dovere? (Dare priorità al mio dovere; mettere il dovere al primo posto.) Un obbligo non è necessariamente il proprio dovere. Scegliere di svolgere il proprio dovere è praticare la verità, mentre adempiere a un obbligo non lo è. Se hai questa condizione, puoi adempiere a questa responsabilità o a questo obbligo, ma se l’ambiente circostante non lo consente, cosa dovresti fare? Dovresti dire: ‘Devo svolgere il mio dovere, che è praticare la verità. Essere devoto ai miei genitori è vivere secondo la mia coscienza, e non è all’altezza della pratica della verità’. Dunque, dovresti dare priorità al tuo dovere e sostenerlo. Se al momento non hai un dovere, non lavori lontano da casa e abiti vicino ai tuoi genitori, allora trova dei modi per prenderti cura di loro. Fai tutto quel che puoi per aiutarli a vivere un po’ meglio e a ridurre la loro sofferenza. Ma questo dipende anche da che tipo di persone sono i tuoi genitori. Cosa dovresti fare se i tuoi genitori hanno scarsa umanità, se ostacolano costantemente il tuo credere in Dio, e se continuano a trascinarti via dal tuo credere in Dio e dallo svolgimento del tuo dovere? Qual è la verità che dovresti mettere in pratica? (Il rifiuto.) A quel punto, devi rifiutarli. Hai adempiuto al tuo obbligo. I tuoi genitori non credono in Dio, quindi non hai l’obbligo di mostrare loro rispetto filiale. Se credono in Dio, allora sono famiglia, sono i tuoi genitori. Se non credono in Dio, state percorrendo cammini diversi: essi credono in Satana e adorano il re diavolo, e percorrono il cammino di Satana; sono persone che percorrono cammini diversi da coloro che credono in Dio. Non siete più una famiglia. Essi considerano nemici e avversari i credenti in Dio, perciò tu non hai più l’obbligo di prenderti cura di loro e devi tagliare i ponti completamente. Qual è la verità: essere devoti ai propri genitori, o svolgere il proprio dovere? Ovviamente, è svolgere il proprio dovere. Svolgere il proprio dovere nella casa di Dio non implica semplicemente adempiere al proprio obbligo e fare ciò che si deve. Implica svolgere il dovere di essere creato. Qui si tratta dell’incarico da parte di Dio; è il tuo obbligo, la tua responsabilità. Si tratta di una vera responsabilità, ovvero adempiere alla tua responsabilità e al tuo obbligo davanti al Creatore. Questo è ciò che il Creatore richiede alle persone, ed è la grande questione della vita. Invece, mostrare rispetto filiale ai propri genitori è solo la responsabilità e l’obbligo di un figlio o una figlia. Non è certamente un incarico da parte di Dio, né tanto meno è in accordo con la richiesta di Dio. Pertanto, fra mostrare rispetto filiale ai propri genitori e svolgere il proprio dovere, non c’è dubbio che svolgere il proprio dovere, e solo questo, è praticare la verità. Svolgere il proprio dovere di essere creato è la verità, ed è un dovere vincolante. Mostrare rispetto filiale ai propri genitori è questione di essere devoti alle persone. Non significa che un individuo stia svolgendo il proprio dovere, né che stia praticando la verità” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Cos’è la verità realtà?”). “Il modo in cui consideri gli incarichi affidati da Dio è davvero importante, è una questione molto seria! Se non sei in grado di portare a termine ciò che Dio affida alle persone, allora non sei degno di vivere alla Sua presenza e meriti di essere punito. È perfettamente naturale e giustificato che gli uomini dovrebbero portare a termine qualsivoglia incarico Dio affidi loro. Questa è la loro responsabilità più elevata, non meno importante della loro stessa vita. Se non prendi sul serio gli incarichi affidati da Dio, allora Lo tradisci nel modo più grave. Facendo ciò, sei più deprecabile di Giuda e meriti di essere maledetto. Le persone devono acquisire una comprensione approfondita di come considerare ciò che Dio affida loro e, come minimo, devono capire che gli incarichi che Dio affida all’umanità sono un’esaltazione e una grazia speciale da parte Sua, sono le cose più gloriose. Ogni altra cosa può essere tralasciata. Se anche occorre sacrificare la propria vita, si deve comunque adempiere l’incarico affidato da