25. Riflessioni su “Non imporre agli altri ciò che non desideri per te”
Per un po’ di tempo, nel mio dovere sono sorti moltissimi problemi, sia grandi che piccoli. Alcuni erano dovuti a una mia eccessiva negligenza, altri alla mancata conoscenza dei principi. Temevo che la mia leader o la sorella con cui lavoravo mi sfrondassero, dicendo che ero superficiale nel mio dovere, ma la sorella accennava appena ai miei problemi, dicendomi solo di stare più attenta in futuro. Questo mi rendeva sempre felice. In seguito, quando ho visto gli altri manifestare alcuni problemi evidenti nei loro doveri, ho ritenuto che fossero troppo superficiali nel loro lavoro, e volevo condividere e analizzare i loro problemi, per far sì che capissero la natura della superficialità e le gravi conseguenze di una simile condotta. Ma poi ho considerato che sottolineare senza mezzi termini i problemi degli altri avrebbe ferito il loro orgoglio. Sarebbe stato meglio limitarsi a dire quanto bastava per renderli consapevoli dei loro problemi. Inoltre, io avevo gli stessi problemi, quindi che diritto avevo di parlare? E se avessi sfrondato gli altri per qualcosa e poi l’avessi fatta io stessa? Non sarei stata un’ipocrita? Ho pensato che fosse meglio non esporli né sfrondarli e che mi sarei dovuta limitare a dire cose gentili. In questo modo, se in futuro avessi commesso errori, gli altri non avrebbero fatto storie. Essere indulgenti con gli altri è esserlo con sé stessi. Dopo quelle considerazioni, il briciolo di giustizia che avevo nel cuore è scomparso. Ho detto alla sorella con cui collaboravo: “Non c’è bisogno di fare i nomi delle persone che manifestano problemi. Basterà fare riferimento al problema”. Lei non ha risposto. Mi sono sentita un po’ a disagio. Gli altri si sarebbero resi conto di avere un problema senza richiami personali? Sarebbero cambiati in futuro? Se non lo avessero fatto, il lavoro avrebbe potuto risentirne. Mi sentivo combattuta. Volevo parlare, ma non osavo, e non parlando sentivo di non adempiere alla mia responsabilità. In seguito, mi sono chiesta perché mi risultasse così difficile. Cosa mi dissuadeva dall’esporre i problemi degli altri fratelli e sorelle? Ho detto una preghiera silenziosa, chiedendo a Dio di guidarmi a comprendere il mio problema.
In seguito, ho parlato a un’altra sorella del mio stato attuale e lei mi ha inviato un passo delle parole di Dio. Leggerlo mi ha davvero aperto gli occhi e ho capito qualcosa del mio problema. Dio Onnipotente dice: “Siete sostenitori del detto riguardante la condotta morale ‘Non imporre agli altri ciò che non desideri per te’? Se una persona propugnasse questa frase, la riterreste grandiosa e nobile? Alcuni direbbero: ‘Sentite: non si impone, non complica le cose agli altri, non li mette in difficoltà. Non è forse una persona meravigliosa? È sempre severa con sé stessa ma tollerante con gli altri; non dice mai a nessuno di fare ciò che non farebbe lei stessa. Dà agli altri molta libertà e trasmette loro una grande sensazione di calore e tolleranza. Che persona fantastica!’ È davvero così? Il detto ‘Non imporre agli altri ciò che non desideri per te’ implica che si dovrebbe offrire o fornire agli altri solo ciò che si apprezza personalmente e che procura piacere. Ma cosa apprezzano le persone corrotte, cosa procura loro piacere? Cose corrotte, cose insensate e desideri stravaganti. Se si offrono e forniscono tali cose negative alle persone, tutta l’umanità non diventerà forse sempre più corrotta? Ci saranno sempre meno cose positive. Non è forse oggettivo? È un dato di fatto: l’umanità è profondamente corrotta. Gli esseri umani corrotti amano perseguire la fama, il guadagno, il prestigio e i piaceri della carne; vogliono diventare famosi, potenti, dei superuomini. Vogliono una vita agiata e sono avversi al duro lavoro; vogliono che tutto venga loro regalato. Pochissimi amano la verità o le cose positive. Se si offrono agli altri la propria corruzione e le proprie predilezioni, cosa accadrà? È proprio come ci si immagina: l’umanità non potrà che diventare sempre più corrotta. I sostenitori dell’idea del ‘Non imporre agli altri ciò che non desideri per te’ chiedono alle persone di dare e fornire la propria corruzione, le proprie predilezioni e i propri desideri stravaganti agli altri, inducendoli a perseguire il male, gli agi, il denaro e la carriera. È questa la retta via da seguire nella vita? È evidente come il detto ‘Non imporre agli altri ciò che