53. Il mio dovere ha esposto il mio egoismo

di Roxana, Taiwan

Collaboro come supervisore di lavori video da oltre due anni. Qualche tempo fa, viste le esigenze del lavoro, il nostro gruppo è stato suddiviso in due gruppi più piccoli. Sorella Layla era responsabile di un gruppo e io dell’altro. Sebbene sorella Layla avesse appena iniziato a supervisionare questo lavoro, proponeva sempre suggerimenti importanti per la produzione di video e guidava spesso i fratelli e le sorelle nella revisione congiunta del lavoro e nell’apprendimento delle competenze tecniche. Non ne ero molto felice, e pensavo: “Di questo passo faranno sicuramente dei veloci progressi e non ci vorrà molto prima che il mio gruppo venga paragonato negativamente al loro”. Sono stata pervasa da un senso di crisi e mi sono ripromessa di fare un buon lavoro in ogni singolo video per non restare indietro rispetto a Layla e al suo gruppo. All’epoca stavamo girando un video impegnativo dal punto di vista tecnico, e stavo studiando a fondo le competenze pertinenti insieme ad altri fratelli e sorelle. Quando affrontavamo delle difficoltà, pregavo Dio e cercavo soluzioni con tutti. Il video è stato ultimato al termine di un duro lavoro, e i fratelli e le sorelle che l’hanno visto hanno detto che era ben realizzato. Ciò è stato gratificante perché ha suggerito che ero una persona da non sottovalutare e che ero più capace di Layla e del suo gruppo. Ho inviato il video a fratelli e sorelle di altri gruppi e pochi giorni dopo hanno risposto dicendo che il video sembrava molto realistico e mi hanno domandato come avessi migliorato le mie capacità tecniche. Sono stata molto contenta di questa notizia e ho pensato tra me e me: “Ora che i fratelli e le sorelle si sono resi conto di cosa sono capace di fare, non potranno che guardarmi e ammirarmi”. Mi sono ripromessa di affrontare tutti i video successivi con la massima diligenza.

Successivamente, Layla e il suo gruppo hanno incontrato qualche difficoltà con un video e volevano che le risolvessi. Ho pensato tra me e me: “Questo video è di vostra responsabilità. Se passo il tempo a risolvere questi problemi, non riceverò alcun riconoscimento e questo ostacolerà anche il mio lavoro. Sarebbe meglio se mi sforzassi di più per il video di cui sono stata incaricata, piuttosto che aiutarvi a risolvere i vostri problemi”. Perciò ho deciso di non aiutarli. In seguito, quando Layla non riusciva ancora a trovare una soluzione, è tornata da me. Ha detto che avevano tentato vari approcci ma senza successo, e mi ha chiesto come avevo gestito tali difficoltà in passato. Ho pensato: “Se trascorressi del tempo a provare a risolvere i problemi del vostro gruppo e finiste per svolgere un lavoro migliore del mio, non penseranno tutti che sei una capogruppo migliore di me, anche se hai appena iniziato? Farei la figura dell’incompetente!” Pensando a questo le ho detto, in maniera distaccata, che non c’era nulla che potessi fare per aiutarla. Layla non aveva altra scelta che tornare sui propri passi e continuare a indagare sulle difficoltà da sola. Ha poi mandato un campione del video alla chat di gruppo per consentirci di verificare se ci fossero problemi. Non avevo intenzione di rispondere, ritenendo che guardare il video sarebbe stata una perdita di tempo. Ma al contempo temevo che, se non l’avessi guardato, i fratelli e le sorelle avrebbero potuto dire che ero stata negligente nel supervisionare il lavoro e irresponsabile come capogruppo. Quindi, a malincuore, ho aperto il file e ho guardato il video. Ho rilevato problemi in diversi punti, ma non ho riflettuto attentamente su di essi. Poi Layla ha proseguito inviando il video alla leader, che ha evidenziato un buon numero di problemi, per cui è stato necessario rielaborare e sistemare il video. L’avanzamento dei lavori è stato quindi ritardato. Successivamente, quando la leader è venuta a rivedere il lavoro con me, ha sottolineato i miei problemi e ha detto: “Quando compiamo i nostri doveri nella chiesa, ci ripartiamo il lavoro, ma ciò non significa che lavoriamo indipendentemente gli uni dagli altri. Sei una capogruppo, quindi devi sopportare più di un fardello. Layla ha appena cominciato a praticare come capogruppo, per cui è necessario controllare più attentamente i video che lei e il suo gruppo realizzano, in modo da poter risolvere in anticipo alcuni problemi”. Mi sono resa conto, allora, che non potevo esentarmi dalle responsabilità per questo ritardo, poiché era stato causato dal fatto che ero stata troppo egoista e mi ero occupata solo del mio lavoro rifiutando di collaborare con Layla. Tuttavia, non avevo riflettuto troppo a fondo sulla questione. Ogni volta che giravo dei video in seguito a questo, la mia mente era confusa e mi sentivo intontita e disorientata. Non riscontravo problemi nei doveri dei fratelli e delle sorelle, e non sapevo nemmeno cosa dire quando pregavo. Ho capito che non mi trovavo nello stato giusto e che Dio mi nascondeva il Suo volto. Pertanto, mi sono messa a ricercare e a pregare davanti a Dio, chiedendoGli di guidarmi verso la comprensione di me stessa.

