26. Riflessioni dopo aver contratto il Covid
Poco dopo aver accettato il Vangelo di Dio Onnipotente degli ultimi giorni, ho appreso dalle parole di Dio che, quando Egli concluderà la Sua opera degli ultimi giorni, grandi catastrofi si abbatteranno sull’umanità per ricompensare i buoni e punire i malvagi. Coloro che hanno compiuto il male e si sono opposti a Dio saranno distrutti nelle catastrofi, mentre coloro che hanno accettato il giudizio delle parole di Dio e sono stati purificati saranno protetti da Dio e sopravviveranno. Verranno portati da Lui nel Suo Regno per godere di eterne benedizioni. Allora, ho considerato che entrare nel Regno e guadagnare la vita eterna sarebbe stata una grande benedizione. Sapevo che dovevo fare tesoro di quell’opportunità unica nella vita, svolgere bene il mio dovere e lavorare duramente per Dio, in modo di essere dotata dei requisiti per rimanere quando la Sua opera si concluderà. Così, ho lasciato il mio lavoro e ho iniziato a intraprendere il dovere di predicare il Vangelo. In quel momento critico, con i disastri che si aggravavano sempre di più, dovevo compiere più buone azioni e condividere il Vangelo di Dio degli ultimi giorni con ancora più persone. In quel modo avrei potuto contribuire alla diffusione del Vangelo del Regno. Quindi, ho dedicato tutte le mie energie alla condivisione del Vangelo e ogni giorno ero impegnata dalla mattina alla sera. Sempre più persone accettavano l’opera di Dio degli ultimi giorni nel mio distretto, e chiese venvano fondate dopo l’altra. Vedere quei risultati mi ha fatta sentire molto soddisfatta di me stessa. Sentivo che il mio contributo al lavoro del Vangelo non poteva passare inosservato. Quando è scoppiata la pandemia, con il numero dei contagi in aumento in tutto il mondo, ero totalmente tranquilla. Pensavo che, dato che mi spendevo per Dio nel mio dovere, la pandemia non mi avrebbe colpita, indipendentemente da quanto si fosse diffusa. Tuttavia, contrarre improvvisamente il virus mi ha spinta a riflettere sugli intenti e sulle impurità che avevano caratterizzato il mio dovere nel corso degli anni.
Un giorno di maggio del 2021 ho improvvisamente iniziato a tossire, poi mi è venuta la febbre e una debolezza diffusa a tutto il corpo. All’inizio ho pensato di aver preso un raffreddore e non me ne sono preoccupata, ma i disturbi sono persistiti per una settimana senza scomparire. Una sorella ha notato che i miei sintomi erano molto simili a quelli del Covid e temeva che l’avessi preso, così mi ha suggerito di andare in ospedale per un controllo. Non ci ho dato peso e mi sono detta: “Ho lavorato instancabilmente, soffrendo e sacrificandomi per il mio dovere, e ho ottenuto risultati piuttosto buoni. Inoltre, non ho fatto del male e non ho intralciato il lavoro della chiesa. Quindi come potrei contrarre il virus?” Ma il tampone è risultato positivo, cosa che non mi aspettavo affatto. Ho percorso a piedi la strada per casa stordita, incapace di trovare un senso alla situazione. “Ho svolto il mio dovere per anni”, pensavo, “quindi come ho potuto prendere il Covid? Cosa penseranno di me i fratelli e le sorelle se lo scopriranno? Che sono stata punita per aver offeso Dio in qualche modo? Eppure non ho compiuto il male né intralciato il lavoro della chiesa”. Milioni di persone in tutto il mondo erano morte da quando era scoppiata la pandemia l’anno precedente; quindi sarei morta anch’io, ora che ero stata contagiata? I miei sacrifici e il mio spendermi degli ultimi anni non sarebbero stati vani se fossi morta ora che l’opera di Dio era prossima a concludersi? Non avrei preso parte alle benedizioni del Regno futuro. Più ci pensavo e più mi sentivo male. Come avrei potuto superare quella situazione? Ho pregato, invocando Dio: “Dio, sei stato Tu a permettere, con le Tue buone intenzioni, che io contraessi questa malattia. Tu non sbagli mai, quindi mi sono forse ribellata e opposta a Te in qualche modo? Non è un caso che io sia stata contagiata, e tutto ricade sotto la Tua sovranità e le Tue disposizioni, perciò desidero ricercare le Tue intenzioni e riflettere su me stessa. Ma quello che non so è in che modo ho offeso la Tua indole. Ti prego di illuminarmi e guidarmi a capire dove ho sbagliato. Sono pronta a pentirmi”. Dopo di che, ho pensato a un passo delle parole di Dio: “Come dovresti fare esperienza della malattia quando arriva? Dovresti