non desideri per te’ sia alquanto problematico. Le sue falle e le sue mancanze sono lampanti; non vale neppure la pena di analizzarlo e discernerlo. I suoi errori e la sua assurdità appaiono evidenti al minimo esame. Tuttavia, molti di voi si lasciano facilmente persuadere e influenzare da questo detto e lo accettano senza alcun discernimento. Nell’interagire con gli altri, usi spesso questo detto per ammonire te stesso ed esortare gli altri. Così facendo, pensi che la tua integrità sia particolarmente nobile e il tuo comportamento alquanto ragionevole. Ma, senza che tu te ne renda conto, queste parole hanno rivelato il principio secondo cui vivi e la tua posizione rispetto alle questioni. Allo stesso tempo, hai fuorviato gli altri e li hai indotti ad affrontare persone e circostanze secondo le tue opinioni e i tuoi punti di vista. Hai agito da vero mediatore e deciso assolutamente di non prendere alcuna posizione. Tu dici: ‘Di qualunque problema si tratti, non occorre prenderlo sul serio. Non rendere le cose difficili a te stesso o agli altri. Se complichi le cose per gli altri, le complichi anche per te. Essere gentili con gli altri significa essere gentili con sé stessi. Se sei severo con gli altri, lo sei anche con te stesso. Perché metterti in una situazione difficile? “Non imporre agli altri ciò che non desideri per te” è la cosa migliore e più indulgente che tu possa fare per te stesso’. Questo è evidentemente l’atteggiamento di chi non è meticoloso in nulla. Non hai una posizione o una prospettiva corretta su nessuna questione; hai una visione confusa di tutto. Non sei meticoloso e chiudi un occhio sulle cose. Quando infine ti presenterai al cospetto di Dio per rendere conto di te stesso, sarà una gran confusione. Perché? Perché dici sempre che non si dovrebbe imporre agli altri ciò che non si desidera per sé. Tutto ciò ti procura molto conforto e godimento, ma allo stesso tempo ti creerà gravi problemi, impedendoti di avere una visione o una posizione chiara su molte questioni. Ovviamente, questo ti rende anche incapace di capire chiaramente quali sono le richieste e gli standard che Dio ha nei tuoi confronti quando affronti queste situazioni, o quali sono gli esiti che dovresti raggiungere. Tutto questo accade perché non sei meticoloso in nulla; è dovuto al tuo atteggiamento e alle tue opinioni confuse. Non imporre agli altri ciò che non desideri per te: è questo l’atteggiamento tollerante che dovresti avere nei confronti delle persone e delle cose? No, non lo è. È solo una teoria che dall’esterno appare giusta, nobile e gentile, ma è di fatto una cosa profondamente negativa. È chiaramente ancor meno una verità principio a cui le persone dovrebbero attenersi” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (10)”). Le parole di Dio rivelavano come io mi relazionavo con gli altri. Quando vedevo un problema nell’approccio di qualcuno al proprio dovere, non volevo farglielo notare chiaramente. Esteriormente, sembrava che fossi gentile, che permettessi agli altri di salvare la faccia e non li mettessi in imbarazzo, ma avevo un secondo fine. Poiché anch’io ero spesso superficiale nel mio lavoro e manifestavo problemi simili, temevo di evidenziare quelli degli altri e di manifestarli in seguito io per prima. Questo non mi avrebbe resa un’ipocrita? Credevo che essere severa con gli altri sarebbe stato dannoso per me, non mi avrebbe lasciato una via d’uscita, perciò non volevo prendere sul serio i problemi degli altri, preferendo sorvolare su di essi. Ero ben consapevole che, se fossero stati sempre superficiali nei loro doveri, non solo non avrebbero ottenuto buoni risultati né buone azioni, ma ciò avrebbe anche avuto un impatto sul lavoro della chiesa, causando persino gravi intralci e disturbi. Come supervisore, avrei dovuto assumermi la responsabilità, condividere e sottolineare i problemi degli altri e, quando necessario, smascherarli, analizzarli e sfrondarli. Invece, per salvare la faccia e proteggere il mio prestigio, ho perso anche la minima volontà di praticare la verità. Esteriormente, sembravo molto rispettosa, ma in realtà volevo proteggere me stessa ed evitare che gli altri parlassero dei miei problemi. Se non fosse stato per l’esposizione delle parole di Dio, non mi sarei mai resa conto che il non evidenziare i problemi degli altri deriva in realtà dall’essere influenzati e controllati dalle filosofie sataniche. Non avrei mai capito quanto ero propensa all’inganno.