Dio” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Come conoscere la natura umana”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho compreso i principi secondo cui trattare i genitori. Quando la devozione filiale è in conflitto con il proprio dovere, si deve dare la priorità a quest’ultimo, poiché compiere il proprio dovere è la cosa più importante nella vita di una persona. Essere devoti verso i genitori implica l’adempimento di responsabilità e obblighi, ma per quanto una persona possa fare bene tali cose, questo non è praticare la verità. Solo adempiere il proprio dovere di essere creato equivale a praticare la verità. I doveri, poiché sono l’incarico conferito dal Creatore agli esseri creati, rappresentano la responsabilità più alta ed è perfettamente naturale e giustificato portarli a termine. Non comprendevo la verità e consideravo la devozione filiale come un principio di comportamento da seguire. Quando ero impegnata con il mio dovere o quando ero stata braccata e in fuga, non avevo potuto occuparmi dei miei quindi mi ero sentita in debito verso di loro, convinta di essere una figlia non devota; solo quando ho letto le parole di Dio ho capito che questa mia prospettiva era sbagliata. Sono stata fortunata ad aver ascoltato la Sua voce. Avevo ricevuto la salvezza di Dio degli ultimi giorni, mi ero nutrita di molte delle Sue parole e sono arrivata a comprendere alcune verità, eppure non avevo mai pensato di ripagare l’amore di Dio. Ero davvero priva di umanità e di coscienza! Ora sapevo che compiere il mio dovere di essere creato è la priorità assoluta e che è importante quanto la mia stessa vita, che devo fare del mio meglio per portarlo a termine perché non farlo sarebbe un grave tradimento. In seguito, sono riuscita a calmare il mio cuore e a concentrarmi sul mio dovere.
A metà maggio del 2020, mi sono recata in segreto a casa dei miei genitori. Quando mio padre mi ha vista, è stato inizialmente gentile ma dopo un po’ la sua espressione è improvvisamente cambiata e ha cominciato a rimproverarmi. Mi ha fatto il terzo grado su cosa avessi fatto negli ultimi anni e inoltre mi ha detto che due anni prima si era ammalato gravemente e aveva quasi perso la vita, eppure non mi aveva più vista. Temeva che io e mio marito venissimo catturati mentre predicavamo il Vangelo e non riusciva a dormire la notte e si trovava in una situazione di forte turbamento mentale. Mi ha persino definita ingrata e menefreghista, priva di devozione filiale. All’inizio sperava che mi sarei presa cura di lui in vecchiaia. E invece, dopo tutto quello che aveva fatto per me, l’avevo quasi fatto morire di rabbia… Ogni sua parola era come uno spillo conficcato nel cuore. Sentivo che aveva fatto tanta fatica per tirarmi su, per nutrirmi, vestirmi e farmi studiare, mentre io non solo avevo mancato di devozione filiale, ma l’avevo anche fatto preoccupare per me. Nemmeno quando era stato gravemente malato ero stata presente per prendermi cura di lui o per stargli accanto. Non avevo mostrato alcuna devozione! Mi sentivo così in debito nei confronti dei miei genitori. Mentre ascoltavo, le lacrime mi scendevano sul viso e volevo davvero rimanere a casa ancora un po’ di tempo per potermi prendere cura di loro in modo adeguato e ripagare il debito che sentivo di avere nel cuore. In quel momento, non riuscivo a calmare il mio animo, così ho pregato in silenzio Dio, chiedendoGli di proteggere il mio cuore da ogni turbamento. Dopo aver pregato, mi sono sentita molto più calma e ho ricordato le parole di Dio di cui mi ero nutrita. Ho capito chiaramente dentro di me che mostrare devozione filiale non era praticare la verità, che praticare la verità significava adempiere il proprio dovere di essere creato e che abbandonare il proprio dovere per restare con i genitori e adempiere le proprie responsabilità di figli sarebbe stato tradire Dio, e cioè un grave tradimento. Dopo di ciò, ho ragionato con calma con mio padre e il suo atteggiamento si è gradualmente ammorbidito; poi, dopo aver finito quello che ero venuta a fare, me ne sono andata in fretta.
