Cosa significa perseguire la verità (7)

Di recente, ho tenuto condivisione su ogni genere di detti della cultura tradizionale riguardanti la condotta morale. In merito ad alcuni specifici detti ho condiviso a lungo. Ora, questo argomento e questi contenuti hanno una qualche correlazione con la verità? (Sì.) Qualcuno pensa che non siano correlati alla verità? Se qualcuno lo pensa, allora possiede una levatura davvero scarsa e non ha il minimo discernimento. Le Mie comunioni su questo argomento sono state facili da capire? (Sì.) Se non avessi fornito una condivisione e un’analisi di questo tipo, avreste preso per verità questi detti riguardanti la condotta morale che la gente considera relativamente positivi e avreste continuato a sostenerli? In primo luogo, posso dire con certezza che la maggior parte delle persone considera questi detti come cose positive, in linea con l’umanità e a cui ci si dovrebbe attenere, e come cose conformi alla coscienza, alla ragione, alle richieste, alle nozioni e ad altri aspetti simili inerenti all’umanità. Si può dire che, prima delle Mie condivisioni su questo tema, quasi tutti consideravano questi vari detti riguardanti la condotta morale come positivi e conformi alla verità. Dopo aver ascoltato le Mie comunioni e le Mie analisi, siete ora in grado di distinguere tra questi detti riguardanti la condotta morale e la verità? Possedete questo tipo di discernimento? Alcuni diranno: “Non sono in grado di distinguerli, ma in ogni caso, dopo aver ascoltato le comunioni di Dio, ora mi rendo conto che c’è una differenza tra questi detti e la verità. Essi non possono prendere il posto della verità, e tanto meno si può affermare che siano positivi o che siano la verità. Naturalmente, sarebbe fuori questione considerarli conformi alle parole e alle richieste di Dio o ai criteri della verità. Non hanno alcuna correlazione con le parole e le richieste di Dio o con i criteri della verità. Insomma, che siano conformi alla coscienza e alla ragione dell’umanità oppure no, non adoro più queste cose nel mio cuore e non le considero più come verità”. Ciò dimostra che questi aspetti della cultura tradizionale non svolgono più un ruolo di guida nel cuore delle persone. Quando sentono citare questi detti riguardanti la condotta morale, a livello inconscio li distinguono dalla verità e, al massimo, li considerano come qualcosa che gli uomini approvano nella loro coscienza. Ma sanno che questi detti restano comunque distinti dalla verità e non possono assolutamente sostituirla. Una volta compresa l’essenza di questi detti riguardanti la condotta morale, le persone smetteranno di considerarli come verità e di attenervisi, adorarli o ricercarli come tali: questo è l’effetto di base che viene conseguito. Quali effetti positivi sortisce la comprensione di tutto questo sul perseguimento della verità da parte delle persone? Sicuramente avrà un effetto positivo, la cui entità dipenderà però dal tuo grado di comprensione della verità o da quanta verità conosci. Considerando questi punti, è chiaramente necessario analizzare gli aspetti della cultura tradizionale che le persone sostengono e che sono conformi alle loro nozioni. Come minimo, questa analisi sortirà l’effetto di aiutare le persone a ottenere una comprensione pura della verità e di evitare che i loro sforzi si rivelino infruttuosi o che esse percorrano la strada sbagliata nel loro perseguimento della verità. Questi sono effetti raggiungibili.

L’ultima volta, la nostra condivisione e la nostra analisi vertevano su quattro detti riguardanti la condotta morale: “Non intascare i soldi che raccogli”, “Trai piacere dall’aiutare gli altri”, “Sii severo con te stesso e tollerante con gli altri” e “Ricambia il male con il bene”. Oggi proseguiremo condividendo su altri detti. La cultura tradizionale cinese ha promosso molte affermazioni esplicite in merito alla condotta morale: in qualunque epoca o periodo storico siano state promosse in origine, queste affermazioni sono state tutte tramandate fino al presente e si sono radicate saldamente nel cuore delle persone. Con il passare del tempo e il progressivo emergere di novità, l’uomo ha avanzato molte nuove e diverse affermazioni riguardanti la condotta morale. Si tratta fondamentalmente di richieste pertinenti al carattere e al comportamento morali delle persone. Vi sono più o meno chiari i quattro detti riguardanti la condotta morale su cui abbiamo condiviso la volta scorsa? (Sì.) Ora proseguiamo con il prossimo: “Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine”. L’idea che “una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine” è uno dei classici criteri della cultura tradizionale cinese in base a cui giudicare se la condotta di qualcuno è morale o immorale. Quando si valuta se l’umanità di un individuo è buona o cattiva e quanto è morale la sua condotta, uno dei punti di riferimento è se costui ricambia i favori o l’aiuto che riceve, se è qualcuno che ripaga con gratitudine una gentilezza ricevuta oppure no. Nella cultura tradizionale cinese, così come nella cultura tradizionale dell’umanità, le persone considerano questa come un’importante misura della condotta morale. Se qualcuno non capisce che una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine ed è un ingrato, viene ritenuto privo di coscienza e indegno di essere frequentato, e andrebbe disprezzato, rifiutato con sdegno o allontanato da tutti. Per contro, se qualcuno invece capisce che una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine, se manifesta gratitudine e ripaga i favori e l’aiuto che riceve con ogni mezzo a sua disposizione, viene ritenuto un individuo dotato di coscienza e umanità. Se qualcuno riceve benefici o aiuto da un’altra persona ma non li ripaga, o se esprime solo un briciolo di gratitudine con niente di più che un semplice “grazie”, l’altra persona cosa penserà? Non potrebbe forse essere contrariata? Potrebbe pensare: “Quel tizio non merita di essere aiutato, non è una brava persona. Se la sua risposta a tutto l’aiuto che gli ho dato è questa, allora non ha coscienza né umanità e non vale la pena di frequentarlo”. Se si imbattesse di nuovo in un individuo del genere, questa persona lo aiuterebbe ancora? Come minimo, non avrebbe il desiderio di farlo. In circostanze simili, non vi chiedereste se è davvero necessario aiutarlo? La lezione appresa dalla vostra esperienza precedente sarebbe: “Non posso aiutare chiunque. Chi aiuto deve capire che una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine. Se costui è un ingrato che non ricambierà l’aiuto che gli darò, meglio non aiutarlo”. Non la pensereste così anche voi al riguardo? (Sì.) In genere, quando le persone aiutano gli altri, cosa pensano esattamente del proprio gesto di aiuto? Nutrono determinate aspettative o pretese nei confronti di colui che aiutano? Qualcuno dice forse: “Ti sto aiutando senza aspettarmi nulla in cambio. Non desidero ottenere nulla da te. Aiutarti quando ti trovi in difficoltà è semplicemente ciò che dovrei fare, ed è mio dovere. Non importa se tra di noi intercorre una qualche relazione, né se in futuro sarai in grado di ripagarmi o meno: io sto solo adempiendo il mio dovere basilare di persona comune e non chiederò nulla in cambio. Non mi importa che mi ripaghi oppure no”? Esistono persone che dicono cose simili? Se anche fosse, si tratta solo di invenzioni che non corrispondono ai fatti. Ci sono così tanti personaggi eroici immaginari nei romanzi storici cinesi, e gli eroi creati dal Paese del gran dragone rosso nella società moderna sono persino più fittizi. Anche se gli individui sono esistiti, le storie che li riguardano sono inventate. Guardando la questione alla luce di questi fatti, vi è chiara adesso l’origine del detto “Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine”, questo criterio per giudicare la condotta morale delle persone, e da chi deriva? Forse alcuni non hanno ancora acquisito chiarezza in merito. All’interno di questa razza umana corrotta, tutti nutrono un qualche tipo di ideale e una certa aspettativa nei confronti della società umana. Che aspettative hanno? “Se tutti danno un po’ d’amore, il mondo diventerà un posto meraviglioso”. Oltre a questa aspettativa, le persone sperano inoltre di essere ripagate e ricompensate per il loro cuore amorevole e per il prezzo che pagano. Da un lato può trattarsi di un compenso in senso materiale, come per esempio un omaggio in denaro o una ricompensa materiale. Dall’altro lato può trattarsi di un compenso in senso spirituale, ossia arrecare agli individui appagamento spirituale ricompensandoli in modo da rafforzare la loro reputazione, cosa che conferisce loro un titolo del tipo “lavoratore modello”, “modello morale” o “esempio morale”. Nella società umana, quasi tutti hanno questo tipo di aspettative nei confronti della società e del mondo: sperano di essere brave persone, di percorrere la retta via e di tendere una mano per aiutare chi ne ha bisogno, consentendo agli altri di ottenere aiuto da parte loro e di trarne determinati benefici. Sperano che chi riceve il loro aiuto si ricordi di chi gliel’ha fornito e dei modi in cui ne ha beneficiato. Naturalmente, sperano anche che, quando saranno loro ad averne bisogno, ci sarà qualcuno a tendere una mano per aiutarli. Da un lato, quando una persona ha bisogno di aiuto, spera che qualcuno mostrerà un cuore amorevole nei suoi confronti; dall’altro lato spera che, quando sarà chi mostra un cuore amorevole ad attraversare un periodo difficile, anch’egli riceverà l’aiuto di cui ha bisogno. Le persone nutrono questo tipo di aspettative nei confronti della società e del mondo: in realtà, il loro obiettivo finale è che l’umanità viva in una società armoniosa, pacifica e stabile. Come è nata questa aspettativa? Questa aspettativa e la relativa affermazione sono sorte naturalmente per via del fatto che gli individui non si sentono sicuri e felici in questo tipo di ambiente sociale. Per questo motivo, le persone hanno iniziato a valutare la condotta morale di qualcuno e la sua nobiltà di carattere in base al fatto che ripagasse o meno gli altri per le loro gentilezze, e il detto “Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine”, che è un criterio per valutare la condotta morale delle persone, è derivato da questa situazione. Non è alquanto strano che questo detto sia nato? (Sì.) Nell’epoca attuale, l’uomo non ricerca e non accetta la verità e prova disgusto nei suoi confronti. Gli individui si trovano in uno stato di caos e, pur vivendo l’uno accanto all’altro, non hanno chiarezza sulle responsabilità da adempiere, sui doveri da svolgere, sulla posizione da assumere e sul punto di vista da adottare quando valutano le persone e le cose. Inoltre, non hanno chiarezza su quali responsabilità e quali doveri hanno nei confronti della società e non sanno bene da quale posizione o da quale prospettiva dovrebbero valutare e approcciare la società. Sono privi di una spiegazione precisa e di un preciso giudizio finale in merito a tutto ciò che accade nel mondo e non sanno trovare il giusto percorso di pratica che indichi loro come comportarsi e agire. Di fronte a un mondo sempre più oscuro e spaventoso, afflitto da lotte, assassinii per vendetta, guerre e trattamenti ingiusti di ogni sorta, le persone bramano e attendono con ansia la venuta del Salvatore. Tuttavia, non hanno alcun interesse per la verità e nessuno cerca attivamente Dio o la Sua opera. Anche se ascoltano i discorsi di Dio, non ricercano e tanto meno li accettano. Tutte le persone vivono in questo stato di impotenza e percepiscono la società come incredibilmente ingiusta e persino pericolosa. Tutti sono profondamente disgustati da questa società e da questo mondo e colmi di ostilità nei loro confronti ma, nonostante ciò, sperano comunque che un giorno la società migliori. Che idea hanno di una società migliore rispetto a questa? Immaginano una società in cui non esistono più lotte e assassinii per vendetta, in cui tutti interagiscono in armonia, in cui tutti sono liberi dall’oppressione, dalla sofferenza e dalle pastoie della vita, e possono vivere una vita rilassata, libera, comoda e felice, si relazionano normalmente con gli altri, li trattano in modo equo e, naturalmente, altrettanto equamente vengono trattati dagli altri. La ragione di ciò è che in questo mondo e tra gli uomini non vi è mai stata equità. Ci sono sempre e solo lotte e assassinii per vendetta, ma mai armonia tra le persone. È sempre stato così, in qualsiasi periodo storico. Di fronte a questo contesto e a queste condizioni brutali della società, non c’è nessuno che sappia come risolvere questi problemi, come eliminare le lotte e gli assassinii per vendetta tra le persone o qualsiasi altra situazione ingiusta e iniqua che si verifica nella società. È proprio perché queste situazioni esistono e le persone non sanno in che modo risolverle, o da quale punto di vista dovrebbero affrontarle o quale metodo dovrebbero adottare per risolverle, che sviluppano nelle loro menti questa sorta di visione utopica. In questa visione utopica, gli uomini sono in grado di vivere insieme in armonia e tutti sono trattati equamente dalla società e da coloro che li circondano. Ognuno spera che “il rispetto che si riserva agli altri verrà ricambiato dieci volte tanto; se tu mi aiuti, io ti ripagherò; e quando sarai tu ad avere bisogno di aiuto, ci saranno molte persone nella società capaci di tenderti una mano per fornirtelo e di adempiere alle loro responsabilità sociali; e quando ne avrò bisogno io, coloro che in precedenza hanno beneficiato del mio aiuto verranno a restituirmelo. Così dovrebbe essere una società in cui le persone si aiutano a vicenda”. La gente crede che solo in questo modo l’uomo possa vivere felicemente, in armonia e all’interno di una società stabile e pacifica; che solo in questo modo si possano estirpare e risolvere completamente le lotte tra le persone. Le persone sono convinte che, una volta risolte tali questioni, le aspettative e gli ideali che nutrono nel profondo del proprio cuore nei confronti della società umana si realizzeranno.

