48. Riflessioni sul ripagare le cortesie

di Nathan, Corea del Sud

Nel 2022, la chiesa della mia città mi ha inviato una lettera per chiedermi una valutazione di una sorella, Zhang Hua. La lettera diceva che stava intralciando la vita della chiesa, che stava mettendo le persone l’una contro l’altra e radunando i propri sostenitori. I leader avevano tentato più volte di condividere con lei, ma senza successo, e lei aveva reagito evienziando i loro difetti. La chiesa stava raccogliendo le informazioni necessarie per espellere Zhang Hua e mi chiedeva di scrivere una valutazione su di lei. Quando ho letto la lettera, ho capito che probabilmente stavolta Zhang Hua sarebbe stata espulsa perché aveva continuato a comportarsi in quel modo per tutto il tempo, senza cambiare. Era una condizione molto grave. Pensare che sarebbe stata espulsa mi metteva a disagio. In passato mi aveva promosso e aveva sempre cercato di prendersi cura di me. Se avesse saputo che avevo esposto le sue malefatte, cosa avrebbe pensato di me? Avrebbe detto che ero ingrato e senza cuore? Pensandoci su, volevo solo evitare la questione. Dato che avevo altro lavoro da fare, l’ho rimandata per qualche giorno.

Il problema continuava a incombere su di me e ho rammentato un episodio accaduto dieci anni prima. All’epoca, Zhang Hua era la leader della chiesa e mi aveva promosso al lavoro testuale, in modo che potessi praticare di più. In seguito, sono stato promosso più volte e sono andato a svolgere il mio dovere fuori città. Ero convinto che il fatto di poter continuare a lavorare sui testi avesse a che fare con il suo avermi promosso tanti anni prima. Ho pensato alla condivisione, all’aiuto e al sostegno che Zhang Hua mi aveva fornito durante i suoi anni da leader: andavamo molto d’accordo e lei si prendeva cura di noi nella vita quotidiana. Non solo cercava case migliori che ci ospitassero, ma anche se eravamo a corto di vestiti o di beni di prima necessità ce li procurava subito. Ricordo che una volta ha tenuto una riunione per noi. Aveva saputo che avevo una malattia al fegato e aveva contattato un fratello praticante in medicina, il quale mi aveva procurato gratis una dozzina di flaconi di farmaci. Ero davvero commosso. A parte la mia famiglia, nessuno aveva mai mostrato una tale preoccupazione per la mia malattia. Avevo sempre sentito che lei mi apprezzava e teneva a me e gliene ero eternamente grato. Per questo mi colmava di vergogna scrivere una valutazione su di lei, perché sapevo di tutte le sue azioni malvagie: se fossero state smascherate, sarebbe stata espulsa. Nel suo dovere di leader, per esempio, era negligente e sconsiderata, e ciò danneggiava gravemente il lavoro della chiesa. Dopo essere stata destituita dal ruolo di leader, è andata a predicare il Vangelo, ma ha iniziato a seguire degli anticristi, a segnalare i leader come falsi leader nella sua lotta per la leadership. Di conseguenza, leader e lavoratori non riuscivano a svolgere il loro dovere e il lavoro della chiesa subiva gravi intralci. Sua sorella era una persona malevola e, quando è stata espulsa, Zhang Hua non ne era contenta ed è intervenuta in sua difesa, diffondendo nozioni, e così via. Non potevo non chiedermi perché Zhang Hua sostenesse sempre le persone sbagliate. Poi, ho pensato alla parola di Dio: “Nella chiesa sono molte le persone prive di discernimento. Quando avviene qualcosa di fuorviante passano inaspettatamente dalla parte di Satana, ma se vengono definite lacchè di Satana pensano di aver subito un grave torto. Benché qualcuno potrebbe dire che non abbiano discernimento, si schierano sempre dalla parte priva di verità. Neppure una volta, in un momento critico, si sono trovate dalla parte della verità, non una volta hanno preso la parola per difendere la verità, per cui sono davvero senza discernimento? Perché passano inaspettatamente