In seguito, ogni volta che pensavo alle sue parole, sentivo un sussulto di dolore nel cuore. Potevo accettare che gli altri non mi capissero, ma perché lui doveva dirmi certe cose? In quel periodo, anche se passavo le giornate a fare il mio dovere, avevo il cuore pesante, mi sembrava di portare un grosso fardello ed ero sempre gravata da un senso di colpa. Mentre vivevo con queste emozioni negative, nel mio cuore c’era un senso di oscurità e oppressione e l’efficienza nel compiere il mio dovere è diminuita in modo significativo. Tutto ciò è durato probabilmente per un mese o due, prima che il mio stato si adattasse gradualmente. Successivamente, dopo aver letto la verità che Dio ha condiviso su come i genitori non siano i tuoi creditori, ho iniziato a vedere più chiaramente il rapporto tra genitori e figli e mi sono liberata da quelle emozioni opprimenti. Dio Onnipotente dice: “Le persone possiedono questo respiro e questa vita, la cui fonte e la cui origine non sono i loro genitori. Le persone sono state semplicemente generate attraverso i genitori che le hanno date alla luce; alla radice, è Dio che dona loro queste cose. Pertanto, i tuoi genitori non sono i padroni della tua vita: il Signore della tua vita è Dio. Egli ha creato l’umanità, ha creato la vita dell’umanità e ha donato all’umanità il respiro della vita; questa è l’origine della vita dell’uomo. Non è quindi facile capire la frase ‘I tuoi genitori non sono i padroni della tua vita’? Il tuo primo respiro non ti è stato donato dai tuoi genitori, e tanto meno ti sono stati donati da loro tutti gli altri a seguire. Dio Si prende cura e governa ogni giorno della tua vita. I tuoi genitori non possiedono la facoltà di stabilire come si svolgerà ogni giorno della tua vita, se sarà felice e privo di intralci, e chi incontrerai o in quale ambiente vivrai ogni giorno. Semplicemente, Dio Si prende cura di te per mezzo dei tuoi genitori, i quali sono solo le persone alle cui cure Egli ti ha affidato. […] In parole povere, sono soltanto dei comuni esseri creati. È solo che, dal tuo punto di vista, possiedono un’identità speciale: ti hanno messo al mondo e allevato, sono i tuoi capi e i tuoi genitori. Ma dal punto di vista di Dio sono solo dei comuni esseri umani, semplicemente dei membri dell’umanità corrotta, e non hanno nulla di speciale. Non sono padroni nemmeno della loro stessa vita, quindi come potrebbero esserlo della tua? Sebbene ti abbiano messo al mondo, non sanno da dove provenga la tua vita, né avrebbero potuto decidere in quale momento, in quale ora e in quale luogo essa sarebbe arrivata, e neppure come sarebbe stata. Non sanno nulla di queste cose. Dal loro punto di vista, stanno semplicemente attendendo in modo passivo la sovranità e le disposizioni di Dio. Che ne siano felici o meno, che ci credano o meno, tutto questo è comunque orchestrato da Dio e accade nelle Sue mani. I tuoi genitori non sono i padroni della tua vita: non è forse facile da capire? (Sì.)” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). “Allevandoti, i tuoi genitori stavano semplicemente adempiendo alle loro responsabilità e ai loro obblighi, e questo non dovrebbe essere retribuito né costituire una transazione. Quindi non devi approcciarti ai tuoi genitori né gestire il tuo rapporto con loro sulla base dell’idea di ricompensarli. È disumano trattare e ripagare i tuoi genitori e gestire il rapporto che hai con loro sulla base di quest’idea. Allo stesso tempo, sarai incline a essere limitato e vincolato dai tuoi sentimenti carnali e avrai difficoltà a districartene, al punto che potresti persino smarrirti. I tuoi genitori non sono tuoi creditori, quindi non hai l’obbligo di realizzare tutte le loro aspettative. Non hai l’obbligo di soddisfarle. In altre parole, loro possono avere le loro aspettative, mentre tu hai le tue scelte, così come il percorso di vita e il destino che Dio ha stabilito per te, e che non hanno nulla a che fare con i tuoi genitori. Dunque, quando uno di loro ti dice: ‘Sei un figlio poco devoto. Non torni a trovarmi da tanti anni e sono passati molti giorni dall’ultima volta che mi hai chiamato. Sono malato e non c’è nessuno a prendersi cura di me. Ti ho proprio allevato invano. Sei davvero un ingrato