Nella società dei non credenti vi è una famosa canzone intitolata “Il domani sarà migliore”. Le persone sperano sempre che le cose migliorino in futuro, e non c’è nulla di sbagliato in questo, ma in realtà le cose domani saranno davvero migliori? No, è impossibile; le cose possono solo peggiorare, perché l’umanità sta diventando sempre più malvagia e il mondo è sempre più oscuro. All’interno dell’umanità, non solo sempre meno persone ricambiano con gratitudine le gentilezze ricevute, ma sempre più individui mostrano ingratitudine e sputano nel piatto in cui mangiano. È questa invece la realtà della situazione attuale. Non è forse un dato di fatto? (Sì.) Come si è arrivati a questo punto? Come mai il criterio di condotta morale “Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine”, promosso da moralisti, pedagogisti e sociologi, non è riuscito a porre dei freni agli uomini? (Perché gli uomini possiedono un’indole corrotta.) Perché gli uomini possiedono un’indole corrotta. Ma questi moralisti, pedagogisti e sociologi lo sanno? (No.) Non sanno che la causa principale degli assassinii per vendetta e delle lotte tra uomini non è un problema di condotta morale, ma piuttosto è dovuta alla loro indole corrotta. Gli uomini non hanno idea dei criteri secondo cui dovrebbero comportarsi. In altre parole, non sanno come comportarsi correttamente e non conoscono con esattezza i principi e i percorsi di comportamento. Inoltre, tutti gli uomini hanno un’indole corrotta e una natura satanica, vivono per il profitto e mettono i propri interessi davanti a tutto. Di conseguenza, il problema degli assassinii per vendetta e delle lotte tra uomini si sta aggravando sempre di più. Queste persone corrotte sono capaci di attenersi a criteri di condotta morale come “Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine”? Dato che gli uomini hanno perso anche la ragione e la coscienza più basilari, come possono ricambiare con gratitudine una gentilezza ricevuta? Dio guida da sempre gli uomini, preparando tutto ciò di cui hanno bisogno per sopravvivere, fornendo loro la luce del sole, l’aria, il cibo, l’acqua e così via, eppure quanti tra di loro Gli mostrano gratitudine? Quanti sono in grado di percepire il vero amore che Dio nutre per l’umanità? Ci sono molti credenti che, nonostante godano di così tanta grazia da parte di Dio, si infuriano, biasimano Dio e si lamentano dell’ingiustizia del Cielo non appena Egli non esaudisce i loro desideri per una o due volte. Le persone non sono forse fatte così? Vi sono sì degli individui in grado di ricambiare con gratitudine una gentilezza ricevuta da qualcuno, ma questo che problemi può risolvere? Naturalmente, le persone che hanno promosso questo detto riguardante la condotta morale avevano buone intenzioni: erano motivate solo dalla speranza che gli uomini potessero risolvere le loro inimicizie, evitare i conflitti, aiutarsi a vicenda, vivere in armonia, influenzarsi positivamente l’un l’altro, manifestarsi calore reciproco e unirsi per aiutarsi nei momenti di bisogno. Che società meravigliosa sarebbe se l’umanità riuscisse a entrare in un simile stato, ma purtroppo una società del genere non esisterà mai, perché la società non è altro che la somma di tutti gli individui corrotti che ne fanno parte. A causa della corruzione dell’uomo, la società sta diventando sempre più oscura e malvagia, e l’ideale umano di una società armoniosa non si realizzerà mai. Perché questa società ideale non potrà mai esistere? Da un punto di vista sostanziale e teorico, non può essere realizzata a causa dell’indole corrotta dell’uomo. In realtà, i buoni comportamenti momentanei, gli atti isolati di buona condotta morale e le manifestazioni momentanee di amore, aiuto e sostegno verso gli altri, e così via, non sono in grado di eliminare l’indole corrotta dell’uomo. Naturalmente, cosa ancora più importante, queste cose non possono risolvere le questioni di come le persone dovrebbero comportarsi e di come dovrebbero percorrere la retta via nella vita. Dato che tali questioni sono irrisolvibili, sarà mai possibile per questa società raggiungere lo stato di armonia che la gente idealizza e spera? Si tratta essenzialmente di un sogno vano e le possibilità che si realizzi sono remote. Propugnando degli scritti morali e istruendo le persone, questi moralisti cercano di incoraggiarle a adottare una buona condotta morale per aiutare gli altri ed esercitare su di loro un’influenza positiva, con l’obiettivo di influenzare e migliorare la società. Ma questa idea, questa loro aspirazione, è giusta o sbagliata? È senza dubbio sbagliata e non può essere realizzata. Perché dico questo? Perché costoro comprendono solo i comportamenti, i pensieri, i punti di vista e la condotta morale delle persone, ma sono completamente ignoranti in merito a questioni più profonde come l’essenza dell’uomo, la sua indole corrotta, l’origine della sua corruzione e sul modo per eliminare la sua indole corrotta. Di conseguenza, propongono sciocchi criteri di condotta morale, come “Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine”. Poi sperano di usare simili detti, criteri di condotta morale di questo tipo, per influenzare l’umanità una generazione dopo l’altra, trasformare i criteri, la direzione e gli obiettivi dei comportamenti umani, e allo stesso tempo trasformare gradualmente il clima sociale, le relazioni tra gli uomini e quelle tra i governanti e il popolo. Costoro credono che, una volta trasformate queste relazioni, la società smetterà di essere così ingiusta e così piena di lotte, inimicizie e massacri. Ciò sarà di qualche beneficio per la gente comune, che otterrà un ambiente di vita sociale equo e condurrà una vita più soddisfacente, relativamente parlando. Ma chi ne trarrà i maggiori vantaggi non sarà la gente comune, bensì i governanti, la classe dirigente e gli aristocratici di ogni epoca. Questi cosiddetti eminenti personaggi e saggi che le promuovono usano continuamente queste dottrine morali, le quali sono percepite dagli uomini come relativamente nobili e in linea con l’umanità e con il loro senso di coscienza, per istruire e influenzare le persone e trasformare le loro prospettive morali, in modo che vivano volontariamente in un ambiente sociale civilizzato o provvisto di determinati standard morali. Ciò va a vantaggio della vita quotidiana delle persone comuni, in quanto rende più armonioso, pacifico e civile l’ambiente sociale in cui vivono. Da un altro punto di vista, crea anche condizioni più favorevoli per il governo dei governanti. Questi detti, che convogliano criteri di condotta morale, sono conformi alle idee e alle nozioni della maggior parte degli individui, nonché alle visioni utopiche di un futuro glorioso. Naturalmente, l’intento principale di costoro nel promuovere questi detti è creare condizioni più favorevoli per il governo dei governanti. In tali condizioni, la gente comune non causerà problemi, vivrà in armonia e in assenza di conflitti e sarà in grado di attenersi di buon grado ai criteri morali che regolano il comportamento sociale. In parole povere, l’intento di promuovere questi detti è fare in modo che gli individui governati dallo Stato, le masse comuni, agiscano in modo obbediente e corretto sotto i vincoli dei criteri morali della società, imparino a rispettare le regole e diventino cittadini docili. I governanti non si sentirebbero a quel punto relativamente tranquilli e rassicurati? Se i governanti non avessero bisogno di preoccuparsi che le masse possano sollevarsi contro di loro e usurpare la loro autorità, non si creerebbe forse una cosiddetta società armoniosa? Non si cementerebbe così il potere politico dei governanti? Ecco quali sono sostanzialmente l’origine di questi scritti morali e il contesto in cui sono nati. Per dirla in maniera clemente, è al fine di regolare i comportamenti e la condotta morale delle masse che sono stati formulati per esse alcuni criteri basilari di moralità sociale. In altre parole, questi detti sono destinati agli individui; in essenza, vengono di fatto promossi per rendere stabili la società e il Paese e per consentire ai governanti di governare a lungo, per sempre. Questo è il vero obiettivo dei cosiddetti moralisti nel promuovere la cultura tradizionale. I governanti non si preoccupano realmente del benessere delle masse, e anche quando sembrano preoccuparsene lo fanno solo al fine di mantenere la stabilità del proprio potere politico. Si preoccupano solo della propria felicità, della stabilità del proprio potere e del proprio prestigio, di poter governare per sempre sulle masse e di poter governare su un numero ancora maggiore di Paesi, con l’obiettivo finale di conquistare il mondo intero. Sono questi gli scopi e gli intenti dei re diavoli. Per esempio, alcuni dicono: “Discendiamo da una lunga stirpe di contadini, che hanno lavorato duramente e per generazioni come braccianti per i proprietari terrieri e non hanno mai avuto una terra di loro proprietà. Dopo la fondazione della RPC, il Partito Comunista ha destituito i proprietari terrieri e i capitalisti, ci ha dato il nostro appezzamento di terra e da contadini siamo diventati proprietari. Dobbiamo tutto al Partito Comunista, esso è il salvatore del popolo cinese, e noi dobbiamo ripagare con gratitudine la sua gentilezza e non mostrarci irriconoscenti. Alcuni vogliono insorgere contro il Partito Comunista: che ingrati! Non stanno forse sputando nel piatto in cui mangiano? La gente non dovrebbe essere così priva di coscienza e dimentica delle proprie radici!” Questa affermazione implica che, a prescindere dal tipo di ambiente in cui vivi attualmente, dal tipo di trattamento a cui sei stato sottoposto e dal fatto che i tuoi diritti umani vengano garantiti o meno, o che il tuo diritto di esistere sia minacciato o ti sia stato tolto, devi sempre ricordarti di ripagare con gratitudine le gentilezze ricevute e di non dimenticare le tue radici. Non dovresti comportarti da persona sgradevole e ingrata e dovresti ricambiare continuamente le gentilezze ricevute senza aspettarti nulla in cambio. Simili individui non vivono forse ancora come schiavi? Pensano di essere stati un tempo schiavi dei proprietari terrieri e dei capitalisti, ma i capitalisti e i proprietari terrieri sfruttavano davvero la gente comune? Davvero allora i contadini stavano peggio rispetto alle persone di oggi? No, questa è una bugia inventata dal Partito Comunista. I fatti e la realtà della situazione stanno ora venendo alla luce, a poco a poco. Quanto afferma il Partito, ossia che i capitalisti hanno sfruttato il sudore e la fatica di tanta gente comune, e la storia della “ragazza dai capelli bianchi” sono tutte invenzioni e falsità; niente di tutto ciò è vero. Qual è l’obiettivo di queste invenzioni e falsità? Portare la gente a odiare i proprietari terrieri e i capitalisti, a tessere eternamente le lodi del Partito Comunista e a sottomettersi a esso per sempre. In passato, in molti cantavano la canzone “Senza il Partito Comunista, la nuova Cina non esisterebbe”. Questa canzone è stata cantata in ogni angolo della Cina per diversi decenni, ma ora nessuno la canta più. Vi sono troppi esempi delle invenzioni e delle falsificazioni a opera del Partito Comunista, tutte contrastanti con i fatti oggettivi. Ora alcuni stanno rivelando pubblicamente la verità per mostrare a tutti la realtà della situazione. Nella società umana, in qualsiasi epoca, il criterio di condotta morale “Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine” ha sempre avuto un certo grado di efficacia nel limitare i comportamenti delle persone e nel fungere da parametro di riferimento per la loro umanità. Naturalmente, un effetto più importante di questo detto è che è stato usato per aiutare i governanti a rafforzare il loro dominio sulle masse. In un certo senso, si può affermare che funge da vincolo ai comportamenti e alla condotta morale delle persone, inducendole a considerare e a valutare i problemi entro la struttura di questo criterio di condotta morale e a operare giudizi e scelte in base a esso. Non esorta le persone a adempiere a tutte le responsabilità che spetterebbero loro nei confronti sia della famiglia che della società in generale; al contrario, in grave violazione delle norme e dei desideri della normale umanità, impone alle persone cosa e come pensare, cosa fare e come farlo. Questo detto agisce come una sorta di metodo impercettibile e di struttura invisibile che guida, limita e vincola le persone e dice loro ciò che dovrebbero o non dovrebbero fare. L’obiettivo è quello di utilizzare questo tipo di opinione pubblica e di criterio di moralità sociale per influenzare i pensieri, i punti di vista e i modi di comportarsi e di agire degli individui.

Affermazioni riguardanti la condotta morale come “Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine” non dicono alle persone con esattezza quali sono le loro responsabilità all’interno della società e dell’umanità. Sono invece modi di vincolare od obbligare le persone ad agire o a pensare in una determinata maniera, che lo vogliano o meno e indipendentemente dalle circostanze o dal contesto in cui ricevono dei gesti di gentilezza. Nell’antica Cina si trovano molti casi di gentilezze ripagate. Per esempio, un ragazzo affamato che mendicava venne accolto da una famiglia che lo nutrì, lo vestì, lo addestrò alle arti marziali e gli insegnò conoscenze di ogni tipo. La famiglia attese che fosse cresciuto, poi iniziò a usarlo come fonte di reddito, mandandolo a compiere il male, a uccidere, a fare cose che lui non voleva fare. Se si considera la sua storia alla luce di tutti i favori da lui ricevuti, è stato un bene che la famiglia lo abbia salvato. Se invece si considera ciò che fu costretto a fare in seguito, è davvero un bene, o piuttosto un male? (È un male.) Tuttavia, sotto i condizionamenti della cultura tradizionale, come per esempio “Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine”, la gente non sa fare questa distinzione. A prima vista, sembra che il ragazzo non avesse altra scelta che compiere azioni cattive, fare del male agli altri, diventare un assassino: la maggior parte delle persone non desidera fare cose del genere. Ma il fatto che compì queste cattive azioni e uccise per ordine del padrone non derivava, in fondo, da un desiderio di ripagarne la gentilezza? Le persone non possono fare a meno di essere influenzate e controllate da queste idee, in particolare a causa di condizionamenti della cultura tradizionale cinese come “Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine”. Anche il modo in cui agiscono e le intenzioni e le motivazioni dietro le loro azioni sono di certo indotti da queste idee. Quando il giovane si ritrovò in quella situazione, quale può essere stato il suo primo pensiero? “Questa famiglia mi ha salvato; loro sono stati buoni con me. Non posso essere un ingrato, devo ripagare la loro gentilezza. A loro devo la mia vita, dunque è a loro che devo dedicarla. Devo fare qualsiasi cosa mi chiedano, anche se significa compiere il male e uccidere. Non posso considerare se è giusto o sbagliato; devo semplicemente ripagare la loro gentilezza. Se non lo facessi, sarei ancora degno di essere definito umano?” Di conseguenza, ogni volta che la famiglia gli ordinava di commettere un omicidio o una cattiva azione, lui eseguiva senza alcuna riserva o esitazione. Pertanto, la sua condotta, le sue azioni e la sua cieca obbedienza non erano forse dettate dall’idea e dalla visione secondo cui “Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine”? Il ragazzo non adempiva forse a questo criterio di condotta morale? (Sì.) Cosa deducete da questo esempio? Il detto “Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine” è una cosa positiva o no? (Non lo è: non contiene alcun principio.) In realtà, chi ripaga una gentilezza ce l’ha un principio, e cioè che una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine. Se qualcuno ti fa una cortesia devi fargliene una in cambio, altrimenti non sei umano e non puoi dire niente se ti condannano a causa di questo. Il proverbio dice: “Una goccia d’acqua di gentilezza dovrebbe essere ripagata con una sorgente zampillante”, ma in questo caso il ragazzo non ricevette una gentilezza minima, bensì una che gli salvò la vita, motivo per cui a maggior ragione aveva motivo di ripagarla con la vita intera. Non sapeva quali fossero i limiti o i principi del ripagare una gentilezza. Credeva che la sua vita fosse un dono di quella famiglia e quindi, per ripagare, sentiva di doverla dedicare a loro, facendo qualsiasi cosa pretendessero da lui, compresi l’omicidio o altri atti malvagi. Questo modo di ripagare la gentilezza non ha principi né limiti. Il ragazzo si rese complice di malfattori e così facendo si rovinò. È stato giusto da parte sua ripagare la gentilezza in quel modo? Naturalmente no. È stato un comportamento sciocco. È vero che quella famiglia lo ha salvato e gli ha permesso di continuare a vivere, ma vi devono essere principi, limiti e moderazione nel ripagare la gentilezza di qualcuno. Gli hanno salvato la vita, ma lo scopo della sua vita non è fare del male. Il significato e il valore della vita, così come la missione dell’uomo, non sono compiere il male e commettere omicidi, ed egli non avrebbe dovuto vivere al solo scopo di ripagare le gentilezze ricevute. Il ragazzo credeva erroneamente che il significato e il valore della vita consistessero nel ripagare con gratitudine le gentilezze ricevute. Si trattava di un grave fraintendimento. Non era forse dovuto all’influenza che egli subiva da parte di questo criterio di condotta morale, “Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine”? (Sì.) Era stato traviato dall’influenza di questo detto sul ripagare le gentilezze ricevute, o aveva trovato il percorso e i principi di pratica corretti? È evidente che era stato fuorviato, è chiaro come il sole. Se questo criterio di condotta morale non esistesse, le persone sarebbero in grado di formulare giudizi su un semplice caso di giusto o sbagliato? (Sì.) Il ragazzo avrebbe pensato: “Questa famiglia potrà anche avermi salvato, ma a quanto pare lo ha fatto solo per i propri affari e il proprio futuro. Io sono solamente uno strumento che possono usare per fare del male o per uccidere chiunque intralci o ostacoli lo svolgimento dei loro affari. Questo è il vero motivo per cui mi hanno salvato. Mi hanno tratto in salvo in punto di morte solo per farmi compiere del male e commettere omicidi: non mi stanno forse instradando verso l’inferno? Questo non mi provocherà sofferenze ancora più grandi? In questo caso, sarebbe stato meglio se mi avessero lasciato morire. Non mi hanno realmente salvato!” Quella famiglia non ha salvato il giovane mendicante spinta da filantropia e per permettergli di vivere meglio, ma solamente per ottenere il controllo su di lui e usarlo per ferire, danneggiare e uccidere gli altri. Di fatto, quella famiglia stava quindi facendo del bene o del male? È chiaro che stava facendo del male, non del bene: quei benefattori erano diventati persone malvagie. Le persone malvagie sono degne di essere ripagate? Andrebbero ripagate? No. Quindi, non appena scopri che sono malvagie, cosa dovresti fare? Tenerti a distanza da loro, evitarle e trovare un modo per sfuggire loro. Questa è saggezza. Qualcuno potrebbe dire: “Questi individui malvagi hanno ormai il controllo su di me, quindi non è così facile sfuggire loro. Scappare è impossibile!” Il più delle volte, queste sono le conseguenze del ripagare con gratitudine una gentilezza ricevuta. Poiché le brave persone sono semplicemente troppo poche e quelle malvagie sono tante, se ti imbatti in una brava persona va bene ripagare le sue gentilezze; se invece cadi nelle mani di un individuo malvagio, è la stessa cosa che cadere nelle mani di un demone, di Satana. Costui tramerà a tuo danno e ti raggirerà, e dalle sue mani non potrà provenire alcun bene. Vi sono fin troppi esempi di ciò nel corso della storia. Ora che sapete che ripagare con gratitudine le gentilezze ricevute non è un criterio legittimo secondo cui comportarsi e agire, come dovreste comportarvi quando qualcuno vi fa una gentilezza? Qual è il vostro punto di vista in merito? (Indipendentemente da chi ci fornisce aiuto, dovremmo decidere se accettarlo o meno in base alla situazione. In alcuni casi non è un problema farlo, ma in altri non dobbiamo accettarlo ciecamente. Se lo accettiamo, dobbiamo comunque avere dei principi e porre dei limiti a come ripagare la gentilezza che riceviamo, per evitare che delle persone malvagie ci ingannino oppure si approfittino di noi.) Questo è un modo di approcciare la situazione secondo principio. Inoltre, se non riuscite a capire chiaramente la situazione o vi trovate in un vicolo cieco, dovete pregare Dio e chiederGli di aprirvi una strada. Questo vi permetterà di eludere la tentazione e di sfuggire agli artigli di Satana. A volte Dio Si serve di Satana per aiutare le persone, ma in questi casi dobbiamo assolutamente fare in modo di ringraziare Dio e non ripagare la gentilezza a Satana: è una questione di principio. Quando la tentazione si presenta sotto forma di una persona malvagia che ti fa una gentilezza, devi innanzitutto avere chiaro chi ti sta aiutando e fornendo assistenza, qual è la tua situazione e se ci sono altre strade che puoi percorrere. In questi casi, devi decidere in modo flessibile a seconda della situazione. Se Dio vuole salvarti, a prescindere da quale persona utilizzi per farlo, dovresti innanzitutto ringraziarLo e accettare la cosa in quanto proveniente da Lui. Non dovresti indirizzare la tua gratitudine esclusivamente verso le persone, men che meno offrire la tua vita a qualcuno in segno di riconoscenza. Questo è un grave errore. È importantissimo che il tuo cuore sia grato a Dio e che tu accetti la cosa in quanto proveniente da Lui. Se chi ti fa una gentilezza, ti aiuta o ti salva è una brava persona, allora dovresti ripagare la sua gentilezza, ma limitandoti a ciò che sei in grado di fare con i mezzi a tua disposizione. Se colui che ti ha aiutato ha intenzioni sbagliate e sta cercando di tramare contro di te e di usarti per raggiungere i suoi obiettivi, allora non c’è bisogno di ripagarlo a qualunque costo. In breve, Dio scruta il cuore dell’uomo; quindi, fintanto che la coscienza non ti rimorde e hai le giuste motivazioni, non vi è alcun problema. In altre parole, prima che arrivi a comprendere la verità, le tue azioni devono quanto meno essere in linea con la coscienza e la ragione umane. Dovresti saper affrontare la situazione con ragionevolezza, in modo da non doverti mai pentire in futuro delle tue azioni. Siete tutti adulti e nel Paese del gran dragone rosso ne avete passate tante: nella vostra vita sono forse mancati oppressioni, persecuzioni, maltrattamenti o umiliazioni? Tutti voi vedete con chiarezza quanto profondamente corrotta sia diventata l’umanità, perciò, qualunque tentazione vi troviate ad affrontare, dovete approcciarla con saggezza e non cadere nelle trame insidiose di Satana. In qualsiasi situazione vi troviate, dovete ricercare la verità e prendere una decisione solamente dopo aver compreso i principi attraverso la preghiera e la comunione. In questi ultimi anni, la chiesa sta svolgendo un lavoro di epurazione e molti malvagi, miscredenti e anticristi sono stati smascherati e allontanati o espulsi. La maggior parte delle persone non aveva previsto che ciò sarebbe accaduto. Dato che persino all’interno della chiesa vi sono ancora così tanti individui confusi, malvagi e miscredenti, presumo che vi sia chiaro quanto debbano essere corrotti e malvagi i non credenti, giusto? Senza la verità e la saggezza, le persone non riescono a vedere nulla con chiarezza e vengono semplicemente fuorviate, ingannate e raggirate dai malvagi e da Satana. In questo modo, diventano dei lacchè di Satana. Chi non comprende la verità ed è sprovvisto di principi compie solo azioni sciocche.