dalla parte di Satana? Perché non dicono mai una parola che sia giusta e ragionevole a sostegno della verità? Questa situazione è davvero frutto della loro temporanea confusione? Minore è il discernimento che si possiede e meno si è in grado di stare dalla parte della verità. Questo che cosa dimostra? Non dimostra forse che le persone prive di discernimento amano il peccato? Non dimostra forse che sono la fedele progenie di Satana? Come mai sono sempre in grado di stare dalla parte di Satana e parlano la sua stessa lingua? Ogni loro parola e azione, le espressioni dei loro volti, dimostrano ampiamente che non amano affatto la verità ma che, al contrario, la detestano. Il fatto che possano schierarsi dalla parte di Satana basta a dimostrare che Satana ama davvero questi diavoli insignificanti che combattono tutta la vita per lui. Non sono tutti fatti più che evidenti?(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Un monito per coloro che non praticano la verità”). Grazie alla rivelazione della parola di Dio, in base a cui ho valutato le passate malefatte di Zhang Hua e il suo comportamento attuale, ho capito che si schierava sempre dalla parte di Satana, intralciando il lavoro della chiesa. Ho compreso che era in effetti una tirapiedi di Satana, una persona malevola che disturbava e intralciava il lavoro della chiesa. Se avessi smascherato tutte le azioni malvagie e il comportamento di Zhang Hua, allora secondo i principi della chiesa sarebbe stata certamente espulsa. Dunque non avrebbe avuto alcun ruolo nella casa di Dio e nessuna possibilità di salvezza. Era avanti con l’età e non aveva ancora messo su famiglia. Se fosse stata espulsa, avrebbe avuto un posto dove andare? Pensare a come mi aveva aiutato e promosso in passato mi faceva sentire combattuto. Se la avessi smascherata, quasi di sicuro sarebbe stata espulsa per il suo cattivo comportamento. Ma, non facendolo, non avrei protetto il lavoro della chiesa né sarei stato leale verso Dio. Riflettendoci su, ho escogitato un compromesso. Erano passati anni e la mia memoria non era più tanto buona. Avevo ormai dimenticato molti dettagli, quindi era inutile sforzarsi di ricordarli. Mi sarei limitato ad annotare alcuni di quelli più evidenti e basta. Quando ho avuto questo pensiero, ho provato un certo rimorso in cuor mio. Non si trattava forse di inganno e raggiro? Siamo nella fase finale della rivelazione dell’opera di Dio, in cui le persone vengono suddivise per categorie. Solo quando malevoli, anticristi, miscredenti e spiriti maligni verranno scacciati, la chiesa sarà purificata e potrà svolgere il suo lavoro senza problemi. Sapevo benissimo che Zhang Hua era malevola, ma non volevo smascherarla; volevo proteggerla, coprirla. Questo avrebbe significato schierarsi dalla parte di Satana e opporsi a Dio. Rendermene conto mi ha spaventato. Mi sono sforzato di ricordare tutte le sue azioni e le ho scritte per il leader.

Spedita la lettera, mi sono sentito un po’ più tranquillo, ma provavo comunque un senso di tristezza. Se un giorno fossi tornato nella mia città natale e Zhang Hua avesse saputo che ero stato io a smascherare le sue malefatte, mi avrebbe detto che ero ingrato e senza cuore? Per giorni, quando ci pensavo, mi sembrava di aver fatto qualcosa di sbagliato. Continuavo a rifletterci: sapevo che smascherare e segnalare i malevoli è in linea con l’intenzione di Dio oltre che un dovere di tutti i Suoi prescelti, allora perché ero così triste e restio a segnalarla? Perché mi sentivo in debito con lei? Riflettendo, mi sono ricordato che quando Dio ha analizzato vari detti sulla condotta morale ha toccato l’argomento del ripagare le cortesie, così ho iniziato a leggere la parola di Dio. La parola di Dio dice: “L’idea che ‘una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine’ è uno dei classici criteri della cultura