menefreghista e un marmocchio irriconoscente!’, se non comprendi la verità per cui ‘I tuoi genitori non sono tuoi creditori’, sentire queste parole sarà doloroso come un coltello che ti trafigge il cuore e ti rimorderà la coscienza. Ognuna di queste parole ti si conficcherà nel cuore e ti farà provare vergogna di fronte ai tuoi genitori, oltre a farti sentire in debito con loro e sopraffatto da sensi di colpa nei loro confronti. Quando un genitore ti dice che sei un ingrato menefreghista, davvero ciò che proverai sarà: ‘Ha assolutamente ragione. Mi ha allevato fino a questa età e non ha potuto minimamente godere da me di riflesso. Ora è malato e sperava che sarei stato al suo capezzale, prendendomi cura di lui e restandogli accanto. Aveva bisogno che ripagassi la sua amorevolezza, e io non c’ero. Sono davvero un ingrato menefreghista!’ Ti sentirai un ingrato menefreghista: questo è ragionevole? Sei forse un ingrato menefreghista? Se non te ne fossi andato di casa per svolgere il tuo dovere altrove e fossi rimasto accanto ai tuoi genitori, avresti forse potuto evitare che si ammalassero? (No.) Hai potere decisionale sulla loro vita e sulla loro morte? Puoi decidere tu se sono ricchi o poveri? (No.) Qualunque malattia colpirà i tuoi genitori, non sarà per lo sfinimento di averti allevato o perché sentivano la tua mancanza; in particolare, non contrarranno nessuna malattia grave, pericolosa e potenzialmente mortale a causa tua. Quello riguarda il loro destino e non ha nulla a che fare con te. Per quanto devoto tu sia, il massimo che puoi ottenere è ridurre un po’ le loro sofferenze e i loro fardelli carnali, ma per quanto riguarda quando si ammalano, quale malattia contraggono, quando e dove muoiono, queste cose hanno forse una qualche relazione con te? No. Se sei devoto, se non sei un ingrato menefreghista e passi tutto il giorno in loro compagnia e a vegliare su di loro, forse che non si ammaleranno o non moriranno? Se devono ammalarsi, non accadrà comunque? Se devono morire, non moriranno comunque? Non è così che stanno le cose? […] Non importa che i tuoi genitori ti definiscano un ingrato menefreghista: quanto meno davanti al Creatore stai svolgendo il dovere di un essere creato. Basta che tu non sia un ingrato menefreghista agli occhi di Dio. Non importa quello che dice la gente. Ciò che i tuoi genitori dicono sul tuo conto non è necessariamente vero, ed è inutile. Devi assumere come base le parole di Dio. Se Dio dice che sei un essere creato all’altezza dei requisiti, allora non importa se la gente ti definisce ingrato menefreghista, è del tutto irrilevante. È solo che le persone vengono influenzate da questi insulti per via della loro coscienza, oppure quando non comprendono la verità e possiedono scarsa statura, e questo poi le mette leggermente di cattivo umore e le deprime un po’, ma, quando torneranno davanti a Dio, tutto questo sarà risolto e non costituirà più un problema per loro” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). “Come figlio, dovresti capire che i tuoi genitori non sono tuoi creditori. Ci sono molte cose che devi fare in questa vita e sono tutte cose che un essere creato è tenuto a fare, che ti sono state affidate dal Signore della creazione, e non hanno nulla a che fare con il ripagare l’amorevolezza dei tuoi genitori. Mostrare pietà filiale ai tuoi genitori, ripagarli, ricambiare la loro amorevolezza, queste cose non hanno nulla a che fare con la tua missione di vita. Si può anche dire che non è indispensabile mostrare pietà filiale ai propri genitori, ripagarli o adempiere ad alcuna responsabilità nei loro confronti. In parole povere, puoi farlo un po’ e adempiere a qualche responsabilità quando le circostanze te lo permettono; quando non lo permettono, non devi insistere nel volerlo fare. Se non puoi adempiere alla tua responsabilità di mostrare pietà filiale ai tuoi genitori, non è una cosa terribile, va semplicemente un po’ contro la tua coscienza, la morale umana e le nozioni umane. Ma almeno non è in contrasto con la verità e Dio non ti condannerà. Quando comprenderai la verità, la tua coscienza non ti rimorderà per