Quando si trovano in difficoltà o in pericolo e ricevono da un individuo malvagio un aiuto che permette loro di uscire dalla situazione in cui si trovano, alcuni arrivano a credere che questo individuo malvagio sia una brava persona e sono ben disposti a fare qualcosa per lui per dimostrargli la loro gratitudine. Tuttavia, in questi casi, tale individuo malvagio cercherà di coinvolgerli nelle sue nefandezze e di usarli per compiere cattive azioni. Se non sono in grado di rifiutare, la situazione può diventare pericolosa. Alcuni si sentono in conflitto in queste situazioni, perché pensano che, se non aiuteranno il loro amico malvagio a compiere qualche azione cattiva, sembrerà che non stiano ripagando a sufficienza l’amicizia, ma andrebbero lo stesso contro la loro coscienza e la loro ragione per fare qualcosa di sbagliato. Di conseguenza, si ritrovano in tale dilemma. Questo è il risultato dell’influenza che subiscono da parte dell’idea della cultura tradizionale per cui una gentilezza va ripagata: si ritrovano vincolati, limitati e controllati da tale idea. In molti casi, questi detti della cultura tradizionale prendono il posto del senso della coscienza e del normale giudizio dell’uomo; naturalmente, ne influenzano anche il normale modo di pensare e il modo corretto di prendere decisioni. Le idee della cultura tradizionale sono errate e influenzano direttamente le valutazioni dell’uomo sulle cose, portandolo a prendere decisioni sbagliate. Dall’antichità fino al presente, innumerevoli individui sono stati influenzati da questa idea, da questa visione e da questo criterio di condotta morale riguardante il ripagare le gentilezze ricevute. Anche quando colui che fa loro una gentilezza è malvagio o cattivo e li costringe a compiere nefandezze e cattive azioni, gli uomini continuano ad andare contro la propria coscienza e la propria ragione, assecondandolo ciecamente al fine di ripagare la gentilezza ricevuta, cosa che porta a numerose conseguenze disastrose. Si potrebbe dire che molte persone, essendo state influenzate, condizionate, limitate e vincolate da questo criterio di condotta morale, sostengono ciecamente ed erroneamente questa visione del ripagare le gentilezze ricevute e sono persino propense ad aiutare e a favorire i malvagi. Ora che avete ascoltato la Mia comunione, avete un quadro chiaro della situazione e potete stabilire che si tratta di una lealtà stolta, e che questo comportamento equivale a comportarsi senza porre alcun limite e a ripagare le gentilezze ricevute in modo sconsiderato, senza alcun discernimento, e che è una cosa priva di significato e di valore. Dal momento che temono di essere criticate dall’opinione pubblica o condannate dagli altri, le persone dedicano con riluttanza la loro vita a ripagare le gentilezze altrui fino al punto di sacrificarla per farlo, e questa è una maniera assurda e sciocca di agire. Questo detto della cultura tradizionale non solo ha condizionato il modo di pensare delle persone, ma ha anche caricato le loro vite di un peso e di un disagio inutili e ha gravato le loro famiglie di ulteriori sofferenze e fardelli. Molte persone hanno pagato prezzi elevatissimi per ripagare le gentilezze ricevute dagli altri: la considerano come una responsabilità sociale o un loro dovere, e sono capaci addirittura di passare tutta la vita a farlo. La ritengono una cosa perfettamente naturale e giustificata, un dovere ineludibile. Questo punto di vista e questo modo di fare non sono forse sciocchi e assurdi? Rivelano appieno quanto le persone siano ignoranti e prive di illuminazione. In ogni caso, questo detto riguardante la condotta morale, una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine, potrà anche essere in linea con le nozioni delle persone, ma non è conforme alle verità principi. È incompatibile con le parole di Dio e rappresenta una visione e un modo di agire errati.

Dato che ripagare le gentilezze ricevute non è correlato alla verità e alle richieste che Dio pone agli uomini ed è stato oggetto di critica da parte nostra, in che modo Dio vede questo detto? Che tipo di punti di vista e azioni dovrebbero adottare le persone normali in risposta a questo detto? Vi è chiaro questo punto? Se qualcuno in passato vi ha fatto un grande favore o una gentilezza che vi ha giovato molto, dovreste ripagarlo? Come dovreste affrontare questo tipo di situazione? Non è una questione di punti di vista? È una questione di punti di vista delle persone, nonché dei loro percorsi di pratica. DiteMi qual è il vostro punto di vista su tale questione: se qualcuno è gentile con voi, dovreste ripagarlo? Se ancora non riuscite a capire questa questione, sarà un problema. Prima non comprendevate la verità e praticavate il ripagare le gentilezze ricevute come se si trattasse della verità. Ora, dopo aver ascoltato la Mia analisi e la Mia critica, avete visto dove risiede il problema, ma non sapete ancora come praticare o affrontare la questione: possibile che ancora non la comprendiate? Prima di capire la verità, vivevi secondo la tua coscienza e, a prescindere da chi ti facesse una gentilezza o ti aiutasse, anche se si trattava di un individuo malvagio o di un malvivente, lo avresti sicuramente ripagato, e ti sentivi obbligato a farti sparare per i tuoi amici e persino a mettere a rischio la tua vita per loro. Gli uomini dovrebbero asservirsi ai loro benefattori per ripagarli, mentre le donne dovrebbero concedersi loro in spose e dar loro dei figli: questa è l’idea che la cultura tradizionale instilla nelle persone, imponendo loro di ripagare con gratitudine le gentilezze ricevute. Di conseguenza pensano: “Solo coloro che ripagano le gentilezze ricevute hanno una coscienza, e chi non lo fa è di certo privo di coscienza e disumano”. Questa idea è fortemente radicata nel cuore delle persone. DiteMi, gli animali sanno ripagare le gentilezze? (Sì.) Stando così le cose, gli esseri umani possono davvero considerarsi più evoluti solo perché sanno ripagare le gentilezze ricevute? La pratica umana di ripagare le gentilezze può essere considerata un segno di umanità? (No.) Allora, quale visione si dovrebbe avere al riguardo? Come andrebbe inteso questo genere di cose? Dopo averla compresa, quale approccio si dovrebbe adottare nei confronti della questione? Queste sono le domande a cui tutti voi dovreste cercare di dare una risposta in questo momento. Condividete pure le vostre opinioni in merito. (Se davvero qualcuno mi aiutasse a risolvere una questione o un problema, per prima cosa lo ringrazierei sinceramente, ma non mi lascerei condizionare o controllare da tale situazione. Se quella persona dovesse affrontare delle difficoltà, farei per lei ciò che è in mio potere. La aiuterei dove posso, ma non mi forzerei a spingermi oltre le mie possibilità.) Questa è la visione giusta, e tale modo di agire è accettabile. Qualcun altro vuole condividere il proprio punto di vista su questo argomento? (Una volta ero convinto che, se qualcuno mi avesse aiutato, avrei dovuto aiutarlo a mia volta in caso si trovasse in difficoltà. Grazie alla comunione e all’analisi fornite da Dio in merito alle idee “Trai piacere dall’aiutare gli altri” e “Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine”, mi sono reso conto che bisogna seguire dei principi nell’aiutare gli altri. Se qualcuno è stato gentile con me o mi ha aiutato, la mia coscienza mi impone di aiutarlo a mia volta, ma l’aiuto che gli offro deve essere commisurato alle circostanze in cui mi trovo e a ciò che sono in grado di fornire. Inoltre, dovrei aiutarlo solamente a risolvere le sue difficoltà e a soddisfare le sue esigenze di vita, non a commettere del male o a compiere cattive azioni. Se vedo che un fratello o una sorella si trovano in difficoltà, li aiuto non perché una volta loro hanno aiutato me, ma perché è un mio dovere, una mia responsabilità.) Qualcun altro? (Ricordo le parole di Dio che dicono: “Se qualcuno ci fa del bene, dovremmo accettarlo in quanto proveniente da Dio”. Vale a dire, ogni volta che qualcuno si comporta bene nei nostri confronti, dovremmo accettarlo in quanto proveniente da Dio ed essere in grado di gestirlo adeguatamente. In questo modo, possiamo comprendere correttamente tale punto di vista riguardante il ripagare le gentilezze ricevute. Inoltre, Dio dice che dobbiamo amare ciò che Egli ama e odiare ciò che Egli odia. Quando aiutiamo una persona, dobbiamo discernere se si tratta di qualcuno che Dio ama oppure odia. Questo è il principio in base al quale dobbiamo agire.) Ciò è correlato alla verità: è un principio corretto e ha un fondamento. Tralasciamo ora quanto correlato alla verità, e affrontiamo piuttosto il modo in cui le persone dovrebbero approcciare la questione dal punto di vista dell’umanità. In realtà, le situazioni che potresti trovarti ad affrontare non sono sempre così semplici, non sempre si verificano all’interno della chiesa e tra fratelli e sorelle. Spesso si verificano al di fuori dell’ambito della chiesa. Per esempio, un parente, un amico, un conoscente o un collega non credente potrebbe mostrarsi gentile con te o aiutarti. Se sei in grado di approcciare la questione e di trattare la persona che ti ha aiutato nel modo giusto, ossia in un modo conforme alle verità principi e che sembri appropriato agli altri, allora il tuo atteggiamento nei confronti della questione e le tue idee al riguardo saranno relativamente accurati. È necessario discernere il concetto culturale tradizionale per cui “Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine”. La parte più importante è la parola “gentilezza”: come bisogna intenderla? A quale aspetto e a quale natura della gentilezza si fa riferimento qui? Qual è il significato di “Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine”? Le persone devono trovare le risposte a tali domande e non devono per nessuna ragione lasciarsi condizionare da questa idea del ripagare le gentilezze ricevute: per tutti coloro che perseguono la verità, ciò è assolutamente essenziale. Cos’è la “gentilezza” secondo le nozioni umane? Su piccola scala, è qualcuno che ti aiuta quando sei nei guai. Per esempio, qualcuno che ti dà una ciotola di riso quando stai morendo di fame o una bottiglia d’acqua quando stai morendo di sete, qualcuno che ti aiuta quando cadi e non riesci a rialzarti. Tutti questi sono atti di gentilezza. Un grande atto di gentilezza è qualcuno che ti soccorre quando sei in condizioni disperate: detto altrimenti, una gentilezza che ti salva la vita. Quando corri un pericolo mortale e qualcuno ti aiuta a evitare la morte, ti sta essenzialmente salvando la vita. La gente percepisce cose del genere come “gentilezza”. Questo tipo di gentilezza supera di gran lunga qualsiasi insignificante favore materiale, è una grande gentilezza che non si può misurare in termini di denaro o di cose materiali. Chi la riceve prova una sorta di gratitudine che non è possibile esprimere solo con poche parole di ringraziamento. Ma questo modo di misurare la gentilezza è accurato? (No.) Perché dici che non è accurato? (Perché è una misurazione che si basa sui criteri della cultura tradizionale.) Questa è una risposta basata sulla teoria e sulla dottrina e, sebbene possa sembrare giusta, non va all’essenza della questione. Come si può spiegarlo in termini pratici? Pensateci con attenzione. Un po’ di tempo fa ho sentito di un video online in cui un uomo non si accorge che gli cade il portafoglio; un cagnolino che lo sta seguendo lo raccoglie ma l’uomo, quando nota questa cosa, picchia l’animale per avergli rubato il portafoglio. Assurdo, no? Quell’uomo ha meno principi morali di un cane! L’azione del cane è totalmente conforme ai criteri umani di moralità. Un essere umano avrebbe esclamato: “Ti è caduto il portafoglio!” Il cane invece, dato che non sa parlare, si è limitato a raccogliere in silenzio il portafoglio e a trotterellare dietro all’uomo. Se quindi un cane è in grado di mettere in atto uno dei buoni comportamenti incoraggiati dalla cultura tradizionale, cosa ci fa capire questo sugli esseri umani? Gli esseri umani nascono con la coscienza e la ragione, pertanto sono molto più capaci di adottare tali condotte. Fintanto che si ha un senso di coscienza, si può adempiere a questo genere di responsabilità e di obblighi. Non è necessario lavorare sodo o pagare un prezzo; basta soltanto un piccolo sforzo, ed è semplicemente questione di fare qualcosa di utile, qualcosa che sia di beneficio per gli altri. Ma la natura di questo atto si qualifica davvero come “gentilezza”? Si innalza forse al livello di un atto di gentilezza? (No.) Poiché non lo fa, c’è forse bisogno di parlare di ripagarla? Sarebbe inutile.

