61. Le conseguenze dell’essere una persona compiacente

di Bai Hua, Cina

In passato, ero una persona compiacente. Ogni volta che vedevo uno dei fratelli o delle sorelle rivelare corruzione o compiere il proprio dovere in modo superficiale, non avevo il coraggio di farglielo notare, nel timore di danneggiarne la reputazione e di dar loro una cattiva impressione di me. Nell’interagire con loro, seguivo la filosofia satanica del “Pensare prima di parlare e poi parlare con riserbo” e, nelle volte in cui facevo loro notare le cose per aiutarli, mi limitavo a laconici commenti poco convinti per minimizzare la situazione. A volte, sentivo i fratelli e le sorelle descrivermi come amichevole, e la cosa mi riempiva il cuore di gioia. Credevo di piacere loro, e che di conseguenza dovessi piacere anche a Dio. Solo quando sono stata potata, ho fallito e ho fatto dei passi falsi, sono stata in grado di acquisire una certa comprensione di me stessa e di vedere chiaramente la natura, i danni e le conseguenze dell’essere una persona compiacente.

Sono stata eletta leader della chiesa nel 2018. Sapevo che alcuni degli aspetti cruciali del prestare servizio nel ruolo di leader erano condividere sulla verità, risolvere le difficoltà degli altri nell’ingresso nella vita e proteggere la vita della chiesa. Ma io, per paura di offendere qualcuno, ogni volta che rilevavo un problema adottavo sempre la tattica di gestirlo fornendo consigli con gentilezza e pacatezza. In quel periodo, ho notato che il diacono dell’irrigazione, fratello Liu Liang, era superficiale, non si assumeva un fardello nel suo dovere e, quando i nuovi arrivati avevano un problema, non faceva comunione con loro per trovare prontamente una soluzione, cosa che rendeva alcuni di loro negativi e deboli. Ero consapevole della gravità di questo problema e del fatto che avrei dovuto condividere con lui e analizzare la sua superficialità nel dovere. Se avesse continuato in quel modo, senza pentirsi, avrebbe sicuramente disgustato Dio. Tuttavia, nel momento in cui ho incontrato Liu Liang, ho battuto in ritirata. Ho pensato: “Tiene molto alla sua reputazione; quindi, se gli faccio notare questi problemi e ferisco i suoi sentimenti, sicuramente si farà una cattiva opinione di me. Se rifiuta di accettarlo e sviluppa una sorta di astio o di distacco nei miei confronti, a parte l’imbarazzo che proverò, mi risulterà difficile andare d’accordo con lui. Se i fratelli e le sorelle pensassero che, ora che sono leader, sto iniziando a sgridare e rimproverare le persone, avrebbero ancora una buona impressione di me? Lasciam perdere: non farò comunione con lui e non analizzerò i suoi problemi”. Così, mi sono limitata a consigliarlo con tatto, minimizzando il problema: “Dobbiamo mettere più cuore nei nostri doveri, assumerci un fardello…” Di conseguenza, Liu Liang non si è reso conto dell’essenza del suo approccio superficiale al dovere e ha continuato a comportarsi in modo irresponsabile come sempre. Questo mi ha messa a disagio. Ero una leader della chiesa e vedevo un fratello prendere il suo dovere alla leggera, cosa che si ripercuoteva sul lavoro della chiesa, ma non stavo risolvendo il problema attraverso la comunione sulla verità. Stavo forse svolgendo un lavoro reale? Si trattava di una grave negligenza nei confronti del mio dovere. Più ci pensavo e più mi sentivo male, ma non riuscivo lo stesso a decidermi a segnalare Liu Liang. Temevo che, se l’avessi smascherato e potato, avrebbe potuto pensare che fossi priva di compassione, e che, se fosse diventato negativo e avesse gettato la spugna e abbandonato il suo dovere, fratelli e sorelle mi avrebbero ritenuto incapace di svolgere il lavoro. Questo non solo avrebbe compromesso il nostro rapporto generale, ma anche danneggiato la mia reputazione. Mi sono detta: “Lascia perdere; ho già detto qualcosa a Liu Liang, quindi lascerò che ci rifletta su col tempo”. Così facendo, alla fine non ho mai esposto né analizzato il suo problema.