In seguito, ho letto delle parole di Dio: “In senso letterale, ‘Non imporre agli altri ciò che non desideri per te’ significa che, se c’è qualcosa che ti risulta sgradito o che non ti piace fare, allora non dovresti imporlo nemmeno agli altri. Ciò può sembrare intelligente e ragionevole, ma se usi questa filosofia satanica per gestire ogni situazione finirai per commettere molti errori. Verosimilmente ingannerai, fuorvierai o addirittura ferirai le persone. Proprio come certi genitori che non sono amanti dello studio ma vogliono far studiare i figli e cercano sempre di ragionare con loro, esortandoli a studiare con impegno. Applicando il requisito del ‘non imporre agli altri ciò che non desideri per te’, allora questi genitori non dovrebbero far studiare i figli, perché a loro per primi non piace. Ci sono poi persone che hanno fede in Dio ma non perseguono la verità, eppure in cuor loro sanno che credere in Dio è la retta via nella vita. Se vedono che i loro figli non hanno fede in Dio e non percorrono la retta via, li esortano a credere in Dio. Anche se loro personalmente non perseguono la verità, vogliono comunque che i figli la perseguano e siano benedetti. In tal caso, se questi genitori dovessero aderire al detto ‘Non imporre agli altri ciò che non desideri per te’, allora non dovrebbero spingere i figli a credere in Dio. Ciò sarebbe conforme a questa filosofia satanica, ma avrebbe anche stroncato la possibilità di salvezza dei figli. Chi è responsabile di un tale esito? Questo detto riguardante la condotta morale secondo cui non si deve imporre agli altri ciò che non si desidera per sé non danneggia forse le persone? […] Questi esempi non hanno completamente smentito tale detto? In esso non vi è nulla di corretto. Per esempio, vi sono persone che non amano la verità, bramano le comodità della carne e battono la fiacca nel fare il proprio dovere. Non sono disposte a soffrire né a pagare un prezzo. Pensano che il detto ‘Non imporre agli altri ciò che non desideri per te’ esprima bene il concetto e dicono agli altri: ‘Dovreste imparare a divertirvi. Non è necessario che svolgiate bene il vostro dovere, né che sopportiate avversità o paghiate un prezzo. Se potete battere la fiacca, fatelo; se potete cavarvela alla meno peggio, fatelo. Non rendetevi le cose così difficili. Guardate, io vivo così: non è fantastico? La mia vita è semplicemente perfetta! Vivere in quel modo vi sta sfinendo! Dovreste prendere esempio da me’. Questo non soddisfa forse il requisito del ‘non imporre agli altri ciò che non desideri per te’? Chi si comporta in questo modo è una persona dotata di coscienza e ragione? (No.) Se una persona perde la coscienza e la ragione, non è forse priva di virtù? Questo è ciò che viene definito mancanza di virtù. Perché lo definiamo così? Perché una simile persona brama la comodità, è approssimativa nel proprio dovere e incita e influenza gli altri a essere anch’essi superficiali e a bramare le comodità. Qual è il problema di questo atteggiamento? Assolvere il proprio dovere in modo superficiale e irresponsabile significa raggirare Dio e opporGli resistenza. Se continui a essere superficiale senza pentirti, sarai rivelato ed eliminato” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (10)”). “Se la gente ha un cuore che ama la verità, avrà la forza di perseguirla e si impegnerà a fondo per metterla in pratica. Saprà abbandonare ciò che va abbandonato e rinunciare a ciò a cui bisogna rinunciare. In particolare, occorre rinunciare a tutto ciò che riguarda la fama, il guadagno e il prestigio personali: se non l’abbandoni, ciò significa che non ami la verità e che non hai la forza di perseguirla. Quando ti succede qualcosa, devi cercare la verità e metterla in pratica. Se, nei momenti in cui devi praticare la verità, hai sempre un cuore egoista e non sai rinunciare al tuo interesse personale, non sarai in grado di metterla in pratica. Se non cerchi o non pratichi mai la verità in nessuna situazione, non sei una persona che ama la verità. Non importa da quanti anni tu creda