Spostiamo ora l’attenzione sulla questione della cosiddetta gentilezza dell’uomo. Per esempio, prendiamo il caso di una persona gentile che soccorre un mendicante svenuto nella neve per la fame. Lo accoglie in casa propria, gli dà cibo e vestiti, gli permette di vivere con la propria famiglia e di lavorare al suo servizio. Indipendentemente dal fatto che il mendicante si sia offerto di lavorare di sua spontanea volontà o che l’abbia fatto per ripagare un debito di gentilezza, soccorrerlo è stato un atto di gentilezza? (No.) Anche i piccoli animali sanno aiutarsi e soccorrersi a vicenda. Agli uomini compiere tali azioni richiede solo un minimo sforzo, e chiunque sia dotato di umanità è in grado di fare queste cose e di realizzarle. Si potrebbe dire che tali azioni sono una responsabilità e un obbligo sociali che chiunque sia in possesso di umanità dovrebbe adempiere. Non è forse un po’ eccessivo che l’uomo le classifichi come gentilezze? È una classificazione corretta? Per esempio, durante un periodo di in cui molte persone possono patire la fame, se un ricco distribuisce sacchi di riso alle famiglie povere per aiutarle a superare questo momento difficile, non è forse un esempio del tipo di aiuto e di sostegno morale basilare che dovrebbe esserci tra gli uomini? Costui ha semplicemente dato loro un po’ di riso, non ha certo donato tutto il suo cibo agli altri fino a soffrire la fame lui stesso. Può davvero considerarsi come gentilezza? (No.) Le responsabilità e gli obblighi sociali che l’uomo è in grado di adempiere, le azioni che dovrebbe saper compiere e che dovrebbe eseguire in base all’istinto, e i semplici gesti di aiuto e beneficio per gli altri: queste cose non possono in alcun modo essere considerate gentilezze, poiché sono tutti casi in cui l’uomo sta semplicemente tendendo una mano per aiutare. Aiutare qualcuno che ne ha bisogno, nel momento e nel luogo più appropriati, è un fenomeno normalissimo. È anche responsabilità di chiunque appartenga alla razza umana. È semplicemente una sorta di responsabilità e di obbligo. Quando le ha create, Dio ha fornito alle persone questi istinti. A quali istinti Mi riferisco? Mi riferisco alla coscienza e alla ragione dell’uomo. Quando vedi qualcuno cadere a terra, la tua reazione istintiva è “dovrei andare ad aiutarlo ad alzarsi”. Se lo vedessi cadere, ma facessi finta di nulla e non andassi ad aiutarlo, ti peserebbe sulla coscienza e ti sentiresti in colpa per aver agito così. Chi possiede davvero umanità e vede qualcuno cadere penserà immediatamente di aiutarlo. Non gli importa se quella persona gli sarà riconoscente o meno, poiché crede che questo è ciò che dovrebbe fare e non vede alcuna necessità di riflettere ulteriormente sulla questione. Perché? Questi sono gli istinti che Dio ha fornito agli uomini, e chiunque possieda coscienza e ragione penserebbe di agire così e ne sarebbe capace. Dio ha donato all’uomo la coscienza e un cuore umano: avendo un cuore umano, l’uomo possiede quindi pensieri umani, nonché le prospettive e gli approcci che dovrebbe avere riguardo alle questioni, pertanto è in grado di fare queste cose in modo naturale e facile. Non ha bisogno di aiuto o di una guida ideologica da parte di forze esterne, e neanche di essere istruito o di ricevere una guida positiva; non ha bisogno di nulla di tutto ciò. È proprio come cercare il cibo quando si ha fame o l’acqua quando si ha sete: è un istinto che non ha bisogno di essere insegnato dai genitori o dagli insegnanti, viene naturale in quanto l’uomo possiede il modo di pensare della normale umanità. Analogamente, le persone sono in grado di adempiere ai loro doveri e alle loro responsabilità all’interno della casa di Dio e questo è ciò che chiunque sia in possesso di coscienza e ragione dovrebbe fare. Dunque, aiutare gli altri ed essere gentili con loro non richiede quasi alcuno sforzo da parte degli esseri umani, rientra nell’ambito dei loro istinti, ed è qualcosa che le persone sono capacissime di fare. Non è necessario far assurgere questo istinto al livello di gentilezza. Tuttavia, molti considerano l’aiuto ricevuto dagli altri come gentilezza, ne parlano sempre ed è una cosa che ripagano costantemente, pensando che se non lo fanno allora sono privi coscienza. Queste persone guardano sé stesse dall’alto in basso e si disprezzano, preoccupandosi perfino di essere biasimate dall’opinione pubblica. È necessario preoccuparsi di queste cose? (No.) Vi sono molte persone che non riescono a discernere questa questione e ne sono continuamente vincolate. Ecco cosa significa non comprendere le verità principi. Per esempio, se ti trovassi con un amico nel deserto e questi finisse l’acqua, gliene daresti sicuramente un po’ della tua, non lo lasceresti morire di sete. Sapresti che la tua bottiglia d’acqua durerà la metà con due persone a berne, ma la condivideresti comunque con lui. Ora, perché lo faresti? Perché non riusciresti a sopportare di bere la tua acqua mentre il tuo amico è lì accanto a te a patire la sete: semplicemente non potresti tollerarne la vista. Che cosa ti rende incapace di tollerare la vista del tuo amico che soffre la sete? È il tuo senso di coscienza a suscitare in te questo sentimento. Se anche non volessi adempiere a questo tipo di responsabilità e di obbligo, la tua coscienza non ti permetterebbe di tollerare di fare altrimenti e ti causerebbe disagio. Ciò non è forse interamente dovuto agli istinti umani? Non è forse tutto deciso dalla coscienza e dalla ragione dell’uomo? Se il tuo amico dicesse: “Ho un debito di gratitudine nei tuoi confronti per avermi dato un po’ della tua acqua in quella situazione!”, non sarebbe anche questo sbagliato? Ciò che hai fatto non ha nulla a che vedere con la gentilezza. A parti invertite e nel caso in cui il tuo amico fosse dotato di umanità, coscienza e ragione, anche lui condividerebbe la sua acqua con te. Si tratta semplicemente di una responsabilità sociale o di un rapporto tra persone a livello basilare. Questi rapporti, responsabilità o obblighi sociali di base derivano tutti dal senso di coscienza dell’uomo, dalla sua umanità e dagli istinti che Dio gli ha fornito nel momento in cui lo ha creato. In circostanze normali, queste cose non hanno bisogno di essere insegnate dai genitori o inculcate dalla società, e tanto meno occorrono ripetuti richiami a farle da parte degli altri. L’istruzione sarebbe necessaria solo per chi è privo di coscienza e di ragione, per chi è sprovvisto delle normali facoltà cognitive, come per esempio i disabili mentali o gli ingenui, o per coloro che possiedono scarsa levatura e sono ignoranti e testardi. Chi è dotato di un’umanità normale non ha bisogno che gli si insegnino queste cose: tutte le persone dotate di coscienza e ragione le possiedono. Quindi è inopportuno sopravvalutare troppo un comportamento o un gesto, elevandolo a una forma di gentilezza quando è semplicemente istintivo e conforme alla coscienza e alla ragione. Perché è inappropriato? Elevando tali comportamenti a questo livello, carichi ogni individuo di un peso e di un fardello pesanti, e naturalmente questo è un vincolo per le persone. Per esempio, se in passato qualcuno ti ha dato del denaro, ti ha aiutato a superare una situazione difficile, ti ha dato una mano a trovare lavoro o ti ha soccorso, penserai: “Non posso essere irriconoscente, devo essere coscienzioso e ripagare la sua gentilezza. Se non lo faccio, posso ancora dirmi umano?” In realtà, a prescindere dal fatto che lo ripaghi o meno, resti comunque un essere umano e vivi ancora nella struttura della normale umanità: ripagarlo non cambierà nulla. La tua umanità non subirà alcun cambiamento e non dominerai la tua indole corrotta solo perché lo hai ripagato adeguatamente. Allo stesso modo, la tua indole corrotta non si aggraverà solo perché non lo hai ripagato adeguatamente. Il fatto che ripaghi e concedi gentilezze oppure no non ha assolutamente alcuna correlazione con la tua indole corrotta. Naturalmente, indipendentemente dal fatto che esista o meno una correlazione, per Me questa sorta di “gentilezza” semplicemente non esiste, e spero che lo stesso sia vero per voi. E dunque come la dovresti considerare? Considerala semplicemente un obbligo, una responsabilità e qualcosa che chi possiede istinti umani dovrebbe fare. Dovresti trattarla come una tua responsabilità e un tuo obbligo in quanto essere umano, e adempierla al meglio delle tue capacità. Nient’altro. Alcuni potrebbero dire: “So che si tratta di una mia responsabilità, ma non voglio adempierla”. Anche questo va bene. Puoi scegliere da te, a seconda della tua situazione e delle tue circostanze. Puoi anche decidere in modo più flessibile in base al tuo stato d’animo del momento. Se temi che, dopo aver adempiuto alla tua responsabilità, chi ne ha beneficiato tenterà continuamente di ripagarti, di cercarti e di ringraziarti, tanto spesso da diventare un inconveniente e un disturbo, e di conseguenza non ti senti di adempiere a tale responsabilità, anche questo va bene: sta a te decidere. Qualcuno chiederà: “Coloro che non vogliono adempiere a questo tipo di responsabilità sociale possiedono una scarsa umanità?” È questo il modo corretto di giudicare l’umanità di una persona? (No.) Perché non è corretto? In questa società malvagia, l’uomo deve essere moderato nel comportarsi e avere senso della misura in tutto ciò che fa. Naturalmente, è ancora più necessario che riconosca l’ambiente e il contesto in cui si trova in quel dato momento. Come dicono i non credenti, in questo mondo caotico si deve essere acuti, intelligenti e saggi in qualsiasi cosa si faccia: non si deve essere ignoranti e certamente non ci si deve comportare in modo sciocco. Per esempio, in alcuni Paesi, nei luoghi pubblici le persone mettono in atto delle truffe in cui inscenano un finto incidente per poi chiedere un risarcimento fraudolento. Se non ti rendi conto dell’inganno e agisci ciecamente in base alla tua coscienza, rischi di essere raggirato e di finire nei guai. Per esempio, se per strada vedi una donna anziana che è caduta a terra, potresti pensare: “Devo adempiere alle mie responsabilità nei confronti della società, non ho bisogno che lei mi ripaghi. Poiché possiedo umanità e senso di coscienza, dovrei darle una mano, quindi andrò ad aiutarla ad alzarsi”. Tuttavia, dopo che lo fai, lei mette in atto un’estorsione a tuo danno e tu finisci per doverla portare in ospedale e pagarle le spese mediche, un risarcimento per i danni emotivi e degli oneri pensionistici. Se non paghi, sarai convocato in commissariato. A quanto pare ti sei messo nei guai, non è così? Come si è creata questa situazione? (Seguendo le proprie buone intenzioni e mancando di saggezza.) Sei stato cieco e privo di discernimento, non hai saputo riconoscere le tendenze attuali e non hai decodificato il contesto della situazione. In una società malvagia come questa, si deve pagare un prezzo solo per aver aiutato senza pensarci una persona anziana caduta per strada. Se davvero fosse caduta e avesse avuto bisogno del tuo aiuto, non dovresti essere condannato per aver adempiuto a una responsabilità sociale, bensì elogiato, poiché ti sei comportato in modo conforme all’umanità e al senso di coscienza dell’uomo. Tuttavia, quell’anziana signora aveva un secondo fine: non aveva davvero bisogno del tuo aiuto, ti stava solo truffando, e tu non sei riuscito a discernere il suo astuto piano. Adempiendo, in quanto essere umano come lei, alle tue responsabilità nei suoi confronti, sei caduto nel suo tranello e ora lei non ti lascerà andare, estorcendoti ancora più denaro. Assolvere alle responsabilità sociali dovrebbe significare aiutare chi è in difficoltà e adempiere alle proprie responsabilità. Non dovrebbe tradursi nel cadere in un inganno o in una trappola. Molti sono stati vittime di queste truffe e si sono resi conto di quanto le persone siano malvagie e abili nell’ingannare gli altri. Raggirerebbero chiunque, sia che si tratti di estranei sia che si tratti di amici e parenti. Che realtà orribile! Chi ha portato a questa corruzione? È stato il gran dragone rosso. Il gran dragone rosso ha corrotto l’umanità profondamente e brutalmente! Il gran dragone rosso compie ogni sorta di azioni immorali per promuovere i propri interessi, e le persone sono state traviate dal suo cattivo esempio. Di conseguenza, ora truffatori e ladri abbondano. Sulla base di questi fatti, si può vedere che molte persone non sono migliori dei cani. Forse alcuni non vorranno sentire questo tipo di discorsi, si sentiranno a disagio e penseranno: “Davvero siamo peggiori dei cani? Non ci stai mostrando rispetto e ci guardi dall’alto in basso paragonandoci sempre ai cani. Non hai alcuna considerazione di noi in quanto esseri umani!” Mi piacerebbe molto considerarvi degli esseri umani, ma che tipo di comportamento hanno manifestato gli uomini? In realtà, davvero alcune persone non sono migliori dei cani. Questo è tutto ciò che ho da dire sull’argomento per ora.

Ho appena condiviso in merito a come coloro che forniscono un minimo aiuto agli altri non possono essere considerati gentili e stanno solo assolvendo a una responsabilità sociale. Naturalmente, le persone possono scegliere quali responsabilità sociali sono in grado di adempiere al meglio delle loro capacità. Possono adempiere alle responsabilità per le quali sono adatte e scegliere di non adempiere a quelle per cui si ritengono inadatte. Queste sono una libertà e una scelta che l’uomo possiede. Puoi scegliere quali responsabilità e quali obblighi sociali adempiere in base alla tua situazione, alle tue capacità e, naturalmente, al contesto e alle circostanze del momento. È un tuo diritto. In quale contesto è nato questo diritto? Il mondo è un luogo troppo oscuro, l’umanità è troppo malvagia e la società è ingiusta. In queste circostanze, devi innanzitutto proteggere te stesso, astenerti dall’agire in modo sciocco e ignorante e applicare la saggezza. Naturalmente, per proteggere te stesso non intendo proteggere il tuo portafogli e le tue proprietà dai furti, bensì proteggerti dal subire danno: questo è di primaria importanza. Dovresti adempiere alle tue responsabilità e ai tuoi obblighi al meglio delle tue capacità, garantendoti al contempo l’incolumità personale. Non pensare a guadagnarti il rispetto degli altri e non lasciarti influenzare o condizionare dall’opinione pubblica. Tutto ciò che devi fare è adempiere alle tue responsabilità e ai tuoi obblighi. Dovresti decidere come adempiervi in base alla tua situazione; non farti carico di più di quanto tu possa gestire in maniera commisurata alle tue circostanze e alle tue capacità. Non dovresti cercare di impressionare gli altri simulando abilità che non possiedi, né temere la mancanza di rispetto, il giudizio o la condanna altrui. È sbagliato fare le cose per soddisfare la tua vanità. Limitati a fare tutto ciò di cui sei capace, fatti carico solamente di ciò che il tuo senso di responsabilità ti impone e adempi a tanti obblighi quanti sei in grado di assolverne. Questo è un tuo diritto. Non devi forzarti a compiere azioni che Dio non ti ha chiesto. Seguire la tua coscienza per fare cose che non hanno nulla a che vedere con la verità è un comportamento privo di significato. Per quanto tu possa fare, Dio non ti loderà per questo e ciò non significherà che avrai reso una vera testimonianza, e tanto meno che avrai accumulato delle buone azioni. Per cose non inerenti alle richieste di Dio ma che sono invece gli altri a esigere da te, dovresti applicare scelte e principi personali. Non lasciarti condizionare dalle persone. È sufficiente che tu non faccia nulla in contrasto con la tua coscienza, con la tua ragione e con la verità. Se aiuti qualcuno risolvendogli un problema momentaneo, allora questi si ritroverà a dipendere da te e a credere che risolvere i suoi problemi spetti a te e sia un tuo dovere. Diventerà completamente dipendente da te e si rivolterà contro di te se anche solo una volta non riuscirai a risolvere i suoi problemi. Questo ti causerà dei guai e non è il tipo di esito in cui sperare. Se prevedi un esito del genere, puoi scegliere di non aiutare quella persona. In altre parole, in questo caso non sarebbe sbagliato astenersi dall’adempiere a tale responsabilità o a tale obbligo. Questo è il tipo di visione e di atteggiamento che dovresti avere nei confronti della società, dell’umanità e, più nello specifico, della comunità in cui vivi. In altre parole, estendi semplicemente agli altri tutto l’amore che hai da dare e fai quel che riesci. Non andare contro le tue convinzioni nello sforzo di metterti in mostra, non tentare di fare cose di cui non sei capace. E non occorre neppure che ti forzi a pagare un prezzo che l’individuo medio non è in grado di pagare. In breve, non chiedere troppo a te stesso. Limitati a ciò che sei capace di fare. Come ti sembra questo principio? (Molto valido.) Per esempio, un tuo amico ti chiede in prestito l’auto e tu ci pensi su: “Lui mi ha prestato delle cose in passato, quindi di diritto dovrei lasciargli prendere in prestito la mia auto. Però non tratta bene le cose e non le usa con oculatezza. Potrebbe anche finire per rovinarmi l’auto. È meglio che non gliela presti”. E così decidi di non prestargliela. È la cosa giusta da fare? Che gliela presti oppure no, non è chissà quale problema: fintanto che hai una comprensione accurata e approfondita della questione, dovresti semplicemente adottare la linea d’azione che ritieni più opportuna, e sarai nel giusto. Se invece pensi: “D’accordo, gliela presto. Lui in passato non mi ha mai negato nulla quando gli ho chiesto di prestarmi qualcosa. Non è così parsimonioso o attento nell’usare le cose, ma non è un problema. Se mi danneggerà l’auto, investirò un po’ di soldi e la farò riparare”, e poi accetti di prestargli l’auto e non gliela neghi, questa è la cosa giusta da fare? Non c’è nulla di sbagliato neanche in questo. Per esempio, se qualcuno che ti ha aiutato in passato si rivolge a te quando la sua famiglia è in difficoltà, dovresti aiutarlo oppure no? Dipende dalla situazione in cui ti trovi, e la tua decisione di aiutarlo o meno non costituirà una questione di principio. Tutto ciò che devi fare è applicare la sincerità e l’istinto e adempiere alle tue responsabilità al meglio delle tue capacità. Così facendo, agirai all’interno dell’ambito della tua umanità e del tuo senso di coscienza. Non importa se adempirai a questa responsabilità completamente, né se lo farai bene. Hai il diritto di accettare o di rifiutare: non si può affermare che tu sia privo di coscienza se rifiuti, né che il tuo amico abbia compiuto un atto di gentilezza aiutandoti. Questi gesti non assurgono a tale livello. Hai capito? (Sì.) Questa è stata una discussione sulla gentilezza, ovvero su come dovresti considerare la gentilezza, su come dovresti approcciare la questione del fornire aiuto agli altri e su come dovresti adempiere alle tue responsabilità sociali. In tali questioni, le persone devono ricercare le verità principi: non puoi risolvere questi problemi semplicemente affidandoti alla tua coscienza e alla tua ragione. Alcune circostanze particolari possono essere piuttosto complicate e, se non le gestisci in base alle verità principi, sarai incline a provocare problemi e conseguenze negative. Pertanto, in questi casi, i prescelti di Dio devono comprendere la Sua volontà e agire secondo l’umanità, la ragione, la saggezza e le verità principi. Questo sarebbe l’approccio più adeguato.