tradizionale cinese in base a cui giudicare se la condotta di qualcuno è morale o immorale. Quando si valuta se l’umanità di un individuo è buona o cattiva e quanto è morale la sua condotta, uno dei punti di riferimento è se costui ricambia i favori o l’aiuto che riceve, se è qualcuno che ripaga con gratitudine una gentilezza ricevuta oppure no. Nella cultura tradizionale cinese, così come nella cultura tradizionale dell’umanità, le persone considerano questa come un’importante misura della condotta morale. Se qualcuno non capisce che una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine ed è un ingrato, viene ritenuto privo di coscienza e indegno di essere frequentato, e andrebbe disprezzato, rifiutato con sdegno o allontanato da tutti. Per contro, se qualcuno invece capisce che una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine, se manifesta gratitudine e ripaga i favori e l’aiuto che riceve con ogni mezzo a sua disposizione, viene ritenuto un individuo dotato di coscienza e umanità. Se qualcuno riceve benefici o aiuto da un’altra persona ma non li ripaga, o se esprime solo un briciolo di gratitudine con niente di più che un semplice ‘grazie’, l’altra persona cosa penserà? Non potrebbe forse essere contrariata? Potrebbe pensare: ‘Quel tizio non merita di essere aiutato, non è una brava persona. Se la sua risposta a tutto l’aiuto che gli ho dato è questa, allora non ha coscienza né umanità e non vale la pena di frequentarlo’. Se si imbattesse di nuovo in un individuo del genere, questa persona lo aiuterebbe ancora? Come minimo, non avrebbe il desiderio di farlo. In circostanze simili, non vi chiedereste se è davvero necessario aiutarlo? La lezione appresa dalla vostra esperienza precedente sarebbe: ‘Non posso aiutare chiunque. Chi aiuto deve capire che una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine. Se costui è un ingrato che non ricambierà l’aiuto che gli darò, meglio non aiutarlo’. Non la pensereste così anche voi al riguardo? (Sì.)” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (7)”). Dopo aver letto la parola di Dio, ho capito perché mi sentivo così triste e in debito verso Zhang Hua. Ero stato fuorviato e avvelenato dal detto del ripagare le cortesie. Da quando ero bambino fino all’età adulta, l’espressione “ripagare le cortesie” compariva spesso nelle conversazioni dei miei genitori, degli anziani e degli abitanti del villaggio. Quando sentivano che qualcuno aveva ricevuto aiuto e poi ripagava il favore, lo elogiavano e lo definivano una brava persona dotata di coscienza e che valeva la pena frequentare. Ammiravano e rispettavano tali persone e le salutavano con gioia quando le incontravano. Al contrario, quando qualcuno non aveva ricambiato un favore, non volevano averci a che fare. In privato, etichettavano simili persone come ingrate, prive di coscienza e di umanità, e non le salutavano neppure. Immerso nell’ambiente della mia infanzia, ho sempre cercato di mettere in pratica il ripagare le cortesie. Dovevo ricordarmi di tutti coloro che avevano aiutato me o la mia famiglia e ripagarli il prima possibile. Se non potevo subito, dovevo aspettare e ripagarli in seguito, appena possibile. Mi pareva che una persona nobile, coscienziosa e retta dovesse agire così, e questo inoltre mi procurava il favore di chi avevo intorno. Quanto a Zhang Hua, invece, sentivo di non aver ripagato del tutto la sua promozione, le sue premure e il suo aiuto, e avevo persino segnalato le sue azioni malvagie. Mi rimordeva la coscienza e mi sentivo un ingrato. Quelle idee avevano ancora una tale presa su di me che pur sapendo che i malevoli e i miscredenti possono solo intralciare il lavoro della chiesa e i doveri dei fratelli e delle sorelle restavo ancora riluttante a segnalare le malefatte di Zhang Hua. Ero enormemente fuorviato e frenato dall’idea del ripagare le cortesie.