questo” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). Dalle parole di Dio ho capito che Egli è la fonte della vita per tutte le cose e che la mia vita era venuta da Lui. Respiravo il respiro donato da Lui e godevo del nutrimento delle Sue parole e avevo anche ricevuto tanta della Sua grazia. Sapevo di dover compiere il mio dovere di essere creato e ripagare il Suo amore e che era questo il significato di avere una coscienza e un’umanità. In apparenza, i miei mi avevano messa al mondo e cresciuta e avevano fatto grandi sforzi per tirarmi su, per nutrirmi, vestirmi e farmi studiare, ma in realtà tutto questo era stato disposto e ordinato da Dio. I genitori stanno semplicemente adempiendo le loro responsabilità e i loro obblighi, non si può definirla gentilezza e non c’è bisogno che io ripaghi o contraccambi. Avevo vissuto secondo i pensieri e le opinioni di Satana senza cercare la verità, trattando i miei genitori come se fossero miei creditori, pensando che, dato che avevano faticato molto per crescermi, avrei dovuto ricompensare la loro gentilezza. Quando mio padre si era ammalato gravemente, non ero stata presente per prendermi cura di lui: questo mi aveva indotta a pensare di essere un’ingrata e menefreghista, priva di devozione filiale, e spesso il mio cuore si era riempito di sensi di colpa. Questi incidevano sull’efficienza del mio lavoro, anche se sembrava che facessi il mio dovere. Nutrendomi delle parole di Dio, mi sono resa conto che, in quanto essere creato, non ero venuta al mondo per essere devota nei confronti dei miei genitori ed era più importante che portassi a termine la mia missione e compissi il mio dovere di essere creato. Questo è ciò che una persona con coscienza e umanità dovrebbe fare. Ho capito anche che dovevano esserci dei principi su come trattare i miei. Se le condizioni lo permettono, posso adempiere le mie responsabilità e i miei obblighi di figlia e prendermi cura di loro; in caso contrario, non devo sentirmi in colpa, né gravata da questo fardello mentre faccio il mio dovere. In realtà, il rapporto tra genitori e figli è semplicemente un legame biologico e nessuno deve niente a nessuno. Se dovessi abbandonare il mio dovere per tornare a casa ed essere una figlia devota, ricompensando così la gentilezza dei miei, o se mi sentissi in colpa e scoraggiata perché non sono in grado di mostrare devozione filiale nei loro confronti e per questo motivo ritardassi il mio dovere, allora sarei veramente priva di coscienza e di umanità!
Poi ho letto alcune parole di Dio: “Tu percorri la retta via, hai scelto di svolgere il dovere di un essere creato e di presentarti davanti al Signore della creazione per accettare la salvezza di Dio. Questo è l’unico cammino corretto in questo mondo. Hai fatto la scelta giusta. Per quanto coloro che non hanno fede, compresi i tuoi genitori, ti fraintendano o si sentano delusi da te, questo non dovrebbe influire sulla tua scelta di percorrere la strada del credere in Dio, né sulla tua determinazione a svolgere il tuo dovere, e neanche sulla tua fede in Dio. Dovresti perseverare, poiché stai percorrendo la retta via. A maggior ragione, dovresti abbandonare le aspettative nutrite dai tuoi genitori. Esse non devono diventare per te un fardello mentre percorri la retta via. Stai seguendo la retta via, hai fatto la scelta di vita più corretta; se i tuoi genitori non ti sostengono, se ti rimproverano sempre di essere un ingrato menefreghista, allora dovresti ancor più acquisire discernimento su di loro, abbandonarli a livello emotivo e non lasciarti vincolare da loro. Se non ti sostengono, non ti incoraggiano e non ti confortano, starai bene: non guadagnerai né perderai nulla con o senza queste cose. La cosa più importante sono le aspettative che Dio nutre nei tuoi confronti. Dio ti incoraggia, ti rifornisce e ti guida. Non sei solo. Senza le aspettative dei tuoi genitori, puoi comunque adempiere ai doveri di un essere creato e, su questa base, sarai lo stesso una brava persona. Abbandonare le aspettative nutrite dai tuoi genitori non significa aver perso la tua etica e la tua moralità, e certamente non significa aver abbandonato la tua umanità, la tua moralità