Per quanto riguarda il detto “Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine”, un’altra situazione che può verificarsi è che l’aiuto che ricevi non sia una cosa di poco conto come una bottiglia d’acqua, una manciata di verdure o un sacco di riso, bensì una forma di assistenza che influisce sul sostentamento tuo e della tua famiglia e che addirittura influenza il tuo destino e le tue prospettive future. Per esempio, qualcuno potrebbe pagarti gli studi o aiutarti economicamente, permettendoti così di frequentare una buona università, di trovare un buon lavoro, di ottenere un buon matrimonio e di far accadere tutta una serie di cose belle nella tua vita. Non si tratta di un piccolo favore o di un aiuto insignificante: molte persone considerano questo genere di cose come un gesto di grande gentilezza. In che modo dovreste affrontare una situazione di questo tipo? Simili forme di assistenza sono correlate alle responsabilità sociali e agli obblighi umani di cui abbiamo poc’anzi discusso, ma dal momento che influiscono sulla sopravvivenza, sul destino e sulle prospettive future dell’uomo, sono molto più preziose di una semplice bottiglia d’acqua o di un sacco di riso: hanno un effetto molto più rilevante sulla vita delle persone, sul loro sostentamento e sul tempo che trascorrono su questa terra. In quanto tali, hanno un valore molto maggiore. Ora, queste forme di assistenza dovrebbero assurgere al livello di gentilezza? Analogamente, raccomando di non considerare aiuti di questo tipo come gentilezze. Dato che tali forme di aiuto non dovrebbero essere considerate delle gentilezze, qual è il modo adeguato e appropriato di affrontare questo tipo di situazione? Non si tratta forse di un problema che gli uomini si trovano ad affrontare? Per esempio, magari qualcuno ti ha distolto da una vita criminale, ti ha portato a rigare dritto e ti ha trovato un lavoro legale, mettendoti così in condizione di condurre una buona vita, di sposarti, di sistemarti e di cambiare il tuo destino in meglio. O può essere accaduto che, quando ti trovavi in una situazione difficile ed eri demoralizzato, una brava persona ti ha fornito un aiuto e una guida, cosa che ha cambiato le tue prospettive future in modo positivo, permettendoti di salire un gradino sopra agli altri e di condurre una buona vita. In che modo dovresti approcciare simili situazioni? Dovresti essere memore della gentilezza di questa persona e ripagarla? Dovresti trovare un modo per compensarla e ricambiarla? In questo caso dovresti lasciare che siano i principi a guidare le tue decisioni, non è così? Dovresti stabilire che tipo di persona è colui che ti ha fornito aiuto. Se si tratta di un individuo buono e positivo, allora, oltre a dirgli “grazie”, puoi continuare a interagire normalmente con lui, farci amicizia e poi, quando sarà lui ad avere bisogno di aiuto, potrai adempiere alle tue responsabilità e ai tuoi obblighi al meglio delle tue capacità. Tuttavia, questo tuo adempiere alle responsabilità e agli obblighi non dovrebbe essere un dare incondizionato, ma dovrebbe rientrare nei limiti di ciò che sei in grado di fare in base alle tue circostanze. Ecco il modo appropriato di trattare le persone in questo tipo di situazioni. Non c’è differenza di livello tra voi due: anche se costui ti ha aiutato e ti ha fatto una gentilezza, non può essere definito tuo salvatore, poiché solo Dio può salvare l’umanità. Costui ha solo agito attraverso la sovranità e le disposizioni di Dio al fine di darti una mano; questo non significa certo che sia superiore a te, e tanto meno che tu sia una sua proprietà e che possa manipolarti e controllarti. Non ha alcun diritto di dominare il tuo destino e non dovrebbe criticare la tua vita né fare osservazioni su di essa; rimanete comunque sullo stesso livello. Di conseguenza, potete interagire tra di voi come amici e, quando è il caso, tu puoi fornirgli aiuto al meglio delle tue capacità. Questo è comunque adempiere alle tue responsabilità e ai tuoi obblighi sociali nell’ambito dell’umanità e fare ciò che dovresti sulla base e nell’ambito dell’umanità; stai assolvendo alle tue responsabilità e ai tuoi obblighi in modo mirato. Perché dovresti farlo? Costui ti ha aiutato in passato e ti ha permesso di trarre benefici e guadagni sostanziali, perciò il senso di coscienza derivante dalla tua umanità ti impone di trattarlo come un amico. Qualcuno chiederà: “Posso trattarlo come un confidente intimo?” Questo dipende da quanto andate d’accordo e dal fatto che la vostra umanità e le vostre preferenze, così come ciò che ricercate e la vostra visione del mondo, siano simili o meno. La risposta sta solo a te. Ora, in questa peculiare sorta di relazione, dovresti ripagare il tuo benefattore con la tua vita? Dato che ti ha aiutato così tanto e ha avuto una così grande influenza su di te, dovresti ripagarlo con la tua vita? Non è necessario. Sei tu l’eterno proprietario della tua vita: è stato Dio a donartela, e gestirla spetta a te e a nessun altro. Non c’è bisogno di concedere a qualcun altro di gestire la tua vita per via di questo contesto e di questa situazione. È un modo di fare estremamente sciocco e, ovviamente, anche irragionevole. Non importa quanto siate amici o quanto forte sia il legame tra di voi: tu puoi solamente assumerti le tue responsabilità in quanto persona, e potete interagire normalmente e aiutarvi a vicenda nell’ambito dell’umanità e della ragione. Questo è un livello di relazione più ragionevole e paritario. Il motivo ultimo per cui tu e questo individuo siete diventati amici è fondamentalmente che una volta lui ti ha aiutato e quindi lo hai ritenuto degno di essere tuo amico e all’altezza dei tuoi standard di amicizia. È solo per questo che sei stato disposto a farci amicizia. Considera inoltre questa situazione: qualcuno in passato ti ha aiutato, è stato gentile con te in determinati modi e ha esercitato un’influenza sulla tua vita o su qualche evento importante, ma la sua umanità e il cammino che percorre non sono in linea con il tuo percorso e con ciò che ricerchi. Non parlate la stessa lingua, questa persona non ti piace e magari, a un certo livello, si potrebbe dire che i vostri interessi e le vostre ricerche sono completamente diversi. Sono diversi il vostro percorso di vita, la vostra visione del mondo e la vostra prospettiva sulla vita: appartenete a due categorie di persone totalmente differenti. Quindi, in che modo dovresti approcciarti e rispondere all’aiuto che costui ti ha fornito in precedenza? Questa è una situazione realistica che potrebbe verificarsi? (Sì.) Dunque, cosa dovresti fare? Anche questa è una situazione facile da gestire. Dato che tu e questo individuo state percorrendo cammini differenti, dopo avergli fornito il rimborso materiale che puoi permetterti in base alle tue possibilità, ti rendi conto che le vostre convinzioni sono troppo diverse, che non potete percorrere lo stesso cammino e nemmeno essere amici e che non potete più interagire. Alla luce di ciò, come dovresti procedere? Mantieni le distanze. Sarà anche stato gentile con te in passato, ma si fa strada nella società a forza di truffe e inganni, compiendo ogni sorta di nefandezze, e a te non piace, quindi è del tutto ragionevole mantenere le distanze da lui. Qualcuno potrebbe dire: “Agire in questo modo non denota mancanza di coscienza?” Non si tratta di mancanza di coscienza: se costui dovesse davvero affrontare una qualche difficoltà nella vita, potresti comunque aiutarlo, ma non puoi lasciarti condizionare da lui o assecondarlo nel compiere azioni malvagie e immorali. E non c’è nemmeno bisogno di diventare suo schiavo soltanto perché in passato ti ha aiutato o ti ha fatto un grande favore: non è un tuo obbligo, e costui non è degno di un trattamento simile. Hai il diritto di scegliere di interagire, passare del tempo e anche fare amicizia con persone che ti piacciono e con cui vai d’accordo, persone corrette. Puoi adempiere alle tue responsabilità e ai tuoi obblighi nei confronti di costui, è un tuo diritto. Naturalmente, puoi anche rifiutarti di farci amicizia e di avere rapporti con chi non ti piace, senza dover adempiere ad alcun obbligo o responsabilità nei suoi confronti: anche questo è un tuo diritto. Se anche decidessi di abbandonare questo individuo, e di rifiutarti di interagire con lui oppure di adempiere a qualsiasi responsabilità o obbligo nei suoi confronti, non sarebbe sbagliato. Devi porti dei limiti nel comportamento e trattare persone diverse in modi diversi. Non dovresti frequentare persone malvagie né seguire il loro cattivo esempio: questo è scegliere con saggezza. Non lasciarti influenzare da vari fattori come la gratitudine, le emozioni e l’opinione pubblica: questo significa prendere posizione e avere dei principi, ed è ciò che dovresti fare. Siete in grado di accettare questi metodi e queste affermazioni? (Sì.) Nonostante le nozioni e la cultura tradizionali critichino i punti di vista, i percorsi di pratica e i principi di cui sto discutendo, questi punti di vista e questi principi proteggeranno fermamente i diritti e la dignità di ogni persona dotata di umanità e senso di coscienza. Permetteranno alle persone di non lasciarsi condizionare né vincolare dai cosiddetti standard di condotta morale della cultura tradizionale e di liberarsi dall’inganno e dall’illusione di queste cose pretestuose e falsamente pie. Questi punti di vista e questi principi metteranno inoltre le persone in condizione di comprendere la verità attraverso le parole di Dio, di vivere in linea con le parole di Dio e la verità, di non essere influenzate da queste opinioni pubbliche in merito alla moralità e di liberarsi dai condizionamenti e dalle pastoie delle cosiddette vie mondane, in modo da poter trattare gli altri e tutte le cose in base alle parole di Dio e adottando punti di vista corretti, e di liberarsi completamente dalle pastoie e dai traviamenti delle cose mondane, della tradizione e della morale sociale. Così, potranno vivere nella luce, vivere la normale umanità, condurre un’esistenza dignitosa e ottenere la lode da parte di Dio.

Che tipo di cambiamento possono esercitare nell’uomo affermazioni riguardanti la morale sociale come “Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine” e “Trai piacere dall’aiutare gli altri”? Sono in grado di trasformare la satanica indole dell’uomo di perseguimento del prestigio e del profitto? Possono trasformare l’ambizione e il desiderio dell’uomo? Sono capaci di eliminare i conflitti e i massacri che hanno luogo tra gli uomini? Possono mettere gli uomini in condizione di intraprendere la retta via nella vita e di condurre un’esistenza felice? (No.) Allora quale effetto sortiscono davvero questi criteri di moralità sociale? Nel migliore dei casi, non spronano alcune brave persone a compiere buone azioni e a contribuire alla sicurezza e all’incolumità della società? (Sì.) Questo è tutto ciò che fanno, e non risolvono un problema che sia uno. Anche se le persone, condizionate da questi cosiddetti criteri di condotta morale, fossero alla fine in grado di rispettarli e di viverli, ciò non significherebbe che saprebbero liberarsi dalla loro indole corrotta e vivere una sembianza umana. Per esempio, se qualcuno ti ha fatto un favore, tu fai di tutto per ripagarlo: quando ti dà un sacco di riso, lo ripaghi con una grossa confezione di spaghetti, e quando ti dà due chili di carne di maiale, lo ripaghi con due chili di carne di manzo. Quale sarà il risultato del vostro continuo ripagarvi a vicenda? In privato, entrambi calcolerete chi ha ottenuto dall’affare la maggiore convenienza e chi la minore, e questo porterà tra di voi a incomprensioni, litigi e trame. Cosa intendo dire con questo? Intendo dire che il requisito di condotta morale “Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine” non solo condiziona e fuorvia il modo di pensare delle persone, ma grava anche la loro vita di molti inconvenienti, fardelli e persino angosce. Se poi ti porta a inimicarti qualcuno, allora i problemi sono ancora più gravi e le sofferenze indicibili! Impegnarsi in queste relazioni costruite sul do ut des non è la strada che le persone dovrebbero percorrere. Gli individui vivono sempre in base a queste emozioni e a queste vie mondane, le quali alla fine non fanno che arrecare loro tanti problemi inutili. Non si tratta altro che di una tortura inflitta a sé stessi e di un tormento privi di scopo. È così che la cultura tradizionale e le affermazioni riguardanti la condotta morale si impiantano nella mente delle persone e le portano a smarrirsi. A causa della loro totale mancanza di discernimento, le persone credono erroneamente che questi aspetti della cultura tradizionale siano corretti e li assumono come criteri e punti di riferimento, attenendosi rigorosamente a questi detti e sottostando alla supervisione dell’opinione pubblica. Gradualmente e inconsapevolmente, si fanno condizionare, influenzare e controllare da queste cose e si ritrovano in preda all’impotenza e all’angoscia, incapaci di liberarsi. Quando Dio parla per smascherare e giudicare questi aspetti della cultura tradizionale che le persone nutrono dentro di sé, molti restano contrariati. Quando questi aspetti vengono del tutto estirpati dalla mente, dai pensieri e dalle nozioni degli individui, essi si sentono improvvisamente vuoti, come se non avessero nulla a cui aggrapparsi, e chiedono: “Cosa dovrei fare in futuro? Come dovrei vivere? Senza queste cose, non ho un percorso né una direzione di vita. Perché mi sento così vuoto e privo di scopo ora che queste cose mi sono state estirpate dalla mente? Se le persone non vivono secondo questi detti, possono ancora essere considerate umane? Possiedono comunque umanità?” Questo è un modo di pensare sbagliato. In realtà, una volta che tali aspetti della cultura tradizionale ti sono stati estirpati, il tuo cuore è stato purificato, non ne vieni più condizionato né limitato, e sei dunque libero e privo di vincoli e smetti di subire tali vessazioni: come potresti non volere che ti vengano estirpati? Come minimo, quando abbandonerai questi aspetti della cultura tradizionale che non appartengono alla verità, sarai soggetto a meno sofferenza e angoscia, e potrai liberarti di molti condizionamenti e parecchie preoccupazioni senza significato. Se riuscirai ad accettare la verità e a vivere secondo le parole di Dio, intraprenderai la retta via nella vita e sarai in grado di vivere nella luce. Potrà sembrarti perfettamente giustificabile attenerti agli standard di condotta morale della cultura tradizionale, ma facendolo stai forse vivendo una sembianza umana? Hai intrapreso la retta via nella vita? Questi aspetti della cultura tradizionale non hanno il potere di cambiare nulla. Non possono trasformare il pensiero corrotto delle persone né la loro indole corrotta, e tanto meno cambiare la loro essenza corrotta. Non hanno alcun effetto positivo; anzi, rendono l’umanità dell’uomo distorta e depravata attraverso i loro insegnamenti, i loro condizionamenti e la loro influenza. Gli individui riconoscono chiaramente che chi ha fatto loro una gentilezza non è una brava persona, ma vanno comunque contro le proprie convinzioni e lo ripagano solo perché in passato ha fatto loro un favore. Per quale motivo ripagano gli altri nonostante le proprie convinzioni? Lo fanno perché l’idea della cultura tradizionale di ripagare con gratitudine una gentilezza ricevuta si è radicata nel loro cuore. Temono che, se non andranno contro le loro convinzioni e non ripagheranno chi li ha aiutati, verranno biasimati dall’opinione pubblica e saranno ritenuti degli ingrati che non hanno ripagato le gentilezze ricevute, soggetti meschini e vili, persone prive di coscienza e di umanità. Proprio perché temono tutto ciò e hanno paura che in futuro nessuno li aiuterà, non hanno altra scelta se non quella di vivere schiavi del condizionamento e delle pastoie di quest’idea della cultura tradizionale di ripagare con gratitudine le gentilezze ricevute. Di conseguenza, vivono tutti una vita depravata e angosciosa, in cui agiscono contro le loro convinzioni e non possono parlare esplicitamente delle loro avversità. Ne vale la pena? L’idea di ripagare con gratitudine le gentilezze non è forse stata causa di sofferenza per le persone?