venire dinanzi a Dio e pregare, ricercare e provare a scoprire le Sue intenzioni; dovresti esaminare te stesso per appurare cosa hai fatto contro la verità e quale corruzione dentro di te non è stata eliminata. La tua indole corrotta non può essere eliminata senza che tu ti sottoponga alla sofferenza. Solo lasciandosi temprare dalla sofferenza le persone possono non essere dissolute e riescono a vivere dinanzi a Dio in ogni momento. Quando qualcuno soffre, prega costantemente. Non pensa ai piaceri del cibo e dei vestiti o ad altri godimenti; prega senza sosta in cuor suo, esaminando sé stesso per capire se abbia fatto qualcosa di male o dove possa essere andato contro la verità. Normalmente, quando affronti una malattia grave o rara che ti fa soffrire molto, non accade per caso. A prescindere che tu sia malato o in buona salute, in questo c’è l’intenzione di Dio” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Nella fede in Dio, acquisire la verità è fondamentale”). L’illuminazione tempestiva delle parole di Dio mi ha mostrato che la mia malattia non era casuale e che dipendeva interamente dalla sovranità e dalle disposizioni di Dio. Dovevo ricercare le intenzioni di Dio e riflettere su me stessa. In ogni caso, non potevo lamentarmi e incolpare Dio. Nei giorni successivi, mentre ero in quarantena a casa, mi sono aperta con i fratelli e le sorelle su qualsiasi forma di corruzione avessi rivelato. Ho acquisito conoscenza di me stessa e ho cercato un percorso di pratica e di accesso nelle parole di Dio. Inoltre, a prescindere dalle mie condizioni fisiche, ho continuato a fare il mio dovere predicando il Vangelo online. Dopo un paio di giorni, mi sentivo molto meglio. Non tossivo quasi più, la mia temperatura era normale e avevo recuperato energia e forza. Ero davvero felice di questo e sentivo che Dio Si era preso cura di me e mi aveva protetta vedendo la mia obbedienza e il mio pentimento. Questo pensiero ha attenuato la mia agitazione.
Ma il giorno dopo ho avvertito improvvisamente una fitta e un fastidio al petto e non riuscivo a smettere di tossire. Poi sono stata assalita da febbre e debolezza diffusa. Ho provato un’ondata di panico. Da quando mi era stata diagnosticata la malattia, non avevo dato la colpa a Dio e avevo continuato a compiere il mio dovere. Com’era possibile che mi fossi ammalata ancora più gravemente? Non c’erano farmaci per curare il Covid; quindi, se non mi avesse salvata Dio, sarei sicuramente morta. Il pensiero della morte era davvero spaventoso: non riuscivo a rassegnarmici. Ho pensato a come avessi seguito Dio per più di dieci anni, lasciando casa e lavoro e dedicandomi instancabilmente al mio dovere. Avevo sofferto molto e pagato un caro prezzo. Dio non avrebbe ricordato nulla di tutto ciò? Se fossi morta, non avrei mai visto la bellezza del Regno né goduto delle benedizioni del Regno dei Cieli. Più ci pensavo e più diventavo negativa. Ho continuato a svolgere il mio dovere, ma interiormente non ero affatto motivata e mi infastidiva molto quando si presentava del lavoro extra da eseguire. Lo sbrigavo in fretta e furia per poter riposare un po’. In passato, lavoravo al mio dovere dalla mattina alla sera e pensavo che Dio mi avrebbe protetta, ma ora che Dio non lo faceva più dovevo pensare al mio benessere e prendermi cura della mia salute. Stressarmi e stancarmi troppo non avrebbe facilitato la mia guarigione. Nelle riunioni, gli altri fratelli e sorelle avevano molta energia quando parlavano. Io, invece, iniziavo a tossire ogni volta che aprivo bocca e quando leggevo le parole di Dio avevo il respiro corto dopo qualche riga. Ero molto turbata e non potevo fare a meno di cercare di ragionare sulla situazione: “Di solito sono molto diligente nel mio dovere, seria e responsabile. Alcuni non sono alla mia altezza nei loro doveri. Tutti gli altri sono sani e fanno il loro dovere, quindi perché sono io ad avere il virus? Se questa è una prova a cui Dio mi sottopone, allora perché non è successo lo stesso ad altri nella chiesa che perseguono la verità anche più di me? E se questo è un castigo di Dio, allora perché mi colpisce, se non ho fatto del male, intralciato il lavoro della chiesa o offeso l’indole di Dio? Dio, voglio continuare a compiere il mio dovere. Mi piace e non ne ho ancora avuto abbastanza. Voglio restare in vita e fare ancora un buon lavoro nel mio dovere. Dio, al