Proprio allora, ho letto altre parole di Dio che dicevano: “Affermazioni riguardanti la condotta morale come ‘Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine’ non dicono alle persone con esattezza quali sono le loro responsabilità all’interno della società e dell’umanità. Sono invece modi di vincolare od obbligare le persone ad agire o a pensare in una determinata maniera, che lo vogliano o meno e indipendentemente dalle circostanze o dal contesto in cui ricevono dei gesti di gentilezza. Nell’antica Cina si trovano molti casi di gentilezze ripagate. Per esempio, un ragazzo affamato che mendicava venne accolto da una famiglia che lo nutrì, lo vestì, lo addestrò alle arti marziali e gli insegnò conoscenze di ogni tipo. La famiglia attese che fosse cresciuto, poi iniziò a usarlo come fonte di reddito, mandandolo a compiere il male, a uccidere, a fare cose che lui non voleva fare. Se si considera la sua storia alla luce di tutti i favori da lui ricevuti, è stato un bene che la famiglia lo abbia salvato. Se invece si considera ciò che fu costretto a fare in seguito, è davvero un bene, o piuttosto un male? (È un male.) Tuttavia, sotto i condizionamenti della cultura tradizionale, come per esempio ‘Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine’, la gente non sa fare questa distinzione. A prima vista, sembra che il ragazzo non avesse altra scelta che compiere azioni cattive, fare del male agli altri, diventare un assassino: la maggior parte delle persone non desidera fare cose del genere. Ma il fatto che compì queste cattive azioni e uccise per ordine del padrone non derivava, in fondo, da un desiderio di ripagarne la gentilezza? Le persone non possono fare a meno di essere influenzate e controllate da queste idee, in particolare a causa di condizionamenti della cultura tradizionale cinese come ‘Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine’. Anche il modo in cui agiscono e le intenzioni e le motivazioni dietro le loro azioni sono di certo indotti da queste idee. Quando il giovane si ritrovò in quella situazione, quale può essere stato il suo primo pensiero? ‘Questa famiglia mi ha salvato; loro sono stati buoni con me. Non posso essere un ingrato, devo ripagare la loro gentilezza. A loro devo la mia vita, dunque è a loro che devo dedicarla. Devo fare qualsiasi cosa mi chiedano, anche se significa compiere il male e uccidere. Non posso considerare se è giusto o sbagliato; devo semplicemente ripagare la loro gentilezza. Se non lo facessi, sarei ancora degno di essere definito umano?’ Di conseguenza, ogni volta che la famiglia gli ordinava di commettere un omicidio o una cattiva azione, lui eseguiva senza alcuna riserva o esitazione. Pertanto, la sua condotta, le sue azioni e la sua cieca obbedienza non erano forse dettate dall’idea e dalla visione secondo cui ‘Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine’? Il ragazzo non adempiva forse a questo criterio di condotta morale? (Sì.) Cosa deducete da questo esempio? Il detto ‘Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine’ è una cosa positiva o no? (Non lo è: non contiene alcun principio.) In realtà, chi ripaga una gentilezza ce l’ha un principio, e cioè che una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine. Se qualcuno ti fa una cortesia devi fargliene una in cambio, altrimenti non sei umano e non puoi dire niente se ti condannano a causa di questo. Il proverbio dice: ‘Una goccia d’acqua di gentilezza dovrebbe essere ripagata con una sorgente zampillante’, ma in questo caso il ragazzo non ricevette una gentilezza minima, bensì una che gli salvò la vita, motivo per cui a maggior ragione aveva motivo di ripagarla con la vita intera. Non sapeva quali fossero i limiti o i principi del ripagare una gentilezza. Credeva che la sua vita fosse un dono di quella famiglia e quindi, per ripagare, sentiva di doverla dedicare a loro, facendo qualsiasi cosa pretendessero da lui, compresi l’omicidio o altri atti malvagi. Questo modo di ripagare la gentilezza non ha principi né limiti. Il ragazzo si rese complice di malfattori e così facendo si rovinò. È stato giusto da parte sua ripagare la gentilezza in quel modo? Naturalmente no. È stato un comportamento sciocco(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (7)”). Attraverso l’esempio, fatto da Dio, del mendicante che ripaga una cortesia, ho capito che la cultura tradizionale del ripagare le cortesie è una falsità satanica volta ad avvelenarci. L’idea di ripagare le cortesie non solo vincola la nostra anima, ma distorce anche i nostri pensieri, trasformando il normale aiuto reciproco in un debito di gratitudine da ricordare e ripagare, per non essere etichettati come privi di coscienza e di umanità. Quante persone hanno abbandonato una condotta corretta a causa di questa cultura tradizionale velenosa e fuorviante? A prescindere da sia l’autore del favore, anche se si tratta di un malevolo o di una persona con dei secondi fini, chi ne riceve beneficio deve poi ripagarlo con tutto sé stesso, addirittura fino a commettere omicidi e altre malvagità. E così mi sono reso conto che lafalsità del ripagare le cortesie avvelena davvero le persone. Al pensiero di Zhang Hua che attaccava i leader e i lavoratori e intralciava il lavoro della chiesa, sapevo che l’obiettivo del leader nel chiedermi una valutazione era quello di capire chiaramente in che modo si comportasse lei di solito, così da poter decidere se espellerla o meno. Ma io ero influenzato e fuorviato dal “ripagare le cortesie”, e il solo pensare a tutti i favori ricevuti da Zhang Hua, che mi aveva promosso e aiutato, mi induceva a voler coprire le sue malefatte. Ero troppo confuso per distinguere il bene dal male, il bianco dal nero! A quel punto, avevo discernimento in merito a certi aspetti del ripagare le cortesie. Vedevo che non era una cosa positiva, bensì una falsità usata da Satana per fuorviare e corrompere le persone. Sapevo che non avrei dovuto prenderla come principio di condotta e di vita.