e la tua giustizia. Il motivo per cui non sei stato all’altezza delle aspettative dei tuoi genitori è che hai scelto le cose positive e hai deciso di assolvere il dovere di un essere creato. Non c’è nulla di sbagliato in questo, è la strada più corretta. Dovresti perseverare e rimanere saldo nelle tue convinzioni. Forse non otterrai il sostegno dei tuoi genitori, e certamente non riceverai le loro benedizioni, poiché credi in Dio e stai svolgendo il dovere di un essere creato, ma questo non ha importanza. Non importa, non hai perso nulla. L’importante è che, quando hai scelto di percorrere il cammino della fede in Dio e di assolvere il dovere di un essere creato, Dio ha iniziato a nutrire aspettative e grandi speranze nei tuoi confronti. Quando si vive in questo mondo, se ci si allontana dai propri amici e parenti si può comunque vivere bene. Naturalmente, si può vivere in modo normale anche dopo essersi allontanati dai genitori. È solo quando ci si allontana dalla guida e dalle benedizioni di Dio che si precipita nelle tenebre. Se paragonate alle aspettative nutrite da Dio e alla Sua guida, le aspettative dei genitori sono semplicemente insignificanti e non meritano di essere menzionate” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). “In questo mondo, quali sono le persone più degne di rispetto? Non sono forse coloro che percorrono la retta via? A cosa si riferisce ‘la retta via’ in questo caso? Non significa forse perseguire la verità e accettare la salvezza di Dio? Coloro che percorrono la retta via non sono forse coloro che seguono Dio e Gli si sottomettono? (Sì.) Se sei una persona di questo tipo, o cerchi di esserlo, e i tuoi genitori non ti capiscono e anzi ti maledicono sempre, se quando sei debole, depresso e smarrito non solo non ti sostengono, non ti confortano e non ti incoraggiano, ma spesso pretendono che torni da loro per dimostrare pietà filiale, che guadagni molto denaro e ti prenda cura di loro, che non li deluda, che li metta in condizione di godere di riflesso della tua luce e di vivere una buona vita insieme a te, genitori del genere non andrebbero allontanati? (Sì.) Genitori simili sono degni del tuo rispetto? Sono degni della tua pietà filiale? Sono degni del fatto che tu adempia alle tue responsabilità nei loro confronti? (No.) Perché no? La ragione è che provano avversione per le cose positive, non è forse così? (Sì.) È che odiano Dio, non è forse un dato di fatto? (Sì.) È che disdegnano che tu percorra la retta via, non è forse un dato di fatto? (Sì.) Disprezzano coloro che si impegnano in giuste cause; ti disprezzano e ti guardano dall’alto in basso perché segui Dio e svolgi il tuo dovere. Che razza di genitori sono questi? Non sono forse genitori spregevoli e vili? Non sono forse genitori egoisti? Non sono forse genitori malvagi? (Sì.) Sei stato ricercato e braccato dal gran dragone rosso per via della tua fede in Dio, sei stato in fuga, non potevi far ritorno a casa, e c’è chi è dovuto addirittura andare all’estero. Tutti i tuoi parenti, amici e compagni di classe dicono che sei diventato un fuggiasco e, a causa di queste voci e di questi pettegolezzi esterni alla famiglia, i tuoi genitori pensano che tu li abbia fatti soffrire ingiustamente e li abbia disonorati. Non solo non ti capiscono, non ti sostengono e non ti mostrano alcuna solidarietà, non solo non biasimano coloro che diffondono queste voci e coloro che ti disprezzano e ti discriminano, ma ti odiano anche, e dicono di te le stesse cose di chi non crede in Dio e di chi è al potere. Cosa pensate di simili genitori? Sono dei bravi genitori? (No.) E allora vi sentite ancora in debito nei loro confronti? (No.) […] Alcuni genitori spesso dicono: ‘Allevare te è peggio che allevare un cane. Quando lo allevi, il cane è molto amichevole e scodinzola quando vede il suo padrone. Cosa posso aspettarmi dall’allevare te? Passi tutto il tempo a credere in Dio e a svolgere il tuo dovere, non fai affari, non vai a lavorare, non desideri nemmeno un sostentamento sicuro e alla fine tutti i nostri vicini hanno iniziato a ridere di noi. Cosa ho guadagnato da te? Non ho ottenuto una sola cosa buona da te, né goduto