in Dio, non otterrai la verità. Ci sono individui che perseguono costantemente fama, guadagni e vantaggi personali. Qualunque sia il lavoro che la chiesa organizza per loro, costoro si chiedono sempre: ‘Ne trarrò dei vantaggi? Se sì, lo farò; altrimenti, no’. Una persona del genere non pratica la verità: può quindi compiere bene il proprio dovere? Sicuramente no. Anche se non hai fatto il male, non sei comunque una persona che pratica la verità. Se non persegui la verità, se non ami ciò che c’è di positivo e, qualunque cosa ti accada, ti preoccupi solo della tua reputazione, del tuo prestigio, del tuo interesse personale e di ciò che ti conviene, allora sei una persona guidata unicamente dall’interesse personale e che è egoista e meschina. […] Se, dopo anni di fede in Dio, le persone non mettono mai in pratica la verità, esse sono miscredenti; sono persone malevole. Se non metti mai in pratica la verità e se le tue trasgressioni diventano sempre più numerose, allora il tuo esito è segnato. È evidente che tutte le tue trasgressioni, la strada sbagliata che percorri e il tuo rifiuto di pentirti, tutto questo si traduce in una moltitudine di azioni malvagie; e così il tuo esito consisterà nell’andare all’inferno: sarai punito” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Con l’esposizione delle parole di Dio, non ho potuto fare a meno di sentire un colpo al cuore. Basare le mie interazioni sulle filosofie per i rapporti mondani di “Non imporre agli altri ciò che non desideri per te” mi faceva sembrare comprensiva e premurosa nei loro confronti, ma in realtà facevo loro del male. Non stavo praticando le parole di Dio o le Sue richieste né vi stavo avendo accesso. Assecondavo gli altri nei loro problemi, non chiedevo loro di praticare la parola di Dio e di accedervi, come se dovessero essere come me, negativi e depravati, e non cercare di migliorare. Questo è un comportamento irresponsabile. È un atteggiamento compiacente. Denota mancanza di coscienza e virtù. Ecco come mi comportavo. Non amavo la verità e cercavo solo di garantirmi il mio agio. Non volevo prendere sul serio il mio dovere né essere scrupolosa, cosa che aveva portato alla presenza di ogni sorta di problemi e deviazioni nel mio dovere. Avevo paura di esporre i miei difetti e le mie mancanze e speravo che la leader e la mia collaboratrice non fossero troppo severe con me. Ero anche riluttante a esporre le persone che avevano il mio stesso problema, e temevo che, se fossi stata troppo diretta con gli altri, avrei dovuto dare l’esempio e accettare la loro supervisione, e avrei avuto meno possibilità di prendermi cura della mia carne. Quindi volevo proteggere gli altri e permettere loro di essere come me, di non far notare i problemi che rilevavamo e di non supervisionare gli altri. Prima di acquisire la verità, le persone tendono a seguire nella vita la loro indole corrotta, a battere la fiacca e a svolgere i loro doveri in modo superficiale. È quello il momento in cui la supervisione e la guida reciproca sono più necessarie. Sono una cosa positiva, che protegge il lavoro della chiesa. Come supervisore, avrei dovuto essere la prima a mettere in pratica la verità, e invece non solo non ho dato il buon esempio, ma ho permesso a tutti di essere superficiali e di non sforzarsi di migliorare, proprio come me. In sostanza, provavo avversione per la verità e non ero disposta ad accettarla. L’esempio che davo era di essere superficiale e ingannare Dio. Non solo non stavo compiendo bene il mio dovere, ma stavo anche danneggiando i miei fratelli. Più ci riflettevo, più vedevo che si trattava di un problema più grave di quanto pensassi. Per proteggere la mia reputazione e il mio prestigio, non ho tenuto conto del lavoro della chiesa e dell’ingresso nella vita dei fratelli e delle sorelle. Ero davvero egoista e spregevole! Ho anche capito perché Dio dice che persone di questo tipo sono dei miscredenti, delle persone malevole che si intrufolano nella casa di Dio. Il motivo è che nel loro cuore pensano solo a sé stesse, e non pensano