In seguito, ho notato che altri due fratelli che lavoravano con me erano sempre in disaccordo perché avevano una diversa visione delle cose. Nessuno dei due cedeva e le discussioni in merito al lavoro erano sempre inconcludenti. A volte, in seguito a un litigio tra i due, si creava tra loro una frattura, e questo si ripercuoteva sul lavoro della chiesa. Consapevole della gravità del problema, mi sono detta che non avrei dovuto tardare un minuto di più a rivelare le manifestazioni, la natura e le conseguenze della loro arroganza, presunzione e testardaggine. Ma anche in quel caso, appena li ho incontrati, mi sono tirata indietro, pensando: “Sono entrambi leader da anni, quindi dovrebbero saper acquisire consapevolezza del problema senza che io gliene parli. Inoltre, sono entrambi molto gentili con me: se condividessi sulla natura e sulle gravi conseguenze del loro problema, potrebbero pensare che stia solo rimarcando i loro difetti. In quel caso, sarebbe difficile andare d’accordo con loro. Lascia perdere. Leggono spesso le parole di Dio, quindi con il tempo riusciranno a rifletterci un po’ su”. Così, quando li ho visti litigare di nuovo, mi sono limitata a dare loro qualche consiglio stringato, invitandoli a calmarsi senza esporli direttamente.

Un giorno, una sorella mi ha detto: “Il lavoro della nostra chiesa non sta andando molto bene. Ci sono problemi evidenti nei doveri di alcuni fratelli e sorelle e tu non stai condividendo per risolverli. Questa mancanza di lavoro reale non ti rende forse una falsa leader?” Le sue parole mi hanno davvero sconvolta. Sapevo benissimo che alcuni fratelli e sorelle manifestavano dei problemi su cui non stavo intervenendo. Non stavo affatto adempiendo alle responsabilità di un leader. Non mi stavo forse comportando da falsa leader? Sapevo che, se avessi continuato a non praticare la verità, Dio avrebbe provato sdegno per me e mi avrebbe eliminata. Una simile prospettiva mi spaventava, così ho detto una preghiera: “Dio, vedo alcuni fratelli e sorelle vivere secondo la loro indole corrotta e la vita della nostra chiesa e vari aspetti del lavoro ne stanno risentendo gravemente, eppure non sono in grado di mettere in pratica la verità per trovare una soluzione. Dio, Ti prego di guidarmi a conoscere me stessa”.

Dopo aver pregato, ho letto queste parole di Dio: “Praticare la verità non significa dire parole vuote o urlare slogan. Riguarda piuttosto, a prescindere da ciò che le persone possano incontrare nella vita, purché implichi i principi della condotta umana, i loro punti di vista sulle cose o il compimento dei propri doveri; le persone si trovano di fronte a una scelta e devono cercare la verità, devono cercare una base e dei principi nelle parole di Dio, e poi devono trovare un cammino di pratica. Coloro che sono capaci di praticare in questo modo sono persone che perseguono la verità. Essere in grado di perseguire la verità in questo modo, indipendentemente dalle grandi difficoltà che si incontrano, significa percorrere il cammino di Pietro, il cammino della ricerca della verità. Per esempio: quale principio bisogna seguire quando si tratta di interagire con gli altri? Forse la tua opinione originaria è che ‘L’armonia è un tesoro, la tolleranza è intelligenza’, e che dovresti mantenere buoni rapporti con tutti, non far perdere la faccia agli altri e non offendere nessuno, ottenendo così buoni rapporti con gli altri. Vincolato da questa opinione, rimarrai in silenzio quando con i tuoi occhi vedrai altre persone