momento sto svolgendo un dovere importante e posso ancora offrirTi manodopera. Ti prego, proteggimi affinché io possa continuare a vivere e a offrirTi manodopera…” Quando ho guardato la situazione da questa prospettiva, mi è venuto in mente molto chiaramente un passo delle parole di Dio: “Su che base tu, un essere creato, avanzi richieste a Lui? Gli esseri umani non sono qualificati per avanzare richieste a Dio. Non vi è nulla di più irragionevole che avanzare richieste a Dio. Egli farà ciò che deve fare, e la Sua indole è giusta. La giustizia non è affatto equità o ragionevolezza; non è egualitarismo, né è questione di assegnarti ciò che meriti a seconda di quanto lavoro hai portato a termine o di pagarti per il lavoro che hai svolto, né di darti il dovuto in base all’impegno che ci hai messo. Questa non è giustizia, è semplicemente essere equi e ragionevoli. Pochissime persone sono capaci di conoscere l’indole giusta di Dio. Supponiamo che Dio avesse eliminato Giobbe dopo che questi Lo ebbe testimoniato: sarebbe stato giusto? In effetti, sì. Perché questo si definisce giustizia? Le persone come valutano la giustizia? Se una cosa è in linea con le nozioni umane, è allora molto facile dire che Dio è giusto; se però si vede che quella cosa non è in linea con le proprie nozioni, se è qualcosa che si è incapaci di comprendere, sarà allora difficile dire che Dio è giusto. Se Dio all’epoca avesse distrutto Giobbe, nessuno avrebbe detto che Dio fosse giusto. In realtà, però, che gli esseri umani siano stati corrotti o no, e che siano stati profondamente corrotti o no, Dio deve forse giustificarSi quando li distrugge? Deve forse spiegare agli esseri umani su che base agisce? Deve forse dire loro le regole che ha stabilito? Non vi è necessità. Agli occhi di Dio, chi è corrotto, e chi è incline a opporsi a Dio, non ha alcun valore; comunque Dio lo tratti, è il modo appropriato, e sono tutte Sue disposizioni. Se tu fossi sgradito agli occhi di Dio ed Egli dicesse che dopo la tua testimonianza non Gli servi più e pertanto ti distruggesse, sarebbe anche questa la Sua giustizia? Sì. […] Tutto ciò che Dio fa è giusto. Benché gli esseri umani possano non essere in grado di percepire la giustizia di Dio, non dovrebbero emettere giudizi a piacimento. Se una cosa che Egli fa ti sembra irragionevole o se hai delle nozioni al riguardo e questo ti induce a dire che Egli non è giusto, allora sei davvero irragionevole” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Riflettendo sulle Sue parole, mi è sembrato che Dio mi stesse chiamando a rendere conto faccia a faccia. Non Lo avevo forse appena incolpato di mancare di equità e giustizia? E non stavo forse contrattando con Lui, cercando di giustificarmi e di negoziare condizioni? Sentivo di aver ottenuto alcuni risultati durante gli anni in cui avevo sofferto e pagato un prezzo nel mio dovere, e che quindi Dio avrebbe dovuto proteggermi dai disastri. Questo avrebbe dimostrato la Sua giustizia. Ma in realtà si trattava solo di mie nozioni e fantasie, e non erano affatto in linea con la verità. Dio è il Signore della creazione e io sono un essere creato. Tutto ciò di cui godo viene da Dio, e anche la mia vita è un Suo dono. Spetta solo a Dio decidere del mio destino e della durata della mia vita. Come essere creato, dovevo sottomettermi e accettarlo. Chi ero io per discutere con Dio e cercare di stabilire delle condizioni? Avevo avuto fede per tutti quegli anni e goduto di tanto nutrimento e irrigazione della verità da parte di Dio, ma non provavo comunque gratitudine. Ora che avevo contratto il virus e affrontavo la minaccia della morte, stavo discutendo con Dio, opponendomi a Lui e accusandoLo di essere ingiusto. Dov’erano la mia coscienza e la mia ragione? Questo pensiero mi ha colmata ancor più di vergogna e senso di colpa, e mi sono inginocchiata davanti a Dio in preghiera. “Dio, sono così irragionevole! Sei stato Tu a crearmi; sono un essere creato. Dovrei sottomettermi a tutte le Tue orchestrazioni e disposizioni. È perfettamente naturale e giustificato. Tu hai permesso che io prendessi questo virus potenzialmente letale. Non volevo sottomettermi e ho discusso con Te, incolpandoTi di non aver fatto la cosa giusta e chiedendoTi di farmi continuare a vivere. Ero completamente priva di ragione, così ribelle! Dio, voglio riflettere bene su me stessa e pentirmi davanti a Te”.