Una sera, prima di andare a dormire, ho riflettuto sulle mie recenti prestazioni. Ho riflettuto sul fatto che Dio smaschera gli anticristi che si interessano solo del proprio lavoro nello svolgimento dei loro doveri. Ho trovato questo passo delle parole di Dio: “Gli anticristi sono privi di coscienza, di ragionevolezza e di umanità. Non solo sono incuranti della vergogna, ma hanno anche un altro segno distintivo: sono estremamente egoisti e vili. Non è difficile comprendere il senso letterale del loro ‘egoismo’ e della loro ‘viltà’: sono ciechi a tutto tranne che ai loro interessi personali. Tutto ciò che riguarda i loro interessi personali è al pieno centro della loro attenzione, e per esso sono disposti a soffrire, a pagare un prezzo, a impegnarsi e a dedicarsi. Invece, trascurano e chiudono un occhio su tutto ciò che non riguarda i loro interessi personali; gli altri possono fare quello che vogliono, agli anticristi non importa che qualcuno sia causa di intralcio o di disturbo e, ai loro occhi, questo non li riguarda minimamente. Detto con tatto, si occupano dei loro affari. Ma è più preciso affermare che simili individui sono vili, ignobili e sordidi; li definiamo ‘egoisti e vili’. In che modo si manifestano l’egoismo e la viltà degli anticristi? In ogni situazione vantaggiosa per il loro prestigio o per la loro reputazione, si sforzano di fare o dire qualsiasi cosa sia necessaria, e sopportano volentieri qualunque sofferenza. Quando invece si tratta di un lavoro ordinato dalla casa di Dio o che giova alla crescita nella vita del popolo eletto di Dio, lo ignorano completamente. Anche quando persone malevole intralciano, disturbano e commettono ogni tipo di male, e di conseguenza influenzano gravemente il lavoro della chiesa, essi rimangono impassibili e non se ne preoccupano, come se questo non avesse nulla a che fare con loro. E se qualcuno scopre e riferisce le malvagità compiute da una persona malevola, affermano di non aver visto nulla e fingono ignoranza. […] Indipendentemente dal lavoro che intraprendono, gli anticristi non tengono mai in minima considerazione gli interessi della casa di Dio. Si preoccupano soltanto se i loro interessi saranno colpiti, pensano solo a quel poco di lavoro che devono svolgere e che va a loro vantaggio. Per loro, il lavoro principale della chiesa è solo qualcosa di cui occuparsi nel tempo libero. Non lo prendono affatto sul serio. Si mobilitano solo quando vengono spinti all’azione, si limitano a ciò che piace loro fare, e lavorano solamente allo scopo di mantenere il proprio prestigio e il proprio potere. Ai loro occhi, qualsiasi lavoro organizzato dalla casa di Dio, l’opera di diffusione del Vangelo e l’ingresso nella vita dei prescelti di Dio non hanno importanza. A prescindere da quali difficoltà abbiano gli altri nel loro lavoro, quali problemi abbiano riscontrato e riferito loro, quanto siano sincere le parole degli altri, gli anticristi non vi prestano alcuna attenzione, non si lasciano coinvolgere, è come se questo non avesse nulla a che fare con loro. Indipendentemente da quanto seri siano i problemi che emergono dal lavoro della chiesa, essi sono del tutto indifferenti. Anche quando un problema è proprio sotto i loro occhi, si limitano ad affrontarlo in modo superficiale. Solo quando sono potati direttamente dal Supremo e viene loro ordinato di risolvere un problema, svolgono a malincuore un po’ di lavoro reale e danno al Supremo qualcosa da vedere; subito dopo, ritornano ai loro affari. Per quanto riguarda il lavoro della chiesa, le cose rilevanti nel contesto generale, sono disinteressati e non si curano di queste cose. Ignorano persino i problemi che scoprono, forniscono risposte superficiali o tergiversano quando qualcuno pone loro domande in merito ai problemi, e li affrontano soltanto con grande riluttanza. Questa è la manifestazione dell’egoismo e della viltà, non è così? Per di più, non importa quale dovere stiano svolgendo, tutto ciò a cui gli anticristi pensano è se questo consentirà loro di conquistare la scena; se si tratta di qualcosa che accrescerà la loro reputazione, si scervellano per trovare un modo per imparare a farlo, per portarlo a termine; tutto ciò di cui si preoccupano è se li distinguerà. In qualunque cosa facciano o pensino, si interessano solo della propria fama, del proprio guadagno e del proprio prestigio. A prescindere da quale compito stiano svolgendo, non fanno che competere su chi sia migliore e chi peggiore, chi vinca e chi perda, chi abbia la reputazione più alta. Si preoccupano solo di quante persone li adorano e li ammirano, di quante obbediscano loro e di quanti seguaci abbiano. Non tengono mai condivisioni sulla verità né risolvono i problemi reali. Non pensano mai a come fare le cose secondo principio quando