commettere azioni cattive o violare i principi. Preferiresti che il lavoro della chiesa subisse perdite piuttosto che offendere qualcuno. Cerchi di mantenere buoni rapporti con tutti, chiunque essi siano. Quando parli, pensi soltanto ai sentimenti umani e a salvare la faccia e dici sempre parole che suonano bene per compiacere gli altri. Anche se scopri che qualcuno ha dei problemi, scegli di tollerarli e ne parli alle sue spalle, ma in faccia a quella persona mantieni la pace e il rapporto. Cosa pensi di tale condotta? Non è forse quella di una persona compiacente? Non è piuttosto sfuggente? Viola i principi della condotta umana. Non è forse infimo comportarsi in questo modo? Chi si comporta così non è una brava persona, questo non è un modo nobile di comportarsi. Indipendentemente da quanto tu abbia sofferto e da quanti prezzi tu abbia pagato, se ti comporti senza principi hai fallito sotto questo aspetto e la tua condotta non sarà riconosciuta, ricordata o accettata davanti a Dio(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Per svolgere bene il proprio dovere, bisogna almeno possedere coscienza e ragione”). Leggere le parole di Dio che smascherano le persone compiacenti mi ha piuttosto turbata. Non risolvevo i problemi della chiesa non perché non li vedessi chiaramente, ma perché non volevo offendere nessuno e temevo di dare agli altri una cattiva impressione. Cercavo di proteggere la mia immagine e il mio prestigio. Dio detesta le persone come me, che non agiscono secondo i princìpi, non mettono in pratica la verità e sono egoiste e propense all’inganno. Ho ripensato al mio comportamento. Avevo visto che Liu Liang era sempre negligente nei suoi doveri e ostacolava il nostro lavoro di irrigazione, quindi avrei dovuto smascherare e analizzare la natura del suo comportamento. Ma avevo paura che tutti mi vedessero sotto una cattiva luce, che dicessero che, ora che ero una leader, rimproveravo gli altri e sottolineavo i loro difetti; quindi, allo scopo di proteggere la mia immagine, non ho mai analizzato la natura del problema di Liu Liang. Mi sono limitata ad accennare di striscio alla questione senza fornirgli alcun aiuto concreto. Neanche quando ho visto quei due fratelli che non riuscivano ad andare d’accordo, e il grave impatto che ciò aveva sul lavoro della nostra chiesa, ho mai esposto o analizzato la questione per aiutarli a capire sé stessi. Il lavoro della chiesa ne ha risentito. Vivevo secondo filosofie sataniche come “L’armonia è un tesoro, la tolleranza è intelligenza”, “Tacere sui difetti dei buoni amici consente una lunga e grande amicizia” e “Un amico in più significa un sentiero in più”. Per il desiderio di proteggere la mia reputazione e il mio prestigio e apparire a tutti come una brava persona, pur vedendo le cose chiaramente, non condividevo mai appieno ciò che pensavo. Questo non solo danneggiava gli altri fratelli e sorelle, ma ritardava anche il lavoro della chiesa. Ho visto che ero totalmente priva di coscienza e di ragione e non avevo la minima devozione a Dio. E quello significava essere una brava persona? Anche se in apparenza andavo d’accordo con tutti, e gli altri dicevano che ero una brava persona e avevano una buona impressione di me, al cospetto di Dio non stavo compiendo alcun dovere. Agli occhi di Dio, ero una persona sleale e indegna di fiducia. Stavo disgustando Dio. Resamene conto, mi sono subito pentita al Suo cospetto. Sapevo di non poter continuare così: dovevo ricercare la verità per risolvere il mio problema.

