54. Tenere i piedi per terra porta la pace
Quando nel 2017 ho iniziato a lavorare all’irrigazione dei nuovi arrivati nella chiesa, mi sono affrettata a studiare e a ottenere la conoscenza di tutte le verità principi rilevanti in modo da poter essere competente nel mio lavoro il prima possibile. Ho lavorato molto e ho pagato un grande prezzo nel mio dovere, e così ho ottenuto risultati sempre migliori. Dopo circa un anno, sono stata selezionata per servire come capogruppo. Tutti i fratelli e le sorelle hanno detto che, dopo la mia nomina, i progressi sono stati rapidi e tutti venivano da me per condividere quando avevano dei problemi. Ho pensato: “Sembra che tutti siano molto soddisfatti di me. Finché continuerò a perseguire la verità, più avanti avrò sicuramente la possibilità di essere promossa ulteriormente. A quel punto, tutti mi ammireranno davvero”.
Non molto tempo dopo, il supervisore del nostro gruppo è stato destituito per non aver svolto del lavoro reale. Ho pensato tra me e me: “Sono sempre stata molto proattiva nel mio lavoro, sono riuscita a risolvere alcuni problemi e difficoltà dei fratelli e delle sorelle e sono stata efficace nel mio lavoro. Ora che sono capogruppo e si dovrà selezionare un nuovo supervisore, sarò sicuramente la prima scelta. Questa è una grande occasione per distinguermi!” Ma solo pochi giorni dopo, il nostro leader ha trasferito una sorella di un’altra chiesa da noi perché diventasse supervisora, dicendo che aveva una buona levatura, perseguiva la verità ed era degna di essere coltivata. Sentendo questa notizia, sono rimasta molto delusa e ho pensato: “Quindi questa sorella è una buona candidata per la coltivazione e io no?” Ma poi ho pensato che, se costei era davvero in grado di fare del lavoro reale, questo era un esito positivo. Quando me ne sono resa conto, sono stata maggiormente in grado di sottomettermi. In seguito, quando la sorella è stata riassegnata a un altro dovere per via di determinate esigenze del lavoro della chiesa, mi sono entusiasmata e ho pensato: “Questa volta mi prenderanno sicuramente in considerazione per il posto”. Invece, qualche giorno dopo, il nostro leader ha promosso sorella Adele al ruolo di supervisora. Questa volta, non ho preso la notizia con altrettanta compostezza. Ho pensato: “Lavoro molto duramente nel mio dovere, e sono in grado di risolvere dei problemi reali. Perché il leader non ha promosso me? Pensa che non sia adatta a essere coltivata? Ha poca considerazione di me? Cosa penseranno di me i fratelli e le sorelle, ora che per due volte qualcuno è stato promosso al posto mio? Adele è stata appena trasferita qui, e spesso viene da me per avere dei suggerimenti perché non ha ancora preso confidenza con il lavoro, eppure il nostro leader la stima al punto da volerla coltivare”. Pensando tutte queste cose ero molto frustrata, sentivo di star subendo un torto. Più tardi, quando Adele mi è venuta a cercare per essere aggiornata sul lavoro e mi ha fatto troppe domande, mi sono spazientita. Ho pensato: “Non sei tu la supervisora? La tua levatura non dev’essere questo granché, se continui a fare domande a cui ho già risposto!” A volte, quando i fratelli e le sorelle si rivolgevano ad Adele con domande e difficoltà riguardanti l’irrigazione dei nuovi arrivati che lei non aveva mai affrontato prima, non sapeva come condividere su di esse e risolverle, e mi chiedeva aiuto. Io, volutamente, rispondevo: “La questione è semplice. Devi solo identificare il nocciolo del problema e condividere sulla relativa verità in modo chiaro”. Poi le davo degli esempi di come avevo eliminato problemi simili. Ho pensato: “Devo dimostrare a tutti che ho talento. Non è che mi manchi l’abilità, è solo che non mi è stata data l’opportunità di essere supervisora”. In seguito, Adele ha suggerito di andare a vivere insieme in modo che potesse consultarmi ogni volta che sorgeva un problema. Ho pensato: “Consultarmi ogni volta che sorge un problema? Ma poi, quando il problema sarà risolto, sarai tu a prenderti tutto il merito, non io. Perché dovrei essere la tua aiutante dietro le quinte?” Dopo aver pensato questo, ho rifiutato la sua proposta, dicendo che “non avevo tempo da dedicarle a causa dei miei impegni nell’irrigare i nuovi arrivati”. Adele me lo ha chiesto di nuovo in diverse occasioni, ma non ho mai accettato. A poco a poco, ho notato che Adele sembrava limitarsi con me, ed era diventata un po’ passiva nel parlare di lavoro. Tuttavia, non ho riflettuto e non sono riuscita a conoscere me stessa, limitandomi invece a pensare che Adele avesse difficoltà a svolgere il suo ruolo di supervisione. Inoltre, ho pensato che se avessi collaborato attivamente con lei, e quindi il suo stato fosse migliorato e fosse tornata in pari con il lavoro, non avrei avuto alcuna possibilità di essere promossa. Al contrario, se lei fosse sprofondata nella negatività, ciò avrebbe messo in evidenza il mio entusiasmo e la mia determinazione. Così, quando discutevamo di lavoro, ero molto proattiva ed entusiasta, e assumevo un ruolo di primo piano per distinguermi.