svolgono il proprio dovere, né riflettono se siano stati leali, se abbiano adempiuto alle loro responsabilità, se nel loro lavoro ci siano state deviazioni o sviste, o se ci sia qualche problema, e tanto meno pensano a ciò che richiede Dio e a quali sono le Sue intenzioni. Non prestano la minima attenzione ad alcuna di queste cose. Si impegnano duramente e fanno le cose solo per fama, guadagno e prestigio, per soddisfare le proprie ambizioni e i propri desideri personali. Questa è la manifestazione dell’egoismo e della viltà, non è vero? Ciò espone pienamente come abbiano il cuore colmo dei loro personali desideri, ambizioni e richieste insensate; ogni loro azione è governata dalle loro ambizioni e dai loro desideri. Qualunque cosa facciano, la motivazione e la fonte sono i loro personali desideri, ambizioni e richieste insensate. Questa è la manifestazione più tipica dell’egoismo e della viltà(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Quarto excursus: Riepilogo sul carattere degli anticristi e sulla loro indole essenza (Parte prima)”). Dio smaschera gli anticristi come esseri fortemente egoisti. In questioni che si riferiscono ai loro interessi o che permettono loro di distinguersi, lavorano in modo diligente e volentieri, a prescindere dal prezzo che dovranno pagare o da quanto dovranno soffrire. Ma se qualcosa non ha a che fare con i loro interessi, semplicemente la ignorano. In questi casi, non saranno disposti a dedicarvi la loro attenzione, a prescindere dalle difficoltà che gli altri stanno affrontando o dall’entità della perdita per il lavoro della chiesa. Qualsiasi cosa facciano è per il bene della loro reputazione personale e del loro prestigio, e non tengono affatto conto degli interessi della chiesa. Mi sono resa conto, allora, che era così che mi ero comportata. Dopo che il nostro gruppo è stato diviso in due, ho constatato che Layla stava facendo rapidi progressi e sopportava un fardello nei suoi doveri. Temevo che mi avrebbe superata, quindi non ero disposta ad aiutarla quando si trovava in difficoltà e si rivolgeva a me per chiedere aiuto. Ho ritenuto che questa non fosse una delle mie responsabilità principali, e che farlo mi avrebbe tolto tempo ed energie. Non solo, ma anche se il video fosse venuto bene, il mio duro lavoro sarebbe passato inosservato; invece, gli altri avrebbero dato per scontato che Layla fosse al mio stesso livello, pur avendo appena iniziato a praticare come capogruppo. In tal caso, non sarei riuscita a mettermi in mostra. Quindi, quando Layla mi ha chiesto di visionare il loro video e di darle dei suggerimenti, non ne avevo voglia. Non volevo dedicare tempo e fatica a guardarlo. Alla fine l’ho guardato, ma con riluttanza, per una questione di forma, perché temevo che gli altri potessero etichettarmi come irresponsabile. Per questo motivo si è reso necessario rielaborare il video, che presentava numerosi problemi. Se solo mi fossi sforzata un po’ di più, avrei potuto scoprire e correggere questi problemi prima. Ma, poiché sono stata troppo egoista e ho pensato solo ai miei interessi, il lavoro della chiesa è stato ritardato. Mi sono sentita molto in colpa al solo pensiero. La chiesa mi aveva affidato il ruolo di capogruppo, per cui avrei dovuto adempiere alle mie responsabilità ed essere sollecita nel risolvere le diverse difficoltà e i problemi che i fratelli e le sorelle incontravano nei loro doveri. Tuttavia, non mi importava assolutamente delle intenzioni di Dio. Mi interessava solo che i video di cui ero responsabile venissero realizzati bene e che potessi farmi apprezzare da più persone. Quando Layla si è trovata di fronte a delle difficoltà, naturalmente avevo in mente qualche idea su come risolverle, ma non mi sono prodigata per aiutarla. Ho anche pensato malignamente: “È un bene che si siano imbattuti in alcune difficoltà. Se i loro risultati sono scarsi, mi fanno solo fare più bella figura. I fratelli e le sorelle penseranno che sono la colonna portante del nostro gruppo e che non possono fare a meno di me”. Il modo in cui pensavo e agivo era davvero deplorevole! Quando in seguito ho riguardato il lavoro, ho sentito alcune sorelle dire cose come: “Questo video non è stato realizzato al meglio e la mia impressione è piuttosto negativa. Credo che la mia levatura non sia sufficiente per questo dovere”. È stato scoraggiante sentirlo e ha consolidato ciò che provavo riguardo a quanto ero stata egoista. Mi ero preoccupata solo della mia reputazione e del mio prestigio. Sapevo bene che avevano appena iniziato a praticare e che richiedevano assistenza e collaborazione. Ma io ero rimasta in disparte, senza nemmeno un pizzico d’amore. Più ci pensavo, più avvertivo di essere priva di umanità. Come avevo potuto agire in modo così spregevole e miserabile?