In seguito, ho letto queste parole di Dio: “Quali sono dunque le conseguenze del loro perseguimento di fama, guadagno e prestigio? In primo luogo, esso influisce sul modo in cui i prescelti di Dio si nutrono normalmente delle parole di Dio e su come comprendono la verità, ostacola il loro ingresso nella vita, impedisce loro di accedere alla giusta via della fede in Dio e li conduce sul sentiero sbagliato, cosa che li danneggia e li porta alla rovina. E che effetto ha in definitiva sul lavoro della chiesa? Lo disturba, danneggia, lo distrugge. Queste sono le conseguenze provocate dal perseguimento di fama, guadagno e prestigio. Svolgere il proprio dovere in questo modo non può forse definirsi come percorrere il cammino di un anticristo? Quando Dio chiede alle persone di rinunciare alla fama, al guadagno e al prestigio, non le sta privando del diritto di scegliere; piuttosto, ciò dipende dal fatto che, perseguendo fama, guadagno e prestigio, le persone intralciano e disturbano il lavoro della chiesa e l’ingresso nella vita dei prescelti di Dio, e possono addirittura influenzare più individui nel loro nutrirsi delle parole di Dio, nel comprendere la verità e nell’ottenere in tal modo la salvezza da parte di Dio. Questo è un fatto indiscutibile. Quando le persone perseguono la fama, il guadagno e il prestigio personali, è certo che non perseguiranno la verità e non compiranno lealmente il loro dovere. Parleranno e agiranno solo per la fama, il guadagno e il prestigio, e tutto il lavoro che svolgeranno, senza la minima eccezione, sarà a tal fine. Comportarsi e agire in questo modo è, senza dubbio, percorrere il cammino di un anticristo; è un intralcio e un disturbo dell’opera di Dio, e tutte le svariate conseguenze che ne derivano ostacolano la diffusione del Vangelo del Regno e il portare avanti la volontà di Dio all’interno della chiesa. Si può quindi affermare con certezza che il cammino percorso da coloro che perseguono la fama, il guadagno e il prestigio è il cammino dell’opposizione a Dio. È un’opposizione intenzionale contro di Lui, un dirGli di no: è collaborare con Satana nell’opporsi a Dio e nell’esserGli ostili. Tale è la natura del perseguimento di fama, guadagno e prestigio. Il problema delle persone che perseguono i propri interessi personali è che gli obiettivi che perseguono sono quelli di Satana, obiettivi malvagi e ingiusti. Quando le persone perseguono interessi personali come la fama, il guadagno e il prestigio, diventano inconsapevolmente un canale di Satana, un suo mezzo e, per di più, una sua incarnazione. Costoro ricoprono un ruolo negativo nella chiesa; l’effetto che hanno sul lavoro della chiesa, sulla normale vita della chiesa e sul normale perseguimento dei prescelti di Dio è quello di disturbare e compromettere; hanno un effetto avverso e negativo(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte prima”). Attraverso la parola di Dio, ho capito che la natura e le conseguenze dell’essere una persona compiacente, che salvaguarda i propri interessi e non mette in pratica la verità, sono intralciare e sabotare il lavoro della casa di Dio e diventare tirapiedi di Satana. Se avessi continuato a non pentirmi, Dio mi avrebbe sdegnata ed eliminata. In quanto leader della chiesa, la mia responsabilità è condividere sulla verità per risolvere i problemi e le difficoltà dei fratelli e delle sorelle nel loro ingresso nella vita e proteggere la vita della chiesa. Io, al contrario, quando vedevo i problemi degli altri, non li aiutavo a cambiare esponendo e analizzando l’essenza del loro comportamento, comportandomi invece da persona compiacente per proteggere il mio prestigio e la mia reputazione, fungendo da lacchè di Satana, danneggiando il lavoro della chiesa e la vita dei fratelli e delle sorelle. Ero fortemente controllata dalla mia indole corrotta, troppo vigliacca per mettere in pratica la verità e sostenere la giustizia. Ero una tirapiedi di Satana, debole e incompetente, e vivevo in modo estremamente spregevole e patetico. Se non avessi iniziato a praticare la verità e non mi fossi ribellata a me stessa, sarei stata davvero indegna di vivere davanti a Dio! Se le Sue parole non mi avessero giudicato e smascherato, non avrei mai acquisito consapevolezza della mia corruzione, né avrei mai conosciuto i pericoli e le conseguenze dell’essere una persona compiacente e del non praticare la verità. Ero intenzionata a ribellarmi a me stessa e a smettere di comportarmi da adulatrice.