al lavoro della chiesa. Dio spera che tutti noi possiamo praticare la verità, parlando e agendo secondo principio. Ma io non amavo la verità. Speravo che tutti si proteggessero l’un l’altro e che nessuno praticasse la verità. Facevo l’opposto di ciò che Dio voleva: stavo compiendo il male! Avevo sempre creduto che solo intralciare e disturbare di proposito il lavoro della chiesa fosse una malefatta che avrebbe disgustato Dio, ma poi ho capito che anche proteggere i miei interessi in ogni occasione, parlare e agire secondo la mia indole corrotta e non praticare la verità era compiere il male. Resamene conto, ho subito pregato Dio, pentita: “Dio, sono un supervisore, ma non sto praticando la verità. Per proteggere la mia reputazione e il mio prestigio, volevo perfino che tutti si proteggessero a vicenda e fossero superficiali. Sono priva di coscienza e ragione, e non merito questo dovere. Dio, voglio pentirmi e cambiare”. Dopo aver pregato, ho fatto una lista di tutti i problemi che gli altri avevano manifestato di recente nei loro doveri. Sono rimasta sbalordita quando li ho visti in dettaglio. Un paio di persone erano state irresponsabili e superficiali nei loro doveri, e ciò significava che parte del lavoro andava rifatta. Rilevare un problema dopo l’altro mi ha turbata. Non immaginavo di trovarne così tanti nei doveri di tutti. Ma avevo perfino pensato di poter lasciar correre, assecondando gli altri e me stessa. Non avevo alcuna considerazione per l’intenzione di Dio. Se avessi continuato così, tutto il lavoro avrebbe subito dei ritardi a causa mia.
Una sera, ho letto un passo delle parole di Dio che mi ha aiutata a capire il mio comportamento. Le parole di Dio dicono: “Qualunque cosa facciano, gli anticristi considerano per prima cosa i loro interessi, e agiscono solo dopo aver riflettuto su tutto; non si sottomettono autenticamente, sinceramente e totalmente alla verità senza compromessi, ma lo fanno in modo selettivo e condizionato. Qual è la condizione? Che il loro prestigio e la loro reputazione devono essere salvaguardati e non devono subire alcuna perdita. Solo dopo aver soddisfatto questa condizione, decideranno e sceglieranno cosa fare. In altre parole, gli anticristi prendono in seria considerazione il modo in cui trattare le verità principi, gli incarichi affidati da Dio e il lavoro della casa di Dio, o il modo in cui affrontare ciò che si trovano di fronte. Non considerano come soddisfare le intenzioni di Dio, come evitare di danneggiare gli interessi della casa di Dio, come soddisfare Dio, o come recare beneficio a fratelli e sorelle; non sono queste le cose che considerano. Cosa interessa agli anticristi? Se il loro prestigio e la loro reputazione saranno o meno colpiti e se la loro fama ne risentirà o no. Se fare qualcosa secondo le verità principi è di beneficio al lavoro della chiesa e ai fratelli e alle sorelle, ma rischia di compromettere la sua reputazione e di portare molte persone a rendersi conto della sua vera statura e a conoscere il tipo di natura essenza che possiede, allora sicuramente l’anticristo non agirà secondo le verità principi. Se svolgere lavoro reale porterà più persone a pensare bene di lui, a stimarlo e ad ammirarlo, a permettergli di acquisire un prestigio ancora più grande, o farà sì che le sue parole abbiano autorità e portino più persone a sottomettersi a lui, allora quello è il modo per cui l’anticristo opterà; in caso contrario, non sceglierà mai di trascurare i propri interessi per considerazione degli interessi della casa di Dio o di quelli dei fratelli e delle sorelle. Tale è la natura essenza degli anticristi. Non è forse egoista e spregevole? In qualsiasi situazione, gli anticristi vedono il loro prestigio e la loro reputazione come cose della massima importanza. Nessuno può competere con loro. Non importa quale metodo sia necessario: fintanto che serve a conquistare le persone e far sì che gli altri li adorino, gli anticristi lo metteranno in pratica. […] In sintesi, il loro obiettivo e il motivo per cui fanno tutto ruotano