Nel corso di una riunione, ho ascoltato un fratello che ha condiviso su una sua esperienza e ho constatato di averne tratto grande beneficio. Nella sua condivisione, c’è stato un passaggio delle parole di Dio che ha lasciato un’impressione davvero profonda su di me. Le parole di Dio recitano: “Qual è il parametro in base al quale le azioni e il comportamento di una persona vengono giudicate buone o cattive? È il fatto che una persona, in come pensa, in ciò che rivela e in come agisce, possieda oppure no la testimonianza di aver messo in pratica la verità e di vivere la verità realtà. Se non hai questa realtà o non la vivi, sei senza dubbio un malfattore. Dio come ritiene i malfattori? Per Dio, i tuoi pensieri e i tuoi atti esteriori non Gli rendono testimonianza né umiliano e sconfiggono Satana; anzi, gettano vergogna su di Lui e sono cosparsi di segni del disonore che Gli hai recato. Non stai testimoniando Dio, non ti spendi per Lui né adempi alle tue responsabilità e ai tuoi obblighi verso Dio; invece, agisci nel tuo interesse. Cosa significa ‘nel tuo interesse’? Se vogliamo essere precisi, significa nell’interesse di Satana. Pertanto, alla fine, Dio dirà: ‘Allontanatevi da Me, malfattori!’ Agli occhi di Dio le tue non saranno considerate buone azioni, ma cattive azioni. Non solo non otterranno l’approvazione di Dio, ma verranno anche condannate. Cosa si spera di ottenere con una simile fede in Dio? In definitiva, una fede di questo tipo non risulterebbe infruttuosa?(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo liberandosi della propria indole corrotta”). Dalle parole di Dio sono arrivata a capire che Dio non bada a quanti doveri una persona compie o a quanto viene lodata dagli altri. Ciò a cui Egli guarda, piuttosto, è se una persona, nei suoi pensieri, nelle sue espressioni e nelle sue azioni, possiede la testimonianza di praticare la verità nel corso dell’adempimento del proprio dovere. Questo è il modo in cui Dio giudica se le cose che una persona fa sono buone o cattive. Dio sottopone a scrutinio i cuori delle persone, e se una persona compie il proprio dovere senza l’intenzione di rendere testimonianza a Dio e di soddisfare Dio, e invece danneggia il lavoro della chiesa per difendere i propri interessi, non importa il prezzo che paga, perché agli occhi di Dio sta ancora commettendo il male. Ho sempre pensato di essere stata coscienziosa e responsabile nel mio dovere e che non ero poi così male. Riflettendo sul mio comportamento alla luce delle parole di Dio, tuttavia, mi sono resa conto che, nonostante abbia fatto del mio meglio e sia stata meticolosa nel lavoro di cui ero responsabile, dietro a questo si celava l’intenzione di occupare un posto nel cuore dei miei fratelli e sorelle; l’intenzione di far credere che fossi la colonna portante del gruppo e che non potessero fare a meno di me. Anche quando Layla si è imbattuta nelle difficoltà e non è riuscita a progredire nel suo lavoro, non ero minimamente turbata. Al contrario, ero compiaciuta delle sue difficoltà perché sentivo che ciò mi avrebbe aiutato a emergere. Nel compiere il mio dovere con intenzioni così spregevoli, stavo facendo del male e sono stata condannata da Dio. Se non mi fossi ravveduta, alla fine sarei stata eliminata da Dio, anche se avessi lavorato molto e avessi pagato un prezzo elevato. Questo pensiero mi ha spaventata e mi sono sentita in serio pericolo. Ho pregato Dio, decidendo che non avrei più vissuto secondo la mia indole corrotta, e che se in futuro mi fosse capitato qualcosa di simile, avrei dovuto prendere in considerazione il lavoro della chiesa nel suo complesso e salvaguardarne gli interessi.