In seguito, ho letto altre parole di Dio che dicevano: “È necessario discernere il concetto culturale tradizionale per cui ‘Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine’. La parte più importante è la parola ‘gentilezza’: come bisogna intenderla? A quale aspetto e a quale natura della gentilezza si fa riferimento qui? Qual è il significato di ‘Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine’? Le persone devono trovare le risposte a tali domande e non devono per nessuna ragione lasciarsi condizionare da questa idea del ripagare le gentilezze ricevute: per tutti coloro che perseguono la verità, ciò è assolutamente essenziale. Cos’è la ‘gentilezza’ secondo le nozioni umane? Su piccola scala, è qualcuno che ti aiuta quando sei nei guai. Per esempio, qualcuno che ti dà una ciotola di riso quando stai morendo di fame o una bottiglia d’acqua quando stai morendo di sete, qualcuno che ti aiuta quando cadi e non riesci a rialzarti. Tutti questi sono atti di gentilezza. Un grande atto di gentilezza è qualcuno che ti soccorre quando sei in condizioni disperate: detto altrimenti, una gentilezza che ti salva la vita. Quando corri un pericolo mortale e qualcuno ti aiuta a evitare la morte, ti sta essenzialmente salvando la vita. La gente percepisce cose del genere come ‘gentilezza’. Questo tipo di gentilezza supera di gran lunga qualsiasi insignificante favore materiale, è una grande gentilezza che non si può misurare in termini di denaro o di cose materiali. Chi la riceve prova una sorta di gratitudine che non è possibile esprimere solo con poche parole di ringraziamento. Ma questo modo di misurare la gentilezza è accurato? (No.) Perché dici che non è accurato? (Perché è una misurazione che si basa sui criteri della cultura tradizionale.) Questa è una risposta basata sulla teoria e sulla dottrina e, sebbene possa sembrare giusta, non va all’essenza della questione. Come si può spiegarlo in termini pratici? Pensateci con attenzione. Un po’ di tempo fa ho sentito di un video online in cui un uomo non si accorge che gli cade il portafoglio; un cagnolino che lo sta seguendo lo raccoglie ma l’uomo, quando nota questa cosa, picchia l’animale per avergli rubato il portafoglio. Assurdo, no? Quell’uomo ha meno principi morali di un cane! L’azione del cane è totalmente conforme ai criteri umani di moralità. Un essere umano avrebbe esclamato: ‘Ti è caduto il portafoglio!’ Il cane invece, dato che non sa parlare, si è limitato a raccogliere in silenzio il portafoglio e a trotterellare dietro all’uomo. Se quindi un cane è in grado di mettere in atto uno dei buoni comportamenti incoraggiati dalla cultura tradizionale, cosa ci fa capire questo sugli esseri umani? Gli esseri umani nascono con la coscienza e la ragione, pertanto sono molto più capaci di adottare tali condotte. Fintanto che si ha un senso di coscienza, si può adempiere a questo genere di responsabilità e di obblighi. Non è necessario lavorare sodo o pagare un prezzo; basta soltanto un piccolo sforzo, ed è semplicemente questione di fare qualcosa di utile, qualcosa che sia di beneficio per gli altri. Ma la natura di questo atto si qualifica davvero come ‘gentilezza’? Si innalza forse al livello di un atto di gentilezza? (No.) Poiché non lo fa, c’è forse bisogno di parlare di ripagarla? Sarebbe inutile(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (7)”). Riflettere sulla Sua parola mi ha illuminato il cuore. Dio dice: “La parte più importante è la parola ‘gentilezza’: come bisogna intenderla?” Non appena fossi riuscito a comprendere in che modo considerare la “gentilezza”, avrei capito la verità e non ne sarei più stato fuorviato né limitato. Così ci ho riflettuto su. Ritenevo che Zhang Hua fosse stata gentile con me principalmente in due modi. In primo luogo, mi aveva promosso. In secondo luogo, quando era leader, mi aveva fatto procurare delle medicine da un fratello. Ma si trattava davvero di cortesie? In realtà, quando qualcuno è malato o si trova in difficoltà, dare una mano per offrirgli un po’ di sollievo è un comportamento normale, è una resposabilità, è buon senso. Chiunque sia dotato