In seguito, poiché sempre più persone stavano accettando l’opera di Dio degli ultimi giorni e al nostro gruppo erano stati assegnati degli altri irrigatori, Adele ha stabilito che dedicassi più tempo ad aiutare i fratelli e le sorelle appena arrivati. Sfruttavo queste occasioni per raccontare alle persone di come ricercavo la verità per eliminare le nozioni e le perplessità dei nuovi arrivati, mettendo sistematicamente in evidenza la mia esperienza personale e i miei percorsi di pratica. In seguito, ogni volta che i fratelli e le sorelle avevano dei problemi, cercavano me per discuterne. In alcuni casi, le persone si rivolgevano a me anche per problemi che Adele stessa non riusciva a eliminare. Mi sentivo molto soddisfatta di me stessa, e pensavo: “Sembra che tutto il mio lavoro di questi giorni stia dando i suoi frutti e che tutti siano soddisfatti di me. Anche se non sono supervisora, posso comunque gestire gran parte del lavoro di un supervisore. La prossima volta che ci saranno le elezioni per i lavoratori e i leader, i fratelli e le sorelle voteranno sicuramente per me”.
Non molto tempo dopo, è giunto il momento delle elezioni annuali, e mi sentivo molto emozionata. Pensavo: “Se sarò selezionata come leader, avrò il potere di prendere decisioni sui progetti della chiesa. Se il lavoro progredisce sotto la mia supervisione, i fratelli e le sorelle penseranno che sono degna della mia posizione e mi rispetteranno ancora di più”. Ma con mia grande sorpresa, quando sono stati annunciati i risultati, non è stato fatto il mio nome. Mi sono fatta rossa in viso, ero incredibilmente in imbarazzo. Come se non bastasse, i fratelli e le sorelle hanno detto che avevo un’indole arrogante, che spesso limitavo le persone, non davo priorità all’ingresso nella vita, raramente riflettevo su me stessa, ottenevo conoscenza o imparavo lezioni dalle cose; in breve, non perseguivo la verità. Sentendo tutto ciò, mi sono sentita malissimo: ora tutti i fratelli e le sorelle sapevano che non perseguivo la verità. Non solo non mi ero distinta, ma mi ero messa completamente in imbarazzo. In quei giorni avevo paura che i fratelli e le sorelle mi chiedessero cosa avessi tratto da quella situazione, ma temevo anche che nessuno mi avrebbe parlato, che avrebbero ottenuto un discernimento su di me e mi avrebbero evitata. Le mie emozioni erano fuori controllo e riuscivo a pensare solo a quello che era successo. Non riuscivo ad applicarmi al mio dovere e mi sentivo terribilmente angosciata e tormentata. Continuavo a chiedermi perché mi trovassi di fronte a una simile odissea. Più tardi, alcuni fratelli e sorelle hanno condiviso con me, esortandomi a dedicare più tempo a riflettere sul mio operato nel mio dovere. Mi hanno anche fatto notare che, nonostante avessi alcune capacità nel mio lavoro, non davo priorità alla ricerca della verità, cercavo solo reputazione e prestigio e stavo percorrendo il cammino sbagliato. Sapevo che i consigli e l’aiuto dei fratelli e delle sorelle provenivano da Dio, e così mi sono rivolta a Lui in preghiera: “Oh Dio, essere rivelata in questo modo è stato molto difficile per me. Mio caro Dio, ti prego, illuminami e consentimi di ottenere la conoscenza di me stessa e di comprendere le Tue intenzioni”.