In seguito, ho trovato un cammino di pratica nelle parole di Dio. Dio dice: “Per tutti coloro che svolgono un dovere, indipendentemente da quanto profonda o superficiale sia la loro comprensione della verità, il modo più semplice di praticare l’accesso alla verità realtà è pensare agli interessi della casa di Dio in ogni cosa e abbandonare i propri desideri egoistici, gli intenti personali, le proprie motivazioni, l’orgoglio e il prestigio. Mettere gli interessi della casa di Dio al primo posto è il minimo che si dovrebbe fare. Se un individuo che svolge un dovere non sa fare neppure questo, allora come si può affermare che lo sta svolgendo? Quello non è svolgere il proprio dovere. Per prima cosa dovresti pensare agli interessi della casa di Dio, tenere in considerazione le Sue intenzioni e il lavoro della chiesa. Metti queste cose di fronte a tutto; soltanto in seguito puoi pensare alla stabilità del tuo prestigio o a come gli altri ti considerano. Non trovi che sia un po’ più facile dividere tutto in due passaggi e accettare qualche compromesso? Praticando così per un po’, arriverai a sentire che soddisfare Dio non è poi così difficile. Inoltre, dovresti essere in grado di ottemperare alle tue responsabilità, adempiere ai tuoi obblighi, assolvere il tuo dovere e mettere da parte i tuoi desideri egoistici, i tuoi intenti e le tue motivazioni; dovresti mostrare considerazione per le intenzioni di Dio e porre al primo posto gli interessi della Sua casa, il lavoro della chiesa e il dovere che devi assolvere. Dopo aver sperimentato ciò per qualche tempo, capirai che questo è un buon modo di comportarsi. È vivere in maniera retta e onesta e non essere una persona abietta e vile; è vivere giustamente e onorevolmente anziché essere spregevole, abietto e un buono a nulla. Ti renderai conto che è così che una persona dovrebbe agire e che quella è l’immagine che dovrebbe vivere. Il desiderio di soddisfare i tuoi interessi si affievolirà a poco a poco(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo liberandosi della propria indole corrotta”). Dalle parole di Dio ho compreso che per fare bene il proprio dovere, una persona deve mettere da parte le proprie intenzioni personali, le motivazioni, l’orgoglio e il prestigio e deve anteporre sempre gli interessi della chiesa. In seguito ho compiuto consapevolmente il mio dovere secondo le esigenze di Dio e ho smesso di essere egoista e spregevole e di preoccuparmi solo della mia reputazione e del mio prestigio. Una volta, Layla ha riscontrato una difficoltà durante la realizzazione di un video e ha voluto che dessi un’occhiata a come risolverla. Ero piuttosto riluttante e pensavo tra me e me: “Non ho ancora finito il video in mio possesso. Contribuire a risolvere il suo problema inciderà sull’avanzamento del mio lavoro? Se alla fine non riuscirò a completarlo in tempo, gli altri diranno che sono inefficiente, nonostante sia una capogruppo?” Mi sono resa conto che stavo vivendo di nuovo secondo la mia indole corrotta. Ho ricordato il proposito che avevo fatto a Dio, cioé che avrei considerato il lavoro della chiesa nel suo complesso e non mi sarei limitata al mio lavoro, e ho pregato Dio, disposta a ribellarmi alla carne, a mettere da parte i miei interessi e ad aiutare diligentemente Layla. Ho guardato il video con attenzione, ho preso nota dei problemi, poi sono andata a trovare Layla e il suo gruppo per offrirle una consulenza in loco. Layla mi ha detto che la mia condivisione le aveva aperto un cammino, e ho sentito un profondo senso di pace nel mio cuore. Inizialmente avevo pensato che aiutandoli avrei ritardato il mio lavoro, ma alla fine non c’è stato alcun ritardo. Per entrambi i nostri gruppi, il lavoro si è svolto in modo più efficiente che mai e si è concluso positivamente nell’arco di un mese. Successivamente, quando i fratelli e le sorelle mi hanno chiesto aiuto per le loro difficoltà non ho più rifiutato. Invece, li ho aiutati al meglio delle mie possibilità. Anche se dedicavo più tempo e fatica a controllare le cose e a dare suggerimenti, mi sono sentita in pace praticando in questo modo.