di coscienza e ragione può riuscirci, e difficilmente si tratta di una speciale cortesia che deve essere ripagata. Ma io avevo preso a cuore il suo aiuto come una speciale cortesia da ripagare, al punto di coprire le sue azioni malvagie per far sì che restanne nella chiesa. Ripagando la sua gentilezza in questo modo, non stavo forse sacrificando gli interessi della chiesa in favore dei miei? Ero del tutto confuso! Mi sono anche chiesto se la promozione ricevuta da Zhang Hua costituisse una cortesia speciale. Ho pensato a queste parole di Dio: “Dovete comprendere che, a prescindere da quale sia il periodo o la fase in cui Dio compie la Sua opera, Egli ha sempre bisogno che una parte delle persone lavori con Lui. Il fatto che costoro collaborino con la Sua opera o contribuiscano alla diffusione del Vangelo è predestinato da Lui. […] Chi di voi sta svolgendo casualmente il proprio dovere nella casa di Dio in questo momento? Da qualunque ambiente tu sia venuto per assolvere il tuo dovere, nulla di tutto questo è accaduto per caso. Questo dovere non si può svolgere semplicemente trovando alcuni credenti a casaccio; questa era una cosa predestinata da Dio prima delle età. Che cosa significa che qualcosa è predestinato? Che cosa vuol dire esattamente? Che in tutto il Suo piano di gestione, Dio ha pianificato molto tempo fa quante volte saresti stato sulla terra, in quale discendenza e famiglia saresti nato durante gli ultimi giorni, quali sarebbero state le condizioni di questa famiglia, se saresti stato maschio o femmina, quali sarebbero stati i tuoi punti di forza, quale livello di istruzione avresti avuto, quanto saresti stato capace di esprimerti, quale sarebbe stata la tua levatura e quale aspetto avresti avuto. Ha pianificato a quale età saresti giunto nella casa di Dio e avresti iniziato a svolgere il tuo dovere, e quale dovere avresti svolto in quale periodo. Dio ha predestinato ciascuna fase per te fin dall’inizio. Quando non eri ancora nato e quando sei venuto sulla terra nelle tue ultime vite, Dio aveva già predisposto per te quale dovere avresti svolto in quest’ultima fase dell’opera(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Più riflettevo sulle parole di Dio e più mi apparivano chiare le cose. Il mio lavoro sui testi era sembrato merito della promozione da parte di Zhang Hua, quando in realtà è Dio a organizzare ogni cosa. Era stato Lui a condurmi a poco a poco verso quel ruolo. Se nella casa di Dio non ci fosse stato quel lavoro, io non avrei potuto adempiere il mio dovere. Quello che era successo non era quindi interamente dovuto all’opera di Dio? È a Dio che avrei dovuto essere grato e riconoscente, e invece consideravo di dovere quel favore a Zhang Hua e volevo ripagare lei. Non sapevo vedere la grazia di Dio, ma solo la cortesia umana. Ero davvero cieco, ignorante, irragionevole e sciocco. In quanto leader della chiesa, Zhang Hua aveva il dovere di formare e promuovere le persone in base alle esigenze lavorative della casa di Dio: avrei dovuto ringraziare Dio, piuttosto che attribuire quella gentilezza a un’altra persona. Capirlo mi ha dato sollievo. La riconoscenza che avevo provato per oltre dieci anni per il suo apprezzamento nei miei confronti e il mio desiderio di ripagarla sono scomparsi. Non mi sentivo più in debito con lei né dispiaciuto per aver smascherato le sue azioni malvagie. Anche il senso di colpa per essere ingrato era scomaprso e non c’era più una questione di cortesie tra di noi. Proprio come dice Dio: “Per Me questa sorta di ‘gentilezza’ semplicemente non esiste, e spero che lo stesso sia vero per voi. E dunque come la dovresti considerare? Considerala semplicemente un obbligo, una responsabilità e qualcosa che chi possiede istinti umani dovrebbe fare. Dovresti trattarla come una tua responsabilità e un tuo obbligo in quanto essere umano, e adempierla al meglio delle tue capacità. Nient’altro(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (7)”). La parola di Dio mi ha liberato dal vincolo dell’ideal del ripagare le cortesie e ha corretto la mia prospettiva in merito a tali questioni. Sono davvero grato a Dio.