unicamente attorno al prestigio e alla reputazione. Che si tratti del loro linguaggio, dei metodi e del comportamento esteriori o di un tipo di pensiero, visione o metodo di perseguimento, tutto ruota intorno alla reputazione e al prestigio. Ecco come operano gli anticristi” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte terza”). Le parole di Dio sono chiarissime. Gli anticristi agiscono solo per proteggere la propria reputazione e il proprio prestigio. Non pensano mai a come proteggere il lavoro della chiesa o a cosa giovi ai loro fratelli e sorelle. Preferiscono vedere compromesso il lavoro della chiesa che mettere in pericolo i propri interessi. Tengono troppo alla reputazione e al prestigio. Riflettendo, ho visto che mi comportavo proprio come un anticristo. In qualsiasi cosa, mettevo sempre i miei interessi, la mia faccia e il mio prestigio al di sopra di tutto. Quando ho visto che alcune persone erano alquanto superficiali nei loro doveri, sapevo che avrei dovuto farglielo notare, sfrondarle e condividere con loro in modo che potessero vedere i loro problemi e riconoscere la loro indole corrotta. Ma non volevo offendere nessuno e volevo proteggere me stessa, così non ho messo in pratica la verità. Non riuscivo nemmeno a pronunciare una sola parola che fosse in linea con la verità. Al contrario, mi scervellavo per garantirmi una via d’uscita. Ero davvero viscida e ingannevole, una persona compiacente che non voleva prendere posizione. Non facevo che perseguire fama e prestigio, proteggendo i miei interessi, permettendo agli altri di compiere il loro dovere sulla base della loro indole corrotta, senza pensare al lavoro della chiesa. Ero sul cammino di un anticristo. Se avessi continuato su quella strada, Dio mi avrebbe sicuramente rivelata ed eliminata. Rendermene conto mi ha fatto capire la gravità del problema. Ho pregato Dio, chiedendoGli di guidarmi a rinunciare alla fama e al prestigio, a difendere il lavoro della chiesa e ad adempiere alle mie responsabilità.
In seguito, ho letto un altro passo delle parole di Dio: “Dio non pretende che non si imponga agli altri ciò che non si desidera per sé stessi, bensì chiede che si abbiano chiari i principi a cui attenersi nel gestire le diverse situazioni. Se sono corretti e in linea con la verità contenuta nelle parole di Dio, allora bisogna che ti ci aggrappi. E non solo ti ci devi aggrappare, ma devi anche ammonire e persuadere gli altri e condividere con loro, in modo che comprendano esattamente le intenzioni di Dio e le verità principi. Questi sono la tua responsabilità e il tuo obbligo. Dio non ti chiede di prendere la via di mezzo, e ancor meno di mostrare quanto tu sia magnanimo. Devi aggrapparti alle cose su cui Dio ti ha ammonito e che ti ha insegnato, e a ciò di cui Egli tratta nelle Sue parole: i requisiti, i criteri e le verità principi che si dovrebbero osservare. Non solo ti ci devi aggrappare e restarci ancorato per sempre, ma devi anche praticare queste verità principi dando il buon esempio, persuadendo, vigilando, aiutando e guidando gli altri ad attenervisi, osservarle e praticarle nello stesso modo in cui lo fai tu. Dio chiede che tu faccia ciò, è questo il compito che ti affida. Non puoi porre dei requisiti a te stesso ma ignorare gli altri. Dio esige che tu prenda la posizione corretta nelle questioni, che tu aderisca ai criteri corretti, che tu sappia con precisione quali sono i criteri contenuti nelle Sue parole e che tu capisca esattamente quali sono le verità principi. Anche se non riesci a farlo, anche se sei riluttante, se non ti piace, se hai delle nozioni, o se opponi resistenza, devi considerarlo come una tua responsabilità e come un tuo obbligo. Devi condividere con le persone sulle cose positive che vengono da Dio, sulle cose giuste e corrette, e usarle per aiutare, influenzare e guidare gli altri, in modo che ne traggano beneficio ed edificazione e percorrano la retta via nella vita. Questa è la tua responsabilità e non devi aggrapparti ostinatamente all’idea del ‘Non imporre agli altri ciò che