In seguito ho riflettuto un po’ su me stessa, e mi sono chiesta perché ero così esigente su questioni che riguardavano i miei interessi ma poco disponibile quando non erano in gioco i miei interessi. Qual era esattamente l’essenza di questo problema? Ho letto alcune parole di Dio: “Per proteggere la propria vanità e il proprio orgoglio e per mantenere la propria reputazione e il proprio prestigio alcuni sono felici di aiutare gli altri e di sacrificarsi per i propri amici a qualunque costo. Ma, quando devono proteggere gli interessi della casa di Dio, la verità e la giustizia, le loro buone intenzioni se ne sono andate, sono completamente scomparse. Quando dovrebbero mettere in pratica la verità, non la mettono assolutamente in pratica. Cosa succede? Per proteggere la propria dignità e il proprio orgoglio sono disposti a pagare qualsiasi prezzo e a resistere a qualsiasi sofferenza. Ma, quando devono compiere un lavoro reale e trattare questioni pratiche, proteggere l’opera della chiesa e cose positive, e proteggere e provvedere al popolo eletto di Dio, perché non hanno più la forza di pagare qualsiasi prezzo e di resistere a qualsiasi sofferenza? È inconcepibile. In realtà, hanno un’indole di avversione per la verità. Perché Io dico che la loro è un’indole di avversione per la verità? Perché ogni volta che si tratta di testimoniare Dio, di mettere in pratica la verità, di proteggere il popolo eletto di Dio, di lottare contro le trame di Satana o di proteggere l’opera della chiesa, fuggono e si nascondono e non si occupano di alcuna questione appropriata. Dov’è il loro eroismo e il loro spirito di sopportazione della sofferenza? Dove applicano tutto questo? Questo è facile da vedere. Anche se qualcuno li rimprovera dicendo che non dovrebbero essere così egoisti e spregevoli, proteggersi, e che devono fare qualcosa per proteggere l’opera della chiesa, a loro non importa. Si dicono: ‘Io non faccio queste cose, non hanno niente a che vedere con me. A cosa servirebbe comportarmi così nel mio perseguimento di fama, profitto e prestigio?’ Non sono persone che perseguono la verità. A loro piace solo cercare fama, profitto e prestigio, e non svolgono assolutamente il lavoro che Dio ha affidato loro. Così, quando occorre che svolgano il lavoro della chiesa, scelgono semplicemente di fuggire. Ciò significa che nel loro cuore non amano le cose positive e non sono interessati alla verità. Questa è una evidente manifestazione del fatto che provano avversione per la verità. Solo coloro che amano la verità e possiedono la verità realtà sanno farsi avanti quando è richiesto dal lavoro della casa di Dio e dal Suo popolo eletto, solo loro sono in grado di prendere posizione, con coraggio e attaccamento al dovere, per testimoniare Dio e condividere la verità, guidando i prescelti di Dio sul giusto cammino e mettendoli in condizione di raggiungere la sottomissione all’opera di Dio. Solo questo è un atteggiamento di responsabilità e una manifestazione che mostra considerazione per le intenzioni di Dio. Se non avete questo atteggiamento e nel fare le cose siete negligenti e pensate: ‘Farò le cose nell’ambito del mio dovere, ma non mi interessa nient’altro. Se mi chiedi qualcosa, ti rispondo, ammesso di essere di buon umore. Altrimenti no. Questo è il mio atteggiamento’; allora questo è un tipo di indole corrotta, non è vero? Tutelare solo il proprio prestigio, la reputazione e l’orgoglio, proteggere solo le cose legate ai propri interessi: questo salvaguarda così una giusta causa? Si tutelano gli interessi della casa di Dio? Dietro queste motivazioni meschine ed egoiste si cela l’indole di avversione per la verità(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). “Quando Dio vede che le persone sono di scarsa levatura, che mostrano certe debolezze e possiedono un’indole corrotta o un’essenza che Gli si oppone, non prova repulsione per loro, né le allontana da Sé. Non è questa l’intenzione di Dio e non è questo il Suo atteggiamento verso l’uomo. Dio non detesta le persone di scarsa levatura, non detesta la loro stupidità, non detesta il fatto che esse abbiano un’indole corrotta. Cos’è che Dio detesta di più nelle persone? Quando provano avversione per la verità. Se provi avversione per la verità, allora già per questo semplice fatto Dio non sarà mai soddisfatto di te. Ciò è incontrovertibile. Se provi avversione per la verità invece di amarla, se il tuo atteggiamento nei confronti della verità è incurante, sprezzante