In seguito, ho letto due passi delle parole di Dio che mi hanno fornito dei percorsi di pratica. La parola di Dio dice: “In sostanza, Dio è leale, quindi ci si può sempre fidare delle Sue parole. Inoltre, le Sue azioni sono irreprensibili e indiscutibili: ecco perché Dio apprezza coloro che sono del tutto onesti con Lui(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Tre ammonimenti”). “Se hai le motivazioni e la prospettiva di una ‘persona compiacente’, allora, in tutte le questioni, sarai incapace di praticare la verità e di rispettare i principi, e fallirai sempre e cadrai. Se non ti risvegli e non cerchi mai la verità, allora sei un miscredente e non otterrai mai la verità e la vita. Che cosa dovreste fare, allora? Di fronte a queste cose, devi pregare Dio e invocarLo, implorando la salvezza e chiedendoGli di darti più fede e forza e metterti in grado di rispettare i principi, di fare ciò che dovresti fare, di gestire le cose secondo i principi, di rimanere saldo nella posizione in cui dovresti stare, proteggere gli interessi della casa di Dio e impedire che si verifichi un danno all’opera della casa di Dio. Se sei in grado di ribellarti contro i tuoi interessi personali, il tuo orgoglio e il tuo punto di vista di ‘persona compiacente’, e se fai ciò che dovresti fare con un cuore onesto e indiviso, allora avrai sconfitto Satana e avrai guadagnato questo aspetto della verità. Se continui sempre a vivere secondo la filosofia di Satana, a proteggere i tuoi rapporti con gli altri, a non praticare mai la verità e a non osare rispettarne i principi, allora sarai in grado di praticare la verità in altre questioni? Continuerai a non avere fede o forza. Se non sei mai in grado di cercare o accettare la verità, allora tale fede in Dio ti permetterà di ottenere la verità? (No.) E se non riesci a ottenere la verità, puoi essere salvato? Non puoi. Se vivete sempre secondo la filosofia di Satana, completamente privi della verità realtà, allora non potrete mai essere salvati. Dovrebbe esservi chiaro che ottenere la verità è una condizione necessaria per la salvezza. Come si può dunque ottenere la verità? Se sei in grado di praticare la verità, se riesci a vivere secondo la verità, e la verità diventa la base della tua vita, allora otterrai la verità e avrai la vita, e così sarai uno di coloro che sono salvati(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Leggendo queste parole, ho capito che a Dio piacciono le persone oneste. Le persone oneste non pensano a proteggere i loro rapporti con gli altri e non si preoccupano dell’opinione altrui; al contrario, è Dio ad avere un posto nel loro cuore. Sostengono i princìpi in ogni cosa, possiedono senso di giustizia e sono leali verso Dio. Ripensando a me stessa, ho visto che io invece mi preoccupavo troppo delle mie relazioni interpersonali, della mia reputazione e del mio prestigio. Quando succedevano cose che richiedevano di proteggere gli interessi della chiesa e di mettere in pratica la verità, mi schieravo sempre dalla parte di Satana, senza avere il coraggio di sostenere le verità principi; mi ribellavo e mi opponevo a Dio costantemente, ferendoLo e deludendoLo. In realtà, dire la verità e mettere in evidenza i problemi di qualcuno non significa metterlo in imbarazzo. È invece un grande beneficio, sia che si tratti di un fratello o di una sorella, sia che abbia a che fare con il lavoro della chiesa. Se noto che una persona rivela corruzione, ma non le facciamo notare la natura e le conseguenze di questo tipo di comportamento, non si renderà mai conto della gravità del suo problema e non sarà in grado di cambiare. Questo non solo ostacola il suo ingresso nella vita, ma si ripercuote anche sul lavoro della chiesa, e disgusta Dio, poiché vivo secondo un’indole corrotta e non proteggiamo il lavoro della chiesa. Ero sempre assai preoccupata della mia reputazione e del mio prestigio, sempre preoccupata dell’opinione degli altri senza dare priorità