non desideri per te’, che ti ha messo in testa Satana. Agli occhi di Dio, questo detto è solo una filosofia per le interazioni mondane, è un modo di pensare che contiene l’inganno di Satana: non è assolutamente la retta via, né una cosa positiva. Tutto ciò che Dio ti chiede è di essere una persona retta che capisce chiaramente ciò che deve e ciò che non deve fare. Egli non ti chiede di compiacere gli altri o di mediare; non ti ha chiesto di scegliere la via di mezzo. Quando una questione riguarda le verità principi, devi dire ciò che va detto e capire ciò che deve essere capito. Se qualcuno non capisce qualcosa, e tu invece sì, e sei in grado di fornirgli indicazioni e aiuto, devi assolutamente adempiere a questa responsabilità e a questo obbligo. Non devi stare semplicemente da un lato e guardare, e ancor meno devi aggrapparti alle filosofie che ti ha messo in testa Satana, come quella di ‘non imporre agli altri ciò che non desideri per te’. […] Il detto riguardante la condotta morale ‘Non imporre agli altri ciò che non desideri per te’ è in realtà un’astuta macchinazione di Satana per controllare la mente degli uomini. Se continui a sostenerlo, allora sei una persona che vive secondo filosofie sataniche, che vive interamente secondo un’indole satanica. Se non segui la via di Dio, allora non ami e non persegui la verità. Qualunque cosa accada, il principio che devi seguire e la cosa più importante che devi fare è aiutare il più possibile gli altri. Non dovresti praticare quello che dice Satana, ossia ‘non imporre agli altri ciò che non desideri per te’, né essere un ‘furbo’ che vuole compiacere tutti. Cosa significa aiutare il più possibile gli altri? Significa adempiere alle tue responsabilità e ai tuoi obblighi. Non appena ti accorgi che una certa cosa rientra nelle tue responsabilità e nei tuoi obblighi, devi condividere sulle parole di Dio e sulla verità. Questo è ciò che significa adempiere alle proprie responsabilità e ai propri obblighi” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (10)”). Dalle parole di Dio ho capito che “Non imporre agli altri ciò che non desideri per te” è una tattica, uno stratagemma che Satana usa per corrompere le persone e controllare i loro pensieri. Quando vivono secondo filosofie sataniche, non c’è più l’atmosfera della pratica della verità nelle loro relazioni e diventano accondiscendenti e proteggono gli altri. Se tutti vivono secondo la loro indole corrotta, Satana prende il controllo e il male ha il sopravvento. Alla fine, lo Spirito Santo li abbandona. Anche se non sapevo ancora vivere all’altezza delle parole di Dio e delle Sue richieste né praticarle, dovevo adempiere alle mie responsabilità e condividere con gli altri la mia illuminazione e la mia comprensione delle parole di Dio. Se vedevo persone che nei loro doveri andavano contro le verità principi, non dovevo essere indulgente e tollerante, bensì attenermi ai principi, aiutando gli altri condividendo e segnalando i loro problemi. Solo così avrei sostenuto il lavoro della chiesa e adempiuto alla mia responsabilità. Dovevo anche dare l’esempio nel mettere in pratica la verità. Era un dato di fatto che manifestassi problemi nel mio dovere, ma non potevo essere indulgente con me stessa, fingere o eludere la realtà. Se lo avessi fatto, non avrei mai fatto progressi. Dovevo riconoscere propositivamente i miei problemi, accettare la supervisione degli altri e prendere sul serio il mio dovere. Ho anche capito che l’idea che bisogna essere privi di errori e problemi per criticare gli altri non è affatto in linea con la verità. Io sono anche un essere umano corrotto con una grave indole satanica. Spesso nel mio dovere vado contro le verità principi e devo sottopormi al giudizio e alla potatura di Dio. Ho bisogno della supervisione dei fratelli e delle sorelle. Dovrei valutare me stessa correttamente in modo che se emergessero ulteriori problemi dovrei affrontarli, non continuare a eluderli o a nascondermi. Rendermene conto è stato illuminante per me e ho trovato un cammino di pratica.