e arrogante, o se provi persino repulsione, resistenza e opposizione, se è così che ti comporti, allora Dio è completamente disgustato da te e tu sei morto e sepolto, oltre ogni possibilità di salvezza(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Per adempiere bene il proprio dovere, è fondamentale capire la verità”). Dalle parole di Dio ho capito che le persone che non hanno a cuore la verità o che non salvaguardano gli interessi della chiesa, proteggendo sempre la reputazione e il prestigio personale e che agiscono prontamente in qualsiasi modo che favorisca i loro interessi e che li faccia risaltare ignorando e respingendo tutto ciò che non le avvantaggia, sono persone con indole satanica e che provano avversione per la verità. A prescindere da quanto questa persona sia diligente nelle questioni che riguardano i propri interessi, dal prezzo che dovrà pagare o da quanto sia notevole il risultato del suo lavoro, il suo intento è sempre quello di soddisfare il proprio bisogno di reputazione e prestigio. Per quanto riguarda gli interessi della chiesa, è chiaro che queste persone conoscono la verità ma non la mettono in pratica e non promuovono assolutamente il lavoro della chiesa. Riflettendoci, mi sono accorta di aver fatto il mio dovere in questo modo. Ero disposta a sforzarmi e a pagarne il prezzo purché fossi in grado di distinguermi e fare bella figura. Anche di fronte alle difficoltà non demordevo e mi applicavo al massimo per ottenere risultati. Ma non appena ho visto che fare bene il lavoro non mi avrebbe fatto emergere né mi avrebbe portato benefici personali, mi sono tirata fuori. Non ero in ansia neanche quando vedevo che il lavoro della chiesa subiva delle perdite. Stavo rivelando l’indole satanica di provare avversione per la verità! Grazie a tutti i miei anni di fede e a tutte le parole di Dio che avevo letto, sapevo, in base alla dottrina, che come essere creato dovevo svolgere il mio dovere con tutto il mio cuore, la mia mente e la mia forza, e che dovevo anteporre gli interessi della chiesa in ogni momento. Pregavo spesso Dio, dicendo che avrei svolto il mio dovere al meglio delle mie capacità per ripagare il Suo amore. Tuttavia, quando mi sono trovata di fronte a una situazione reale, ho scelto di soddisfare i miei desideri egoistici invece di proteggere gli interessi della chiesa. Ho sempre privilegiato la mia reputazione e il mio prestigio rispetto agli interessi della chiesa. Come sono stata malvagia! Se non avessi affrontato la mia indole satanica di provare avversione per la verità, non sarei mai riuscita a modificare la mia indole di vita, per non parlare del raggiungimento della salvezza, indipendentemente dal numero di anni in cui ho continuato a credere in Dio. A questo punto mi sono resa conto di quanto fosse fatale questa mia indole. Ho pregato Dio, chiedendoGli di guidarmi nel togliermi di dosso le catene di questa indole corrotta.

Qualche tempo dopo, ho letto un altro passo delle parole di Dio: “Nella casa di Dio, tutti coloro che perseguono la verità sono uniti davanti a Lui, non divisi. Lavorano tutti verso un obiettivo comune: compiere bene il proprio dovere, svolgere il lavoro che spetta loro, agire secondo le verità principi, fare ciò che Dio richiede e soddisfare le Sue intenzioni. Se il tuo obiettivo non è questo, ma è il tuo interesse personale, soddisfare i tuoi desideri egoistici, allora questa è la rivelazione di un’indole satanica corrotta. Nella casa di Dio, i doveri vengono svolti secondo le verità principi, mentre le azioni dei non credenti sono governate dalla loro indole satanica. Si tratta di due percorsi molto diversi. I non credenti coltivano trame proprie, ciascuno con i propri scopi e i propri piani, vivendo ognuno per i propri interessi. Ecco perché si affannano tutti per il proprio tornaconto e non sono disposti a rinunciare alla minima parte di ciò che guadagnano. Sono divisi, non uniti, perché non perseguono un obiettivo comune. L’intenzione e la natura dietro ciò che fanno è la stessa. Si preoccupano solo di sé stessi. Non vi è alcuna verità che regna in tutto questo: ciò che regna e prevale è un’indole satanica corrotta. I non credenti sono controllati dalla loro indole satanica corrotta e non possono farci nulla, così sprofondano sempre più nel peccato. Se nella casa di Dio, i principi, i metodi, la motivazione e il punto di partenza delle vostre azioni non fossero diversi da quelli dei non credenti, se anche voi