Nei giorni successivi, mi sono sentita profoncamente redarguita ogni volta che pensavo alle mie lamentele e alla mia incomprensione nei confronti di Dio. Mi ha fatta sentire ancora più in colpa e a disagio soprattutto pensare a come, quando le mie condizioni si sono aggravate, ho discusso con Dio, sono diventata negativa, pigra, superficiale nel mio dovere e ho battuto la fiacca. Quando non ero malata e non stavo affrontando alcuna crisi, proclamavo la giustizia di Dio e affermavo che gli esseri creati dovevano sottomettersi alle orchestrazioni e alle disposizioni del Creatore. Perché ho rivelato tanta ribellione e opposizione quando mi sono ammalata? Durante le mie devozioni, ho letto quanto segue tra le parole di Dio: “Il rapporto dell’uomo con Dio non è che uno di mero interesse personale. È il rapporto tra chi riceve le benedizioni e chi le elargisce. Più semplicemente, è simile al rapporto tra un dipendente e un datore di lavoro. Il dipendente lavora sodo solamente per ricevere i compensi elargiti dal datore di lavoro. In un rapporto di questo genere, basato sugli interessi, non c’è affetto, solamente una transazione; non c’è dare e ricevere amore, solamente carità e misericordia; non c’è comprensione, solamente indignazione e inganno repressi e impotenti; non c’è confidenza, solamente un abisso invalicabile” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Appendice 3: L’uomo può essere salvato solamente nell’ambito della gestione di Dio”). “Nella mente degli anticristi, fintanto che qualcuno è in grado di svolgere un dovere, di pagare un prezzo e di patire qualche avversità, costui dovrebbe essere benedetto da Dio. Così, dopo aver lavorato per la chiesa per un certo periodo, iniziano a fare un bilancio dei lavori che hanno svolto per la chiesa, dei contributi che hanno dato alla casa di Dio e di ciò che hanno fatto per i fratelli e per le sorelle. Tengono tutto questo ben presente nella loro mente, aspettando di vedere quali grazie e benedizioni ne otterranno da Dio, in modo da determinare se ciò che stanno facendo valga la pena. Perché si preoccupano sempre di tali questioni? Che cosa perseguono nel profondo del loro cuore? Qual è lo scopo della loro fede in Dio? Fin dall’inizio, la loro fede in Dio è stata volta a ottenere benedizioni. E, per quanti anni passino ad ascoltare sermoni, per quanto si nutrano delle parole di Dio e per quante dottrine comprendano, non abbandoneranno mai il desiderio e l’intenzione di essere benedetti. Se chiedi loro di comportarsi da esseri creati coscienziosi e di accettare la sovranità e le disposizioni di Dio, diranno: ‘Questo non ha niente a che fare con me. Non è quello per cui mi dovrei impegnare. Ciò per cui mi dovrei impegnare è: quando avrò combattuto la battaglia, quando avrò compiuto gli sforzi richiesti e patito le avversità richieste, quando avrò fatto questo secondo i requisiti di dio, egli dovrebbe ricompensarmi e permettermi di rimanere, di essere incoronato nel Regno e di ricoprire una posizione più alta dei prescelti di dio. Dovrei come minimo essere a capo di due o tre città’. Questo è ciò che sta più a cuore agli anticristi. Per quanto la casa di Dio condivida sulla verità, la loro intenzione e il loro desiderio di ottenere benedizioni non possono essere dissipati; sono persone della stessa categoria di Paolo. Una transazione così esplicita non cela forse una sorta di indole malvagia e maligna? Alcuni religiosi dicono: ‘La nostra generazione segue dio sulla via della croce. Dio ci ha scelti, quindi abbiamo il diritto di essere benedetti. Abbiamo sofferto e pagato un prezzo, e abbiamo bevuto dall’amaro calice. Alcuni di noi sono stati persino arrestati e condannati al carcere. Dopo aver patito tutte queste avversità, aver ascoltato così tanti sermoni e aver imparato così tanto sulla Bibbia, se un giorno non saremo benedetti, allora raggiungeremo il terzo cielo e discuteremo con dio’. Avete mai sentito una cosa del genere? Dicono che raggiungeranno il terzo cielo per discutere con Dio: quanto è sfrontato questo? Non vi fa paura il solo sentirlo? Chi oserebbe tentare di discutere con Dio? […] Questi individui non sono forse arcangeli? Non sono forse dei satana? Puoi discutere con chiunque, ma non con Dio. Non dovresti fare o nemmeno pensare di fare una cosa del genere. Le benedizioni vengono da Dio: Egli le dà a chi vuole. Anche se tu soddisfi le condizioni per ricevere le benedizioni e Dio non te le concede, non dovresti comunque discutere con Lui. L’intero universo e tutta l’umanità sono sotto il governo di Dio; è Lui a decidere. Come puoi tu, un piccolo essere umano, osare discutere con Dio? Come puoi sopravvalutare così tanto le tue capacità? Perché non ti guardi allo specchio per vedere chi sei? Osando strepitare e contendere con il Creatore in questo modo, non stai forse corteggiando la morte? ‘Se un giorno non saremo benedetti, allora raggiungeremo il terzo cielo e discuteremo con dio’ è un’affermazione che strepita apertamente contro Dio. Che tipo di luogo è il terzo cielo? È dove risiede Dio. Osare raggiungere il terzo cielo per discutere con Dio equivale a cercare di ‘detronizzare’ Dio! Non è forse così? Qualcuno potrebbe chiedere: ‘Cosa c’entra questo con gli anticristi?’ C’entra eccome, perché tutti coloro che vogliono raggiungere il terzo cielo per discutere con Dio sono degli anticristi. Solo gli anticristi sono capaci di dire cose simili. Parole come queste sono la voce che gli anticristi covano nel profondo del loro cuore. Questa è la loro malvagità” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 7: Sono malvagi, insidiosi e propensi all’inganno (Parte seconda)”). Di fronte alla rivelazione delle parole di Dio ho provato vergogna, e mi sono resa conto che i miei anni di sofferenza e di sacrificio nell’adempimento del mio dovere non avevano a che fare con una considerazione per le intenzioni di Dio e per il dovere di un essere creato di ripagare l’amore di Dio. Il mio scopo era solo entrare nel Regno e godere delle benedizioni eterne. Trattavo fare il mio dovere come un modo per sfuggire ai disastri, come una merce di scambio e un capitale in una transazione con Dio. Ecco perché non facevo che conteggiare quanto lavoro avevo svolto, quante persone avevo convertito, quanto avevo sofferto e quanto mi ero sacrificata. Sentivo che più i numeri risultavano alti, più avevo guadagnato meriti e disponevo dei requisiti per essere protetta da Dio e per sopravvivere le catastrofi. Tuttavia, quando mi sono ammalata inaspettatamente di Covid ho incolpato e frainteso Dio, senza ricercare il modo di sottomettermi a Lui. Al contrario, ho pensato a come cmportarmi bene per guadagnarmi il Suo favore, in modo che mi proteggesse e che mi riprendessi rapidamente. Quando ho visto le mie condizioni peggiorare, ho disperato di Dio. L’ho accusato di essere ingiusto e di non proteggermi. Chiaramente avevo fede e compivo un dovere al solo scopo di essere benedetta. Stavo usando Dio solamente per raggiungere il mio obiettivo di ottenere benedizioni, come se stessi stringendo un accordo con Lui e tentando di raggirarLo. Quanto ero egoista e propensa all’inganno! Ho pensato a Paolo, che nell’Età della Grazia viaggiò in tutta l’Europa per predicare il Vangelo. Soffrì e si sacrificò molto, ma compì tutti quegli sforzi solo per entrare nel Regno dei Cieli ed essere ricompensato. Alla fine, ha detto: “Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia” (2 Timoteo 4:7-8). Ciò significava in realtà che Dio non era giusto a meno che non gli conferisse una corona. I membri del mondo religioso sono profondamente influenzati da queste parole di Paolo. Coloro che lavorano e soffrono nel nome del Signore lo fanno per andare in Cielo ed essere benedetti. Se non sono benedetti, discutono con Dio. E io non ero forse proprio come loro? A quel punto, ho avuto paura. Non avrei mai immaginato che io, come un anticristo, avrei discusso con Dio e mi sarei ribellata a Lui se non fossi stata benedetta. Se i fatti non mi avessero rivelata, non mi sarei resa conto di avere una così grave indole da anticristo. Ho pensato ad alcune parole di Dio: “Per tutto il tempo ho imposto all’uomo un criterio molto rigido. Se la tua lealtà è accompagnata da intenzioni e condizioni, allora preferisco fare a meno della tua cosiddetta lealtà, poiché detesto coloro che Mi ingannano mediante le loro intenzioni e Mi ricattano secondo le loro condizioni. Desidero solo che l’uomo Mi sia assolutamente leale e faccia tutte le cose nell’interesse e per la dimostrazione di un’unica parola: fede. Io sono disgustato dal vostro ricorso alle lusinghe per farMi gioire, poiché Io vi ho sempre trattati con sincerità, e così desidero che anche voi vi comportiate con autentica fede nei Miei confronti” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Sei un vero credente in Dio?”). Dalle parole di Dio, ho percepito che la Sua indole è giusta e santa e non tollera offesa. Dio opera per salvare l’umanità e vuole la sincerità e la lealtà dell’uomo. Se ciò le persone danno e come si spendono nascondono secondi fini e impurità e includono contrattazioni e inganni, allora Dio non le approverà, ne sarà di fatto nauseato e disgustato, e le condannerà. Proprio come Paolo, che, lungi dall’essere benedetto da Dio, alla fine fu punito severamente all’inferno. E Dio non doveva forse essere nauseato e disgustato allo stesso modo dal modo transazionale e impuro in cui facevo il mio dovere? In quei giorni, la mia malattia aveva messo a nudo le intenzioni spregevoli che stavano alla base della mia fede e mi aveva mostrato la giustizia e la santità di Dio. A quel punto, l’ho accettata pienamente e mi sono sottomessa al fatto di averla contratta, con tutto il cuore.