Un giorno, mentre leggevo le parole di Dio, mi sono imbattuta in un paio di passaggi in cui Dio espone come gli anticristi cerchino reputazione e prestigio. Le parole di Dio dicono: “Qualsiasi dovere svolgano, gli anticristi cercano di ricoprire una posizione elevata, una posizione di autorità. Non potrebbero mai accontentarsi del loro posto di semplici seguaci. E per cosa nutrono più fervore? Stare davanti agli altri e dare loro ordini, rimproverarli, far fare loro ciò che dicono. Non pensano mai a come svolgere correttamente il proprio dovere, e tanto meno, mentre lo svolgono, ricercano le verità principi per praticare la verità e soddisfare Dio. Al contrario, si arrovellano il cervello per trovare il modo di distinguersi, per far buona impressione sui leader e indurli a promuoverli, in modo da poter diventare essi stessi un leader o un lavoratore e guidare altre persone. Passano tutto il tempo a pensare a queste cose e a sperare che si realizzino. Gli anticristi non sono disposti a essere guidati da altri, né a essere semplici seguaci, e tanto meno a svolgere silenziosamente i loro doveri nell’anonimato. Qualunque dovere assolvano, se non possono occupare il centro della scena, se non possono stare al di sopra degli altri e far loro da leader, si annoiano ad assolverlo, diventano negativi e iniziano a battere la fiacca. Senza la lode o l’adorazione degli altri, provano ancor meno interesse, e ancor meno desiderio di assolvere i loro doveri. Se invece, nell’assolvimento dei loro doveri, possono essere al centro dell’attenzione e avere l’ultima parola, ne traggono forza e sono disposti a sopportare qualsiasi avversità. Hanno sempre intenzioni personali quando svolgono i loro doveri, e desiderano sempre distinguersi al fine di soddisfare il proprio bisogno di battere gli altri e di soddisfare i propri desideri e le proprie ambizioni” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte settima”). “Per gli anticristi, la reputazione e il prestigio non sono un requisito aggiuntivo, né tantomeno qualcosa di estraneo a cui potrebbero rinunciare. Fanno parte della natura degli anticristi, sono nelle loro ossa, nel loro sangue, sono innati in loro. Gli anticristi non sono indifferenti al possesso della reputazione e del prestigio; non è questo il loro atteggiamento. Allora qual è? La reputazione e il prestigio sono intimamente legati alla loro vita di tutti i giorni, alla loro condizione quotidiana, a ciò che perseguono ogni giorno. E così, per gli anticristi, la reputazione e il prestigio sono la vita. A prescindere dal modo e dall’ambiente in cui vivono, dal lavoro che fanno, da cosa perseguano, da quali siano i loro fini o la direzione della loro vita, tutto ruota attorno all’avere una buona reputazione e un elevato prestigio. E questo obiettivo non cambia; non riescono mai a mettere da parte tali cose. È questo il vero volto degli anticristi, è questa la loro essenza. Potresti metterli in una foresta primordiale nascosta tra le montagne, e non rinuncerebbero ugualmente al loro perseguimento di reputazione e prestigio. Puoi metterli in un qualsiasi gruppo di persone, e le uniche cose a cui riescono a pensare sono ugualmente la reputazione e il prestigio. Sebbene anche gli anticristi credano in Dio, considerano il perseguimento di reputazione e prestigio equivalente alla fede in Dio e vi danno lo stesso peso. In altre parole, mentre percorrono la via della fede in Lui, perseguono anche la reputazione e il prestigio. Si può dire che, in cuor loro, gli anticristi credono che il perseguimento della verità nella loro fede in Dio coincida con il perseguimento della reputazione e del prestigio; che il perseguimento della reputazione e del prestigio sia anche il perseguimento della verità, e che ottenere reputazione e prestigio equivalga a ottenere la verità e la vita. Se sentono di non possedere reputazione, guadagni o prestigio, se sentono che nessuno li ammira, o li stima, o li segue, allora ne sono molto delusi, ritengono che credere in Dio non abbia senso, nessun valore, e si dicono: ‘Una simile fede in dio non è un fallimento? Non è forse vana?’ Spesso ponderano queste cose nei loro cuori, riflettono su come poter ritagliarsi un posto nella casa di Dio, su come poter acquisire un’elevata reputazione all’interno della chiesa, in modo che gli altri li ascoltino quando parlano, li sostengano quando agiscono e li seguano ovunque essi vadano; in modo da avere l’ultima parola nella chiesa e godere di fama, guadagno e prestigio: si concentrano davvero su queste cose in cuor loro. È questo che simili persone perseguono” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte terza”). Le parole di Dio espongono come gli anticristi attribuiscano un’importanza fondamentale alla reputazione e al prestigio. Non importa quando e dove, il loro obiettivo finale è quello di ottenere una buona reputazione e un alto prestigio. Credono in Dio e compiono i loro doveri solo per distinguersi e ottenere il rispetto degli altri. Si sforzano sempre di raggiungere posizioni di prestigio, di avere l’ultima parola e il potere decisionale e di ottenere autorità sugli altri. Se non riescono a ottenere prestigio e reputazione, iniziano a pensare che credere in Dio non abbia senso e che non ci sia motivo di fare il proprio dovere. Considerando le parole di Dio, mi sono resa conto che l’indole che rivelavo e la mia visione del perseguimento non erano diverse da quelle di un anticristo. Puntavo continuamente a diventare una supervisora o una leader, perché pensavo che i leader e i lavoratori avessero l’ultima parola, potessero prendere decisioni importanti e che fossero molto rispettati, sostenuti e stimati. Come leader di un gruppo, la portata della mia autorità era limitata e raramente riuscivo a distinguermi, quindi ogni volta che ottenevo risultati nel mio lavoro, avevo l’impulso improvviso di acquisire ancora più potere e autorità in modo che ancora più persone mi rispettassero e si riunissero intorno a me. Quando ho saputo che la chiesa avrebbe scelto un nuovo supervisore, non vedevo l’ora che arrivasse quell’elezione, perché credevo che fosse finalmente arrivata la mia occasione di distinguermi. Ma poi, quando il leader ha trasferito una supervisora da un’altra chiesa, sono rimasta profondamente delusa e mi sono rifiutata di accettare questo risultato, credendo che il leader non volesse darmi la possibilità di formarmi e che avesse qualcosa contro di me. Per dimostrare che ero migliore dell’attuale supervisora, le ho reso intenzionalmente le cose difficili e l’ho esclusa, facendola sentire limitata. Per assicurarmi di essere eletta supervisora, ho sfruttato ogni opportunità di aiutare i fratelli e le sorelle per mettermi in mostra e affermarmi, in modo che più persone mi approvassero e votassero per me alle elezioni successive. Tutto ciò che cercavo era il prestigio e la reputazione e tutto ciò che facevo era per raggiungere il prestigio. Stavo percorrendo il cammino di un anticristo. Rendendomi conto di ciò, mi sono sentita terribilmente pentita e così ho pregato Dio: “Oh Dio, non ho perseguito la verità nel mio dovere, ho rivaleggiato per il prestigio e la reputazione, mi sono ribellata e ho opposto resistenza a Te. Mio caro Dio, non sono più disposta a continuare in questo modo e sono pronta a pentirmi. Ti prego, illuminami affinché io possa conoscere me stessa”.
Una volta, durante i devozionali, mi sono imbattuta in questo passo delle parole di Dio: “Quando un’indole satanica è radicata nelle persone ed è diventata la loro natura, questo basta a piantare nel loro cuore le tenebre e il male e a far loro perseguire e scegliere il cammino sbagliato. Sotto la spinta di un’indole satanica corrotta, quali sono gli ideali, le speranze, le ambizioni, gli obiettivi e le direzioni di vita degli esseri umani? Non sono forse contrari alle cose positive? Per esempio, le persone vogliono sempre essere riconosciute o famose; desiderano ottenere grande fama e prestigio e portare onore ai loro antenati. Sono cose positive? Queste non sono affatto in linea con le cose positive; inoltre, sono in contrasto con la legge della sovranità di Dio sul destino degli individui. […] Volete sempre dispiegare le ali e spiccare il volo, desiderate sempre volare da soli, essere un’aquila piuttosto che un uccellino? Che indole è questa? È questo il principio della condotta umana? Il vostro perseguimento della condotta umana dovrebbe essere basato sulle parole di Dio; solo le parole di Dio sono la verità. Voi siete stati corrotti troppo profondamente da Satana e considerate sempre la cultura tradizionale, le parole di Satana, come verità, come oggetto del vostro perseguimento, il che vi rende facile prendere la strada sbagliata, camminare sulla strada della resistenza a Dio. I pensieri e i punti di vista dell’umanità corrotta e le cose a cui aspira sono contrari ai desideri di Dio, alla verità e alle leggi della sovranità di Dio su ogni cosa, alla Sua orchestrazione di tutto e al Suo controllo sul destino dell’umanità. Perciò, non importa quanto appropriato e ragionevole sia questo tipo di perseguimento in base ai pensieri e alle nozioni umane, dal punto di vista di Dio non sono cose positive e non sono in linea