foste manovrati, controllati e manipolati da un’indole satanica corrotta e se il punto di partenza delle vostre azioni fossero i vostri interessi, la vostra reputazione, il vostro orgoglio e il vostro prestigio, allora svolgereste il vostro dovere nello stesso modo in cui lo fanno i non credenti. Se perseguite la verità, dovreste cambiare il modo in cui agite. Dovreste abbandonare i vostri interessi, i vostri intenti e desideri personali. Dovreste innanzitutto condividere insieme sulla verità quando fate le cose e comprendere le intenzioni e le richieste di Dio prima di dividervi il lavoro, prestando attenzione a chi è bravo in qualcosa e chi no. Dovreste prendervi in carico ciò che siete in grado di fare e mantenere fede al vostro dovere. Non dibattetevi e non sforzatevi di accaparrarvi le cose. Bisogna imparare a scendere a compromessi e a essere tolleranti. Se qualcuno ha appena iniziato a svolgere un dovere o ha appena appreso le competenze in un settore ma non è all’altezza di alcune mansioni, non devi costringerlo: devi assegnargli compiti un po’ più semplici. Ciò gli rende più facile ottenere risultati nello svolgimento del suo dovere. Ecco cosa significa essere tolleranti, pazienti e dotati di principi. Fa parte di ciò che l’umanità normale dovrebbe avere; è ciò che Dio richiede dalle persone e che le persone dovrebbero mettere in pratica(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Le parole di Dio mi hanno fatto capire quanto sia diverso compiere un dovere nella chiesa rispetto al modo in cui lo fanno i non credenti. Nel mondo dei non credenti, le persone interagiscono in sintonia con le filosofie sataniche per i rapporti mondani come “Lascia che le cose vadano avanti da sole se non ti riguardano personalmente” e “Che ognuno peli la sua gatta”. Esse considerano solo i propri interessi e la possibilità di ottenere una promozione o una ricchezza. Nessuna mostra interesse o preoccupazione per le difficoltà degli altri. Riflettendo su come mi ero comportata nell’adempimento del mio dovere, mi sono resa conto che mi stavo comportando esattamente come una non credente. Ero ben al corrente del fatto che Layla aveva appena iniziato a praticare e che stava incontrando delle difficoltà nel suo dovere, ma avevo paura di subire dei ritardi e di essere superata da lei, quindi non ero disposta ad aiutare. Di conseguenza, l’avanzamento del lavoro di rielaborazione del video non solo ha subito dei ritardi, ma vivevo anche con un’indole corrotta, disprezzata da Dio e senza il Suo orientamento nel mio dovere. Ciò mi ha permesso di capire che l’indole di Dio è giusta, che Dio ci sottopone a scrutinio nel profondo del nostro cuore, che Dio percepisce con assoluta chiarezza le nostre intenzioni egoistiche nel compiere i nostri doveri, e che non siamo in grado di realizzare l’opera dello Spirito Santo se coviamo intenzioni sbagliate nei nostri doveri. Dalle parole di Dio ho compreso che nella chiesa svolgiamo un dovere e non gestiamo i nostri affari personali, e non possiamo condurre la nostra attività personale basandoci su un’indole corrotta. In ogni caso, dobbiamo mettere in pratica la verità e difendere gli interessi della chiesa, nonché aiutare e sostenere reciprocamente i nostri fratelli e sorelle, affinché il lavoro della chiesa proceda regolarmente. Avevo goduto dell’irrigazione e del nutrimento di tante parole di Dio, e la chiesa mi aveva coltivata per un periodo così lungo. Se continuavo a fare progetti per me stessa, soddisfacendo i miei desideri egoistici e non ero in grado di fare bene il mio dovere per ripagare l’amore di Dio, allora ero veramente sprovvista di coscienza e immeritevole di tutto ciò che Dio mi aveva donato, tanto meno di vivere dinanzi a Dio. Questa constatazione mi ha riempito di rimorsi. Non avrei dovuto considerare il mio dovere in quel modo e occorreva che tornassi sui miei passi il prima possibile. Nell’affrontare i problemi in futuro, finché si trattava del lavoro della chiesa, dovevo rispettarlo e adempiere alle mie responsabilità, indipendentemente dal fatto che tale lavoro fosse di mia competenza o che mi mettesse in buona luce. In seguito, non ho più rifiutato di offrire il mio aiuto ai fratelli e alle sorelle che incontravano difficoltà, e sono stata in grado di raccontare loro di alcuni ottimi percorsi che avevo riepilogato. Compiendo il mio dovere in questo modo, mi sono sentita a mio agio e in pace.

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