Riguardo al detto “Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine”, ho appena condiviso in merito a cos’è esattamente la “gentilezza”, a come Dio considera la definizione che ne danno gli uomini, a come l’uomo dovrebbe trattare questa gentilezza, a come trattare coloro che ti hanno fatto una gentilezza o ti hanno salvato la vita, a quali sono realmente la prospettiva e il percorso corretti, a quale posizione dovrebbero rivestire nella tua vita, a come le persone dovrebbero adempiere ai loro obblighi, a come l’uomo dovrebbe gestire certe circostanze peculiari e da quale prospettiva andrebbero considerate. Si tratta di questioni relativamente complicate che non possono essere chiarite con poche e brevi osservazioni, ma ho condiviso con voi i punti chiave, l’essenza delle questioni attinenti a questo argomento e così via. Se doveste imbattervi di nuovo in questo tipo di problema, non vi sembra ora di avere più o meno chiaro il punto di vista da adottare e il percorso di pratica da seguire? Alcuni dicono: “A livello teorico mi è chiaro, ma gli uomini sono fatti di carne e ossa. Vivendo in questo mondo, siamo destinati a essere influenzati da questi criteri morali e condizionati dall’opinione pubblica. Molti vivono così, dando valore ai gesti di gentilezza e ripagando con gratitudine ogni gentilezza ricevuta. Se non vivo in questo modo, di certo gli altri mi criticheranno e respingeranno. Temo di essere stigmatizzato in quanto disumano e di dover vivere da emarginato: non posso sopportarlo”. Qual è il problema qui? Perché le persone si sentono condizionate da ciò? È un problema facile da risolvere? Sì, e ti dirò come. Se credi che, non vivendo secondo la visione della cultura tradizionale per cui una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine, ti ritroveresti a vivere come un emarginato sociale, se ti sembra che non assomiglieresti più a un individuo cinese tradizionale, che allontanandoti dalla cultura tradizionale non vivresti come un essere umano e saresti sprovvisto delle caratteristiche che ti rendono umano, e se temi che non riusciresti a inserirti nella società cinese, che saresti disprezzato dagli altri cinesi e considerato una mela marcia, allora opta pure per seguire le tendenze della società: nessuno ti sta obbligando e nessuno ti condannerà. Se invece hai la percezione che vivere secondo i dettami della cultura tradizionale e dare sempre valore ai gesti di gentilezza non ti abbia arrecato grandi benefici nel corso degli anni, che sia stato un modo faticoso di vivere, e sei determinato ad abbandonare questo stile di vita e a tentare di valutare le persone e le cose, di comportarti e di agire in base alle Mie parole, allora sarebbe ancora meglio. Anche se ora capite queste cose in linea di principio e avete una buona comprensione della situazione, il modo esatto in cui valuterete le persone e le cose, in cui vivrete e in cui vi comporterete in futuro è affar vostro. Fino a che punto sei capace di accettare quanto ho detto, fino a che livello sai metterlo in pratica e quanto lo farai è una tua scelta e dipende interamente da te. Non ti sto obbligando. Ti sto semplicemente mostrando la strada. Tuttavia, una cosa è certa: ti dirò la verità dicendoti che, se vivrai in linea con la cultura tradizionale, condurrai una vita via via più disumana e priva di dignità, e ti ritroverai con un senso di coscienza sempre meno sviluppato. A poco a poco, vivrai una vita miserevole in cui non assomiglierai né a un essere umano né a un fantasma. Se invece praticherai in base alle Mie parole e ai principi di cui ho parlato, ti garantisco che vivrai con una sembianza umana, una coscienza, una ragione e una dignità sempre maggiori: questo è certo. Quando in futuro affronterai situazioni del genere, riuscirai a vivere libero e privo di vincoli e proverai serenità e gioia. Le ombre e i fardelli che hai nel cuore diminuiranno e ti sentirai più sicuro di te e in grado di camminare a testa alta. Non verrai più tormentato, illuso o influenzato dalle vie del mondo secolare e vivrai con dignità. Ogni giorno ti sentirai ben saldo e tratterai e gestirai ogni singola situazione nel più accurato dei modi, evitando numerose deviazioni e molta sofferenza che non ti spetterebbe subire. Non farai nulla che non dovresti fare, né pagherai alcun prezzo che non dovresti pagare. Non vivrai più per gli altri. Non verrai più influenzato dalle prospettive e dalle opinioni altrui. Non sarai più condizionato dalle opinioni e dalle condanne della società. Una vita di questo tipo non è forse dignitosa? Non è forse una vita libera e priva di vincoli? È allora che percepirai che vivere secondo le parole di Dio è l’unica retta via nella vita, e che solo vivendo così si possiede una sembianza umana e si ottiene la felicità. Se vivi nella nebbia della cultura tradizionale, non riesci a vedere chiaramente il percorso e nutri l’erronea convinzione di essere in cammino verso un’utopia idealistica che ha luogo nel mondo degli uomini. Invece, in definitiva, vieni fuorviato, raggirato e tormentato da Satana. Oggi, dopo aver ascoltato la voce di Dio, appurato la verità e visto giungere la luce nel mondo dell’uomo, hai diradato la nebbia e distinto con chiarezza il percorso e la direzione che la tua vita deve prendere. Prosegui senza la minima esitazione e torna davanti a Dio. Questa non è forse una grazia e una benedizione da parte di Dio? Allora, avete diradato la nebbia e visto il cielo limpido sopra di voi? Magari avete già scorso un barlume e vi state muovendo verso la luce: questa è la più grande delle benedizioni. Se riuscite ad ascoltare la voce di Dio, ad accettare e comprendere la verità, a diradare la nebbia, ad abbandonare tutte queste idee errate della cultura tradizionale e a rimuovere tutti gli ostacoli, potete intraprendere il cammino che conduce alla salvezza. Questo è tutto ciò che ho da condividere in merito al detto riguardante la condotta morale “Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine”. In un secondo momento, potrete condividere ulteriormente insieme su questo discorso e giungere a una comprensione completa. Non si può ottenere un accesso immediato a questi argomenti dopo un solo incontro di comunione. Anche se ora ho concluso la Mia condivisione su questo detto riguardante la condotta morale e voi lo comprendete a livello teorico e in linea di principio, nella vita reale non è facile liberarsi di queste vecchie nozioni tradizionali. Per qualche tempo potreste ancora aggrapparvi a queste vecchie idee e trovarvi in difficoltà a causa loro. Ci vorrà quanto meno un po’ di tempo prima che riusciate ad abbandonare completamente questi aspetti della cultura tradizionale e ad accettare pienamente la verità contenuta nelle parole di Dio. Dovete gradualmente sperimentare, vivere e trovare conferma nella vita reale e nell’affrontare la società e l’umanità. Attraverso queste esperienze, gradualmente acquisirete conoscenza delle parole di Dio e comprensione della verità. Così facendo, inizierete a beneficiarne, a trarne vantaggi e a ricavarne ricompense, e correggerete le vostre idee e i vostri punti di vista sbagliati su ogni tipo di persona, evento e cosa. Questi sono il processo e il percorso di perseguimento della verità.

Ora condividerò in merito al detto: “Sacrifica i tuoi interessi per il bene altrui”. Questo detto si riferisce a una virtù della cultura tradizionale cinese che la gente considera grande e nobile. Naturalmente, simili opinioni sono un po’ esagerate e irrealistiche, ma questa viene comunque universalmente riconosciuta come una virtù. Ogni volta che qualcuno ne sente parlare, questa virtù gli evoca nella mente determinate scene, del tipo: persone che mettono il cibo nei piatti altrui quando mangiano insieme e lasciano agli altri il cibo migliore; persone che permettono agli altri di passare davanti a loro quando sono in fila al supermercato; persone che lasciano comprare prima agli altri i biglietti alla stazione ferroviaria o all’aeroporto; persone che danno la precedenza agli altri quando stanno camminando o guidando... Sono tutti “meravigliosi” esempi del “tutti per uno e uno per tutti”. Ognuna di queste scene mostra quanto la società e il mondo siano accoglienti, armoniosi, felici e pacifici. Il livello di felicità è così alto da andare oltre ogni aspettativa. Se qualcuno chiede a costoro: “Perché sei così felice?”, loro rispondono: “La cultura tradizionale cinese raccomanda di sacrificare i propri interessi per il bene altrui. Tutti noi mettiamo in pratica questa idea e non è affatto difficile farlo. Ci sentiamo davvero benedetti”. Vi hanno attraversato la mente scene del genere? (Sì.) Dove possiamo trovare scene simili? Nei dipinti delle feste di primavera che venivano affissi sui muri durante il Capodanno cinese prima degli anni Novanta. Possiamo trovarle nella mente delle persone e persino nei cosiddetti miraggi o castelli in aria. In breve, tali scene non esistono nella vita reale. “Sacrifica i tuoi interessi per il bene altrui” è, ovviamente, anche una richiesta posta dai moralisti riguardo ai criteri morali. Si tratta di un detto riguardante la condotta morale dell’uomo che richiede alle persone di mettere gli altri davanti a sé stesse prima di agire. Dovrebbero considerare prima gli interessi degli altri, non i propri. Dovrebbero pensare agli altri e imparare a sacrificare sé stesse; in altre parole, devono abbandonare interessi, richieste, desideri e ambizioni personali, arrivando ad abbandonare persino tutto ciò che è loro e a pensare prima agli altri. Indipendentemente dal fatto che questa richiesta sia realizzabile dall’uomo, bisogna innanzitutto chiedersi: che tipo di persone sono quelle che propongono questa visione? Comprendono l’umanità? Capiscono gli istinti e l’umanità essenza di questa creatura che è l’uomo? Non ne hanno la minima comprensione. Coloro che hanno promosso questo detto devono essere stati estremamente sciocchi nel porre a una creatura egoista come l’uomo, che non solo è dotata di pensiero e di libero arbitrio, ma è anche piena di ambizioni e desideri, la richiesta irrealistica di sacrificare i suoi interessi per il bene altrui. A prescindere dal fatto che le persone siano in grado di realizzare questa richiesta oppure no, data l’essenza e gli istinti di creature che le persone possiedono, i moralisti che l’hanno avanzata erano veramente disumani. Perché dico questo? Per esempio, quando qualcuno ha fame, istintivamente percepisce la propria fame e non considera se anche qualcun altro sia affamato. Dice: “Ho fame, voglio mangiare qualcosa”. Pensa prima di tutto a “sé”. Questo è normale, naturale e appropriato. Nessuno, se ha fame, va contro i suoi autentici sentimenti e chiede: “Cosa vuoi mangiare?” È normale che una persona chieda a un’altra cosa vuole mangiare quando lei stessa ha fame? (No.) Di notte, quando qualcuno è stanco ed esausto, dice: “Sono stanco. Voglio andare a dormire”. Nessuno dice: “Sono stanco, quindi puoi andare a letto e dormire per me? Quando tu dormi, mi sento più riposato”. Non sarebbe assurdo che qualcuno si esprimesse in questo modo? (Sì.) Tutto ciò che le persone sono capaci di pensare e di fare istintivamente è rivolto a sé stesse. Se sono in grado di prendersi cura di sé, a loro va già benissimo così: è l’istinto umano. Se sei capace di vivere in modo indipendente, se ti ritrovi a un punto tale in cui riesci a vivere e a gestire le cose da solo, a prenderti cura di te stesso, ad andare dal medico quando ti ammali, a capire come riprenderti da una malattia e a saper risolvere tutte le questioni e le difficoltà che ti si presentano nella vita, allora la tua situazione è già più che buona. Invece, sacrificare i tuoi interessi per il bene altrui ti richiede di abbandonare queste tue esigenze a favore degli interessi degli altri; non fare nulla per te stesso, e sentirti invece chiedere di mettere al primo posto gli interessi altrui e di fare tutto per il bene degli altri, non è forse disumano? A Mio avviso, questo priva totalmente le persone del diritto di vivere. Le necessità vitali di base sono qualcosa che dovresti gestire da solo, quindi perché gli altri dovrebbero sacrificare i propri interessi per fare queste cose e gestirle al posto tuo? Che tipo di persona saresti in quel caso? Sei forse un minorato mentale, un disabile o un animale domestico? Queste sono tutte cose che le persone dovrebbero fare istintivamente: perché gli altri dovrebbero abbandonare ciò che spetta loro e sacrificare le loro energie per fare queste cose al posto tuo? È appropriato? Questa richiesta di sacrificare i propri interessi per il bene altrui non è mera retorica? (Sì.) In che modo suona questo discorso e da dove proviene? Non è forse un prodotto di quei cosiddetti moralisti che non comprendono minimamente gli istinti, i bisogni e l’essenza dell’uomo, nonché della loro smania di vantarsi della loro superiorità morale? (Sì.) Non è forse disumano? (Sì.) Se tutti sacrificassero i propri interessi per il bene altrui, come gestirebbero poi i propri affari? Davvero tutti gli altri ti sembrano disabili, incapaci di gestire la propria vita, idioti, minorati mentali o imbecilli? Se non è così, allora perché devi sacrificare i tuoi interessi per gli altri e pretendere che gli altri abbandonino i loro per te? Vi sono perfino alcuni disabili che non vogliono che gli altri diano loro una mano, e preferiscono invece guadagnarsi da vivere e gestire la propria vita: non hanno bisogno che gli altri paghino un prezzo extra per loro o che offrano loro un aiuto supplementare. Vogliono essere trattati in maniera adeguata; è un modo per preservare la loro dignità. Ciò di cui hanno bisogno da parte degli altri è il rispetto, non la compassione e la pietà. E ciò non è forse ancor più valido per chi è in grado di badare a sé stesso? Pertanto, a Mio avviso, questa richiesta di sacrificare i propri interessi per il bene altrui non regge. Viola gli istinti e il senso di coscienza dell’uomo ed è a dir poco disumana. Anche se l’obiettivo è mantenere le norme sociali, l’ordine pubblico e le normali relazioni tra individui, non c’è bisogno di pretendere in questo modo irragionevole e disumano che tutti vadano contro la propria volontà e vivano per gli altri. Non sarebbe un po’ contorto e anomalo se le persone vivessero per gli altri e non per sé stesse?