In seguito, ho letto un altro passo delle parole di Dio: “Quando un individuo si presenta davanti al Creatore, in quanto essere creato dovrebbe svolgere il proprio dovere. Questa è una cosa molto giusta da fare ed egli dovrebbe adempiere a questa responsabilità. Sulla base del fatto che gli esseri creati assolvono i loro doveri, il Creatore ha svolto un’opera ancora più grande tra gli uomini, e ha compiuto un’ulteriore fase della Sua opera nelle persone. E di quale opera si tratta? Egli fornisce agli esseri umani la verità, permettendo loro di acquisirla da Lui mentre svolgono i loro doveri, e quindi di liberarsi della loro indole corrotta e di essere purificati. In tal modo, essi giungono a soddisfare le intenzioni di Dio e a intraprendere la retta via nella vita e, infine, sono in grado di temere Dio e fuggire il male, di ottenere la completa salvezza e di non essere più soggetti alle afflizioni di Satana. Questo è l’effetto che Dio vuole che gli esseri umani in definitiva ottengano svolgendo i loro doveri. Perciò, mentre assolvi il tuo dovere, Dio non ti fa solamente vedere chiaramente una singola cosa e capire una piccola parte di verità, né Si limita a permetterti di godere della grazia e delle benedizioni che ricevi svolgendo il tuo dovere di essere creato. Piuttosto, Egli ti consente di essere purificato e salvato e, in definitiva, di giungere a vivere nella luce del volto del Creatore” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte settima”). Le parole di Dio mi hanno davvero commossa. Per un essere creato, compiere un dovere è una responsabilità e un obbligo a cui non ci si può sottrarre. Inoltre, è un percorso per acquisire la verità e ottenere un cambiamento d’indole. Mentre compiamo i nostri doveri, Dio predispone ogni sorta di situazione per mettere a nudo la nostra indole corrotta. Poi, attraverso il giudizio e le rivelazioni delle Sue parole e attraverso la Sua potatura e il Suo castigo, Egli ci permette di comprendere la nostra indole corrotta e di cambiare, così da non essere più soggetti alla corruzione e alle afflizioni di Satana. Questa è la seria intenzione di Dio. Nel corso degli anni in cui ho svolto il mio dovere, ho rivelato molta corruzione nelle situazioni che Dio ha predisposto. Ho acquisito una certa comprensione della mia indole corrotta. Poi ho iniziato a odiare me stessa, mi sono pentita e sono cambiata, vivendo un po’ di sembianza umana. Ho guadagnato così tanto grazie al mio dovere, eppure continuavo a non mostrare gratitudine. Anzi, ho usato l’adempimento del mio dovere come merce di scambio e capitale per sfuggire ai disastri e ho trattato Dio come se fosse il caso di ingannarLo e sfruttarLo. Che cosa spregevole! Dio ha espresso così tante verità, ma invece di farne tesoro ho pensato solo a come essere benedetta, sfuggire ai disastri, entrare nel Regno dei Cieli ed essere ricompensata. Ero così abietta! Ho pregato e giurato a Dio che non avrei svolto il mio dovere al solo scopo di essere benedetta, e che compiendolo avrei perseguito con diligenza la verità per ripagare il Suo amore. Ho letto un altro passo delle Sue parole che mi ha fornito un percorso di pratica. La parola di Dio dice: “Nella tua fede in Dio e nella tua ricerca della verità, se sei in grado di dire: ‘Qualunque malattia o evento sgradevole Dio permetta che mi colpisca (qualunque cosa Egli faccia), io devo sottomettermi e rimanere al mio posto di essere creato. Prima di ogni altra cosa devo mettere in pratica questo aspetto della verità (la sottomissione), devo attuarlo, e vivere la realtà della sottomissione a Dio. Inoltre non devo accantonare ciò che Dio mi ha incaricato di fare e il dovere che devo svolgere. Perfino al mio ultimo respiro devo rimanere saldo nel mio dovere’, non significa forse rendere testimonianza? Quando hai questa determinazione e questo