con le Sue intenzioni. Poiché tu vai contro il fatto che Dio regna sovrano sul destino dell’umanità, e poiché tu vuoi andare da solo, prendendo il tuo destino nelle tue mani, sbatti sempre contro i muri, così forte da farti scorrere il sangue dalla testa, e non c’è mai niente che funzioni per te. Perché non funziona niente per te? Perché le leggi stabilite da Dio sono inalterabili da qualsiasi essere creato. L’autorità e il potere di Dio sono al di sopra di tutto, inviolabili da qualsiasi essere creato. Le persone pensano troppo alle loro capacità. Cos’è che fa sempre desiderare alle persone di essere libere dalla sovranità di Dio, e desiderare sempre di afferrare il proprio destino e pianificare il proprio futuro, e desiderare di controllare le proprie prospettive, la propria direzione e i propri obiettivi di vita? Da dove viene questo punto di partenza? (Un’indole satanica corrotta.) Che cosa allora provoca negli uomini un’indole satanica corrotta? (L’opposizione a Dio.) Che cosa ottiene chi si oppone a Dio? (Dolore.) Dolore? No, distruzione! Il dolore non ne costituisce neppure la metà. Ciò che vedi proprio di fronte a te è dolore, negatività e debolezza, ed è opposizione e lamentele: che esito avranno queste cose? L’annientamento! Non è una questione da poco e non è un gioco” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo accettando la verità si può eliminare un’indole corrotta”). Attraverso l’esposizione delle parole di Dio, mi sono resa conto che quando l’uomo viene corrotto da Satana, la sua vita è governata da un’indole satanica corrotta, caratterizzata da arroganza e presunzione, malvagità e propensione all’inganno. Non riesce più a sottomettersi alla sovranità e alle disposizioni di Dio, ed è sempre pieno di ambizioni e desideri, mirando a diventare una persona grande e famosa, a raggiungere un alto prestigio e a diventare il più grande tra gli uomini. Filosofie sataniche come “Mentre l’uomo si affanna verso l’alto, l’acqua scorre verso il basso” e “Un soldato che non vuole essere un generale non è un buon soldato” avevano messo radici nel mio cuore molto tempo fa, portandomi a considerare la ricerca della reputazione e del prestigio come un obiettivo legittimo. A scuola, mi sforzavo di essere la migliore e, se non ottenevo buoni risultati agli esami, mi deprimevo per diversi giorni. Quando sono entrata nel mondo del lavoro dopo la laurea, lavoravo diligentemente per diventare una dei migliori dipendenti. Mi offrivo volontariamente per fare gli straordinari e sceglievo i lavori più difficili per conquistare il favore del mio capo e guadagnarmi la possibilità di essere promossa. Una volta entrata nella fede, ho creduto di poter ottenere il rispetto e il sostegno degli altri diventando supervisora o leader nella chiesa, e così ho cercato di raggiungere un alto prestigio. Soprattutto quando sono diventata capogruppo e ho ottenuto l’approvazione dei miei fratelli e sorelle, la mia ambizione e il mio desiderio hanno raggiunto nuove vette. Sono diventata sempre più arrogante, pensando di avere il capitale e le qualifiche per essere promossa a supervisora, o addirittura a leader. Quando il mio leader invece ha promosso Adele, mi sono sentita resistente e risentita, e non ero disposta a sostenerla e a collaborare con lei nel nostro lavoro. Inoltre, cercavo sempre di competere con lei. Spesso coglievo l’occasione per dimostrare come fossi in grado di eliminare i problemi. Da un lato volevo far credere ad Adele di non essere al mio livello, dall’altro cercavo di dimostrare ai fratelli e alle sorelle che avevo più talento di lei. In questo modo, speravo che tutti si rivolgessero a me quando avevano dei problemi e che avrebbero pensato a me per prima se si fosse tenuta un’altra elezione. Consideravo il prestigio più importante di qualsiasi altra cosa e non riflettevo mai su me stessa, anche quando ho incontrato ripetuti insuccessi. Per di più, ero risentita e indignata, pensando di avere un capitale perché ero in grado di svolgere bene parte del lavoro e che dovevo essere messa a capo di altre persone. Ero incredibilmente arrogante e senza vergogna! Riflettendo su questo, mi sono resa conto che credevo in Dio solo per cercare prestigio. Non avevo dato priorità alla ricerca della verità e avevo ben poco della verità realtà; per questo motivo, non sarei stata in grado di svolgere alcun lavoro sostanziale che i leader e i lavoratori devono fare. Avevo anche una scarsa umanità, che mi rendeva ancora meno qualificata per essere una leader. Se fossi stata eletta leader, avrei danneggiato sia i fratelli e le sorelle che la chiesa!