In quali circostanze è applicabile la richiesta di sacrificare i propri interessi per il bene altrui? Una di queste circostanze è quando i genitori agiscono per il bene dei figli. È verosimile che ciò avvenga solo per un periodo di tempo limitato. Prima che i figli diventino adulti, i genitori dovrebbero fare del proprio meglio per prendersi cura di loro. Per crescere i figli fino all’età adulta e garantire loro una vita sana, felice e gioiosa, i genitori sacrificano la propria giovinezza, investono le proprie energie, rinunciano ai piaceri della carne e sacrificano persino la propria carriera e i propri hobby. Fanno tutto questo per i figli. Si tratta di una responsabilità. Perché i genitori devono adempiere a questa responsabilità? Perché ogni genitore ha l’obbligo di crescere i propri figli. È, per lui, una responsabilità ineludibile. Ma le persone non hanno questo obbligo nei confronti della società e dell’umanità. Se ti prendi cura di te stesso, se non provochi danni e non crei problemi agli altri, allora stai già facendo bene. Esiste un’altra circostanza: quella in cui le persone con disabilità fisiche non sono in grado di badare a sé stesse e hanno bisogno di genitori, fratelli e addirittura organizzazioni di previdenza sociale che le assistano nella loro vita e le aiutino a sopravvivere. Un’altra circostanza particolare è quando gruppi di persone o intere regioni vengono colpiti da un disastro naturale e non possono sopravvivere senza aiuti di emergenza. Questo è uno di quei casi in cui hanno bisogno dell’aiuto altrui. Vi sono altre circostanze, oltre a queste, in cui le persone dovrebbero sacrificare i propri interessi per aiutare gli altri? Forse no. Nella vita reale, la società è ferocemente competitiva e, se non si investe tutta l’energia mentale di cui si dispone nel fare bene il proprio lavoro, è difficile tirare avanti, sopravvivere. Il genere umano non è in grado di sacrificare i propri interessi per il bene altrui; va già più che bene se si riesce a garantirsi la propria sopravvivenza e a non violare gli interessi degli altri. In realtà, il vero volto dell’umanità è riflesso ancora più accuratamente dai conflitti e dagli assassinii per vendetta perpetrati nel contesto sociale e nelle circostanze della vita reale. Negli eventi sportivi puoi vedere che, quando gli atleti investono fino all’ultima goccia di energia per dimostrare chi sono e alla fine vincono, nessuno di loro dice: “Non voglio il titolo di campione. Penso che spetterebbe a te”. Nessuno lo farebbe mai. L’istinto degli individui è quello di competere per primeggiare, per essere i migliori e affermarsi come superiori a tutti gli altri. In realtà, le persone sono semplicemente incapaci di sacrificare i propri interessi per il bene altrui. Non rientra tra gli istinti dell’uomo avere la necessità o la volontà di sacrificare i propri interessi per il bene altrui. Per via della sua essenza e della sua natura, l’uomo può e vuole agire solo per sé stesso. Se qualcuno agisce per i propri interessi e, così facendo, è in grado di intraprendere la retta via, questo è un bene, e costui può essere considerato una buona creatura tra gli uomini. Se, agendo per i tuoi interessi personali, riesci a intraprendere la retta via, a perseguire la verità e le cose positive e ad avere un’influenza positiva su coloro che ti circondano, stai già andando più che bene. Proporre e promuovere l’idea di sacrificare i propri interessi per il bene altrui non è altro che retorica. Non è in linea con le esigenze dell’uomo, e tanto meno con lo stato attuale dell’umanità. Nonostante la richiesta di sacrificare i propri interessi per il bene altrui non si conformi alla realtà e sia disumana, occupa lo stesso un certo posto nel cuore delle persone e, in varia misura, i loro pensieri ne sono comunque influenzati e condizionati. Quando le persone agiscono solo per sé stesse, non agiscono per gli altri, non aiutano gli altri, non pensano agli altri e non mostrano considerazione per loro, capita spesso che provino nel cuore un senso di colpa. Avvertono una pressione invisibile e talvolta sentono persino lo sguardo critico degli altri su di sé. Tutti questi sentimenti derivano dall’influenza dell’ideologia morale tradizionale radicata nel profondo del loro cuore. Anche voi siete stati in varia misura influenzati dal dettame della cultura tradizionale di sacrificare i vostri interessi per il bene altrui? (Sì.) Molte persone approvano comunque i requisiti della cultura tradizionale e, se qualcuno è in grado di attenervisi, la gente penserà bene di lui e nessuno lo biasimerà o contrasterà, indipendentemente dal numero di requisiti che soddisfa. Chiunque, davanti a un individuo che vede una persona cadere per strada e non va ad aiutarla a rialzarsi, ne sarebbe contrariato e lo definirebbe alquanto disumano. Questo dimostra che gli standard richiesti dalla cultura tradizionale e applicati agli uomini occupano un certo posto nel cuore delle persone. È quindi accurato valutare un individuo sulla base di questi elementi della cultura tradizionale? Chi non comprende la verità non sarà mai in grado di capire appieno tale questione. Si potrebbe dire che la cultura tradizionale fa parte della vita umana da millenni, ma quali effetti ha sortito in realtà? Ha cambiato la prospettiva spirituale dell’umanità? Ha apportato civiltà e progresso alla società? Ne ha risolto i problemi di sicurezza pubblica? Ha avuto successo nell’istruire gli uomini? Non ha risolto nulla di tutto ciò. La cultura tradizionale non è stata affatto efficace, quindi possiamo tranquillamente affermare che gli standard richiesti e applicati all’uomo non possono essere considerati dei criteri: sono semplicemente dei vincoli destinati a legare le persone per le mani e per i piedi, a limitarne i pensieri e a regolarne il comportamento. Fanno sì che l’uomo, ovunque vada, sia ben educato, segua le regole, abbia una sembianza umana, rispetti gli anziani, si prenda cura dei giovani e sappia rispettare chi ha più esperienza. Fanno in modo che una persona non importuni gli altri manifestandosi ingenua e maleducata. Al massimo, questi standard mettono gli individui in condizione di apparire un po’ più presentabili e raffinati; in realtà, non hanno nulla a che fare con la loro essenza e servono solo a ottenere un’approvazione momentanea da parte degli altri e a soddisfare la propria vanità. Provi profonda gioia quando gli altri ti dicono che sei una brava persona perché hai sbrigato delle commissioni per loro. Così come sei deliziato quando dimostri di saperti prendere cura dei giovani e degli anziani cedendo loro il posto sull’autobus e gli altri dicono che sei una brava persona e che sei il futuro della nazione. Ti rallegri anche quando, mentre sei in fila per comprare dei biglietti, lasci passare avanti qualcuno che è dietro di te e gli altri ti lodano per la tua premura. Dopo aver seguito qualche regola e manifestato alcuni gesti di buon comportamento, ti senti in possesso di un carattere nobile. Non è forse stolto da parte tua credere di avere un prestigio più elevato degli altri dopo aver compiuto qualche buona azione isolata? Questa stoltezza può portarti a smarrirti e a perdere la ragione. Non vale la pena passare troppo tempo a condividere su questo detto riguardante la condotta morale che esorta a sacrificare i propri interessi per il bene altrui. I problemi a esso inerenti sono abbastanza facili da individuare, poiché deforma e distorce l’umanità, l’integrità e la dignità degli individui in misura davvero ampia. Li rende meno sinceri, meno concreti, più autocompiaciuti e meno capaci di sapere come dovrebbero vivere, come dovrebbero discernere le persone, gli eventi e le cose della vita reale e affrontare i vari problemi nella vita reale. Le persone sono solamente in grado di fornire un po’ d’aiuto e di sollevare gli altri dalle loro preoccupazioni e dai loro problemi, mentre perdono l’orientamento sul percorso che dovrebbero seguire nella vita, vengono manipolate da Satana e diventano oggetto della sua derisione: questo non è forse un segno di umiliazione? In ogni caso, questo cosiddetto standard morale di sacrificare i propri interessi per il bene altrui è un’affermazione falsa e depravata. Naturalmente, a questo proposito, Dio Si limita a chiedere agli uomini di adempiere agli obblighi, alle responsabilità e ai doveri che sono stati affidati loro, di non nuocere, ferire o danneggiare nessuno e di agire in modo che gli altri possano trarne vantaggio e beneficio: è sufficiente questo. Dio non chiede alle persone di assumersi responsabilità o obblighi extra. Se sei capace di adempiere a tutti i tuoi lavori, doveri, obblighi e responsabilità, stai già facendo bene; non è semplice? (Sì.) Questo è facilmente realizzabile. Dato che è così semplice e che tutti lo capiscono, non c’è bisogno di condividere al riguardo in modo più dettagliato.

Ora discuterò dell’affermazione riguardante la condotta morale: “Una donna deve essere virtuosa, gentile, delicata e dotata di moralità”. La differenza tra questa affermazione e gli altri standard di condotta morale posti alle persone è che questa norma è specificamente indirizzata alle donne. “Una donna deve essere virtuosa, gentile, delicata e dotata di moralità” è una richiesta disumana e inattuabile per le donne proposta dai cosiddetti moralisti. Perché dico ciò? Questo standard richiede che tutte le donne, che si tratti di figlie o di mogli, siano virtuose, gentili, delicate e dotate di moralità. Per essere considerate donne brave e rispettabili, devono praticare questo tipo di condotta morale e possedere tale carattere morale. Ciò implica per gli uomini che le donne devono essere virtuose, gentili, delicate e dotate di moralità, mentre gli uomini no, non hanno bisogno di essere virtuosi o gentili, né tanto meno delicati o dotati di moralità. Cosa devono fare gli uomini? Se le loro mogli non sono virtuose, gentili, delicate e dotate di moralità, essi possono divorziare da loro o abbandonarle. Se un uomo non riesce a tollerare l’idea di abbandonare la moglie, cosa dovrebbe fare? Dovrebbe trasformarla in una donna virtuosa, gentile, delicata e dotata di moralità: sono questi la sua responsabilità e il suo obbligo. La responsabilità sociale degli uomini è quella di supervisionare, guidare e controllare rigorosamente le donne. Essi devono incarnare totalmente il loro ruolo di superiori, devono opprimere le donne virtuose, gentili, delicate e dotate di moralità, svolgere il compito di signori delle donne e di capifamiglia, e assicurarsi che le donne facciano ciò che spetta loro e adempiano ai loro obblighi legittimi. Gli uomini, per contro, non hanno bisogno di praticare questo tipo di condotta morale: essi costituiscono un’eccezione a questa regola. Di conseguenza, questa affermazione riguardante la condotta morale è semplicemente uno standard secondo cui gli uomini possono giudicare le donne. Vale a dire, quando un uomo vuole sposare una donna dotata di una buona condotta morale, in che modo dovrebbe giudicarla? Può semplicemente stabilire se la donna è virtuosa, gentile, delicata e dotata di moralità. Se essa risponde a questi criteri, può sposarla; in caso contrario, non dovrebbe. Se sposasse una donna del genere, gli altri la guarderebbero dall’alto in basso e direbbero che non è una brava persona. Quindi, secondo i moralisti, quali sono i requisiti specifici che le donne devono soddisfare per essere considerate virtuose, gentili, delicate e dotate di moralità? Questi aggettivi hanno un qualche significato specifico? Ognuno di questi quattro attributi, “virtuosa”, “gentile”, “delicata” e “dotata di moralità”, è ricco di significato e nessuna di queste caratteristiche è facile da raggiungere per chiunque. Nessun uomo o intellettuale può esserne all’altezza, eppure pretendono che lo siano le donne comuni, cosa incredibilmente ingiusta nei loro confronti. Quali sono dunque i comportamenti di base e le forme specifiche di condotta morale che le donne devono assumere per essere considerate virtuose, gentili, delicate e dotate di moralità? In primo luogo, non devono mai mettere piede fuori dalle stanze più interne delle loro case e devono tenere i piedi legati tra loro a una distanza inferiore ai dieci centimetri, che è meno della lunghezza del palmo di un bambino. Questo limita i loro movimenti e fa sì che non possano andare dove vogliono. Prima del matrimonio, le donne non possono uscire dalle stanze più interne delle loro case, devono limitarsi ai loro salottini di clausura e non mostrarsi pubblicamente. Se sono capaci di attenersi a queste regole, allora possiedono il carattere morale di una donna nubile virtuosa, gentile, delicata e dotata di moralità. Dopo il matrimonio, la donna deve riservare obbedienza filiale ai suoceri e trattare con gentilezza gli altri parenti del marito. A prescindere da come la tratti o quanto la maltratti la famiglia del marito, lei deve sopportare vessazioni e critiche come un fedele cavallo da tiro. Non solo deve servire tutti i membri della famiglia, sia giovani che anziani, ma deve anche generare dei figli per portare avanti la linea di sangue, e tutto senza la minima lamentela. Per quanto venga picchiata o subisca dei torti da parte dei suoceri, per quanto si affatichi e per quanto duramente debba lavorare, non può mai lamentarsi con il marito di tutto questo. Per quanto venga vessata dai suoceri, non può rivelarlo a nessuno al di fuori della cerchia familiare né diffondere alcun pettegolezzo riguardante la famiglia. A prescindere dalla gravità del torto subìto, non può parlarne apertamente e deve incassare in silenzio insulti e umiliazioni. Non solo deve sopportare le vessazioni e le critiche, ma deve anche imparare a sottomettersi docilmente all’oppressione, a soffocare l’indignazione e a sopportare l’umiliazione e il fardello delle responsabilità: deve apprendere l’arte della sopportazione e della tolleranza. Qualunque cibo raffinato possa esserci a tavola, deve prima lasciare che lo mangino gli altri membri della famiglia; per dimostrare la sua obbedienza filiale, deve lasciar mangiare prima i suoceri, poi il marito e i figli. Dopo che tutti gli altri hanno mangiato e del cibo migliore non resta nulla, può riempirsi lo stomaco con gli avanzi. Oltre ai requisiti di cui ho appena parlato, nei tempi moderni ci si aspetta che le donne “eccellano in società così come in cucina”. Quando ho sentito questa frase, Mi sono chiesto: cosa fanno tutti gli uomini se è richiesto alle donne di eccellere in società così come in cucina? In casa le donne devono cucinare per tutti, sbrigare le faccende domestiche e prendersi cura dei bambini, e poi andare a lavorare nei campi; devono eccellere sia in casa che fuori, svolgendo tutti questi lavori. Gli uomini, invece, devono solo andare a lavorare, poi tornare a casa e oziare nel piacere e non occuparsi di alcuna faccenda domestica. Se sul lavoro qualcosa li fa arrabbiare, si sfogano con la moglie e i figli: questo è giusto? Che cosa avete osservato da quanto ho discusso finora? Nessuno pone agli uomini alcuna richiesta riguardante la condotta morale, mentre ci si aspetta che le donne, oltre a mantenere un carattere virtuoso, gentile, delicato e dotato di moralità, eccellano in società così come in cucina. Quante donne sono in grado di soddisfare tali requisiti? Non è forse ingiusto avanzare tali pretese nei loro confronti? Se una donna commette un minimo errore, viene picchiata, insultata e magari persino abbandonata dal marito. Le donne devono limitarsi a sopportare tutto questo e, se proprio non ce la fanno più, possono solo scegliere di togliersi la vita. Non è forse oppressivo porre loro delle richieste così disumane, dato che sono fisicamente più deboli, meno energiche e meno forti degli uomini? Chiedo alle donne presenti qui oggi: non trovereste eccessivo che qualcuno vi ponesse tali richieste nella vita reale? Davvero agli uomini spetta avere il controllo sulle donne? Spetta schiavizzarle e indurle a sopportare le vessazioni? Alla luce di questo stato di cose distorto, non possiamo forse concludere che il detto “Una donna deve essere virtuosa, gentile, delicata e dotata di moralità” sta effettivamente causando delle fratture all’interno della società? Non sta forse in tutta evidenza elevando il prestigio sociale degli uomini e diminuendo intenzionalmente quello delle donne? Questo requisito persuade fermamente uomini e donne che le donne possiedono per la società un prestigio e un valore inferiori agli uomini, anziché paritetici. Pertanto, le donne devono essere virtuose, gentili, delicate e dotate di moralità, patire maltrattamenti ed essere discriminate, umiliate e private dei diritti umani all’interno della società. Al contrario, viene dato per scontato che gli uomini dovrebbero essere i capifamiglia e richiedano ragionevolmente che le donne siano virtuose, gentili, delicate e dotate di moralità. Questo non equivale forse a provocare intenzionalmente un conflitto all’interno della società? Non è una creazione deliberata di spaccature sociali? Alcune donne non si ribelleranno dopo essere state maltrattate per un lungo periodo di tempo? (Sì.) Ovunque si verifichi un’ingiustizia, scaturisce una ribellione. Questo detto riguardante la condotta morale è equo e giusto nei confronti delle donne? A dir poco, non è né equo né giusto nei loro confronti: dà solo licenza agli uomini di agire in modo ancora più sfacciato, acuisce le fratture sociali, accresce il prestigio di cui gli uomini godono in società e diminuisce quello delle donne, privandole inoltre ancora di più del loro diritto di esistere e aggravando subdolamente la disuguaglianza di prestigio sociale tra uomini e donne. Posso condensare il ruolo che le donne svolgono in casa e nella società in generale, così come il tipo di condotta morale che manifestano, in due sole parole: sacco da pugilato. Per quanto riguarda la condotta morale, il detto “Una donna deve essere virtuosa, gentile, delicata e dotata di moralità” richiede alle donne di rispettare gli anziani della famiglia, di amare i membri più giovani della famiglia e prendersi cura di loro, di essere particolarmente deferenti nei confronti del marito e di servirlo in totale sottomissione. Devono occuparsi di tutti gli affari della famiglia dentro e fuori casa e, a prescindere da quante vessazioni subiscano, non possono mai lamentarsi: questo non è forse privarle dei loro diritti? (Sì.) Questo è privarle della loro libertà, del loro diritto di parola e del loro diritto di vivere. È umano privare le donne di tutti i loro diritti e pretendere comunque che adempiano alle loro responsabilità? Ciò equivale a calpestarle e a gettare su di loro un flagello!