Durante una riunione, ho affrontato per prima cosa i problemi che avevo di recente manifestato nel mio dovere, ho esposto e analizzato la mia superficialità e ho chiesto a tutti di tenermi sotto controllo. Ho anche detto loro di far sì che questo servisse da monito. Infine, mi sono inoltre rivolta nello specifico a due di loro che erano stati particolarmente superficiali e ho condiviso sulle conseguenze del non riuscire a cambiare. Mi sono sentita davvero a mio agio dopo averlo fatto. Mi sono davvero commossa, perché un fratello che avevo sfrondato ha riconosciuto il suo problema grazie al richiamo personale e mi ha scritto in un messaggio: “Se non fossi stato esposto e sfrondato così, sarei rimasto totalmente ignaro del mio problema. Grazie per avermi aiutato in questo modo. Ora voglio davvero riflettere ed entrare nella verità”. Quel messaggio mi ha molto commossa. Una volta odiavo essere sfrondata ed esposta, quindi tanto meno volevo farlo io con gli altri, ma in realtà questo non era loro di alcun beneficio. Provavo profondo rimorso per il fatto che, per proteggere la mia reputazione e il mio prestigio, avevo sempre assecondato e tollerato i problemi manifestati dagli altri nei loro doveri e per non aver adempiuto ai miei doveri e alle mie responsabilità. Ero davvero in debito con Dio e con i fratelli e le sorelle. Mi sono resa conto che solo le parole di Dio sono il principio secondo il quale dovremmo agire e comportarci. Essere in grado di evidenziare i problemi degli altri senza giri di parole giova a loro ma anche a noi stessi. Tuttavia, “Non imporre agli altri ciò che non desideri per te” è in realtà una fallacia satanica che danneggia le persone e noi stessi. Ho inoltre capito che la mia costante paura di essere sfrondata quando emergevano dei problemi nel mio dovere e la riluttanza a esporre e sfrondare gli altri per i loro problemi, significava che non capivo il significato della potatura. Le parole di Dio dicono: “Supervisionare le persone, osservarle, tentare di capirle: tutto questo ha il fine di aiutarle a entrare nel giusto cammino nella fede in Dio, di metterle in condizione di svolgere il loro dovere così come richiesto da Dio e secondo i principi, evitare che causino disturbo o intralcio ed evitare che svolgano lavori improduttivi. L’obiettivo del fare questo sta interamente nel mostrare responsabilità verso di loro e verso il lavoro della casa di Dio; non cela alcuna malignità” (La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (7)”). È vero. Tutti noi abbiamo un’indole corrotta e possiamo essere superficiali e sfuggenti nel nostro dovere. Se nessuno supervisiona e controlla il nostro lavoro e non ci fornisce condivisioni e consigli e ci sfronda per i nostri problemi, non potremo fare un buon lavoro. Ci limiteremo ad assecondare la nostra carne e a bramare le comodità, o addirittura intralceremo sconsideratamente il lavoro della chiesa. Perciò, quando i leader supervisionano il lavoro o ci sfrondano, mostrano responsabilità verso il loro dovere e sostengono il lavoro della chiesa. E ciò giova al nostro ingresso nella vita, non è per renderci le cose difficili. Io invece ero un supervisore che seguiva la filosofia satanica del “Non imporre agli altri ciò che non desideri per te”. Rilevavo problemi nei doveri degli altri, ma ero comunque gentile con tutti. Non condividevo, aiutavo né sfrondavo nessuno, assecondavo e proteggevo tutti. Questo era irresponsabile, oltre che dannoso per gli altri e per la chiesa. Questa esperienza ha corretto questa mia idea fallace e mi ha fatto capire il significato della supervisione, della critica, della potatura e dello smascheramento.
Questa esperienza mi ha davvero commossa. Ho visto che, quando viviamo secondo le filosofie sataniche, tutte le nostre idee sono distorte. Non possiamo distinguere le cose positive e quelle negative, e non sappiamo cosa è in linea con le verità principi e con i requisiti di Dio. È facile seguire le filosofie sataniche e intralciare e disturbare il lavoro della chiesa. Solo valutare le cose e vivere secondo le parole di Dio è in linea con la Sua intenzione. Ho anche avuto un assaggio della dolcezza di praticare la verità e ho acquisito la fiducia necessaria per concentrarmi sul fare in futuro ciò che Dio richiede. Sia lodato Dio!