stato, sei ancora in grado di lamentarti di Dio? No. In un momento come questo, penserai: ‘Dio mi dà questo respiro, ha provveduto a me e mi ha protetto per tutti questi anni, mi ha sollevato da tanto dolore, mi ha donato tanta grazia e tante verità. Ho compreso verità e misteri che altri non capivano da generazioni. Ho acquisito tanto da Dio, perciò devo ripagarLo! In precedenza la mia statura era troppo scarsa, non capivo niente, tutto ciò che facevo era offensivo per Dio. Forse non avrò più in futuro un’altra occasione per ripagare Dio. Per quanto tempo mi rimanga da vivere, devo sacrificare quel poco di forze che ho e fare ciò che posso per Dio, affinché Egli veda che tutti questi anni in cui Egli ha provveduto a me non sono stati vani, ma hanno dato frutti. Voglio dare conforto a Dio e non ferirLo né deluderLo più’. Com’è questo modo di pensare? Non bisogna riflettere su come salvarsi o fuggire, pensando: ‘Quando guarirò da questa malattia? Allora farò del mio meglio per svolgere il mio dovere ed essere leale. Come faccio a essere leale se sto male? Come faccio a svolgere il mio dovere di essere creato?’ Finché hai un ultimo respiro, non sei forse in grado di svolgere il tuo dovere? Finché hai un ultimo respiro, sei capace di non disonorare Dio? Finché hai un ultimo respiro e la tua mente è lucida, sei capace di non lamentarti di Dio? (Sì.) È facile dire di sì adesso, ma non sarà altrettanto facile quando succederà davvero. E così dovete perseguire la verità, impegnarvi a fondo in merito alla verità e pensare più spesso: ‘Come posso compiacere le intenzioni di Dio? Come posso ripagare l’amore di Dio? Come posso svolgere il dovere di un essere creato?’ Che cos’è un essere creato? La responsabilità di un essere creato è forse solo di ascoltare le Sue parole? No: è anche di vivere le Sue parole. Dio ti ha donato in tale misura la verità, la via e la vita, in modo che tu possa vivere queste cose e testimoniarLo. Questo è ciò che deve fare un essere creato ed è una tua responsabilità e un tuo obbligo” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo nella lettura frequente delle parole di Dio e nella meditazione sulla verità si trova un cammino da percorrere”). Trovo le parole di Dio davvero commoventi. Dio è il Signore della creazione e io sono un essere creato, quindi il mio destino è nelle Sue mani. È stato Lui a permettere che contraessi la malattia; quindi, che vivessi o che morissi, dovrei sottomettermi alla sovranità e alle disposizioni di Dio. Questo è il senno più basilare che un essere creato dovrebbe possedere, e un dovere è qualcosa a cui dovrebbe attenersi. In qualsiasi momento, qualunque cosa accada, finché avrò respiro devo attenermi al mio dovere. Nel corso degli anni avevo goduto di tanto amore da parte di Dio, eppure non facevo che ribellarmi a Lui e ferirLo perché non perseguivo la verità. Ero profondamente in debito con Dio. Fintanto che ero in vita, dovevo compiere bene il mio dovere per ripagare il Suo amore. Nel periodo successivo, ho riflettuto ogni giorno su come svolgere bene il mio dovere in modo da soddisfare Dio. La sorella con cui collaboravo predicava il Vangelo da poco e non conosceva molti principi, quindi emergevano continui problemi. Io la aiutavo e la guidavo online. Spesso mi mettevo tranquilla di fronte a Dio, leggevo in silenzio le Sue parole e cantavo inni in Sua lode. Continuavo a tossire e ad avere la febbre, ma non ero più limitata dalla malattia e ho smesso di chiedermi se sarei morta. Sapevo che la mia vita era nelle mani di Dio e che il Suo governo avrebbe determinato la durata della mia vita. Ogni giorno che Dio mi dona è un giorno in cui perseguo l’obiettivo di compiere bene il mio dovere e di ripagare l’amore di Dio. Quando verrà il momento in cui Egli permetterà che la morte mi colga, mi sottometterò senza lamentarmi.