È piuttosto ovvio che i moralisti che hanno imposto tale requisito alle donne, gettando così un flagello su di loro, erano uomini e non donne. Le donne non avrebbero mai scelto di calpestare la loro stessa categoria, quindi è stata senza dubbio la mano degli uomini. Essi temevano che, se le donne avessero acquisito troppe abilità, troppa autorità e troppa libertà, sarebbero diventate uguali a loro, a meno che non fossero state sottoposte a una supervisione e a un controllo rigorosi. Gradualmente, le donne capaci avrebbero acquisito un prestigio superiore a quello degli uomini, smettendo di svolgere i loro compiti in casa, e questo, secondo tali moralisti, avrebbe avuto un impatto sull’armonia domestica. Se nei singoli nuclei familiari fosse mancata l’armonia, la società nel suo complesso sarebbe diventata disarmonica e questo preoccupava i governanti del Paese. Vedi, di qualunque cosa discutiamo, la conversazione sembra sempre tornare alla classe dirigente. Essi nutrono intenzioni malvagie e desiderano gestire le donne e agire a loro danno, e questo è disumano. Pretendono che, tanto in casa quanto nella società in generale, le donne siano completamente obbedienti, si sottomettano con docilità all’oppressione, si umilino e si degradino, sopportino tutti gli insulti senza replicare, siano ben istruite e ragionevoli, miti e premurose, tollerino tutte le vessazioni e le critiche senza lamentarsi, e così via. È evidente che si aspettano che le donne siano come sacchi da pugilato e zerbini: se le donne facessero tutto questo, sarebbero ancora esseri umani? Se fossero davvero in grado di attenersi a tutte queste richieste, non sarebbero umane; sarebbero come gli idoli adorati dai non credenti che non mangiano e non bevono, che sono distaccati dalle preoccupazioni materiali del mondo, non si arrabbiano mai e sono privi di personalità. Oppure potrebbero essere come marionette o macchine che non pensano né reagiscono autonomamente. Qualsiasi persona reale avrebbe opinioni e punti di vista in merito ai detti e alle restrizioni del mondo esterno e non riuscirebbe a sottomettersi docilmente a tutte le oppressioni. È per questo che nell’era moderna sono nati i movimenti per i diritti delle donne. Nell’ultimo secolo, le donne hanno acquisito un prestigio sociale sempre maggiore e finalmente si sono liberate dalle catene che le tenevano legate. Per quanti anni sono state soggette a tale schiavitù? In Asia orientale sono state soggiogate come minimo per millenni. Questa schiavitù è stata incredibilmente crudele e brutale: venivano legati loro i piedi al punto che non potevano nemmeno camminare e nessuno le ha mai difese dalle ingiustizie. Ho sentito dire che nel XVII e XVIII secolo anche alcuni Paesi e regioni occidentali hanno posto restrizioni alla libertà delle donne. In che modo le limitavano a quei tempi? Le costringevano a indossare gonne circolari fissate in vita con fermagli metallici e tenute su da pesanti anelli penduli in metallo. Questo rendeva loro molto disagevole uscire di casa o camminare e riduceva drasticamente la loro mobilità. Per le donne era quindi molto difficile percorrere lunghe distanze o uscire di casa. Cosa facevano in queste difficili circostanze? Non restava loro che accettarle in silenzio e rimanere in casa, senza poter percorrere distanze maggiori. Uscire per passeggiare, vedere luoghi, ampliare i loro orizzonti o far visita alle amiche era fuori questione. Questo era il metodo utilizzato dalla società occidentale per limitare le donne: non si voleva che uscissero di casa e che entrassero in contatto con chi preferivano. A quei tempi, gli uomini potevano spostarsi a loro piacimento con le carrozze a cavalli senza alcuna limitazione, mentre le donne erano sottoposte a ogni tipo di restrizione quando uscivano di casa. In epoca moderna, le restrizioni imposte alle donne sono andate via via diminuendo: è stato proibito legare loro i piedi e le donne orientali sono libere di scegliere con chi avere una relazione. Al giorno d’oggi, le donne sono relativamente libere e stanno a poco a poco emergendo dall’ombra della schiavitù. Una volta venute fuori da quest’ombra, sono entrate nella società e hanno cominciato lentamente ad assumersi la loro parte di responsabilità. Hanno raggiunto un prestigio sociale relativamente elevato e godono di diritti e privilegi maggiori rispetto al passato. A poco a poco, alcuni Paesi hanno iniziato a eleggere delle donne come prime ministre e presidenti. È un bene o un male per l’umanità che il prestigio di cui godono le donne stia gradualmente aumentando? Come minimo, questo aumento di prestigio ha consentito loro una certa libertà e un certo affrancamento: questo è senza dubbio un bene per le donne. È vantaggioso per la società che le donne siano libere e abbiano il diritto di esprimersi? In effetti, sì; si dà il caso che le donne siano in grado di fare molte cose che gli uomini non sanno fare bene o non vogliono fare. Le donne eccellono in molti ambiti lavorativi. Al giorno d’oggi, possono non solo guidare le automobili, ma anche pilotare gli aerei. Alcune ricoprono inoltre il ruolo di funzionarie o presidenti addette agli affari delle nazioni, e lavorano bene quanto gli uomini: è un chiaro riflesso del fatto che le donne sono uguali agli uomini. Oggi i diritti che spettano alle donne vengono promossi e tutelati appieno, e questo è un fenomeno normale. Naturalmente è appropriato che esse godano dei loro diritti, ma questa è tornata a essere la norma soltanto adesso, dopo che la situazione è rimasta anomala per migliaia di anni, e l’uguaglianza tra uomini e donne è stata sostanzialmente raggiunta. Guardando la questione dalla prospettiva della vita reale, le donne stanno gradualmente aumentando la loro presenza in tutte le classi sociali e in tutti i settori industriali. Cosa ci dice questo? Che le donne in possesso delle più svariate specializzazioni stanno a poco a poco mettendo a frutto i loro talenti e contribuendo al valore dell’umanità e della società. A prescindere da come si consideri la situazione, questo è certamente vantaggioso per l’umanità. Se i loro diritti e il loro prestigio sociali non fossero stati ripristinati, che tipo di lavori svolgerebbero le donne? Starebbero a casa a prendersi cura dei mariti e ad allevare i figli, a occuparsi delle faccende domestiche e a esercitare la loro condotta virtuosa, gentile, delicata e dotata di moralità: non sarebbero affatto in grado di adempiere alle loro responsabilità sociali. Ora che i loro diritti vengono promossi e tutelati, possono fornire normalmente il proprio contributo alla società, e l’umanità ha goduto del valore e del contributo da esse apportati alla società. Da questo fatto emerge con totale certezza che uomini e donne sono uguali, che gli uomini non dovrebbero sminuire né maltrattare le donne, e che il prestigio sociale femminile andrebbe aumentato, il che significa che la società sta migliorando. L’umanità possiede ora una comprensione più profonda, corretta e regolata dei due sessi e, di conseguenza, sempre più donne hanno iniziato a svolgere lavori che prima si pensava non fossero in grado di fare. Non solo le lavoratrici sono spesso impiegate nelle imprese private, ma è diventato comune che occupino posizioni nei dipartimenti di ricerca scientifica, ed è in aumento la percentuale di donne che ricoprono ruoli di leadership nazionale. Tutti noi abbiamo inoltre sentito parlare di scrittrici, cantanti, imprenditrici e scienziate; molte donne sono diventate campionesse e vicecampionesse in competizioni sportive e ci sono state persino eroine femminili in tempi di guerra, il che dimostra che le donne possiedono le medesime capacità delle loro controparti maschili. La percentuale di donne impiegate in ogni settore è in aumento e questo è relativamente normale. In tutti i mestieri e le professioni della società contemporanea, vi sono sempre meno pregiudizi nei confronti delle donne, la società è più equa e vige una reale uguaglianza tra uomini e donne. Le donne non sono più vincolate e giudicate da frasi e criteri di condotta morale come “Una donna deve essere virtuosa, gentile, delicata e dotata di moralità” o “Una donna deve restare nel suo salottino di clausura”. Oggi i diritti delle donne vengono relativamente più tutelati e questo riflette davvero il clima sociale di uguaglianza tra i sessi.

A quanto pare, vediamo solo uomini che richiedono alle donne di essere virtuose, gentili, delicate e dotate di moralità, ma non vediamo mai donne pretendere lo stesso dagli uomini. Questo è un modo terribilmente ingiusto di trattare le donne, e anche in qualche modo egoista, spregevole e sfacciato. Si potrebbe anche dire che è illegale e oppressivo trattare le donne così. Nella società contemporanea, molti Paesi hanno sancito leggi che vietano i maltrattamenti a scapito di donne e bambini. In realtà, Dio non ha nulla di specifico da dire riguardo ai generi sessuali umani, perché sia l’uomo che la donna sono creazioni di Dio e derivano da Lui. Per usare una frase coniata dall’umanità, “Sia il palmo che il dorso della mano sono fatti di carne”; Dio non ha particolari pregiudizi nei confronti né degli uomini né delle donne, e neppure pone loro richieste differenti a seconda del sesso: per Lui sono uguali. Dunque, per giudicarti, Dio applica gli stessi pochi standard, che tu sia un uomo o una donna: Egli considera che tipo di umanità essenza possiedi, quale cammino percorri, qual è il tuo atteggiamento nei confronti della verità, se ami la verità, se hai un cuore che teme Dio e se sei in grado di sottometterti a Lui. Quando sceglie una persona e la coltiva perché compia un determinato dovere o adempia a una certa responsabilità, Dio non guarda se è un uomo o una donna. Dio promuove e utilizza le persone, di qualunque sesso siano, considerando se sono dotate di coscienza e ragione, se possiedono una levatura degna, se accettano la verità e quale cammino percorrono. Naturalmente, quando salva e perfeziona gli uomini, Egli non Si sofferma a considerarne il sesso. Se sei una donna, Dio non considera se sei virtuosa, gentile, delicata e dotata di moralità, o se sei ben educata, e non valuta gli uomini in base alla loro virilità e alla loro mascolinità: non sono questi gli standard che Egli adotta per valutare uomini e donne. Eppure, tra i ranghi dell’umanità corrotta, c’è sempre chi opera discriminazioni a scapito delle donne, chi pone loro determinate richieste immorali e disumane per privarle dei loro diritti, del loro legittimo prestigio sociale, del valore che dovrebbero avere per la società, così come chi cerca di limitare e vincolare lo sviluppo positivo delle donne e la loro esistenza all’interno della società, distorcendo il loro assetto psicologico. Questo porta le donne a condurre la loro intera esistenza in uno stato di depressione e angoscia, senza avere altra scelta che sopportare uno stile di vita umiliante all’interno di questi ambienti sociali e morali distorti e malsani. L’unica ragione per cui ciò è accaduto è che la società e il mondo intero sono controllati da Satana, e demoni di ogni sorta stanno ingannando e corrompendo l’umanità in modo sconsiderato. Di conseguenza, le persone non riescono a vedere la vera luce, non ricercano Dio e vivono involontariamente o inconsapevolmente in preda all’inganno e alla manipolazione di Satana, incapaci di liberarsi. La loro unica via d’uscita è ricercare le parole, la manifestazione e l’opera di Dio al fine di acquisire comprensione della verità ed essere in grado di vedere e discernere chiaramente tutte le varie falsità, eresie, menzogne e affermazioni assurde che derivano da Satana e dall’umanità malvagia. Solo allora potranno liberarsi da tali vincoli, pressioni e influenze. E solamente valutando le persone e le cose, comportandosi e agendo in base alle parole di Dio e alla verità si può vivere una sembianza umana, condurre un’esistenza con dignità e nella luce, fare ciò che si dovrebbe fare, adempiere agli obblighi a cui si dovrebbe adempiere e, naturalmente, contribuire con il proprio valore e portare a termine la propria missione di vita sotto la guida di Dio e indirizzati da pensieri e punti di vista corretti: una vita di questo tipo non è forse ricca di significato? (Sì.) Riflettendo sul modo in cui Satana ha usato il detto “Una donna deve essere virtuosa, gentile, delicata e dotata di moralità” per imporre richieste alle donne e limitarle, controllarle e addirittura schiavizzarle per molte migliaia di anni, che tipo di sentimenti provate? Quando tutte voi donne sentite citare la frase “Una donna deve essere virtuosa, gentile, delicata e dotata di moralità”, non avvertite immediatamente nascere in voi una certa opposizione e non dite forse: “Non parlarne nemmeno! Non ha nulla a che fare con me. Anche se sono una donna, le parole di Dio dicono che questa frase non ha nulla a che fare con le donne”? Alcuni uomini diranno: “Se questa frase non ha niente a che fare con te, allora a chi è rivolta? Non sei forse una donna tu?” E voi risponderete: “Sono una donna, è vero. Ma queste parole non provengono da Dio, non sono la verità. Provengono dal diavolo e dall’umanità, calpestano le donne e le privano del loro diritto alla vita. Si tratta di parole disumane e ingiuste nei confronti delle donne. Io prendo posizione e mi oppongo!” In realtà non è necessario opporsi. Tutto ciò che dovete fare di fronte a questo tipo di frasi è avere il giusto approccio, rifiutarle e non lasciarvene influenzare e condizionare. Se in futuro qualcuno vi dicesse: “Non hai l’aspetto di una donna e parli in modo davvero rozzo, come un uomo. Chi mai vorrebbe sposarti?”, come dovreste rispondere? Potete dire: “Se nessuno mi sposa, così sia. Intendi davvero dire che l’unico modo per vivere dignitosamente è essere sposata? Intendi dire che solo le donne virtuose, gentili, delicate, dotate di moralità e amate da tutti sono vere donne? Non può essere così: virtuose, gentili, delicate e dotate di moralità non dovrebbero essere le espressioni con cui vengono definite veramente le donne. Non si dovrebbe definirle in base al sesso, e la loro umanità non dovrebbe essere giudicata in base al fatto che siano virtuose, gentili, delicate e dotate di moralità; le donne andrebbero invece giudicate applicando gli standard con cui Dio valuta l’umanità degli esseri umani. È questo il modo equo e oggettivo di valutarle”. Ora possedete una comprensione di base del detto “Una donna deve essere virtuosa, gentile, delicata e dotata di moralità”? La Mia comunione dovrebbe avervi ormai chiarito le verità inerenti a questo detto e i punti di vista corretti con cui andrebbe approcciato.

C’è un altro detto, che recita: “Quando si beve l’acqua di un pozzo, non si deve mai dimenticare chi l’ha scavato”. Non voglio condividere in merito. Perché non voglio farlo? Questo detto assomiglia a “Sacrifica i tuoi interessi per il bene altrui” e anch’esso cela degli elementi profondamente distorti. Quanto sarebbe disagevole dover commemorare chi ha scavato un pozzo ogni volta che vi si va ad attingere l’acqua? Alcuni pozzi sono adornati con nastri rossi e talismani: non sarebbe un po’ strano se la gente vi bruciasse anche incenso e facesse offerte a base di frutta? Rispetto alla frase “Quando si beve l’acqua di un pozzo, non si deve mai dimenticare chi l’ha scavato”, preferisco di gran lunga il detto “Le generazioni future godono dell’ombra degli alberi piantati da quelle passate”, poiché questo detto riflette una realtà che le persone possono di fatto sperimentare e vivere personalmente. Una volta piantato, a un albero occorrono tra i dieci e i vent’anni per crescere fino a raggiungere le dimensioni che gli permettono di fare ombra, quindi la persona che l’ha piantato non potrà godere a lungo della sua ombra e solo le generazioni successive ne beneficeranno per tutta la vita. Questo è l’ordine naturale delle cose. Per contro, è in un certo senso da pazzi commemorare chi ha scavato un pozzo ogni volta che se ne beve l’acqua. Non apparirebbe un po’ folle se ognuno dovesse commemorare e ricordare chi ha scavato un pozzo ogni volta che va ad attingervi dell’acqua? Poniamo che un anno ci fosse siccità e in molti avessero bisogno di attingere acqua da quel pozzo: se prima di attingerla tutti dovessero stare lì a riflettere su chi ha scavato il pozzo, ciò non impedirebbe loro di procurarsi l’acqua e di cucinare? Sarebbe davvero necessario? Non farebbe altro che tenere tutti bloccati. L’anima di chi ha scavato il pozzo dimora forse nelle vicinanze? Può udire la loro commemorazione? Nulla di tutto ciò è possibile. Quindi la frase “Quando si beve l’acqua di un pozzo, non si deve mai dimenticare chi l’ha scavato” è assurda e totalmente priva di significato. La cultura tradizionale cinese ha promosso molti detti analoghi riguardanti la condotta morale, la maggior parte dei quali sono assurdi, e questo in particolare è tra i più assurdi in assoluto. Chi ha scavato il pozzo? Per chi l’ha scavato e perché? Ha davvero scavato il pozzo per tutti e per le generazioni successive? Non per forza. Lo ha semplicemente scavato per sé stesso e per permettere alla sua famiglia di avere acqua potabile, senza affatto pensare alle generazioni successive. Non è forse ingannevole e fuorviante richiedere a tutte le generazioni successive di commemorare e ringraziare colui che ha scavato il pozzo, inducendole a credere che l’abbia scavato per tutti? Pertanto, chi ha promosso questo detto non stava facendo altro che imporre i propri pensieri e punti di vista agli altri, costringendoli ad accettare le proprie idee. Ciò è immorale e susciterà disgusto, repulsione e avversione nei confronti di tale detto in un numero ancora maggiore di persone. Coloro che promuovono questo tipo di affermazioni hanno semplicemente alcune deficienze intellettuali che li portano per forza di cose a parlare e agire in modo ridicolo. Quali effetti hanno sulle persone le idee e i punti di vista della cultura tradizionale, come i detti “Quando si beve l’acqua di un pozzo, non si deve mai dimenticare chi l’ha scavato” e “Una goccia d’acqua di gentilezza dovrebbe essere ripagata con una sorgente zampillante”? Che cosa hanno guadagnato gli individui istruiti e quelli in possesso di un po’ di conoscenza da questi detti della cultura tradizionale? Sono diventati di fatto delle brave persone? Hanno vissuto una sembianza umana? Assolutamente no. Questi esperti di moralità che venerano la cultura tradizionale siedono sui loro alti trespoli all’apice della moralità e avanzano alle persone pretese morali che non sono minimamente in linea con lo stato reale delle loro vite; questo è immorale e disumano per tutti coloro che vivono su questa terra. I punti di vista morali della cultura tradizionale che costoro promuovono possono trasformare una persona dotata di una ragione sufficientemente normale in qualcuno in possesso di un anomalo senso della ragione e capace di dire cose che gli altri troveranno impensabili e incomprensibili. L’umanità di queste persone è distorta e la loro mente depravata. Non c’è da stupirsi, quindi, se molti cinesi tendono a dire cose un po’ bizzarre e difficili da comprendere durante gli eventi sportivi, nei luoghi pubblici e nei contesti ufficiali. Tutti i loro discorsi sono teorie vuote e ridicole e non contengono neanche un briciolo di sincerità o concretezza. Questa è la prova autentica, il risultato della corruzione dell’umanità da parte di Satana e la conseguenza dell’istruzione del popolo cinese a opera della cultura tradizionale protratta per migliaia di anni. Tutto ciò ha trasformato persone che vivevano in modo sincero e autentico in individui che si comportano in modo falso e abilissimi nel simulare e camuffarsi per ingannare gli altri, individui in apparenza incredibilmente colti e capaci di esprimere con eloquenza opinioni in merito all’ambito teorico, ma che in realtà possiedono una mentalità distorta e non sanno parlare in modo ragionevole o interagire e comunicare con gli altri: tutti loro possiedono fondamentalmente tale natura. Parlando in senso stretto, costoro sfiorano l’orlo della malattia mentale. Se non riesci ad accettare queste parole, ti esorto a farne esperienza. La comunione di oggi si conclude qui.

2 aprile 2022

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