In seguito, ho letto altri due passaggi delle parole di Dio che mi hanno aiutata a capire meglio la natura e le conseguenze della ricerca della reputazione e del prestigio. Le parole di Dio dicono: “Se qualcuno afferma di amare e di perseguire la verità, ma essenzialmente il suo obiettivo è quello di distinguersi, di mettersi in mostra, di indurre gli altri a stimarlo, di raggiungere i propri interessi, e se non assolve il suo dovere al fine di sottomettersi a Dio o di soddisfarLo, bensì per ottenere fama, guadagno e prestigio, allora il suo è un perseguimento illegittimo. Stando così le cose, quando si tratta del lavoro della chiesa, le azioni di simili persone costituiscono un ostacolo o aiutano a portarlo avanti? Sono chiaramente un ostacolo; non vi apportano alcun avanzamento. Alcuni sventolano la bandiera dell’eseguire il lavoro della chiesa eppure perseguono la propria fama, il proprio guadagno e il proprio prestigio, conducono un’operazione personale, si creano il proprio piccolo gruppo, il proprio piccolo regno: sono forse un tipo di persona che sta svolgendo il proprio dovere? Tutto il lavoro che svolgono sostanzialmente intralcia, disturba e danneggia il lavoro della chiesa. Quali sono dunque le conseguenze del loro perseguimento di fama, guadagno e prestigio? In primo luogo, esso influisce sul modo in cui i prescelti di Dio si nutrono normalmente delle parole di Dio e su come comprendono la verità, ostacola il loro ingresso nella vita, impedisce loro di accedere alla giusta via della fede in Dio e li conduce sul sentiero sbagliato, cosa che li danneggia e li porta alla rovina. E che effetto ha in definitiva sul lavoro della chiesa? Lo disturba, danneggia, lo distrugge. Queste sono le conseguenze provocate dal perseguimento di fama, guadagno e prestigio. Svolgere il proprio dovere in questo modo non può forse definirsi come percorrere il cammino di un anticristo? Quando Dio chiede alle persone di rinunciare alla fama, al guadagno e al prestigio, non le sta privando del diritto di scegliere; piuttosto, ciò dipende dal fatto che, perseguendo fama, guadagno e prestigio, le persone intralciano e disturbano il lavoro della chiesa e l’ingresso nella vita dei prescelti di Dio, e possono addirittura influenzare più individui nel loro nutrirsi delle parole di Dio, nel comprendere la verità e nell’ottenere in tal modo la salvezza da parte di Dio. Questo è un fatto indiscutibile. Quando le persone perseguono la fama, il guadagno e il prestigio personali, è certo che non perseguiranno la verità e non compiranno lealmente il loro dovere. Parleranno e agiranno solo per la fama, il guadagno e il prestigio, e tutto il lavoro che svolgeranno, senza la minima eccezione, sarà a tal fine. Comportarsi e agire in questo modo è, senza dubbio, percorrere il cammino di un anticristo; è un intralcio e un disturbo dell’opera di Dio, e tutte le svariate conseguenze che ne derivano ostacolano la diffusione del Vangelo del Regno e il portare avanti la volontà di Dio all’interno della chiesa. Si può quindi affermare con certezza che il cammino percorso da coloro che perseguono la fama, il guadagno e il prestigio è il cammino dell’opposizione a Dio. È un’opposizione intenzionale contro di Lui, un dirGli di no: è collaborare con Satana nell’opporsi a Dio e nell’esserGli ostili. Tale è la natura del perseguimento di fama, guadagno e prestigio” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte prima”). “Non c’è nulla che Dio detesti più del perseguimento del prestigio, perché è un’indole satanica, è un cammino errato, nasce dalla corruzione da parte di Satana, è qualcosa che Dio condanna, ed è esattamente ciò che Dio giudica e purifica. Non c’è nulla che Dio detesti più del perseguimento del prestigio da parte della gente, eppure tu continui a competere ostinatamente per il prestigio, lo prediligi e lo difendi costantemente, e cerchi sempre di prenderlo per te. Per natura, tutto ciò non è forse antitetico