Una sera, non riuscivo a smettere di tossire e avevo la gola piena di catarro, la febbre alta e dolori in tutto il corpo. Mi rigiravo nel letto, mi sentivo malissimo e non riuscivo a dormire. Mi sono chiesta: “Sto forse per morire? Mi risveglierò mai più dopo essermi addormentata?” L’idea della morte era davvero sconvolgente e non riuscivo a smettere di piangere al pensiero che non avrei mai più avuto la possibilità di leggere le parole di Dio. Mi sono alzata, ho acceso il computer e ho letto questo passo delle parole di Dio: “La durata della vita di ognuno è stata prestabilita da Dio. Una malattia può sembrare terminale da un punto di vista medico, ma dal punto di vista di Dio, se la tua vita deve proseguire e la tua ora non è ancora giunta, allora non potresti morire neanche se lo volessi. Se Dio ti ha affidato un incarico e la tua missione non è finita, allora non morirai nemmeno per una malattia che dovrebbe essere fatale: Dio ancora non ti prenderà. Anche se non preghi e non cerchi la verità, o non ti occupi di curare la tua malattia, o addirittura rimandi la cura, non morirai. Ciò vale in particolar modo per coloro che hanno ricevuto un incarico da Dio: se la loro missione deve ancora essere completata, qualunque malattia li colpisca, non devono morire subito; devono vivere fino all’ultimo istante in cui la missione verrà ultimata. Hai questa fede? […] Il fatto è che, sia che la tua contrattazione abbia lo scopo di farti guarire dalla malattia e di impedirti di morire, sia che tu la conduca invece con qualche altro intento o obiettivo, dal punto di vista di Dio, se tu sai svolgere il tuo dovere e sei ancora utile, se Dio ha deciso che devi essere utilizzato, allora non morirai. Non sarai in grado di morire nemmeno che tu lo voglia. Ma se causi problemi, commetti ogni sorta di malefatta ed esasperi l’indole di Dio, morirai rapidamente; la tua vita sarà breve. La durata della vita di ognuno è stata stabilita da Dio prima della creazione del mondo. Se uno obbedisce alle disposizioni e orchestrazioni di Dio, che soffra di una malattia o meno e che sia o no in buona salute, vivrà per il numero di anni stabilito da Dio. Hai questa fede?” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Leggendo le parole di Dio, ho potuto percepire il Suo amore e la Sua misericordia. Questo mi ha riscaldato il cuore. Ho capito un po’ meglio le intenzioni di Dio. La possibilità di nascere negli ultimi giorni, di credere in Dio e di compiere un dovere era stata interamente determinata da Dio. Che fossi malata o meno, sarei dovuta morire se Dio avesse deciso che i miei giorni fossero finiti. Se invece Dio avesse disposto diversamente, allora non sarei morta nemmeno con una malattia letale. Non sapevo cosa mi aspettasse, ma avrei dovuto mettere la mia vita nelle mani di Dio e seguire le Sue orchestrazioni e disposizioni. Al pensiero di poter morire da un momento all’altro, volevo davvero parlare di nuovo a Dio con il cuore. Mi sono inginocchiata e Gli ho rivolto una preghiera: “O Dio! Grazie per avermi permesso di udire la Tua voce e di trarre irrigazione e sostentamento da tante Tue parole, e per avermi concesso di comprendere la verità e di imparare a comportarmi adeguatamente. Sento che la mia vita non è stata vana. È tutto merito della Tua misericordia e della Tua salvezza! È solo che sono così profondamente corrotta e non faccio che ribellarmi a Te e ferirTi. Non ho perseguito bene la verità e non ho veramente svolto il mio dovere per ripagare il Tuo amore. Inoltre, non Ti ho mai arrecato un briciolo di conforto. Sono profondamente in debito con Te. Non so se avrò un’altra possibilità di ripagare il Tuo amore. Se vivrò, voglio perseguire realmente la verità e compiere bene il mio dovere per soddisfarTi…” Poi, mi sono addormentata senza rendermene conto. Il giorno dopo, al risveglio, mi sentivo completamente rilassata, come se non fossi mai stata malata. La gola era guarita e tutto il catarro scomparso. Mi sono subito misurata la temperatura: era tornata normale. Ero davvero commossa e sapevo che si trattava della misericordia e della protezione di Dio. Anche se ho rivelato molta ribellione e opposizione quando ho contratto il Covid, Dio ha comunque vegliato su di me e mi ha protetta. Non sono riuscita a trattenere le lacrime e ho reso grazie e lode a Dio.
Nei due mesi successivi, la mia temperatura è rimasta costantemente normale. La malattia non si è ripresentata e senza neanche rendermene conto ero completamente guarita. Al pensiero di essere sopravvissuta mentre tanti altri erano morti durante la pandemia, sapevo che era tutto merito della portentosa cura e salvezza che Dio mi aveva donato. Contrarre il Covid ha messo a nudo le intenzioni e le impurità nascoste che avevo nella fede e nel compiere il mio dovere, permettendomi di vedere il mio ignobile intento di cercare di stringere accordi con Dio in cambio di benedizioni. Grazie a ciò, ho acquisito una certa comprensione di me e ho provato disgusto per me stessa. Inoltre, ho acquisito esperienza e comprensione reali dell’indole santa e giusta di Dio e un senso di sottomissione alla Sua sovranità e alle Sue disposizioni. Se da un lato, attraverso l’esperienza della malattia, ho subìto affinamento e dolore, dall’altro ho guadagnato molto, cose che non avrei potuto ottenere da una situazione meno gravosa. Ogni volta che ripenso a ciò che ho raccolto da questa esperienza, mi sento piena di gratitudine e di lode nei confronti di Dio. Rendo grazie a Dio per la Sua salvezza!