di alcuna luce riflessa’. Se tu seguissi le tendenze malvagie del mondo secolare e ti impegnassi per ottenere successo, probabilmente i tuoi genitori ti sosterrebbero, ti incoraggerebbero e ti conforterebbero se dovessi soffrire, ammalarti o sentirti triste, ma non provano alcuna felicità o gioia per il fatto che credi in Dio e che hai la possibilità di essere salvato. Al contrario, ti odiano e ti maledicono. In base alla loro essenza, questi genitori sono tuoi avversari e nemici giurati, non appartengono alla tua medesima categoria di persone e non percorrono il tuo stesso cammino. Anche se all’apparenza sembrate una famiglia, in base alla tua essenza, ai tuoi perseguimenti, alle tue preferenze, ai percorsi che segui e ai vari atteggiamenti con cui approcci le cose positive, Dio e la verità, non appartengono alla tua stessa categoria di persone. Perciò, per quanto tu dica: ‘Ho speranza di salvezza, ho intrapreso la retta via nella vita’, resteranno impassibili e non proveranno alcuna gioia per te. Al contrario, si vergogneranno. A livello emotivo, questi genitori sono la tua famiglia, ma in base alla tua natura essenza non lo sono: sono tuoi nemici” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). Dopo aver letto queste parole di Dio, il mio cuore si è illuminato. Dio ha condiviso chiaramente sui principi con cui trattare i propri genitori. Non si tratta di obbedire ciecamente a tutto ciò che essi dicono, anzi bisogna discernere che tipo di persone sono. Ho ricordato come nei miei doveri, a volte, mi facevo influenzare dalle parole di mio padre e questo perché non ero in grado di discernere le speciose falsità che lui pronunciava e perché non consideravo le persone o le questioni, né mi comportavo in base alle parole di Dio. Mio padre voleva che guadagnassi denaro per essere devota nei confronti suoi e di mia madre, per provvedere a loro nella vecchiaia e per rendere loro onore. Prima, nel periodo in cui ero a casa, portavo sigarette di qualità, alcol e buon cibo quando andavo a trovare mio padre durante le vacanze. Quando era malato, lo accompagnavo in ospedale per le cure e lui mi lodava per la mia obbedienza e assennatezza, chiamandomi figlia devota. Ma ora che non potevo più andare a trovarlo e visto che le sue esigenze fisiche non venivano soddisfatte, era scontento di me. Non potevo tornare a casa perché ero braccata dal gran dragone rosso eppure mio padre non ce l’aveva con lui. Al contrario, sentiva che gli procuravo vergogna, mi malediceva come un’ingrata menefreghista, priva di devozione filiale, scagliando contro di me tutte le parole più dure che gli venivano in mente. Aveva persino accantonato il legame che ci univa come padre e figlia. Non stava facendo quelle cose per il mio bene. Se avesse davvero tenuto a me, allora avrebbe dovuto sostenermi nel percorrere il giusto cammino nella vita, un cammino di fede in Dio e perseguimento della verità. Invece, non solo non mi sosteneva, ma mi insultava e una volta si è persino buttato in un fiume per cercare di usare la sua morte come leva per plagiarmi. Ho visto la sua vera natura di persona che odia la verità e detesta Dio, ho compreso che la sua essenza era quella di un diavolo che si oppone a Dio e che era un Suo nemico. Un padre così non meritava le mie preoccupazioni o la mia devozione. Tuttavia, non avevo il discernimento della sua essenza e sentivo sempre di averlo deluso. Ero davvero una sciocca con la testa piena di confusione, cieca alla differenza tra il bene e il male! Quando ho compreso la sua essenza, non mi sono più sentita in debito verso di lui.
Leggendo le parole di Dio, ho imparato come trattare i miei genitori e ho anche capito che solo adempiere il mio dovere di essere creato e perseguire la verità è il cammino giusto nella vita e che dovevo procedere in quella direzione senza esitazioni. In seguito, ho abbandonato la sensazione di oppressione sul mio cuore e mi sono dedicata ai miei doveri e con il tempo la mia efficienza nei doveri è migliorata notevolmente. Se sono riuscita ad avere tali comprensioni e guadagni, è stato tutto merito dell’illuminazione e della guida delle parole di Dio. Dio sia lodato!