A ogni modo, pensavo che la questione fosse chiusa. Ma, poco tempo dopo, la chiesa della mia città mi ha scritto di nuovo, chiedendomi di descrivere chiaramente le azioni di Zhang Hua, nonché i tempi e i luoghi in cui le aveva compiute, quando si era schierata a favore di anticristi e malevoli e quando aveva seguito degli anticristi nel compiere il male. Senza le prove da me fornite, sarebbe stato impossibile espellerla. Una volta ricevuta la lettera, ero ancora un po’ a disagio. Se avessi risposto, Zhang Hua sarebbe stata certamente espulsa. Era stata così buona con me. Se lo avessi fatto, non avrei… Ma mi sono subito reso conto di star applicando il principio satanico di ripagare le cortesie. Dovevo ignorare quell’idea e praticare secondo la parola di Dio. Ho ricordato che la parola di Dio dice: “Qual è il principio a cui le parole di Dio richiedono di attenersi nel trattare gli altri? Amare ciò che Dio ama e odiare ciò che Dio odia: questo è il principio a cui ci si deve attenere. Dio ama coloro che perseguono la verità e che sono in grado di fare la Sua volontà; queste sono anche le persone che dovremmo amare. Coloro che non sono in grado di fare la volontà di Dio, che Lo odiano e si ribellano a Lui, simili persone sono detestate da Dio, e anche noi dovremmo detestarle. Questo è ciò che Dio chiede all’uomo. […] Durante l’Età della Grazia, il Signore Gesù disse: ‘Chi è Mia madre, e chi sono i Miei fratelli?’ ‘Poiché chiunque avrà seguito la volontà del Padre Mio che è ne’ cieli, esso Mi è fratello e sorella e madre’. Queste parole esistevano già nell’Età della Grazia, e oggi le parole di Dio sono ancora più chiare: ‘Ama ciò che Dio ama, odia ciò che Dio odia’. Queste parole vanno dritte al punto, eppure spesso le persone sono incapaci di comprenderne il vero significato(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Soltanto riconoscendo le proprie idee sbagliate ci si può realmente trasformare”). La parola di Dio è molto chiara: dobbiamo trattare le persone secondo i principi, amare ciò che Dio ama e odiare ciò che Dio odia. Coloro che perseguono e praticano la verità sono nostri fratelli e sorelle e dovrebbero essere trattati con amore. Coloro che non perseguono la verità o non la praticano affatto, o che addirittura compiono del male che intralcia il lavoro della chiesa, non sono fratelli e sorelle, ma lacchè di Satana, persone malevole. Devono essere smascherati, occorre discernimento su di loro, e devono essere allontanati dalla chiesa. Solo questo è in accordo con l’intenzione di Dio. Capito questo, non ho avuto più esitazioni. Con i documenti che avevo già fornito in precedenza e con una scrupolosa ricostruzione dei fatti, ho redatto un resoconto delle malefatte di Zhang Hua. Dopo aver spedito la risposta, mi sono sentito in pace e a mio agio. Finalmente ero libero dai vincoli dell’idea di dover ripagare le cortesie e il mio cuore era sollevato.

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