rispetto a Dio? Il prestigio non è decretato da Dio per gli esseri umani; Dio agli esseri umani fornisce la verità, la via e la vita, in modo che possano infine diventare esseri creati all’altezza degli standard, esseri creati piccoli e insignificanti, non esseri dotati di fama e prestigio e adorati da migliaia di persone. E così, da qualunque punto di vista lo si osservi, il perseguimento di prestigio è un vicolo cieco. Per quanto sia ragionevole il tuo pretesto per perseguire il prestigio, questo cammino è comunque sbagliato e Dio non lo approva. Per quanto tu ti sforzi o per quanto grande sia il prezzo che paghi, se desideri prestigio, Dio non te lo concederà; se non te lo concederà Dio, non riuscirai a ottenerlo lottando, e se continuerai a lottare vi sarà un unico esito: sarai rivelato ed eliminato, e ti imbatterai in un vicolo cieco. Lo capisci, no?” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte terza”). Leggere le parole di Dio e vedere come Egli ha analizzato e caratterizzato coloro che cercano prestigio e reputazione mi ha veramente trafitto il cuore. Non mi ero resa conto di quanto fossero gravi la natura e le conseguenze della ricerca del prestigio e della reputazione. Quando le persone ricercano queste cose, smantellano e distruggono direttamente l’opera della chiesa e agiscono in qualità di lacchè di Satana. Dio condanna tali azioni. Cercare il prestigio va contro le richieste di Dio e agisce in diretta opposizione a Lui: comportarsi in questo modo è una strada verso la rovina! Il nostro precedente supervisore era stato destituito perché non svolgeva un lavoro reale, quindi l’arrivo di Adele era di grande beneficio per il lavoro della chiesa, perché lei ricercava la verità e dava la priorità alla ricerca delle verità principi quando le capitava qualcosa, ed era in grado di svolgere del lavoro reale. Avrei dovuto sostenerla e collaborare con lei, ma poiché ero diventata così ossessionata dalla reputazione e dal prestigio, non riuscivo ad accettare che Adele fosse stata nominata supervisora. Più volte mi sono rifiutata di collaborare con lei quando mi proponeva di discutere insieme il lavoro. Questo ha fatto sì che Adele si sentisse limitata e negativa, e il lavoro della chiesa ne ha risentito negativamente. Non solo non ho riflettuto su me stessa, ma non mi sono assunta la responsabilità di ciò che le avevo fatto, pensando che fosse diventata negativa solo perché non era tagliata per il ruolo. Ho persino atteso con ansia il momento in cui avrebbe capito che era troppo per lei e si sarebbe dimessa, perché in quel momento sarei stata in grado di prendere il suo posto. Non stavo forse ostacolando e disturbando il lavoro della chiesa? Ho persino sfruttato le opportunità di discutere del lavoro e di aiutare i fratelli e le sorelle per distinguermi, in modo che venissero da me quando avevano problemi, facendo di Adele solo una figura simbolica. Mi comportavo come una lacchè di Satana, disturbando e smantellando il lavoro della chiesa. Stavo compiendo il male, e resistevo a Dio! Le parole di Dio dicono: “Per quanto tu ti sforzi o per quanto grande sia il prezzo che paghi, se desideri prestigio, Dio non te lo concederà; se non te lo concederà Dio, non riuscirai a ottenerlo lottando, e se continuerai a lottare vi sarà un unico esito: sarai rivelato ed eliminato, e ti imbatterai in un vicolo cieco”. Mi sono resa conto che, cercando di ottenere il prestigio, stavo percorrendo il cammino della resistenza a Dio, il cui unico risultato sarebbe stato la morte. Ciò mi ha terrorizzata. La mia ricerca di prestigio e reputazione era diventata un problema serio e se avessi continuato così, la mia ambizione e il mio desiderio avrebbero continuato a crescere. Chissà quali cose malvagie avrei fatto se avessi davvero raggiunto il prestigio. Se non mi fossi pentita subito e avessi continuato a percorrere quel cammino sbagliato, avrei commesso un grande male e sarei stata eliminata e punita da Dio.