a quella di Dio. Non consideravo come agire in conformità alla verità. Ero costantemente condizionata dalla mia indole corrotta, una vera sciocca. Non potevo continuare a permettere che la mia indole corrotta guidasse le mie azioni e non volevo essere lo smidollato zimbello di Satana. Dovevo essere una persona onesta e dotata di senso di giustizia che risultasse gradita a Dio. Una volta compreso ciò, ho acquisito la determinazione a praticare la verità e a ribellarmi contro la carne. Qualsiasi opinione gli altri avessero di me, avrei sostenuto i princìpi e mi sarei schierata al fianco di Dio nel proteggere il lavoro della chiesa. Il giorno dopo, ho cercato quei due fratelli; mentre mi accingevo a far notare loro il problema che manifestavano, mi ha assalita una leggera preoccupazione. Mi chiedevo: “E se non accettassero di essere smascherati e potati e se la prendessero con me? Come potrei mostrare la mia faccia in futuro?” Mi sono resa conto che la mia indole corrotta mi stava condizionando, così ho detto una preghiera, chiedendo a Dio di aiutarmi a mettere in pratica la verità. Poi, ho rammentato queste Sue parole: “Essere incapace di sostenere le Mie testimonianze e i Miei interessi è tradimento. Offrire falsi sorrisi quando si è lontani da Me nel cuore è tradimento(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Un problema gravissimo: il tradimento (1)”). Dalle parole di Dio, ho capito che, se avessi continuato a compiacere le persone, a non praticare la verità e a non proteggere gli interessi della chiesa, avrei tradito Dio. Sapevo di dover smettere di proteggere le mie relazioni interpersonali e che, indipendentemente da ciò che gli altri avrebbero pensato di me dopo che avessi evidenziato i loro problemi, dovevo rendere conto a Dio e mettere in pratica la verità. Così, ho esposto la loro arroganza e la loro scarsa inclinazione a collaborare, nonché l’essenza e le conseguenze di simili comportamenti. Ho anche trovato alcune parole di Dio da leggere loro. Dopo aver ascoltato, sono stati capaci di riflettere e di conoscere sé stessi alla luce delle parole di Dio, ed erano intenzionati a pentirsi e a cambiare. Ero così felice di vederli in grado di conoscere sé stessi, ma mi sentivo anche un po’ in colpa. Se fossi riuscita a mettere in pratica la verità e ad aiutarli prima a capire la gravità del loro problema, avrebbero potuto cambiare più in fretta. Non avrebbero continuato a vivere nella corruzione, a subire i danni di Satana e a essere il suo trastullo, e soprattutto non avrebbero ostacolato il lavoro della chiesa. Avevo sempre temuto che, se avessi sottolineato i problemi degli altri, si sarebbero risentiti e mi avrebbero portato rancore. Ma in realtà era tutto frutto della mia immaginazione. Purché una persona sia in grado di accettare la verità, non svilupperà pregiudizi, e potrà anzi imparare una lezione. Questo modo di praticare giova sia agli altri che a me stessa.

Da quel momento in poi, ho avuto più sicurezza nel praticare la verità e nell’essere una persona onesta. Non ero più limitata dal pensiero del prestigio e della reputazione. Quando notavo i problemi dei miei fratelli e sorelle, ero in grado di fare comunione e di aiutarli subito, esponendo e analizzando le loro mancanze. Attraverso queste esperienze, ho davvero percepito l’amore e la salvezza di Dio. È stata la parola di Dio a giudicarmi e smascherarmi, cambiando la mia mentalità di persona compiacente. Ho percepito che praticare la verità era davvero rasserenante e conferiva un’autentica pace mentale; molto meglio che farsi sempre in quattro per paura di offendere qualcuno. Ero inoltre in grado di vivere un po’ di sembianza umana. Ho visto che solo le parole di Dio sono la verità e possono darci una direzione e un percorso in ciò che facciamo e in ciò che siamo. Vivere onestamente in conformità alle parole di Dio è l’unico modo per essere una brava persona.

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