In seguito, durante una riunione, ho visto questo passaggio delle parole di Dio: “In quanto membro dell’umanità creata, l’individuo deve restare al suo posto e comportarsi con coscienza. Custodisci diligentemente ciò che ti viene affidato dal Creatore. Non agire fuori dagli schemi e non fare cose al di là della tua capacità o che siano detestabili per Dio. Non cercare di essere una grande persona, un superman, un individuo grandioso, non cercare di diventare Dio. Le persone non dovrebbero desiderare di essere così. Cercare di diventare grandi o un superman è assurdo. Cercare di diventare Dio è ancora più vergognoso; è disgustoso e spregevole. Ciò che è lodevole, e ciò a cui gli esseri creati dovrebbero attenersi più che a ogni altra cosa, è diventare un vero essere creato; questo è l’unico obiettivo che tutte le persone dovrebbero perseguire” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico I”). Attraverso le parole di Dio ho capito che gli uomini sono meri esseri creati, e che dovremmo mantenere le posizioni che ci vengono assegnate e concentrarci sui nostri doveri attuali. Sono l’ambizione, il desiderio e l’indole satanica dell’uomo che lo spingono sempre a voler diventare una persona eccezionale e dal grande prestigio. Essere nominati leader della chiesa non significa ottenere prestigio, ma è il risultato di fare bene il proprio dovere secondo le verità principi. Che avessi o meno prestigio, dovevo comunque comportarmi in modo coscienzioso e attenermi al mio dovere. Tra me e me, ho deciso che non importava chi fosse stato eletto come leader, sarei rimasta saldamente nella mia posizione attuale e avrei adempiuto alle mie responsabilità in modo coscienzioso. Indipendentemente dal fatto che fossi stata eletta o che avessi raggiunto un alto prestigio o meno, avrei sostenuto il lavoro del leader e avrei svolto adeguatamente i miei doveri insieme a tutti gli altri, uniti nel cuore e nella mente. Qualche giorno dopo, quando il nuovo leader è venuto a chiedermi di fare il punto sul nostro lavoro, ho spiegato tutto nel modo più specifico possibile in modo che il leader potesse comprendere bene il lavoro ed essere in grado di procedere in modo efficiente. Mentre discutevo del lavoro, ho pensato a quale modo di agire sarebbe stato più utile per il nostro lavoro e proponevo subito ogni buon suggerimento che avevo. Non importa chi fosse il leader, l’importante era collaborare nel lavoro ed eliminare i problemi che si presentavano. Una volta che ho iniziato a concentrarmi sul lavoro e su come collaborare con tutti per svolgere il nostro dovere nel modo più efficiente, mi sono sentita molto più serena.
Due mesi dopo, il leader è stato riassegnato a un altro incarico e, quando sono state indette nuove elezioni, finalmente sono stata selezionata per servire come leader. Una sorella mi ha detto: “In realtà, sei sempre stata una lavoratrice di talento e responsabile nel tuo dovere, è solo che prima non perseguivi la verità e quindi non ci azzardavamo a votare per te. Ora abbiamo visto che, dopo aver sperimentato il giudizio e l’esposizione delle parole di Dio, hai preso coscienza della tua indole corrotta, hai fatto dei cambiamenti, sei diventata più ferma e più calma nelle tue parole e azioni e hai condiviso pensieri più profondi e pratici durante le riunioni. Dopo aver fatto questi cambiamenti, seppur minimi, abbiamo tutti potuto notare la differenza e così ti abbiamo votata”. Dopo aver sentito le parole gentili della sorella, mi sono sentita davvero grata a Dio. Sono stati il giudizio e l’esposizione delle Sue parole che mi hanno aiutata a capire la mia vera statura, il mio prestigio e la mia identità. Sono solo una semplice creatura che è stata profondamente corrotta da Satana, e non possiedo alcuna verità realtà. Anche avessi avuto effettivamente talento e levatura, non ero migliore degli altri fratelli e sorelle. A poco a poco, la mia ambizione e il mio desiderio di prestigio si sono indeboliti e ho iniziato a comportarmi in modo più umile. Non mi sono crogiolata nell’autocompiacimento dopo essere stata selezionata come leader: al contrario, ho sentito il peso del mio dovere e un senso di responsabilità. È stato grazie alla salvezza di Dio che ho potuto compiere questa piccola trasformazione. Sia lodato Dio Onnipotente!